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Il governo spagnolo indagherà sull’acquisizione del 9,9% del gigante delle telecomunicazioni Telefónica da parte del gruppo saudita STC. Lo ha dichiarato alla stampa di Bruxelles la vicepresidente e ministro delle Finanze spagnolo Nadia Calviño. Il governo esaminerà gli effetti dell’acquisizione...


PRIVACYDAILY


N. 154/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Il governo centrale di Pechino ha deciso di vietare ai funzionari governativi l’uso dell’iPhone e di altri dispositivi non cinesi per motivi di lavoro, impedendo anche di portarli in ufficio. La direttiva, scrive il Wall Street Journal, è l’ultimo passo della campagna di Pechino per ridurre la dipendenza... Continue reading →


More than 100,000 EU citizens call for better protection of their health data – and their voices are heard in Brussels


This morning, WeMove Europe, the European Disability Forum, the European Trade Union Confederation and European Digital Rights (EDRi) handed over the signatures of more than 100,000 EU citizens to MEPs Patrick …

This morning, WeMove Europe, the European Disability Forum, the European Trade Union Confederation and European Digital Rights (EDRi) handed over the signatures of more than 100,000 EU citizens to MEPs Patrick Breyer (Pirate Party, Greens/EFA) and Petar Vitanov (S&D), who are currently co-negotiating legislation to create a European Health Data Space (EHDS).

In their open letter, the signatories demand respect for the confidentiality of their medical records,[1] and in particular call for a requirement to obtain the explicit consent of patients before their health data is shared to be used for other purposes. So far, the negotiators in the European Parliament are only proposing a right to object (opt-out).

MEP Patrick Breyer (Pirate Party), who is co-negotiating the proposal on behalf of the Greens/EFA group, comments on the handover of signatures:

“This petition comes at the right time and constitutes important support in the fight to keep patients in control of their medical records. There must be an end to playing off medical confidentiality against medical progress, as the political majority and a myriad of lobbyists here in Brussels are doing. Anonymised and aggregated datasets, representative datasets collected with patient consent and data altruism based on broad consent could advance research without sidelining patients. After all, our medical records include the most intimate information about mental problems, drug abuse, abortions or potency problems.

In the face of constant reports about hacks and leaks of confidential patient records, every citizen should be able to decide for himself or herself whether he or she wants an electronic patient record at all and which treatments should be listed there. In order to obtain an independent second opinion and to ensure the confidentiality of particularly sensitive treatments such as psychotherapy or drug treatment, the decision on medical access to patient records by third parties should also remain in the hands of the individual.”


patrick-breyer.de/en/more-than…



Etiopia, 10 mesi di abusi e violenze dopo la tregua mentre sta per scadere la giustizia per le 800.000 vittime in Tigray


Che cos’è la Commissione internazionale di esperti sui diritti umani in Etiopia (ICHREE) e perché bisogna sostenere che sia fondamentale per i sopravvissuti e le centinaia di migliaia di vittime della guerra genocida iniziata in Tigray e sconfinata in Amh

Che cos’è la Commissione internazionale di esperti sui diritti umani in Etiopia (ICHREE) e perché bisogna sostenere che sia fondamentale per i sopravvissuti e le centinaia di migliaia di vittime della guerra genocida iniziata in Tigray e sconfinata in Amhara e Afar.

Il 4 novembre 2020 è scoppiato un conflitto armato tra il governo federale etiope e il partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia. Il conflitto alla fine si estese alle regioni vicine.

Amnesty International e molte altre organizzazioni hanno documentato gravi violazioni dei diritti umani in questo conflitto, inclusi crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Nel 2021 sono stati istituiti due meccanismi investigativi per indagare sugli abusi in questo conflitto:

  1. Una commissione d’inchiesta della Commissione africana sui diritti umani e dei popoli – ACHPR
  2. Una commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia da parte del Consiglio per i diritti umani – ICHREE

Il governo etiope ha resistito con persistenza alle indagini da parte di qualsiasi meccanismo regionale e internazionale per i diritti umani.

[REPORT] Violenze ed abusi anche dopo la firma dell’accordo di cessazione ostilità


Il 2 novembre 2022 è stato firmato un accordo tra il governo etiope e il TPLF per porre fine alle ostilità (#CoHA), ma Amnesty nel suo ultimo rapporto rileva che i gravi abusi sono continuati anche durante questi 10 mesi di tregua.


Approfondimenti:


Le prospettive di responsabilità nazionale per questi crimini sono desolanti. A ciò hanno contribuito il conflitto di interessi da parte delle autorità etiopi nel perseguire la giustizia, la debolezza delle istituzioni e le debolezze del quadro giuridico interno.


Approfondimenti:


Nel giugno 2023, dopo quasi due anni di pressioni continue e di una campagna diffamatoria da parte del governo etiope, la commissione della ACHPR – African Commission on Human and Peoples’ Rights è stata sciolta prematuramente. Ora, anche il mandato dell’unico meccanismo internazionale rimasto, l’ICHREE, rischia di essere revocato.

L’ICHREE è fondamentale per garantire che un giorno possa esserci giustizia per gli innumerevoli sopravvissuti, vittime e famiglie colpite dal conflitto nel nord dell’Etiopia. Senza l’ICHREE, l’impunità per le atrocità commesse in Etiopia probabilmente persisterà e le vittime rimarranno senza risarcimento.

youtube.com/embed/pQjj2XDyNZk?…

L’ICHREE scadrà come mandato a settembre.

Nella prossima sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’11 settembre, verrà presa la decisione. I molteplici appelli da aprte della diaspora, della società civile, di collettivi di attivisti e realtà per la tutela dei diritti umani verranno ascoltati?

Ma soprattutto, sarà ascoltata la voce delle 800.000 vittime e delle loro famiglie in Tigray che chiedono giustizia o sarà l’ennesimo affronto dell’ingiustizia politicizzata verso la tutela della vita e dei diritti degli indivdui?

#RenewICHREE
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tommasin.org/blog/2023-09-06/e…




PRIVACYDAILY


N. 153/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: TikTok ha confermato che il suo primo centro dati europeo in Irlanda è ora operativo e il colosso dei social media ha iniziato a migrare i dati degli utenti europei sul sito. La scelta fa parte della risposta alle preoccupazioni sulla privacy legate ai legami dell’app con la... Continue reading →


“DATA PROTECTION AS A CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY”


Domani avrò il piacere di partecipare a partire dalle 15.00 all’incontro “Data Protection as a Corporate Social Responsibility” organizzato a Maastricht dall’ European Centre on Privacy and Cybersecurity per discutere di dati e privacy.


guidoscorza.it/data-protection…



PRIVACYDAILY


N. 152/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Dal primo settembre la Svizzera si è dotata di una nuova legge sulla protezione dei dati. Per capirne l’importanza basti dire che dal 2021 al 2022 gli attacchi hacker e i furti di informazioni nel nostro Paese sono cresciuti del 61%.Le nuove norme, approvate tre anni fa dall’Assemblea... Continue reading →


Le minacce di Elon Musk agli ebrei sono solo un segnale della pericolosità degli oligarchi tecnologici e del loro strapotere

@Etica Digitale (Feddit)

Questa settimana Elon Musk ha lavorato con soggetti apertamente antisemiti per mobilitare le persone contro l'Anti-Defamation League, accusando il popolo ebraico del calo delle vendite pubblicitarie (causato dai suoi sforzi per accogliere nuovamente su Twitter gli autoproclamati nazisti).

Ora, in dialogo con uno di questi bigotti, Musk promette di fare un “gigantesco scarico di dati” sull’ADL e altri gruppi, con il presumibile obiettivo di consentire agli antisemiti di molestare, attaccare e uccidere le persone.

Nel 2022 avevamo avvertito che Musk aveva preso il controllo di Twitter con l’obiettivo esplicito di conquistare territorio per l’estrema destra, ma nemmeno noi ci aspettavamo che andasse così lontano, così in fretta.

Morte al fascismo.🏴


Link al post di @crimethink@todon.eu


Elon Musk has been working with open anti-Semites this week to mobilize people against the Anti-Defamation League, blaming declining advertising sales (caused by his efforts to welcome self-declared Nazis back to Twitter) on Jewish people.

Now, in dialogue with one of these bigots, Musk is promising to do a "giant data dump" on the ADL and other groups, with the presumable goal of enabling anti-Semites to harass, attack, and kill people.

In 2022, we warned that Musk took over Twitter with the explicit goal of seizing territory for the far right, but even we didn't expect it to go so far, so fast.

Background:

crimethinc.com/2022/11/25/elon…

Death to fascism.🏴


Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata

@SinistraLibertaria @CrimethInc. Ex-Workers

> essere ricattato dalla associazione ebrea

Ovviamente le rivendicazioni che si possono basare su una negoziazione vengono sempre definite ricatti

> Twitter non cancellerebbe account segnalati dalla potente e ricca associazione ebrea

E chissà perché sono stati segnalati... Basta farsi un giro su Xhitter per vedere quanto suprematismo di matrice antisemita viene ora tollerato.
Una precisazione importante: la ADL non è potente solo in quanto ricca, ma lo è in quanto rappresenta, con i suoi membri sopravvissuti alla shoah (sempre meno, per ovvie ragioni anagrafiche), una sorta di katechon al suprematismo di stampo antisemita.
La nostra generazione, abituata a queste associazioni, si è spesso concentrata sui dettagli che sono la parte più fastidiosa di queste associazioni: la loro abbondante retorica, il vittimismo usato come strumento di lotta e spesso anche l'odioso ultrasionismo cieco e fin troppo tollerato di alcuni loro esponenti.
Eppure spesso non comprendiamo quanto sia pericoloso se il loro "potere" viene meno con la morte dei loro protagonisti più anziani, quelli che hanno vissuto la shoah; e quanto questo sia l'indebolimento della poca luce rimasta a contrastare le tenebre del razzismo suprematista...

Questa sarà probabilmente l'ultima battaglia della ADL combattuta sul campo dai superstiti della shoah e solo se il loro antagonista verrà stracciato, allora avremmo ancora tempo per consolidare le difese contro l'antisemitismo e il razzismo

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata

@SinistraLibertaria @CrimethInc. Ex-Workers

> Ma i vantaggi di Twitter superano i difetti.

Non più . Oggi l'unico vantaggio che ha Twitter rispetto alle altre piattaforme è la funzione di ricerca che funziona sempre meno bene ma malgrado tutto funziona meglio di quella di altri social centralizzati e che call center di accedere alle notizie istantanee prodotte da tutti i suoi utenti.

Per il resto, tutte le scorie razziste e suprematiste che si trovano là dentro le rendono un posto inospitale è pericoloso perché normalizza ciò che è pessimo e antisociale



Etiopia, continua occupazione eritrea, abusi e violenze ad Irob, Tigray


Nel distretto di Irob, nell’ area nord orientale del Tigray, continua l’occupazione degli eritrei. Dopo 2 anni di guerra dai risvolti genocidi ed etnici, oggi, dopo 10 mesi passati dalla firma dell’accordo di cessazione ostilità, tali forze continuano con

Nel distretto di Irob, nell’ area nord orientale del Tigray, continua l’occupazione degli eritrei. Dopo 2 anni di guerra dai risvolti genocidi ed etnici, oggi, dopo 10 mesi passati dalla firma dell’accordo di cessazione ostilità, tali forze continuano con atti violenti, blocco all’accesso umanitario, rapimenti e stupri.

Lo riporta Addis Standard attraverso le recenti testimonianze del popolo tigrino.

Le autorità del distretto hanno denunciato il rapimento di 28 giovani negli ultimi 10 mesi.

Irob è una tra le più piccole minoranze etniche (conta circa 41000 persone) tra le più di 80 presenti in Etiopia. Mai come oggi, dopo 3 anni (tra pandemia e guerra) continua a rischiare di sparire insieme alla sua storia, cultura e lingua, il Saho.

Eyasu Misgina, amministratore dell’ Irob goesda, ha dichiarato che le attività di rapimento sono iniziate con lo scoppio della guerra genocida il 4 novembre 2020. Una madre di Irob ha denunciato che alcuni suoi figli sono stati rapiti nel novembre 2022 dalle forze eritree, subito dopo i negoziati di tregua sostenuti a Pretoria.

“Un certo numero di forze armate sono venuti a casa nostra e hanno preso mio figlio. Hanno detto che volevano che li aiutasse a trasportare le merci. Non è mai tornato a casa e non so dove sia mio figlio”


La donna ha aggiunto che nel giro di una settimana sono stati portati via altri 6 giovani dal loro villaggio. Queste persone non possedevano né armi né facevano parte di milizie o gruppi armati e che se avessero saputo dei rapimenti precedenti, sarebbero fuggiti in luoghi più sicuri. L’occupazione attuale delle forze eritree nel villaggio impedisce ai civili di spostarsi e lavorare.

Altri due residenti hanno condiviso tali affermazioni denunciando il governo federale e quello regionale perché non li tutelano da queste violazioni e crimini, aggiungendo che chi cerca di fuggire dal distretto di Irob rischia di essere arrestato con l’ ipotesi di essere spia eritrea.

Un altro testimone ha dichiarato:

“La pulizia etnica viene portata avanti attraverso diverse tattiche e almeno 36 giovani sono stati rapiti dalle forze eritree, nonostante l’accordo di pace”, ha detto. “La gravità della situazione viene ignorata, con le persone che soffrono la fame, la mancanza di forniture mediche e l’impossibilità di accedere agli aiuti umanitari.”


Secondo i residenti di Irob, le comunicazioni e i servizi pubblici rimangono interrotti. Eccezione della sede dell’amministrazione wereda [distrettuale], Dawhan.

Il corridoio umanitario è ancora bloccato dalle truppe eritree, soprattutto nei quattro kebeles sotto il controllo eritreo: Eindalgeda, Agerlekema, Weratile e Alitena.

Eyasu ha confermato casi di rapimenti e violenze sessuali nella regione. Ha rivelato che più di 30 ragazze e donne sono state violentate sessualmente, con 4 casi di rapimento ufficialmente segnalati.

Tuttavia, a causa di problemi di sicurezza e influenze culturali, molti altri casi potrebbero non essere stati segnalati.

“La mancanza di resoconti accurati rende difficile determinare il numero esatto di ragazze e donne che hanno subito violenza sessuale e schiavitù.”


La situazione a Irob è profondamente preoccupante


La situazione a Irob è profondamente preoccupante, con rapimenti dilaganti e violenze sessuali che si verificano insieme alla fame, che ha causato numerose vittime.

Come riporta Addis Standard:

“La maggior parte della comunità fa affidamento sull’agricoltura per il proprio sostentamento, ma forze esterne hanno ostacolato la loro capacità di farlo. Inoltre c’è una grave carenza di aiuti umanitari e medicinali.”


Eyasu ha rivelato che, a seguito di un accordo di pace, oltre 65 residenti sono morti di fame e per mancanza di accesso medico, e altre 162 persone sono attualmente a rischio.

La strada principale che collega Irob alla città di Adigrat è completamente bloccata dalle forze eritree.

A causa delle restrizioni imposte dalle forze eritree, gli Irob sono stati isolati dalle loro famiglie e parenti che risiedono in diverse aree sotto il controllo eritreo. Questa mancanza di mobilità e le intimidazioni hanno impedito loro di ricevere qualsiasi aiuto umanitario, nonostante i numerosi appelli.

Nell’agosto 2023, la Irob Advocacy Association ha inviato una lettera con richiesta urgente al primo ministro etiope Abiy Ahmed per assistenza umanitaria verso la popolazione di Irob. La lettera sottolinea la terribile crisi umanitaria nella regione, compresi i problemi di fame, malnutrizione, malattie e sfollamenti. Richiesta di dialogo con le autorità eritree per porre fine all’occupazione e riaprire la strada di accesso da Adigrat a Irob.

Questa strada consentirebbe il facile accesso verso il distretto di Irob da parte del supporto umanitario per fornire aiuti come cibo di emergenza, acqua, medicine, ripari e altri beni necessari alla sopravvivenza del popolo di Irob.

Irob Advocacy Association ha inolte condiviso un report in cui denuncia e documenta le atrocità commesse contro la comunità Irob dallo scoppio, durante la guerra e nel periodo post bellico in Tigray: il rapporto evidenzia numerose atrocità, tra cui esecuzioni sommarie di donne e bambini, uccisioni di civili e distruzione e saccheggio di proprietà, tutte perpetrate dalle forze eritree.

La settimana scorsa, i corpi di 25 civili che hanno tragicamente perso la vita durante il violento conflitto a Irob sono stati finalmente sepolti all’interno di una chiesa dopo essere stati riesumati, precedentemente sepolti in maniera sparsa in terreni agricoli (Foto: Amministrazione Irob Woreda)


tommasin.org/blog/2023-09-04/e…



La legge sull’Intelligenza artificiale ha bisogno di una definizione pratica delle cosiddette “tecniche subliminali”
@Intelligenza Artificiale
"Sebbene il progetto di legge UE sull’intelligenza artificiale proibisca le “tecniche subliminali” dannose, non definisce chiaramente il termine: suggeriamo una definizione più ampia che copra i casi problematici di manipolazione senza sovraccaricare i regolatori o le aziende"


Sebbene il progetto di legge UE sull’intelligenza artificiale proibisca le “tecniche subliminali” dannose, non definisce chiaramente il termine: suggeriamo una definizione più ampia che copra i casi problematici di manipolazione senza sovraccaricare i regolatori o le aziende, scrivono Juan Pablo...


“L’INNOVAZIONE NELL’ERA DELLA AI GENERATIVA”


Domani a partire dalle 14 avrò il piacere di partecipare all’ incontro organizzato da MediaDuemila e moderato da Maria Pia Rossignaud per parlare dell’ innovazione nell’ era della Ai generativa e della privacy. Qui il link per seguirci meet.google.com/cii-fmtu-exj?h…


guidoscorza.it/linnovazione-ne…



PRIVACYDAILY


N. 151/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Autorità brasiliana per la protezione dei dati (ANPD) ha avviato il 16 agosto 2023, attraverso un link, una consultazione pubblica sullo Studio preliminare sulla base giuridica del trattamento dei dati personali del legittimo interesse. La consultazione sarà aperta per 30 giorni (fino al 15 settembre) sulla piattaforma Participa... Continue reading →


È fondamentale non dare più spazio ai negazionisti climatici: la nostra risposta di Valigia Blu a un lettore sull’articolo dei quattro fisici italiani ritirato dalla casa editrice

@Giornalismo e disordine informativo

Si poteva lasciare l’articolo con le sue criticità e vedere cosa generava? Fatto sta che la casa editrice, una di punta nel settore accademico, tra le motivazioni della ritrattazione ha scritto che “L’addendum non è stato considerato adatto alla pubblicazione” e “la ritrattazione è stata la linea d'azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista”. L’articolo rimane comunque sul sito e chiunque può leggerlo.

La vicenda ci dice che i direttori delle riviste dovrebbero essere un po' più attenti quando pubblicano articoli con analisi e conclusioni potenzialmente controverse. Questo non vuol dire che non debbano essere pubblicati, ma solo che vale la pena assicurarsi che vengano esaminati in modo approfondito e attento prima di pubblicarli

in reply to Novman

@Novman hai una conoscenza così profonda dei meccanismi alla base del processo di pubblicazione degli articoli scientifici, tale da farti sospettare che questo sia un caso di censura?
in reply to Poliversity - Università ricerca e giornalismo

Stavo commentando i toni, non l'articolo. In qualsiasi campo scientifico si prova e si vede. Come è successo per il presunto superconduttore ad alta temperatura. Non si parla di negazionista della superconduttività. Toni come questi sono adatti ai piazzisti televisivi o ai propagandisti di bassa lega, non a degli scienziati. Sinceramente mi piacerebbe leggere uno studio approfondito sull'influenza dei cicli solari sul clima ( visto che siamo in periodo interglaciale ) , ma visto questo clima da piazzisti, mi sa che non lo leggerò mai. Poi, per carità, ridurre l'inquinamento è sacrosanto, ma fatto con questi toni porta solo problemi. Basta vedere la chiusura delle centrali nucleari in Germania a favore del carbone o assurdità distopiche come le mega Ztl, quando poi si fanno immatricolare SUV giganteschi o si favoriscono tecnologie perlomeno dubbie come il pellet.


PRIVACYDAILY


N. 150/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Elon Musk ha dichiarato giovedì scorso che il suo social network X, precedentemente noto come Twitter, darà agli utenti la possibilità di effettuare chiamate vocali e video sulla piattaforma. Musk, che ha una storia di annunci su funzioni e politiche in arrivo che non sempre si realizzano, non... Continue reading →


PRIVACYDAILY


N. 149/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Il governo federale non obbligherà i siti web per adulti a introdurre la verifica dell’età a seguito delle riserve sulla privacy e sulla mancanza di sviluppo di questa tecnologia. Mercoledì scorso, il ministro delle Comunicazioni, Michelle Rowland, ha reso nota la tanto attesa tabella di marcia del commissario... Continue reading →


Etiopia, appello per chiedere giustizia e sicurezza per il popolo del Tigray


Etiopia, appello da parte dell’ Associazione degli studiosi delle università del Tigray – TUSA al governo temporaneo, Interim Regional Administration – IRA del Tigray, per perseguire giustizia e sicurezza per il popolo tigrino. Oggetto: pretendere la sicu

Etiopia, appello da parte dell’ Associazione degli studiosi delle università del Tigray – TUSA al governo temporaneo, Interim Regional Administration – IRA del Tigray, per perseguire giustizia e sicurezza per il popolo tigrino.

Oggetto: pretendere la sicurezza dei cittadini

Il popolo del Tigray ha pagato e paga un prezzo altissimo per la pace e la sicurezza dei popoli. Soprattutto negli ultimi cinque anni, la popolazione del Tigray ha pagato un prezzo elevato per mantenere la pace e la sicurezza e garantire il diritto umano e legale di vivere ovunque si trovi. Nel processo, un trattato firmato a Pretoria istituì
un’amministrazione provvisoria.

Tuttavia, negli ultimi mesi, i crimini sono aumentati in varie città e aree rurali del Tigray, con persone uccise, mutilate, rapite e saccheggiate. Ad esempio, due gravi crimini si sono verificati a Macallè durante il festival di Ashenda. Con tali crimini, la gente in generale e coloro che venivano per la festa in particolare, dovettero perdere la fede e la paura. L’omicidio di nostra sorella Zewdu Haftu in particolare è stato unico, orribile e scioccante. È necessario adottare estrema cautela e azioni immediate per evitare che questi fenomeni degenerino in crimini strutturali peggiori.

È noto che dopo un’invasione devastante si verificheranno varie crisi sociali e crimini. I crimini nel Tigray, però, non sono mitigati solo da questo; I fenomeni sembrano invece essere sintomi di problemi politici e sociali molto gravi, poco definiti e complessi. Questo è un momento in cui i cittadini lavorano 24 ore al giorno per recuperare e ricostruire l’economia del Tigray che è stata deliberatamente distrutta dagli invasori. Vorremmo quindi sottolineare che è necessario un elevato livello di consapevolezza sociale per chiarire le cause profonde di questi diversi crimini e crisi e trovare soluzioni.

Comprendiamo che il problema segnalato non è nuovo e sono state date varie risposte. In pratica, tuttavia, invece di ridurre la criminalità e le minacce alla pace e alla sicurezza, stanno aggravando la situazione. Per questo la gente perde la speranza e la fiducia. Pertanto, riteniamo che questo problema debba essere risolto senza indugio. Inoltre, invitiamo le persone a garantire la sicurezza e l’incolumità del Tigray mobilitandosi e cooperando.

Associazione degli studiosi delle università del Tigray
Macallè, Tigray
TUSA appello per giustizia e sicurezza per il popolo del Tigray, EtiopiaTUSA appello per giustizia e sicurezza per il popolo del Tigray, Etiopia


tommasin.org/blog/2023-08-31/e…



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N. 148/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: In Cina mercoledì scorso sono state pubblicate delle regole finalizzate a rafforzare la sicurezza dei dati nel settore dell’intermediazione finanziaria, cinque mesi dopo che il disservizio che ha causato due giorni di caos nel mercato obbligazionario del Paese da 21.000 miliardi di dollari. Cinque autorità di vigilanza finanziaria,... Continue reading →


Dopo i passi compiuti da molti media in lingua inglese, una serie di gruppi di media francesi, tra cui Radio France e France24, hanno deciso di bloccare una funzione del GPTBot di OpenAI per la raccolta dei loro contenuti online....


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N. 147/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: X Corp., già Twitter, chiede al tribunale di ordinare alla società di consulenza Ernst & Young LLP di consegnare i documenti relativi a una relazione richiesta dalle autorità di regolamentazione sulle pratiche del social network in materia di dati.L’audit è stato richiesto nell’ambito di un accordo sulla privacy... Continue reading →


Etiopia, USA ed Europa hanno già scelto le sorti per la giustizia e le vittime della guerra genocida in Tigray


Etiopia, le autorità devono garantire agli investigatori indipendenti e ai media accesso illimitato alla regione di Amhara per indagare sulle violazioni in stato di emergenza. Questo è l’appello condiviso venerdì 18 agosto da Amnesty International per la

Etiopia, le autorità devono garantire agli investigatori indipendenti e ai media accesso illimitato alla regione di Amhara per indagare sulle violazioni in stato di emergenza.

Questo è l’appello condiviso venerdì 18 agosto da Amnesty International per la recente crisi che ha destabilizzato con abusi e violenze la regione Amhara.

La diaspora e la società civile amahra ha protestato contro le politche sanguinarie del Premier etiope.

L’ Associaz. All United Amhara il 22 agosto 2023 era presente al Park di Sandton, Johannesburg, in Sud Africa durante il Summit del BRICS 2023.

L' Associaz. All United Amhara il 22 agosto 2023 era presente al Park di Sandton, Johannesburg, in Sud Africa durante il Summit del BRICS 2023.

Indagini sulla responsabilità dei crimini di guerra in Tigray ancora in corso


Percorso ed indagini dell’ International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia – ICHREE che per il Tigray non si sono ancora concluse. Il governo etiope ha fatto vari tentativi di bloccare il mandato della Commissione di investigazione sui crimini in Tigray.

Lunedì 21 agosto Wegahta Fact Check denuncia che:

“Il 18 agosto 2023, più di 4.000 persone di etnia tigrina sono state arbitrariamente detenute nel #Tigray occidentale.
Le autorità di Amhara e le forze di sicurezza hanno radunato oltre quattromila tigrini innocenti rimasti nel Tigray occidentale occupato e li hanno tenuti in celle e prigioni sovraffollate.
Secondo le nostre fonti dal Tigray occidentale, 1.200 detenuti sono detenuti ad #Adebay, 130 ad #AdiGoshu, 2.000 a #Humera, 300 a #Rawyan e 500 nelle carceri e nei centri di detenzione di #Baeker.
Tra i detenuti nelle celle e nelle carceri sovraffollate sono bambini vulnerabili, madri incinte e anziani.
Sono stati arrestati perché tigrini, contrari all’occupazione di Amhara e sospettati di condividere informazioni con persone al di fuori del Tigray occidentale.
Alcuni vengono trattenuti per un paio di giorni mentre altri languiscono lì per anni.
Ci è stato anche detto che in questi luoghi di detenzione la tortura e la violenza sessuale contro i detenuti sono una routine.
Da quando è iniziata la guerra dell’#Etiopia contro il #Tigray nel novembre 2020, il Tigray occidentale è stato il luogo delle peggiori atrocità tra cui massacri, bombardamenti indiscriminati, saccheggi,
espulsione forzata su larga scala e stupro sistematico.
Il 20 marzo 2023 il segretario di stato americano @SecBlinken ha stabilito che è stata commessa pulizia etnica nel #WesternTigray. Ma nessuna azione significativa è stata intrapresa contro i responsabili dei crimini.
Il 22 aprile HRW e Amnesty hanno anche riferito che “le forze che controllano la zona del Tigray occidentale, con il sostegno e la complicità delle forze etiopi ed eritree, hanno condotto una prolungata campagna di pulizia etnica contro i residenti del Tigray nell’area.”


Mercoledì 29 agosto fa seguito la denuncia di Marta Hurtado, portavoce dell’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani – OHCHR: Etiopia: peggioramento della situazione dei diritti umani Di seguito un sunto:

Siamo molto preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in alcune regioni dell’Etiopia.

Nella regione di Amhara, in seguito al divamparsi degli scontri tra i militari etiopi e le milizie regionali di Fano, e alla dichiarazione dello stato di emergenza il 4 agosto, la situazione è notevolmente peggiorata.

da luglio sono almeno 183 le persone uccise negli scontri.

segnalazioni secondo cui più di 1.000 persone sono state arrestate in tutta l’Etiopia in base a questa legge. Molti degli arrestati sarebbero giovani di etnia Amhara sospettati di essere tifosi di Fano.

arrestati almeno tre giornalisti etiopi che si occupavano della situazione nella regione di Amhara. Secondo quanto riferito, i detenuti sono stati collocati in centri di detenzione improvvisati privi di servizi di base.

almeno 250 cittadini di etnia tigrina sarebbero stati detenuti nell’area contesa del Tigray occidentale.

Tra le continue accuse di violazioni e abusi dei diritti umani, anche la situazione in Oromia è preoccupante.


Un appello congiunto di varie agenzie (quasi nella totalità di origini africane) del 23 febbraio 2023, hanno fatto esplicita richiesta agli stati membri e agli osservatori del consiglio dell’ ONU “affinché blocchino gli sforzi dell’Etiopia per porre fine al mandato dell’ICHREE e per confermare il vostro sostegno all’ICHREE e la protezione dell’integrità del Consiglio per i diritti umani e dei suoi organi incaricati.”

L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?


Venerdì 25 agosto, Laetitia Bader, direttrice di HRW – Human Rights Watch per il Corno d’Africa si chiede se “L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?” condividendo le sue osservazioni.

“Quando i combattimenti erano al culmine, l’UE ha contribuito a spingere l’ago sulla responsabilità. Ha guidato la creazione della Commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia , un’inchiesta indipendente che raccoglie e preserva prove di crimini internazionali per futuri procedimenti giudiziari sotto il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Con il rinnovo della commissione in discussione al Consiglio per i diritti umani di settembre, non è ancora chiaro se l’UE e i suoi Stati membri continueranno a sostenere le indagini cruciali. Oppure, invece, cercare relazioni più fluide e accettare le misure di responsabilità dell’Etiopia, in gran parte di facciata, che difficilmente garantiranno l’accesso delle vittime a una giustizia credibile.”


Lo stesso giorno GCR2P – Global Centre for the Responsibility to Protect pubblica una lettera congiunta con oggetto “Preoccupazioni per la cessazione anticipata della Commissione d’inchiesta sulla situazione nella regione del Tigray della Repubblica Federale d’Etiopia”


Approfondimento: Etiopia, Perseguire Crimini Contro l’Umanità: Dov’é La Legge?


Contemporaneamente un collettivo di diversi gruppi rivolti alla tutela e giustizia dei diritti umani, ha diffuso un appello congiunto esprimendo la loro grave preoccupazione per l’incapacità della Politica di Giustizia Transitoria (TJPE) stabilita in Etiopia.

Nella lettera viene sottolineato:

“Questa politica trascura in modo preoccupante la necessità di ottenere l’approvazione delle vittime, delle comunità direttamente colpite, delle principali parti interessate e dei rappresentanti dei punti caldi delle guerre e delle atrocità, in particolare nel Tigray”


E chiosa:

“Il sistema giudiziario etiope è palesemente privo dell’indipendenza, dell’imparzialità, della capacità e persino della giurisdizione necessarie riguardo alle atrocità commesse dal governo eritreo, necessarie per garantire la responsabilità degli attori statali e delle forze di sicurezza”


Concludendo:

“La dichiarazione congiunta chiede alla comunità internazionale, in particolare ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del Consiglio per i Diritti Umani, di estendere ed espandere il mandato dell’ICHREE. “Crediamo che l’ICHREE sia posizionata in modo unico e meglio attrezzata per stabilire in modo indipendente e imparziale la verità globale, date le limitazioni locali e la mancanza di fiducia nei meccanismi nazionali”
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A conferma di tale preoccupazione c’è la notizia diffusa da Africa Intelligence che riporta:

“Infelssibile alle critiche, il governo federale continua le sue consultazioni a livello nazionale sulla giustizia di transizione. Il gruppo di lavoro di esperti sulla giustizia di transizione etiope ha inviato una delegazione in Tigray, a Mekelle, Shire, Adigrat, Maichew e Axum all’inizio di questo mese. Durante gli incontri il gruppo è stato accusato dall’ elite tigrina, tra l’altro, di mancanza di inclusività.“


Lunedì 28 agosto 2023 il Dipartimento di Stato Americano segnala che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa Mike Hammer si recherà a Nairobi, Kenya, e Addis Abeba, Etiopia, dal 28 agosto all’8 settembre, dove incontrerà funzionari kenioti ed etiopi, l’Unione africana, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo e altri partner internazionali.

Discuterà della crisi in corso in Sudan e degli sforzi regionali e internazionali per porre fine alla violenza, stabilire un governo democratico e sostenere la giustizia e la responsabilità.

In Etiopia, discuterà anche dell’attuazione continua dell’accordo sulla cessazione delle ostilità, nonché solleciterà la protezione dei civili e una risoluzione negoziata dei conflitti in corso nelle regioni di Amhara e Oromia.

Un palliativo diplomatico per rassicurare l’opinione pubblica che gli USA stanno dalla parte della risoluzione pacifica, ma subordinata alla tutela degli accordi e soprattutto delle loro risorse in gioco.

USA ed Europa, da ormai più di 2 anni dallo scoppio della guerra genocida in Tigray, si sono dimostrati bravi a condividere comunicati di preoccupazione diplomatica, nel contempo stando attenti a non compromettere la loro posizione negli accordi pregressi e per quelli futuri con il Paese Etiopia.

I leaders del così detto occidente continuano ad attendere i momenti più propizi in tutela delle risorse riservate in Etiopia. Basti pensare ai numerosi appelli della diaspora tigrina mai accolti o corrisposti, o dei finanziamenti del governo Meloni, pari a 182 milioni per i prossimi 3 anni che sono come briciole per il supporto e lo sviluppo economico dela filiera agro alimentare e del caffé per gli etiopi.

Un caffé macchiato con un po’ di neo colonialismo


La schiavitù economica dell’ Africa mascherata da progetti di sviluppo e cooperazione internazionale.

Il caso Italia Etiopia e la filiera del caffé

Le grandi aziende italiane del caffè nel 2022 hanno fatturato 5,8 miliardi di euro. La Germania per esempio, che NON è produttore di caffé, ne guadagna 6,8 MLD. Oggi la filiera del caffé, mercato florido, sta aumentando sempre più la sua espansione, con la tendenza di un 10% ogni anno per i prossimi 5.

Il gov. Meloni ha ospitato in Italia il Premier etiope Abiy Ahmed Ali. La premier italiana senza preoccuparsi di chiedere giustizia per le 800.000 vittime della guerra genocida di 2 anni in Tigray, ha fatto all-in siglando accordi con l’Etiopia e la sua filiera agro-alimentare per un valore totale di 182 milioni di Euro per 3 anni (2023/2025): 42 MILIONI dedicanti al comparto del caffé.

Il viaggio successivo della PM Meloni ad abbracciare i bambini ad Addis Abeba, sventolanti il tricolore, è stato pura propaganda per vendere il Piano Mattei per l’Africa agli italiani.

Il business del caffé nel mondo è di 460 MILIARDI di dollari con un aumento del 20% nei prossimi 5 anni.

I produttori di caffé nel mondo ricavano un totale di 25 MILIARDI.

La quota dell’AFRICA è di soli 2,4 MILIARDI. (meno della metà del fatturato italiano)

La strategia di USA ed Europa in tutela delle risorse


A conferma della strategia di tutela delle risorse a discapito dei diritti universali degli individui gli USA hanno bloccato una precedente indagine legale per determinare genocidio in Tigray per dare tempo alla “diplomazia” di fare il suo corso per una risoluzione pacifica tra governo etiope e membri del TPLF: è passato un anno prima che arrivasse l’accordo di tregua, mentre prima e anche dopo sono continuati e stanno continuando violenze ed abusi (anche dello stesso accordo). Crimini come stupri, deviazioni degli aiuti alimentari umanitari e attività di pulizia etnica sul popolo civile tigrino da parte delle forze amhara.

L’approccio che traspare dalla politica estera USA ed Europa è che i progetti di cooperazione con l’Africa possono essere assimilati come elemosina che puzza di attività colonialista fornendo supporto allo sviluppo per i popoli africani, mantenendoli nel contempo in costante stato d’emergenza. Le risorse della ricca Africa sono sempre più contese a livello globale.

La guerra in Tigray, l’instabilità in Amhara e in Oromia non possono essere confermate come proxy war, ma sicuramente sono funzionali ai giochi d’interesse di forze esterne allo stato sovrano etiope, che attendono come avvoltoi l’occasione per arrivare alle risorse e al posizionamento geo politico: sia mai che USA ed Europa al segioto si facciano sfuggire l’egemonia nel Corno d’Africa da Cina e Russia, capofila del BRICS e che hanno accolto recentemente anche l’Etiopia.

In tutto questo contesto giustizia e tutela di diritti e della vita di milioni di persone sono ancora in attesa per lasciare spazio per i giochi di potere dei moderni colonialisti.

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Etiopia, “Il marciume è molto più profondo”, decenni di manipolazione degli aiuti umanitari


La polizia regionale del Tigray in Etiopia ha cercato di interrogare almeno tre membri dello staff locale del Programma alimentare mondiale , innescando uno stallo diplomatico con l’agenzia alimentare con sede a Roma – l’ultimo sviluppo nel furto di aiuti

La polizia regionale del Tigray in Etiopia ha cercato di interrogare almeno tre membri dello staff locale del Programma alimentare mondiale , innescando uno stallo diplomatico con l’agenzia alimentare con sede a Roma – l’ultimo sviluppo nel furto di aiuti alimentari che ha devastato il paese all’inizio di quest’anno, secondo tre fonti umanitarie che hanno familiarità con la questione.

L’ agenzia alimentare delle Nazioni Unite – i cui lavoratori godono dell’immunità per le attività ufficiali delle Nazioni Unite – non ha ancora ottemperato alla richiesta e ha chiesto chiarimenti al ministero degli Esteri etiope per determinare se ci siano i motivi per farlo.

Non è chiaro se gli operatori umanitari delle Nazioni Unite siano sospettati di coinvolgimento nell’ampio scandalo sulla deviazione degli aiuti alimentari che ha portato quest’anno alla chiusura delle massicce operazioni di aiuto alimentare delle Nazioni Unite in Etiopia, o se si ritiene semplicemente che siano a conoscenza dello scandalo.

L’ indagine sul Tigray , che ha già portato all’arresto di sospetti, è una delle numerose indagini sulla deviazione illegale di aiuti. L’ Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale , il governo etiope e il WFP hanno tutti indagini in corso su queste trasgressioni.

Un portavoce del WFP ha rifiutato di commentare la richiesta, ma ha affermato che il WFP “si sta impegnando a stretto contatto con le autorità regionali, comprese le autorità regionali del Tigray, nell’ambito delle loro indagini e continuerà a farlo volontariamente e come appropriato, in linea con lo status di WFP come un’organizzazione pubblica internazionale”.

La mossa arriva quasi tre mesi dopo che gli aiuti alimentari sono stati completamente tagliati in Etiopia, un paese dove 20 milioni di persone fanno affidamento su tale assistenza per sopravvivere.

Lo stop è iniziato a marzo, dopo che il WFP e l’USAID hanno scoperto il furto diffuso dei suoi aiuti alimentari in tutto il Tigray, una regione martoriata da due anni di guerra civile e da livelli di fame debilitanti. Ben presto divenne chiaro l’ampiezza del racket e all’inizio di giugno la sospensione degli aiuti alimentari fu estesa a livello nazionale.

Anche se gli aiuti hanno cominciato ad arrivare al Tigray alla fine del mese scorso, il mondo sta ancora cercando di capire di chi è la colpa. Ma per molti la risposta è ovvia.

Tutti sono colpevoli. E non è una novità.

“Se vogliamo analizzare la deviazione degli aiuti, dobbiamo iniziare dall’inizio”, ha affermato David Del Conte, che è stato vicedirettore nazionale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari in Etiopia dal 2012 al 2016. “ La negazione degli aiuti umanitari e la loro manipolazione sono profondamente radicati nell’esperienza etiope”.

Furti diffusi, colpe diffuse


All’inizio di quest’anno, il WFP e l’USAID hanno trovato più di 7.000 tonnellate di grano rubato e 215.000 litri di olio alimentare nei mercati commerciali del Tigray. A giugno, l’USAID aveva visitato i campi profughi, i mercati dei villaggi e 63 mulini in tutta l’Etiopia, riscontrando vari livelli di furto in ciascun luogo, secondo un portavoce dell’USAID.

Nel Tigray, il dirottamento – così diplomaticamente descritto il furto dal WFP e dall’USAID – è avvenuto in due forme, secondo un esperto del governo americano informato sulla questione. Il primo era l’assistenza alimentare venduta nei mercati commerciali. Il secondo riguarda gli aiuti alimentari forniti al Fronte popolare di liberazione del Tigray, o TPLF, le forze ribelli al centro della guerra biennale nel nord del paese, come sforzo da parte dei funzionari federali per tenere sotto controllo questi gruppi di miliziani.

Altri non sono d’accordo e credono che la deviazione sia stata il risultato della manipolazione diretta da parte del TPLF, sostenendo che la sua leadership ha sostanzialmente controllato il Tigray negli ultimi due anni.

Un portavoce del WFP ha affermato che l’indagine dell’ispettore generale del WFP “non si è conclusa” e che l’agenzia alimentare ha fornito aggiornamenti sui progressi al suo comitato esecutivo, composto da 36 stati membri, e continuerà a farlo. Ma la decisione se rendere pubblici questi risultati è a discrezione dell’ispettore generale, ha aggiunto il portavoce, rendendo non chiaro quante informazioni vedranno la luce.
Un convoglio di camion del WFP che trasportava generi alimentari per le vittime della guerra parcheggiato presso un checkpoint chiuso che porta alla regione del Tigray in Etiopia nel giugno 2021. Foto di: Stringer / ReutersUn convoglio di camion del WFP che trasportava generi alimentari per le vittime della guerra parcheggiato presso un checkpoint chiuso che porta alla regione del Tigray in Etiopia nel giugno 2021. Foto di: Stringer / Reuters
La crisi degli aiuti ha gettato un’attenzione poco lusinghiera sui controlli lassisti sulla distribuzione del cibo e di altri aiuti internazionali nelle zone di crisi. Gli alti funzionari del WFP si sono incontrati a porte chiuse la scorsa settimana per discutere le preoccupazioni circa le prospettive di diversione degli aiuti in tutta la regione, tra cui Somalia, Sudan e Sud Sudan, ha aggiunto il funzionario.

Funzionari delle Nazioni Unite affermano di non avere alcuna indicazione che la crisi degli aiuti in Etiopia si sia diffusa ad altri paesi. Ma notano che anche prima dell’ultimo scandalo avevano già iniziato una revisione globale delle loro operazioni in 31 stazioni di servizio. Le lezioni apprese da questo esercizio verranno infine applicate a tutte le operazioni del WFP in tutto il mondo.

Il WFP “rivede costantemente le sue operazioni globali per migliorare il modo in cui forniamo e forniamo supporto in modo efficace ed efficiente”, ha detto a Devex il portavoce del WFP. “Pertanto, il WFP sta conducendo una revisione globale per rafforzare la nostra già solida supervisione e i nostri controlli per garantire che l’assistenza alimentare e umanitaria venga ricevuta solo dai destinatari previsti, ovunque lavoriamo”.

“Non temiamo che la situazione ancora oggetto di indagine in Etiopia abbia dimensioni regionali”, ha detto a Devex un alto funzionario delle Nazioni Unite. Detto questo, l’Etiopia “amplifica” una questione più ampia sui rischi di operare in ambienti ad alto rischio in tutto il mondo.

“Dobbiamo esaminare attentamente e piuttosto rapidamente le altre operazioni per assicurarci di fare tutto il possibile per garantire che gli aiuti raggiungano le persone”, ha detto il funzionario. Tuttavia, “è necessario comprendere ciò che non è sotto il nostro controllo. Quando si verifica un crollo della legge e dell’ordine, non saremo in grado di garantire che i beneficiari possano mantenere l’assistenza, anche se abbiamo fatto tutto il possibile per indirizzarli”, ha aggiunto il funzionario.

Allo stesso tempo, il WFP è ansioso di riprendere il proprio lavoro in Etiopia. Alla fine di luglio, il WFP ha iniziato a testare nuove misure per fornire assistenza alimentare nel Tigray con pratiche di monitoraggio rafforzate, ripristinando una frazione degli aiuti originali per poco più di 100.000 persone aventi diritto, ha detto un portavoce del WFP.

Ma quella ripresa non è stata presa alla leggera. L’USAID ha descritto la deviazione come “estrema” e “coordinata” in una dichiarazione a Devex. Oltre a ciò, diverse persone – alcune delle quali hanno parlato con Devex in forma anonima – hanno affermato che la manipolazione degli aiuti umanitari è da tempo la norma in Etiopia. Che ciò sia stato orchestrato da gruppi ribelli , come il TPLF, dalle truppe governative che combattono contro di loro, o dal governo stesso, non è stata una sorpresa per molti che la diversione sia avvenuta in primo luogo.

“È come il corollario della rana nell’acqua”, ha detto Del Conte. “Quando ce ne rendiamo conto, siamo completamente cotti. Sappiamo quali errori abbiamo commesso e non possiamo farci nulla”.

Nel corso del tempo, fonti hanno affermato che la comunità umanitaria, i paesi donatori e i diplomatici hanno iniziato ad accettare che questo è il modo in cui funzionano le cose in Etiopia, anche se cambia il modo in cui gli aiuti vengono forniti e gestiti. Per un operatore umanitario locale con cui ha parlato Devex, ciò significava vedere il sindaco di una grande città portare a casa i soldi finanziati dal programma di rete di sicurezza della Banca Mondiale . Dall’altro, significava vedere le comunità a cui erano stati assegnati aiuti alimentari non riceverne alcuno.

Anche se la Banca Mondiale afferma di disporre di rigorose reti di sicurezza per prevenire la corruzione e di non aver trovato prove di furto nel sostegno al programma di rete di sicurezza dell’Etiopia, un portavoce ha detto a Devex che l’ultima rivelazione sugli aiuti alimentari ha cambiato le cose anche lì.

“Da quando i partner hanno scoperto problemi relativi agli aiuti alimentari umanitari, abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per mitigare ulteriormente questi rischi”, ha affermato il portavoce.

Con il furto che si sta diffondendo a livello nazionale, la portata reale dell’operazione – e chi ne sia responsabile – è ancora sconosciuta. Le indagini di molti enti, tra cui il WFP, l’USAID e il governo etiope, sono ancora in corso. Di conseguenza, l’assistenza alimentare al di fuori del Tigray rimane sospesa.
Portatori etiopi scaricano aiuti alimentari destinati alle vittime della guerra dopo un posto di blocco che porta al Tigray nella città di Mai Tsebri, in Etiopia, nel giugno 2021. Foto di: Stringer / ReutersPortatori etiopi scaricano aiuti alimentari destinati alle vittime della guerra dopo un posto di blocco che porta al Tigray nella città di Mai Tsebri, in Etiopia, nel giugno 2021. Foto di: Stringer / Reuters

“Parte integrante della macchina da guerra”


Il consenso del governo è, di solito, esattamente ciò che sperano le agenzie umanitarie. Nessuno conosce i problemi di un paese meglio di chi lo gestisce e, spesso, la partnership sugli aiuti esteri può portare a legami diplomatici più forti. Secondo Del Conte e un portavoce dell’USAID, per anni molte agenzie internazionali in Etiopia – tra cui il WFP e l’USAID – hanno distribuito cibo sulla base di elenchi forniti dal governo.

“Il GoE [governo dell’Etiopia], a differenza della maggior parte dei contesti umanitari su larga scala, ha svolto un ruolo unico e diretto nella fornitura di assistenza alimentare umanitaria in Etiopia”, ha affermato il portavoce dell’USAID. “Il GoE ha determinato la selezione dei beneficiari e le sedi operative dei partner.”

Per molte ragioni, questo ha senso. L’amministratore dell’USAID Samantha Power sottolinea da tempo il passaggio della gestione degli aiuti nelle mani dei gruppi locali e l’abbandono degli stili di sviluppo che ripetono gli errori della colonizzazione.

Ma in Etiopia il quadro è molto più complesso. Nonostante sia un alleato strategico e visceralmente importante per le nazioni occidentali, il record del paese nella fornitura di aiuti è stato complicato dalla complessità del conflitto. In alcune aree, il governo si è fratturato, con la lealtà verso diversi gruppi che hanno creato forti legami nelle rispettive regioni.

“Il problema per molte di queste agenzie delle Nazioni Unite è che molte hanno personale alleato del governo”, ha affermato Cameron Hudson, esperto di governance africana presso il Center for Strategic and International Studies con sede a Washington . “Poiché la loro fedeltà è al loro Paese, al loro governo e alla loro gente, non ne hanno parlato apertamente”.

Nel Tigray in particolare, il TPLF ha istituito un proprio governo, che continua ad avere un controllo profondo su quelli di tutta la regione, dicono gli esperti, comprese le agenzie umanitarie.

“Questo è diventato molto radicato nel folklore etiope: che l’assistenza umanitaria è parte integrante della macchina da guerra”, ha detto Del Conte.

Con l’ultima crisi di diversione, gli Stati Uniti e l’Etiopia stanno in gran parte giocando a un “gioco del pollo”, ha detto un funzionario delle Nazioni Unite a conoscenza della questione. Gli Stati Uniti sperano di sfruttare questa crisi per realizzare riforme che “tirino lo stato etiope fuori dal sistema di distribuzione degli aiuti, più o meno”.

Ma il governo etiope – che ha usato per decenni il controllo sulla distribuzione degli aiuti per controllare la popolazione – scommette che la prospettiva di una fame di massa costringerà gli Stati Uniti e altri donatori a fare marcia indietro. “Il governo etiope è disposto a guardare la gente morire di fame e spera che siano gli americani a battere ciglio per primi”, ha detto il funzionario.

“È letteralmente la volpe a guardia del pollaio, con l’approvazione degli Stati Uniti”, ha detto Hudson. “L’Etiopia è un paese africano troppo importante perché Washington non possa essere in buoni rapporti. Ma il problema è che questi termini sono stati fissati dagli etiopi”.

Un portavoce dell’USAID ha detto a Devex che stanno lavorando con il governo per attuare le riforme necessarie – un processo che, attraverso un “lavoro intenso”, ha permesso all’agenzia di rafforzare il controllo della loro assistenza alimentare. Tuttavia, ha detto il portavoce, “c’è ancora molto lavoro da fare” e gli aiuti alimentari dell’USAID sono rimasti in sospeso fino alla fine di agosto.

Si sta inoltre sviluppando una linea di frattura all’interno del governo degli Stati Uniti su quanto duramente esercitare pressioni sugli etiopi, con l’USAID che preme più forte sul WFP e su Addis Abeba per riformare la distribuzione degli aiuti, e il Dipartimento di Stato americano che cerca un approccio più conciliante che non ne minacci il funzionamento . rapporto con il gigante dell’Africa orientale su una serie di altre questioni.

In risposta a tali affermazioni, il portavoce dell’USAID ha detto a Devex che stavano “lavorando di pari passo con i colleghi di tutto il governo per attuare le riforme necessarie”. All’inizio di agosto, il Dipartimento di Stato ha condiviso informazioni su una chiamata tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il primo ministro etiope Abiy Ahmed – e i due hanno discusso della creazione di un sistema di distribuzione degli aiuti umanitari con una supervisione rafforzata. Blinken ha anche espresso apprezzamento per la leadership del primo ministro nel tentativo di risolvere la crisi nel vicino Sudan.

Uno schema vecchio di decenni


La deviazione degli aiuti è un modello che risale a molto tempo fa su entrambi i lati. Nel 1985, la Central Intelligence Agency degli Stati Uniti riferì che il governo etiope aveva bloccato gli aiuti destinati ai territori controllati dai ribelli, mentre il TPLF, il gruppo di milizie al centro dell’ultima guerra civile, aveva cooptato “la carestia e gli sforzi di soccorso per i loro paesi”. propri scopi” e ha utilizzato i campi profughi per “fornire rifugio, assistenza medica, cibo e denaro ai suoi combattenti”.

“Alcuni fondi che le organizzazioni ribelli raccolgono per le operazioni di soccorso, come risultato della maggiore pubblicità mondiale, vengono quasi certamente dirottati per scopi militari”, affermava il rapporto del 1985. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “crediamo che Addis Abeba probabilmente intraprenderà un’azione militare per porre fine agli sforzi di soccorso nelle aree controllate dai ribelli”.

Andiamo avanti velocemente di quattro decenni e questa tendenza continua ancora oggi. Negli ultimi anni, il governo etiope è stato condannato per aver bloccato gli aiuti al Tigray martoriato dal conflitto, un’area dove – a metà della recente guerra – 400.000 persone vivevano in condizioni simili alla carestia.

Dall’altra parte delle linee di battaglia, anche gli aiuti sono stati manipolati: nel settembre 2021, l’ONU in Etiopia ha dichiarato che solo 38 dei 466 camion carichi di assistenza umanitaria erano tornati dal Tigray, portando alcuni a supporre che il TPLF avesse sequestrato quei camion per operazioni in tempo di guerra.

Secondo un esperto di sicurezza dell’Etiopia, che ha parlato con Devex in condizione di anonimato, la consegna degli aiuti da parte dell’ONU è stata appaltata ad un’agenzia esterna con collegamenti con il TPLF.

“Stavano consegnando gli aiuti al TPLF, che parallelamente stava conducendo un’insurrezione armata”, ha detto l’esperto di sicurezza, che ha sentito parlare della situazione da funzionari delle Nazioni Unite e dell’USAID con sede in Etiopia.

In risposta a tale accusa, un portavoce del WFP ha affermato che l’agenzia lavora con i suoi partner non governativi per distribuire gli aiuti alimentari e gestisce la consegna del cibo ai punti di distribuzione finali.

“Il WFP e tutti i partner umanitari devono raggiungere le comunità immediatamente e su larga scala per salvare vite umane e mezzi di sussistenza prima che sia troppo tardi. Per fare questo, siamo obbligati a parlare con tutte le parti in conflitto, indipendentemente dalla loro affiliazione politica”, ha dichiarato il portavoce del WFP in una dichiarazione a Devex.

Indipendenza, intricata


L’Etiopia è un posto complicato in cui lavorare per molte altre ragioni. Negli ultimi quattro decenni, il governo ha imposto leggi severe ai gruppi internazionali, dicono gli esperti, ponendo regole stringenti sul funzionamento organizzativo e soffocando il lavoro sui diritti umani con la burocrazia.

Nel 2009, l’Etiopia ha approvato la Proclamazione sugli enti di beneficenza e sulle società, che ha reso illegale per le organizzazioni straniere lavorare su questioni legate ai diritti umani. La legislazione ha creato la Charities and Societies Agency, che aveva ampia autorità per sospendere, sciogliere e limitare le organizzazioni della società civile in tutto il paese. Inoltre, ha implementato requisiti finanziari, come una limitazione sui finanziamenti per le “attività amministrative” di cui alcune organizzazioni affermavano di aver bisogno per svolgere il proprio lavoro.

“Il risultato reale e voluto di questa legge sarebbe quello di rendere quasi impossibile per qualsiasi organizzazione della società civile svolgere attività che il governo non approva”, affermava un’analisi di Human Rights Watch nel 2008, quando la legislazione fu introdotta per la prima volta. .

Nonostante la legislazione successiva abbia allentato tali restrizioni, nel 2021, il Consiglio norvegese per i rifugiati e Medici Senza Frontiere sono stati costretti a chiudere i battenti dopo essere stati accusati di diffondere disinformazione – un incidente avvenuto poco dopo che le agenzie avevano denunciato le atrocità contro il popolo tigrino, e un mancanza di passaggi sicuri per consentire ai gruppi umanitari di entrare nelle aree colpite dal conflitto.

Nello stesso anno, il governo espulse sette funzionari delle Nazioni Unite dall’Etiopia, accusandoli di “ingerenza negli affari interni del paese”. Il governo ha insistito sul fatto che l’ONU sostiene il TPLF.

Nonostante le complessità, l’USAID ha fornito circa 2 miliardi di dollari di assistenza all’Etiopia nel 2022 e nel 2023, rendendo il paese il maggiore destinatario degli aiuti statunitensi nell’Africa sub-sahariana.

Il Paese svolge un ruolo strategico per gran parte dell’Occidente, soprattutto dopo l’11 settembre. L’Etiopia – il cuore del Corno d’Africa – è stata a lungo vista come un frangiflutti contro l’Islam radicale e un contributore alla stabilità regionale nel suo complesso. È la sede dell’Unione Africana . E ha una delle più grandi economie del continente.

Quindi, ha detto Hudson, per anni molti paesi e organizzazioni hanno trascurato la realtà del lavoro in Etiopia, compreso il controllo dei funzionari governativi sugli aiuti umanitari.

Un ritardo discutibile


Nelle conversazioni con Devex, diversi ex operatori umanitari ed esperti si sono chiesti perché, data la storia della manipolazione degli aiuti in Etiopia, ci sia voluto così tanto tempo per scoprire un furto di cibo su scala così massiccia. Un ex operatore umanitario, che ha lavorato nella regione di Hawassa in Etiopia, ha detto che potrebbe essere perché così tante persone – dai politici locali ai contabili – hanno beneficiato di aiuti rubati.

Il WFP ha pubblicato una valutazione di emergenza alimentare nel Tigray a febbraio, ma nel suo rapporto sulla regione non ha menzionato alcun segno di diversione degli aiuti alimentari. Invece, l’agenzia ha evidenziato i miglioramenti e ha raccomandato di prendere di mira le persone che soffrono maggiormente di insicurezza alimentare in futuro.

In una conversazione con Devex, la direttrice esecutiva del WFP Cindy McCain ha affermato che la maggior parte della deviazione degli aiuti è avvenuta nel dicembre del 2022 e nel gennaio del 2023, ma il furto è stato scoperto solo “molto più tardi”.

“Purtroppo non siamo stati così rapidi a ritirarci come avremmo dovuto”, ha detto McCain a Devex il mese scorso. “Questo era su vasta scala. Posso assicurarvi che stiamo facendo tutto il possibile per assicurarci che ciò non accada mai più”.

Alla fine di luglio, il WFP, l’USAID e il governo etiope stavano tutti indagando sulla diversione degli aiuti alimentari. Ma alcuni esperti temono che indagare sul furto farà ben poco per cambiare il contesto più ampio in Etiopia, su entrambi i lati di un conflitto che dura da decenni.

«E chi ha preso il cibo? Non sono del tutto sicuro che abbia davvero importanza”, ha detto Del Conte. “Il marciume è molto più profondo di così.”


FONTE: devex.com/news/exclusive-rot-i…


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PRIVACYDAILY


N. 146/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Alta Corte irlandese ha respinto l’accusa alla Data Protection Commission (DPC) di non aver indagato a fondo su un reclamo presentato cinque anni fa in relazione a una presunta violazione massiva dei dati da parte del colosso di Internet Google.Il reclamo sul trattamento dei dati personali da parte... Continue reading →


Eritrea, la Cina inaugura un nuovo progetto minerario


L’ambasciatore cinese in Eritrea, Cai Ge, ha tagliato il nastro per inaugurare ufficialmente la nuova miniera polimetallica dell’Eritrea: il progetto Asmara. La Asmara Mining Share Company , titolare del progetto Asmara in Eritrea, è una joint venture 60:

L’ambasciatore cinese in Eritrea, Cai Ge, ha tagliato il nastro per inaugurare ufficialmente la nuova miniera polimetallica dell’Eritrea: il progetto Asmara. La Asmara Mining Share Company , titolare del progetto Asmara in Eritrea, è una joint venture 60:40 tra la cinese SRBM e la statale ENAMCO.

Il progetto ospita quattro depositi conosciuti a Emba Derho, Adi Nefas, Gupo e Debarwa.

Si prevede che la miniera avrà una durata di 17 anni, producendo circa 381.000 tonnellate di rame, 850.000 tonnellate di zinco, 436.000 once d’oro e 11 milioni di once d’argento.

Nella Fase 1A, il rame di alta qualità verrà estratto dal giacimento di Debarwa con metodi a cielo aperto, frantumato e caricato in container e trasportato per 120 km fino all’impianto portuale di Massaua per la spedizione e la vendita a una fonderia in Cina (una processo noto come spedizione diretta del minerale o “DSO”).

Riepilogo dello studio di fattibilità del progetto Asmara:
Lo studio di fattibilità del Progetto Asmara (lo “Studio”) datato in vigore dal 16 maggio 2013 (modificato a marzo 2014), ha dimostrato che l’estrazione mineraria dei quattro giacimenti avanzati che compongono il Progetto Asmara (Emba Derho, Adi Nefas, Gupo Gold e Debarwa) e la lavorazione del minerale in una posizione centrale vicino al grande giacimento di Emba Derho è economicamente solido con un valore attuale netto al lordo delle imposte (“NPV”) di 692 milioni di dollari (utilizzando un tasso di sconto del 10%) e con un tasso di rendimento interno al lordo delle imposte (“IRR”) del 34%. Il VAN al netto delle imposte è di 428 milioni di dollari con un IRR del 27%.

Lo studio delinea un’operazione mineraria iniziale in tre fasi che inizierebbe con la Fase 1A di produzione di DSO di rame di alta qualità dal deposito di Debarwa, seguita dalla Fase 1B di lisciviazione in cumulo di oro in prossimità della superficie, dalla Fase 2 di produzione di rame supergenico, quindi di zinco e rame ad un ritmo di produzione completo di 4 milioni di tonnellate all’anno.

A pieno regime, la miniera di Asmara produrrà una produzione media annua di 65 milioni di libbre (29.000 tonnellate) di rame, 184 milioni di libbre (83.000 tonnellate) di zinco, 42.000 once d’oro e 1 milione di once d’argento nei primi 8 anni.


FONTE: tesfanews.net/china-new-asmara…


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Etiopia, oltre 4 milioni di sfollati interni, fonte IOM


Secondo i nuovi dati delle Nazioni Unite, più di quattro milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in Etiopia, principalmente a causa del conflitto o della siccità. Il Rapporto sugli sfollati nazionali dell’Organizzazione interna

Secondo i nuovi dati delle Nazioni Unite, più di quattro milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in Etiopia, principalmente a causa del conflitto o della siccità.

Il Rapporto sugli sfollati nazionali dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che copriva il periodo da novembre 2022 a giugno 2023, afferma che un totale di 4,38 milioni di persone erano sfollate interne.

“Il conflitto è la causa principale degli sfollati e ha provocato lo sfollamento di 2,9 milioni di sfollati interni (66,41%), seguito dalla siccità che ha provocato lo sfollamento di 810.855 sfollati interni (18,49%)”, si legge nel rapporto, pubblicato mercoledì.

Più di un milione sono gli sfollati nella regione del Tigray, devastata dalla guerra, inclusa nei dati per la prima volta da settembre 2021, ha aggiunto.

La regione più settentrionale dell’Etiopia è stata devastata da due anni di combattimenti tra le forze filogovernative e i ribelli del Tigray fino alla firma di un accordo di pace nel novembre dello scorso anno.

La regione orientale della Somalia ospita il maggior numero di sfollati a causa della siccità, pari a quasi 543.000, secondo il rapporto dell’OIM.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, in Etiopia, il secondo paese più popoloso dell’Africa, sono 28,6 milioni le persone bisognose.

Ma la risposta umanitaria rimane “significativamente sottofinanziata” con solo il 27% raccolto dei circa 4 miliardi di dollari necessari, ha detto in una dichiarazione all’inizio di questa settimana il coordinatore residente delle Nazioni Unite per l’Etiopia Ramiz Alakbarov.


FONTE: barrons.com/news/over-four-mil…


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Industry-friendly EU Digital Services Act leaves big tech business model intact


As of today, the largest internet corporations such as Amazon, Meta (Facebook, Instagram), TikTok, X/Twitter, Youtube and the Google search engine must comply with the new EU Digital Services Act. Pirate …

As of today, the largest internet corporations such as Amazon, Meta (Facebook, Instagram), TikTok, X/Twitter, Youtube and the Google search engine must comply with the new EU Digital Services Act. Pirate Party MEP Patrick Breyer sat at the negotiating table as rapporteur of the European Parliament’s Civil Liberties Committee (LIBE) and dials-down expectations:

“With the Digital Services Act, the European Parliament has tried to over come the surveillance capitalist business model of pervasive online surveillance, but industry and government interests have prevented this. Users are offered no alternative to the platforms’ toxic algorithms which push the most controversial and extreme content to the top of their timelines. Purely chronological timelines are barely usable. Legitimate content, including media reports, is not protected from being suppressed by error-prone upload filters or arbitrarily set platform rules. Freedom of expression online is not protected from cross-border removal orders from illiberal member states without even needing a judge’s order, allowing perfectly legal reports and information to be suppressed. Our digital privacy is protected neither by a right to anonymous internet use nor by a right to encryption or a ban on indiscriminate data retention. The new set of rules does not deserve the name ‘digital constitution’, because the deal fails to protect our fundamental rights on the net.’

On the positive side, minors are protected from surveillance advertising. The ban on using sensitive personality traits such as a user’s political opinion, health conditions or sexual preferences for targeted manipulation was severely watered down. We must finally take the digital age into our own hands instead of leaving it to corporations and surveillance authorities! We Pirates will not relent.”


patrick-breyer.de/en/industry-…



Etiopia, 10 mesi di crisi umanitaria in aggravamento dopo 2 anni di guerra in Tigray


In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, c’è una popolazione di 7,07 milioni di persone (dati 2020) e 7,08 milioni di abitanti. +7 Milioni di persone nel Tigray 800.000 vittime tra i civili del popolo tigrino Nel novembre 2020 è scoppiata u

In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, c’è una popolazione di 7,07 milioni di persone (dati 2020) e 7,08 milioni di abitanti.

+7 Milioni di persone nel Tigray

800.000 vittime tra i civili del popolo tigrino


Nel novembre 2020 è scoppiata una guerra definita la più atroce degli ultimi anni e che ha prodotto trra le 600.000 e le 800.000 vittime tra i civili (morti dirette della guerra o come conseguenze, per fame, stenti e mancanza di cure mediche e supporto sanitario). Più di 1/10 della popolazione sterminata, etiopi di etnia tigrina.

+1000 giorni di guerra e crisi umanitaria in atto


Le stime sono la regola perché in +2 anni di guerra dai risvolti etnici e genocidi si è combattuta nel totale blacout comunicativo ed elettrico.

Approfondimento: Etiopia, IGF – Internet Governance Forum e violenze eritree nel blackout del Tigray


+100.000 donne di ogni età di etnia tigrina stuprate


Lo stupro, come in ogni guerra atroce e schifosa che rispetti i suoi canoni, è stato usato come arma di guerra perché l’etnia tigrina non potesse aver seguito, a detta dei loro aguzzini: soldati e milizie etiopi ed eritree. Alcune sono morte per il troppo dolore, anche dopo giorni di agonia. Si stimano più di un centinaio di migliaiai le donne di ogni età barbaramente violentate ed abusate.

Anche dopo la firma dell’accordo di cessazione ostilità concordato a Pretoria tra governo etiope e TPLF – Tigray People’s Liberation Front e mediato dall’ AU – African Union, gli stupri e gli abusi sulle donne tigrine sono continuati come arma di repressione. Le cartelle cliniche di tutta la regione mostrano che la violenza sessuale continua ad essere utilizzata “per intimidire e terrorizzare le comunità”

Approfondimento: www-theguardian-com.translate.…


+70.000 rifugiati in Sudan


I rifugiati in Sudan, nei primi mesi di guerra tra fine 2020 e inizio 2021, sono stati stimati sui 70.000 i tigrini ospitati in campi nel vicino Sudan e finiti tra nuove violenze, bombardamenti e disumanità a partire dal 15 aprile 2023, col tentativo di golpe delle RSF – Rapid Support Forces.


Decine di migliaia morti per fame


Almeno 1400 persone sono letteralmente morte di fame tra marzo e agosto 2023, da quando il WFP – World Food Program e USAID hanno sospeso il supporto alimentare in Tigray aggravando la crisi umanitaria.

youtube.com/embed/OucSoFfV3UI?…

In Tigray sono 5,6 milioni le persone a dipendere dal supporto alimentare.

La sospensione alimentar umanitaria allargata a tutta Etiopia nel giugno 2023, ha lasciato un totale di 20 milioni di persone dipendenti dal supporto alimentare in balia degli eventi. Ad oggi (agosto 2023) WFP ha iniziato il periodo di test (Etiopia, Le autorità della regione del Tigray contestano i rapporti sulla ripresa degli aiuti alimentari del WFP) del suo sistema di monitoraggio consegne ottimizzato. L’ USAID invece non ha ancora riattivato le sue attività di supporto.


Pulizia etnica per centinaia di migliaia di tigrini


Durante i 2 anni di guerra è stata perpetrata pulizia etnica da parte delle forze regionali Amhara su centinaia di migliaiai di etiopi di etnia tigrina, soprattutto nella parte occidentale della regione. Confermato dal report congiunto di HRW e Amnesty International.

Attività di pulizia etnica sono continuate anche dopo l’accordo di tregua come confermato dal report di HRW.


Decine di migliaia di arresti e detenzioni arbitrarie illegali di massa


Dall’inizio della guerra sono stati arrestati, deportati e detenuti etiopi di origine tigrina in abuso del diritto umanitario internazionale. Sono stati perseguiti ed arrestati dal novembre 2020, inizio della guerra, perché sospetti di essere collusi o sostenitori dei membri del partito TPLF. Da maggio 2021 gli arresti e la repressione sul popolo tigrino è stato legittimato dalla legge etiope per cui TPLF e sostenitori sono stati etichettati come gruppo terrorista e terroristi. Agli arresti donne in gravidanza, anziani, ma anche uomini e donne di chiesa.

L’accordo di Pretoria, che fornisce la responsabilità delle parti firmatarie di seguirlo e l’Unione Africana di monitorare e denunciare eventuali violazioni, non riesce a fermare abusi e violenze che continuano.

Amhara ed soldati eritrei sono ancora presenti nella regione, nonostante l’accordo di tregua obblighi le tutte le “forze esterne” a ritirarsi dal territorio.

Recente è la notizia, che non ho potuto verificare direttamente, per cui nel Tigray occidentale, area occupata e rivendicata come storicamente propria dal governo amhara, sarebbero stati arestati 4000 civili di ogni età di etnia tigrina.

Recente è anche la notizia che il presidente della regione Amhara, recentemente in crisi e in stato di emergenza, si è dimesso dalla carica il 25 agosto 2023. Nel 2021 aveva fomentato tutto il popolo a prendere ogni arma per difendersi e fermare ad ogni costo i “ribelli” del TPLF.

Archivio: Aggiornamenti sugli arresti di massa


Milioni di IDP, sfollati interni in Tigray


Gli sfollati interni, IDP – Internally Displaced Persons, (dati IOM 28 giugno 2023): 15% della popolazione regionale
Sfollati interni Tigray - IDP giugno 2023 - dati IOMSfollati interni Tigray – IDP giugno 2023 – dati IOM
Archivio: Aggiornamenti situazione IDP – sfollati interni in Tigray

I bambini sono stati lasciati morire di fame


L’ analista Duke Burbridge sottolinea che la recente pubblicazione dei dati sul Tigray da parte della Displacement Tracking Matrix (DTM) dell’OIM rivela che i bambini del Tigray sono stati lasciati morire di fame senza accesso al cibo o a cure salvavita.

Continua aggiungendo che le dichiarazioni pubbliche delle Nazioni Unite e del WFP sulla fame infantile nel Tigray sono allarmanti, fuorvianti e privi di concreti fatti. Sia il WFP che l’USAID hanno dichiarato che la sospensione degli aiuti alimentari non avrebbe influito sull’assistenza nutrizionale, che continuerebbe a raggiungere i bambini nel Tigray.

Approfondimento: L’impatto della sospensione degli aiuti nel Tigray potrebbe essere peggiore dell’assedio.


Report sulla distribuzione e consegna di materiale di supporto umanitario (alimentare, sanitario, igienico)


The International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies (IFRC)

Logistics CLuster Mekele Coordination Meeting Minutes 15 Agosto 2023


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“Gogna web doppia violenza”


Oggi sono stato intervistato dalla redazione Regionale della RAI SICILIA per commentare i recenti fatti di cronaca avvenuti al Foro Italico e le implicazioni legate all diffusione dei video. Qui il link all’intervista completa rainews.it/tgr/sicilia/video/2…


guidoscorza.it/gogna-web-doppi…

Maronno Winchester reshared this.



“UNO MATTINA ESTATE”


Ieri a UNO MATTINA ESTATE partendo dagli ultimi fatti di cronaca con Tiberio Timperi ho discusso di privacy, social network e ragazzi Qui potete vedere l’intervento integrale raiplay.it/video/2023/08/UnoMa…


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Meta dovrebbe risarcire immediatamente i Rohingya per il ruolo che Facebook ha avuto nella pulizia etnica della minoranza perseguitata

@Etica Digitale (Feddit)

Questo è quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, nel sesto anniversario della brutale operazione dell'esercito birmano durante la quale hanno violentato donne e ragazze Rohingya, bruciate e bruciate. interi villaggi e ne uccisero migliaia.

Gli algoritmi di #Facebook e la spietata ricerca del profitto di Meta hanno creato una cassa di risonanza che ha contribuito a fomentare l’odio contro il popolo #Rohingya e ha contribuito a creare le condizioni che hanno costretto il gruppo etnico a fuggire in massa dal #Myanmar.

Anche se questo si distingue come uno degli esempi più eclatanti del coinvolgimento di una società di social media in una crisi dei diritti umani, i Rohingya sono ancora in attesa di risarcimenti da parte di Meta.


Pat de Brún, responsabile della responsabilità delle grandi tecnologie di Amnesty International



Israele/OPT: la Corte Suprema approva la demolizione punitiva della casa di un bambino ingiustamente detenuto per omicidio

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Corte Suprema israeliana ha approvato oggi la demolizione punitiva della casa familiare di un ragazzo palestinese di 13 anni che ha trascorso gli ultimi sei mesi in custodia cautelare con accuse ingiuste. Nel febbraio 2023, Mohammed Zalabani ha accoltellato un agente della polizia di frontiera israeliana su un autobus a un posto di blocco nel campo profughi di Shu'afat, nella Gerusalemme est occupata. È stato sopraffatto, ma pochi istanti dopo una guardia di sicurezza privata israeliana ha sparato accidentalmente all'ufficiale uccidendolo.

“Le demolizioni punitive di Israele sono una forma di punizione collettiva illegale, che costituisce un crimine di guerra e una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. La sentenza odierna mostra come lo sfrontato disprezzo di Israele per il diritto internazionale si diffonde in ogni istituzione. È anche un promemoria del ruolo della Corte Suprema nel far rispettare l'apartheid contro i palestinesi”


ha affermato Khulood Badawi, attivista regionale di Amnesty International per Israele e i territori palestinesi occupati.

Qui il post completo

in reply to Vega

@Vega @Moonrise2473 sì, la seconda. Odio e rancore possono certamente distruggere un popolo, anzi due, ma hanno il dono di concedere sempre più forza, consenso e autorevolezza a un governo di criminali e farabutti; e anche nuove energie alle mafie palestinesi i cui capi clan godono dall'essere considerati dei veri e propri martiri da un popolo, quello palestinese, che da anni ha perso la capacità di pensare.
Quindi direi che la ricetta di Netanyahu funziona benissimo
in reply to Informa Pirata

E abbiamo visto questo metodo anche in Italia
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Etiopia, chi sono le milizie Fano in guerra col governo centrale?


All’inizio di agosto sono scoppiati intensi combattimenti tra la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) e le forze nazionaliste Amhara etichettate come “Fano”. Sebbene da allora le forze nazionaliste siano state respinte dalle principali città della regi

All’inizio di agosto sono scoppiati intensi combattimenti tra la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) e le forze nazionaliste Amhara etichettate come “Fano”. Sebbene da allora le forze nazionaliste siano state respinte dalle principali città della regione, gli scontri sono in corso in gran parte della regione. Storicamente Fano si riferisce ai contadini liberi che si univano agli eserciti reali dell’Etiopia durante le campagne militari, con le proprie armi per combattere e saccheggiare. Il termine ha una forte sfumatura nazionalistica, poiché si ricorda che tra i “patrioti (arbegnoch) che combatterono contro gli invasori stranieri è inclusa Fano.

Negli anni ’60, i radicali del Movimento studentesco etiope usarono “Fano” quasi come sinonimo di “attivista”. Successivamente, però, il termine cadde quasi in disuso. È stato ripreso dagli attivisti giovanili urbani che hanno partecipato al movimento di protesta dell’agosto 2016 contro il governo del Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope (EPRDF). Questi gruppi, che si sono rivolti anche ai social, si sono battezzati Fano. Hanno articolato diverse rivendicazioni: un lavoro, una migliore condivisione delle risorse, la giustizia sociale e la fine della repressione. Alcuni hanno denunciato la Costituzione etno-federale del 1995 che accusavano di non garantire una rappresentanza sufficiente per gli Amhara. Alcuni giovani attivisti sono stati incarcerati e molti sono passati all’attivismo online.

Decisiva nell’escalation delle proteste nel 2016 è stata la repressione affrontata dal Comitato Wolkait (WC). Un’organizzazione lanciata un anno prima, era composta da investitori, dipendenti pubblici e commercianti del Tigray occidentale che sostenevano l’annessione della loro zona alla regione di Amhara. Gruppi giovanili hanno organizzato manifestazioni a Gondar quando i loro leader hanno resistito violentemente ai loro arresti.

Questi attivisti ottennero presto il sostegno di gruppi della diaspora che si battevano contro quello che chiamavano un “genocidio” degli Amhara. Questi gruppi hanno condotto campagne su rivendicazioni fondiarie, tra cui Wolkait e Raya, tensioni fondiarie nelle pianure occidentali e meridionali dell’Etiopia dove la violenza aveva preso di mira diversi gruppi etnici, inclusi gli Amhara, e qualsiasi cosa potesse alimentare la sempre crescente retorica anti-Tigrayan. Le politiche di pianificazione familiare erano viste come cospirazioni per indebolire demograficamente Amharas.

Nell’agosto 2016, uomini armati si sono scontrati con l’ENDF nel nord di Gondar. Tra loro c’era Mesafint Tesfu, che in seguito fu coinvolto in campagne militari contro le Forze di Difesa del Tigray (TDF) durante la Guerra del Tigray, così come altri leader armati, tra cui Sefer Mellesse e Aregga Alebachew, che erano conosciuti a livello locale per aver trascorso anni opporsi militarmente all’EPRDF.

Molti giovani attivisti e membri del WC sono stati liberati nell’ambito delle amnistie di inizio 2018. Nello stesso periodo è stato rilasciato Asaminew Tsige, un generale ribelle imprigionato per un tentativo di colpo di stato contro l’EPRDF.

Una volta liberate, queste tendenze cominciarono a fondersi. Condividevano l’opinione secondo cui il pan-etiopismo aveva fallito ed era giunto il momento di accettare l’etnicità come principio organizzativo. Tutti erano socialmente conservatori, lanciavano campagne contro il consumo di khat, organizzavano ritiri nei monasteri, facevano circolare profezie sul rinascita dell’Etiopia e fornitura di addestramento militare segreto per piccoli gruppi.

Man mano che i legami tra attivisti urbani e leader armati più bellicosi si rafforzavano, Asaminew Tsige, le cui opinioni sul Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF) rimasero invariate, cercò di unificare questi militanti nelle Forze speciali di Amhara (ASF). Per qualche tempo, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, “Fano” è stato utilizzato colloquialmente anche per riferirsi all’ASE

Il governo federale ha instaurato un rapporto ambiguo con questi gruppi informali di Fano. Ha permesso loro di combattere contro le milizie Qemant e ha fatto affidamento su di loro per garantire alcuni eventi pubblici come la cerimonia religiosa di Timqat a Gondar. Ha inoltre permesso ad Asaminew di reclutare fino a quando le sue ambizioni non hanno minacciato il governo regionale, che ha cercato di rovesciare nel giugno 2019. La successiva morte di Asaminew ha rallentato le iscrizioni all’ASF.
Tuttavia, quando è iniziata la guerra nel Tigray nel novembre 2020, l’ASF ha combattuto a fianco dell’ENDF per prendere il controllo del Tigray occidentale, supervisionando la pulizia etnica degli abitanti del Tigray.

All’inizio dei combattimenti furono coinvolti miliziani dell’Amhara settentrionale e di Fano, coordinati sotto l’autorità dell’Ufficio regionale per la pace e la sicurezza. Per tutto il 2021, molti uomini armati chiamati “Fano” si sono uniti al fronte, mentre si moltiplicavano le richieste di partecipazione dei miliziani kebele alle campagne. Dopo lo stato di emergenza del novembre 2021, tutti i dipendenti pubblici e molti civili sono stati chiamati al fronte. Gli uomini armati che aderirono furono, ancora una volta, chiamati Fano. La Fano di oggi difficilmente può essere descritta come “gruppi informali”, come li ha definiti Temesgen Tiruneh, incaricato di guidare le strutture dello stato di emergenza ad Amhara.

Molti dei Fano che ora combattono contro l’ENDF sono uomini arruolati per la guerra nel Tigray. Molti affermano di lottare per il rispetto degli Amhara, ma questo non è certo un programma politico. Sebbene non siano ancora uniti militarmente, una parvenza di rivendicazioni comuni li unisce. I più radicali non accettano l’accordo di Pretoria e vogliono “finire” la guerra del Tigray, cioè scatenare i loro disegni genocidi contro la popolazione del Tigray. Molti sono preoccupati per lo status delle terre annesse dalla regione di Amhara durante la guerra. Alcuni si mobilitano sulla questione di Addis Abeba, denunciando una presunta stretta oromo sulla capitale. Più prosaicamente, altri stanno combattendo per perpetuare un’economia di guerra che ha portato ricchezza ad alcuni uomini che hanno annesso terre nel Tigray occidentale e a Metekel, o hanno riscattato i viaggiatori sulle strade di Armach’ho.

Il sostegno popolare che l’attuale Fano riceve proviene da gruppi sociali selezionati, in particolare giovani urbani. I contadini che recentemente hanno manifestato contro l’insufficienza della fornitura di fertilizzanti potrebbero anche sostenere coloro che si ribellano al governo della Prosperità.

Fuori dalle città, tuttavia, la maggior parte dei contadini amhara sono stufi della guerra, della mobilitazione e della massiccia inflazione. Sebbene i radicali possano aver preso in gran parte il controllo dell’apparato statale regionale, molti in questa società ancora prevalentemente rurale si concentrano sui problemi
locali e quotidiani, mantenendo una distanza critica dagli estremisti.

Le origini dell’odierna ‘Fano’ sono molteplici e complesse. Confondere coloro che nutrono legittime lamentele con questioni come i sottoinvestimenti nella regione di Amhara e gli elementi fascisti che ancora cercano la distruzione del Tigray sarebbe un grave errore. Il governo federale deve fare attenzione che la prosecuzione dello stato di emergenza nella regione non ingrossi le fila dei fanesi e non unisca queste fazioni assortite.

A cura del team The Ethiopian Cable – www.sahan.global
Ethiopian CableEthiopian Cable


tommasin.org/blog/2023-08-25/e…



“UNO MATTINA ESTATE”


“Dobbiamo smettere di parlare di nativi digitali perché non esistono. È un’espressione che crea nei più giovani l’illusione di sapere tutto del digitale e solleva gli adulti dal loro dovere di guidarli e educarli a un uso consapevole del digitale”


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Come l'Occidente ha imparato a smettere di preoccuparsi e ad amare la Cina e altre storie, nella newsletter Digital Bridge di MarkScott, capo corrispondente tecnologico di POLITICO

@Informatica (Italy e non Italy 😁)


Anu Bradford, l’accademico finlandese che ha coniato l’espressione “effetto Bruxelles”, ritiene che l’Occidente assomigli sempre più alla Cina quando si tratta di politica tecnologica. #DigitalEmpires

— #DSA Digital Service Act: le nuove regole dell'Unione Europea sui social media entrano in vigore questa settimana. Avvertenza: nessuno è pronto e dobbiamo tutti calmarci.

— Le nuove norme indiane sulla protezione dei dati rappresentano o una sorveglianza di massa su larga scala o una nuova era di protezione della privacy. Possono essere vere entrambe?

— I recenti articoli accademici sul ruolo che le piattaforme di Meta svolgono nella politica statunitense sono uno sforzo nobile. Ma secondo Brandon Silverman nella sua newsletter Substack, non riescono a spiegare come la trasparenza dovrebbe essere un processo continuo e non qualcosa che è una semplice istantanea nel tempo.

— Alle agenzie federali statunitensi è stato ordinato di presentare proposte di finanziamento per costruire strumenti che riducano le minacce dell’intelligenza artificiale, anche contro la democrazia

— Di recente 𝕏 ha apportato MASSIVE modifiche al proprio algoritmo. Tibo ha trascorso 20 ore a esaminare 13.160 righe di codice modificato: ecco le pepite d'oro che ha trovato

Qui il testo completo della newsletter

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“UNO MATTINA ESTATE”


Domani avrò il piacere di partecipare alle 11.30 su RAI UNO alla puntata di UNO MATTINA ESTATE con Tiberio Timperi e Serena Autieri per parlare di privacy e social network.


guidoscorza.it/uno-mattina-est…



Etiopia, guerra del Tigray & la “grande menzogna” dietro la morte di 600.000 civili che ha segnato un secolo


Anche se nel Tigray le armi tacciono, la guerra per la verità sul peggiore sterminio di massa del 21° secolo continua – e un’altra bomba sta per esplodere. Comprendere la guerra del Tigray in Etiopia , un resoconto del conflitto e delle sue lunghe e compl

Anche se nel Tigray le armi tacciono, la guerra per la verità sul peggiore sterminio di massa del 21° secolo continua – e un’altra bomba sta per esplodere.

Comprendere la guerra del Tigray in Etiopia , un resoconto del conflitto e delle sue lunghe e complesse radici storiche di Sarah Vaughan e Martin Plaut, ex redattore per l’Africa della BBC, sarà pubblicato questa settimana da Hurst Publishers.

Ciò che hanno da dire è esplosivo: l’intera giustificazione della guerra era basata su una menzogna – l’affermazione che i Tigrini l’hanno iniziata attaccando il quartier generale del Comando Nord a Mekelle, la capitale del Tigray, la notte del 3 novembre 2020 e che la risposta del governo federale è stata una “operazione di legge e ordine per contrastare un attacco terroristico traditore” da parte dei Tigrini.

Gli autori rivelano in grande dettaglio che la motivazione della guerra era da tempo “in gestazione e preparazione” mentre il Primo Ministro Abiy Ahmed spingeva per centralizzare il potere dopo 25 anni di federalismo etnico dominato dal Tigray sotto il Fronte Democratico Rivoluzionario Popolare Etiope .

Dal luglio 2020, raccontano gli autori, ci sono stati espliciti appelli sui social media all’Etiopia e all’Eritrea affinché agissero contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), identificato come “la fonte di tutti i nostri problemi”. Abiy e i suoi soci hanno avviato un programma di incitamento all’odio contro i tigrini, definendoli mostri e dicendo che dovrebbero essere gli ultimi della loro specie. I Tigrini furono espulsi dall’esercito e dal servizio civile e migliaia si ritirarono nel Tigray. Il sentimento anti-Tigray è stato incanalato in milioni di case etiopi dalla televisione satellitare.

Un contesto importante è che non si trattava di una guerra civile ma di una guerra regionale in cui la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) si alleava con l’Eritrea, il cui leader, Isaias Afwerki, aveva un litigio di lunga data con i Tigrini che risale agli anni ’70 . I due paesi, insieme alla Somalia, hanno formato un’alleanza tripartita il 27 gennaio 2020, nove mesi prima dello scoppio della guerra, e le armi e le truppe sono state spostate ben prima del 3 novembre.

“Tutti sapevano che sarebbe successo”, ha detto Plaut al Commonwealth Institute in occasione del lancio del libro la scorsa settimana. “Non è stata una sorpresa.”

Un’invasione da tempo pianificata


Plaut cita la professoressa Mirjam van Reisen, dell’Università di Tilburg nei Paesi Bassi, che stava lavorando a un progetto di ricerca con accademici dell’Università di Mekelle quando la notte del 3 novembre 2020 ha ricevuto una chiamata da un collega, che diceva che c’erano stati degli spari in città .

Van Reisen apprese in seguito che due aerei dell’aeronautica etiope erano atterrati all’aeroporto di Mekelle, fingendo di portare nuove banconote, ma in realtà trasportando forze speciali.

“L’ENDF è stato inviato con un aereo per catturare e uccidere la leadership del governo regionale”, ha detto Plaut. “Quella è stata la scintilla che ha portato allo scoppio dei combattimenti”.

I tigrini si sono poi recati al comando regionale di Mekelle e hanno detto loro di consegnare le armi altrimenti sarebbero stati arrestati. Molti lo fecero, ma alcuni reagirono e ci furono combattimenti in altre basi nel Tigray.

Il giorno successivo – 4 novembre – le truppe etiopi, eritree e somale, insieme alla milizia etnica Amhara, iniziarono la loro invasione del Tigray. Gli eritrei presero il Tigray occidentale in modo da poter tagliare le linee di rifornimento verso il Sudan. Macallè cadde il 29 novembre e le TDF furono spinte sulle montagne da dove lanciarono una guerriglia.
I rifugiati etiopi provenienti dalla regione del Tigray attendono di ricevere aiuti nel campo profughi di Um Rakuba, a circa 80 km dal confine tra Etiopia e Sudan in Sudan, il 30 novembre 2020. Secondo il Programma alimentare mondiale, il 2 dicembre, circa 12.000 rifugiati etiopi provenienti dal Tigray sono stati sono stati accolti nel campo di Um Rakuba mentre oltre 40.000 rifugiati etiopi sono fuggiti in Sudan dall'inizio dei combattimenti nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia. (Foto: EPA-EFE / Ala Kheir)I rifugiati etiopi provenienti dalla regione del Tigray attendono di ricevere aiuti nel campo profughi di Um Rakuba, a circa 80 km dal confine tra Etiopia e Sudan in Sudan, il 30 novembre 2020. Secondo il Programma alimentare mondiale, il 2 dicembre, circa 12.000 rifugiati etiopi provenienti dal Tigray sono stati sono stati accolti nel campo di Um Rakuba mentre oltre 40.000 rifugiati etiopi sono fuggiti in Sudan dall’inizio dei combattimenti nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia. (Foto: EPA-EFE / Ala Kheir)Le persone fuggite dalla guerra di May Tsemre, Addi Arkay e Zarima si riuniscono in un campo per sfollati interno allestito temporaneamente per ricevere i primi sacchi di grano dal Programma alimentare mondiale a Debark, a 90 km dalla città di Gondar, in Etiopia, il 15 settembre 2021. (Foto: Amanuel Sileshi / AFP)Le persone fuggite dalla guerra di May Tsemre, Addi Arkay e Zarima si riuniscono in un campo per sfollati interno allestito temporaneamente per ricevere i primi sacchi di grano dal Programma alimentare mondiale a Debark, a 90 km dalla città di Gondar, in Etiopia, il 15 settembre 2021. (Foto: Amanuel Sileshi / AFP)
Il resto è storia. La guerra si è articolata in più fasi: l’occupazione del Tigray (novembre 2020); la riconquista di Macallè da parte delle forze di difesa del Tigray (giugno 2021); la marcia del TPLF su Addis Abeba (da agosto a novembre 2021); la ritirata a Macallè (novembre 2021) e l’assalto finale da parte delle milizie eritree, ENDF e Amhara (aprile 2022), che si concluderà con la cessazione delle ostilità nel novembre 2022.

I paragoni con le atrocità tendono ad essere odiosi, ma l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha verificato 7.199 morti civili in Ucraina, un livello disgustoso di omicidi di massa di cui il presidente russo Vladimir Putin ha la piena responsabilità. Il numero delle vittime in combattimento ammonta a decine di migliaia.

Al contrario, il numero delle vittime in Etiopia potrebbe non essere mai noto. Le migliori stime sono state elaborate da Jan Nyssen, geografo dell’Università di Ghent in Belgio, che ha calcolato che fino a 600.000 non combattenti sono morti durante la guerra del Tigray tra novembre 2020 e novembre 2022. Molti di loro sono morti di fame. Se si aggiungessero i combattenti morti in combattimento, il numero totale di morti potrebbe avvicinarsi a 1 milione.

Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso fine settimana, la vicepresidente americana Kamala Harris ha accusato la Russia di aver commesso crimini contro l’umanità. Ma dato il simultaneo silenzio quasi planetario sul Tigray, è lecito concludere che non tutti i crimini contro l’umanità sono uguali.

L’amministrazione del presidente Joe Biden ha avviato l’anno scorso una revisione per determinare se fosse stato commesso un genocidio nel Tigray, ma poi ha fatto marcia indietro per non ostacolare il processo di pace culminato negli accordi di pace di Pretoria e Nairobi nel novembre dello scorso anno.

La pace che ha accompagnato la firma dell’accordo ha fornito uno scudo contro il porsi troppe domande difficili o scavare troppo in profondità nel conflitto del Tigray – e ha fornito un’opportunità ad Abiy, che ha ospitato il vertice dei capi di stato africani ad Addis Abeba lo scorso fine settimana, per fare un giro di vittoria.

Gli autori possono aspettarsi una rabbiosa reazione al loro libro, soprattutto riguardo alla falsa affermazione narrativa, poiché questa è diventata un articolo di fede per i difensori dell’operazione militare.

Ma la domanda può essere posta in modo diverso: quale parte era pronta e preparata a combattere una guerra il 4 novembre 2020? Tsadkan Gebretensae, il leggendario comandante delle Forze di Difesa del Tigray (TDF), proprio la scorsa settimana ha criticato aspramente il TPLF per la sua mancanza di adeguata preparazione quando tutti i segnali erano lì.
Gli etiopi portano un poster del presidente Abiy Ahmed mentre partecipano a una manifestazione ad Addis Abeba, in Etiopia, il 7 novembre 2021, tenuta per mostrare sostegno al governo e alla Forza di difesa nazionale dell'Etiopia nei suoi sforzi contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray e l'Esercito di liberazione dell'Oromo . (Foto: EPA-EFE/STR)Gli etiopi portano un poster del presidente Abiy Ahmed mentre partecipano a una manifestazione ad Addis Abeba, in Etiopia, il 7 novembre 2021, tenuta per mostrare sostegno al governo e alla Forza di difesa nazionale dell’Etiopia nei suoi sforzi contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray e l’Esercito di liberazione dell’Oromo . (Foto: EPA-EFE/STR)
Nelle prime settimane di guerra sono stati commessi numerosi crimini di guerra, come l’uccisione extragiudiziale di centinaia di civili ad Axum nel novembre 2020 e la brutalizzazione e lo stupro di donne tigrine. “Sono stati violentati a caso”, ha detto Plaut. “A volte molte, molte volte nel corso di molti giorni.”

Dovevano ancora verificarsi gli arresti arbitrari di massa di decine di migliaia di etnici tigrini, il bombardamento aereo di scuole e ospedali e l’uso della fame come arma di guerra attraverso il blocco del Tigray, che comportò la morte di migliaia di bambini.

Non si può negare che la TDF abbia risposto anche infliggendo atrocità, ma la tesi che si sia trattato di una guerra a sfondo etnico volta a soggiogare ed eliminare un’intera nazione può essere avanzata solo contro una parte.

Ripescando la vecchia storia


C’è chi si chiederà, con l’accordo di pace ora firmato e in vigore, qual è lo scopo di riportare alla luce questa storia ormai vecchia?

La risposta migliore è la stessa ragione per cui è stata istituita la Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica: anche le vittime dovrebbero avere voce in capitolo. E sono africani anche loro.

Ciò è particolarmente vero se si considera che, per gran parte della guerra, il Tigray rimase tagliato fuori dal resto del mondo, senza accesso a Internet o al telefono. Fino ad oggi, i giornalisti rimangono altamente limitati. Il governo etiope, il suo controllo sui media statali e il suo esercito di troll sui social media hanno la capacità unica di raccontare la propria storia o aggredire digitalmente chiunque si allontani dalla linea ufficiale.

Plaut e Vaughan accolgono con favore il dibattito e sperano che vengano scritti più libri. Il conflitto in Etiopia non è finito da molto tempo. La ricerca della verità non si esaurisce con un libro.

L’accordo di pace, dicono, non ha risolto il conflitto fondamentale di fondo in Etiopia sull’identità nazionale comune e le questioni ad essa correlate come il nazionalismo etnico, la fame di terra e il regolamento dei conti.
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed. (Foto: EPA-EFE/STR)Il primo ministro etiope Abiy Ahmed. (Foto: EPA-EFE/STR)
Il Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope (EPRDF) potrebbe essere accusato di autoritarismo e di errori nei 27 anni in cui ha governato il paese, ma negli anni trascorsi da quando Abiy ha preso il potere nel 2018, i livelli di conflitto, divisione e violenza sono stati senza precedenti.

Ciò non vuol dire negare che l’accordo di pace sia stato un risultato significativo. Il ruolo del Sudafrica e degli ex presidenti Olusegun Obasanjo della Nigeria e Uhuru Kenyatta del Kenya – e degli Stati Uniti dietro le quinte – probabilmente ha salvato molte migliaia di persone dalla fame e dalla morte.

L’Accordo di Pretoria era alla base dell’ammissione che la TDF era esaurita e allo stremo, con il popolo del Tigray affamato e di fronte a una schiacciante forza regionale armata e finanziata da potenti attori internazionali.

Vaughan teme quell’aspetto dell’accordo che rafforza il messaggio che “la forza è giusta e si può vincere con la forza delle armi”.

Come lei sottolinea, il Tigray è solo una delle dinamiche che hanno segnato l’Etiopia in questo periodo.

“Anche dopo la cessazione delle ostilità, avvenuta il 22 novembre dello scorso anno, il conflitto si è esteso ad altri ambiti”, spiega.

Più recentemente si è trattato dello scisma nella Chiesa ortodossa. Ora che i Tigrini sono fuori dai giochi, la lotta per il dominio in Etiopia si gioca tra Oromo e Amhara.

L’Etiopia si è allontanata dall’attento atto di bilanciamento etnico dell’era EPRDF, che potrebbe essere stata una risposta imperfetta al problema delle molteplici etnie, verso quello che Vaughan ora chiama un “gioco a somma zero” in cui la scelta dell’identità è molto più netta.

“Fino a quando le élite etiopi non troveranno un approccio più positivo e costruttivo a questo problema, questo accordo di pace potrebbe restare, ma i problemi di fondo non saranno risolti”, dice.


Questo articolo di Phillip van Niekerk è stato pubblicto dal Daily Meverick il 22 febbraio 2023


FONTE: dailymaverick.co.za/article/20…


tommasin.org/blog/2023-08-24/e…

brozu ▪️ reshared this.


in reply to Informa Pirata

parliamo del livello di civiltà che ha portato prima 7 giovani a violentare una coetanea, filmandola, e poi migliaia di curiosi a chiederlo, anche pagando?

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in reply to Mic Pin

@Mic Pin

> e poi migliaia di curiosi a chiederlo, anche pagando

"pagando", vorrei sottolineare, per "chiederlo"... Non per averlo, dal momento che non è nella disponibilità di nessuno, ma anche solo per chiederlo!