End impunity 2025, ecco perché i giornalisti sono a rischio in Europa
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Scopri cos’è il ransomware. Tecniche, tattiche e procedure del cybercrime da profitto
Capire davvero cos’è il ransomware non è semplice: tra notizie frammentate e articoli tecnici, chi cerca risposte rischia di perdersi in un mare di informazioni confuse. Questo articolo nasce per fare chiarezza, offrendo una spiegazione completa e accessibile di come funziona il ransomware e del mondo criminale che lo alimenta.
Negli ultimi anni le cronache sono piene di notizie su grandi violazioni informatiche, riscatti milionari, gang cybercriminali, servizi di RaaS (Ransomware-as-a-Service) e perfino presunti conflitti cibernetici tra bande criminali. Per chi non lavora nel settore della sicurezza, termini come questi possono risultare oscuri e generare confusione. In questo articolo spiegheremo che cos’è il ransomware e come funziona il business — altamente redditizio — del crimine informatico organizzato. Offriremo un’analisi completa: partiremo dal modello di “affiliazione” e proseguiremo descrivendo tecniche, tattiche di attacco e metodi di estorsione usati dagli operatori del fenomeno.
Il ransomware cos’è
Nell’immaginario popolare, si pensa che la criminalità informatica sia legata a singoli individui con abilità informatiche eccezionali. Ma se vuoi estorcere milioni di dollari a una grande azienda, non puoi fare tutto da solo, hai bisogno di una “squadra”, ovvero: Un gruppo di hacker criminali con competenze informatiche diversificate, avanzate e verticali, che frequentano il Dark Web e che con molta probabilità vivono in Russia.
Infatti, la stragrande maggioranza dei criminali informatici non dispone di tutte le capacità tecniche necessarie per fare da soli e quindi creare malware, estorcere denaro, penetrare le aziende. Ecco appunto che nasce la RaaS, la Ransowmare as a Service, dei criminali informatici che collaborano in modo “organizzato”, per un unico scopo: estorcere tanto più denaro possibile ad una ipotetica organizzazione.
La criminalità informatica è esplosa negli ultimi anni perché i criminali si sono “specializzati” e “sotto-specializzati” in modo che ognuno potesse concentrarsi su un determinato obiettivo, su una singola fase del processo di violazione ed estorsione e tutto questo funziona terribilmente (purtroppo) bene.
La piramide del RaaS
Per RaaS, come abbiamo detto, si intende “Ransomware as a Service”, quindi Ransomware come “servizio”, un modello di business criminale dove la violazione viene condotta da un gruppo di criminali informatici militarmente organizzati. Ora analizzeremo questa piramide a tre livelli, per comprendere al meglio il suo funzionamento e la divisione dei compiti tra i criminali informatici.
Gli sviluppatori
Al primo livello troviamo gli “Sviluppatori”. Si tratta di esperti nella scrittura dei malware, di crittografia, che li realizzano, li aggiornano continuamente, creano strumenti per poter fornire sviluppate dashboard e sistemi di comando e controllo agli “affiliati”, capaci di gestire tutta la fase di infezione, che come vedremo è la fase ultima “attiva” di un attacco ransomware, prima di passare all’estorsione. Gli sviluppatori mettono a disposizione anche degli strumenti di supporto tecnico per gli affiliati, in modo che questi possano avere delle risposte immediate dagli sviluppatori su problematiche tecniche.
Gli Affiliati
Al secondo livello abbiamo gli “Affiliati”. Si tratta di altri criminali informatici che affittano il ransomware dagli sviluppatori e conducono la reale attività di attacco e di estorsione, accedendo alle reti della vittima e rimangono al suo interno per molto tempo, esfiltrando quanti più dati sensibili che gli consentiranno un ulteriore livello di persuasione nel caso in cui l’azienda non vorrà pagare la richiesta di riscatto, che vedremo nel secondo articolo.
Gli affiliati, quindi, affittano il ransomware dagli sviluppatori, accettando o concordando le provvigioni all’interno di forum underground chiusi (come i forum nelle darknet su presentazione), ma anche su forum accessibili presenti nel clearweb, come ad esempio il noto XSS.is.
Gli affiliati, in molti casi, per poter accedere ad una rete di una grande azienda, possono acquistare l’accesso dalla terza e ultima entità nella piramide RaaS, ovvero i broker di accesso.
I broker di accesso
Questi ultimi, sono di fatto dei gruppi di criminali informatici che violano le reti delle azienda per acquisirne persistenza. Sono molto esperti di tecniche di penetration test e, una volta acquisito l’accesso alla rete di una grande organizzazione, la mettono in vendita nei forum underground per poche migliaia di dollari. Gli affiliati, spesso sono clienti dei broker di accesso, in quanto consentono di velocizzare il loro flusso di lavoro, mettendo loro a disposizione accessi illeciti già verificati e disponibili e a basso costo.
L’organizzazione
Ovviamente la RaaS esiste quando c’è una organizzazione da violare. Questa organizzazione normalmente ha endpoint esposti su internet non correttamente configurati o aggiornati, che permettono ai broker di accesso di accedere all’interno delle loro reti.
Queste aziende spesso vengono identificate attraverso motori di ricerca quali Shodan, Zoomeye, Censys, IVRE che permettono di individuare con facilità le risorse esposte su internet di una organizzazione e le relative vulnerabilità esposte. Come spesso abbiamo detto, la RaaS non ha come obiettivo una specifica azienda, spesso colpisce una grande azienda, solo perché lascia una firma “indelebile” sul web delle sue intrinseche vulnerabilità dovute ad una errata postura cyber al suo interno.
Lo scenario di attacco
Ora che abbiamo scoperto tutti gli attori nel grande gioco del RaaS, ci addentreremo sul modello di attacco e quindi scopriremo le modalità di iterazione tra i tre livelli del RaaS. Ma per prima cosa iniziamo a mostrarvi la grafica numerata del percorso di attacco per semplificarci la lettura.
Ora comprenderemo con precisione tutti i passi che vengono effettuati in questa perfetta e militare organizzazione criminale che consentirà, qualora il tutto funzioni a dovere di estorcere grandissime quantità di denaro.
- I “broker di accesso”, violano le organizzazioni per acquisire persistenza nelle loro reti e mettono in vendita tali accessi nei forum underground;
- Gli “affiliati” acquistano dai “broker di accesso”, gli accessi alle reti maggiormente appetibili, per poter velocizzare e sviluppare l’attacco;
- Gli “affiliati” affittano il ransomware dagli “sviluppatori” e accettano o si accordano sulle provvigioni. Alle volte depositando delle caparre nei forum underground, che potranno essere utili per il pagamento degli “sviluppatori” o dei “broker di accesso” in caso di scomparsa del gruppo affiliato;
- Gli “sviluppatori” forniscono il ransomware agli “affiliati” provvisto di documentazione e dashboard di controllo, oltre a tutto il supporto specialistico che potrà essere utilizzato in caso di necessità da parte degli “affiliati”;
- Gli “affiliati”, utilizzando le falle acquisite dai “broker di accesso” per penetrare nella rete della vittima, rimanendo silenti per molti giorni, fino a quando non avranno prelevato una serie di informazioni sensibili che li aiuteranno nella “seconda estorsione” (che vedremo nel successivo articolo). Inoltre gli “affiliati”, procedono alla rimozione di tutti i backup presenti nei file-system, in modo da rendere ancora più difficile la ricostruzione dei dati, anche su macchine che non verranno cifrate dal ransomware. Una volta compiute queste attività, possono procedere all’avvio del ransomware;
- L’organizzazione si accorge del ransomware e si avviano le negoziazioni tra “l’organizzazione” violata e gli “affiliati”, fino al pagamento del riscatto. Gli affiliati potranno fare leva sui dati sensibili esfiltrati minacciando di pubblicarli in rete, oltre che contattare le testate giornalistiche e le figure apicali dell’azienda (come vedremo nel successivo articolo) per aumentare la pressione. L’organizzazione si avvarrà di esperti che cureranno le “trattative” con gli “affiliati”, per arrivare alla miglior “negoziazione” del pagamento del riscatto.
- L’azienda a questo punto paga il riscatto agli “affiliati” utilizzando la criptovaluta, generalmente in bitcoin e gli “affiliati”, forniscono la chiave di decrittazione dei contenuti cifrati dal ransomware;
- Gli “affiliati” spartiscono le provvigioni con gli “sviluppatori”.
La distribuzione dei guadagni
Qualsiasi pagamento di riscatto effettuato da una vittima viene suddiviso tra l’affiliato e lo sviluppatore del ransomware. Nel caso di DarkSide (il ransomware che ha bloccato Colonial Pipeline), lo sviluppatore del malware prendeva il 25% per riscatti inferiori a 500.000 dollari, ma tali provvigioni scendevano al 10% per riscatti superiori a 5 milioni di dollari.
Tutto questo viene definito con delle politiche descritte nei blog degli “sviluppatori” o nei forum underground come ad esempio XSS del quale abbiamo parlato molto di recente. Questa divisione dei pagamenti dei riscatti risulta molto chiara da vedere sulle blockchain, con le diverse azioni che separano i portafogli Bitcoin controllati dagli affiliati e dallo sviluppatore.
Se parliamo di DarkSide, lo sviluppatore ha ricevuto bitcoin per un valore di 15,5 milioni di dollari (17%), con i restanti 74,7 milioni di dollari (83%) destinati ai vari affiliati.
In totale, a DarkSide sono stati effettuati poco più di 90 milioni di dollari in pagamenti di riscatto in bitcoin, provenienti da 47 portafogli distinti.
Questo fa comprendere con relativa precisione il numero di vittime violate che hanno pagato un riscatto. Ad esempio, secondo DarkTracer, 99 organizzazioni sono state infettate dal malware DarkSide, suggerendo che circa il 47% delle vittime ha pagato un riscatto e che il pagamento medio era pari a 1,9 milioni di dollari.
Altre ruoli nella RaaS e forme di outsourcing
Come abbiamo visto, la RaaS ruota principalmente attorno a “sviluppatori” ed “affiliati”, ma esistono anche altre figure che mano a mano stanno prendendo forma facendo divenire la RaaS una vera e propria organizzazione aziendale, con ruoli diversificati e molteplici attività di outsourcing.
Sviluppatori SDK/Librerie
I criminali informatici che sviluppano infrastrutture che vengono rivendute agli sviluppatori di Ransomware per velocizzare il loro ciclo di sviluppo del software, come ad esempio i sistemi di pagamento in criptovaluta, i blog, e così via.
Si tratta a tutti gli effetti di componenti software criminali, che vengono acquistate dagli sviluppatori di ransomware che utilizzano all’interno delle loro soluzioni, esattamente come si stesse progettando un software lecito, utilizzano software di terze parti.
Operatori di Negoziazione
Per poter massimizzare il profitto in situazioni nelle quali le aziende sono reticenti a pagare il riscatto e per massimizzare gli sforzi messi in atto per violare e crittografare una determinata azienda, la RaaS può avvalersi su persone specializzate nella gestione dei “negoziati” tra l’azienda violata e il gruppo RaaS.
Infatti, diversi attori si stanno avvalendo di figure che gestiscono l’aspetto della negoziazione, oltre ad accumulare pressione verso l’azienda, ad esempio tramite chiamate, attacchi DDoS (Distributed Denial-of-Service) e minacce tra cui la perdita di informazioni rubate durante un l’attacco ransomware, insomma delle persone specializzate in pura “estorsione”, che possano facilitare l’attività di pagamento da parte dell’azienda.
Tecniche di estorsione
Il ransomware non è rimasto immutato dalla sua comparsa. Si può tracciare una linea che parte dal primo caso noto — il Trojan AIDS di Joseph Popp — e arriva ai casi più recenti e sofisticati come WannaCry, Maze, REvile DarkSide. Nel tempo sono cambiate le capacità tecniche dei malware, ma soprattutto si sono evolute le strategie di ricatto: i gruppi criminali hanno trasformato l’attacco informatico in un modello economico sempre più articolato e remunerativo.
Per comprendere l’attuale panorama, è utile distinguere tre principali tattiche di estorsione che si sono affermate progressivamente.
- Estorsione tramite cifratura (single extortion)
La tecnica originaria e ancora praticata consiste nel bloccare l’accesso ai dati critici della vittima mediante cifratura. Gli attaccanti chiedono un riscatto in cambio della chiave di decrittazione. Questo è il meccanismo che caratterizzava i primi ransomware e che rimane alla base di molti attacchi odierni. - Estorsione tramite pubblicazione dei dati (double extortion)
Quando la vittima rifiuta di pagare, gli aggressori ricorrono a una seconda leva: l’esfiltrazione e la minaccia di pubblicare informazioni sensibili. Questa strategia, nota come double extortion, combina la cifratura con la fuga di dati, aumentando la pressione psicologica, legale e commerciale sulla vittima — il rischio di danni reputazionali o di violazione della privacy spesso spinge le organizzazioni a trattare. - Estorsione estesa e pressione esterna (triple extortion e varianti)
Da diversi anni è emersa una terza dimensione dell’estorsione, volta ad aumentare ulteriormente la leva sul bersaglio. I criminali non si limitano a cifrare e a minacciare la pubblicazione dei dati: contattano giornalisti per ottenere visibilità sull’incidente, avvisano clienti o partner commerciali della vittima, o in alcuni casi si rivolgono direttamente a figure apicali dell’organizzazione usando informazioni riservate per ricattarli personalmente. Questa tattica amplia la catena del rischio — coinvolge stakeholder esterni e sfrutta la pressione pubblica e relazionale per forzare il pagamento
L’aggiunta di più livelli estorsivi ha trasformato il ransomware da semplice strumento tecnico a leva strategica multifattoriale: la vittima affronta non solo il blocco operativo, ma anche possibili danni legali, perdite di clienti e un danno d’immagine difficile da quantificare. Per questo motivo molte imprese oggi non considerano più i backup come unica difesa, ma integrano misure di risposta che contemplano anche la gestione della comunicazione, la negoziazione e il coinvolgimento di consulenti legali e specialisti in incident response.
Attacco e persistenza
Come abbiamo visto, i “broker di accesso”, hanno grandi capacità tecniche offensive, capaci di violare una organizzazione, pertanto a loro spetta il compito di penetrare il sistema dell’azienda e rivendere i punti di accesso agli “Affiliati”, che rimarranno all’interno delle reti fino a quando non avranno trovato dei dati tendenzialmente sensibili, capaci di ricattare la vittima attraverso la doppia estorsione, modalità introdotta da Maze (una cyber-gang ad oggi non più attiva) a fine del 2019.
Tutti sembrano concordare sul fatto che le tattiche, le tecniche e le procedure utilizzate dagli “affiliati” e dai “broker di accesso”, riflettono un modo di azione comune che incorpora un mix di funzionalità native di Windows , malware commodity e strumenti di red team pronti all’uso come Cobalt Strike, Mimikatz, powershell e backdoor .NET.
I “broker di accesso” infatti, hanno buone competenze nelle attività di penetration-test mentre gli “affiliati”, si muovono lateralmente per accedere alle infrastrutture che contengono i dati più preziosi, come ad esempi i reparti di ricerca e sviluppo, il reparto di finanza e controllo oppure l’ufficio Human Resource, con l’intento di prelevare quante più informazioni “sensibili” dall’organizzazione.
Una volta stabilita la persistenza, la banda criminale può rimanere all’interno di una organizzazione anche per 45 giorni, ma è noto che il numero dei giorni può arrivare fino a 90 (quindi 3 mesi, che di fatto possiamo paragonarlo ad un attacco APT, un Advanced persistent threat), e solo dopo aver prelevato quante più informazioni possibili utili alla seconda estorsione, avviano il payload del ransomware.
Dobbiamo quindi comprendere che il momento in cui viene percepito l’attacco informatico da parte degli utenti (qualora non sia stato rilevato un accesso in precedenza), è la fine del lavoro “tecnico”, svolto dai criminali informatici.
La richiesta di riscatto
Il ransomware, a questo punto effettua il suo lavoro, cifra i dati presenti all’interno dei server e mostra a video un programma che riporta che il computer è stato infettato, il prezzo per decifrare i dati e il tempo entro quando occorrerà pagare il riscatto. Nel caso di Ransomware come REvil (Sodinokibi), passato quel periodo, la cyber-gang raddoppia il costo del riscatto.
Schermata di blocco del ransomware REvil (Sodinokibi)
Inoltre viene prodotto un file (anche se sono molteplici le forme di azione), dove viene scritto cosa dovrà fare l’organizzazione per ottenere la chiave di cifratura che gli consentirà la decifrazione dei dati. Nello specifico viene riportato di “non perdere tempo”.
Vengono inoltre riportate le istruzioni per accedere al sito nella rete onion in totale sicurezza, specificando che è consigliato l’utilizzo di una VPN e di TOR browser. Una volta acceduto con TOR al sito .onion, occorrerà specificare un codice generalmente visualizzato dal programma sullo schermo del computer e quindi procedere con il pagamento del riscatto.
File di testo che riporta le istruzione di recupero.
Operazione di estorsione multiforme
Di recente sono state osservate una moltitudine di nuove tecniche di estorsione, capaci di aumentare la pressione verso l’organizzazione e quindi indurla a pagare il riscatto.
Ad esempio, nell’incidente subito dalla Vastaamo (una clinica psichiatrica finlandese), dopo aver cifrato i dati, gli affiliati hanno proceduto ad informare i suoi clienti che i dati delle loro cartelle cliniche sarebbero stati resi pubblici. Infatti 300 cartelle cliniche vennero pubblicate nel darweb e l’azienda fallì.
In altri casi, si è assistito a delle telefonate da parte degli affiliati verso i giornalisti per informarli che una determinata organizzazione è stata colpita da un ransomware, aumentando di fatto la circolazione delle notizie e quindi la pressione sulle organizzazioni.
In altri casi si è assistito anche a delle pressioni fatte verso i top manager delle aziende minacciandoli di pubblicare informazioni sensibili prelevate dai loro stessi pc, questo mentre l’azienda stava valutando il pagamento del riscatto del ransomware.
Un altro esempio davvero folle riportato da Mandiant, è relativo ad un affiliato di DarkSide, che era stato in grado di esfiltrare la polizza assicurativa informatica dell’azienda. Queste informazioni sono state ovviamente sfruttate dalla cyber-gang durante il processo di negoziazione del riscatto, rifiutandosi di ridurre l’importo, data la sua conoscenza dei limiti della previsti dalla polizza.
La complessità nell’attribuzione di un attacco
L’arte dell’inganno è sempre stata alla base delle attività di criminalità informatica a tutti i livelli, tanto è vero che molti libri sono stati scritti sulle tecniche di spoofing e di deception, e quindi su come ingannare gli altri a far credere di essere attaccati da un altro soggetto.
Determinare per quale paese o governo le cyber-gang possono lavorare è diventato molto difficile da comprendere negli ultimi anni, dal momento che molti gruppi cercano specificamente di lasciare delle “tracce”, per incastrare altri paesi o governi.
I false flag
I codici da soli non sono sufficienti per identificare la nazionalità degli aggressori, poiché i criminali informatici possono lasciare deliberatamente false tracce, quelle che in gergo militare vengono chiamate delle false bandiere o “false flag”.
Per “false flag”, si indica una tattica segreta perseguita nelle operazioni militari, attività di intelligence e/o di spionaggio, condotte generalmente da governi, servizi segreti, progettata per apparire come perseguita da altri enti e organizzazioni, anche attraverso l’infiltrazione o lo spionaggio all’interno di questi ultimi.
Questo si legge su wikipedia come “concetto militare”, e questo ovviamente è stato acquisito e messo in atto nella guerra informatica e nelle operazioni ransomware inserendo all’interno dei malware delle specifiche “tracce”, capaci di influenzare un analista nel far dedurre, in maniera errata, l’origine di un attacco ransomware.
Le forme di deception
Il russo risulta una lingua utilizzata in molti paesi dell’ex URSS, specialmente nel campo della tecnologia informatica, pertanto oggi potrebbe essere abbastanza complicato trarre delle conclusioni sull’impronta del malware attraverso commenti, messaggi di errore, restrizioni su base linguaggio/paese, gli IP Address dei sistemi di command and control e altro ancora.
Molti gruppi che lavorano per i governi di vari paesi, stanno specificamente cercando di lasciare degli artefatti nel codice appositamente forgiati per depistare gli analisti dalle loro vere identità e paesi di provenienza.
Sono tecniche di imitazione per far credere che l’attacco sia stato sferrato da un gruppo di un altro stato, oppure simulare ed impersonare precisamente un attore di minaccia noto, per depistare le loro tracce. Molti gruppi hanno analizzato i malware di altri concorrenti, per riportare all’interno dei loro file binari, degli artefatti che possano ricondurre a loro.
Acronimi e significati del mondo Ransomware
Il mondo del ransomware è caratterizzato da un linguaggio tecnico ricco di acronimi e termini specifici che possono rendere difficile la comprensione del fenomeno per chi non opera quotidianamente nel settore della sicurezza informatica. Molti di questi termini provengono dal gergo usato all’interno delle community cybercriminali e descrivono ruoli, modelli di business e tecniche operative proprie del crimine informatico organizzato.
Il seguente glossario raccoglie i principali acronimi e termini legati al ransomware, offrendo una panoramica chiara e sintetica del lessico usato nelle cronache di sicurezza e nelle analisi sulle minacce informatiche.
Conclusioni
Come abbiamo visto in questi due articoli, la RaaS è un fenomeno criminale altamente specializzato e organizzato, dove il potere negoziale delle informazioni ha oggi un valore impressionante.
Il panorama geopolitico di questo ultimo periodo, rende questi attacchi informatici – soprattutto se indirizzati verso i sistemi critici dei paesi – un problema di sicurezza nazionale e questo porta i governi a gestirli con la massima attenzione e questo è quello che non è gradito dai criminali informatici.
Inoltre, vista la difficoltà nell’identificare la provenienza di un attacco ransomware (è stata la Russia, la Cina o la Corea del Nord, ovviamente sono esempi), può portare ad una destabilizzazione degli equilibri geopolitici costruiti in precedenza e l’innesco di potenziali escalation.
Il fenomeno del ransomware è in verticale aumento, questo perché è estremamente remunerativo e a basso costo. Aspettiamoci quindi che le tattiche di estorsione utilizzate dalle cyber-gang continueranno ad evolversi nei prossimi anni in modo ad oggi non prevedibile e che del ransomware inizieranno a parlarne le prime pagine dei giornali.
Per questo risulta imprescindibile (come spesso riportato sulle pagine di Red Hot Cyber) regolamentare la guerra informatica liberando la mente da quello “che era” il Tallin Manual, cercando di scrivere un trattato realmente internazionale e non solo scritto a beneficio della Nato e dell’alleanza Five Eyes.
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Che cos’è la Sicurezza Informatica. Tra minacce, cybercrime, protezione e lavoro
La cybersecurity è diventata uno dei temi più importanti nell’era digitale in cui viviamo. Con l’aumento del numero di dispositivi connessi, la diffusione di internet e la crescita esponenziale dei dati online, il rischio di attacchi informatici è aumentato in modo esponenziale.
Ma cosa si intende per cybersecurity?
In parole semplici, la cybersecurity è l’insieme di tecnologie, processi e pratiche progettati per proteggere le reti, i dispositivi e i dati da attacchi informatici, frodi e altre minacce digitali. La cybersecurity è essenziale per garantire la sicurezza online, sia per i singoli utenti che per le aziende.
Le minacce informatiche
Le minacce informatiche sono un aspetto fondamentale della cybersecurity. Ci sono molte forme di minacce informatiche, che possono essere classificate in diverse categorie.
Le minacce informatiche sono azioni che vengono eseguite da individui o gruppi di individui con l’obiettivo di danneggiare o ottenere accesso non autorizzato a sistemi informatici e dati personali. Ecco alcuni esempi più comuni:
- Virus: I virus informatici sono programmi che infettano il tuo computer e si diffondono da file in file. Possono causare il blocco del computer o la perdita di dati importanti.
- Malware: Il malware è un termine generico che si riferisce a qualsiasi tipo di software dannoso. Ad esempio, i Trojan possono farsi passare per programmi innocui per poi rubare informazioni personali come password e numeri di carte di credito.
- Phishing: Il phishing è un tentativo di frode in cui i criminali cercano di convincerti a fornire informazioni personali come le tue credenziali di accesso o i numeri di carta di credito. Di solito fanno questo attraverso email, messaggi di testo o siti web fasulli.
- Attacchi DDoS: Un attacco DDoS è un tentativo di rendere un sito web o un servizio Internet inaccessibile sovraccaricandolo con un grande volume di traffico.
In generale, queste minacce informatiche possono causare danni notevoli e quindi è importante proteggere i nostri dispositivi e dati personali.
Ma la cybersecurity non riguarda solo la prevenzione delle minacce informatiche. Include anche la protezione dei dati personali e la garanzia della privacy online. Ci sono molte tecnologie e pratiche che possono essere utilizzate per proteggere la sicurezza online, come ad esempio l’uso di password complesse, l’installazione di software antivirus e firewall, l’uso di software di crittografia per proteggere i dati sensibili e l’implementazione di processi di autenticazione a più fattori.
Infine, c’è la cyberwar, una minaccia sempre più reale in un mondo sempre più connesso. La cyberwarfare si riferisce all’uso di tecnologie informatiche per condurre attacchi militari o per combattere contro gli attacchi informatici. La cyberwarfare può essere utilizzata per disabilitare le infrastrutture critiche, come i sistemi di energia elettrica, di trasporto e di telecomunicazione.
I criminali informatici
I criminali informatici sono individui o gruppi che utilizzano le tecnologie informatiche per compiere attività illegali e dannose. Questi individui possono avere obiettivi diversi, come il furto di dati personali, la frode finanziaria, l’estorsione, il sabotaggio informatico e la spionaggio.
La maggior parte dei criminali informatici sono organizzati in gruppi criminali che operano su scala globale. Questi gruppi possono avere membri in diversi paesi e utilizzano tecnologie sofisticate per nascondere la loro identità e le loro attività. In alcuni casi, questi gruppi possono avere legami con organizzazioni criminali tradizionali, come la mafia.
I criminali informatici spesso utilizzano tecniche sofisticate per ottenere accesso ai sistemi informatici e ai dati personali. Alcune di queste tecniche includono l’utilizzo di malware, attacchi di phishing, exploit di vulnerabilità dei software, e la forza bruta per decifrare le password.
Per proteggersi dalle attività dei criminali informatici, è importante adottare buone pratiche di sicurezza informatica, come l’utilizzo di software antivirus, l’aggiornamento regolare dei software, la scelta di password robuste e l’utilizzo di software di crittografia. Inoltre, è importante non fornire informazioni personali a siti web o a individui sconosciuti e prestare attenzione ai messaggi di phishing.
Come proteggerci dalle minacce informatiche
Per proteggerci dalle minacce informatiche, è importante adottare un approccio olistico alla sicurezza informatica. Ciò significa che dobbiamo considerare la sicurezza informatica come un processo continuo che coinvolge persone, processi e tecnologie.
Un programma di ICT Risk Management (gestione del rischio informatico) può aiutare le aziende a minimizzare le minacce informatiche.
Il programma di ICT Risk Management prevede una serie di fasi, tra le quali:
- Identificazione dei rischi: identificare i potenziali rischi per la sicurezza informatica, come attacchi di phishing, malware, accesso non autorizzato, violazione della privacy e interruzioni del servizio.
- Valutazione dei rischi: valutare i rischi identificati in termini di probabilità e impatto per l’azienda.
- Mitigazione dei rischi: implementare le misure di sicurezza necessarie per mitigare i rischi identificati. Ciò può includere l’utilizzo di software di sicurezza informatica, l’implementazione di politiche e procedure di sicurezza, l’addestramento del personale, la crittografia dei dati sensibili e la gestione delle vulnerabilità dei software.
- Monitoraggio e revisione: monitorare continuamente il sistema per identificare eventuali nuove minacce o vulnerabilità e revisione del programma di sicurezza informatica per garantire che sia efficace ed adeguato.
Le aziende possono anche adottare alcune buone pratiche per minimizzare le minacce informatiche, come:
- Implementare una politica di sicurezza informatica forte e comunicarla a tutti i dipendenti.
- Utilizzare software di sicurezza informatica, come firewall, antivirus e antispyware.
- Aggiornare regolarmente i software per correggere le vulnerabilità di sicurezza.
- Utilizzare password robuste e cambiare le password regolarmente.
- Prestare attenzione ai messaggi di phishing e non fornire mai informazioni personali a siti web sconosciuti.
- Crittografare i dati sensibili per proteggerli da accessi non autorizzati.
- Limitare l’accesso ai dati sensibili solo a dipendenti autorizzati.
In sintesi, proteggersi dalle minacce informatiche richiede un approccio olistico alla sicurezza informatica e l’adozione di buone pratiche di sicurezza informatica. Le aziende possono minimizzare le minacce informatiche adottando un programma di ICT Risk Management e implementando politiche e procedure di sicurezza robuste.
Gli esperti di sicurezza informatica
Gli esperti di sicurezza informatica svolgono un ruolo fondamentale nella protezione delle aziende dalle minacce informatiche. Questi specialisti sono responsabili della progettazione e implementazione di politiche, procedure e tecnologie di sicurezza informatica che proteggono i sistemi informatici e i dati dell’azienda.
Nel contesto dei programmi di ICT Risk Management, gli esperti di sicurezza informatica sono coinvolti in tutte le fasi del processo. In particolare, essi contribuiscono all’identificazione dei potenziali rischi per la sicurezza informatica, valutando le vulnerabilità dei sistemi informatici e progettando misure di sicurezza adeguate per mitigare i rischi identificati.
Gli esperti di sicurezza informatica possono anche aiutare le aziende a implementare software di sicurezza informatica, come firewall, antivirus e antispyware, e ad adottare buone pratiche di sicurezza informatica, come l’utilizzo di password robuste e il monitoraggio del sistema per identificare eventuali minacce.
Inoltre, gli esperti di sicurezza informatica sono responsabili del monitoraggio continuo dei sistemi informatici dell’azienda per identificare eventuali nuove minacce o vulnerabilità e per garantire che il programma di sicurezza informatica sia efficace e adeguato.
In sintesi, gli esperti di sicurezza informatica svolgono un ruolo critico nella protezione delle aziende dalle minacce informatiche. Nel contesto dei programmi di ICT Risk Management, essi contribuiscono all’identificazione, valutazione e mitigazione dei rischi per la sicurezza informatica, nonché alla progettazione e implementazione di politiche e procedure di sicurezza informatica.
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agi.it/estero/news/2025-11-02/…
a me questa gente pare cretina. proprio tarata.
"Anche quando stavo morendo di fame, anche quando le bombe cadevano proprio accanto a me,"
ma questo coglione si rende conto che sia la fame che le bombe erano israeliane? ma che cazzo di microcefalo è?
magari sapeva pure che bibi li avrebbe salvato... proprio quello che pensava bibi.
io proprio questa umanità se fosse in mio potere la cancellerei in un istante. bel lavoro ha fatto quel coglione del padre eterno. si è vista con la storia del libero arbitrio come è andata a finire... che schifo. meglio le amebe.almeno non prendono per il culo. poi nasce la meloni, trump, ping, pong, hitller, stalin ma peggio la gente comune... quelli che vogliono le che cose "funzionino" ma non importa "come". ma come non importa come, sei un automa? un criceto nella tua gabbietta e con la tua ruotina? che poi le mie cricete erano più sensibili e intelligenti. "a me non interessa la politica": che significa? che non sei neppure una persona? c'è chi ha delle idee... chi ha altre idee contrarie, e poi chi non pensa proprio. è quest'ultima categoria che mi ferisce. perché pensano di avere delle idee fra l'altro, pure loro.
ho il terrore a pensare a una ai basata sulla mia personalità...
Interruzione AWS e Azure: la dipendenza da un solo fornitore è un grave rischio
Il 29 ottobre, una massiccia interruzione della piattaforma cloud Azure di Microsoft ha causato disservizi su scala globale, bloccando per oltre otto ore le operazioni di aziende e servizi pubblici. L’incidente ha coinvolto numerosi clienti, tra cui Alaska Airlines, l’aeroporto di Heathrow, Vodafone, Costco, Starbucks, Kroger, oltre a migliaia di utenti di Microsoft 365 e Xbox.
Secondo la società, la causa del guasto è stata una “modifica involontaria della configurazione” dei sistemi. Nella serata del 29 ottobre, Microsoft ha confermato che la piattaforma era tornata operativa e che i livelli di errore e latenza si erano normalizzati, pur segnalando che un numero ristretto di utenti avrebbe potuto riscontrare ancora difficoltà residue.
L’interruzione è avvenuta a poche ore dalla pubblicazione del rapporto trimestrale sugli utili dell’azienda, aggravando l’impatto reputazionale. Per diverse ore gli utenti non sono riusciti ad accedere a Microsoft 365, al portale Azure e alla rete Xbox Live, con alcuni che hanno riferito anche l’inaccessibilità temporanea del sito ufficiale di Microsoft.
Disservizi diffusi tra compagnie e infrastrutture
L’interruzione ha interessato il settore dei trasporti e della grande distribuzione. Le compagnie Alaska Airlinese Hawaiian Airlines hanno segnalato difficoltà operative, mentre il sito web dell’aeroporto londinese di Heathrow è rimasto offline per parte della giornata.
Anche il colosso delle telecomunicazioni Vodafone e diverse catene internazionali, tra cui Costco, Starbucks e Kroger, hanno comunicato interruzioni impreviste su siti e applicazioni.
Sulla piattaforma Downdetector, oltre 18.000 utenti hanno segnalato problemi con Azure, mentre circa 20.000 hanno riportato disservizi su Microsoft 365.
Precedenti e vulnerabilità del cloud
L’incidente si inserisce in una serie di interruzioni che negli ultimi mesi hanno colpito i principali fornitori di servizi cloud. Il 20 ottobre, appena nove giorni prima, Amazon AWS aveva subito un blackout durato oltre 15 ore che aveva compromesso l’accesso a siti e applicazioni come Snapchat e Reddit.
Nel marzo precedente, un ulteriore guasto ai sistemi Microsoft aveva impedito a decine di migliaia di utenti di utilizzare Outlook e altri servizi aziendali.
Secondo Griffith, professore di ingegneria alla Cornell University, episodi di questo tipo mettono in evidenza la fragilità della rete globale: «Il mercato del cloud è dominato da poche grandi aziende, e ciò concentra le risorse digitali mondiali in un numero ristretto di mani», ha affermato.
I dati della società di analisi Canalys mostrano che nel primo trimestre Amazon AWS detiene il 32% del mercato delle infrastrutture cloud, seguita da Microsoft Azure con il 23% e Google Cloud con il 10%.
Dipendenza da un singolo fornitore e rischi sistemici
Gli esperti avvertono che la concentrazione dei servizi digitali nelle mani di pochi operatori può generare rischi economici e sistemici. Le perdite globali legate a un’interruzione su larga scala potrebbero raggiungere decine o centinaia di miliardi di dollari, ma l’impatto più grave, secondo gli analisti, riguarda la crescente vulnerabilità delle infrastrutture digitali globali.
Byrne, analista di eMarketer, ha sottolineato che l’aumento della dipendenza dalle piattaforme cloud potrebbe amplificare le conseguenze di simili blackout: «Le aziende dovranno puntare su strategie multi-cloud e piani di disaster recovery per ridurre i rischi di blocco totale».
Gli analisti concordano sul fatto che questi episodi potrebbero accelerare la transizione verso architetture cloud distribuite, più resilienti e meno legate a un unico fornitore.
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Agli scoiattoli piace il traffico
Gli scoiattoli stanno meglio nelle zone trafficate: più l'attività umana è intensa e costante, più questi animali si sentono al sicuro dai predatori.Focus.it
Windows 7 ridotto a 69 MB: l’impresa dei minimalisti
I minimalisti di Windows hanno stabilito un altro record. L’appassionato @XenoPanther ha ridotto le dimensioni di una copia in esecuzione di Windows 7 a 69 megabyte, meno della media delle app mobili. A titolo di confronto, un’installazione standard di questo sistema operativo richiede decine di gigabyte.
Secondo l’autore, si è trattato più di un esperimento per divertimento che di un tentativo di creare una versione completa. Questa immagine ridotta all’essenziale è quasi completamente non funzionale: mancano librerie di sistema, elementi dell’interfaccia, finestre di dialogo e gran parte della grafica. Tuttavia, il desktop si carica comunque, seppur con notevole difficoltà, e l’autenticazione di Windows rimane abilitata.
Sebbene tutto ciò che riguarda l’interfaccia grafica non funzioni, una build del genere potrebbe gestire anche le applicazioni console più semplici, che richiedono solo il kernel di sistema. Tali esperimenti sono da tempo diventati un campo distinto tra gli appassionati affascinati dall’idea di far funzionare Windows con una quantità di memoria minima. Gli utenti più anziani ricordano di aver installato Windows 3.1 su un floppy disk, solo per fare esperimenti.
Le versioni minimali del sistema sono utili non solo per curiosità. Sono adatte a macchine virtuali , ambienti di test e container, dove compattezza e avvio rapido sono essenziali. Nel 2015, Microsoft aveva già tentato di creare una versione ufficiale e leggera: Windows Server Nano, che occupava circa 400 megabyte. L’azienda lo ha poi sostituito con il container base Nano Server Base, che pesava meno di 300 megabyte. Si avviava più velocemente, ma era troppo limitato nelle funzionalità e inadatto per attività che richiedevano un set completo di interfacce e API.
Oggi, sviluppatori come NTDEV e il loro progetto Tiny11 continuano a sviluppare in modo indipendente l’idea di un Windows compatto. Microsoft, nel frattempo, aggiunge più servizi integrati e componenti ausiliari a ogni nuova versione, rendendo il sistema sempre più pesante. Pertanto, progetti come Windows 7 da 69 MB servono da promemoria: è possibile realizzare un sistema leggero e veloce, ma a Redmond non è ancora possibile.
Sebbene Windows 7 sia obsoleto da tempo e non riceva aggiornamenti di sicurezza, questo set minimo di file può essere utile per eseguire programmi più datati che non richiedono un’installazione completa del sistema. E per chi cerca qualcosa da fare durante un piovoso weekend nel Regno Unito, tentare di battere il record di @XenoPanther sembra un bel modo di trascorrere una serata.
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I nuovi imperativi geopolitici nell’era del cyberspazio. L’analisi di Preziosa
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il cyberspazio ha assunto piena rilevanza geopolitica, costituendo una nuova dimensione del potere e ridefinendo le categorie tradizionali di sovranità, sicurezza e conflitto. Non è un ambiente immateriale, ma un’infrastruttura strategica globale che
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Fermo pesca prolungato di un mese anche a Livorno, lettera a Mattarella: "Intervenga per sospendere il provvedimento"
Il mese di stop aggiuntivo nel Tirreno per lo strascico che coinvolge anche palangari, attrezzi da posta e pesca sportiva è stato ufficializzato nei...redazione (LivornoToday)
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Building a Xenon Lamp for Spectroscopy
Before a spectrometer can do any useful work, it needs to be calibrated to identify wavelengths correctly. This is usually done by detecting several characteristic peaks or dips in a well-known light source and using these as a reference to identify other wavelengths. The most common reference for hobbyists is the pair of peaks produced by a mercury-vapor fluorescent light, but a more versatile option is a xenon-bulb light source, such as [Markus Bindhammer] made in his latest video.
A xenon gas discharge produces a wide band of wavelengths, which makes it a useful illumination source for absorbance spectroscopy. Even better, Xenon also has several characteristic spikes in the infrared region. For his light source, [Markus] used an H7 xenon bulb meant for a vehicle headlight. The bulb sits in the center of the source, with a concave mirror behind it and a pair of converging lenses in front of it. The converging lenses focus the light onto the end of an optical cable made of PMMA to better transmit UV. A few aluminum brackets hold all the parts in place. The concave mirror is made out of a cut-open section of aluminum pipe. The entire setup is mounted inside an aluminum case, with a fan on one end for cooling. To keep stray light out of the case, a light trap covers the fan’s outlet.
[Markus] hadn’t yet tested the light source with his unique spectrometer, but it looks as though it should work nicely. We’ve seen a wide variety of amateur spectrometers here, but it’s also illuminating to take a look at commercial scientific light sources.
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I robot iniziano a prendere posto nella società grazie a nuovi algoritmi AI
Il 25 settembre, Google DeepMind ha pubblicato un video che mostra come le sue piattaforme umanoidi gestiscono attività quotidiane articolate in più fasi utilizzando il ragionamento multimodale.
In una serie di dimostrazioni, le macchine hanno eseguito con sicurezza sequenze di azioni, tra cui l’ordinamento di oggetti secondo regole predeterminate.
L’intelligenza di questi sistemi si basa sulla famiglia Gemini Robotics 1.5. Due componenti lavorano insieme: il modello base traduce segnali visivi e messaggi testuali in movimenti specifici, mentre la versione modificata di Gemini Robotics-ER 1.5 crea piani e ragionamenti passo dopo passo sulla situazione attuale, scegliendo la giusta sequenza di passaggi.
Il cosiddetto test della banana dimostra bene i progressi. In precedenza, al robot era richiesto solo di raccogliere una banana e metterla in una ciotola: un comando, un risultato.
Ora, il sistema ordinava tre frutti diversi per colore e li posizionava su piatti. Jie Tang, ricercatore senior di Google DeepMind, ha dimostrato l’esperimento; il sistema a due bracci, basato sui manipolatori Franka, ha completato l’intera sequenza senza intoppi.
La piattaforma umanoide Apollo di Apptronik è stata testata anche in un’attività di lavanderia. La macchina suddivideva i capi in base alla tonalità in due contenitori: uno per i bianchi e uno per i neri. Dopo il primo tentativo riuscito, gli ingegneri hanno scambiato i contenitori per vedere se il sistema avrebbe rilevato lo scambio e modificato le sue azioni. Apollo ha riconosciuto la nuova disposizione e ha completato correttamente la selezione.
Gemini Robotics 1.5 supporta l’apprendimento incarnato: il robot esplora l’ambiente circostante con il corpo, i sensori e le telecamere, e poi agisce in base alle proprie osservazioni. ALOHA 2 è stato utilizzato nella maggior parte delle scene, ma gli stessi scenari possono essere gestiti anche da Apollo e dal sistema Franka a due bracci.
Sono state aggiunte anche funzioni basate su agenti. Ad esempio, il sistema può essere incaricato della raccolta differenziata: cercherà su Internet le normative locali, valuterà visivamente ogni oggetto, lo assegnerà al compost, al riciclaggio o ai rifiuti ed eseguirà l’intero processo, dalla decisione allo smaltimento nel contenitore appropriato.
Questo livello di coerenza è raggiunto attraverso la collaborazione di due componenti: una responsabile del percorso dalla percezione al movimento, l’altra della pianificazione e della logica. Questa architettura rende l’esecuzione di attività nel mondo reale più intuitiva e affidabile.
La sicurezza ha ricevuto particolare attenzione. I robot sono addestrati a valutare i rischi in modo proattivo, rispettare i limiti umani ed evitare situazioni pericolose. Con il supporto di team specializzati e il test ASIMOV aggiornato, Gemini Robotics-ER 1.5 ha raggiunto una posizione di leadership nei test, il che dovrebbe facilitare l’implementazione accurata di sistemi simili al di fuori del laboratorio.
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Nvidia e Palantir, la strana coppia
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Parole, affari, sintonie e divergenze fra Nvidia e Palantir. L'approfondimento di Alessandro Aresu
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Multitasking On The Humble Z80 CPU
Multitasking is something we take for granted these days. Just about every computer we use, from our desktops to our phones, is capable of multitasking. It might sound silly to implement multitasking on lower-spec machines from many decades ago, given their limited resources, but it can be done, as [bchiha] demonstrates on a Z80-based machine.
[bchiha] has achieved pre-emptive multitasking on the TEC-1G Z80 computer, a modern reimagining of the classic Talking Electronics TEC-1 from the 1980s. The proof of concept code allows running up to eight separate tasks at once. Task switching runs on interrupts, triggered at approximately 50 Hz. When an interrupt fires, the CPU registers are transferred onto that task’s stack, and the next task’s stack is swapped to the stack pointer to allow execution of the new task to proceed. There is an overhead, of course, with [bchiha] noting that the task swapping routine itself takes about 430 clock cycles to run in between tasks.
Multitasking took some time to appear on home computers for good reason—it’s not very useful unless you have a machine with enough power to practically run multiple tasks at once. While a Z80 machine like this can do multitasking, you’d better hope each task is pretty tiny to avoid each individual task taking forever to run.
[bchiha] has made the simple multitasking code available on Github for the curious. We’ve featured multitasking work on other unconventional platforms before, too, like the Arduino Uno. Video after the break.
youtube.com/embed/tMYGlYO3v9U?…
[Thanks to Stephen Walters for the tip!]
Elischeva reshared this.
An Audio Brick For Your Smart Home
If you’ve ever wanted to pump sound to all the rooms of your house, you might use any one of a number of commercial solutions. Or, you could go the more DIY route and whip up something like the Esparagus Audio Brick built by [Andriy].
The concept is simple—it’s a small unit, roughly the size of a brick, which streams high-quality audio. It’s based around an ESP32, which pulls in digital audio over Wi-Fi or Ethernet. The microcontroller is hooked up to a TAS5825M DAC, which comes with a built-in amplifier for convenience. The Esparagus is designed for integration with Home Assistant, allowing for easy control as part of a smart home setup. It’s also compatible with Spotify Connect, AirPlay, and Snapcast—the latter of which provides excellent sync when using multiple units across several rooms.
Design files are available on Github for the curious. We’ve seen other neat projects in this space, before, too—like the charmingly-named OtterCast. Video after the break.
youtube.com/embed/Ft5_anhSEE8?…
Building a PV Solar-Powered Quadcopter
The solar-powered quadcopter from below. (Credit: Luke Maximo Bell)
One of the most frustrating parts about flying a quadcopter is having to regularly swap battery packs, as this massively limits what you can do with said quadcopter, never mind its effective range. Obviously, having the sun power said quadcopter during a nice sunny day would be a much better experience, but how workable is this really? While airplanes have used solar power to stay aloft practically indefinitely, a quadcopter needs significantly more power, so is it even possible? Recently, [Luke Maximo Bell] set out to give it a whirl.
His quadcopter build uses a large but very lightweight carbon fiber frame, with large 18″ propellers. This provides the required space and lift for the solar panel array, which uses 27 razor-thin panels in a 9×3 grid configuration supported by a lightweight support frame.
Due to the lightweight construction, the resulting quadcopter actually managed to fly using just the direct power from the panels. It should be noted however that it is an exceedingly fragile design, to the point that [Luke]’s cat broke a panel in the array when walking over it while it was lying upside-down on a table.
After this proof of concept, [Luke] intends to add more panels, as well as a battery to provide some buffer and autonomous flying hardware, with the goal of challenging the world record for the longest flying drone. For the rest of us, this might make for a pretty cool idea for a LoRaWAN mesh node or similar, where altitude and endurance would make for a great combo.
youtube.com/embed/isAQEU0mZBo?…
Il 2 novembre sit in per la “strega” Francesca Albanese sotto la statua di Giordano Bruno a Roma
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/il-2-no…
Il 2 novembre in piazza con Francesca Albanese, con la Palestina libera, con tutte le
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2025 Component Abuse Challenge: A Transistor As A Voltage Reference
For our 2025 Component Abuse Challenge there have been a set of entries which merely use a component for a purpose it wasn’t quite intended, and another which push misuse of a part into definite abuse territory, which damages or fundamentally changes it. [Ken Yap]’s use of a transistor base-emitter junction as a voltage reference certainly fits into the latter category.
If you forward bias a base-emitter junction, it will behave as a diode, which could be used as a roughly 0.7 volt reference. But this project is far more fun than that, because it runs the junctions in reverse biased breakdown mode. Using one of those cheap grab bags of transistor seconds, he finds that devices of the same type maintain the same voltage, which for the NPN devices he has works out at 9.5 volts and the PNP at 6.5. We’re told it damages their operation as transistors, but with a grab bag, that’s not quite the issue.
We’ve got a few days left before the end of the contest, and we’re sure you can think of something worth entering. Why not give it a go!
DIY Pinball Machine Uses Every Skill
Pinball machines have something for everyone. They’re engaging, fast-paced games available in a variety of sizes and difficulties, and legend has it that they can be played even while deaf and blind. Wizardry aside, pinball machines have a lot to offer those of us around here as well, as they’re a complex mix of analog and digital components, games, computers, and artistry. [Daniele Tartaglia] is showing off every one of his skills to build a tabletop pinball machine completely from the ground up.
This is the latest in a series of videos documenting [Daniele]’s project, so he already has the general arrangement of the game set up. He has some improved ball-counting devices to enhance the game’s ability to keep track of ball position. [Daniele] also builds a few chutes and chimneys for the ball to pass outside of the play field. Next up are flippers and some of the bumpers. The video is rounded out with conductive targets built completely from scratch using metal zip ties. With a machine as complex as this, there are many points during the build where he has to stop and redesign parts. Prototyping as he goes, [Daniele] adds to the distinctive flair of this unique game.
This build truly puts every tool in [Daniele]’s toolbox to work, from a laser cutter, lathe, and 3D printer to various microcontrollers, solenoids, and electronics. He seamlessly blends the analog world of steel ball bearings and rubber bumpers with the digital world of scoring, automation, lighting, and sound. Pinball machines are experiencing a bit of a resurgence, meaning many of the classic tables are expensive collector’s items. If you want to build your own, we featured a great resource for others like [Daniele] who want to build one of these intricate machines themselves.
Thanks to [Aaron] for the tip!
youtube.com/embed/H6bjvyqSgos?…
TyL likes this.
Non riuscendo a trovare un interlocutore umano che seguisse il mio pensiero e che chiarisse i miei dubbi, ho pensato di consultare Gemini.
gemini.google.com/share/3910bd…
il problema di questa riforma da quello che ho capito è che in sostanza l'elettore vota un progetto, la cui pericolosità o meno non è contenuta nella riforma, ma in regolamenti attuativi esterni che il parlamento dovrà redarre successivamente. questo è estremamente pericoloso. la scelta della rossa dei candidati non togati dei 2 csm, come dei membri dell'alta corte disciplinare è estremamente critica e in quello sta l'indipendenza della magistratura dal potere esecutivo, pur con tutti i difetti e i disequilibri dell'attuale magistratura, certamente stra-potente.
come scrive gemini stesso: "In sintesi, la garanzia di imparzialità si riduce drasticamente, perché la casualità del sorteggio viene neutralizzata dalla selezione preventiva e mirata della lista di base (la "rosa")."
Alla fine è come quando fanno le elezioni in russia o iran, dove tu voti MA i candidati sono prima scelti dal governo o sa una sola parte politica... è lo stesso tipo di difetto originale.
Sarebbe molto diverso se la riforma contenesse criteri rigorosi e vincolanti sa parte del parlamento per la scelta della rosa. Ma così non è. Ed è grave perché si chiede all'elettore di votare una riforma costituzionale "incompleta" e "indefinita" fidandosi di un parlamento.
Mandando alle ortiche l'indipendenza democratica tra potere esecutivo, parlamento e magistratura.
Invito a leggere il mio "dialogo" con Gemini o magari andare su gemini a fare domande alternative.
Otttoz
in reply to Antonella Ferrari • • •portiamo anche le bandiere delle nazioni propal a sostegno della Albanese
tg24.sky.it/mondo/approfondime…
Stato Palestinese, ecco quali Paesi lo riconoscono ufficialmente. LA MAPPA INTERATTIVA
Redazione Sky TG24 (Sky TG24)Giornalismo e disordine informativo reshared this.
Nessuno
in reply to Antonella Ferrari • •Grande donna, grazie a lei ho capito come stanno davvero le cose e come si sono evolute negli anni.
Ora che non sono riusciti a cancellarla e zittirla coi fatti stanno provano ad infangare la sua integrità con false accuse di aver ricevuto finanziamenti da alcune associazioni ProPal vicine ad Hamas da loro definite "terroriste".
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