La Consulta conferma il criterio del trattamento di sostegno vitale, ma anche l’equivalenza fra il sostegno vitale in essere e quello rifiutato
Cappato: “Mentre il Parlamento gira la testa dall’altra parte, non resta che la disobbedienza civile”
Con la sentenza n. 66/2025 la Corte Costituzionale, si è di nuovo pronunciata in materia di fine vita e, per la seconda volta in meno di un anno, sulla legittimità costituzionale del requisito del trattamento di sostegno vitale. Pur dichiarando non fondata la questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Milano, ha confermato che i trattamenti di sostegno vitale devono ritenersi sussistenti anche se rifiutati dalla persona malata. La Corte nella decisione ha dichiarato non fondate le eccezioni proposte dal Governo e dagli interventi ammessi.
I giudici della Consulta hanno ribadito per la quarta volta con forza l’auspicio […] che il legislatore intervenga in materia di fine vita e il Servizio sanitario nazionale intervenga prontamente ad assicurare concreta e puntuale attuazione a quanto stabilito dalla sentenza n. 242 del 2019 e 135/2024.
“La Corte, con quest’ultima sentenza, ha ribadito un concetto fondamentale: il requisito del trattamento di sostegno vitale deve ritenersi soddisfatto anche quando la persona malata lo ha rifiutato. Le aziende sanitarie non possono ora ignorare due pronunce della Corte in meno di un anno: non possono negare l’accesso al suicidio medicalmente assistito perché il trattamento di sostegno vitale non è in atto perché rifiutato. Non solo, ma le aziende sanitarie devono dare concreta attuazione alle precedenti decisioni della Consulta in materia, sono gli stessi giudici costituzionali a ribadirlo” commenta Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, che ha coordinato il collegio legale di studio e difesa (composto anche dagli avvocati Tullio Padovani, Maria Elisa D’Amico, Benedetta Liberali, Irene Pellizzone, Francesca Re, Rocco Berardo, Alessia Cicatelli, Roberto D’Andrea, Niccolò Panigada) di Marco Cappato, indagato per aver accompagnato in Svizzera Elena e Romano che avevano, rispettivamente, rifiutato la chemioterapia e la nutrizione artificiale tramite PEG.
“Con un Parlamento italiano che continua a girare la testa dall’altra parte, e con una Corte costituzionale che ha ribadito di non potersi spingere oltre a quanto già stabilito, non resta che la strada della disobbedienza civile. Dopo il processo che si apre a Firenze il 4 giugno per l’aiuto fornito a Massimiliano, torneremo dunque davanti al Tribunale di Milano per l’aiuto che ho fornito a Elena e Romano per accedere in Svizzera alla morte volontaria” dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che continua “questa decisione della Corte conferma quanto già deciso sul trattamento di sostegno vitale: ora deve finire l’ostruzionismo delle aziende sanitarie. Per questo continuiamo la lotta per l’approvazione di leggi regionali che garantiscano tempi certi nelle risposte a chi soffre”.
L'articolo La Consulta conferma il criterio del trattamento di sostegno vitale, ma anche l’equivalenza fra il sostegno vitale in essere e quello rifiutato proviene da Associazione Luca Coscioni.