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In ricordo di Walter De Benedetto e delle sue lotte, a partire da quella per la cannabis


Walter De Benedetto è morto a metà maggio del 2022 perché aveva deciso di smettere di curarsi dagli effetti dell’artrite reumatoide che lo aveva fortemente invalidato da molti anni. L’artrite reumatoide è una malattia rara che causa forti e costanti dolori, sofferenze che Walter cercava di lenire (anche) con la cannabis terapeutica fino a quando la Asl di Arezzo riusciva a fornirgliene la quantità necessaria, con quella coltivata nella sua serra da un amico, quando l’altra mancava.

Per questa sua coltivazione era stato incriminato, processato e assolto. Prima, durante e dopo il processo Walter si era assunto l’onere, più che l’onore, di trasformare la sua situazione personale in una vera e propria leadership politica. Malgrado le difficoltà quotidiane che doveva affrontare e il progressivo deterioramento delle sue condizioni, Walter aveva partecipato di persona a manifestazioni davanti alla Camera, arrivando da Arezzo a Roma in autoambulanza e resistendo per ore in piazza e nell’ufficio del Presidente Fico senza lamentarsi o perdere la pazienza.

La prima volta che Walter si era rivolto all’Associazione Luca Coscioni aveva cercato Marco Cappato per parlare del suo fine vita. Quel tema è stato via via soppiantato dalla volontà di partecipare alle azioni contro la violenza di uno Stato che piuttosto che fornire a lui, come a migliaia di persone che hanno la ricetta, la cannabis terapeutica, l’ha processato per aver coltivato la sua cura. Perché, come diceva sempre Walter, «il dolore non aspetta». Walter è stato un raro esempio di militanza di chi, colpito nella salute personale, riesce a trovare argomenti ed energie tali da trasformare le proprie sofferenze in una lotta per sé e altri come lui. Un esempio civico che ha fatto breccia nella politica ufficiale quanto nei media che in queste ore lo hanno ricordato per esser stato il volto della cannabis terapeutica negata.

Pare impossibile, ma in Italia il godimento del diritto alla salute resta esigibile con enormi difficoltà.

Non basta una legge, occorre battersi per pretenderne il pieno rispetto su tutto il territorio nazionale.

Nel 2019 Walter aveva scritto a Governo e Parlamento e l’estate scorsa di nuovo al Presidente della Repubblica per ricordare che la sua non era una vicenda isolata e che ancora oggi molte persone con una prescrizione medica non trovano la cannabis. L’unica figura istituzionale che gli ha risposto con la necessaria attenzione è stata la Ministra Dadone che opportunamente lo invitò alla Conferenza Nazionale sulle droghe del novembre 2021 a Genova.

La lotta di Walter fu di ispirazione tanto per la società civile quanto per quei politici più attenti alle misure necessarie perché la cannabis non sia trattata come il diavolo ma come una pianta medica – in quei giorni alla Camera si discuteva il disegno di legge Magi-Licatini che andava in quella direzione. Se da destra sono sempre arrivate, e continuano ad arrivare, leggi e politiche ferocemente restrittive contro la cannabis, e tutte le altre piante e molecole che possono avere impieghi terapeutici, da sinistra solo promesse, e tutti lì per lì. Come su altre questioni che riguardano la responsabilità individuale di poter effettuare scelti consapevoli sul proprio corpo, anche sulla cannabis è più probabile che saranno i tribunali a farci fare passi avanti e non le aule parlamentari

L'articolo In ricordo di Walter De Benedetto e delle sue lotte, a partire da quella per la cannabis proviene da Associazione Luca Coscioni.

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