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Universale


Nel 2024 sono state 359 le persone viventi che si sono private di un loro organo (quasi sempre un rene o parte del fegato) per donarle a qualcun altro (grafico a sinistra). Negli ultimi dieci anni (nel 2015 le donazioni furono 325) questi eventi sono gradualmente aumentati.

Chi sono queste persone così straordinariamente generose? La tabella a destra, relativa alle donazioni di rene, ci dice che si tratta di consanguinei (madri, fratelli, sorelle…) e non consanguinei (mogli, mariti, conoscenti…).

C’è addirittura chi un proprio rene lo mette a disposizione di un centro trapianti perché lo utilizzi per salvare la vita a chiunque ne abbia bisogno (donazione “samaritana” ).

L’attività di trapianto da donatore vivente in Italia è regolata da una legge di oltre mezzo secolo fa (Legge 26 giugno 1967, n. 458 ).

Essa prevede che, in ogni caso, la donazione avvenga a titolo gratuito.

Come penso di poter immaginare, la decisione di donare un rene o un pezzo di fegato non deve essere banale, anche perché irreversibile. Se le cose dovessero andare male per il donatore, non sarebbe semplice “restituirglieli”.

Forse leggermente meno impegnativo potrebbe essere per una donna donare, sempre a titolo gratuito, a qualcuno che per varie ragioni non può procreare, la gioia di avere un figlio, sostenendone per lei/lui la gravidanza (maternità surrogata).

E dopo nove mesi, tornare alla propria vita con la felicità di avere dato felicità.

Ma questo, anziché essere considerato un atto di generosità, da incentivare e normare è ora un reato universale per il quale chiunque lo metta in atto, anche in paesi in cui ciò sia permesso, viene punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.

Perché questa differenza?

Forse perché si teme che i casi di maternità surrogata “commerciale” (dietro compenso) con la mercificazione del corpo delle gestanti sarebbero ben di più dei casi di cessione di un organo.

Ma controllare che non vi siano pratiche commerciali sottostanti è forse più difficile per la maternità surrogata che per la cessione di un rene?

Secondo alcune mie amiche, la differenza maggiore consisterebbe nel fatto che un rene, una volta donato è fuori di te per sempre mentre un bimbo rimane nel ventre di una madre surrogata per nove mesi.

Durante i quali un profondo rapporto affettivo può instaurarsi. Dovrebbe quindi essere esteso il termine entro il quale la madre surrogata possa revocare il consenso al trasferimento del nascituro alla coppia infertile.

Secondo altre mie amiche, una legge che normi questa materia non potrebbe e non dovrebbe essere così rigida e puntuale ma rimanere sufficientemente elastica (legge cosiddetta “gentile”) affinché il giudice eventualmente chiamato a valutare il caso, possa essere libero di decidere nel migliore interesse di tutte le parti (in primis del nascituro).

In ogni caso, con una legge, questo percorso sarebbe ben più sicuro, controllato e regolamentato di come lo sia adesso.

L’Associazione Luca Coscioni, insieme a esperti e altre associazioni, ha elaborato una proposta di legge, depositata lo scorso anno al Senato dal senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e alla Camera dei deputati dall’onorevole Riccardo Magi (+Europa), per regolamentare la gravidanza per altri solidale, contro ogni forma di sfruttamento e abuso.

Come per quasi tutte le questioni sui diritti civili (fine vita, aborto, disabilità ed altri) non si dovrebbe prendere posizione solo su base ideologica ma dibattere con sufficiente serenità tutti i risvolti di una pratica che, se da un lato può comportare un qualche rischio di mercificazione del corpo delle donne (ben inferiore tuttavia in termini numerici a quello della prostituzione di cui nessuno in questo governo si preoccupa), dall’altro permetta di sostenere la solidarietà di una sorella, di un’amica, perfino di una sconosciuta.

Proprio come quando si dona un rene.

Altrimenti, di universale resta solo l’intolleranza.

L'articolo Universale proviene da Associazione Luca Coscioni.

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in reply to Lista Referendum e Democrazia

Incoerenza allo stato puro: gli stessi che giudicano la GpA reato universale, vorrebbero costringere una donna a portare avanti una gravidanza indesiderata e poi lasciare il bimbo nelle culle "per la vita" dove se ne prende cura Pierino [dalle parti mie si usa questo nome per dire "chi? boh"]. Il loro problema è che la donna decida cosa fare o non fare del proprio corpo, non gli importa dell'eventuale figlio.