I pendii striati su Marte non sono tracce d’acqua
Per anni, gli scienziati hanno osservato strane strisce che “dipingono” le pareti dei rilievi marziani. Alcuni le hanno interpretate come flussi liquidi, suggerendo la possibile esistenza di ambienti attualmente abitabili sul Pianeta rosso. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Nature Communications, condotto dalla Brown University e dall’Università di Berna, mette in dubbio questa affascinante ipotesi. I ricercatori, che hanno utilizzato l’apprendimento automatico per creare e analizzare un’enorme quantità di dati sulle caratteristiche delle striature dei pendii, propongono una spiegazione diversa: un processo secco, legato all’attività del vento e della polvere.
Strisce luminose e scure che ricoprono le pendici dell’Olympus Mons, viste dallo strumento Colour and Stereo Surface Imaging System (CaSSIS) a bordo dell’ExoMars Trace Gas Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europea. L’immagine copre un’area di circa 50 chilometri quadrati ed è stata acquisita il 3 ottobre 2024. Coordinate marziane: 26,5°N, 223,8°E. Crediti: Esa
Gli scienziati hanno osservato per la prima volta le strane striature nelle immagini raccolte dalla missione Viking della Nasa, negli anni Settanta. Questi tratti, generalmente più scuri rispetto al terreno circostante, si estendono per centinaia di metri lungo pendii marziani. Alcuni di essi persistono per anni o addirittura decenni, mentre altri appaiono e scompaiono più rapidamente. Le formazioni di più breve durata – soprannominate linee di pendenza ricorrenti (Rsl, Recurring Slope Lineae) – sembrano comparire sempre negli stessi punti durante i periodi più caldi dell’anno marziano.
L’origine delle striature è stata a lungo oggetto di dibattito tra gli scienziati planetari. L’attuale Marte è estremamente secco, e le temperature raramente superano lo zero. Tuttavia, è stato ipotizzato che piccole quantità d’acqua – forse derivanti da ghiaccio sotterraneo, falde acquifere profonde o da un’atmosfera insolitamente umida – possano mescolarsi con sali presenti nel suolo, dando origine a flussi liquidi anche sulla gelida superficie marziana. Se ciò fosse vero, le Rsl e le striature sui pendii potrebbero rappresentare rare nicchie abitabili su un pianeta altrimenti inospitale.
Tuttavia, non tutti i ricercatori concordano con questa interpretazione. Alcuni sostengono che le striature siano in realtà causate da processi completamente asciutti, come la caduta di massi o l’azione del vento, e che la loro parvenza “liquida” sia semplicemente un’illusione dovuta alle immagini orbitali.
Nella speranza di ottenere nuovi spunti, i due autori dello studio – Valentin Tertius Bickel e Adomas Valantinas – si sono affidati a un algoritmo di apprendimento automatico per catalogare il maggior numero possibile di striature sui pendii marziani. Dopo aver addestrato l’algoritmo su avvistamenti confermati di queste strisce, lo hanno applicato all’analisi di oltre 86mila immagini satellitari ad alta risoluzione. Il risultato è stata una mappa globale di queste striature su Marte, unica nel suo genere, che raccoglie più di 500mila caratteristiche di tali formazioni.
«Una volta ottenuta questa mappa globale, abbiamo potuto confrontarla con database e cataloghi in cui sono raccolti altri parametri come la temperatura, la velocità del vento, l’idratazione, l’attività delle frane e altri fattori», dice Bickel. «Poi abbiamo potuto cercare correlazioni su centinaia di migliaia di casi per capire meglio le condizioni in cui si formano queste caratteristiche».
L’analisi geostatistica ha evidenziato che le striature dei pendii e le Rsl non sono generalmente associate a fattori indicativi di un’origine liquida o glaciale, come un orientamento specifico dei pendii, ampie variazioni della temperatura superficiale o un’elevata umidità. Al contrario, lo studio ha rilevato che entrambe le formazioni tendono a svilupparsi in aree caratterizzate da velocità del vento e depositi di polvere superiori alla media, elementi che suggeriscono un’origine secca.
I ricercatori concludono che le striature si formano molto probabilmente quando strati di polvere fine scivolano improvvisamente lungo pendii ripidi, sebbene le cause specifiche possano variare. Le striature dei pendii risultano più comuni in prossimità di crateri da impatto relativamente recenti, dove le onde d’urto potrebbero innescare lo scivolamento della polvere superficiale. Le Rsl, invece, si osservano più frequentemente in aree caratterizzate da fenomeni come i diavoli di polvere o la caduta di massi.
Nel complesso, i risultati sollevano nuovi dubbi sull’ipotesi che le striature sui pendii e le Rsl rappresentino ambienti abitabili su Marte. Questo ha importanti implicazioni per la futura esplorazione del Pianeta rosso perché sebbene gli ambienti potenzialmente abitabili siano obiettivi privilegiati per le missioni, si preferisce mantenere da questi ambienti una certa distanza per evitare il rischio di contaminazione. Qualsiasi microbo terrestre trasportato da un veicolo spaziale potrebbe infatti compromettere l’integrità di questi ambienti, ostacolando la ricerca di vita autoctona su Marte. Lo studio suggerisce che, in questi peculiari ambienti oggetto di studio, tale rischio di contaminazione è piuttosto basso.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Communications l’articolo “Streaks on martian slopes are dry” di Valentin Tertius Bickel e Adomas Valantinas