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Sentenza 69/2025 della Consulta: “Occasione mancata per eliminare la discriminazione contro l’accesso delle donne single alla PMA”


La Corte ha, comunque, precisato che un intervento del Parlamento non sarebbe incostituzionale.

Continueremo a lottare per superare questa discriminazione: per questo rilanciamo la nostra petizione al Parlamento per consentire a tutte le donne di accedere alla PMA.


Con la sentenza n. 69 pubblicata oggi, la Corte Costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 5 della legge 40 del 2004, che attualmente vieta alle donne singole l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) in Italia. Allo stesso tempo, i giudici costituzionali hanno chiarito che una modifica della legge da parte del Parlamento, per includere anche le donne singole, non violerebbe la Costituzione. In altre parole, non ci sono ostacoli costituzionali a un’eventuale estensione dell’accesso alla PMA anche a famiglie monoparentali.

“Prendiamo atto che la Corte costituzionale, non ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Firenze. Si tratta di un’occasione mancata per superare la discriminazione delle donne single nell’accesso alla PMA. È, invece, positivo che la Consulta abbia ribadito nelle motivazioni in diritto che non sussistono ‘impedimenti costituzionali’ a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale. Anche su questo tema, come sul fine vita, la palla passa dunque al Parlamento. Oggi perciò rilanciamo la petizione al legislatore affinché intervenga sulla legge 40 modificando l’articolo 5 per permettere l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita a coloro che ne hanno bisogno per fare famiglia. Anche alla luce della sentenza 68, sempre di oggi, giudizio in cui avevamo depositato un amicus curiae, che dichiara incostituzionale il divieto di riconoscimento del figlio da parte della madre intenzionale nel caso di coppia di donne che ha effettuato la PMA all’estero, dove questa tecnica è legale”, dichiara Filomena Gallo, avvocata che ha coordinato il team legale di Evita, ricorrente principale, nonché quelli di Serena e dell’Associazione Luca Coscioni che sono intervenuti nel giudizio principale, e anche segretaria nazionale di quest’ultima.

“Sono dispiaciuta per il mancato accoglimento della questione. È un’occasione mancata per affermare con chiarezza che il desiderio di genitorialità non può essere filtrato da pregiudizi, né condizionato da schemi ormai superati. Ora spetta al Parlamento dimostrare se è in grado di ascoltare la realtà, quella fatta di donne che scelgono con consapevolezza di diventare madri, che costruiscono relazioni basate sull’amore e sulla responsabilità, anche fuori dal perimetro della famiglia tradizionale” commenta Evita, 40 enne torinese, ricorrente nel procedimento davanti al Tribunale di Firenze che aveva rimesso la questione alla Corte costituzionale.

“Negli scorsi mesi abbiamo lanciato una petizione al Parlamento affinché modificasse l’articolo 5 della legge 40 del 2004 rendendo possibile, anche per le donne singole, accedere alle tecniche di PMA. Dopo questa pronuncia della Consulta, e in linea con il suo richiamo alla discrezionalità legislativa, torniamo con decisione a chiedere che il tema venga messo subito nel calendario dei lavori del Parlamento”, commenta Francesca Re, avvocata, consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice della campagna PMA per tutte.

L'articolo Sentenza 69/2025 della Consulta: “Occasione mancata per eliminare la discriminazione contro l’accesso delle donne single alla PMA” proviene da Associazione Luca Coscioni.

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in reply to Lista Referendum e Democrazia

perché è ovvio che una maschio e una femmina siano genitori migliiori
lastampa.it/cronaca/2025/05/21…