Mentore Maggini, l’astronomo che dipingeva Marte
Mauro Dolci (direttore Inaf Abruzzo) e Paolo Maggini con in mano il manoscritto del libro “Il pianeta Marte” e una delle copertine di prova. Crediti: C. Badia/Inaf Abruzzo
Non solo scienziato, Mentore Maggini (Empoli, 1890 – Teramo, 1941) è stato un artista appassionato, capace di trasformare le sue osservazioni celesti in raffinati acquerelli. Tra gli astronomi italiani più importanti della prima metà del Novecento, Maggini ha diretto l’Osservatorio astronomico di Collurania (oggi Osservatorio astronomico d’Abruzzo) per quasi due decenni, distinguendosi per i suoi studi sui pianeti, in particolare Marte e Saturno, e per l’adozione precoce della fotometria fotoelettrica, una tecnica che all’epoca rappresentava l’avanguardia nell’analisi quantitativa della luce delle stelle.
Ma accanto alla competenza scientifica Maggini era anche un raffinato disegnatore: le sue osservazioni telescopiche si traducevano in acquerelli accurati e suggestivi, in cui il rigore si univa alla sensibilità estetica. Questa duplice anima — scienziato e artista — è oggi testimoniata da numerosi materiali originali, parte dei quali sono tornati simbolicamente “a casa” ieri, lunedì 12 maggio, grazie alla generosità del nipote, Paolo Maggini, che proprio a Teramo ha consegnato una serie di documenti appartenuti al nonno, tra cui spiccano il manoscritto originale del libro Il pianeta Marte (Ulrico Hoepli Editore – Milano, 1939) e una copia stampata, due copertine non utilizzate dello stesso volume (disegni/acquerelli su cartoncino nero), una fotografia con dedica di Padre Guido Alfani, il catalogo di orologi artistici “Die Kunst-Uhern” di Josef Georg Bohm (Praga, 1908), e due rarissimi volumi delle Misure di Stelle Doppie di Giovanni Schiaparelli (1888 e 1909), entrambi con dedica al fondatore dell’Osservatorio di Collurania, Vincenzo Cerulli.
Disegno di Marte eseguito con acquerello e china da Mentore Maggini. Crediti: C. Badia/Inaf Abruzzo
La raccolta donata non è solo un insieme di documenti d’archivio, ma un’importante testimonianza del metodo osservativo e del pensiero scientifico di Maggini, che aveva scelto di raccontare il cielo non solo con numeri e formule, ma anche con il colore e la forma. I suoi acquerelli planetari sono oggi considerati veri documenti scientifici, in cui si riconosce un’attenzione minuziosa per i dettagli visivi e per le variazioni atmosferiche registrabili al telescopio. In un’epoca in cui l’imaging elettronico non era ancora disponibile, la capacità di trasporre su carta quanto visto all’oculare rappresentava uno strumento fondamentale per la ricerca. I disegni di Maggini sono apprezzati ancora oggi per l’equilibrio tra precisione tecnica e senso estetico.
Tra le sue opere più rappresentative spicca Il pianeta Marte, del 1939, uno dei pochi volumi italiani dell’epoca interamente dedicati al Pianeta rosso. Ricco di disegni, mappe e confronti osservativi, il libro rappresenta una sintesi del lavoro di un’intera carriera. Le copertine illustrate, realizzate dallo stesso Maggini come proposte per l’editore, rivelano una sensibilità grafica inusuale per un’opera scientifica, e confermano la volontà dell’autore di avvicinare anche il pubblico non specialista alla bellezza dell’indagine astronomica.
In questo contesto si inserisce anche il legame affettivo con la sua famiglia, che trova espressione in un progetto editoriale poco noto ma significativo: Urania, un libro illustrato scritto da Maggini per la figlia, scomparsa prematuramente. Concepito come un racconto divulgativo per bambini, il volume univa contenuti scientifici e illustrazioni originali, nel tentativo di trasmettere la meraviglia del cielo alle nuove generazioni. Il titolo, evocativo e affettuoso, racchiude un doppio significato: Urania è la musa dell’astronomia, ma anche il nome della bambina per cui l’opera era stata pensata. Un gesto intimo che racconta l’uomo dietro lo scienziato.
I volumi di “Misure di Stelle doppie” con la dedica autografa di Schiaparelli. Crediti: C.Badia/Inaf Abruzzo
«Sono profondamente commosso. Questo materiale», ha raccontato Paolo Maggini, «è passato di mano in mano nella mia famiglia fin dagli anni Venti del secolo scorso. Era un debito che mio padre [il figlio di Mentore Maggini, ndr] sentiva verso l’Osservatorio, e che io ho ereditato. Questa, in fondo, è stata un po’ la nostra casa: qui hanno vissuto i miei nonni, mio padre e la sua sorellina Urania, scomparsa giovanissima».
I materiali donati saranno catalogati e resi disponibili per la consultazione nell’ambito dell’archivio storico dell’Osservatorio, recentemente digitalizzato, e sul portale Inaf dei beni culturali Polvere di Stelle, contribuendo così a restituire visibilità e accessibilità a una pagina importante della storia scientifica italiana. In un’epoca in cui la tecnologia domina lo studio dell’universo, il lavoro poliedrico di Maggini ricorda quanto l’occhio umano, armato di curiosità e strumenti modesti, possa cogliere la meraviglia dell’universo traducendosi in gesto creativo, emozione, memoria. «Donare questi documenti significa riportarli nel luogo a cui appartengono, e presto ne seguiranno degli altri», ha concluso Paolo Maggini. «È davvero come tornare a casa».