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Se dovessi rinunciare a una parola che uso regolarmente


Mi interrogherei e presterei attenzione alle circostanze che mi hanno costretto a rinunciare a quella parola. La parola forse sarebbe “che paura!”, espressione che può essere tanto polisemica quanto “‘tacci tua”: dipende dalla prosodia dell’espressione, dalle intenzioni, dal contesto, dal tono di voce del locutore.
Perché quindi ho rinunciato a quella parola? Chi mi ci ha costretto? Probabilmente dei parlanti a me prossimi e vicini che mi frequentano spesso e che non ne possono più di sentirmi dire “che paura!” a ogni piè sospinto, per cui mi hanno detto con tono fermo e a brutto muso “cambia musica!!!”
Allora me ne uscirei con l’ultimo “che paura!” della mia vita, che d’ora in poi diventerebbe “mannaja!”, da leggere: /manˈnad͡ʒːa/ oppure alla romana /nˈnad͡ʒːa/

#linguaItaliana #Linguistica