“nz”: un post sul sito di antonio syxty
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NZ (o anche) la zona al contrario - Extract from T.F.Y.L. Project: The Forty Years Later Project. (1980-1981>2017)
Per l'editore IkonaLiber di Roma nella collana Syn scrittore di ricerca diretta da Marco Giovenale è uscito a marzo 2024 il mio libro N...SYXTY (Blogger)
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La Germania Ovest spiava l’Ungheria
L’inizio degli anni Cinquanta vide l’ODEUM Roma [cellula del servizio segreto tedesco occidentale dell’epoca presente a Roma] al centro di una serie di pesanti critiche interne, provenienti dalle file della stessa Organisation Gehlen [servizio segreto tedesco occidentale dell’epoca], che riguardavano l’attività del gruppo romano volta a contrastare i paesi del futuro Patto di Varsavia. A tal riguardo bisogna tuttavia sottolineare come la ricostruzione dell’attività generale dell’ODEUM Roma contro i paesi della zona d’influenza sovietica non risulti impresa facile. Infatti i report inviati periodicamente da Johannes tra il novembre del ’47 e l’ottobre del ’48 non contengono accenni significativi ad attività antisovietiche del gruppo romano e sembrano invece concentrarsi soprattutto sull’infiltrazione nello SMOM [Sovrano Ordine Militare di Malta con sede a Roma]. Tuttavia l’iniziale scarsità di accenni ad attività spionistiche rivolte contro i paesi del blocco orientale non significa automaticamente che non vi sia stato un impegno dell’ODEUM Roma in tal senso, come avrebbe dimostrato la vicenda qui di seguito descritta dell’ “affare dei report” sull’Europa dell’Est. resoconti “incriminati”, inoltrati dall’ODEUM Roma alla centrale di Pullach riguardavano una serie di notizie in primo luogo su presunti spostamenti di armi e veicoli militari in Ungheria nel ’52 <490.
È ovvio che, a causa della loro prossimità geografica rispetto ai paesi del Patto Atlantico, paesi come l’Ungheria erano di grande interesse per l’Organisation Gehlen e la CIA. La Repubblica Popolare d’Ungheria, guidata allora dal primo ministro István Dobi, aveva svolto un ruolo centrale nei piani staliniani per il consolidamento dell’influenza sovietica nell’Europa dell’Est sin dal biennio ’44-‘45, centralità che sarebbe ulteriormente accresciuta dopo la rottura tra l’URSS e la Jugoslavia di Tito nel ’48. Infatti nei primi anni Cinquanta il cosiddetto “terrore staliniano” con i suoi processi fasulli e le purghe sanguinose nei confronti di alcuni esponenti della “vecchia guardia” comunista, ora accusati di tradimento, si sarebbe rapidamente esteso dall’URSS ai suoi paesi satellite <491, comportando picchi di nervosismo e tensione anche nei paesi occidentali. Quanto l’Ungheria comunista fosse stata ormai influenzata dalla paranoia del dittatore sovietico lo dimostrarono, tra l’altro, i processi contro membri del clero cattolico ungherese nel ‘51, così come il caso clamoroso di László Rajik, ex ministro dell’Interno della repubblica magiara, processato pubblicamente nel ’49 e poi condannato a morte, in quanto presunto “nemico del regime” <492. Contemporaneamente in tutti i paesi del futuro Patto di Varsavia stava crescendo a vista d’occhio l’influenza dei servizi segreti nazionali e sovietici.
La vicenda Csaszar: un esempio di tentata infiltrazione nell’Ungheria comunista
Di fronte al rafforzarsi del sistema dittatoriale sovietico e della sua influenza sull’Europa dell’Est non sorprende dunque che l’intelligence occidentale sia stata, tra il ’48 e il ’53, particolarmente interessata a tenere d’occhio soprattutto quei paesi più vicini agli stati dell’Europa centrale, come, appunto l’Ungheria. L’eventuale spostamento di un numero significativo di truppe e armi ungheresi o sovietiche verso i confini con l’Austria e la Jugoslavia doveva essere riconosciuto con largo anticipo per poter poi avvertire i comandi militari competenti. L’ODEUM Roma, pur operando al centro della penisola italiana senza diretto accesso al territorio ungherese, avrebbe offerto all’Organisation Gehlen un canale “indiretto” per poter ricavare informazioni preziose sulla situazione militare del paese comunista, grazie al reclutamento di informatori proprio a Roma. A tal proposito è ben documentato il tentativo di Johannes di reclutare tra il ’48 e il ’49 l’ungherese Ede Csazsar, allora internato in un campo di prigionia italiano a Lipari <493. I documenti provano che l’ex fisico nucleare aveva l’intenzione di ottenere il permesso del ministero dell’Interno italiano di trasferire Csazsar in un campo dell’IRO (International Refugee Organisation) <494, da dove sarebbe poi dovuto tornare in Ungheria nelle vesti d’informatore del servizio segreto tedesco <495. Stando alle carte BND, Csazsar era stato individuato per tale incarico in quanto «specialista di aeroporti e piste di atterraggio», in grado dunque di tenere sotto osservazione gli spostamenti di aerei sovietici da e per l’Ungheria comunista, così come eventuali movimenti dell’esercito ungherese <496. I documenti provano inoltre che Johannes sia venuto in contatto con Csazsar, grazie al suo collegamento con lo SMOM <497. Infatti durante il periodo di attività al servizio di von Thun-Hohenstein, l’ex fisico nucleare era stato frequentatore abituale dei campi di rifugiati politici e di prigionieri di guerra supervisionati dall’Ordine <498, terreno fertile per ogni professionista d’intelligence in cerca di nuovi informatori. Nonostante tutti gli sforzi fatti per liberare l’informatore ungherese dalla prigionia, tuttavia, nell’ottobre del ’49 tale processo si sarebbe interrotto a causa dello “scandalo SMOM” e del venir meno dei legami tra l’ODEUM Roma e via Condotti <499. Nonostante il fallimento della missione, il caso Csazsar prova quanto per l’Organisation Gehlen, nei tardi anni Quaranta, fosse fondamentale il monitoraggio dell’attività militare in Ungheria, soprattutto riguardo agli aeroporti militari.
L’“affare dei report”: premesse, contenuti, giudizi
Tale interesse, come dimostrano le carte BND, continuò ad aumentare all’inizio degli anni Cinquanta, coinvolgendo nuovamente l’ODEUM Roma. E ciò sarebbe stato evidenziato proprio dalla già menzionata serie di report indirizzata dal gruppo romano alla centrale di Pullach sulla situazione in Ungheria del febbraio 1952. Come emerge da uno dei suddetti resoconti, grazie al reclutamento di un nuovo informatore, un operaio ungherese conosciuto solo come “Fevar”, l’11 febbraio Johannes e il suo gruppo avrebbero scoperto alcuni movimenti allarmanti presso l’aeroporto di Szekesfehervar, a soli 206 chilometri da Vienna <500. Stando all’informatore, in quel momento l’aeroporto era «occupato dall’aviazione sovietica» <501. Sempre secondo Fevar, presso la struttura aeroportuale si sarebbero trovati in quel momento «230 bombardieri pesanti, 105 cacciatori», parzialmente parcheggiati presso «spazi sotterranei, coperti da uno strato di cemento armato spesso circa 4 metri» <502.
In seguito all’invio di tale resoconto non tardò ad arrivare una risposta dall’ufficio “Analisi” dell’Organisation Gehlen. È infatti probabile che il suddetto documento dell’ODEUM Roma, a differenza dei report mandati da Johannes al fratello Reinhard tra il ’47 e il ’48, sia dovuto necessariamente passare per mano di terzi, a causa della potenziale importanza delle sue informazioni per la sicurezza dei paesi occidentali <503. La valutazione finale dell’ufficio “Analisi”, datata 15 febbraio 1952, avrebbe tuttavia rappresentato un duro colpo per il gruppo romano. Dal documento emerge, infatti, che le informazioni inoltrate da Johannes riguardo l’aeroporto di Szekesfehervar erano da considerarsi «non credibili» e addirittura «errate» <504. In primo luogo, secondo il personale del suddetto ufficio , sulla base di notizie precedentemente confermate, l’aeroporto ungherese in questione era usato dall’aviazione militare ungherese e non da quella sovietica. In secondo luogo, si legge nella citata valutazione, le dimensioni della struttura militare non avrebbero minimamente permesso il parcheggio di ben 335 aerei da combattimento, anche perché l’aeroporto non disponeva di una pista di decollo, presupposto necessario per giustificare lo stazionamento di un tale numero di aerei. Un aeroporto delle dimensioni di quello di Szekesfehervar, invece, secondo i responsabili della valutazione, avrebbe potuto ospitare un massimo di 120 aerei da combattimento. Infine, si concludeva, «il fatto che la struttura aeroportuale disporrebbe anche di spazi sotterranei dimostra la mancante credibilità dell’intero report» <505. Stando a quanto affermato dall’ufficio “Analisi”, infatti, nonostante simili voci girassero nella stampa ormai da tempo, l’esistenza di tali strutture sotterranee «non è mai stata provata» <506.
L’esito della suddetta valutazione avrebbe gravemente messo in dubbio la credibilità del gruppo romano. Ora che un report dell’ODEUM Roma era stato inoltrato direttamente agli uffici dell’Organisation Gehlen, piuttosto che passare per la “corsia preferenziale” del canale di comunicazione diretto tra i fratelli Gehlen, l’operato del gruppo romano sembrava infatti ormai messo in discussione. Chiaramente, come emerge dalla succitata valutazione, Johannes e i suoi collaboratori sembravano aver fatto affidamento su informatori inaffidabili, senza preventivamente verificare le informazioni pervenute da inoltrare alla centrale di Pullach. Tuttavia, come si vedrà, la valutazione del 15 febbraio sarebbe stata solo uno di una lunga lista di pareri negativi espressi dall’ufficio “Analisi” nei confronti dell’ODEUM Roma nel 1952.
Infatti un ulteriore documento, risalente al 14 febbraio dello stesso anno, getta luce sulla reale dimensione dei problemi legati ai report sull’Ungheria inviati da Johannes e dal suo gruppo. L’aspetto interessante del suddetto documento è che sembrava trattarsi di una lista appositamente redatta dall’ufficio “Analisi” di Pullach che raccoglieva le singole valutazioni di tutti i report sull’Europa dell’Est inviati dall’ODEUM Roma nel febbraio del ’52. In tale documento si legge, ad esempio, come il gruppo romano avesse precedentemente allertato la centrale di Pullach sull’istituzione di uno «Stato maggiore sovietico presso Miskolc», una città ungherese in prossimità del confine orientale del paese, che nel report dell’ODEUM Roma veniva descritta come «il più grande centro militare d’Ungheria» <507. La valutazione dell’ufficio “Analisi” non lasciava spazio a interpretazioni: «L’esistenza di uno “Stato maggiore” presso Miskolc non è per nulla credibile» <508. Inoltre, «l’affermazione secondo cui Miskolc sarebbe il “più grande centro militare” d’Ungheria è sbagliata» <509. Dopo aver elencato un totale di sei report del gruppo romano sui paesi dell’Europa dell’Est, ognuno dei quali veniva puntualmente screditato, il documento passava a una serie di riflessioni conclusive che esprimevano appieno la preoccupazione che le notizie provenienti da Roma sembravano aver destato presso l’ufficio “Analisi” dell’Organisation Gehlen: “1) Das Material ist in seiner Gesamtheit restlos unbrauchbar. 2) Die Verfasser der Berichte sind auf mil.[itärischem] Gebiet völlige Laien und besitzen nicht die geringsten Kenntnisse über das derzeitige Lagebild in Ungarn und Rumänien. 3) Die Existenz der angeführten Unterquellen wird hier stark angezweifelt. Setzt man sie aber voraus, so kann die äußerst mangelhafte Berichterstattung auch mit fehlender Schulung nicht ausreichend erklärt werden. 4) Alle Behauptungen des Meldungsinhaltes sind völlig unbewiesen. […] 5) […] Es handelt sich sicherlich um Produkte aus unseriösen ND-Kreisen […], die […] wegen ihrer Minderwertigkeit und falschen Angaben auf den ersten Blick als Schwindel entlarvt werden konnten” <510.
Le cause dei report e le conseguenze dell’“affare”
È chiaro, sullo sfondo di quanto appena detto, che un simile giudizio negativo dell’ufficio “Analisi” non sarebbe rimasto a lungo senza conseguenze. Nel descrivere le informazioni dei report dell’ODEUM Roma come «del tutto infondate» e, complessivamente, come «imbroglio», gli impiegati del suddetto reparto avevano infatti innescato un processo che avrebbe, da lì a breve, provocato l’ennesimo intervento di Reinhard Gehlen a favore del fratello maggiore e del gruppo romano. Secondo la già menzionata analisi dello stesso BND, condotta nel ’69 per gettare luce in retrospettiva sull’operato dell’ODEUM Roma e del suo capo e basata sulle suddette valutazioni, l’ufficio “Analisi” aveva allora messo in atto «una ribellione energica contro i report fasulli provenienti dalla rete di informatori legata a B.H. [Bruder Hans]» <511. Infatti sembra che la succitata lista del 14 febbraio, che, come già detto, riportava ben sei report dell’ODEUM Roma, insieme alle rispettive valutazioni negative, sia stata redatta dall’ufficio “Analisi” proprio allo scopo di convincere Reinhard dei risultati deludenti del lavoro dell’ODEUM Roma nell’ambito dell’intelligence sull’Europa dell’Est. Anche se non è possibile stabilire quando esattamente il capo dell’Organisation Gehlen abbia preso visione di tale lista, i documenti BND rivelano nondimeno che Reinhard l’abbia ricevuta nella tarda primavera del ‘52. Secondo Karl-Eberhard Henke, autore della valutazione interna condotta dal BND nel ’69, Reinhard Gehlen «non ha reagito bene di fronte agli esiti inequivocabili delle analisi condotte sui report di B.H. [Johannes]» <512. Come era già accaduto altre volte, sia nel caso dello “scandalo SMOM” sia in quello del “caso Krause”, il fratello minore dei Gehlen sarebbe venuto a soccorrere quello maggiore. Infatti l’unica conseguenza che i succitati report “fasulli” sembrano aver comportato per l’ODEUM Roma era che, a partire dalla primavera del ’52, il gruppo romano e il suo capo sarebbero tornati nuovamente sotto il controllo diretto ed esclusivo di Reinhard, senza l’intromissione di altri uffici o impiegati <513. Johannes e i suoi collaboratori sarebbero stati quindi posti nuovamente in una sorta d’“isolamento” rispetto al resto dell’Organisation Gehlen. Ciò è anche confermato dal fatto che, dalla primavera del ’52 in poi, né l’ufficio “Analisi” né la CIA, come si vedrà, avrebbero avuto più notizie sull’attività dell’ODEUM Roma <514.
[NOTE]490 Handschriftliche Stellungnahme, Karl-Eberhard Henke, 8 ottobre 1969, BND-Archiv, 220816, cfr. T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., pp. 427-428.
491 M. Mazower, Der dunkle Kontinent. Europa im 20. Jahrhundert, Alexander Fest, Berlin 2000, pp. 374-377.
492 Ivi, pp. 376-377.
493 Ede Czaszar, Befreiung aus der Internierung, 17 dicembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000287. La località di Lipari è erroneamente trascritta come “Pipari”.
494 Per un’analisi dell’umanitarismo internazionale e della tutela dei diritti dei profughi agli inizi della guerra fredda cfr. S. Salvatici, Senza casa e senza paese. Profughi europei nel secondo dopoguerra, Il Mulino, Bologna 2008; Id., Nel nome degli altri. Storia dell’umanitarismo internazionale, Il Mulino, Bologna 2015.
495 Intervention für Ede Csazsar bei der Ausländer-Abteilung des italienischen Innenministeriums, 8 febbraio 1948, BND-Archiv, 228014_OT, doc. 000284.
496 Ede Czaszar, Befreiung aus der Internierung, 17 dicembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000287.
497 Meldung an S-1933, Betr.: Ede Csazsar, 3 ottobre 1949, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000274.
498 E. Schmidt-Eenboom, T. Wegener Friis, C. Franceschini, Spionage unter Freunden, cit., pp. 56-57, cfr. Meldung, Betr.: Besprechung mit S-1933 am 9. September 48, 14 settembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000411.
499 Meldung an S-1933, Betr.: Ede Csazsar, 3 ottobre 1949, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000274.
500 Ungarn, Flugplatz von Szekesfehervar, 11 febbario 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 622.
501 Ibidem.
502 Ibidem.
503 Per una mancanza di fonti, è tuttavia possibile stabilire se l’invio di report all’ufficio “Analisi”, da parte dell’ODEUM Roma, abbia costituito il modus operandi “standard“ del gruppo romano sin dall’entrata in scena della CIA, oppure se con i report sull’Europa dell‘Est si fosse trattato di un caso eccezionale.
504 Endgültige Beurteilung, 15 febbraio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 624.
505 Ibidem.
506 Ibidem.
507 Endgültige Beurteilung, 14 febbraio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 619.
508 Ibidem.
509 Ibidem.
510 Ibidem. “1) Il materiale nel suo complesso è totalmente inutile. 2) Gli autori dei report sono dei completi dilettanti in materia mil.[itare] e non hanno le minime conoscenze della situazione attuale in Ungheria e Romania. 3) Si mette fortemente in dubbio l’esistenza di presunti informatori secondari. Ma anche se ci fossero, la scadente qualità dei resoconti non potrebbe essere sufficientemente giustificata da un mancante addestramento in ambito d’intelligence. 4) Tutte le affermazioni contenute nei report sono completamente prive di un qualche fondamento. […] 5) […] Si tratta sicuramente di prodotti di ambienti d’intelligence poco affidabili […], che […] si sono potuti smascherare a prima vista come imbroglio, a causa della loro scadente qualità e delle informazioni false”.
511 Handschriftliche Stellungnahme, Karl-Eberhard Henke, 8 ottobre 1969, BND-Archiv, 220816, doc. 615.
512 Ibidem.
513 Meldung, 2 maggio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 618.
514 Ibidem; T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., p. 428.
Sarah Anna-Maria Lias Ceide, ODEUM Roma. L’Organisation Gehlen in Italia agli inizi della guerra fredda (1946-1956), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, 2022
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blocco dei trasporti a uso militare diretti al porto di anversa e destinati a izrahell
da ‘L’Espresso’ (facebook.com/share/14w6Drjx2e/):
Un tribunale di Bruxelles ha stabilito ieri – giovedì 17 luglio – che il governo fiammingo deve bloccare immediatamente il transito verso Israele di tutte le merci che possono essere utilizzate per scopi militari. La decisione è arrivata dopo che quattro Ong belghe hanno intrapreso un’azione legale contro il governo locale. La denuncia è arrivata in seguito al fermo, per un’ispezione, di container contenente componenti destinati all’azienda del comparto militare israeliano Ashot Ashkelon. L’accusa rivolta al governo fiammingo è di non rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale riguardo al trasferimento di materiale militare proveniente da altri Paesi attraverso il porto di Anversa.
Uno degli snodi principali del commercio internazionale, dal porto di Anversa transita ogni giorno una quantità enorme di merci. Tra queste anche i cuscinetti a rulli conici che, secondo una di queste organizzazioni (Vredesactie), vengono utilizzati nella produzione dei carri armati Merkava e dei veicoli blindati Namer, impiegati a Gaza dall’esercito israeliano. Sempre secondo Vredesactie, ogni mese cinque navi salpano da Anversa verso Israele, il sospetto è che trasportino materiale militare.
Il tribunale ha deciso di vietare “il transito verso Israele di prodotti legati alla difesa e altri materiali utilizzabili per scopi militari per i quali non vi è una garanzia concreta che siano destinati esclusivamente a un uso civile”. In caso di violazione dell’ordinanza, il governo fiammingo rischia una multa di 50 mila euro. “Questa decisione storica riconosce la pesante responsabilità legale del governo fiammingo per aver facilitato missioni militari in uno Stato che commette crimini di guerra, persino genocidio. Il tribunale afferma ciò che i politici si rifiutano di riconoscere”, hanno dichiarato le organizzazioni in un comunicato stampa.
#Anversa #bambini #Bruxelles #children #colonialism #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #ONG #Palestina #Palestine #portoDiAnversa #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism
L'Espresso
Un tribunale di Bruxelles ha stabilito ieri - giovedì 17 luglio - che il governo fiammingo deve bloccare immediatamente il transito verso Israele di tutte le merci che possono essere utilizzate per...www.facebook.com
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daniele luttazzi smonta le ennesime bugie israeliane
#bugieIsraeliane #DanieleLuttazzi #debunking #Gaza #genocidio #iraele #Palestina
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Quella volta che Superman portò in orbita Hubble
edu.inaf.it/approfondimenti/sc…
Nella prima pagina di Action Comics 419 del 1972 vediamo uno shuttle che rilascia in orbita un satellite che assomiglia al telescopio spaziale Hubble: scopriamo come questo albo ha aiutato il famoso telescopio ad andare nello spazio!
#CaryBates #CurtSwan #LymanSpitzer #NancyGraceRoman #PeteSimmons #spaceShuttle #Superman #telescopioSpazialeHubble
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una recensione a cui rubo alcune righe, per sintesi
[…] Ma è soprattutto l’azione della P2 a bloccare l’Italia: rileggendo il Piano di Rinascita Democratica trovato nei documenti della figlia di Licio Gelli, è chiaro che l’egemonizzazione da parte degli USA della società italiana si afferma in questi anni e produce l’Italia in cui viviamo. Com’è ormai noto per le sentenze e le ricostruzioni dei movimenti di capitali che transitano per i conti di Gelli, la P2 agisce orchestrando una campagna di terrore con manovalanza neofascista che da Piazza Fontana all’omicidio di Aldo Moro segue una strategia che è stata studiata ormai in molti dettagli […]
il Piano di Rinascita Democratica ha vinto: siamo governati da eredi di Gelli e della destra fascista […].
Affermazione degli Usa in Italia: Le bombe da noi le han messe negli anni ‘70. Se le prospettive che erano ancora reali negli anni settanta sono diventate oggi utopiche, è perché la nostra vita sociale, collettiva, è rientrata nell’amministrazione ordinaria di una provincia americana […]
da doppiozero.com/il-male-gli-ann…
(Enrico Palandri, doppiozero, 16 lug. 2025)
#AldoMoro #anniSettanta #Cia #destraEversiva #destraFascista #Doppiozero #EnricoPalandri #fascismo #Gelli #LicioGelli #neofascismo #P2 #PianoDiRinascitaDemocratica #PiazzaFontana #stragismo #USA
Il Male: gli anni al contrario
Gli scrittori che dopo la seconda guerra mondiale scrivono romanzi in italiano costruiscono uno sguardo che durerà fino alla fine degli anni settanta.Enrico Palandri (doppiozero)
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israele e la persecuzione dei palestinesi
“Lo smantellamento del diritto internazionale da parte del governo di Israele, che fa quello che vuole nel silenzio della comunità internazionale, provocherà conseguenze inimmaginabili per l’ordine mondiale. È dal 1948 che gli israeliani vogliono eliminare non i cristiani ma il popolo palestinese, come ha detto anche monsignor Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme e Palestina, in occasione dell’aggressione contro la comunità cristiana di Taybeh in Cisgiordania da parte dei coloni. È così dal 1948, così è stato fatto a Gaza e così ora vogliono fare in Cisgiordania: questi tre passaggi sono parte di un unico progetto.”
Don Nandino Capovilla, dalla Palestina, intervistato dal ‘manifesto’
#1948 #apartheid #bambini #children #colonialism #DonNandinoCapovilla #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #Palestina #Palestine #puliziaEtnica #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #Taybeh #warcrimes #zionism
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Cozzo Matrice, un sito archeologico da valorizzare. Lo facciano i tecnici, non i politici
Un sito archeologico poco noto al grande pubblico, ma ricco di testimonianze suggestive di grande valore, è oggi al centro di una polemica tra chi pretende di essere autore del suo recupero e chi ritiene che sia stata avviata una operazione di protagonismo politico condotta da personale non adeguatamente specializzato.
Parliamo di Cozzo Matrice in territorio di Enna, un piccolo gioiello con […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/07/18/cozz…
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il romanzo in “oggettistica”. una lettura di gilda policastro
youtube.com/shorts/R6uNoRyLIxc…
qui il link al post originale di GP, che ringrazio: instagram.com/reel/DMIFnYVoE7l…
#GildaPolicastro #lettura #Oggettistica #reading #Tic #TicEdizioni
Gilda Policastro on Instagram: "Il libro che si nega ai premi, perché ha già vinto tutto. Oggettistica di Marco Giovenale, Tic edizioni. Must have."
51 likes, 2 comments - gildapolicastro on July 15, 2025: "Il libro che si nega ai premi, perché ha già vinto tutto. Oggettistica di Marco Giovenale, Tic edizioni. Must have.".Instagram
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pignastico aggiornamento sulla via della persistente miglioranza! (aggiornamenti Pignio)
È incredibile e pazzesco quanto in questi giorni sto migliorando infinitamente il mio Pignio, anziché marcire spiritualmente (…per quanto continuando a farlo fisicamente perché, se pur posso programmare in giro, è chiaramente più comodo e produttivo farlo a casina). Soprattutto, penso di aver risolto diversi problemi in un colpo solo stavolta, quindi miao!!! Poi oh, certamente Pignio non mi libererà in maniera magicamente definitiva dalla brama profonda che avrei per il ficcarmi un coltello in gola, però finché dura è la distrazione migliore che ho; mi salvo le mie immaginette perverse, e da stamattina pure i video, e faccio finta che vada tutto bene. 👻
Per prima cosa… cercavo, già da quando la settimana scorsa ho iniziato a sviluppare, un metodo per rendere l’esperienza di navigazione del sito più simile ad una SPA, cioè quelle webapp moderne tutte lato client che da anni vanno tanto di moda e non funzionano su nessun cazzo di browser se non le ultime 3 versioni major dei 3 browser esistenti… ma, ovviamente, tenendo il cuore della app sempre lato server. Ecco, la conseguenza di ciò è già in produzione, ma io ancora non riesco a credere che, alla base, sia stato così semplice: ho trovato questo coso chiamato Unpoly (cioè, Copilot me lo ha detto, ops), ed è bastato aggiungere il suo bundle JavaScript al mio HTML, + 3 righe di setup, per avere la navigazione senza refresh della pagina… sia i link che i form vengono gestiti infinitamente più velocemente, perché il browser non deve distruggere e ricreare tutto il DOM e gli affarini connessi ogni volta. 😳
Dovrò sistemarlo meglio nei giorni a venire, soprattutto perché di default non ha animazioni, ma è fantastico che alla base funzioni già completamente da solo… senza né cambi alla marcatura HTML, né l’aggiunta di codice sul server; cosa che quindi lo rende completamente plug and play, a differenza di (se ho capito bene) HTMX, un’altra libreria per fare questo tipo di fancy (e mi sa che, se le cose stanno così, implementerò questa libreria anche sui miei siti statici). L’unica cosa per cui dovrò aggiungere degli attributi HTML specifici (e solo quelli, nient’altro!) è per il caricamento progressivo nelle pagine degli elementi… che comunque è qualcosa che, se avessi fatto con codice custom, avrebbe richiesto ben più dell’aggiunta di 2 attributi HTML, quindi non c’è proprio niente di cui lamentarsi. Per ora l’ho fatto solo sulla home, che era la sezione più urgente su cui implementare una qualche paginazione, e così ho modo di testare se ho fatto le cose per bene, prima di passare alla ricerca e alle collezioni. (Spoiler: NON le ho fatte per bene; c’è un bug lieve che, ovviamente, ho scoperto solo in produzione…) 🐌
E, nel frattempo… sto provando anche ad usare la funzione di gestione dei progetti di GitHub, per evitare di perdermi le cose da fare per strada (cosa che, ahimè, succede spesso)… e per evitare di perdere il mio spirito per strada, perché credo che la lavagna kanban, con le cose che si accumulano da una parte per poi spostarsi via via dall’altra man mano che si completano, sia segretamente soddisfacente. Forse è anche un’arma a doppio taglio, perché, casomai finirò con task arretrate di mesi (e, statisticamente, succederà), queste staranno lì belline, e la gente potrà rinfacciarmelo… ma pazienza, la tabella resta comunque pubblica per chi vuole spoilerarsi le prossime schifezze (o, non sia mai, contribuire con codice o documentazione a quello che è un progetto open-source, non sia mai!!!): github.com/octospacc/Pignio/pr…. 🦿
Boh, comunque sia, per chi ancora non ha goduto e sente l’impellente bisogno di farlo (adesso ben più di prima) ricordo che l’applicazione è su pignio.octt.eu.org… Con anche il manifest PWA e tutto, tra l’altro, con cui si aggiunge per bene come webapp su Chromium… ma non su Firefox, perché ancora non ho un’icona pronta… e pure questa è una questione da risolvere velocemente, perché altrimenti ho difficoltà a trovare la app sulla mia stessa schermata home del telefono. (“Se tornate ancora indietro vi do un pignio!”) 😤
#frontend #OpenSource #Pignio #Unpoly #webdev
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Paolo Borsellino: un eroe di ieri di cui l’oggi ne ha bisogno impellente
Indice dei contenuti
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- Come la mafia coinvolge i giovani oggi
- Cosa attira i giovani verso la mafia
- Come si potrebbe contrastare il fenomeno
- Paolo Borsellino: un eroe di ieri, di cui l’oggi ne ha bisogno impellente
- Chi era Paolo Borsellino?
- Collaboratori di giustizia fondamentali:
- Perché fu un processo storico?
- Le sentenze
- Le conseguenze
- Eredità
- L’attentato di via D’Amelio
- L’attentato: cosa accadde il 19 luglio 1992
- Le vittime:
- La dinamica e i misteri
- I misteri irrisolti:
- Ipotesi sulla trattativa Stato-Mafia
- Conseguenze e memoria
- Simbolo di coraggio
“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo. ”
Il rapporto tra la mafia contemporanea e i giovani è un tema complesso e di grande attualità. Oggi le organizzazioni mafiose (come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, e altre realtà emergenti) continuano ad adattarsi ai cambiamenti sociali, economici e culturali, e purtroppo riescono ancora a coinvolgere i giovani in vari modi.
Come la mafia coinvolge i giovani oggi
1. Reclutamento nei quartieri disagiati
In molte aree ad alta marginalità sociale, la mafia offre ai giovani una “scorciatoia” per ottenere soldi, status e potere. Viene sfruttata la mancanza di opportunità lavorative e l’assenza dello Stato.
2. Lavori illegali e microcriminalità
I ragazzi possono essere coinvolti in attività come spaccio di droga, estorsioni, furti, e usura. Spesso iniziano con piccoli incarichi, per poi essere progressivamente integrati nella struttura mafiosa.
3. Uso dei social media
Alcune mafie stanno usando TikTok, Instagram e Facebook per mostrare una vita di lusso, ostentare ricchezza e potere, e attrarre giovani in cerca di riconoscimento o rispetto.
4. Coinvolgimento indiretto
Altri giovani, pur non essendo affiliati, sono “consumatori” del sistema mafioso: comprano droga, frequentano locali controllati dalla mafia, oppure accettano “favori” in cambio di silenzio.
Cosa attira i giovani verso la mafia
Mancanza di alternative: lavoro, cultura, tempo libero
Modelli negativi: l’idea del “boss” come vincente
Assenza di fiducia nelle istituzioni
Fascinazione per il potere e il denaro facile
Come si potrebbe contrastare il fenomeno
1. Educazione alla legalità
Progetti scolastici, testimonianze di vittime o pentiti, iniziative di antimafia sociale e culturale sono fondamentali per formare coscienze critiche.
2. Lavoro e inclusione sociale
Offrire vere opportunità (borse di studio, sport, cultura, impresa giovanile) è il modo migliore per togliere manodopera alla criminalità.
3. Esempi positivi
Testimoni come don Luigi Ciotti (Libera), associazioni, cooperative sui beni confiscati dimostrano che un’alternativa è possibile.
Paolo Borsellino: un eroe di ieri, di cui l’oggi ne ha bisogno impellente
Paolo Borsellino è stato un magistrato italiano, nato a Palermo il 19 gennaio 1940 e assassinato dalla mafia il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, sempre a Palermo. È considerato, insieme a Giovanni Falcone, uno dei simboli più importanti della lotta alla mafia in Italia.
Chi era Paolo Borsellino?
Professione
Magistrato, giudice istruttore, poi procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo.
Impegno: Si è dedicato con determinazione al contrasto di Cosa Nostra, l’organizzazione mafiosa siciliana.
Collaborazione con Falcone: Faceva parte del cosiddetto “pool antimafia”, insieme a Falcone e altri magistrati, che avviò importanti indagini sui vertici mafiosi.
La vita privata di Paolo Borsellino era semplice, riservata e profondamente segnata dal senso del dovere, dalla famiglia e dalla fede. Nonostante fosse un uomo pubblico per il suo impegno contro la mafia, nella sfera personale rimase sempre molto discreto e legato agli affetti più intimi.
Famiglia
Moglie: Paolo Borsellino era sposato con Agnese Piraino Leto, figlia di un magistrato. I due si conobbero da giovani e si sposarono nel 1968.
Figli: Ebbero tre figli: Lucia Borsellino, ex assessore alla Sanità in Sicilia, oggi impegnata in progetti legati alla legalità.
Manfredi Borsellino, funzionario di Polizia, oggi Dirigente della Polizia di Stato. Fiammetta Borsellino, attivista per la verità sulle stragi del ’92, molto impegnata nella memoria del padre.
Vita quotidiana
Borsellino viveva a Palermo, in una condizione di grande pressione: la sua vita era sotto costante sorveglianza a causa delle minacce della mafia.
Era molto legato alla madre, che abitava in via D’Amelio – proprio dove avvenne l’attentato.
Nonostante il lavoro impegnativo, cercava di preservare momenti di normalità con la sua famiglia, spesso anche con ironia e umanità.
Fede e valori
Paolo Borsellino era una persona di profonda moralità e valori cattolici. Aveva un forte senso dello Stato, della giustizia, della responsabilità. Si dichiarava credente e viveva il proprio lavoro come una missione civile e morale.
Credeva nella forza dell’esempio, soprattutto verso i giovani.
Era descritto da chi lo conosceva come: Gentile, educato, molto riflessivo. Dotato di ironia sottile e forte autocontrollo. Un uomo di pochi amici intimi, ma fedeli.
Aveva una passione per la lettura e la storia, in particolare quella del Risorgimento e della Costituzione italiana.
Vita sotto scorta
Dopo l’assassinio di Falcone (maggio 1992), la sua vita cambiò radicalmente: Dormiva poco. Era consapevole di essere “un morto che cammina”, come disse ad amici e familiari.
Continuava comunque a lavorare con determinazione e coraggio, dicendo:
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.”
Il Maxi Processo
Tra i principali risultati del suo lavoro c’è il Maxi Processo di Palermo (1986-1992), il più grande processo penale mai celebrato contro la mafia, che portò a centinaia di condanne.
Il processo si basava anche sulle rivelazioni di Tommaso Buscetta, primo grande “pentito” di Cosa Nostra.
Il Maxi Processo di Palermo (1986–1992) è stato il più grande processo penale della storia italiana contro la mafia, in particolare contro Cosa Nostra, l’organizzazione criminale siciliana. È considerato una pietra miliare nella lotta alla mafia e un capolavoro di diritto e coraggio, voluto e portato avanti da magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e altri membri del pool antimafia.
Cos’è stato il Maxi Processo?
Luogo: Palermo, all’interno dell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, costruita appositamente per motivi di sicurezza.
Inizio: 10 febbraio 1986
Fine: 30 gennaio 1992 (con la sentenza definitiva della Cassazione)
Durata: 6 anni
Imputati: 475 mafiosi
Capi d’accusa: Omicidio, traffico di droga, estorsione, associazione mafiosa, e altri reati gravi.
Protagonisti principali
Magistrati del pool antimafia: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta
Collaboratori di giustizia fondamentali:
Tommaso Buscetta, il primo vero “pentito” di Cosa Nostra, che rivelò l’organizzazione piramidale della mafia e i rapporti interni tra le famiglie.
Salvatore Contorno, altro pentito che confermò le rivelazioni di Buscetta.
Perché fu un processo storico?
Per la prima volta, la mafia fu trattata come un’organizzazione unica e strutturata, non come sommatoria di singoli reati. Si applicò l’articolo 416-bis del codice penale, introdotto nel 1982, che riconosce l’associazione mafiosa come reato specifico. Venne accertata l’esistenza della “Cupola”, cioè una struttura di vertice di Cosa Nostra.
Le sentenze
Primo grado (1987): 19 ergastoli
2665 anni di carcere complessivi
Appello (1990): alcune condanne ridotte
Cassazione (30 gennaio 1992):
Conferma quasi totale delle condanne
Presidente della Corte: Corrado Carnevale, inizialmente sostituito per sospette simpatie verso ambienti mafiosi
Il Maxi Processo si concluse con la conferma definitiva della sentenza: fu una vittoria storica dello Stato contro la mafia.
Le conseguenze
Totò Riina e i boss di Cosa Nostra non accettarono la sconfitta.
Pochi mesi dopo la sentenza definitiva, nel 1992, Falcone e Borsellino furono assassinati.
Le stragi furono viste come vendetta e intimidazione verso lo Stato.
Eredità
Il Maxi Processo dimostrò che la mafia si può combattere con le leggi e la giustizia. Ha ispirato nuove generazioni di magistrati, studenti e cittadini a credere nella legalità. Ancora oggi è un esempio studiato in tutto il mondo per come è stato organizzato, difeso e concluso.
L’attentato di via D’Amelio
Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino fu ucciso da un’autobomba parcheggiata sotto casa della madre. Nell’attentato morirono anche cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Solo 57 giorni prima, anche Falcone era stato assassinato con la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta nella strage di Capaci.
L’attentato di via D’Amelio, in cui fu assassinato Paolo Borsellino, è uno degli episodi più tragici e controversi della storia della lotta alla mafia in Italia. Avvenne il 19 luglio 1992, a Palermo, 57 giorni dopo la strage di Capaci, in cui era stato ucciso l’amico e collega Giovanni Falcone.
L’attentato: cosa accadde il 19 luglio 1992
Alle ore 16:58, una Fiat 126 imbottita con circa 100 kg di esplosivo saltò in aria in via Mariano D’Amelio, sotto casa della madre del magistrato. Paolo Borsellino stava andando a trovare la madre, accompagnato dalla sua scorta. L’esplosione fu devastante: il magistrato morì sul colpo, insieme a 5 agenti della scorta.
Le vittime:
Paolo Borsellino, 52 anni, Agostino Catalano, capo scorta, Emanuela Loi, 24 anni (prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli
L’unico agente sopravvissuto fu Antonio Vullo, che era rimasto in macchina.
La dinamica e i misteri
Come fu organizzato: La mafia fece parcheggiare la Fiat 126 sotto casa della madre di Borsellino giorni prima. L’auto fu rubata e preparata a Palermo con un telecomando a distanza. L’attentato fu pianificato con cura e precisione da Cosa Nostra, in particolare dal boss Totò Riina.
I misteri irrisolti:
Chi sapeva i movimenti di Borsellino? Solo pochi conoscevano i suoi spostamenti.
La sparizione dell’agenda rossa: nella borsa di Borsellino ritrovata integra non c’era il suo diario personale, sparito misteriosamente (vedi sopra).
Presenze “anomale” sulla scena del crimine: diversi testimoni parlarono di uomini in abiti civili o divise che presero oggetti dalla macchina.
Ipotesi sulla trattativa Stato-Mafia
Negli anni successivi, molti hanno ipotizzato che Borsellino fu ucciso perché sapeva troppo su una presunta “trattativa” tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, in cui si cercava un accordo per fermare le stragi in cambio di benefici per i mafiosi detenuti. Borsellino forse aveva scoperto qualcosa, e stava indagando. Questo potrebbe averlo reso ancora più pericoloso agli occhi della mafia – e forse anche di settori deviati delle istituzioni.
Conseguenze e memoria
Lo shock dell’attentato spinse migliaia di cittadini a scendere in piazza, specialmente i giovani. Nacquero movimenti antimafia, come quello delle Agende Rosse fondato dal fratello Salvatore Borsellino.
Ancora oggi, la verità completa su via D’Amelio non è mai stata chiarita del tutto
Simbolo di coraggio
La strage di via D’Amelio ha trasformato Paolo Borsellino in un simbolo eterno della legalità e della lotta alla mafia. Le sue parole, le sue azioni e il suo sacrificio continuano a ispirare generazioni.
Oggi Paolo Borsellino è considerato un eroe nazionale.
Viene ricordato ogni anno, specialmente il 19 luglio, in eventi pubblici, scuole e manifestazioni civili.
A lui sono intitolate scuole, piazze, vie, e biblioteche in tutta Italia.
La sua figura è centrale nel racconto dell’Italia contro la mafia.
Libri consigliati:
“Gomorra” di Roberto Saviano
“Io non ho paura” Ammaniti
“La mafia spiegata ai bambini: l’invasione degli scarafaggi” di Marco Rizzo
“La mafia spiegati ai ragazzi” di Antonio Nicasio
#Borsellino #capaci #mafia #strage
Paolo Borsellino: un eroe di ieri di cui l’oggi ne ha bisogno impellente
Paolo Borsellino: un eroe di ieri di cui l’oggi ne ha bisogno impellente - Controinformazione - Il Mago di OzCristina Desideri (Magozine.it)
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Mettiamo in prospettiva la differenza di dimensioni tra quasar e microquasar.Antonino La Barbera (EduINAF)
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video del convegno “e-lit. letteratura elettronica: il futuro della letteratura, la letteratura del futuro”, università di cagliari, 29 mag. 2025
youtube.com/embed/DTfTECO76bc?…
eLIT, letteratura elettronica: il futuro della letteratura, la letteratura del futuro,
registrazione del convegno organizzato dalla Università di Cagliari, dalla rivista Erbafoglio e dalla community LEI (Letteratura elettronica Italia) – giovedì 29 maggio 2025 – Facoltà di studi umanistici – Aula Magna Motzo
Moderatore:
Duilio Caocci: ricercatore – Dipartimento di lettere, lingue e beni culturali
Interventi:
Elisabetta Gola: direttrice del Dipartimento di pedagogia, psicologia e filosofia
Emiliano Ilardi: professore ordinario – Dipartimento di scienze politiche e sociali
Roberta Iadevaia: ricercatrice indipendente – autrice del libro Per una storia della letteratura elettronica italiana (Mimesis, 2021) e fondatrice di letteratura-elettronica.it/LEI…
Fabrizio Venerandi: scrittore, poeta e programmatore, autore di Necronomicon, primo videogioco letterario online italiano,
Marco Giovenale: scrittore, editor, autore di vari progetti dedicati anche alla eLIT, tra cui gammm.org, Asemic e Slowforward
Arnaldo Pontis: informatico, musicista, redattore della rivista ‘Erbafoglio’, autore del progetto «Ipertesto Poetico 4D»
Antonello Zanda: direttore della rivista Erbafoglio e della Cineteca sarda
*
(chi fosse interessato all’intervento di MG, laterale rispetto alla quantità e qualità di materiali trattati dagli altri relatori, può ascoltare da 2h 09′ 44”, oppure cliccare direttamente qui)
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Per una storia della letteratura elettronica italiana - Roberta Iadevaia
Poesie scritte in linguaggi di programmazione, opere multimediali interattive, storie che si sviluppano tra la realtà virtuale e quella fisica.Mimesis Edizioni
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L’immagine del Potere nell’era digitale
In Pictorial Trump (2025)[1], lo studioso Andrea Rabbito prende in esame la costruzione dell’immagine-Trump osservando come vi sia una linea di continuità tra la sua vecchia immagine di imprenditore immobiliare e la sua immagine di politico. Non a caso, per la sua ascesa politica, Trump ha recuperando lo slogan “Let’s Make America Great Again” in auge nell’America reaganiana degli anni Ottanta, quando si prodigava a vendere sogni insieme ai lussuosi palazzi marchiati, come fossero bestiame, con il suo nome. L’immagine-Trump come simbolo del Potere è, secondo Rabbito, fortemente legata all’avvento dei nuovi media e delle nuove immagini digitali, contraddistinte da particolari modalità di produzione, circolazione e fruizione. Se parte del fascino di Trump deriva dal suo aver saputo costruire un’immagine di sé capace di presentarlo come realizzatore di sogni, a renderlo attraente è anche la sua propensione ad una condotta all’insegna dell’esagerazione, dell’insolenza, delle spavalderie e del disinteresse per le consuetudini e le buone maniere.
Ogni volta che vede vacillare la sua immagine di successo, come un giocatore d’azzardo, Trump rilancia, senza mai ammettere l’errore o il fallimento. Non a caso dallo studio di Rabbito sull’immagine di Trump emerge anche un punto di svolta, che però, anziché indicare una rottura con il passato, assume l’aspetto di un rilancio che lo proietta in avanti aumentando la posta in palio. Tutto ciò risulta evidente nel confronto tra il ritratto ufficiale scelto da Trump per il suo primo mandato, che intende mostrare il volto sorridente e compiaciuto di chi ha saputo replicare in politica i successi imprenditoriali, e il ritratto scelto per il secondo mandato, in cui compare il volto minaccioso di un politico che, dopo aver sostenuto persino l’azzardo dello sguaiato assalto a Capitol Hill, sembra intenzionato a regolare i conti con tutti coloro che considera nemici suoi, dunque del Paese. In questa logica di contino rilancio pur di non andare a vedere le carte, il Presidente sembra voler/dover mostrare che stavolta intende fare sul serio, come dimostra la violenta ed infame caccia ai migranti irregolari immortalata dalle immagini trasmesse con compiacimento dai canali ufficiali.
Le modalità con cui Trump si presenta ai media, dunque agli Stati Uniti e al resto del mondo, manifestano il desiderio di palesare la rottura dei protocolli e delle consuetudini. Pur non mancando occasioni in cui il Presidente statunitense parla ai giornalisti in piedi, dietro a un leggio o, più facilmente, senza di esso, colpiscono le tante occasioni in cui si esibisce seduto, a volte dalla scrivania, altre riposto sguaiatamente su una sedia in mezzo a una stanza, solo o in compagnia di qualche stretto collaboratore o ospite.
A questa ultima modalità appartengono due casi in cui sono state allestite delle vere e proprie imboscate nei confronti degli ospiti internazionali: l’incontro alla Casa Bianca con Zelensky, letteralmente umiliato pubblicamente da Trump e da Vance, e il ricevimento del presidente sudafricano Ramaphosa, improvvisamente accusato da Trump – con tanto di ricorso a un video a suffragio di quanto sostenuto – di tollerare il genocidio degli agricoltori bianchi perpetrato dalla popolazione di colore del paese africano. In tali circostanze la scenografia composta da sedie isolate dal resto del mobilio ha conferito agli eventi le sembianze di un crudo “palcoscenico-tribunale del popolo” stile western in favore di telecamere e macchine fotografiche. Riemerge in questi casi l’immagine torva del volto di Trump che campeggia sul ritratto ufficiale del suo secondo insediamento, derivata del resto da una sua vecchia foto segnaletica: l’espressione è quella di chi ha perso la pazienza, di chi non vuole più essere trattenuto da lacci e lacciuoli, da etichette e consuetudini. Si è aperta l’era in cui le cose vanno risolte in maniera rude e diretta, senza tentennamenti e formalismi, da veri cowboy privi di scrupoli.
Tra i casi di messe in scena dei protagonisti seduti su sedie pressoché isolate dal resto dell’ambiente, si possono ricordare l’incontro tra Zelensky e Trump all’interno della Basilica di San Pietro in occasione dei funerali del pontefice Francesco – con un patetico Macron che si è visto rifiutare l’ammissione a quella che, anche alla luce del luogo, ha assunto le sembianze di una confessione informale – e diversi incontri tra Trump e Meloni sia alla Casa Bianca, espressamente in favore dei media, sia in situazione più informale, ma che si concede altrettanto volontariamente agli obiettivi, su una panchina di legno al Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge, a margine del G7 canadese. Eventi, questi ultimi, accomunati della Presidente del Consiglio italiana costretta a sporgersi in maniera innaturale per avvicinarsi ossequiosamente alla figura più distaccata e piegata in avanti del tycoon statunitense.
Alla tipologia in cui Trump se ne sta informalmente seduto dietro la scrivania di fronte ai media appartengono i tanti incontri in cui ha mantenuto in piedi al suo fianco uno o più collaboratori – si pensi ai casi di Musk, con tanto di figlioletto al seguito, in tenuta da creativo, con cappellino in testa e t-shirt informale sotto la giacca – o al surreale ricevimento di alcuni rappresentanti della squadra di calcio torinese di Elkann, in cui Trump discuteva di scenari di guerra con i media mantenendo i calciatori in piedi alle sue spalle in evidente imbarazzo. In tutti i casi riportati è evidente l’intenzione del Presidente statunitense di celebrare il proprio potere mettendo al contempo a disagio gli interlocutori, palesemente ridotti a ruoli di subalternità.
Una delle messe in scena dal maggior impatto iconico è ben descritta da Rabbito nel suo libro e riguarda l’immagine dello Studio Ovale nel momento della presentazione del White House Faith Office con cui il Presidente pare quasi assumere simbolicamente l’inedito ruolo di guida religiosa. «Trump appare, infatti, avvolto da un’aura divina; si offre come pilastro su cui gli uomini e le donne di fede trovano appoggio e sicurezza spirituali; su di lui, sulle sue spalle, sulle sue braccia, poggiano la propria mano i predicatori, nel mentre sono tutti raccolti in preghiera, con occhi chiusi e capo chino, come fossero ispirati da lui, trasportati altrove grazie a lui, e a lui si affidassero. Trump, in questo modo, non solo trasmette conforto e speranza, ma appare anche medium per una comunicazione con il trascendente»[2].
Sapendo sfruttare le potenzialità dei nuovi media e delle nuove immagini digitali, attraverso condotte e parole votate all’eccesso e alle tante immagini continuamente postate sui profili istituzionali che lo vedono protagonista tanto della realtà sempre più grottesca che mette in scena (dai berrettini MAGA stile baseball indossati senza badare al dress code imposto dall’etichetta alle insolite ambientazioni orchestrate in ambienti e occasioni istituzionali), quanto di scenari creati digitalmente (si pensi al video su Gaza città del divertimento, alle immagini che lo mostrano nei panni di un supereroe stile Marvel ecc.). Indubbiamente Trump ha costruito un’immagine di sé coincidente con l’immagine del potere destinata ad incidere sull’immaginario soprattutto, ma non solo, statunitense, destinata a lasciare postumi ben al di là del suo secondo mandato alla Casa Bianca.
Per Codice Rosso, Max Renn
[1] Andrea Rabbito, Pictorial Trump. Il ruolo politico delle nuove immagini, Introduzione di Ruggero Eugeni, Postfazione di Roberto Revello, Mimesis, Milano-Udine, 2025
[2] Ivi, p. 98.
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WhatsApp Messenger: More than 2 billion people in over 180 countries use WhatsApp to stay in touch with friends and family, anytime and anywhere.WhatsApp.com
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[r] _ carmelo bene e goffredo fofi conversano
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slowforward.net/wp-content/upl…
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fonte: youtu.be/D7nHT3bADmg
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“muso muso”, di mg, sul ‘cucchiaio nell’orecchio’
ilcucchiaionellorecchio.it/202…
(grazie a Gaetano Altopiano per l’ospitalità)
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#IlCucchiaioNellOrecchio #ProsaInProsa #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #testiDiMgInRete #testiDiMgOnline
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appello per francesca albanese _ da aavaz
Gli Stati Uniti di Trump hanno imposto sanzioni contro Francesca Albanese, esperta di diritti umani delle Nazioni Unite, solo perché ha osato dire come stanno le cose a Gaza. Ma quale modo migliore per mostrare da che parte sta davvero il mondo, se non lanciare un enorme appello per assegnare il Premio Nobel per la Pace a lei e ai medici che si prendono cura della popolazione di Gaza? Sempre più persone stanno appoggiando la sua candidatura. Unisciti anche tu: https://secure.avaaz.org/campaign/it/stand_with_francesca_and_gaza_doctors_sa/
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Sogno rivendica fino all’ultimo il suo progetto
Per l’attività dei Comitati [di Resistenza Democratica], su scala nazionale furono presi contatti con diverse altre organizzazioni, in primo luogo con la “Federazione Italiana Volontari della Libertà”, che rappresentò un riferimento costante nei progetti e nelle idee di Sogno. Reclutare ex partigiani doveva servire a tre diversi scopi: richiamarsi credibilmente all’antifascismo per poi propugnare un anticomunismo intransigente; prendere persone con esperienza e capacità organizzative; avere nei comitati personaggi di prestigio non associati direttamente ad una classe politica poco credibile -341.
Tuttavia i vertici nazionali della FIVL già nel 1972 comunicarono che, fatto salvo il diritto dei singoli ad aderirvi, la loro associazione non intendeva collegarsi ai CRD per dissenso politico-ideologico -342. Altri contatti furono presi con la “Confederazione Studentesca Italiana” e il “Sindacato Liberi Scrittori Italiani”. Scarsa risposta si ebbe dalla “Federazione Italiana Associazioni Partigiane” (FIAP). Furono invece creati ad hoc i “Gruppi femminili di azione Democratica”, una specie di ramo femminile dei CRD <343. Sede principale del Comitato di Resistenza Democratica era Milano, qui, come nelle altre sedi aperte nel corso del 1971 la principale, se non quasi esclusiva, attività palese era l’organizzazione di convegni e di campagne propagandistiche sui temi base del gruppo. Esemplificativa è l’azione del CRD il 10 ottobre 1971, quando la città viveva una nuova giornata di contrapposizione con un comizio di Almirante in Piazza Castello e manifestazioni di dissenso della sinistra: PC, PSI, PSIUP in Piazza Duomo e altri due cortei distinti del Movimento Studentesco e del resto degli extraparlamentari. Tranne qualche confronto fisico in metropolitana fra singoli, non ci furono incidenti. Il comitato fece lanciare manifestini in cui dichiarava la propria ostilità sia al MSI che ai comunisti sulle due piazze opposte da un aereo da turismo decollato da Lugano -344. L’anno seguente organizzò un incontro al Teatro “Odeon”, richiamando un migliaio di persone da diverse province, dal titolo “Per la solidarietà e l’intransigenza democratica” parlarono Edgardo Sogno, Aldo Cucchi e Massimo De Carolis -345.
A Roma il locale CRD venne animato da Vincenzo Sulpizi, segretario generale della FIVL. Il gruppo romano si riconfigurò poi come comitato regionale ribadendo il suo impegno «contro il malcostume, la delinquenza e la disonestà pubblica e privata», sempre esprimendo la propria solidarietà alle forze dell’ordine «garanti della legalità democratica» -346. L’apertura di nuove sedi avveniva spesso per interessamento personale di Sogno, come fu ad esempio il caso di Genova, dove prese contatti con l’armatore Angelo Costa e anche l’allora direttore de Il Secolo XIX Piero Ottone. Inoltre (e forse non solo per i comitati) «secondo indiscrezioni il Sogno mirerebbe ad ottenere anche l’adesione di ufficiali delle varie Armi, ex partigiani e, particolarmente appartenenti all’Arma dei Carabinieri»347. Così anche a Trieste dove però l’iniziale appoggio della medaglia d’oro della Resistenza e proprietario della “Cartiere del Timavo”, Pietro Ferrario venne poi ritirato, e anche alcuni simpatizzanti appartenenti ai Volontari della Libertà non furono sostenuti attivamente dall’associazione d’appartenenza. Alla fine nacque anche lì nel 1972 un CRD, che si appoggiava proprio alla FIVL perché sprovvisto di una sede propria. Tuttavia sembra che quando cessò di operare nel 1974 avesse svolto un’attività di proselitismo insignificante -348. Nell’estate 1971 anche a Torino, su impulso del liberale Roberto Casana, si avviò la creazione di un comitato, a partire da una riunione al Collegio S. Giuseppe con la partecipazione di un gruppo di ex partigiani che avevano militato nelle brigate autonome. La sede legale fu inizialmente la casa di Sogno in Via Donati, per poi essere spostata nella più centrale Piazza Castello, vide la partecipazione di esponenti democristiani, liberali e socialdemocratici. Sembra ricevesse finanziamenti dal proprietario della Banca anonima di credito e della Banca di Casale e del Monferrato Camillo Venesio -349. In quella città va ricordato però anche l’appoggio del “Comitato della Maggioranza Silenziosa” emanazione dell’OCI. Anche a Bergamo un gruppo indipendente, la “Associazione Progresso Democratico”, perseguiva gli stessi scopi e si collegò con i CRD -350. Bologna, dove nel corso del 1971 era nata una sede con carattere regionale del Comitato, ospitò fra il 18 e 19 Settembre 1971 il 1° Convegno nazionale dei Comitati di Resistenza democratica”. I lavori si svolsero a porte chiuse, vi parteciparono una cinquantina di persone, compresi esponenti locali di spicco del PSDI e della DC. Sogno non mancò di auspicare «un’azione repressiva “severa e senza inibizioni” per ogni violenza che sfidi, demolisca e si sostituisca allo Stato» -351. Il 2° Convegno fu invece a Firenze il 24 e 25 Giugno 1972, nella sala congressi del giornale La Nazione. Qui il fondatore dei CRD paventò la
possibilità che la stessa FIVL, fosse chiamata a «svolgere un proprio ruolo» in caso di violente mobilitazioni di piazza usate come ricatto dai comunisti o di tentativi eversivi della Destra Nazionale. Oltre a propugnare una modifica della legge elettorale per impedire «la proliferazione di movimenti con fini pretestuosi» e un rapporto più efficiente fra potere legislativo ed esecutivo -352.
Alla fine della pubblicazione che raccoglieva la Relazione sul 1° Convegno, si prendevano in considerazione due possibili evoluzioni del quadro politico del paese sul quale calibrare i compiti spettanti ai Comitati. Nella prima ipotesi la situazione sarebbe continuata così com’era, con governi di centrosinistra fino alle elezione previste per il 1973, la crisi di sistema che si riteneva comunque inevitabile era in quel caso solo rinviata. I CRD avrebbero dovuto continuare la loro azione come gruppi di pressione, «coordinamento di forze e di organizzazioni esterne, e di uomini a tutti i livelli della vita del paese». Si sarebbe preparata una campagna elettorale con liste di candidati anticomunisti, presentando le elezioni come la scelta fra democrazia e totalitarismo -353. Nella seconda ipotesi invece si sarebbe aperta la fase risolutiva, perché «la crisi dell’attuale regime è irreversibile essendo il prodotto di una paralisi del potere politico e di contraddizioni economico-sociali che non sono risolvibili nel quadro attuale e per opera dell’attuale classe politica». Proprio la sfiducia nei politici avrebbe portato alla crescita delle estreme. In questo scenario i CRD avrebbero dovuto ricercare la solidarietà ad ogni livello dell’apparato statale, per porsi alla «guida dell’azione tendente ad ottenere che all’esigenza di ordine, di sicurezza e di autorità non risponda un’iniziativa di parte, cioè soluzioni fornite o appoggiate dai partiti estremi, ma la iniziativa dello Stato democratico controllato da forze democratiche». Un «intervento straordinario», per rifondare lo stato in crisi, che non poteva prescindere «dalla necessità di distruggere l’investimento effettuato dai comunisti in acquisizioni riconosciute dal gioco democratico, un patrimonio che è facile disconoscere perché acquisito con la falsa e temporanea adesione al sistema» -354. In pratica operare di forza un cambio al vertice, riformando lo stato in forma presidenziale e mettendo fuorilegge i comunisti. Uno schema, enunciato pubblicamente nel 1971, che fu poi quello del “golpe bianco”. Nel libro intervista, Sogno lo definiva: “uno strappo da operare non nella coscienza degli italiani, che in maggioranza l’avrebbero approvato, ma contro la coalizione moderata, gli intellettuali, le maggiori forze economico-finanziarie e la Chiesa di sinistra.[…] Un fatto compiuto al vertice che riportasse il Paese alla visione risorgimentale, in una triplice alleanza di laici occidentali, come Pacciardi, di cattolici liberali, come Cossiga, e di socialisti antimarxisti, come Craxi.[…] Occorreva in sostanza ottenere dal presidente Leone lo strappo che De Gaulle era riuscito a ottenere da Coty”. -355 Il suo intervistatore precisava: “sarebbe un errore considerare il suo racconto come una confessione, un’ammissione di colpevolezza. Sogno rivendica fino all’ultimo il suo progetto, e depreca di non averlo potuto realizzare, perché non solo non lo considerava eversivo o antidemocratico, ma lo concepì allora e lo difende in punto di morte come l’estrema risorsa per salvare la democrazia italiana”. -356 L’ex partigiano indicava come momento nel quale passò dai convegni agli incontri riservati per tessere il suo piano il 1974, con le prime azioni di forte impatto delle Brigate Rosse, come il rapimento Sossi. La motivazione di questa affermazione però appare debole e quantomeno strana: «Ritenevo che il PCI fosse contrario alle Brigate Rosse in quanto le giudicava destinate all’insuccesso, ma che, se la situazione fosse mutata, non avrebbe esitato a riassorbirle nello schieramento» -357. La sua attività di conferenziere comunque continuava, ad esempio ancora nel 1975 interveniva a Genova ad un incontro organizzato dal locale CRD sul tema “Compromesso storico o libertà” con diverse centinaia di partecipanti, e fuori contestatori della sinistra extraparlamentare -358. Secondo Sogno i contatti suoi e di Pacciardi nell’ambiente militare erano molto vasti e comprendenti ufficiali di alto grado di tutti i corpi armati dello stato (compresi comandanti di Regioni Militari e dello Stato Maggiore), esclusa la polizia. Diceva che avrebbe potuto contare sulla loro adesione incondizionata al momento della crisi; solo in pochi casi elementi possibilmente ostili (ad esempio il comandante e il capo di Stato Maggiore dell’Arma dei Carabinieri) sarebbero stati «neutralizzati». Fra i sostenitori è forse interessante ricordare il generale Liuzzi già partecipante alle manifestazioni degli Amici delle FF.AA. Sul fatto che questa sconcertante quantità di appoggi non sia mai emersa, l’ideatore del piano commentava: «E’ interessante notare che nell’inchiesta di Violante non è affiorato neppure uno di questi contatti, tanto che si può dire che l’apparato militare abbia tenuto un comportamento irreprensibile» -359. L’ex partigiano diceva di aver riferito tutto anche ai servizi segreti americani, tramite un incontro procuratogli dall’ambasciata in Italia nel Luglio 1974, e di aver ricevuto l’assenso. A fatti avvenuti «gli Stati Uniti avrebbero appoggiato qualsiasi iniziativa tendente a tenere lontani o ad allontanare i comunisti dal governo» -360. Di fatto però il mese successivo ci fu la prima perquisizione ordinata dal giudice Violante, che stava indagando proprio su questo tentativo di golpe, secondo Sogno su impulso del Ministro dell’Interno Taviani, che lo aveva in antipatia (e veniva definito «campione dei politici opportunisti e infidi cui dobbiamo la crisi della nostra democrazia» -361). Il piano restò quindi solo un disegno, il suo protagonista finì in carcere per un mese e mezzo nel 1976 (ricevendo la solidarietà per la sua scarcerazione di diverse personalità fra le quali quella di Ferruccio Parri). Due anni dopo fu prosciolto dal giudice istruttore Amato quando l’inchiesta era stata trasferita a Roma.
[NOTE]341 Relazione politico-organizzativa 1° Convegno nazionale CRD, pp.12-13, allegata a Comunicazione prefettura Torino 25/1/1972, in f. G5/12/135, cit.
342 Comunicazione prefettura Trieste 22/1/1972, in f. G5/12/135, cit.
343 Comunicazione prefettura Torino 25/1/1972, in f. G5/12/135, cit.
344 Telegramma questura Milano 10/10/1971, in f. 195p/49, ACS, Min. Int., Gab, Arch. Gen., fasc. perm., partiti politici 1971-75
345 Telegramma prefettura Milano 27/2/1972, in f. G5/12/135, cit.
346 Sottofascicolo “Roma”, in f. G5/12/135, cit.
347 Comunicazione prefettura Genova 17/12/1971, in f. G5/12/135, cit.
348 Comunicazione prefettura Trieste 14/9/1971, in f. G5/12/135, cit.; Comunicazione prefettura Trieste 22/1/1972, in f. G5/12/135, cit.; Comunicazione prefettura Trieste 9/11/1972, in f. G5/12/135, cit.; Comunicazione prefettura Trieste 2/10/1974, in f. G5/12/135, cit.
349 Sottofascicolo Torino, in f. G5/12/135, cit.
350 CRD Resistenza Democratica, n.2, Gennaio 1972, p.4, allegato a Comunicazione prefettura Torino 25/1/1972, in f. G5/12/135, cit.
351 Relazione prefettura Bologna 30/12/1971, in f. G5/12/135, cit.
352 Relazione prefettura Firenze 28/6/1972, in f. G5/12/135, cit.
353 Relazione politico-organizzativa 1° Convegno nazionale CRD, p.25, allegata a Comunicazione prefettura Torino 25/1/1972, in f. G5/12/135, cit.
354 Ivi, pp.25-27
355 E. Sogno, A. Cazzullo, Testamento di un anticomunista, cit., p.138
356 Ivi, p.IX
357 Ivi, p.142
358 Comunicazione prefettura Genova 27/3/1975, in G5/12/135, cit.
359 Ivi, pp.143-147
360 Ivi, p.148
361 Ivi, p.156
Alberto Libero Pirro, La “maggioranza silenziosa” nel decennio ’70 fra anticomunismo e antipolitica, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Anno Accademico 2013-2014
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Il nome di Sogno spesso legato a storie di trame e misteri | Storia minuta
Milano: Via Francesco Melzi d'Eril Per capire meglio l'impostazione politico-operativa data a quest’altro tentativo di raggruppare l'inafferrabilestoriaminuta (Storia minuta)
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Esplorare l’Universo in realtà virtuale con il CTAO
edu.inaf.it/news/eventi/realta…
Presentato al Festival di Foligno, al Meeting dei planetari di Matera e al congresso VITE: il CTAO come esempio di divulgazione immersiva e di come la tecnologia apra nuove strade alla comunicazione scientifica.
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colloqui dentro lo zero / luca zanini. 2024
I
[punto fermo] [l’ossido che] sanno che l’altro punto è visibile ma come assorbito è] un’area messa a pianeggiante ma dentro] i punti liberamente girano i fondi avvertiti l’esaurimento del testo per legge citabile o] [vedono qui ammanchi altri testi qui ] provocano coli
II
una falda di piovasco solleva irti mostrano i denti sono] inclassificabili portano le tese] [nota all’origine con inchiostro rosso “there is nothing
III
veduta di grafia illeggibile vedono che si forma sono vendute in particole sovrapponibili in] limite a sondaggio concluso passano] [frammenti compiuti per gli acquisti
per il parcheggio B con C il passaggio il microluogo] [una doppia periferica scala in elenco [ brina] leggere bave manualistica
da fanghi terapeutici poliglotti si sfidano a carte piane lungo il taglio netto tace prima uno] poi uno il seguente brillato 7 a.m.
IV
l’angolo mantiene le serrande] i vuoti casini plastici [per topi per piccoli cabotaggi oppure cabotare per [eccessiva prudenza esporsi
[al tempo era rischioso
in età tarda era] rischioso era] illuminata l’allegorico il print on demand ma] passano senza precedenti il bestiario come pratica quotidiana protocollo piano terra come] di
natura calda o fredda o] fallisce nello strategico il rimedio nel secolo delle aree bar dell’enciclopedia] che a rate conviene numero] verde] visione indagine puniscono] [ ad esempio
con la pena dell’interdetto] soprattutto per una questione di periplo il volo] [in assetto variabile [o di circuito] liquidazione infiammabile ferrochine al popolo
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“echoes” (live): nick mason’s “saucerful of secrets”, 2025
youtu.be/Fb-GfJxUXqs?si=dj0ngW…
Provided to YouTube by Legacy Recordings
Echoes (Live) · Nick Mason’s Saucerful of Secrets ·
Nick Mason · Gary Kemp · Guy Pratt · Dom Beken · Lee Harris
Echoes ℗ 2025 Nick Mason Music Limited, under exclusive license to Sony Music
Entertainment Released on: 2025-05-22 Associated Performer: Nick Mason’s Saucerful of Secrets
Composer, Lyricist: Roger Waters
Composer, Lyricist: Richard Wright
Composer, Lyricist: David Gilmour
Mixing Engineer: Steven Wilson
Recording Engineer: Steve Carr
Mastering Engineer: Miles Showell
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Come creare una squadra di lancio per il tuo libro
Indice dei contenuti
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- Guida per autori emergenti
- Costruisci la tua squadra di lancio: il primo passo per ottenere recensioni libro e promuovere la tua opera
- Cos’è una squadra di lancio e perché dovresti crearne una subito
- Cosa troverai in questa guida strategica
- Perché una squadra di lancio è importante per l’autore emergente
- Visibilità iniziale: recensioni che fanno la differenza
- Credibilità e prova sociale
- Feedback utile prima dell’uscita ufficiale
- Motivazione e supporto continuo
- Il passaparola autentico
- Chi cerca si trova: identificare i membri ideali per la tua squadra
- Lettori forti e fedeli
- Beta reader affidabili
- Blogger letterari e bookstagrammer
- Amici e familiari (con trasparenza)
- Lettori attivi su piattaforme online
- Dove trovare la tua squadra di lancio: piattaforme e strategie
- Social media: gruppi e hashtag mirati
- Piattaforme di lettura: Goodreads, Anobii, Wattpad
- Gruppi di lettura online e offline
- Blog letterari: recensori di nicchia
- Lista email e newsletter personale
- Costruisci relazioni, non solo contatti
- Piattaforme chiave per la ricerca di recensori
- L’arte della proposta: come coinvolgere e motivare la tua squadra di lancio
- Personalizza ogni messaggio
- Sii chiaro nelle richieste
- Chiedi sincerità, non lodi gratuite
- Offri valore in cambio
- Definisci le tempistiche
- Esempio concreto di messaggio per coinvolgere un recensore
- Gestire la tua squadra di lancio: strumenti e best practice
- Scegli il canale giusto per comunicare
- Invia le copie in modo ordinato
- Invia promemoria senza pressioni
- Ringrazia sempre chi partecipa
- Tieni traccia dei progressi
- Crea un clima di entusiasmo e collaborazione
- Oltre il lancio: mantenere attive le tue recensioni
- Ringrazia pubblicamente e con autenticità
- Coltiva il dialogo
- Aggiorna, ma con equilibrio
- Trasforma i lettori in alleati
- La tua squadra, la tua rete, il tuo successo
- Sei pronto a dare una spinta decisiva al tuo libro?
- Hai bisogno di supporto personalizzato?
- Scarica ora la Checklist Gratuita:
- FAQ: Domande Frequenti sulla squadra di lancio per libri
- Costruisci la tua squadra di lancio: il primo passo per ottenere recensioni libro e promuovere la tua opera
Guida per autori emergenti
Costruisci la tua squadra di lancio: il primo passo per ottenere recensioni libro e promuovere la tua opera
Nel percorso di ogni autore emergente, una delle sfide più grandi è ottenere le prime recensioni del libro. Senza recensioni, anche il romanzo più curato rischia di restare invisibile tra le migliaia di titoli pubblicati ogni giorno. La promozione del libro parte infatti da un elemento spesso sottovalutato ma potentissimo: la squadra di lancio.
Cos’è una squadra di lancio e perché dovresti crearne una subito
La squadra di lancio di un libro è un gruppo selezionato di lettori — spesso formata da beta reader, blogger, amici fidati e recensori per autori emergenti — che leggono il tuo libro in anteprima e ti aiutano a generare recensioni nei giorni cruciali del lancio. Questo non solo migliora la tua credibilità come autore, ma stimola anche l’algoritmo di Amazon e delle principali piattaforme, aumentando la visibilità del tuo libro su Amazon e le possibilità di vendita.
Se ti stai chiedendo come ottenere le prime recensioni libro, questa guida è il punto di partenza giusto.
Cosa troverai in questa guida strategica
Questa guida per autori emergenti ti aiuterà passo dopo passo a:
- Costruire la tua squadra di lancio libro in modo funzionale;
- Trovare recensori affidabili nei giusti canali (social, blog, gruppi di lettura);
- Scrivere messaggi di contatto efficaci, grazie a template e consigli pratici;
- Gestire il tuo team durante la fase di pre-lancio e lancio libro;
- Creare relazioni e un vero network di supporto alla tua attività editoriale.
Alla fine dell’articolo potrai scaricare gratuitamente una checklist operativa in 7 passi, pensata per accompagnarti nell’intero processo.
Se vuoi dare una spinta concreta al tuo prossimo lancio editoriale e iniziare finalmente a raccogliere recensioni libro, questa guida è ciò che ti serve.
Perché una squadra di lancio è importante per l’autore emergente
Una squadra di lancio libro per autori emergenti rappresenta uno strumento strategico e spesso decisivo per garantire il successo di un’opera fin dalle prime settimane. Non si tratta solo di avere lettori in anteprima, ma di creare una vera e propria rete di supporto capace di amplificare l’impatto iniziale del libro. Ecco perché ogni autore esordiente dovrebbe valutare seriamente di costruirne una.
Visibilità iniziale: recensioni che fanno la differenza
Uno dei principali vantaggi di una squadra di lancio è la possibilità di generare un picco di recensioni al momento del lancio, elemento fondamentale per gli algoritmi di piattaforme come Amazon. Le prime recensioni libro autori emergenti contribuiscono a migliorare la posizione del titolo nei risultati di ricerca, un elemento chiave nelle strategie di lancio libro, aumentando la visibilità e attirando l’attenzione di lettori potenziali.
Credibilità e prova sociale
Le recensioni autentiche di lettori reali non solo attraggono altri lettori, ma costituiscono una prova sociale essenziale: chi scopre il libro percepirà fin da subito un certo grado di fiducia e professionalità. Questo è particolarmente importante per chi pubblica il suo primo libro e non ha ancora un seguito consolidato.
Feedback utile prima dell’uscita ufficiale
Alcuni membri della squadra di lancio possono agire da beta reader, offrendo commenti costruttivi prima del lancio definitivo. Questo processo consente all’autore di apportare correzioni, affinare alcuni passaggi o semplicemente validare la propria scelta narrativa grazie a un primo contatto con il pubblico reale.
Motivazione e supporto continuo
Una squadra di lancio non è solo una risorsa tecnica, ma anche emotiva: sapere che qualcuno crede nel proprio progetto e ne attende l’uscita può rappresentare un’enorme spinta motivazionale per l’autore. Questo supporto è spesso ciò che fa la differenza nei momenti di dubbio o di fatica.
Il passaparola autentico
I membri di una squadra di lancio possono diventare ambasciatori del tuo libro, promuovendolo nei loro canali, parlandone con amici o condividendo post sui social in modo spontaneo. Il passaparola resta una delle strategie di marketing più potenti, soprattutto se parte da persone sinceramente coinvolte nel progetto.
Chi cerca si trova: identificare i membri ideali per la tua squadra
Creare una squadra di lancio efficace per autori emergenti non significa coinvolgere chiunque, ma selezionare con cura i profili più adatti al tuo progetto. La pertinenza è tutto: i membri devono essere in sintonia con il genere del libro, con il tuo stile e con le finalità della promozione. Ecco i profili più utili da includere.
Lettori forti e fedeli
Hai già pubblicato racconti, articoli o altri libri? Coinvolgi chi ti ha letto e apprezzato in passato. I lettori forti, che ti seguono da tempo, sono spesso i primi a sostenerti con entusiasmo. Per loro, far parte della squadra di lancio è anche un modo per sentirsi coinvolti nel processo creativo.
Beta reader affidabili
Un buon beta reader non si limita a leggere: fornisce un feedback dettagliato e sincero, utile per migliorare il manoscritto. Se sei ancora in fase di revisione, questi lettori possono trasformarsi in recensori consapevoli, già pronti a parlar bene del libro al momento della pubblicazione, con cognizione di causa.
Blogger letterari e bookstagrammer
Anche con community di piccole dimensioni, blogger letterari e bookstagrammer sono preziosi alleati. Hanno un pubblico fidelizzato, interessato alla lettura, e sanno come presentare un libro in modo visivamente accattivante. Se il tuo libro rientra nel loro genere preferito, saranno più propensi a promuoverlo con naturalezza.
Amici e familiari (con trasparenza)
Può sembrare scontato, ma coinvolgere amici e familiari è utile solo se sono disposti a leggere davvero il libro e a scrivere recensioni oneste seguendo le indicazioni. La trasparenza è fondamentale: è meglio una recensione autentica e ponderata che dieci generiche e sospette.
Lettori attivi su piattaforme online
Alcuni lettori sono particolarmente attivi su Amazon, Goodreads, Anobii o altre piattaforme di recensione. Individuarli e coinvolgerli nella squadra significa aumentare le probabilità che le prime recensioni libro per autori emergenti appaiano in luoghi strategici, dove hanno maggiore peso e visibilità.
Dove trovare la tua squadra di lancio: piattaforme e strategie
Per costruire una squadra di lancio per il tuo libro, è fondamentale sapere dove cercare i lettori giusti. I recensori libri per autori emergenti non si trovano solo tra amici e conoscenti: esistono community online, piattaforme e contatti che puoi coltivare con pazienza e autenticità. Ecco i principali canali da esplorare.
Social media: gruppi e hashtag mirati
I gruppi Facebook dedicati a generi specifici (fantasy, romance, thriller, saggistica…) sono popolati da lettori attivi e appassionati. Anche Instagram, con hashtag come #[url=https://www.magozine.it/tag/bookstagramitalia/]bookstagramitalia[/url]
o #[url=https://www.magozine.it/tag/bookbloggeritalia/]bookbloggeritalia[/url]
, è una risorsa preziosa: molti profili cercano nuove letture da recensire.
Piattaforme di lettura: Goodreads, Anobii, Wattpad
Su Goodreads e Anobii puoi individuare lettori che lasciano recensioni abituali, cercare gruppi di lettura a tema, o osservare chi ha recensito libri simili al tuo. Se il tuo pubblico è giovane o scrivi narrativa seriale, Wattpad può aiutarti a creare legami diretti con chi legge abitualmente nel tuo genere.
Gruppi di lettura online e offline
Contatta gruppi di lettura locali o virtuali, specialmente quelli attivi sui social o nei forum. Offrire copie gratuite del tuo libro in cambio di un’opinione sincera è spesso ben accetto, purché ci sia chiarezza sull’obiettivo: una recensione onesta, non una pubblicità.
Blog letterari: recensori di nicchia
Molti blog letterari per autori emergenti sono gestiti da appassionati disposti a collaborare con scrittori esordienti. Anche se hanno piccole community, spesso vantano lettori fidelizzati e competenti. Esplora il loro archivio per capire se il tuo libro si adatta al loro gusto prima di contattarli.
Lista email e newsletter personale
Se hai costruito nel tempo una newsletter per lettori, quella è la tua base più solida. I tuoi iscritti conoscono già il tuo stile, apprezzano il tuo lavoro e potrebbero essere entusiasti di far parte del lancio. Includi una call to action chiara per unirsi alla squadra e contribuisci a farli sentire parte di qualcosa di speciale.
Costruisci relazioni, non solo contatti
Costruire un network recensori libri efficace richiede tempo. Evita l’approccio impersonale o opportunista. Cerca di instaurare relazioni genuine: leggi e commenta i post altrui, proponi collaborazioni trasparenti, offri valore prima di chiedere un favore.
Piattaforme chiave per la ricerca di recensori
Piattaforma | Tipo di pubblico/approccio | Come usarla per la ricerca |
---|---|---|
Goodreads | Lettori assidui, recensori amatoriali | Cerca gruppi di lettura, leggi recensioni simili al tuo libro, contatta i profili più attivi |
Gruppi tematici, lettori per genere | Unisciti a gruppi specifici (es. “Thriller italiani”), proponi lettura gratuita in cambio di recensione | |
Bookstagrammer, influencer di nicchia | Segui hashtag (#bookstagramitalia), osserva chi recensisce libri affini al tuo | |
Anobii | Lettori esperti, community italiana | Consulta librerie personali e recensioni di titoli simili, invia messaggi personalizzati |
Wattpad | Giovani lettori, autori emergenti | Pubblica estratti, coinvolgi lettori attivi in scambi di feedback o recensioni |
Blog letterari | Recensori indipendenti, pubblico fidelizzato | Cerca blog nel tuo genere, leggi le linee guida per proposte e invia mail personalizzate |
Newsletter personale | Lettori già coinvolti | Invia un invito diretto a unirsi alla squadra di lancio con link e istruzioni chiare |
L’arte della proposta: come coinvolgere e motivare la tua squadra di lancio
Una volta individuati i potenziali membri della tua squadra di lancio, arriva il momento cruciale: contattarli nel modo giusto. Che si tratti di recensori per autori emergenti, bookstagrammer o lettori appassionati, il modo in cui ti presenti può fare la differenza tra un “sì” entusiasta e un silenzio glaciale. Ecco come costruire una proposta efficace.
Personalizza ogni messaggio
Evita assolutamente i messaggi generici e copia-incolla. Mostrare che conosci il lavoro del potenziale recensore crea un rapporto di fiducia immediato. Cita una recensione che ha scritto, un libro che ha apprezzato o una sua riflessione sui social. Dimostra che non lo stai contattando “a caso”.
Sii chiaro nelle richieste
Spiega con precisione cosa stai chiedendo: ad esempio, leggere il libro in anteprima, lasciare una recensione su Amazon e Goodreads entro una certa data. Specifica se si tratta di una campagna recensioni libro pre-lancio, con tempistiche e obiettivi chiari.
Chiedi sincerità, non lodi gratuite
Sottolinea che la recensione dev’essere onesta, non necessariamente positiva. Questo rafforza la tua credibilità come autore e come professionista. La trasparenza è un segnale di serietà che molti recensori apprezzano.
Offri valore in cambio
Anche se molti lettori sono felici di partecipare per passione, è importante chiarire cosa ricevono in cambio: una copia omaggio del libro, una menzione sui tuoi canali, l’accesso anticipato a contenuti extra, o magari l’opportunità di essere intervistati nel tuo blog o newsletter.
Definisci le tempistiche
Gestire un pre-lancio libro con recensioni efficaci richiede organizzazione. Comunica le date con anticipo: quando invierai il file, quando sarebbe ideale ricevere la recensione, e se ci saranno promemoria. La chiarezza rende tutto più fluido.
Esempio concreto di messaggio per coinvolgere un recensore
Oggetto: Collaborazione per un romanzo [Genere del tuo libro] – Recensione in anteprimaCiao [Nome Recensore/Blogger],
ho letto la tua recensione su [Titolo del libro recensito dal destinatario] e ho apprezzato molto il tuo approccio [analitico/emotivo] a [specifico aspetto].
Sto per pubblicare un romanzo [genere del tuo libro] intitolato “[Titolo del tuo libro]”, che affronta [breve frase sul tema centrale del libro].
Sto cercando lettori sinceri per leggerlo in anteprima e, se lo riterranno valido, lasciare una recensione onesta su Amazon o Goodreads entro il [data indicativa].
In cambio, offro una copia gratuita del libro (formato digitale o cartaceo), l’accesso a contenuti extra riservati e – se ti va – una menzione sul mio blog/newsletter.
Ti allego sinossi e copertina in anteprima. Fammi sapere se ti incuriosisce!
Grazie per il tuo tempo,
[Il tuo Nome]
Gestire la tua squadra di lancio: strumenti e best practice
Creare una squadra di lancio è solo il primo passo. Il vero lavoro inizia quando devi coordinarla in modo efficace. Una gestione organizzata e rispettosa è ciò che trasforma un gruppo di lettori in veri alleati del tuo lancio editoriale. Ecco come farlo al meglio.
Scegli il canale giusto per comunicare
Ogni squadra funziona meglio se ha un punto di riferimento chiaro. Può essere una lista email, oppure un gruppo privato su WhatsApp o Telegram, a seconda delle preferenze dei partecipanti. L’importante è stabilire da subito dove avverranno gli aggiornamenti, senza disperdere le comunicazioni.
Invia le copie in modo ordinato
Assicurati di inviare il file in un formato leggibile per tutti: EPUB e PDF sono i più comuni, ma chiedi sempre se qualcuno preferisce MOBI o altro. Puoi usare servizi gratuiti come WeTransfer, Google Drive o Dropbox, accompagnando l’invio con un messaggio cortese e chiaro.
Invia promemoria senza pressioni
È normale che qualcuno dimentichi la scadenza. Prepara promemoria gentili, mai invadenti, magari con tono leggero: “Ciao! Solo un breve promemoria: se hai già letto il libro, mi farebbe piacere sapere il tuo parere! La scadenza per lasciare la recensione è il [data]. Grazie ancora per il tuo tempo.”
Ringrazia sempre chi partecipa
Una recensione per autore emergente è un gesto prezioso. Anche quando non è perfettamente in linea con le tue aspettative, ringrazia comunque. La gratitudine rafforza i legami e crea relazioni autentiche, fondamentali per la tua crescita come scrittore.
Tieni traccia dei progressi
Per non perdere il controllo, ti basta un foglio Excel o Google Sheet dove annotare:
- Nome del partecipante
- Data di invio del libro
- Risposta ricevuta
- Recensione pubblicata (con link)
- Note aggiuntive (interesse, feedback, ecc.)
Questo ti aiuta a gestire meglio le interazioni e a evitare doppioni o dimenticanze.
Crea un clima di entusiasmo e collaborazione
Più che un’operazione promozionale, pensa alla squadra di lancio come a una piccola comunità di sostenitori. Coinvolgi i partecipanti con aggiornamenti, curiosità sul libro, domande aperte. Farli sentire parte del progetto rende tutto più autentico e partecipato.
Oltre il lancio: mantenere attive le tue recensioni
Il lavoro della tua squadra di lancio non finisce con la pubblicazione del libro. Anzi, il post-lancio è il momento in cui puoi consolidare i legami e costruire un network di recensori duraturo e autentico. Ecco come farlo senza cadere nell’insistenza.
Ringrazia pubblicamente e con autenticità
Ogni recensione è un atto di fiducia. Mostra la tua gratitudine condividendola sui tuoi canali (social, blog, newsletter), menzionando chi l’ha scritta e ringraziando apertamente. Non serve creare una vetrina autocelebrativa: bastano parole sentite, un link alla recensione e, magari, una breve citazione del passaggio più significativo.
Esempio: “Grazie a @nomeblogger per questa lettura attenta e generosa di [Titolo del Libro]! Il suo punto di vista su [tema] mi ha colpito in particolare. Potete leggere la recensione completa qui: [link].”
Coltiva il dialogo
Quando possibile, interagisci con chi ha lasciato una recensione: rispondi a commenti, ringrazia in privato, commenta a tua volta. Su piattaforme come Goodreads o blog, questo scambio rafforza la relazione e dimostra che sei presente, non solo quando serve promuoverti.
Aggiorna, ma con equilibrio
Se il tuo libro raggiunge nuovi traguardi (una ristampa, una traduzione, una menzione importante), condividilo con la squadra. Fai sentire i partecipanti parte del percorso, perché lo sono. Ma evita comunicazioni troppo frequenti o auto-promozionali, che rischiano di stancare o apparire forzate.
Trasforma i lettori in alleati
Il vero obiettivo è costruire una comunità attiva e sostenibile di recensori e lettori fedeli. Per farlo:
- Offri contenuti esclusivi (es. capitoli inediti, backstage della scrittura).
- Coinvolgili in anteprime di prossimi progetti.
- Ascolta i loro suggerimenti: sentirsi ascoltati li renderà più inclini a seguirti nel tempo.
Una squadra di lancio ben gestita può diventare il nucleo della tua community d’autore. Non si tratta solo di recensioni libro autori emergenti, ma di creare relazioni vere attorno alla tua voce narrativa.
La tua squadra, la tua rete, il tuo successo
Costruire una squadra di lancio libro non è un passaggio accessorio: è una delle leve strategiche più potenti per un autore emergente. Non si tratta solo di ottenere qualche recensione in più su Amazon o Goodreads, ma di creare una rete viva e attiva che sostiene, incoraggia, consiglia e diffonde.
Una campagna recensioni libro ben strutturata ha il potere di generare visibilità, consolidare la tua credibilità come autore e stimolare un passaparola autentico — l’unico davvero capace di trasformare un lettore occasionale in un lettore fedele.
Investire tempo nella costruzione della tua squadra significa gettare le basi di un network reale e duraturo, fatto di persone che credono nella tua voce e nel tuo progetto. È da qui che parte la promozione libro efficace: non da budget esorbitanti o algoritmi, ma dalla fiducia costruita nel tempo.
Sei pronto a dare una spinta decisiva al tuo libro?
Costruire la tua squadra di lancio è il primo passo. Fallo con cura, coerenza e autenticità. I risultati ti sorprenderanno.
Hai bisogno di supporto personalizzato?
Cerchi recensori per autori emergenti o vuoi capire come strutturare al meglio la tua campagna di lancio libro?
Contattaci per una consulenza su misura: insieme costruiremo la strategia più adatta al tuo libro e al tuo pubblico.
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Una guida pratica e sintetica per non dimenticare nulla e avviare subito il tuo piano di lancio.
A breve potrai scaricare il PDF gratuito
FAQ: Domande Frequenti sulla squadra di lancio per libri
Come trovo beta reader affidabili?
Cerca in gruppi di scrittura online, forum specializzati (come Scribacchini su Facebook o piattaforme come Wattpad), oppure chiedi direttamente ad altri autori della tua rete. Quando li contatti, spiega chiaramente cosa ti aspetti, quali aspetti del libro ti interessa ricevere feedback (stile, trama, coerenza, ritmo…) e quali sono i tempi di lettura previsti.
Cosa scrivere in un messaggio a un potenziale recensore?
Sii personale. Dimostra di conoscere il loro lavoro e spiega perché li stai contattando. Sii chiaro su cosa offri (una copia omaggio) e su cosa chiedi (una recensione onesta, entro una data).
Quante persone dovrebbero far parte della squadra di lancio?
Non esiste un numero fisso. Inizia con 10-20 persone ben scelte e coinvolte nel genere del tuo libro. È meglio avere pochi lettori appassionati e affidabili piuttosto che tanti poco coinvolti. Col tempo potrai espandere la squadra.
Cosa succede se qualcuno non lascia la recensione?
Capita. Le persone possono avere imprevisti o cambiare idea. Dopo la data prevista, puoi mandare un gentile promemoria, ma evita pressioni. Ringrazia comunque e concentrati su chi ha partecipato attivamente: costruire buone relazioni è più importante del risultato immediato.
Dovrei pagare i membri della mia squadra di lancio?
In genere no. La copia omaggio è la “ricompensa” per il loro supporto. Se un blogger o un bookstagrammer propone una collaborazione a pagamento (sponsorizzata), valuta la cosa come faresti per qualsiasi servizio di marketing: trasparenza, coerenza col target, e ritorno sull’investimento.
#bookbloggeritalia #bookstagramitalia #recensire1000
Come creare una squadra di lancio per il tuo libro
Scopri come creare una squadra di lancio per il tuo libro: trova recensori, organizza il pre-lancio e costruisci un network di lettori.Francesco Scatigno (Magozine.it)
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pink floyd, live in venice, 1989
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roger waters: us & them (2018)
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Catania, il dormitorio che (ancora) non c’è
Sappiamo che circa 150 persone vivono in strada nella nostra città. Condizione ovviamente più complicata durante i mesi invernali ed estivi. Sappiamo anche che esistono ‘unità di strada’ che parzialmente fanno fronte ai problemi, ma manca una programmazione coerente da parte delle istituzioni, a partire dal Comune.
Da tempo varie associazioni cittadine (sociali, sindacali, di settore) […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/07/16/cata…
#ComuneDiCatania #dormitorio #GiuntaTrantino #OsservatorioUrbanoELaboratorioPolitico #ReteRestiamoUmaniIncontriamoci #senzaDimora #serviziSociali
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il mio quaderno delle uccisioni 🥰 (quadernino per raccogliere i cadaveri delle zanzare)
Ormai lo sappiamo: la probabilità di riuscire casualmente a cacciare fuori nuove idee geniali e prestigiose è inversamente proporzionale alla “sanità mentale” (intesa come la intendono i normaloidi, che puntualmente sono quegli individui sempre perfettamente banalotti e persistentemente dimenticabili) media del momento preso in esame… Ed è proprio per questo che io mi rifiuterò sempre e comunque di prendere le “medicine”, e che come postulato a questa osservazione abbiamo proprio l’impeto creativo che ieri sera, nel mezzo della mia disperazione dovuta alle cose da fare, ho accolto senza pensarci due volte (…e che sul momento non ho avuto tempo di postare, mentre stamattina non ho avuto voglia, il pomeriggio me ne sono proprio scordata, e la sera appena finita ho fatto altro, ops). 🦟
Allora, ieri sera è apparsa una zanzara davanti a me alla scrivania, di botto. Era molto scema, tant’è che l’ho ciaccata subito con le mani e senza nemmeno sporcarmi… ed è esattamente in quell’istante, vedendo bene a fuoco sotto il mio naso la carcassa di quell’essere della specie più assolutamente demoniaca — non banalmente fastidiosa, e non solamente aggressiva, ma attivamente invadente ed ostile, costantemente alla ricerca di creature a sangue caldo per l’intero globo terracqueo, con il preciso intento di violarle, fisicamente e, di conseguenza, emotivamente — ho avuto l’illuminazione definitiva. Quegli esseri immondi non vogliono semplicemente il mio o il vostro sangue — se così fosse, se lo prenderebbero tranquillamente da un piattino o qualcosa del genere lasciato in stanza, e detto francamente non mi dispiacerebbe affatto doverglielo cedere, perché quantomeno avrei una scusa per tagliarmi considerata valida dai normaloidi… Quelle merde vogliono avvelenarci, con le loro punture fatte sempre a cazzo di cane, essendo loro spesso incapaci di centrare i vasi sanguigni, finendo per iniettare quantità industriali di sostanza irritante (è quella che causa il gonfiore) nell’epidermide, causando quel prurito infuocato difficilmente spiegabile a parole… 😖😡😠👹
Nel mentre che l’insettaccio allora giaceva morto ad aspettare, io cercavo un quadernino, di dimensioni piccole e poche pagine, giusto da usare per un solo preciso scopo… collezionare fisicamente questi cadaveri, affiancati da essenzialissimi necrologi (ovviamente scritti tutti con le penne colorate, in contrasto al nero della morte di per sé e di questi pezzi di biomassa). Non ce l’avevo, ovviamente, e non volevo prenderne uno buono grosso dal mio malloppetto, perché sul momento temevo che questa specie di mia sadica missione puramente vendicativa non potesse davvero continuare oltre quell’attimo… voglio dire, mica saranno tutte così sceme le zanzare da farsi continuare a prendere come ha fatto questa qui… E, invece, proprio stasera ne è uscita un’altra: siamo già a quota 2, su un totale stimato contenibile (se mantengo la corrente densità di archiviazione) di 72, per un raccoglitore che ho creato non altro che suddividendo 1 foglio protocollo A4 in una serie di fogli A5 spillati (quindi, blocchetto A6). 🐹
Forse è meglio che io sia arrivata solo ora, ben tardi come al solito, per fare questo post, allora… perché il quadernino è già molto più piacevole da vedere con ben due vittime, la cui esistenza malvagia è stata dalla sottoscritta terminata, per sempre
. Mamma mia regà, lo dico senza mezzi termini: non solo ho proprio una voglia morbosa ed irrefrenabile di commettere un terribile genocidio contro questi affari, ma, non capisco perché, sento di doverne esporre in questo modo i resti alla gogna perpetua; e, tra carta e scotch, in questo mi sento assolutamente invincibile. Spero solo che non si decompongano, perché voglio che rimangano davvero per sempre, deve essere un monito… ma incastrati così non dovrebbero evaporare, suppongo; spero. 🥱
Ma… sapete cosa? Vi butto anche una confessione, così, perché io sono fiera della mia malvagità, e me ne frego di cosa gli attivisti per i diritti degli insetti potrebbero dire… In realtà, questa estate, per il momento, non mi risulta di essere stata morsa nemmeno una volta dalle zanzare (o forse, letteralmente solo una volta e poi niente; anche perché di sera, che è il periodo in cui girano di più, io sto sempre segregata in casa)… o, se è successo, hanno prelevato il sangue sempre bene, ma francamente ne dubito. “Ohhh noooo, come puoi fare tutto questo, le zanzare ti stanno lasciando stare e tu le ringrazi in questo modo, razza di assassina” — SILENZIO!!! Il periodo che va dalla fine di un’estate all’inizio della successiva non determina la fine della guerra, ma meramente un periodo di cessate il fuoco; insomma, gli attacchi subiti in passato hanno ancora un peso, ed ora è francamente arrivato il momento più perfetto per le ritorsioni, le quali non sono ulteriormente ritardabili! (E, casomai questa argomentazione non dovesse convincere… diciamo che lo sto facendo per vendicare la gente a me vicina, che invece quest’estate sta venendo assalita tranquillamente, e la chiudiamo qui, buonanotte!) 😂🔪
#cadaveri #collezione #genocidio #mosquito #quadernino #sadismo #uccisioni #zanzare
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dove trovare il n. 19 de ‘la scuola delle cose’, dedicato alle scritture di ricerca
dove trovare il tabloid gratuito?
attualmente, ecco:
– Fondazione Mudima (via Tadino 26, Milano)
– Tic Edizioni (piazza San Cosimato 39, Roma)
– Libreria Mannaggia (via Cartolari 8, Perugia)
– Libreria Modo Infoshop (via Mascarella 24/b, Bologna)
– Libreria Luce (piazzetta Durante 1, Napoli)
#FondazioneMudima #LaScuolaDelleCose #librerie #luce #Mannaggia #ModoInfoshop #scritturaDiRicerca #tabloid #Tic
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nuovo post sul blog ‘esiste la ricerca’: testi di samuele maffei
mtmteatro.it/samuele-maffei-da…
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Servizi di intelligence e lotta partigiana
Quanto al ruolo svolto dalle truppe italiane cobelligeranti, è importante ricordare la Dichiarazione di Quebec, che sanciva che i termini armistiziali non precludevano «l’assistenza attiva dell’Italia nel combattere i tedeschi»; anzi, al contrario, il contributo offerto dalla nazione italiana alla comune causa alleata, nonché alla lotta contro i tedeschi dopo la firma dell’armistizio, avrebbe inciso, in seguito, sulle condizioni armistiziali imposte all’Italia: «il limite entro il quale i termini saranno modificati in favore dell’Italia dipenderà dalla misura in cui il governo e il popolo italiano aiuteranno nei fatti le Nazioni Unite contro la Germania nel resto della guerra. Le Nazioni Unite dichiarano comunque senza riserve che dovunque le forze italiane o gli italiani combatteranno i tedeschi, distruggeranno le proprietà tedesche o intralceranno il movimento dei tedeschi, a loro sarà dato l’appoggio possibile da parte delle forze delle Nazioni Unite» <457.
Agli inizi di dicembre del 1943, si assistette al fattivo coinvolgimento delle truppe italiane del ricostituito Esercito Regio e al loro inquadramento nell’ambito della V Armata. Gli italiani del 1° Raggruppamento Motorizzato, sotto il comando del generale di brigata Vincenzo Cesare Dapino, combatterono al fianco della 36^ divisione di fanteria americana sul fronte di Montelungo (il 5 e 6 dicembre 1943), giocando un ruolo fondamentale per la conquista del punto cardine della linea difensiva tedesca «Bernhardt». Gli alleati espressero un vivo apprezzamento per il valore dimostrato in quella occasione dai reparti italiani; dopo tale «battesimo di fuoco», si moltiplicarono gli ambiti di collaborazione con le forze anglo-americane <458.
Dunque, indipendentemente da quanto i soldati italiani familiarizzassero con quelli anglo-americani e viceversa, non si può negare che anche i loro sforzi contribuirono all’avanzata delle truppe alleate nella penisola.
Servizi di intelligence e lotta partigiana
Se l’aiuto italiano offerto agli alleati in campo militare si rivelò nel complesso limitato, ben più cospicua fu l’assistenza prestata ai servizi di intelligence sia inglesi (SOE) che americani (OSS), che si avvalevano di una preziosa rete di informatori e agenti reclutati in loco <459, oppure agli uffici preposti alla propaganda di guerra (Political Warfare Executive nel Regno Unito e Office of War Information negli USA); del resto, un buon sabotaggio delle comunicazioni nemiche avrebbe danneggiato le città italiane con minori danni dei bombardamenti <460.
In un annesso alla bozza del piano di Avalanche datato 17 agosto 1943, illustrante le modalità di uso coordinato delle forze di terra, di aria e di mare sia britanniche che statunitensi nell’area di Salerno, era anticipato che per le comunicazioni tra le unità alleate sarebbe stato utilizzato il sistema telefonico civile esistente e sarebbero stati impiegati gli addetti locali considerati idonei per l’assistenza nella determinazione dell’ampiezza e delle direzioni dei cavi nonché nell’attivazione di ogni attrezzatura automatica disponibile: «It is anticipated that the existing civilian telephone system will be utilized. Suitable civilian employees of the system will be employed in order to assist in determining the size and routes of various cables and the operation of any automatic equipment that is available» <461.
Non mancavano neppure collaborazioni tra gli alleati e i gruppi resistenziali italiani, oggetto di considerevole attenzione da parte della storiografia del dopoguerra, con il ritorno della sinistra socialista e comunista sulla scena politica dopo la dittatura fascista. Innanzitutto va precisato che non esisteva in quel frangente e in quella porzione del territorio nazionale un movimento partigiano politicamente orientato e organizzato né tanto meno un’ampia resistenza armata; a prevalere nei centri meridionali era invece una volontà pre-politica di resistenza alla guerra ovvero il rifiuto degli abitanti di accettare passivamente le richieste sempre più esorbitanti dei soldati tedeschi (ciò si manifestava, ad esempio, nella sottrazione di risorse, alimentari e non, o nel sabotaggio dietro le linee di fortificazione e difesa germaniche per i cui lavori di costruzione si attingeva alla popolazione locale come manodopera coatta per evitare di distogliere troppi militari dalla prima linea) <462.
Nell’ambito della bibliografia più recente, approfondendo i rapporti degli anglo-americani con il movimento partigiano in Italia, Piffer ha messo in evidenza, da un lato, la scarsa importanza attribuita dagli alleati alla Resistenza italiana sotto il profilo militare mentre, dall’altro, il prevalere di considerazioni di natura politica e ideologica. Per quanto concerne la percezione delle unità partigiane operanti nell’Italia occupata, gli alleati avrebbero avuto una condotta intenzionalmente discriminatoria nei confronti delle formazioni di sinistra, cercando in tutti i modi di ostacolarne la crescita e impedirne il rafforzamento (queste ultime, più organizzate e politicamente pericolose, avrebbero ricevuto una quantità minore di rifornimenti rispetto alle altre) <463.
In quest’ambito, i servizi di intelligence alleati ebbero un atteggiamento duplice. Alcuni sostenevano la linea di evitare accuratamente ogni collaborazione con la Resistenza di ispirazione comunista; altri invece (come il maggiore Peter Tompkins e il capitano Max Corvo) privilegiarono i rapporti con la Resistenza democratica, giungendo a creare un vero e proprio nuovo servizio segreto italiano che sostenesse il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale): nacque così nel novembre 1943, a Napoli, l’Organizzazione per la Resistenza Italiana (ORI), posta al comando di Raimondo Craveri, genero di Benedetto Croce <464.
Quindi, malgrado una iniziale diffidenza, gli alleati si convinsero infine della necessità di collaborare con i movimenti antifascisti per una serie di vantaggi, quali la possibilità di reclutare spie e informatori o stabilire punti di appoggio territoriali <465. Di conseguenza, i servizi segreti anglo-americani sostennero, foraggiarono e fomentarono i gruppi di resistenza presenti nei territori ancora occupati, al fine di sfruttarli per favorire e coadiuvare le operazioni militari decise dall’alto comando interalleato <466. In ciò consistette prevalentemente il contributo della popolazione civile, stretta tra i due eserciti in combattimento, al processo di riscatto nazionale italiano nei territori investiti dalla guerra <467.
[NOTE]457 Cfr. Giovanni Cerchia e Giuseppe Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 26. Dopo la firma dell’armistizio «lungo» (il 29 settembre 1943) a Malta, l’Italia avrebbe dichiarato guerra alla Germania (il 13 ottobre 1943), assumendo lo status di cobelligerante che non equivaleva tuttavia a quello di alleato.
458 Sul valido contributo del 1° Raggruppamento Motorizzato si veda: Giovanni Cerchia e Giuseppe Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 121. Ricordiamo che nella 5^ Armata furono inglobati altri reparti di diversa nazionalità, come il Corpo di Spedizione Francese (CEF).
459 Spie e agenti segreti erano preziosi in tempo di guerra per le loro funzioni di sabotatori e infiltrati nelle reti nemiche, e molti italiani lavorarono al servizio dell’intelligence alleata. Solo il SOE, che era alle dipendenze del Ministry of Economic Warfare, al suo picco aveva reclutato circa 10.000 uomini e 3.200 donne (anch’esse lavoravano per i servizi di intelligence), in appoggio alla lotta di liberazione contro il nazismo in Europa. In Italia, l’organizzazione specializzata nella raccolta di informazioni a supporto di attività di spionaggio (azioni offensive) e controspionaggio (azioni difensive, come la caccia alle spie) era il SIM (Servizio Informazioni Militare), fondato nel 1925 e attivo anche nel secondo conflitto mondiale e nella guerra di liberazione (1943-45). Il SIM collaborò, oltre che con il SOE, con il Secret Intelligence Service (SIS), agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna, nota più comunemente come MI6 (Military Intelligence – Section 6); tra le personalità più note che lavorarono nel SIS, ricordiamo Ian Fleming, futuro creatore di James Bond. Una sezione SIM faceva parte anche dell’OSS.
460 NA, London, UK, Most Secret (from Admiralty to Prime Minister), 16 September 1943, «in Operation Avalanche – Allied landings at Salerno», September-October 1943, AIR 8/1314.
461 NA, London, UK, Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 17 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO 204/6805.
462 Cfr. Giovanni Cerchia e Giuseppe Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 79. Sollevazioni spontanee contro l’occupante tedesco si erano avute a Napoli e ad Acerra; tuttavia le rivolte popolari in funzione antitedesca in Campania e in generale nelle città meridionali erano dovute non tanto a una convinta adesione ideologica all’antifascismo quanto alla più concreta necessità di salvaguardare l’esistenza materiale dei cittadini. Dall’assenza di una matura coscienza politica in senso antinazista discende la difficoltà di inserire tale narrazione nell’epopea della lotta partigiana, sviluppatasi prevalentemente nell’Italia centro-settentrionale (cfr. ivi, p. 81).
463 Cfr. T. Piffer, Gli Alleati e la resistenza italiana, Il Mulino, Bologna, 2010, pp. 135-140 e pp. 180-184.
464 Si veda: F. Craveri, La Campagna d’Italia e i servizi segreti. La storia dell’ORI (1943-45), La Pietra, Milano, 1980.
465 Cfr. R. Battaglia, I risultati della Resistenza nei suoi rapporti con gli alleati, «Il movimento di liberazione in Italia», 1958, nn. 52-53, pp. 159-172). Non si dimentichi che la partecipazione di cellule comuniste fu cruciale per il successo dell’offensiva finale lanciata dagli alleati nel Nord Italia nell’aprile 1945.
466 Cfr. Glen Yeadon e John Hawkins, The Nazi Hydra in America: Suppressed History of a Century. Wall Street and the Rise of the Fourth Reich, Baker & Taylor, Canada, 2008, p. 237.
467 Contemporaneamente, anche la Sardegna venne liberata dai tedeschi mentre la Corsica venne evacuata grazie all’arrivo di unità francesi aggiuntive a sostegno delle energiche azioni dei patrioti corsi. In confronto, agli occhi degli alleati il popolo italiano sembrava fare molto meno per contribuire a cacciare il nemico fuori dall’Italia (NA, London, UK, Most Secret (from Algiers to HQ Etousa), 21 September 1943, in «Operation Avalanche – Allied landings at Salerno», September-October 1943, AIR 8/1314).
Maria Vittoria Albini, Lo sbarco di Salerno nella seconda guerra mondiale dalla prospettiva alleata, Tesi di dottorato, Università degli Studi della Tuscia – Viterbo, 2015
#1943 #1944 #comunisti #fascisti #guerra #intelligence #MariaVittoriaAlbini #ORI #OSS #partigiani #Resistenza #SIM #SOE #spionaggio #tedeschi #TommasoPiffer
Le prime missioni dell’OSS nel 1943 consistettero in operazioni speciali dalle finalità molteplici | Storia minuta
A quell’epoca, settembre 1943, la sede dell’Official Headquarters fu trasferita da Algeri a San Leucio, Caserta, nella vecchia base operativa dell’OSS/5thstoriaminuta (Storia minuta)
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Le autorità militari si dimostrarono tutt’altro che transigenti nei confronti delle forze antifasciste
Per quanto il governo di Badoglio ebbe il preciso scopo di gestire da un punto di vista puramente istituzionale e monarchico la transizione dal fascismo al post fascismo, preso com’era dalla volontà di Vittorio Emanuele e dell’ambiente di corte di evitare per quanto possibile le ingerenze dell’antifascismo revenant <1255, il maresciallo fu politicamente abbastanza aperto da indispettire il sovrano. Ma se l’azione del governo fu per certi versi meno intransigente del previsto, quella dei militari fu più rigida e più confacente ai desideri della corona. Già nel corso dei quarantacinque giorni, le autorità militari si dimostrarono tutt’altro che transigenti nei confronti delle forze antifasciste, soprattutto dei comunisti. La necessità di stroncarne la propaganda all’interno dei reparti fu ribadita già all’indomani del cambio di governo, così come l’obbligo per i militari di astenersi dall’iscrizione ai partiti politici. La Milizia, inizialmente oggetto di un semplice cambio di vertice con la nomina al suo comando del generale Armellini, fu sottoposta al giuramento regio solo a macchia di leopardo <1256, e poi incorporata nell’esercito. “Si faccia comprendere agli ufficili [sic] di tutti i gradi che la politica e qualsiasi manifestazione sono elementi deleteri quando si inseriscono comunque nelle forze armate. Unica politica […] in queste contingenze, sono l’attaccamento alle istituzioni, la serietà e la consapevolezza dell’importanza dell’ora presente” <1257. Il riferimento era chiaramente ai partiti antifascisti, ma un certo grado di politicizzazione coinvolse tragicamente proprio i militari apertamente fascisti <1258.
Nonostante già la Circolare Roatta del 26 luglio [1943] prevedesse misure draconiane per assicurare la gestione dell’ordine pubblico, fu con il decreto del Ministero dell’Interno del 27 luglio che questo venne delegato definitivamente alle autorità militari <1259. I comandi locali agirono molto duramente contro ogni manifestazione, ma soprattutto contro i comunisti. Il 22 agosto il Ministero della Guerra invitò a stroncare la tendenza da parte degli operai di cacciare i fascisti dalle fabbriche. Gli istigatori avrebbero dovuto essere denunciati, i seguaci richiamati alle armi dalle autorità militari locali <1260. Questa rigidità poté essere mantenuta per tutto il 1943 e per la prima metà del 1944, finché cioè i partiti antifascisti rimasero esclusi dalla responsabilità di governo. Ma il varo dei primi governi politici e il conseguente ingresso degli antifascisti nei gangli ministeriali, costrinse i militari ed in particolare l’Esercito ad adeguarsi ai nuovi equilibri. In una circolare firmata dal ministro e generale Taddeo Orlando, fu indicata la nuova linea da seguire dopo l’ingresso dei partiti antifascisti nel secondo governo Badoglio dell’aprile 1944. “La formazione di un Governo Nazionale con l’inclusione di tutti i partiti antifascisti, teso nella decisa volontà di cacciare dall’Italia il nemico e di restituire il Paese ad un regime di libertà, deve far cadere ogni prevenzione verso i partiti politici. L’ufficiale quindi rispetti le tendenze dell’inferiore sempreché, beninteso, tali tendenze non si esplichino in manifestazioni che infirmino la disciplina e la coesione dei reparti. L’opera dell’ufficiale anche in questo campo importantissimo deve tendere a che siano evitate discussioni sterili e dannose, pur lasciando a ciascuno piena libertà di pensiero e di ideologie, specie quando queste tendono al fine comune dianzi accennato e cioè concorrere alla cacciata del nemico ed alla resurrezione della Patria, che è scopo precipuo del nostro Esercito. Su questa via l’esempio è offerto da tutti i partiti, i quali hanno anteposto alle loro idealità politiche i supremi interessi del Paese; l’alto significato morale di questa collaborazione deve essere dagli ufficiali illustrato ai propri dipendenti. Quanto sopra non modifica ma conferma quanto è canone nostro fondamentale e cioè l’Esercito è per sua natura apolitico e la sua funzione è di servire in perfetta disciplina il Paese di cui è l’espressione” <1261.
Questo riallineamento non avvenne senza scossoni, o senza ritardi determinati dalla più o meno grande distanza fra i comandanti locali e gli equilibri ministeriali di Salerno prima e di Roma poi. Non di meno un progressivo ingranamento dell’antifascismo nella macchina ministeriale influenzò le forze armate, e portò ad una timida inclusione dell’antifascismo tra gli scopi della guerra che stavano combattendo.
Al di là degli equilibri governativi, la vita all’interno dei reparti dell’esercito del “Regno del Sud” fu animata dalla rinascente opinione pubblica, ravvivata da una stampa più o meno legata ai partiti, che moltiplicò le voci cui i militari potevano prestare ascolto, soprattutto se fino a quel momento erano stati sordi ad un vociare politicizzato che non fosse quello fascista. Ed è probabilmente questa cacofonia di antifascismi a caccia di proseliti, di stampa alleata volta ad esercitare il proprio Psychological Warfare, che portò Rosolo Branchi a confondere le Four Freedoms che Roosevelt pose alla base della guerra combattuta dalle Nazioni Unite, con la costituzione stessa degli Stati Uniti.
“Con il trascorrere dei giorni [dopo l’arrivo al I Raggruppamento Motorizzato], cominciavano a dischiudersi ai nostri occhi prospettive assolutamente nuove, sconcertanti, che turbavano il nostro abituale modo di pensare e di essere. Appartenenti tutti ad una generazione nata e cresciuta sotto un regime autoritario, leggevamo e sentivamo parlare per la prima volta di libertà di parola, di stampa, di opinioni politiche. Quasi increduli apprendevamo che la costituzione americana sanciva l’uguaglianza degli uomini e che tra i diritti e le libertà dell’individuo, stabiliva persino la libertà dal bisogno. Guardavamo commossi e ammirati quanti giovani americani avevano traversato l’Atlantico per venire a combattere e morire in un paese lontano dal loro” <1262.
Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, Giovanni Bonomi fu particolarmente preoccupato dal contatto che la truppa aveva con la popolazione e, soprattutto, con la stampa. Un contatto che sembrò fornire ai soldati gli strumenti con cui mettere in discussione la gerarchia militare. “Discorsi, colloqui, vita vissuta in mezzo alla truppa mi diedero la precisa sensazione che tutto inevitabilmente vacillasse e si afflosciasse. Ai nostri argomenti i soldati rispondevano con gli speciosi argomenti raccolti dai giornali e dal contatto con i mestatori. Propagandisti di mala fede erano riusciti a penetrare, camuffati, anche nelle file dei reparti. Tutte le forze avverse si erano coalizzate nell’unico intento di sfasciare la compagine di quel piccolo gruppo di ardimentosi. Parrebbe una esagerazione, eppure fu così. Bisognava costruire e si demoliva, era necessario cementare e si disgregava, urgeva suscitare la fiamma e si narcotizzava lo spirito. Ironia ed incoscienza dell’egoismo umano!” <1263
Il maggiore Antonio Tedde percepì come una «lotta fratricida» l’animosità dimostrata dai partiti politici, guidati da individui volti ad «impadronirsi fraudolentemente del potere», e per questo intenzionati a distruggere l’Esercito così da poter approfittare di «un’Italia totalmente disarmata e disorientata» <1264. In fin dei conti, la democrazia non era altro che uno strumento con cui gli ambiziosi potevano ottenere un potere personale. “Così la teorica uguaglianza dei diritti e dei doveri dell’uomo contenuta nei princìpi democratici, finisce il più delle volte, nella realtà dei fatti, in una disuguaglianza proprio ad opera degli stessi uomini che la pontificano: il sogno più bello dell’umanità si trasforma così in un mostro che distrugge sé stesso. E questo, ripetiamolo, non per difetto filosofico della democrazia, ma della natura umana che è inadeguata per ideali che confinano con l’utopia. I pochi uomini che si rivolgo alle masse – sono sempre i più furbi e i più forti – […] si appellano ai princìpi democratici per ottenere l’investitura del potere. Una volta ottenutala, finiscono per diventare i padroni delle masse e si costituiscono in una classe privilegiata. […] Primo e caratteristico segno della democrazia è dunque la divisione, non la comunione: divisione degli animi, degli interessi, delle idee. La conseguenza più evidente ne è l’abuso del potere […]” <1265.
Tedde scrisse le sue memorie vent’anni dopo la fine della guerra, ma nel 1944 si dimostrò più che propenso ad indicare al sottosegretario Mario Palermo gli ufficiali fascisti rimasti fra ranghi dell’esercito cobelligerante <1266. In ogni caso, non tutti videro con sospetto la vita politica dell’Italia liberata, anzi. Gli equilibri politici influenzavano comunque le motivazioni e i sentimenti dei militari nei confronti dei compiti che stavano svolgendo. Il capitano di complemento Enrico Vaccari, assistente di botanica all’Università di Pavia, salutò con soddisfazione la formazione del governo di unità nazionale di Bonomi e la luogotenenza del regno di Umberto. “Mi ha fatto molto piacere la costituzione del nuovo governo e la sparizione del Re. Tutto mi fa pensare ad un maggiore contributo dell’Italia alla guerra di Liberazione e davvero questa è la cosa più importante che deve fare il nuovo governo” <1267.
Per un ufficiale della divisione “Friuli” ormai di decise simpatie comuniste, l’ordine di inneggiare al re dopo l’avvio della luogotenenza di Umberto di Savoia fu vissuto con disgusto impossibile da esprimere. In fin dei conti «con le stellette la politica non si può fare […] (per ora)». “Sono tutti dispiaciuti per il Re che se ne è andato. Quel miserabile monarca che ha sempre collaborato con quell’autentico delinquente del Duce. Ci fanno gridare ancora: Savoia!!!, ancora si prega per lui che ha governato l’Italia in questo orribile modo. Rivoluzione ci vuole, fucilazione a tutti questi maledetti. Deve sparire tutto questo lordume che ha insozzato l’Italia e ancora tentano in tutti i modi a non voler riconoscere che son stati loro la rovina” <1268.
Come abbiamo visto, i riferimenti più aperti alla monarchia in realtà vennero progressivamente espunti tanto dagli ordini del giorno alle truppe <1269, quanto dalla stampa volta ai militari. Ma al di là del vissuto individuale, il ritardo dell’opinione pubblica militare scavò un fossato non solo tra sé ed una società alla ricerca di una nuova religione civile, ma anche tra sé ed il poliedrico antifascismo al governo. La circolare di Taddeo Orlando cercò di tutelare una qualche forma di pluralismo anche all’interno dei reparti, ma per molti militari il crollo della religione politica fascista scosse spaventosamente l’edificio della gerarchia di cui erano i rappresentanti, e che proprio partiti ed opinione pubblica sembravano voler parimenti abbattere nella loro ricerca di responsabili per il disastro italiano. Quando a partire dall’estate del 1944 un numero sempre maggiore di volontari antifascisti iniziò ad arruolarsi nel Regio Esercito, i ritardi dei militari e le fughe in avanti dei militanti composero uno dei quadri dell’“altro dopoguerra”, in cui patriottismo autoritario e patriottismo antifascista sfumarono ma non si fusero.
[NOTE]1255 Così li definì Vittorio Emanuele, quando Pietro Acquarone cercò delle personalità antifasciste cui affidare il governo che sarebbe dovuto succedere a quello di Mussolini, BERTOLDI Silvio, Vittorio Emanuele III. Un re tra le due guerre e il fascismo, UTET, Torino 2002 (1ª edizione 1989), p. 343.
1256 Le richieste di giuramento furono fatte dai comandi di Torino e Trieste, ACS, PCM, Atti 1943, f. 1.1.12, n. 21424, Il comandante generale della MVSN, Armellini, alla presidenza del Consiglio dei ministri e al Comando supremo, Roma, 28 luglio 1943, telespresso, come citato in L’Italia dei quarantacinque giorni…, p. 194.
1257 La possibilità di iscriversi al PNF, permessa durante il fascismo, venne ridotta ad una semplice formalità legale aperta dal desiderio del governo fascista, ACS, Aeronautica, 1943, b. 63, f. 3.IX.1, Cicolare del 31 luglio di Ambrosio a tutti i ministeri militari, come citata in ibid., p. 64.
1258 Fascisti erano i due maggiori responsabili dell’eccidio di Bari del 28 luglio 1943. Un sottufficiale del battaglione “San Marco” iscritto al Partito Fascista, seguì un corteo composto di studenti delle scuole medie che manifestavano a favore del re e del nuovo governo. Quando i ragazzi arrivarono davanti alla federazione fascista del capoluogo pugliese, il militare esplose alcuni colpi di pistola. Gli spari scatenarono la fucileria del plotone di fanteria a presidio della sede del PNF, guidati da un ufficiale parimenti iscritti al Partito. L’azione provocò 18 morti e 70 feriti, soprattutto fra gli studenti, ACS, MI, AG 1920-1945, A5G, f. 10 Bari, b. 102, Promemoria sui fatti di Bari; ibid., Il comandante della legione territoriale dei CCRR di Bari, Geronazzo, al generale Melia, presso il Comando del presidio militare, come riportato in ibid., p. 258.
1259 Il 27 venne infatti proclamato lo stato di guerra su tutto il territorio nazionale. Il testo di una delle copie della Circolare Roatta è in ibid., pp. 11-12n.
1260 ACS, Aeronautica, 1943, b. 112, f. 8.II.2, Circolare del Ministero della Guerra a tutti i comandi, 22 agosto 1943, come riportata in ibid., p. 65. Appare comunque eccessivo attribuire alle autorità militari il desiderio di usare i fascisti richiamati alle armi in funzione anticomunista, dato che per loro stessa ammissione i fascisti erano «un gruppo di elementi che nei confronti della truppa è destituito di ogni titolo di prestigio», ACS, PCM, Atti 1943, f. 20.13, n. 23577, s.f 2, Ufficiali in SPE delle forze armate. Considerazioni sulla loro depressione morale. Memoriale, come citato in ibid., p. 66.
1261 ACS, PCM Napoli Salerno 1943-1944, cat. 10, n.1, f. 25 Tendenze politiche nele file dell’Esercito, Ministero della Guerra. Gabinetto, N. di prot. 7850/I/7.3.52, 25 maggio 1944, Tendenze politiche nelle file dell’Esercito.
1262 BRANCHI, Nebbia amica…, p. 90.
1263 BONOMI, Dal Volturno al Po…, Vol. I, p. 147. Ovviamente tutti sembrarono essere soddisfatti all’annuncio del ritorno in linea, che avrebbe sottratto la truppa all’influenza dei “mestatori”, vedi ibid., p. 149.
1264 TEDDE, Un ufficiale scomodo…, pp. 141-142, p. 156.
1265 Ibid., pp. 144-145.
1266 AISRC, Fondo Mario Palermo, Ss. I, b. 23, f. 102, Promemoria sugli avvenimenti all’atto dell’armistizio e durante l’occupazione nazi-fascista, Dichiarazione del maggiore Antonio Tedde, Cagli, 12 settembre 1944. L’Italia Libera denunciò la presenza del Capo di stato maggiore della divisione corazzata della Miliza nel CIL, a comando di una delle sue brigate, L’azione di comando, in «L’Italia Libera», a. II, n. 122, 3 ottobre 1944, p. 1.
1267 CEVA Bianca, Cinque anni… Lettera dell’15 giugno 1944.
1268 ADN, LANZONI Aldo, Diario di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale: Corsica, Sardegna e Italia meridionale, pp. 29-30.
1269 Puntoni notò sconsolato come, ancora prima del ritiro di Vittorio Emanuele a vita privata, l’ordine del giorno con cui il comandante dell’Arma dei Carabinieri Reali salutò la liberazione di Roma e la festa dei carabinieri «non si fa menzione della persona del Sovrano ma si parla più della necessità di rimanere fedeli al governo nazionale», PUNTONI Paolo, Parla Vittorio Emanuele III, Il Mulino, Bologna 1993, p. 235, 5 giugno 1944.
Nicolò Da Lio, Il Regio Esercito fra fascismo e Guerra di Liberazione. 1922-1945, Tesi di dottorato, Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, 2016
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oggi, 15 luglio, alle ore 14 su radio onda rossa: sei racconti di clifford simak
Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm
oggi, martedì 15 luglio 2025, ore 14
● riduzione di
ANNI SENZA FINE (CITY)
6 racconti
di Clifford D. Simak
un progetto di lacasadargilla / Lisa Ferlazzo Natoli, Alice Palazzi, Maddalena Parise, con la collaborazione di Alessandro Ferroni, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Diego Sepe, Roberta Zanardo
adattamento a cura di Silvana Natoli
voci registrate e attori: Simone Càstano, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Silvio Impegnoso, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Diego Sepe, Roberta Zanardo
realizzazione per strumenti a tastiera del canone enigmatico a 4 voci ‘1074’ di J. S. Bach: Gianluca Ruggeri
esecuzione dal vivo: Ivano Guagnelli
allestimento: Camilla Carè e Maddalena Parise
regia del suono: Alessandro Ferroni
Umani, mutanti, robot e cani. Il mondo immaginato da Simak racconta il lento e misterioso declino della civiltà umana e sono i Cani, intorno a fuochi notturni, a raccontarne la storia.
archive.org/details/city.1.6 (1h 26′)
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city.1.6 : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive
RadioTeatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm Martedì 31 Ottobre 2017ore 14:30 IF - Invasioni (dal) FuturoANNI SENZA FINE (CITY) 6 racconti di Clifford...Internet Archive
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nuovo testo nel comparto ‘post-poesia’ di ‘ahida’: due prose di andrea piccinelli
ahidaonline.com/post/post-poet…
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slowforward e tuti l’ati sturiellett
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Lives in Rome. (Asemic) writer, (glitchasemic) artist. See slowforward.netLinktree
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Approccio Ecologico nel Jiu-jitsu: Francesco Fonte – Constraints Led Approach Games per il passaggio di guardia.
Abbiamo un’anteprima mondiale. Nulla di simile è nemmeno uscito negli USA. Francesco Fonte (già apprezzato autore del best seller sulla guardia chiusa) ci ha preparato un instructional di Giochi per il passaggio di guardia seguendo l’Approccio Ecologico.
Cosa è l’approccio Ecologico?
L’approccio ecologico al Jiu-Jitsu (o Ecological Dynamics Approach) è un metodo di apprendimento che si discosta dagli schemi tradizionali basati sulla ripetizione tecnica isolata. Si fonda sull’idea che il grappling sia un ambiente dinamico e complesso, e che l’apprendimento debba avvenire all’interno di questo ambiente, non fuori da esso.
Obiettivo dell’approccio ecologico
Non riprodurre tecniche, ma sviluppare atleti adattivi, capaci di reagire con efficacia in situazioni sempre nuove.
Questo porta a:
- tempi di reazione più rapidi;
- maggiore creatività situazionale;
- comprensione profonda del perché certe soluzioni funzionano in certi contesti.
Esempio concreto
In un approccio tradizionale: impari a passare la guardia X con il movimento Y, ripetendolo 50 volte.
In quello ecologico: giochi una situazione dove il tuo compagno cerca di invertire, e tu devi trovare diverse soluzioni per mantenere il controllo e passare. Non ti viene detto “fai così”, ma “esplora e trova cosa funziona qui”.
Controintuitivo? Sì.
Molti praticanti inizialmente faticano perché “non c’è una tecnica chiara”, ma col tempo sviluppano:
- maggiore consapevolezza corporea;
- resistenza mentale al caos dello sparring;
- capacità di prendere decisioni veloci.
Cosa vuol dire Constraints Led Approach?
Il Constraints-Led Approach (CLA) è un metodo di insegnamento e apprendimento motorio che nasce dalla teoria dei sistemi dinamici e dall’ecological dynamics. Applicato al Jiu-Jitsu, significa imparare attraverso vincoli, non attraverso istruzioni rigide o sequenze tecniche da ripetere.
Come funziona nel BJJ?
Invece di dire:
“Ecco la tecnica per passare la guardia X”,
si imposta un gioco o una situazione con vincoli specifici che obbligano il praticante a trovare da sé una soluzione efficace.
Esempio:
Drill: “Passa la guardia ma non puoi inginocchiarti.”
? Questo vincolo spinge il praticante a esplorare opzioni in piedi, come toreando o leg drag adattati, senza che gli vengano “insegnate” direttamente.
Perché è utile nel Jiu-Jitsu?
Perché il grappling è un gioco dinamico:
- ogni avversario è diverso,
- ogni scambio è unico,
- ogni posizione ha infinite varianti.
Il CLA ti abitua a navigare nel caos con creatività e consapevolezza, non a “ripetere movimenti da catalogo”.
In questa serie di video vediamo una serie di “giochi” per stimolare le risposte al passaggio di guardia
Contenuti
Negare Connessioni
Ganci e destabilizzazione
Spazio Interno
Linea Ginocchia
Rialzarsi
LegDrag
KneeCut
Guard Retention
Segmentare
Tripod
Alzarsi dalla chiusa
Aprire la Chiusa
Passare la Guardia: unire i giochi
Chi dovrebbe guardarlo
OGNI insegnante. Spesso le critiche all’approccio Ecologico arrivano da chi non conosce questo approccio.
Francesco Fonte - Concetti e tecniche della guardia chiusa - Grappling-Italia Learning Center
Francesco Fonte è cintura nera di Octavio Couto. Si allena regolarmente con il "Danaher Europeo" Priit Mihkelson, e in questo corso ci mostra Concetti e tecniche della guardia chiusa.Grappling-Italia: The Marketplace
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In difesa della Relatrice delle Nazioni Unite Francesca Albanese contro menzogne e diffamazioni
Al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Via Sommacampagna 19, Roma
All’Ordine dei giornalisti del Lazio, Piazza della Torretta, 36
Ai media
All’opinione pubblica
Abbiamo assistito, con crescenti sconcerto ed indignazione, a un’intervista rilasciata dall’ex direttore di Repubblica Maurizio Molinari, che attacca la Relatrice speciale sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, con argomentazioni di stampo nettamente diffamatorio, quali il preteso finanziamento da parte di Hamas, il presunto “antisemitismo”, accusa oramai mossa senza misura e vergogna a chiunque osi criticare il governo israeliano, e perfino l’insinuazione di gravi e ipotetiche divergenze, mai in realtà emerse, tra Francesca Albanese e il Segretario delle Nazioni Unite Guterres, peraltro a sua volta vittima di accuse e attacchi di questo genere.
Siamo con ogni evidenza di fronte a un tentativo, sia pure maldestro, di vera e propria “moral assassination” che si accompagna alle misure coercitive unilaterali recentemente decretate nei confronti di Francesca Albanese da parte del governo statunitense. La Relatrice Speciale viene attaccata per aver rivelato, in modo coraggioso e scientificamente inappuntabile, le molteplici responsabilità, sia di governi, a partire ovviamente da quello israeliano, che di imprese multinazionali, che sono dietro all’attuale massacro del popolo palestinese a Gaza, che va più propriamente definito “genocidio” ai sensi della Convenzione del 1948 delle Nazioni Unite in materia. Francesca Albanese ha diritto ad affermare la sua onorabilità di fronte a tali intollerabili attacchi e ha diritto a continuare e completare il suo lavoro, nell’interesse della comunità internazionale a contrastare le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani che da molto tempo avvengono in Palestina.
Per tali motivi dichiariamo la nostra piena disponibilità ad appoggiare Francesca Albanese in tutte le azioni di ordine politico, informativo e giudiziario che riterrà opportuno intraprendere, approfondendo in particolare i modi e le forme attraverso cui un alto funzionario delle Nazioni Unite possa tutelare giudizialmente in Italia la propria onorabilità e quella della sua istituzione contro questo attacco da parte di quanti nell’ informazione operano nell’interesse di poteri economici e politici coinvolti negli scandali che il suo rapporto denuncia.
La divulgazione di affermazioni false e prive di ogni riscontro con il chiaro intento di diffamare una persona e far partire la macchina del fango al fine di negare la veridicità delle sue affermazioni, peraltro ormai universalmente evidenti è un atto grave e chiediamo espressamente all’Ordine dei giornalisti di intervenire.
14 luglio 2025
Aderiscono
Avv. Ileana Alesso, avv. Cesare Antetomaso, avv. Michela Arricale, copresidente Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED), avv. Martina Bianchi, avv. Angela Maria Bitonti, avv. Nadia Buso, avv. Vincenzo Caponera, avv. Carlo Cappellari, avv. Matteo Carbonelli, già docente di diritto internazionale, avv. Annalisa Carli, avv. Marco Cavallone, avv. Lorenza Cescatti, avv. Kiran Chaudhuri , avv. Elisa Costanzo, avv. Simonetta Crisci, avv. Aurora D’Agostino, copresidente Associazione nazionale giuristi democratici (GD), avv. Maurizio de Stefano, già Segretario della Consulta per la Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo, avv. Matilde Di Giovanni, avv. Roberto Di Giovanni, avv. Veronica Dini, avv. Attilio Doria, avv. Francesca Doria, avv. Giuliana Doria, avv. Maria Esposito, avv. Giorgio Fontana, professore ordinario di diritto del lavoro , avv. Andrea Matteo Forte, avv. Fausto Gianelli, avv. Claudio Giangiacomo, avv. Ugo Giannangeli, avv. Nicola Giudice, avv. Marzia Guadagni, avv. Luca Guerra, avv. Alessandro Iannelli, avv. Roberto Lamacchia, copresidente Associazione nazionale giuristi democratici (GD), avv. Enrico Lattanzi , avv. Aaron Lau, avv. Joachim Lau, avv. Valerio Maione, avv. Fabio Marcelli, ricercatore senior presso l’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR e copresidente Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED), avv. Marco Melano, avv. Paolo Mauriello, avv. Carlo Augusto Melis-Costa, avv. Ezio Menzione, avv. Alberta Milone, avv. Liana Nesta, avv. Gilberto Pagani, avv. Valentina Pieri, avv. Roberta Pierobon, avv. Barbara Porta, avv. Paola Regina, avv. Emanuele Ricchetti, avv. Antonietta Ricci, avv. Francesco Romito, avv. Dario Rossi, avv. Flavio Rossi Albertini, avv. Elisabetta Rubini, Libertà e Giustizia, avv. Arturo Salerni, avv. Luca Saltalamacchia, avv. Paolo Solimeno, avv. Sonia Sommacal, avv. Armando Sorrentino, avv. Barbara Spinelli, copresidente dell’Associazione europea dei giuristi e delle giuriste per la democrazia e i diritti umani nel mondo, avv. Salvatore Tesoriero, avv. Enrico Tònolo, avv. Francesca Trasatti, avv. Walter Tucci, avv. Agnese Usai, avv. Maria Teresa Vallefuoco, avv. Francesca Venditti, avv. Gianluca Vitale, avv. Luca Vuolo, avv. Nazzarena Zorzella, Alessandra Algostino, professoressa ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università di Torino, Paola Altrui, giurista, Margherita Cantelli, giurista, Riccardo Cardilli, professore ordinario di diritto romano all’Università di Roma Due, Fabrizio Clementi, già dirigente ANCI, Luigi Daniele, professore associato di diritto internazionale Università del Molise, Micaela Frulli, professoressa ordinaria di diritto Internazionale all’Università di Firenze, Domenico Gallo, già senatore e già magistrato, Teresa Lapis, giurista, Samuele Marcucci, giurista, Triestino Mariniello, professore ordinario di diritto penale internazionale presso la Liverpool John Moores University, Ugo Mattei, professore di diritto civile all’Università di Torino e di diritto internazionale e comparato all’Università della California, Chantal Meloni, professoressa associata di diritto penale all’Università di Milano, Gianluca Schiavon, giurista, Eugenio Zaniboni, professore associato di diritto internazionale presso l’Università di Foggia, Maurizio Acerbo, già deputato, Stefania Ascari, deputata, Michela Becchis, professoressa associata di Storia dell’arte medievale all’Università di Chieti, Sandra Bonsanti, presidente emerita di Libertà e giustizia, Giuseppe De Cristofaro, senatore, Roberta De Monticelli, già professoressa ordinaria di Filosofia della persona presso l’Università San Raffaele di Milano, Emilio De’ Capitàni, già segretario Commissione Libertà Civili (LIBE) del Parlamento Europeo, Francesca Ghirra, deputata, Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento europeo, Daniela Padoan, scrittrice e presidente di Libertà e giustizia, Silvia Petrucci, architetta, Widad Timimi, scrittrice, Presidente dell’Associazione “Che io possa andare oltre”
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procrastinanza sisamministrativa: aggiungere le righe è roba di notte…
Se qualcuno mai stesse cercando prove della mia assoluta pigrizia, o comunque della mia ormai sempre incontrastata procrastinazione, sicuramente non avrebbe molta difficoltà a trovarne… tra le volte che non rifaccio il letto o che non spolvero la stanza, o come mi riduco sempre letteralmente al giorno prima per studiare (cioè proprio oggi 14 luglio, ma questa è un’altra storia), o alle 23:55 per fare Duolingo, o come ci sono tanti miei post che durante la giornata ritardano e spesse volte addirittura spariscono, o tranquillamente come finisco sempre a letto 2 ore più tardi del normale, insomma… 💀
Eppure, nonostante la mia esistenza altro non è che una sfilza di fallimenti, certi sbagli sono più sbagliati di altri, come si suol dire… Quella che penso sia la dimostrazione più semplice e lampante della mia incapacità di fare, infatti, si è vista ieri sera, quando finalmente mi sono decisa a sistemare una fonte di disperazione che parzialmente mi attanagliava: ho aggiunto un WebManifest alla mia istanza di Shiori, così che il sito possa essere da me installato come PWA su Android anche da Chromium, e non solo da Firefox (dove invece ho il mio userscript marcio per forzare qualsiasi sito come PWA)… vabbé, e quindi? 😴
Beh, questa era una cosa che banalmente andava fatta da secoli… non solo perché la app nativa di Shiori fa cadere i maroni (e quindi non la uso), e la webapp in Firefox altrettanto (visto che Firefox di per sé li fa cadere, essendo che ci mette tipo il triplo del tempo di Chromium a partire e poi lagga pure)… ma perché bastava aggiungere una (1) riga nella mia configurazione di nginx. sub_filter '</head>' '<link rel=\'manifest\' href=\'data:application/json;utf8,{ ... malloppone di roba tra nome ed icone ... }\' /></head>';
. Basta, (almeno nel suo modo più semplice) era solo questo. 😐
…Cioè, rendiamoci un attimino conto della situazione. Io ho procrastinato per anni — non ricordo più quanti anni ormai, ma decisamente troppi, considerato che quando ho iniziato ad usare questo software ero ancora al liceo e hostavo ancora sul Raspino — una procedura che ammontava a spendere 5 minuti di tempo per copiare i link alle icone dal sorgente della pagina HTML, incollarle in una singola fottuta riga così, e buttare tutto in un file di configurazione già esistente. Tutte cose che ho già fatto in tanti altri casi eh, che quindi non mi hanno richiesto di scervellarmi neanche un po’, ma, per qualche motivo, porca di quella puttana, quando c’avevo voglia non mi ricordavo e quando invece serviva mi seccavo. 😭
La beffa (la cui presenza, come dico ogni volta, con me è la costante di autenticità delle mie storie disperate) stavolta è che ho fatto questa semplice operazione, che avrei dovuto fare letterali anni fa, praticamente giusto il giorno dopo quello in cui ho rilasciato Pignio… software che di per sé non centra niente ma che, con i prossimi aggiornamenti, potrebbe potenzialmente inglobare tutte le funzioni [che mi servono] di Shiori, e in tal caso sarebbe per me assolutamente ovvio togliere di mezzo un software che si rivelerebbe completamente ridondante. (C’è in realtà un motivo per questa coincidenza, stavolta non sono stati gli spiriti a dirmi di fare così… c’è una sequenza più logica che, nel caso, approfondirò.) 😾
Giusto per chiarezza, comunque: in realtà Shiori include un WebManifest, ma solo da 4-5 mesi, stando a quanto vedo dai commit; pochissimo tempo rispetto a quello in cui ho avuto questa maledetta applicazione… e stavo per dire che allora avrei in teoria dovuto avere la funzione a quest’ora, ma invece no, perché anche i manutentori di questo progetto sono grandi procrastinatori, e non fanno uscire una release precompilata da gennaio, e io ovviamente non mi sbatterò per compilare da sorgente. Meglio così, dai… altrimenti avrei dovuto ammettere che sono talmente pigra che non aggiorno il software dal giorno in cui lo installai sul nuovo server, ~2 anni fa! (Ok, no, scherzi a parte, non sono così pigra… bensì è anche peggio: non aggiorno da quando l’ho installato per la prima volta, perché se lo facessi non avrei più accesso ad una vulnerabilità che io stessa scoprii e riportai agli sviluppatori, ma di cui faccio uso… se fosse patchata sulla mia istanza, uno script che feci all’epoca non funzionerebbe più bene e, neanche a dirlo, dover sistemare pure quello mi seccherebbe tremendamente… Sono veramente irrecuperabile!!!)
#nginx #pigrizia #procrastinazione #sysadmin #webapps
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Data Shiori version: v1.5.4 (latest release) Database Engine: SQLite Operating system: Raspbian GNU/Linux 11 (bullseye), Linux raspberrypi 5.15.84-v7+ #1613 SMP Thu Jan 5 11:59:48 GMT 2023 armv7l G...andrigamerita (GitHub)
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Da Siracusa parte una nuova nave umanitaria verso Gaza
Handala è un personaggio dei fumetti. Un bambino palestinese, rifugiato e a piedi nudi, che volta le spalle all’ingiustizia e che ha giurato di non voltarsi finché la Palestina non sarà libera.
Handala è, anche, il nome della nave che è partita la scorsa domenica dal porto di Siracusa e che, dopo una sosta in Puglia (la prima regione italiana ad avere interrotto i rapporti con […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/07/14/da-s…
#Cisgiordania #FreedomFlotilla #Gaza #Israele #Palestina #Siracusa
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Una prospettiva diversa
Per raggiungere Luxor dal resort in cui io e Claudia stiamo trascorrendo la luna di miele, abbiamo percorso 5 ore di macchina nel deserto. Guardare fuori dal finestrino unaa realtà così diversa in un pese così diverso dal nostro mi ha fatto riflettere sulle mie abitudini di vita.
L’Egitto, lo sappiamo, non è esattamente un paese ricco. Lo è dal punto di vista storico-culturale, certamente, ma dal punto di vista economico è piuttosto arretrato. Ne consegue che la vita degli egiziani sia profondamente diversa dalla nostra. Noi siamo abituati ad avere tanto e a volere troppo: se abbiamo una casa, vorremmo una villetta indipendente, poi la piscina, poi una piscina più grande… Ma vale anche per le piccole cose: il telefono potente, gli abbonamenti ai vari servizi in streaming, o, banalmente, un account sui social per mostrare agli altri come è la nostra vita (o, perlomeno, mostrare quella parte di vita che vogliamo che gli altri vedano, che è sempre e solo una minima parte di quello che viviamo).
Questo mi ha fatto pensare che io, che per i loro standard potrei tranquillamente essere benestante, forse anche quasi ricco, sono qui a fare nulla perché posso permettermelo, mentre loro hanno poco o nulla e vivono in casette mezze diroccate o ancora in costruzione. E, anzi, Claudia mi ha fatto notare come buona parte di quello che hanno, che siano abiti, automobili o mezzi di lavoro, a volte sono scarti dei paesi occidentali (ho visto un ragazzo con una logora maglia di Winnie Pooh, un’automobile con un adesivo dei Paesi Bassi, di quelli ovali che andavano tanto di moda negli anni 80/90, macchine da movimento terra talmente vecchie da non aver nemmeno più la vernice in alcuni punti).
Ma l’apice della perplessità l’ho avuto a Luxor. Luxor è una città turistica, ma apparentemente non molto ricca. È servita da un aeroporto internazionale che permette ai turisti di raggiungere la città in pochi minuti tramite una bella strada asfaltata nuova nuova. E proprio su questa strada ci sono le pubblicità per il Luxor Resort, un albergo/parco acquatico. Nelle pubblicità c’erano due bambini, entrambi dalle fattezze caucasiche. È quindi chiaro che il target di questa pubblicità non siano certamente i bambini locali, ma quelli stranieri. E mi ha rattristato molto vedere a un semaforo, a fianco di queste pubblicità, una bambina egiziana in sella alla moto del suo papà. Bambina che, magari, sarà contentissima di quello che ha, di essere sulla moto e di andare chissà dove a fare cosa, perché quella è la sua realtà. E non ne ha mai vista una diversa, perché non l’ha mai potuta sperimentare.
Quando vedo queste cose non posso fare altro che vergognarmi un po’, perché anche io faccio parte di quella schiera di persone che ha abbastanza, ma vorrebbe di più. E forse, arrivato a quest’età, è arrivato il momento di cambiare un po’ mentalità, imparare ad accontentarmi di quello che ho, farmi bastare quello che ho, perché, in fondo, se chi ha molto meno di me riesce a vivere senza troppe premure, perché io, che non mi manca nulla, ho sempre bisogno di avere di più?
Addendum triste: oggi pomeriggio ai semafori della città i bambini pulivano i vetri chiedendo soldi per il cibo. La tristezza a vederli è salita vertiginosamente.
#Blog
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Paolo Redaelli
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in reply to Paolo Redaelli • • •Si, anche quello è da fare il prima possibile, assieme a mettere una licenza… ho creato la repo di corsa la settimana scorsa e ancora non ho pensato a scrivere informazioni di base
Paolo Redaelli
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