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Frieren - Capitolo 10


Sempre guidata dalla sua irrefrenabile voglia di collezionare magie, Frieren in questo capitolo adocchia un grimorio sfortunatamente piazzato nel...

stuff.octt.eu.org/2025/10/frie…





Chinese scientists develop new AI method to control plasma in 'artificial sun'


Technology reshared this.





🐙 octopus stinkhorn


🐙—today's ultimate find, an "octopus stinkhorn" or "devil's fingers", i.e., fungus "Clathrus archeri (synonyms Lysurus archeri, Anthurus archeri, Pseudocolus archeri)". This fungus' smell is absolutely horrid.


Photographer @arsCynic@lemmy.ml


🐙—today's ultimate find, an "octopus stinkhorn" or "devil's fingers", i.e., fungus "Clathrus archeri (synonyms Lysurus archeri, Anthurus archeri, Pseudocolus archeri)".


🐙 octopus stinkhorn


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The Israeli media is reporting on a ‘secret clause’ in the Gaza ceasefire deal that no one is talking about





How do you all stay calm with all this pressure


Obviously a lot of people here hide a lot of information. What is keeping you all from extreme stress considering the possibility that a government is spying on your actions despite strict privacy practices?
Considering my current situation and my extreme threat model it feels like the privacy walls around me are closing in. I'm very paranoid. I do a lot of risky and dangerous shit on the internet. Every knock on my door and phone call feels like the police. I don't talk with others about what I do and I'm always hiding my internet activity from others. Any thoughts would be helpful
in reply to ringpop

I also fear the $5 wrench. Honestly if you're doing any risky and dangerous shit you have to ask yourself if its worth doing.

in reply to geneva_convenience

Hold on,are we not meant to be talking about that fella shocking his dog.Not the thousands of dead kids.
in reply to Kben

Yeah I mean, I don’t watch this guy but it really seemed like the dog thing was just an attempt by liberals to make a leftist look bad.



I found this little guy on a hike a while back.


I don’t know what it is. I’d never seen a mushroom with all these globs on it before and it caught my eye.
in reply to FRYD

The fluid production is called guttation. Looks like a pallette-swapped bleeding tooth-fungus, no idea if it's even related though.
in reply to mrsemi

Reading the article, it seems similar. This was on a pine tree, except this was in NY and not the northwest where the mushroom you linked is apparently common.

Edit: I guess the commenter I replied to nuked their account. They linked this en.wikipedia.org/wiki/Hydnellu…

Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)




Star Trek: Strange New Worlds | Season 4 Clip | Paramount+ (NYCC 2025)






ICE Pins Chicago TV News Producer to the Ground, Hauls Her Off in Unmarked Van | Common Dreams


cross-posted from: lemmy.world/post/37177654

Used to live around this area. It’s the safest area in Chicago before these fascist thugs invaded.

Stay safe everyone.

#USA


Crisi della sinistra, astensionismo e il blocco libertario per la pace

Indice dei contenuti

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La paralisi della politica e il vuoto della rappresentanza


C’è un grande vuoto che attraversa la politica contemporanea.
Da una parte, l’avanzata globale delle destre radicali — da Trump agli ultraconservatori europei — che cavalcano paura, rancore e identità ferita. Dall’altra, una sinistra ormai prigioniera del proprio linguaggio istituzionale, incapace di parlare alle persone reali.
Nel mezzo, milioni di cittadini che hanno smesso di crederci.

Astensionismo record e crisi della sinistra libertaria in Italia


In Italia, questo vuoto si vede con una chiarezza spietata: l’astensionismo record è diventato il vero partito di maggioranza. Non è disinteresse, è un voto di sfiducia. È la risposta di chi ha visto la sinistra gestire le stesse politiche neoliberiste della destra, privatizzare i beni comuni, precarizzare il lavoro e chiamarlo “modernizzazione”.

​Il mercato che ha colonizzato la democrazia


Come direbbe Noam Chomsky, la democrazia è stata svuotata dall’interno, mentre il potere economico ha continuato a dettare le regole del gioco. Non serve più un colpo di stato quando il mercato ha già colonizzato la politica.

E così, di elezione in elezione, ci ritroviamo davanti allo stesso bivio finto: o l’autoritarismo di una destra che promette ordine e sicurezza, o la gestione “più umana” di un sistema che resta ingiusto.
Ma il risultato non cambia: il conflitto si sposta dai palazzi ai margini della società, dove cresce la rabbia, la paura e la solitudine politica.

Intanto, i governi — di qualunque colore — spingono nella stessa direzione: più spese militari, più riarmo, più fedeltà ai blocchi economici e strategici dominanti.
È come se l’intero pianeta fosse intrappolato in una logica binaria, uno scontro tra potenze che si autoalimentano. Eppure, mentre i blocchi si consolidano, l’unica alternativa credibile — un fronte popolare, democratico e libertario — non riesce nemmeno a emergere.

E allora, la domanda è inevitabile: esiste ancora uno spazio per la speranza politica?
O siamo destinati a scegliere solo tra due versioni dello stesso dominio?

L’eclissi delle alternative progressiste


La crisi della sinistra libertaria in Italia non è solo elettorale: è culturale, etica, perfino linguistica.
Per anni, i partiti riformisti hanno scelto di convivere con il capitalismo estremo, limitandosi a gestirlo “con più sensibilità”. Ma la gestione non è cambiamento. Così, il risultato è stato un progressivo svuotamento della propria base sociale, un allontanamento dei lavoratori, dei precari, delle classi popolari.

Perché la sinistra parlamentare non convince più


La sinistra parlamentare italiana, nella sua forma attuale, non propone un’alternativa radicale al neoliberismo, ma una sua versione “umanizzata”. Il problema è che il neoliberismo, anche nella versione soft, continua a produrre disuguaglianze, precarietà e perdita di diritti. È per questo che l’astensionismo record e l’avanzata della destra radicale sono le due facce della stessa crisi: la prima è il rifiuto, la seconda è la fuga in avanti.

L’ambivalenza geopolitica e il rifiuto della libertà


Come ricordava Noam Chomsky, quando la politica non offre alternative, “la rabbia popolare viene catturata e indirizzata verso bersagli falsi”. Ed è proprio ciò che accade oggi: la frustrazione sociale viene trasformata in rancore contro i migranti, l’Europa, i poveri stessi. È una fabbrica del consenso al contrario, che alimenta la destra mentre svuota la democrazia.

Sul fronte più radicale, la sinistra extraparlamentare resta prigioniera di un’ambivalenza geopolitica: simpatizza per regimi autoritari solo perché anti-occidentali, ma dimentica che la libertà non è negoziabile. Si parla di BRICS e di “mondo multipolare”, ma un multipolarismo senza diritti e democrazia non è un progresso — è solo un’altra forma di dominio.

E allora, la domanda torna centrale: può esistere una sinistra libertaria e non allineata che rifiuti allo stesso tempo la logica dei blocchi e la complicità con il potere economico?
Perché senza una proposta etica, popolare e coerente, la crisi della sinistra e il fallimento delle politiche neoliberiste continueranno a lasciare campo libero a chi promette soluzioni autoritarie.

Geopolitica del conflitto e logica dei blocchi


Viviamo dentro una geopolitica del conflitto e del dominio globale.
Le grandi potenze — Russia, Cina, Stati Uniti, e l’Europa al seguito — hanno trasformato la politica internazionale in un campo di battaglia permanente. La corsa al riarmo non è più solo un riflesso della paura, ma un vero modello di sviluppo.
In Italia e in Europa si parla ormai di portare le spese militari al 5% del PIL, come se la sicurezza potesse essere comprata a suon di missili e droni. Ma ogni euro speso per la guerra è un euro tolto a sanità, istruzione, ambiente, e al diritto a una vita dignitosa.

È una militarizzazione globale che serve a mantenere in piedi un sistema economico in crisi. Lo spiegava già Noam Chomsky: quando il consenso democratico vacilla, i governi usano la paura e il conflitto per riconquistare legittimità. L’“altro” — che sia il migrante, il nemico estero o il dissidente interno — diventa lo strumento con cui il potere si giustifica.
Oggi la fabbrica del consenso passa attraverso la fabbrica della paura.

Dallo scontro tra NATO e BRICS alla militarizzazione globale


Ma il rischio non arriva solo dall’Occidente militarizzato. Anche i blocchi alternativi, come Russia, Cina o Turchia, mostrano un volto autoritario e repressivo. La logica dei blocchi alimenta l’estremismo su scala globale: lo vediamo nel sostegno acritico di molti governi occidentali a politiche estreme, come quelle del governo Netanyahu, anche di fronte ad accuse di genocidio. ​Questo estremismo si riflette anche nelle società: assistiamo a una fascistizzazione del dibattito politico che rende intollerabile la critica. In diverse comunità, incluse alcune comunità ebraiche, chi non accetta l’operato del governo israeliano viene marginalizzato e aggredito. Contemporaneamente, in paesi come i Paesi Bassi, le autorità arrivano a vietare organizzazioni antifasciste (Antifa), equiparando di fatto la resistenza all’estrema destra al terrorismo.​ L’obiettivo è sempre lo stesso: disciplinare il dissenso. Che si tratti di militarizzazione o di repressione interna, l’effetto è di soffocare la possibilità di un dibattito democratico e radicale.

La contesa tra poteri: nessun blocco è giusto


In questo scenario, le strategie di pace contro la logica dei blocchi diventano la sfida politica più urgente del nostro tempo.
Come difendersi da paesi autoritari pacificamente?
Come opporsi alla guerra senza restare disarmati di fronte all’aggressione?

Una risposta possibile è quella che alcuni movimenti definiscono “sicurezza umana e non armata”: costruire difese civili, sociali e tecnologiche che non passino per l’escalation militare. La difesa civile nonviolenta come strategia di sicurezza non è utopia — è visione realistica per un mondo dove le guerre non si possono più vincere, ma solo moltiplicare.

Serve un pensiero capace di andare oltre i blocchi, un non-allineamento etico che rimetta al centro i diritti umani, la sovranità democratica e la cooperazione internazionale.
E qui si apre la prospettiva di una Terza Via politica ed economica, non come compromesso, ma come rifiuto di entrambe le logiche di dominio.

Una via che unisca libertà e giustizia, etica e solidarietà, riprendendo la lezione di chi — da Chomsky a Bookchin — ci ricorda che la pace non nasce dall’equilibrio della paura, ma dal potere condiviso delle comunità libere.

Verso una terza via libertaria e popolare


Ogni crisi è anche un’occasione.
Se la sinistra è prigioniera del proprio linguaggio e la destra si nutre di paura e disuguaglianza, allora serve una nuova grammatica politica, un linguaggio capace di restituire senso, speranza e potere alle persone.

Costruire un blocco democratico, non allineato e pacifista


Questa nuova visione potremmo chiamarla “Terza Via”, ma non nel senso del compromesso blairiano o del centrismo riformista: parliamo di una Terza Via politica ed economica che unisca libertà, democrazia diretta, giustizia sociale ed ecologia.
Un blocco democratico, popolare e libertario che rifiuti tanto il capitalismo estremo quanto l’autoritarismo di Stato, proponendo un’alternativa reale al dominio dei blocchi di potere globali.

Economia popolare e sovranità sociale


Il primo pilastro è l’economia solidale e la sovranità sociale.
Non un’utopia, ma una direzione concreta: cooperazione locale, filiere etiche, comunità energetiche, mutualismo, autogestione del lavoro.
Significa superamento del neoliberismo e della guerra come strumenti economici e culturali, sostituiti da un modello che valorizzi i beni comuni, la redistribuzione e la dignità.
È la risposta a un sistema che ha trasformato tutto in merce, anche la vita.

Geopolitica etica: rifiuto dei blocchi (NATO-BRICS)


Il secondo pilastro è la politica di non-allineamento etico.
Non si tratta di neutralità, ma di rifiuto dei blocchi NATO e BRICS, perché entrambi fondati sulla stessa logica di dominio e sfruttamento.
Una nuova internazionale dei popoli per la pace e il benessere, basata su cooperazione, giustizia ambientale e autodeterminazione democratica.
La vera pace non si costruisce con le armi, ma con reti di solidarietà e con un modello di sicurezza civile condiviso.
Come suggeriva Chomsky, la libertà dei popoli passa dal controllo collettivo delle risorse e delle decisioni, non dalla dipendenza da superpotenze.

Municipalismo e coerenza morale: Bookchin e la base


Il terzo pilastro è quello che Murray Bookchin chiamava “municipalismo libertario”: una politica che nasce dal basso, dai territori, dalle comunità.
Bookchin sosteneva che la democrazia reale non si costruisce nelle istituzioni centrali, ma nei luoghi in cui le persone si incontrano, discutono, decidono insieme.
È qui che si intrecciano economia popolare, difesa civile nonviolenta e autogoverno locale: tre strumenti che possono liberare le società dal ricatto dei blocchi globali.

Ma tutto questo richiede coerenza morale.
Non si può chiedere libertà senza praticarla, né giustizia senza metterla in atto ogni giorno.
La vera alternativa politica nasce quando il discorso pubblico ritrova una dimensione etica, capace di unire pensiero e vita.
Serve una cultura della responsabilità, capace di guardare oltre le ideologie morte per ritrovare un principio semplice: la libertà è collettiva, o non è.

La Terza Via: la forma più radicale di speranza politica


In questo orizzonte, la Terza Via non è un partito, ma una visione in atto:
una rete di comunità, movimenti, lavoratori e cittadini che scelgono di costruire un’economia del bene comune e una politica della pace.

Non serve aspettare che qualcuno la fondi: esiste già in embrione nelle cooperative sociali, nei gruppi di acquisto solidale, nelle reti di mutualismo, nei municipi che sperimentano forme di autogoverno.
Sono i semi concreti di una democrazia dal basso, i primi laboratori di libertà collettiva.

La nuova internazionale dei popoli che immaginiamo non ha eserciti né confini. Ha valori, pratiche e persone che scelgono la coerenza invece della paura.
Solo così si può unire libertà democratica e giustizia sociale, superando tanto il neoliberismo quanto la deriva autoritaria.

La “Terza Via” non promette salvezza, ma restituisce possibilità.
Ed è forse proprio questa — oggi — la forma più radicale di speranza politica.

#anarchia #autogestione #Internazionale

Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)
in reply to Francesco Scatigno

Complimenti. Ottimo articolo e preziosissimo strumento di dibattito e costruzione culturale. La terza via è sempre più urgente e a bisogno di noi, tutt* noi.


Good Mastodon instances outside of US?


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Government chaos and vengeance? This shutdown is Trump's happy place




More than half a million march in London to demand lasting peace in Gaza


cross-posted from: lemmy.ml/post/37406604

David Hearst
9 October 2025 19:34 BST
Hundreds of thousands of pro-Palestine demonstrators took to the streets of central London on Saturday, calling for lasting peace in Gaza, a day after the ceasefire took effect.

According Palestine Solidarity Campaign (PSC), which organised the demonstrations against Israel’s genocide in Gaza, more than 600,000 people joined the march.

PSC director Ben Jamal said that the plan put forward by US President Donald Trump was “not a plan for enduring peace”, adding that it fails to address “the root cause of violence”.




More than half a million march in London to demand lasting peace in Gaza


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hundreds of thousands of pro-Palestine demonstrators took to the streets of central London on Saturday, calling for lasting peace in Gaza, a day after the ceasefire took effect.

According Palestine Solidarity Campaign (PSC), which organised the demonstrations against Israel’s genocide in Gaza, more than 600,000 people joined the march.

PSC director Ben Jamal said that the plan put forward by US President Donald Trump was “not a plan for enduring peace”, adding that it fails to address “the root cause of violence”.





More than half a million march in London to demand lasting peace in Gaza


cross-posted from: lemmy.ml/post/37406604

David Hearst
9 October 2025 19:34 BST
Hundreds of thousands of pro-Palestine demonstrators took to the streets of central London on Saturday, calling for lasting peace in Gaza, a day after the ceasefire took effect.

According Palestine Solidarity Campaign (PSC), which organised the demonstrations against Israel’s genocide in Gaza, more than 600,000 people joined the march.

PSC director Ben Jamal said that the plan put forward by US President Donald Trump was “not a plan for enduring peace”, adding that it fails to address “the root cause of violence”.




More than half a million march in London to demand lasting peace in Gaza


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hundreds of thousands of pro-Palestine demonstrators took to the streets of central London on Saturday, calling for lasting peace in Gaza, a day after the ceasefire took effect.

According Palestine Solidarity Campaign (PSC), which organised the demonstrations against Israel’s genocide in Gaza, more than 600,000 people joined the march.

PSC director Ben Jamal said that the plan put forward by US President Donald Trump was “not a plan for enduring peace”, adding that it fails to address “the root cause of violence”.



in reply to Peter Link

They should be marching for their freedom back. Hot cocoa and mall knives? What a shit country too. Us still shittiest.


More than half a million march in London to demand lasting peace in Gaza


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hundreds of thousands of pro-Palestine demonstrators took to the streets of central London on Saturday, calling for lasting peace in Gaza, a day after the ceasefire took effect.

According Palestine Solidarity Campaign (PSC), which organised the demonstrations against Israel’s genocide in Gaza, more than 600,000 people joined the march.

PSC director Ben Jamal said that the plan put forward by US President Donald Trump was “not a plan for enduring peace”, adding that it fails to address “the root cause of violence”.



In destroying Gaza, Israel destroyed its own image as a moral enterprise


cross-posted from: lemmy.ml/post/37406397

David Hearst
9 October 2025 19:34 BST
Hamas’s own assessment of the battle damage is that its institutional integrity, command and control, and communications have all withstood the severest of tests, including assassinations of top leaders, along with the several Hiroshimas’ worth of high-powered explosives that Israel has dropped on Gaza.

It has as many fighters as it did at the start of the war, and can draw upon a virtually unlimited amount of small arms and explosives to fashion anti-tank rockets and improvised explosive devices.

Hamas, which is designated as a terrorist group in the UK and other countries, does not regard itself as a defeated force - still less one that is now obliged to bend to Israel’s military will. The same is true for the other fighting factions in Gaza.




In destroying Gaza, Israel destroyed its own image as a moral enterprise


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hamas’s own assessment of the battle damage is that its institutional integrity, command and control, and communications have all withstood the severest of tests, including assassinations of top leaders, along with the several Hiroshimas’ worth of high-powered explosives that Israel has dropped on Gaza.

It has as many fighters as it did at the start of the war, and can draw upon a virtually unlimited amount of small arms and explosives to fashion anti-tank rockets and improvised explosive devices.

Hamas, which is designated as a terrorist group in the UK and other countries, does not regard itself as a defeated force - still less one that is now obliged to bend to Israel’s military will. The same is true for the other fighting factions in Gaza.



in reply to Peter Link

There was something left to destroy?


In destroying Gaza, Israel destroyed its own image as a moral enterprise


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David Hearst
9 October 2025 19:34 BST
Hamas’s own assessment of the battle damage is that its institutional integrity, command and control, and communications have all withstood the severest of tests, including assassinations of top leaders, along with the several Hiroshimas’ worth of high-powered explosives that Israel has dropped on Gaza.

It has as many fighters as it did at the start of the war, and can draw upon a virtually unlimited amount of small arms and explosives to fashion anti-tank rockets and improvised explosive devices.

Hamas, which is designated as a terrorist group in the UK and other countries, does not regard itself as a defeated force - still less one that is now obliged to bend to Israel’s military will. The same is true for the other fighting factions in Gaza.




In destroying Gaza, Israel destroyed its own image as a moral enterprise


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hamas’s own assessment of the battle damage is that its institutional integrity, command and control, and communications have all withstood the severest of tests, including assassinations of top leaders, along with the several Hiroshimas’ worth of high-powered explosives that Israel has dropped on Gaza.

It has as many fighters as it did at the start of the war, and can draw upon a virtually unlimited amount of small arms and explosives to fashion anti-tank rockets and improvised explosive devices.

Hamas, which is designated as a terrorist group in the UK and other countries, does not regard itself as a defeated force - still less one that is now obliged to bend to Israel’s military will. The same is true for the other fighting factions in Gaza.



in reply to Peter Link

It was never moral. From day 1 it was people who'd never lived there. Who had no actual claim to the land. Running people from their family lands and homes. Making them second class citizens at best in their own homes.

And to be clear. There were Jews living peacefully in Palestine before the Zionists came.

in reply to Eldritch

This is a proof that palestinians and arab had no problem with the jews that came to the land dimply to live and integrate with them

In 1884 the first Yemenites settled in Silwan and for 45 years lived peacefully and in very good terms with their Arab neighbors. It seemed that the people of Silwan, which was known to be a poor village, found common ground with the poor Jewish Yemenites that lived among them.

Despite the attempt to depict the 1929 Arab Riot as a violent incident against the Jews in Silwan, it is clear that it was not the case. From a letter of gratitude that the Yemenite Jews sent to their Arab neighbors, we can learn about the devotion and benevolence that the Arabs have shown towards the Yemenites by undauntedly protecting them, and also about the amity and good neighborly relations that prevailed between the two communities.


emekshaveh.org/en/yemenites



In destroying Gaza, Israel destroyed its own image as a moral enterprise


David Hearst
9 October 2025 19:34 BST

Hamas’s own assessment of the battle damage is that its institutional integrity, command and control, and communications have all withstood the severest of tests, including assassinations of top leaders, along with the several Hiroshimas’ worth of high-powered explosives that Israel has dropped on Gaza.

It has as many fighters as it did at the start of the war, and can draw upon a virtually unlimited amount of small arms and explosives to fashion anti-tank rockets and improvised explosive devices.

Hamas, which is designated as a terrorist group in the UK and other countries, does not regard itself as a defeated force - still less one that is now obliged to bend to Israel’s military will. The same is true for the other fighting factions in Gaza.





The old town of Annecy


I'm not really a photographer, but I took this photo when I visited the French Alps a month ago and thought it was a really nice one.

Camera: Sony RX100 VII



I 10 migliori film horror dell’ultimo decennio: il nuovo terrore d’autore da vedere ad Halloween


Il nuovo volto della paura ha dieci nomi. E tu, quanti ne hai già visti?

C'è chi dice che il cinema horror non sia più quello di una volta... ma noi non siamo d'accordo. Dimentica i soliti jumpscare: il terrore degli ultimi 10 anni è raffinato, disturbante, politico, viscerale. È nuovo horror d’autore.

Dall’inquietudine chirurgica de Il Sacrificio del Cervo Sacro al body horror femminista di Titane, fino all’incubo psichedelico di Climax… abbiamo selezionato i 10 migliori film horror del decennio, perfetti per chi vuole un Halloween fuori dagli schemi 🎃

Un viaggio tra cult moderni, registi visionari e paure che restano sotto pelle anche dopo i titoli di coda. E no, non c'è nulla di casuale in questa classifica. Ogni film è un pezzo di cinema che lascia il segno.

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