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oggi, 25 maggio, a roma, al palazzo delle esposizioni, “giornata pagliarani”: convegno, film, premiazione dei poeti


Decima edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani, 2025
www.premionazionaleeliopagliarani.it

logo Premio Pagliarani

GIORNATA PAGLIARANI


OGGI, domenica 25 maggio 2025,
presso la Sala Cinema del Palazzo delle Esposizioni di Roma
(Ingresso dalla scalinata di Via Milano 9a)

PROGRAMMA


Ore 10 – 13
Elio Pagliarani bibliofilo e la Biblioteca Elio Pagliarani
Interventi di
Barbara Mancini, Frammenti di Elio tra periodici e antologie: uno spoglio della Biblioteca Pagliarani; Marianna Marrucci, “…li spendevo quasi tutti in libri…”. Figure di libri in Promemoria a Liarosa;
Marco Menato, Pagliarani bibliofilo; Lucia Merolla, La biblioteca di casa Pagliarani,
Marco Palma, Gli incunaboli di Elio Pagliarani; Gilda Policastro, Il Savonarola non castrato di Pagliarani

Coordina i lavori
Giuseppe Andrea Liberti

*

Ore 14:30 – 15:00
Proiezione del film L’Architetta Carla
di Davide Minotti realizzato con Valeria Miracapillo

*

Ore 15:00 – 17:00
Dieci anni di premiati. Il Premio Nazionale Elio Pagliarani (2015-2025)
Poeti partecipanti, critici e giurati, dalla prospettiva privilegiata delle varie edizioni del premio Elio Pagliarani, si incontrano e dibattono sui dieci anni di attività poetica in Italia

Coordina Andrea Cortellessa

*

Ore 17:00 – 19:30
Cerimonia di premiazione della Decima Edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani


Conduce Arnaldo Colasanti

*

evento facebook:
facebook.com/events/5693189261…

*
PDF / locandina : informazioni sul convegno
PDF / locandina : Giornata Pagliarani

#AndreaCortellessa #antologie #ArnaldoColasanti #BarbaraMancini #CettaPetrolloPagliarani #convegno #ConvegnoElioPagliaraniBibliofiloELaBibliotecaElioPagliarani #DavideMinotti #ElioPagliarani #ElioPagliaraniBibliofilo #ElioPagliaraniBibliofiloELaBibliotecaElioPagliarani #film #GildaPolicastro #GiuseppeAndreaLiberti #incunaboli #IstitutiCulturaliRomani #LaBibliotecaElioPagliarani #LArchitettaCarla #LiaPagliarani #LuciaMerolla #MarcoMenato #MarcoPalma #MariannaMarrucci #MarioDondero #PagliaraniBibliofilo #PalazzoDelleEsposizioni #PalazzoDelleEsposizioniDiRoma #periodici #PoloIEI #PromemoriaALiarosa #salaCinema #Savonarola #ValeriaMiracapillo

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Sotto il cielo di Gaza


I Catanesinpalestina ci parlano oggi di “Sotto il cielo di Gaza”, un libro presentato giovedì scorso presso la comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. Gli autori, don Nandino Capovilla e Betta Tusset, presenti all’evento, sono responsabili della campagna “Ponti e non Muri” di Pax Christi Italia, che da 20 anni organizza “Pellegrinaggi di Giustizia” in Palestina.

Il […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/05/25/sott…

#Cisgiordania #Gaza #Palestina #parrocchiaSSPietroEPaolo #PaxChristi #UnioneEuropea #Usa

Questa voce è stata modificata (13 ore fa)

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in libreria a fine maggio: “underground. ascesa e declino di un’altra editoria (1967-1977)”, di francesco ciaponi


● in libreria a fine maggio: Underground. Ascesa e declino di un’altra editoria (1967-1977), di Francesco Ciaponi

"underground" (edizioni milieu, collana 'settanta'), di francesco ciaponi: a breve in libreria (maggio 2025)
milieuedizioni.it/product/unde…

● un testo del 2006 in continuità con l’attitudine underground: «TVOR. Teste vuote ossa rotte. 1980-1985. Storia di una caoszine hardcore punx», di Stiv “Rottame” Valli

«Questo libro è dedicato a quelli ai quali sembra di non essere riusciti a combinare nulla, a quelli che pur tentando il loro meglio hanno finito con lo sbattere i denti contro l’ostacolo, a chi non rimpiange quello che sarebbe potuto essere, a chi ha vissuto e vivrà momenti anche peggiori, alle doti mancate, ai talenti dimenticati in fondo a una tasca o magari finiti nel cesso. A chi non c’è più, fissato nel nostro ricordo come l’indelebile frammento di un’epoca speciale, per sempre giovane, sberleffo al passare del tempo. All’incapacità di scendere a compromessi, allo schifo di viverseli certi giorni. Agli stoici perdenti, più o meno ben allenati, che si sentono o sembrano esserne usciti con le ossa rotte».

● immagine di copertina di Thomas Berra

dalla scheda editoriale:

Una storia riccamente illustrata e narrata come un romanzo in cui vengono presentati tutti i personaggi e gli avvenimenti, i luoghi e le battaglie che hanno fatto della carta e delle riviste un mezzo del tutto nuovo di comunicazione attraverso sperimentazioni e avventure mai viste prima.
L’esperienza della stampa underground italiana dura poco più di dieci anni, influenzata inizialmente da movimenti internazionali come il Dada, i Provos e i Beat americani, brilla di luce propria con riviste quali «Mondo Beat», «Pianeta Fresco», «Re Nudo», «Oask?!» e tantissimi altri titoli che riescono a portare alla ribalta un altro linguaggio, un’altra grafica, un altro mondo fatto di poesia, rivendicazioni, fumetti e musica. Esperienze editoriali autogestite, autofinanziate, che tramite l’utilizzo del ciclostile o delle piccole macchine da stampa offset, hanno prodotto libri, riviste, fanzines, fogli d’arte, musica, politica, fumetti, manifesti, volantini; tutta quella massa di materiale spesso considerato minore, di difficile reperibilità che circolava negli ambienti politici, artistici tra la fine degli anni Cinquanta e l’avvento degli anni Ottanta in Italia e che i poeti visivi chiamarono «guerriglia semiologica».


p.s. di MG: non sono, non siamo, scomparsi. “declinati”. ci decliniamo ancora, in tutte le coniugazioni e congiunzioni. anche le più improbabili. anche se si è sempre (e sempre si sarà) ai margini — delle reti. il sottosuolo continua a esistere insomma. continuiamo a ospitare rizette e rizomi. l’erba cattiva non muore mai. e bon. in sostanza fallire ancora, fallire meglio, come sempre.


#attitudineUnderground #combinareNulla #EdizioniMilieu #FrancescoCiaponi #Milieu #MilieuEdizioni #Rottame #Settanta #SettantaMilieu #StivRottameValli #StivValli #TesteVuoteOssaRotte #ThomasBerra #TVOR #unAltraEditoria #underground

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dip 051


un conto è il lavoro salariato, gli obblighi, catene & catenelle, un conto è la realtà – non solo interiore. la realtà editoriale, per esempio, quella INDIPENDENTE. quella mal distribuita, o non distribuita affatto. laterale, marginale. camminatori sui margini, si dice.

#dip #dip051 #dip051 #esoeditoria

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il bando delle università italiane per i ragazzi palestinesi è una farsa


Il post (ora modificato, come si può constatare) che io come molti altri in buona fede avevamo pubblicato e diffuso giorni fa – non indagando sui limiti assurdi che il bando di cui si parla implica – è totalmente inutile.

I requisiti del bando universitario della Crui rivolto a giovani palestinesi sono irraggiungibili nella situazione attuale di Gaza e anche della Cisgiordania. Dunque è importantissimo leggere il seguente articolo del “manifesto”, firmato da Annaflavia Merluzzi e uscito ieri, 23 maggio: ilmanifesto.it/il-bando-della-…

#AnnaflaviaMerluzzi #bando #bandoUniversitario #Cisgiordania #crui #Gaza #genocidio #giovaniPalestinesi #ilManifesto #Palestina #territoriOccupati #università


CANCELLARE: bando per ragazzi e ragazze residenti in palestina


Il post qui in calce è stato pubblicato in buona fede non indagando sui limiti assurdi che il bando di cui si parla implica. Importantissimo è leggere, in proposito questo articolo del “manifesto”, uscito il 23 maggio: ilmanifesto.it/il-bando-della-…

ecco il bando (la notizia del):

Per ragazzi e ragazze palestinesi residenti in Palestina: *bando CRUI* per l’a.a. 2025/26 per 97 borse + vitto, alloggio e altro per tutta la durata del corso in *35 università italiane*

https://www.crui.it/documenti/54/New-category/1569/IUPALS—CRUI–AVVISO-NOTICE-ITć-EN.pdf

*I tempi sono STRETTI*: il bando è dell’8 maggio e già *entro il 23 maggio* bisogna aver fatto l’iscrizione al CORSO di ITALIANO (propedeutico).
https://www.crui.it/documenti/54/New-category/1569/IUPALS—CRUI–AVVISO-NOTICE-ITć-EN.pdf

#urgente #palestina #bando #corso #universita

Scholarships for Palestinian University students from Gaza and the West Bank to spend one year at an Italian University in academic year 2025/26.

National Call: crui.it/home-ri/iupals-italian…

Federico II Call: unina.it/documents/11958/66115…

#bando #corso #crui #opportunità #Palestina #università #URGENTE



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Sciordify rilasciato, mia app liquida per la musica che puzza (client Spotify desktop per Android)


Come tutti sapranno, io non uso alcun servizio di streaming per ascoltare la musica — poiché, essendo ricca, ho tutte le mie migliaia di brani sulla microSD da 64 GB del telefono — …Di conseguenza, è a dir poco curioso che, pur se tra una bestemmia e l’altra a causa di Android, io abbia con successo appena rilasciato un’applicazioncina che, facendo da wrapper per la versione web desktop di Spotify, funge sostanzialmente da “client alternativo ufficiale“, passatemi il termine… E oggi vi presento allora nientepopodimeno che Sciordify, nella sua più estrema gloria!!! 💩

Per via di quanto apparentemente la cosa è una rottura di scatole per la gente, infatti, persino al mio orecchio è arrivata più e più volte la notizia di come da qualche mese Spotify stia mettendo seriamente i bastoni tra le ruote a client moddati ed alternativi, facendoli smettere continuamente di funzionare, e quindi di come ciclicamente quegli utenti che (ça va sans dire, con ottime ragioni) piratano devono stare a sclerare per aggiornare alle versioni patchate più recenti… quando sono effettivamente disponibili, perché di momenti scoperti sembrano essercene numerosi. E chi insiste con l’usare tale servizio, allora, si trova nella melma più assoluta. 💔

Proprio da questa disperazione, svariati giorni fa, è uscita fuori l’idea di usare la versione desktop di Spotify su mobile, quantomeno per apparare in questi momenti bui; perché questa, a differenza della versione mobile, sembra togliere decisamente meno diritti umani agli utenti non paganti, non avendo limitazioni arbitrarie tipo il limite di salti. Curiosamente, però, la webapp di Spotify si ricarica all’infinito su mobile, se si tenta di forzare la pagina a caricare in modalità desktop (anziché la versione mobile merdosa, che ha gli stessi limiti della app mobile nativa e pure di più); persino cambiare la stringa user agent in Chromium o Firefox non sortisce effetto. 🤨
[...], [15/05/2025 13:12]poi non capisco una cosaopen.spotify.com ha un interfaccia mobileti fa ascoltare qualcosama con le limitazioni di spotify free da telefonoovvero 6 skip l'ora, non puoi scegliere la canzone esatta, anzi qui non puoi nemmeno visualizzare la tua libreriase metto il sito in modalità desktopsi vede il sito desktop per due secondi ma poi ricarica la pagina all'infinitoper non fartelo utilizzare💖💣, [15/05/2025 13:13]🤥[...], [15/05/2025 13:13]perché fa questo?come by passarlo?💖💣, [15/05/2025 13:13]che figli di merdat.me/c/1519410362/407873
Beh, attenzione però, perché per fortuna, per qualche oscuro motivo, questa cosa non succede dentro una WebView Android: basta impostare un user agent desktop, e il server restituisce giustamente la versione desktop della webapp, ma non fa quella misura anti-utente strana del ricaricamento infinito. Pensare che ero già pronta a capire come minchia fare ad intercettare il JavaScript in transito nella app, per modificarlo un attimo prima che la WebView lo esegua, di modo da eliminare tutte le chiamate a location.reload() e simili (visto che non si possono semplicemente bloccare)… e invece mi è andata veramente di lusso! 😻
💖💣, [22/05/2025 16:03]Spotify desktop dentro la webview sembra funzionare e basta?!??! Senza bypass strani, ho solo messo User Agent desktop💖💣, [22/05/2025 17:19]si ringrazia chromium sul mio PC per aver fornito gentilmente la stringa User Agentt.me/c/1519410362/414502t.me/c/1519410362/414647
Quindi, la soluzione che già prima sembrava ovvia, a questo punto si è confermata tale. Dall’altro ieri, dunque, via di prove e provine, giù col codice inizialmente spaghettoso via via trasformato (con non poche difficoltà, visto Android) in decisamente apprezzabile, e da oggi pomeriggio la app Android che sa di cacca sciolta — ma la cui potenza è comunque inversamente proporzionale al peso dell’APK, che è di appena 50 miseri KB — è finalmente realtà e godibile da chiunque. Curiosamente, è la seconda (2a) app basata sulla mia libreria SpaccWebView che rilascio sia in assoluto, che nell’arco di due (2) giorni… il che non è affatto male. (La prima non ho avuto nemmeno ancora il tempo di approfondirla qui, ops…) 🤯

A parte che sono usciti fuori già 2 bug minori da sistemare — non sia mai che una app possa uscire perfetta già alla release 1.0.0, poiché questa è la maledizione ineluttabile che colpisce tutti noi software developer, per cui abbiamo zero problemi sui nostri dispositivi di sviluppo, ma poi subito escono rogne su quello del primissimo utente finale — scommetto che il nome sarà certamente curioso per noi italiani, mentre per il resto del mondo ci pensa l’icona generata con ChatGPT a spiegare bene con che razza di artefatto digitale si ha a che fare… Bisogna essere onesti e modesti e riconoscere che, seppur dal lato mio la app sia OK, un sito desktop sui cellulari non è proprio bello da vedere, e nemmeno profumato (ma sul tablet è estremamente godurioso, almeno.) Pazienza; la app è una pezza, ma in questo eccelle. 🙏
💖💣, [24/05/2025 17:13]sto per rilasciare sciord.[...], [24/05/2025 17:15]Non su P💖💣, [24/05/2025 17:25]e invece.💖💣, [24/05/2025 17:26]su GitHub e GitLab primae poi su P 🤗💖💣, [24/05/2025 17:38]Sciord.💖💣, [24/05/2025 17:38]è irreale tutto questo[...], [24/05/2025 19:12]🥲💖💣, [24/05/2025 19:18]o k, dovrei avercela fatta a far funzionare IL FOTTUTO TASTO EXIT, odio android💖💣, [24/05/2025 19:18]🤥t.me/c/1519410362/416346
Comunque, sotto sotto mi aspetto che, se questa mia soluzione dovesse prendere piede, non potendo quelli di Spotify fare niente dal punto di vista legale per fermarla (perché non c’è in gioco alcuna violazione di proprietà intellettuale, nel mio caso, a differenza dei client modificati), troveranno qualche modo per bloccare la WebView di Android così come configurata di default dall’eseguire la loro webapp… Beh, cari ingegneri del software dell’azienda maledetta: fate molta, molta attenzione… perché io ho già infinite schede di StackOverflow aperte a riguardo di “impostare la WebView di Android in modalità desktop” e, a quanto pare, ci sono diverse opzioni che probabilmente posso settare per eludere qualsiasi tipo di blocco anche più elaborato… 👻

#Android #app #bypass #mobile #Sciordify #SpaccWebView #Spotify


Androidico esaurimento, porta alla fine mai iniziata (odio lo sviluppo Android)


Ci sono tante, fin troppe cose che odio malamente al mondo… ma, all’atto pratico, in un modo o nell’altro molte non mi riguardano… quindi… la situazione è buona? Ovviamente no. Quello che sto sottintendendo è che c’è una piccola manciata di cose che odio così tanto, ma così tanto, che davvero voglio prendere e farmi saltare per aria, e la sofferenza far quindi finire, perché altro modo di sfuggirne non ce n’è... e creare app Android sarà nella top 5 di questa merda (o forse top 10 se non volessi sbilanciarmi, ma mentirei a quel punto). E stavolta devo andarci purtroppo molto pesante, perché il disastro è continuo, giorno dopo giorno… 🤒

Mamma mia, è davvero così terribile, e la cosa peggiore è che solo chi si trova nella stessa situazione può capire di cosa parlo… è proprio tutto così sbagliato, non lo so, non ho parole, e non riesco a credere che ogni tanto persino io me ne scordo, per poi ricordarmene a mie spese pochi attimi dopo. Tutto il processo è una delle cose peggiori mai ingegnerizzate finora che rimane attualmente ancora supportata e persino consigliata (perché si, pure chi a differenza mia non ha requisiti strani, tipo APK < 100 KB, o compatibilità con dispositivi antichi, si trova in certi casi a dover fare app tramite lo stack ufficiale di Android; non sempre si possono usare cose migliori come React Native), che boh… ☠️

Per prima cosa, a differenza di altre tecnologie di sviluppo, passare da fuori a dentro lo stato di lavoro è inutilmente lento e doloroso, ed ecco l’ingrediente perfetto per il disastro. Per il debugging, in particolare, bisogna usare o l’emulatore — che però gira sempre più di merda con ogni nuova major release di Android, per qualche motivo, e comunque è scomodo perché va usato con mouse e tastiera — oppure collegare dispositivi reali, con tutti i problemi del caso… e io vado sempre con quest’ultima opzione, ma viene veramente da piangere. Praticamente ho da una parte lo Xiaomi, che col suo firmware buggato a volte smette di accettare le installazioni via ADB e quindi mi fotto, e dall’altra il tablet, che ha la porta USB mezza rotta (ODIO Samsung), e comunque attaccato al PC si scarica più velocemente di quanto si ricarica… quindi spesso uso il debugging wireless, ma pure quello è completamente rotto, e a volte si spegne da solo, e altre si scollega semplicemente a caso (anche se poi in genere si ricollega), e altre volte risulta collegato su Android Studio ma poi facendo play si lamenta che il dispositivo è offline… Il numero di minuti persi ogni giorno è fottutamente inquantificabile!!! 👹

Questo è ancora di più un problema se, come me, non si fa questa cosa per lavoro, ma come attività giornaliera indipendente (non per “hobby”, perché non sono masochista, ma perché capitano quei problemini informatici tra le mani per cui l’unica soluzione possibile è creare piccole app Android iperspecifiche), perché ciò significa che non ci si può mettere lì quelle ore fissate e fare… no, bisogna trovare il tempo durante la giornata, con in mezzo altri impegni, e quindi nella pratica si finisce a dividere il da farsi in multiple sessioni di lavoro, e quindi ogni volta che si ritorna bisogna stare lì a risistemare ogni cosa… perché se io lascio tutto lì in un certo modo, cioè il tablet connesso ad Android Studio, poi, quando 3 ore dopo torno, ovviamente trovo il debugging wireless che si è spento da solo!!! Mi viene da piangere fortissimo!!! 🎃

E Android Studio, che già di per sé è un troiaio assoluto (perché è semplicemente IntelliJ, alla fine, ma pure peggio), certamente non aiuta. Come tutti, mi trovo ad usare quello solo perché è l’unica cosa che funziona out-of-the-box per Android (almeno a tratti eh, perché se me ne lamento vuol dire che non funziona al 100%)… ma ovviamente è pesantissimo, quindi è completamente fuori discussione usare qualcosa che non sia il PC fisso o il portatile buono per lavorare, e quindi diventa impossibile lavorare in quei tanti momenti morti del giorno (come invece faccio per tanti altri progetti); tutte le volte che ho provato a farlo sulla mia VM Windows cloud, o direttamente in Termux sul tablet, per via della poca RAM, facevo puntualmente prima ad aspettare di tornare a casa, che aspettare che Gradle finisse il suo sync di 20 minuti (e non esagero!!!) per poi poter finalmente scrivere codice in una finestra laggante, e avere difficoltà a debuggare, non potendo usare l’emulatore con tale hardware host e non riuscendo a collegare ADB dentro una VM con una VPN in mezzo… quindi via di copiare gli APK avanti e indietro, e sperare di non dover leggere il logcat. 🪓

Ovviamente, usare altri strumenti per sviluppare andrebbe dal difficile all’impossibile, con missioni che andrebbero dal far funzionare l’IntelliSense (che se per Java in generale è praticamente vitale, figuriamoci Android con quel suo casino di API che ha) al debugging… e questo scenario, inoltre, presupporrebbe di riuscire a compilarla una app senza l’IDE, perché pure Gradle è un gigantesco troiaio, al punto che se funziona dentro Android Studio (che usa appunto quello, sotto la scocca) non è detto lo faccia da riga di comando… e infatti, magicamente, persino far funzionare le build tramite CI (che sarebbe una pratica usuale) diventa una sfida che non ho chiesto!!! E oh, questo merdaio porta il concetto di “it works on my machine” così all’estremo che non solo far funzionare build automatiche diventa difficile, ma addirittura passare da un PC all’altro per sviluppare (da fisso a portatile e indietro), perché un progetto che viene importato e builda perfettamente su un sistema non lo fa su un altro, perché magari le versioni degli SDK sono leggermente diverse (anche se non incompatibili), o i percorsi dei file sono leggermente diversi, anche solo perché magari l’username di sistema è diverso… e quindi non va un cazzo! Addirittura ieri mi si era sminchiato tutto, perché Google (merda!!!) ha introdotto l’ennesimo bug, per cui si erano cancellate le configurazioni predefinite di esecuzione, e quindi la app non veniva ricompilata quando rieseguita, e quindi io impazzivo perché modificavo il mio codice ma la app rimaneva fottutamente uguale… 🙀😨🤬

E pensare che tutte queste rogne riguardano non la parte di coding effettiva, ma tutto quello che c’è attorno… perché a parlare pure di quest’altra veramente non basterebbe un intero libro, per raccontare per bene tutte le minchiate con cui questo stack obbliga ad avere a che fare. Tra API che ogni anno vengono deprecate, ma alcune che continuano a funzionare perfettamente dal 2010 ad oggi ed altre che misteriosamente si rompono, poi ancora API minori che funzionano sul sistema di un produttore e su quello di un altro no, la documentazione che come tutti sanno è carente a dir poco (metodi mal documentati, perché a vibecodare sono buoni tutti, ma mettere commenti decenti non è facile), e in diversi casi (per quanto riguarda la documentazione non-API, tipo tutorial ed esempi) pure obsoleta, e (parzialmente collegato a questo) pure un’inconsistenza tra metodi che dichiarano di poter restituire valori null e altri che lo fanno ma non lo dichiarano, motivo per cui si finisce puntualmente in situazioni da NullPointerException inspiegabili pur seguendo tutti i warning dell’IDE e la documentazione API… 😭🕳

Non è possibile nel 2025 andare ancora avanti con questa roba, cioè, aiuto, qualcuno dovrebbe deprecarla per sempre!!! E NON mi scuserò per questo rantolo, perché sono distrutta. È da lunedì sera che sto cercando di mettere su la più stupida app WebView del pianeta usando all’80% codice riciclato (perché già scritto da me), e al momento sono stata in grado giusto di finirla, ma ancora non di shipparla, perché ora sono rogne a far funzionare uno script CI per GitHub/GitLab che in automatico compila e firma la app e mette l’APK nelle releases… cioè, che cazzo! Ci sarebbero volute alla peggio tre ore scarse a fare la stessa app per Windows o Linux (ma lì non mi serve) da idea a rilascio, ma su Android è un disastro programmare, è un disastro testare, ed è un disastro rilasciare!!! (Anche perché dover firmare gli APK è una noia in più.) BASTA!!! ODIO ANDROID!!! BRUCIARE ANDROID!!! 💥

#Android #AndroidDev #AndroidStudio #development #mobile #programmazione #programming #software #sviluppo


Questa voce è stata modificata (22 ore fa)

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renata morresi: “leggo l’ennesimo articolo…”


Renata Morresi

Leggo l’ennesimo articolo con le stime dei morti degli ultimi venti mesi: più di 50.000 vittime, centinaia di operatori sanitari e umanitari, circa 200 giornalisti, solo ieri 29 tra bambini e anziani morti di fame, 94% degli ospedali distrutti, camion di aiuti umanitari bloccati, bruciati e saccheggiati, bulldozer che spianano quel che resta di Gaza, pulizia etnica attivissima anche in Cisgiordania. Siamo di fronte al “più grande esperimento di ‘ingegneria sociale violenta’ condotto su un intero popolo”, dice bene Yousef Hamdouna di Educaid, con lo scopo di eliminare la società palestinese dall’esterno e dall’interno, in modo definitivo. Guardo un video ‘di troppo’: è un bambino che sta morendo in un modo violentissimo. Mi viene da vomitare. Sotto i nostri occhi si consuma una carneficina forsennata e noi alziamo le mani, come se non ci riguardasse. Qualcuno nel frattempo asseconda la propria furiosa possessione: il repubblicano Randy Fine invoca la bomba atomica su Gaza. E noi vomitiamo, e siamo vomitati.

#ultimogiornodigaza #gazalastday #50000sudari #STOPtheGENOCIDE #Gaza #genocide
#genocidio #Palestine #Palestina
#warcrimes #sionismo #zionism
#starvingpeople #starvingcivilians
#iof #idf #colonialism #sionisti
#izrahell #israelterroriststate
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#israelestatocriminale #children
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#ICJ #ICC

#50000sudari #aiutiUmanitariBloccati #bambini #bombaAtomica #bulldozer #camion #carneficinaForsennata #children #civiliAnziani #colonialism #concentramento #deportazione #fame #Gaza #gazalastday #genocide #genocidio #giornalisti #ICC #icj #IDF #ingegneriaSocialeViolenta #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #mortiDiFame #operatoriSanitari #ospedali #Palestina #Palestine #puliziaEtnica #RandyFine #sionismo #sionisti #societàPalestinese #starvingcivilians #starvingpeople #STOPtheGENOCIDE #ultimogiornodigaza #vittime #warcrimes #YousefHamdounaDiEducaid #zionism

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Due chiacchiere sul Salone del Libro


E così è finito anche quest’anno il Salone del Libro. In questa settimana, nel mare di contenuti creati per celebrare la più grande fiera editoriale italiana, sono emersi anche dei ragionamenti interessanti, sia che riguardano il Salone vero e proprio, sia su argomenti tangenti come le recensioni online.

Ma prima di addentrarmi in questioni così spinose vorrei parlare del motivo che mi ha portato a Torino. Venerdì 16 maggio, infatti, si è svolto l’aperitivo letterario “Hic Sunt Dracones” organizzato dalla nostra neonata Dracones Associazione per la scrittura fantasy italiana.

È stata una bellissima serata, dove ho potuto incontrare persone che non vedevo da un po’ e conoscere finalmente persone che ho frequentato solo online. Se volete vedere un po’ che aria tirava quella sera vi rimando al profilo IG. Potete inoltre ascoltare la puntata live di Reading Wildlife che è stata registrata in quest’occasione.

I progetti che stiamo portando avanti sono molti e consiglio a tutti di andare a dare un’occhiata al nostro sito. Tra l’altro: chi volesse sostenerci non deve per forza associarsi, ma può anche semplicemente fare una donazione (ci aiuterebbe molto).


Durante i giorni del Salone, come di consueto, il mio feed IG è esploso di contenuti riguardanti la fiera. Vlog, caroselli, selfie, tag a profusione. È una cosa assolutamente normale: ho circoscritto la mia bolla al mondo editoriale, non posso aspettarmi altro. Ma in questo marasma mi è saltata all’occhio una serie di stories che faceva notare come l’oversharing di acquisti libreschi potesse urtare la sensibilità di alcuni.

Ma perché dei contenuti in cui si mostrano i propri acquisti possono dare fastidio?
Be’, prima di tutto possono infastidire quando sono tanti, tantissimi. Come succede durante le grandi fiere. Possono infastidire quando sono contenuti che hanno palesemente lo scopo di ostentare la quantità di libri acquistati. Ostentare in faccia a chi non può permettersi di andare fino a Torino (e non parlo solo economicamente).

Qualche giorno fa ho pubblicato un post in cui comunicavo che non avrei mostrato i miei acquisti del Salone e che avrei parlato dei libri che ho preso dopo averli letti. Quel post ha scatenato un piccolo putiferio (un po’ me lo aspettavo) e generato una bella discussione. Segnalo in particolare la newsletter di Mick Paolino e quella di Reading Wildlife.

Mi è stato fatto notare che i post degli acquisti durante le fiere aiutano i piccoli e medi editori a far conoscere i propri libri. Che anch’io regolarmente consiglio libri che non ho ancora letto. Tutto vero. Anzi, aggiungerei che anch’io ho fatto i miei contenuti book-haul. Soprattutto in occasione delle fiere Stranimondi e Marginalia.

Quindi sì, non nego di essere incoerente. Il mio è un percorso di crescita non esente da errori. Quello che voglio fare è creare momenti di confronto, discussione e approfondimento intorno ai temi che mi interessano.

Sono un paio d’anni che compro i libri quasi esclusivamente in fiera, direttamente dall’editore. Non compro su Amazon, non compro quasi più in libreria (tranne quelle indie, che però dalle mie parti sono piuttosto rare). E ho fatto diversi contenuti in cui spammavo i libri che ho preso. L’ho fatto perché questi contenuti creavano un bel buzz intorno al mio profilo, perché gli editori riprendevano le stories creando ancora più buzz. Ma a conti fatti mi sono resa conto che si trattava di un batti cinque con tutty quelly che quei libri, quegli editori già li conoscevano.

È un po’ che faccio profonde riflessioni sul mondo social, sul consumismo, sulla superficialità che hanno assunto i contenuti online.
In particolare mi sembra che i social stiano alimentando da anni un fenomeno abbastanza preciso: gli haul. Si tratta di creator che comprano una gran quantità di articoli per poi mostrarli ai propri follower. Possono essere vestiti, make-up, sneakers oppure appunto, libri.
Sono contraria ai book-haul? Se si tratta di pura ostentazione sì. Sono famosi gli episodi di creator che comprano (o ricevono) edizioni particolari per mostrarli sui social e poi rivenderli su Vinted.
Inoltre i libri non dovrebbero essere un articolo da ammassare, ma da gustare.

E qui arriviamo a un’altra discussione molto interessante che è nata in questi giorni, partendo dall’articolo di Loredana Lipperini su Lucy dall’eloquente titolo “Le recensioni letterarie in Italia stanno diventando inutili”. In particolare, Lipperini lamenta che la critica letteraria (leggi le stroncature) è un fenomeno in estinzione, soppiantata da recensioni piuttosto interessate. Claudia (@praticamenteinnocua) mi ha fatto notare che, per quanto condivisibile la posizione dell’autrice, è un discorso piuttosto classista. E non posso darle torto. Vi lascio qui il suo articolo dedicato al Salone e all’argomento delle recensioni.

E quindi ecco: sono stata al Salone ma la parte più interessante di quest’esperienza stavolta è arrivata dopo, online. Voi cosa ne pensate di questi spunti di riflessione? È giusto ragionare sui meccanismi che vengono scatenati da questi grandi eventi editoriali? Oppure va tutto bene così com’é? Fatemelo sapere nei commenti.

#editoria #opinioni #saloneDelLibro

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in reply to Stella

Wow, è dal 2006 che non leggevo un commento così lungo e articolato su un mio blog! 😀

È assolutamente vero che i miei articoli e le mie “provocazioni” alla fine riecheggiano nella bolla, ma almeno restano in un posto fisso (il caro e vecchio permalink) e chissà che tra qualche anno di questo discorso resterà traccia da qualche parte.

Ammetto che ho voluto scrivere questo post per raccogliere anche i ragionamenti di Claudia, Angela e Mick, di modo da fornire un comodo riassunto del discorso che è sempre interessante e in divenire. Anche perché così facendo tolgo il discorso dal vortice delle dinamiche dei social, dove vale chi la spara più grossa e non è più un gioco che voglio giocare.

Quello dei creator che continuano a perpetuare uno stile di vita irrealistico (e qui esco dal discorso editoria) è un problemone che altre persone hanno analizzato più a fondo di me (penso a Serena Mazzini) e non so sinceramente come andrà avanti (sento degli scricchiolii comunque).

Sull’assenza di un movimento di critica letteraria (sia che si parli di letteratura boriosa sia di romantasy) probabilmente tornerò a parlarne. Perché è un danno sia per chi scrive (che riceve solo approvazioni entusiaste, ad eccezione della singola stellina astiosa), per chi compra (che non sa più come capire se vale la pena prendere quel tomo), e per chi pubblica (che non lo vuole nemmeno sapere se un libro non piace).

Insomma, sarà una lunga estate 😀



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Solo la Cina può fermare Israele a Gaza?

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Può la Cina fermare Israele?


Nel pieno dell’assedio alla Striscia di Gaza, mentre le bombe israeliane continuano a colpire case, ospedali e scuole, e i negoziati internazionali sembrano incapaci di fermare i raid su civili e infrastrutture, proviamo a fare una riflessione provocatoria. E se fosse la Cina a intervenire a Gaza?

Un’ipotesi estrema, certo, forse irrealistica. Ma in uno scenario globale dove Israele, sostenuto dagli Stati Uniti, continua a violare impunemente le risoluzioni ONU, l’unico attore capace di imporsi sul piano geopolitico potrebbe essere proprio la Cina, oggi unica potenza in grado di contrastare realmente l’egemonia occidentale.

Truppe cinesi a Gaza


Mandare truppe cinesi nella Striscia di Gaza per liberare gli ostaggi, eliminare Hamas, ricostruire il territorio e mettere Israele nella condizione di non poter più bombardare senza scatenare una crisi con Pechino: è un’utopia o una provocazione strategica?

Quello che è certo è che il piano sionista di trasformare Gaza in una colonia israeliana permanente non verrà fermato né dall’ONU né dall’Europa. E se l’unico modo per indebolire Israele fosse colpire il suo status di potenza impunita, anche per inviare un messaggio preventivo a Washington in vista dell’eventuale crisi a Taiwan?

Il ruolo della Cina nel conflitto tra Israele e Palestina


Immaginare un intervento militare cinese nella Striscia di Gaza per fermare la guerra è una provocazione basata di pura fantasia. La Cina ha una politica estera storicamente improntata alla non ingerenza militare diretta. Pechino privilegia strategie di lungo periodo, mediazione diplomatica e penetrazione economica. Tuttavia, in un mondo multipolare sempre più instabile, anche le provocazioni teoriche possono aprire spazi di riflessione.

Di fronte alla brutalità dei bombardamenti israeliani su Gaza, all’impotenza delle Nazioni Unite e al continuo fallimento dei negoziati di tregua, la domanda diventa: chi può davvero fermare Israele?

Se l’Europa vacilla, se gli Stati Uniti restano il pilastro della protezione israeliana, allora solo un attore forte e indipendente come la Cina potrebbe ribaltare l’equilibrio geopolitico, colpendo simbolicamente uno dei più solidi alleati americani nel Mediterraneo.

L’ipotesi è dunque provocatoria, non tanto per la sua realizzabilità quanto per quello che rivela: la mancanza di una forza globale capace di imporre una linea umanitaria, e l’assuefazione del mondo alla logica secondo cui Israele può agire senza freni. Solo una forza esterna davvero potente – non piegata alla logica atlantista – potrebbe rompere l’assedio.

Il boicottaggio internazionale


Un’altra via ipotizzata per indebolire Israele è quella del boicottaggio economico internazionale. Colpendo l’economia israeliana con embargo, cessazione degli scambi commerciali e isolamento diplomatico, si potrebbero creare malumori interni tali da spingere il governo a riconsiderare le proprie scelte politiche e militari. Ma sebbene l’idea sia sostenuta da molti attivisti in tutto il mondo, la storia recente mostra la sua fragilità.

Nel conflitto tra Russia e Ucraina, un massiccio programma di sanzioni occidentali ha cercato di ottenere esiti simili: collasso economico, pressioni sociali, cambiamento di rotta. Tuttavia, la Russia di Putin ha retto, trovando nuovi alleati e ridefinendo il proprio assetto produttivo. Questo precedente ci insegna che un boicottaggio contro Israele difficilmente produrrebbe risultati rapidi, soprattutto considerando la fortissima alleanza con gli Stati Uniti e gli accordi commerciali con l’Occidente.

Certo, l’idea di una mobilitazione globale che imponga ad Israele di fermare i raid aerei sulla Striscia di Gaza resta una speranza diffusa. Ma senza un fronte compatto e determinato, si riduce a una retorica impotente. Soprattutto in assenza di una reale volontà politica da parte dei grandi blocchi, incluso l’Unione Europea, che spesso minaccia sanzioni senza poi applicarle.

Nel frattempo, la popolazione civile continua a pagare un caro prezzo. E mentre i giacimenti di gas nel mare di Gaza diventano sempre più centrali nel dibattito geopolitico, la crisi umanitaria peggiora. Il rischio è che la difesa degli interessi energetici prevalga sulla difesa della vita.

Giacimenti di gas a Gaza


Dietro le bombe su Gaza, il blocco umanitario e i bombardamenti quotidiani sulla Striscia di Gaza, si nasconde una questione raramente discussa nei media mainstream: la presenza di giacimenti di gas naturale al largo delle coste palestinesi. Una risorsa strategica che potrebbe cambiare gli equilibri economici e politici dell’intera regione. E non è un caso che, negli ultimi anni, alcune compagnie energetiche abbiano cominciato a interessarsene sempre più da vicino.

Nel 2023, Eni, il colosso energetico italiano, ha ottenuto da Israele una licenza di esplorazione e futura estrazione di gas in un’area marittima che si sovrappone al territorio palestinese. Una concessione rilasciata unilateralmente da Tel Aviv, ignorando qualsiasi sovranità o diritto economico palestinese, e che fa emergere un ulteriore livello di colonialismo energetico. Se la Striscia di Gaza venisse svuotata della sua popolazione e sottoposta a pieno controllo militare israeliano, quei giacimenti di gas potrebbero essere sfruttati senza opposizione.

Questo potrebbe spiegare anche la timidezza dell’Italia nell’assumere posizioni chiare contro le violazioni dei diritti umani a Gaza. In un quadro di relazioni economiche e diplomatiche così intrecciate, le scelte energetiche diventano scelte politiche. Se dovesse davvero crescere una mobilitazione internazionale in favore del boicottaggio economico o della fine dell’occupazione, tra i primi a pagarne il prezzo potrebbe esserci proprio Eni. Da qui, forse, il silenzio imbarazzato di molti rappresentanti politici italiani.

In questi tempi in cui le guerre si combattono anche per l’accesso alle risorse naturali, il caso dei giacimenti di gas a Gaza ci ricorda che la libertà di un popolo può essere sacrificata per un giacimento che potrebbe valere circa 500 miliardi.

Hamas, l’alibi perfetto per l’occupazione della Striscia di Gaza


Nel conflitto in corso tra Israele e Hamas, l’opinione pubblica globale è costantemente polarizzata. Tuttavia, per comprendere davvero la strategia di lungo periodo dello Stato israeliano, è necessario superare le letture semplicistiche e propagandistiche. La presenza di Hamas nella Striscia di Gaza, con i suoi raid e i suoi attacchi armati, è diventata da anni l’alibi perfetto per giustificare qualunque intervento militare israeliano: dai bombardamenti indiscriminati sui civili, al blocco alimentare e sanitario, fino al piano – sempre più esplicito – di occupazione permanente di Gaza.

Israele ha sistematicamente costruito una narrazione per cui la distruzione di Hamas diventa sinonimo di sicurezza nazionale. Ma la realtà è diversa: la sopravvivenza politica e militare di Hamas ha fatto comodo proprio al governo israeliano, permettendogli di evitare ogni trattativa con la leadership palestinese moderata e di proseguire con la colonizzazione dei territori occupati. Non a caso, negli ultimi anni, sono trapelati dossier che dimostrano come Israele abbia indirettamente favorito l’ascesa di Hamas, anche per indebolire l’OLP e ogni tentativo di dialogo unitario da parte palestinese.

In questo senso, il conflitto armato con Hamas serve anche a mascherare altri obiettivi: il controllo delle risorse, l’espulsione graduale della popolazione civile, e il disegno di trasformare Gaza in una zona cuscinetto militarizzata. Ogni raid, ogni missile, ogni ostaggio diventano parte di una narrativa utile a legittimare il dominio israeliano, mentre la comunità internazionale si ferma al dibattito sterile su chi abbia “iniziato per primo”.

Ma chi paga tutto questo sono i civili. Gli abitanti di Gaza, già colpiti da anni di embargo e bombardamenti, si trovano ora al centro di una strategia geopolitica che li usa come pedine di un gioco sporco. Hamas, con tutte le sue responsabilità, è diventato così lo strumento perfetto per Israele per evitare ogni negoziato reale e spingere verso una soluzione militare totale.

Chi può fermare Israele a Gaza?


La domanda resta sospesa: chi può fermare Israele a Gaza? L’intervento militare cinese a Gaza, sebbene irrealistico e provocatorio, funziona come paradosso utile a mostrare quanto sia debole il sistema internazionale. Il presunto ruolo di una potenza globale nel conflitto israelo-palestinese – come la Cina – farebbe da deterrente, togliendo ogni alibi a Israele per l’occupazione e interrompendo l’assedio umanitario nella Striscia di Gaza.

Nel frattempo, il fallimento dell’ONU a Gaza è evidente. La diplomazia internazionale sembra impotente, mentre le bombe continuano a cadere sui civili. La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e le sue conseguenze si aggravano di giorno in giorno, senza che si intraveda una reale prospettiva di pace. I ripetuti richiami ai negoziati per la tregua a Gaza sembrano più un rito che una strategia.

Il peso della geopolitica del gas a Gaza è sempre più evidente. I giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale sono ormai parte integrante del conflitto. L’Eni ha ottenuto licenze da Israele per l’esplorazione e l’estrazione di gas in acque che, secondo il diritto internazionale, sarebbero in gran parte territorio palestinese. Questo legame diretto tra interessi energetici israeliani e palestinesi, unito al colonialismo energetico a Gaza, contribuisce a spiegare anche la prudenza italiana: le relazioni Italia-Israele sul gas sono oggi troppo forti per permettersi prese di posizione nette.

Nel dibattito internazionale, alcuni tornano a proporre la soluzione dei due Stati per tutelare Gaza e la Palestina. Ma nel contesto attuale, appare più come uno slogan che come un progetto praticabile. Eppure, senza un’alternativa condivisa, resta l’unico riferimento per chi chiede il rispetto del diritto internazionale.

Infine, resta aperto il tema dell’efficacia del boicottaggio economico contro Israele. Dopo il parziale insuccesso delle sanzioni contro la Russia, molti temono che questa strada non porti risultati. Ma potrebbe essere comunque uno degli strumenti capaci di mettere in crisi il consenso interno israeliano, soprattutto se unito a una pressione globale.

Se il conflitto dovesse estendersi – ad esempio con una crisi a Taiwan – gli equilibri geopolitici nel Mediterraneo orientale potrebbero essere stravolti. E in quel contesto, il ruolo della Cina nel conflitto Israele-Palestina potrebbe passare dall’ipotesi alla realtà.

Ma per ora, tutto resta sospeso. Gaza brucia, e la politica mondiale guarda – o volge lo sguardo altrove.

#cina #Eni #Europa #gas #Gaza #guerra #Italia

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il premio di poesia elio pagliarani su radiotre suite


https://www.raiplaysound.it/audio/2025/05/Radio3-Suite—Panorama-del-23052025-feb0c90c-d996-4886-94c2-123f41af0bd5.html

da 10′ 15″ a 16′ 38″ del podcast, Cetta Petrollo – intervistata da Andrea Penna per RadioTre Suite – parla della decima edizione del Premio Elio Pagliarani.

tutte le info sulla giornata Pagliarani e il Premio: qui e qui

#AndreaPenna #audio #CettaPetrollo #GiornataPagliarani #informazioniSulPremioPagliarani #intervista #PalazzoDelleEsposizioni #podcast #poesia #premiDiPoesia #premiazione #premioDiPoesia #PremioElioPagliarani #PremioPagliarani #RadioTreSuite #RaiRadioTre


25 maggio, roma, palazzo delle esposizioni, “giornata pagliarani”: convegno, film, premiazione dei poeti


Decima edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani, 2025
www.premionazionaleeliopagliarani.it

logo Premio Pagliarani

GIORNATA PAGLIARANI


Domenica 25 maggio 2025, Sala Cinema del Palazzo delle Esposizioni di Roma
(Ingresso dalla scalinata di Via Milano 9a)

PROGRAMMA


Ore 10 – 13
Elio Pagliarani bibliofilo e la Biblioteca Elio Pagliarani
Interventi di
Barbara Mancini, Frammenti di Elio tra periodici e antologie: uno spoglio della Biblioteca Pagliarani; Marianna Marrucci, “…li spendevo quasi tutti in libri…”. Figure di libri in Promemoria a Liarosa;
Marco Menato, Pagliarani bibliofilo; Lucia Merolla, La biblioteca di casa Pagliarani,
Marco Palma, Gli incunaboli di Elio Pagliarani; Gilda Policastro, Il Savonarola non castrato di Pagliarani

Coordina i lavori
Giuseppe Andrea Liberti

*

Ore 14:30 – 15:00
Proiezione del film L’Architetta Carla
di Davide Minotti realizzato con Valeria Miracapillo

*

Ore 15:00 – 17:00
Dieci anni di premiati. Il Premio Nazionale Elio Pagliarani (2015-2025)
Poeti partecipanti, critici e giurati, dalla prospettiva privilegiata delle varie edizioni del premio Elio Pagliarani, si incontrano e dibattono sui dieci anni di attività poetica in Italia

Coordina Andrea Cortellessa

*

Ore 17:00 – 19:30
Cerimonia di premiazione della Decima Edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani


Conduce Arnaldo Colasanti

*

evento facebook:
facebook.com/events/5693189261…

CARTELLA STAMPA AGGIORNATA:

*
PDF / locandina : informazioni sul convegno
PDF / locandina : Giornata Pagliarani

locandina Premio Pagliarani 2025
cliccare per ingrandire

#AndreaCortellessa #antologie #ArnaldoColasanti #BarbaraMancini #CettaPetrolloPagliarani #convegno #ConvegnoElioPagliaraniBibliofiloELaBibliotecaElioPagliarani #DavideMinotti #ElioPagliarani #ElioPagliaraniBibliofilo #ElioPagliaraniBibliofiloELaBibliotecaElioPagliarani #film #GildaPolicastro #GiuseppeAndreaLiberti #incunaboli #IstitutiCulturaliRomani #LaBibliotecaElioPagliarani #LArchitettaCarla #LiaPagliarani #LuciaMerolla #MarcoMenato #MarcoPalma #MariannaMarrucci #MarioDondero #PagliaraniBibliofilo #PalazzoDelleEsposizioni #PalazzoDelleEsposizioniDiRoma #periodici #PoloIEI #PromemoriaALiarosa #salaCinema #Savonarola #ValeriaMiracapillo



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29 maggio, bologna: il carteggio fra roberto roversi e giorgio cesarano


presentazione del carteggio Roversi-Cesarano

il libro:
pendragon.it/catalogo/saggisti…

Il copioso carteggio tra Giorgio Cesarano e Roberto Roversi delinea la storia di una conoscenza che, in undici anni di lettere e incontri, si trasformò in fraterna amicizia, radicata nella difficile situazione che l’Italia visse tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Solidarietà e sostegno sono le parole chiave di questo legame: nelle lettere, come nella vita, la loro vicinanza ideologica li ha portati a condividere le tematiche trattate nelle loro opere, il modo di affrontare il nascente “mercato culturale” e la responsabilità civile di partecipare alla lotta al fianco dei giovani, in anni così caldi come quelli attorno al Sessantotto. Due compagni di strada, distanti nel carattere ma non nel pensiero; due spiriti affini, caratterizzati da un modo militante di vivere nel mondo, senza aver paura di schierarsi. Il carteggio rivela poi, sul piano umano, un affetto che non venne mai meno, soprattutto nei momenti di difficoltà confidati da Giorgio nelle lettere: lui, che visse la sua vita forse troppo intensamente, trovò in Roberto un amico vero e sincero.
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#carteggio #Cesarano #ChiaraCotignoli #epistolario #GiorgioCesarano #Lettere #LibrerieCoop #LibrerieCoopZanichelli #MassimilianoCappello #Pendragon #RobertoRoversi #Roversi

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oggi, 24 maggio, a napoli: per ‘downstream – poesia e prosa’, june scialpi e “retriever” alla libreria ubik


presentazione di Retriever, di June Scialpi
cliccare per ingrandire

Il terzo appuntamento di Downstream si tiene oggi, sabato 24 maggio, alle ore 18 alla Ubik di via Benedetto Croce, Napoli.
Con June Scialpi e il suo Retriever (Tic Edizioni 2025), in dialogo con Valeria Rocco e Giulia Scuro e con la regia di Giorgia Esposito.

Downstream presso Libreria Ubik Napoli ancora con Tic Edizioni e le locandine e molto altro di Michele Zaffarano.

#ChiaraDeCaprio #GiorgiaEsposito #GiuliaScuro #JuneScialpi #LibreriaUbik #MicheleZaffarano #presentazione #reading #Retriever #TicEdizioni #UltraChapbook #ValeriaRoccoDiTorrepadula

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eliana riva su gaza, dal ‘manifesto’ del 23 maggio 2025


Eliana Riva, «In due giorni a Gaza 29 palestinesi sonomorti per la fame», il manifesto, 23 maggio 2025

PALESTINA. […]

Israele ha ordinato alla delegazione negoziale di chiudere i colloqui per il cessate il fuoco e ritornare a Tel Aviv. Anche stavolta nulla di fatto. Era chiaro che l’invio della commissione in Qatar rappresentasse per il premier Netanyahu la risposta svogliata a una pressione alleata più che la reale volontà di fermare la guerra. Cosa che, continua a ripetere da settimane, non accadrà. A meno che non ci sia proprio più nessuno da ammazzare.
L’UNICA, remota possibilità di porre fine ai bombardamenti (ma non all’occupazione) sarebbe, infatti, l’applicazione del «piano Trump», cacciar via tutta la popolazione palestinese. Guerra o pulizia etnica, per il premier non esiste una terza ipotesi.
E l’ingresso degli aiuti rappresenta, esattamente come gli sgraditi negoziati, uno strumento per prender tempo. La Mezzaluna rossa palestinese ritiene che far arrivare un numero tanto limitato di cibo dopo 80 giorni di immiserimento può essere considerato un «invito a uccidere» per sopravvivere. Sono entrati circa 90 camion, prima della guerra ne passavano 500 al giorno. Solo mercoledì notte la farina è riuscita ad arrivare ad alcuni panifici, che hanno subito iniziato a lavorare. Sono migliaia le persone che aspettano un tozzo di pane.
Ma ancora ieri la Mezzaluna denunciava che i civili non hanno ricevuto consegne. Gli aiuti «non sono neanche lontanamente abbastanza», come hanno sentenziato le Nazioni unite. Senza contare che i camion non arrivano al nord, dove gli attacchi israeliani si stanno moltiplicando e le strade sono spesso totalmente impraticabili. Ma il timore è che dopo potrebbe essere anche peggio.
Secondo il governo, alla fine del mese la gestione dovrebbe passare alla fondazione americana che ha confermato l’impegno di sostituire l’Onu e le organizzazioni umanitarie. Il quotidiano israeliano Haaretz ha intervistato diversi «imprenditori israeliani» che partecipano alla gara d’appalto per la fornitura di beni lanciata dell’azienda americana Safe Reach Solutions (Srs). Quest’ultima è incaricata di garantire la sicurezza dei magazzini, l’afflusso e il percorso del cibo.
MOLTI IMPRENDITORI ritengono che il meccanismo non sarà pronto neanche tra un mese. Figuriamoci tra una settimana. Le quantità di cibo stimate dalla Srs, per cui sono stati chiesti preventivi alle aziende che partecipano alla gara, sono di 110mila tonnellate, per un processo di offerta di circa 500 milioni di dollari. Inoltre, i termini dell’appalto non specificherebbero le tempistiche di fornitura dei pacchi di cibo.
Senza contare che nella lista degli alimenti non compaiono riso, zucchero e carne né si capisce come a Gaza potrebbero cucinare senza gas ed elettricità o come si affronterà la crisi idrica. Le fonti di Haaretz stimano che i prodotti ordinati dalla Safe Reach Solutions impiegheranno tre mesi solo per essere consegnati dai fornitori.
Sarebbe un disastro umanitario senza precedenti. Il ministro della salute palestinese, Majed Abu Ramadan, ha fatto sapere che 29 tra bambini e anziani sono morti di fame negli ultimi due giorni e che la stima delle Nazioni unite secondo cui 14mila bambini potrebbero morire senza aiuti è realista e forse persino ottimistica.
In mezzo alla fame, le operazioni militari israeliane proseguono. Nuovi ordini di evacuazione sono stati emessi per i palestinesi che si trovano a Jabalia. L’esercito ha annunciato ancora una volta che «amplierà significativamente la sua attività militare», nel tentativo di uccidere tre uomini di Hamas che ritiene si trovino nell’area. Per tre persone, migliaia di sfollati e centinaia di morti, tra cui tantissimi bambini.
Ieri Israele ha bombardato un capannone di Deir al Balah in cui si rifugiavano diverse famiglie, ammazzando almeno nove persone. Il ministero della salute palestinese ha fatto sapere che 16.500 bambini sono stati uccisi a Gaza dall’ottobre 2023. 916 avevano meno di un anno, 4.365 erano di età compresa tra uno e cinque anni, 6.101 tra sei e dodici, 5.124 tra i 13 e i 17.
UN ATTACCO ha distrutto un centro sanitario dell’Unrwa (l’agenzia Onu che si occupa dei profughi palestinesi) che forniva assistenza a migliaia di persone. L’ospedale al-Awda è costantemente sotto attacco e gli aerei di Tel Aviv hanno colpito ieri un deposito di forniture mediche. A seguito del raid si è sviluppato un incendio che ha distrutto tutto il materiale.
Israele ha annunciato la morte di un altro prigioniero palestinese catturato a Gaza. Amr Hatem Odeh aveva 33 anni ed è stato rapito dall’esercito insieme ad altri membri della sua famiglia. Portato via da Gaza il 7 dicembre 2023, è morto cinque giorni dopo nella famigerata base militare israeliana di Sde Teiman. Almeno 70 i palestinesi morti nelle prigioni israeliane da ottobre 2023.

ilmanifesto.it/90-camion-non-s…

*

#bambini #children #colonialism #ElianaRiva #Gaza #genocide #genocidio #IDF #ilManifesto #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #Palestina #Palestine #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism

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the things izrhell is capable of (4)


only a very few examples among thousands

video.wordpress.com/embed/btUK…
src: instagram.com/reel/DKADDloONOh…
instagram.com/reel/DJ3iD5KCv2-…

instagram.com/reel/DJ6jihnoMTj…

… and more:

2 video:
(1) israel mostly hit children, (2) the forced displacement of the indonesian hospital’s patients :
slowforward.net/2025/05/19/vid…
(3) after an israeli airstrike :
slowforward.net/2025/05/19/aft…

tour per assistere alla morte e alla distruzione
facebook.com/share/v/1CJias7jN…

israele assalta e chiude scuole elementari UNRWA a Gerusalemme
facebook.com/share/14t2vyZm7s/

ennesimi attacchi a ospedali
instagram.com/reel/DJok8wmoKGb…
instagram.com/reel/DJn3qRAN4HU…
facebook.com/share/1HLjAqoNES/
instagram.com/reel/DJovXa7hQGD…

massacrati mentre cercavano di scavare un pozzo per l’acqua
instagram.com/p/DJzSHnVRCz4/

*

not to mention the glorious and highly moral past:

Tantura etc: things the world knows well
instagram.com/reel/DJEY8vnOMhg…



#bambini #children #colonialism #foto #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #Palestina #Palestine #prove #proveDelGenocidio #provedelgenocidio #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #video #warcrimes #zionism


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Io quando università:

Me when school:pinterest.com/pin/174021973095…
Oggi il mood è stato stranamente più così del solito… non che sia troppo sorprendente, visto che tanto la mia condanna spirituale rimane sempre confermata, però boh, non mi capitava così da un po’. Non è stata nemmeno la pioggia di stamattina la seccatura, ma il fatto che tipo… regà… dai… basta… siamo a maggio e qua da un lato ci stanno ancora lezioni, mentre dall’altro zombano, e quindi ne escono fuori pure sempre alcune che sarebbero da recuperare, e in orari pure molto strani… ma su questo gli spiriti decidono per me volta per volta, quindi evito di crucciarmi pure su questo dettaglio; già solo pensare al presente è abbastanza difficile. 😾

Questa particolare roba ormai è al limite del tragicomico però, perché davvero le lezioni saltano nel corso di meno di una giornata. Ieri ne sono esplose 2 diverse, perché per la prima il professore ha inviato una mail letteralmente alle 23:56 della sera (quindi 9 ore prima!), dicendo che ops la lezione sarebbe dovuta saltare per “impegni inderogabili dell’ultima ora“, e invece dell’altra si è saputo con una mail delle 11:27 di mattina (quindi una manciata di ore prima!!) che sarebbe stata rimpiazzata dal famigerato tutorato… E non so se è peggio che il primo professore scarichi su di noi le conseguenze di impegni che in qualche modo sono sia dell’ultima ora che usciti fuori a mezzanotte — perché, chi ha la fortuna di avere una programmazione del sonno decente, a mezzanotte non ha per puro culo Thunderbird aperto in background sul computer, e sarebbe già a letto con la sveglia puntata per le 7, per poi trovarsi l’amara sorpresa… col sonno ancora in bocca, ma non abbastanza ancora dentro da permettere di rimettersi a letto — o che l’altro il giorno prima ci avesse fatto capire che ci sarebbe stata lezione, per poi cambiare orari quella mattina stessa, senza per giunta affatto esplicitare nella mail che si fosse sostituita la lezione, lasciando multiple possibilità interpretative. 😤

Fortunatamente, io ho da un lato la schedule del sonno sempre più rotta, quindi la mail ieri l’ho vista, e allora ho puntato la sveglia più tardi, godendo ampiamente del sonno extra gratis… e poi ieri mattina stessa ho incrociato l’altro professore nel campus — 10 minuti prima del bus, mentre capivo se dovevo rimanere o se fosse a quel punto più conveniente andarmene a casina a fare il mio lovely femcoder rotting — a cui al volo ho chiesto se sapesse qualcosa, e che mi ha infatti confermato che effettivamente la lezione era stata fatta fuori. Quindi, ieri ho pure inaspettatamente pranzato a casa, e ho goduto ancora di più… mentre oggi invece ho quasi preso un colpo, perché dopo le 5 ore di mattina + 1 di pausa pranzo (e quanto tempo che si perde, a questa università!!!) ho visto che nell’aula dove sarei dovuta andare non c’era la professoressa di oggi, bensì una che chi la conosce, che spiegava (aveva sulla lavagna) non so che WTF di roba matematica incomprensibile, con dentro studenti che non erano miei compagni, perché questi stavano invece tutti fuori in giro, apparentemente confusi quanto me. Nel mentre che cercavo di non disperarmi, non trovando mail o messaggi a riguardo di quella materia e non trovando la profe in nessuna delle altre possibili aule, questa è però apparsa al suo posto, e l’altra docente ha sloggiato… e fidatevi che, per quanto mi sento di fregare di non essere tornata prima pure oggi, mi sarei sentita più fottere se lezione non ci fosse stata, perché in quel momento della giornata non ci sono autobus. 😰

Comunque, questo era giusto per chiarire meglio il quadro, e quindi farvi ben immaginare come questo sballamento cosmico, insomma, ha fatto praticamente si che il mio crollamento fosse non solo simbolico stavolta, ma anche pratico, perché nell’autobus del ritorno mi sono messa proprio con gli occhi chiusi, ohhhhhh… altra roba che non mi capitava da mesi, in misura occasionale, e dall’anno scorso, relativamente ad una misura abituale. Quindi, oggi giornata non blessata nemmeno per idea… ma… la settimana prossima, che dovrebbe a regola determinare la fine delle lezioni noiose, dovrebbe parallelamente costituire l’inizio del fottuto (non scherzo) corso di 3D Game Programming, e quindi davvero l’unica cosa che al momento mi permette di andare avanti è questa speranza riguardo la possibilità di un briciolo di gaming… 💔

#school #stanca #stanchezza #tired #università #university


universitacqua, dove si nuota a lezione (bomba d’acqua inaspettata)


Chi si ricorda di quei bei tempi quando, da bambini, ignari della minaccia nucleare che sarebbe arrivata a concretizzarsi come preoccupante nell’anno del Signore 2025 — perché i governanti mondiali, per quanto pazzi pure all’epoca, forse non erano pazzi quanto oggi — cantavamo “vola, la bomba sulla scuola… per augurarci che la scuola elementare venisse fatta esplodere dalla sera alla mattina, sicché non saremmo ahinoi potuti più andarci? Ecco, oggi contro le mie previsioni è successa una cosa molto simile… una bomba d’acqua è atterrata sull’università!!! 🤯

Fantastico pensare a questo avvenimento in modo astratto e riflettere che, pur se fatta di acqua piovana, e dunque senza fare troppi danni, è comunque atterrata effettivamente una bomba, qui, stamattina, da un momento all’altro… ma ovviamente la cosa diventa nella pratica rapidamente meno divertente, appena si pensa che ho avuto serie difficoltà ad arrivare dall’autobus all’aula senza bagnarmi troppo, perché fuori era letteralmente tutto allagato. Stamattina a casa il cielo era sereno, e all’università adesso (1 oretta e mezza dopo l’incidente) idem; quindi probabilmente, come mi è parso in autostrada, davvero questo temporale si è sviluppato piano piano per la via, in modo da rompere le palline per bene giusto in concomitanza con il mio arrivo. E io giuro, ho visto altre volte allagato lì per terra fuori, ma mai tanto come oggi… niente foto, perché purtroppo non si nota in esse, ma ci saranno stati punti della pavimentazione che contenevano forse 5 centimetri di acqua (ed altri 1-2, perché in Italia l’asfalto si mette a minchia di segugio nelle strade interne e le aree parcheggio, ops); giurerei di aver visto l’unico tombino nelle vicinanze (oh ma, metterne qualcuno in più no?) che cacciava acqua, anziché prenderla. 🌊

Interessante notare comunque, visto cosa oggi osserviamo, che noi bambini ci sbagliavamo enormemente, ai tempi. Innanzitutto, se davvero fosse volata una bomba sulla scuola, certo, magari per diversi giorni saremmo dovuti rimanere a casa (ahinoi!!!), ma poi “i grandi” (i potery forty) avrebbero fatto ciò che noi da piccoli non potevamo prevedere… ossia semplicemente spostarci in un’altra scuola della città, non esplosa… quindi avremmo piuttosto dovuto desiderare il volaggio di bombe sulle scuole, al plurale (e fino a questo livello di grammatica italiana c’eravamo arrivati, quindi saremmo stati capaci di dirlo, pensandoci abbastanza). Ma poi… ora una bomba d’acqua davvero è volata sulla mia scuola (almeno, così sarebbe definibile l’università se io vivessi nella terra in cui ci sono le aquile della libertà ma la gente parla una variante infantilizzata e appiattita dell’inglese), eppure io non solo ci sono dovuta arrivare, ma persino entrare dentro… e si fa regolarmente lezione!!! Quindi boh, attenzione a cosa diranno i vostri figli piccoli in momenti di pazzia quotidiana, potrebbero bagnarsi da grandi. (E speriamo che non dimentico l’ombrello appoggiato per terra in laboratorio…) 🥱

#acqua #pioggia #università


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il 25 maggio, giornata pagliarani e festeggiamenti del decimo anno del premio di poesia


il 25 maggio p.v. sarà una grande giornata: presso il Palazzo delle Esposizioni si terranno due convegni, una breve proiezione cinematografica e la cerimonia di premiazione della decima edizione del Premio.
Festeggiamo il decimo anno dalla fondazione del Premio e festeggiamo anche Elio Pagliarani come bibliofilo e la sua biblioteca i cui libri molto faticosamente siamo riusciti a rendere quasi del tutto visibili nel Polo SBN degli istituti culturali romani.

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#25Maggio #micronotizia #Pagliarani #PalazzoDelleEsposizioni #poesia #premiazione #PremioPagliarani #sintesi

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oggi, 23 maggio, andrea cortellessa e cetta petrollo ospiti di radiotre suite per parlare del premio di poesia elio pagliarani 2025


RadioTre Suite
raiplaysound.it/programmi/radi…

OGGI, venerdì 23 maggio, alle ore 20 circa, Cetta Petrollo e Andrea Cortellessa interverranno su RadioTre Suite per parlare, in dialogo con Renata Scognamiglio, della decima edizione del Premio nazionale di poesia Elio Pagliarani, e delle iniziative a questo legate. Iniziative e premiazione previste per il 25 maggio a Roma, al Palazzo delle Esposizioni (ingresso da via Milano).

*

premionazionaleeliopagliarani.…

info:
https://slowforward.net/2025/05/20/25-maggio-giornata-pagliarani-e-schema-della-premiazione/

slowforward.net/2025/05/19/25-…

#AndreaCortellessa #audio #CettaPetrollo #dialogo #film #intervista #PalazzoDelleEsposizioni #poesia #premiazione #premioDiPoesia #PremioPagliarani #proiezione #Radio3Suite #RadioTre #RadioTreSuite #RaiRadioTre #RenataScognamiglio


25 maggio: giornata pagliarani e schema della premiazione


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  • l’ingresso è da via Milano 9 A. Coloro che hanno difficoltà motorie o sono diversamente abili possono entrare dall’ingresso di Via Piacenza scrivendo o telefonando preventivamente alla dott.ssa Camilla Valentini (n. di telefono sul sito del premio);
  • per chi desidera assistere al Convegno: è bene farsi trovare davanti all’ingresso di via Milano qualche minuto prima delle dieci (le hostess del palazzo vi accompagneranno);
  • chi desidera venire per la proiezione del film e per l’incontro sui dieci anni del Premio è bene che sia all’ingresso qualche minuto prima della proiezione;
  • per chi vuole assistere alla sola cerimonia di premiazione: trovarsi sempre all’ingresso di via Milano alle ore 16:30, e le hostess vi accompagneranno.


CARTELLA STAMPA AGGIORNATA:

evento facebook:

locandina Premio Pagliarani 2025
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#convegno #GiornataPagliarani #informazioniPratiche #PremioPagliarani #viaMilano9A


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Gordon Ryan lascia vacante il titolo WNO dei pesi massimi: è la fine di un’era?


Il campione più dominante della scena No-Gi degli ultimi anni non è più il detentore del titolo WNO dei pesi massimi. Gordon Ryan ha ufficialmente lasciato vacante la cintura, segnando quella che molti definiscono la fine di un’era nell’élite del grapplin

Il campione più dominante della scena No-Gi degli ultimi anni non è più il detentore del titolo WNO dei pesi massimi. Gordon Ryan ha ufficialmente lasciato vacante la cintura, segnando quella che molti definiscono la fine di un’era nell’élite del grappling professionistico.

Ecco la classifica NWO

La notizia arriva dopo un periodo turbolento, seguito all’annuncio del suo storico contratto a sette cifre con la piattaforma di streaming FloGrappling – il primo accordo di questa portata nella storia del jiu-jitsu. All’epoca, lo stesso Ryan aveva sottolineato l’importanza dell’accordo:

“Credo che fare accordi di questo livello e renderli pubblici aiuti a portare attenzione sullo sport, aiuti tutti a guadagnare di più, ed è semplicemente un bene per tutti.”


Ma la realtà si è rivelata più complessa. Secondo fonti vicine al team organizzativo, il rapporto tra Ryan e la promotion è diventato rapidamente difficile, complice la sua selettività rispetto a regole, avversari e frequenza degli incontri. A dispetto delle grandi aspettative, l’accordo ha prodotto solo tre apparizioni competitive tra le due edizioni dell’ADCC: le vittorie su Nick Rodriguez (sotto l’egida UFC), Patrick Gaudio (per armbar) e Josh Sanders (per heel hook esterna).

Il contratto – definito da Ryan stesso come “non esclusivo” – sembra non aver soddisfatto pienamente né l’atleta né l’organizzazione. Resta incerto anche il livello di adempimento effettivo agli obblighi contrattuali da parte di Ryan.

Il futuro della cintura: Felipe Pena vs Luke Griffith


Con il titolo ora vacante, toccherà a Felipe Pena e Luke Griffith contendersi la corona dei pesi massimi. Pena, reduce da quattro vittorie consecutive nella promotion, ha chiarito quanto questo traguardo sia sempre stato nel suo mirino:

“È da tanto che inseguo quella cintura,”
ha dichiarato, definendo una possibile vittoria come
“la ciliegina sulla torta.”


Griffith, giovane promessa in rapida ascesa, rappresenta invece il nuovo volto della divisione e potrebbe inaugurare una nuova fase nel panorama WNO.

Gordon Ryan: ritiro o nuova fase?


Nonostante l’addio al titolo, Ryan non ha annunciato ufficialmente il ritiro. Tuttavia, il suo coach John Danaher ha in passato espresso dubbi sulla possibilità che Gordon possa continuare a competere al massimo livello, complice una serie di problemi di salute e un calendario sempre più selettivo.

L’uscita di scena, almeno momentanea, di Ryan potrebbe ridefinire gli equilibri della categoria pesi massimi, aprendo la strada a nuovi protagonisti e a rivalità inedite.

Pena e il formato WNO: “Jiu-Jitsu puro”


Pena ha recentemente elogiato il formato WNO per la sua essenza “di jiu-jitsu puro”, grazie a match da 15 minuti con minima interferenza arbitrale. Una formula molto diversa dal suo ultimo confronto con Gordon Ryan, durato oltre mezz’ora e terminato con il ritiro di Pena a causa dell’eccessiva stanchezza e frustrazione.


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oggi, a roma, allo studio campo boario: “fellini e l’omdra”, di catherine mcgilvray

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#AlbertoDAmico #CatherineMcGilvray #cinema #film #StudioCampoBoario

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oggi, venerdì 23 maggio, su radio vaticana: intervista a cetta petrollo sul premio pagliarani


radio vaticana - vatican news
vaticannews.va/it/epg.html#ona…

Oggi, venerdì 23 maggio, tra le ore 15 e le 16, su Radio Vaticana – Vatican News, nel contesto del programma Dritti al cuore, Cetta Petrollo sarà intervistata sulla decima edizione del Premio nazionale di poesia Elio Pagliarani, e sulle iniziative a questo legate. Iniziative e premiazione previste per il 25 maggio a Roma, al Palazzo delle Esposizioni (ingresso da via Milano).

vaticannews.va/it

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premionazionaleeliopagliarani.…

slowforward.net/2025/05/20/25-…

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#audio #CettaPetrollo #decimaEdizione #decimaEdizioneDelPremioNazionaleDiPoesiaElioPagliarani #dialogo #DrittiAlCuore #film #intervista #PalazzoDelleEsposizioni #poesia #premiazione #premioDiPoesia #PremioDiPoesiaElioPagliarani #PremioNazionaleDiPoesiaElioPagliarani #PremioPagliarani #proiezione #RadioVaticana #RadioVaticanaVaticanNews #VaticanNews


25 maggio: giornata pagliarani e schema della premiazione


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  • l’ingresso è da via Milano 9 A. Coloro che hanno difficoltà motorie o sono diversamente abili possono entrare dall’ingresso di Via Piacenza scrivendo o telefonando preventivamente alla dott.ssa Camilla Valentini (n. di telefono sul sito del premio);
  • per chi desidera assistere al Convegno: è bene farsi trovare davanti all’ingresso di via Milano qualche minuto prima delle dieci (le hostess del palazzo vi accompagneranno);
  • chi desidera venire per la proiezione del film e per l’incontro sui dieci anni del Premio è bene che sia all’ingresso qualche minuto prima della proiezione;
  • per chi vuole assistere alla sola cerimonia di premiazione: trovarsi sempre all’ingresso di via Milano alle ore 16:30, e le hostess vi accompagneranno.


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universitacqua, dove si nuota a lezione (bomba d’acqua inaspettata)


Chi si ricorda di quei bei tempi quando, da bambini, ignari della minaccia nucleare che sarebbe arrivata a concretizzarsi come preoccupante nell’anno del Signore 2025 — perché i governanti mondiali, per quanto pazzi pure all’epoca, forse non erano pazzi quanto oggi — cantavamo “vola, la bomba sulla scuola… per augurarci che la scuola elementare venisse fatta esplodere dalla sera alla mattina, sicché non saremmo ahinoi potuti più andarci? Ecco, oggi contro le mie previsioni è successa una cosa molto simile… una bomba d’acqua è atterrata sull’università!!! 🤯

Fantastico pensare a questo avvenimento in modo astratto e riflettere che, pur se fatta di acqua piovana, e dunque senza fare troppi danni, è comunque atterrata effettivamente una bomba, qui, stamattina, da un momento all’altro… ma ovviamente la cosa diventa nella pratica rapidamente meno divertente, appena si pensa che ho avuto serie difficoltà ad arrivare dall’autobus all’aula senza bagnarmi troppo, perché fuori era letteralmente tutto allagato. Stamattina a casa il cielo era sereno, e all’università adesso (1 oretta e mezza dopo l’incidente) idem; quindi probabilmente, come mi è parso in autostrada, davvero questo temporale si è sviluppato piano piano per la via, in modo da rompere le palline per bene giusto in concomitanza con il mio arrivo. E io giuro, ho visto altre volte allagato lì per terra fuori, ma mai tanto come oggi… niente foto, perché purtroppo non si nota in esse, ma ci saranno stati punti della pavimentazione che contenevano forse 5 centimetri di acqua (ed altri 1-2, perché in Italia l’asfalto si mette a minchia di segugio nelle strade interne e le aree parcheggio, ops); giurerei di aver visto l’unico tombino nelle vicinanze (oh ma, metterne qualcuno in più no?) che cacciava acqua, anziché prenderla. 🌊

Interessante notare comunque, visto cosa oggi osserviamo, che noi bambini ci sbagliavamo enormemente, ai tempi. Innanzitutto, se davvero fosse volata una bomba sulla scuola, certo, magari per diversi giorni saremmo dovuti rimanere a casa (ahinoi!!!), ma poi “i grandi” (i potery forty) avrebbero fatto ciò che noi da piccoli non potevamo prevedere… ossia semplicemente spostarci in un’altra scuola della città, non esplosa… quindi avremmo piuttosto dovuto desiderare il volaggio di bombe sulle scuole, al plurale (e fino a questo livello di grammatica italiana c’eravamo arrivati, quindi saremmo stati capaci di dirlo, pensandoci abbastanza). Ma poi… ora una bomba d’acqua davvero è volata sulla mia scuola (almeno, così sarebbe definibile l’università se io vivessi nella terra in cui ci sono le aquile della libertà ma la gente parla una variante infantilizzata e appiattita dell’inglese), eppure io non solo ci sono dovuta arrivare, ma persino entrare dentro… e si fa regolarmente lezione!!! Quindi boh, attenzione a cosa diranno i vostri figli piccoli in momenti di pazzia quotidiana, potrebbero bagnarsi da grandi. (E speriamo che non dimentico l’ombrello appoggiato per terra in laboratorio…) 🥱

#acqua #pioggia #università

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oggi, 23 maggio, piacenza: presentazione de “l’antivassalli”, di eugenio gazzola


Eugenio Gazzola presenta il suo ultimo libro, L’AntiVassalli, allo Spazio Bft di Piacenza, oggi, venerdì 23 maggio, alle ore 18 presso lo Spazio Bft (vicolo Edilizia 25). Durante l’incontro, a cura del Tiff – Collettivo di fotografia creativa, Gazzola parlerà dell’opera in dialogo con Fulvio Guerrieri.

Di Sebastiano Vassalli l’autore “ricostruisce, attraverso l’analisi della vita e delle opere, il ventennio durante cui ha percorso le strade dell’avanguardia letteraria e artistica, tenendosi con ostinazione ai margini del successo e dell’industria culturale”, si legge nella sinossi del testo, pubblicato dalla casa editrice fiorentina Le Lettere.

“Dopo un breve passaggio nella Pop Art”, Vassalli “si è dedicato alla scrittura sperimentale. Ha frequentato alcuni autori del Gruppo 63, come Sanguineti e Manganelli, prediligendo la ricerca verbo-visuale al fianco dei poeti di confine tra parola e immagine, come gli emiliani Spatola, Costa, Torricelli, Vicinelli“. In quegli anni “ha dato vita e ha rappresentato i grandi movimenti letterari. Verso la fine degli anni Settanta, per Vassalli ha inizio un ripensamento che dura un decennio…” –> art. intero qui: ilmiogiornale.net/lantivassall…

#EugenioGazzola #FulvioGuerrieri #Gruppo63 #LAntiVassalli #LeLettere #letteratura #Piacenza #poesia #prosa #ricercaLetteraria #ricostruzioni #saggio #SpazioBft #sperimentazione #TiffCollettivoDiFotografiaCreativa

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oggi, 23 maggio, a roma: presentazione del libro “oca tre toc to”, di francesca perinelli (déclic, 2025)


FRANCESCA PERINELLI
OCA TRE TOC TO

Per il ciclo “Nuove Uscite”, a cura del CentroScritture, presentazione del libro oca tre toc to, di Francesca Perinelli (déclic, 2025), oggi, venerdì 23 maggio 2025, ore 19, al Velvet Club (Viale dello Scalo San Lorenzo, 77/c – Roma, ingresso libero).

Presentazione di Valerio Massaroni e interventi dell’autrice e dell’editore, Carlo Sperduti.

centroscritture.it/event-detai…

Francesca Perinelli, "Oca tre toc to", presentazione al Velvet Pub
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prima d’allora, venivamo al mondo con platone, plutarco e plotino, che sceglievano noi per vivere la loro vita.

​​* * *

​quattro linee mimetico-digressive, figlie di un gioco linguistico elementare e portatrici di altrettanti blocchi di disomogeneità stilistica, si incrociano ignorandosi. i loro titoli non suggeriscono un’interpretazione complessiva: l’attribuzione dei referenti è per chi si ostina a cercare una via d’uscita tra false metafore, accostamenti incongrui e coordinate ingannevoli. meglio sarebbe accettare l’insignificanza dell’accumulo, l’indistinzione cui approda l’autocelebrazione, la ripetizione pornografica degli schemi, adattabili a ogni frangente della vita. la risata come seria ipotesi di salvezza.

​*

Francesca Perinelli vive e lavora a Roma. Dal 2012 cura il blog iCalamari ed è presente con liriche e racconti in rete e in antologie cartacee. Alcune prose di ricerca si trovano su Il cucchiaio nell’orecchio, Nazione Indiana e gammm. Il suo primo libro è lasaga (déclic, 2024)

#CarloSperduti #CentroScritture #déclic #FrancescaPerinelli #nuoveUscite #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #ValerioMassaroni #VelvetPub

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Gaza vive?


Spari in aria, colpi d’avvertimento, nessun ferito. Energiche proteste e richieste di spiegazioni da parte dei governi coinvolti, molto più energiche di quelle espresse in occasione dei quotidiani bombardamenti che stanno distruggendo Gaza e sterminando i suoi abitanti.

Questo ci racconta oggi la cronaca a proposito della sparatoria che ha coinvolto un gruppo di diplomatici in visita al […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/05/23/gaza…

#Gaza #Palestina

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oggi, 23 maggio, a firenze: presentazione di “berlino alexanderplatz”, di alfred döblin, nella nuova traduzione di giusi drago


presentazione di Berlino Alexanderplatz nella nuova traduzione di Giusi Drago
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Oggi, venerdì 23 maggio, ore 18:30
Libreria Brac

Via dei Vagellai 18r, Firenze

S/P/READ
Alfred Döblin, Berlino Alexanderplatz
(Mondadori, 2025)

Tradotto da Giusi Drago

Insieme a Giusi Drago interviene Silvia Albesano
Reading a cura di Rosaria Lo Russo

#AlfredDöblin #BerlinoAlexanderplatz #GiusiDrago #nuovaTraduzione #RosariaLoRusso #SilviaAlbesano #traduzione

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oggi e domani, 23-24 maggio, a bologna: samah jabr sui traumi generati dai crimini di colonialismo


🍉 SAMAH JABR (psichiatra, psicoterapeuta e scrittrice palestinese) torna a Bologna per un seminario e un incontro aperto: 𝗪𝗶𝘁𝗻𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗴 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝘅𝘁𝘀 𝗼𝗳 𝗼𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻: 𝗧𝗵𝗲 𝗲𝘁𝗵𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗮𝗻𝗱 𝘁𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰 𝗿𝗼𝗹𝗲𝘀 𝗼𝗳 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹 𝗵𝗲𝗮𝗹𝘁𝗵 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝘀 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗻𝗴 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝗮𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘂𝗺𝗮.
🍉 23 maggio, ore 11:00-13:00, Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna
🍉 24 maggio, ore 17:00, presso il centro Costa in via Azzo Giardino
Informazioni e locandina: psicologia.unibo.it/it/eventi/…
🇵🇸
« […] “sumud” è un concetto molto antico. È presente nella letteratura palestinese da oltre un secolo, sin dai tempi del mandato britannico in Palestina. Ed è molto più complesso della sola resilienza. La resilienza è un termine relativamente recente nella letteratura sulla salute mentale: esiste da circa quarant’anni, forse poco più. Si tratta di uno stato dell’essere, una condizione interna. Ma “sumud” è qualcosa di più: è sia uno stato dell’essere che un orientamento all’azione. È fermezza, perseveranza, ma implica anche un’azione critica. È tutto ciò che rafforza la capacità delle persone di rimanere sulla propria terra: la fermezza è parte integrante del “sumud”.
Il significato del termine ha sia una dimensione individuale che collettiva. Quindi “sumud” è una resilienza collettiva che tiene conto dell’azione, non solo dello stato dell’essere e del sentimento di forza interiore. Questa è l’essenza di ciò che intendiamo con “sumud”. L’immagine mentale che più lo rappresenta è quella di un ulivo dalle radici molto profonde.
È importante prestare attenzione quando parliamo di “sumud”, perché talvolta viene frainteso e interpretato come se indicasse una sorta di resilienza innata del popolo palestinese, tale da renderlo autosufficiente e privo del bisogno di sostegno esterno. Ma non è affatto così. “Sumud” non deve essere idealizzato, né trasformato in una narrazione romantica che giustifichi l’abbandono o lo sfruttamento dei palestinesi.»

#Gaza #genocide
#genocidio #Palestine #Palestina
#warcrimes #sionismo #zionism
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#iof #idf #colonialism #sionisti
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#bambini #massacri #deportazione
#concentramento #ICJ #ICC
#Cisgiordania #WestBank
#settlers #coloni

#bambini #children #Cisgiordania #coloni #colonialism #colonialismo #concentramento #criminiDiColonialismo #deportazione #Gaza #genocide #genocidio #ICC #icj #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #ostaggi #Palestina #Palestine #prigionieri #SamahJabr #settlers #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #WestBank #zionism

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24 maggio, roma, camera verde: “boa mão”, di berto cappai


24maggioCameraVerde
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informazioni e prenotazioni: 340 5263877

#BertoCappai #CristianAcquaviva #laCameraVerde #MatiasGuerra

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gagliano aterno, 31 maggio @ simon tanner: ilaria grasso e giuseppe garrera in dialogo sull’opera di letizia battaglia e pier paolo pasolini


Ilaria Grasso e Giuseppe Garrera in dialogo sull'opera di Letizia Battaglia
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#dialogo #GiuseppeGarrera #IlariaGrasso #incontro #LetiziaBattaglia #SimonTanner

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Il recupero di Danaher sarà molto lungo. Gordon Ryan pronto a diventare insegnante a tempo pieno


Danaher lascia il ruolo di insegnante principale a New Wave? Gordon Ryan prende il testimone In un recente episodio del podcast BJJ Fanatics, il black belt Brian Glick, allievo storico di John Danaher, ha raccontato il recente passaggio di consegne a New

Danaher lascia il ruolo di insegnante principale a New Wave? Gordon Ryan prende il testimone


In un recente episodio del podcast BJJ Fanatics, il black belt Brian Glick, allievo storico di John Danaher, ha raccontato il recente passaggio di consegne a New Wave Jiu-Jitsu: Danaher si è fatto da parte dal ruolo di insegnante principale, lasciando il comando a Gordon Ryan.

Secondo Glick, per Danaher l’insegnamento è sempre stato fondamentale, più della sola tecnica o del successo agonistico:

“Non basta essere atleti di alto livello o tecnicamente preparati. Per lui, insegnare è stato un elemento chiave tra i migliori.”


Danaher ha lavorato negli ultimi vent’anni per preparare questa successione, affinché i suoi studenti potessero trasmettere filosofia, metodologia e approccio, e intervenire come suoi “proxy” se necessario.

Glick si dice sicuro che Ryan sia la persona più adatta a questo ruolo, pur riconoscendo che nessuno può sostituire Danaher:

“Gordon è uno dei pochi in grado di spiegare e narrare il sistema in modo chiaro.”


Il passaggio di consegne non riguarda solo Ryan: figure come Nicholas Meregali, Giancarlo Bodoni e Gary Tonon sono parte di un gruppo molto solido, capace di sostenere il team nel nuovo corso.

Il punto di forza di Danaher, spiega Glick, è il suo approccio sistematico al jiu-jitsu, che rende possibile tramandare non solo tecniche, ma anche un metodo strutturato di insegnamento. Questo contrasta con l’insegnamento basato sulla personalità, difficile da trasferire.

Anche se si è fatto da parte, Danaher rimarrà comunque attivo “dietro le quinte,” pur senza l’impegno quotidiano di prima. Glick lo vede come un’evoluzione naturale:

“Ci sono momenti in cui si è più attivi e altri meno. Per lui rallentare un po’ è normale.”


Così New Wave Jiu-Jitsu si prepara a una nuova fase, forte delle basi solide costruite da Danaher e pronta a continuare il successo sotto la guida di Gordon Ryan.

Ecco il podcast

youtube.com/watch?v=lBTs-RcKcZ…

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me.sia s.pace (roma): mostra collettiva di fotografia e dialogo con gli autori



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#foto #fotografie #meSiaSPace #mesiaSpace #mostraCollettiva #mostraDiFotografie #OHR25 #OpenHouseRoma #umanità

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venerdì 23 maggio, radio vaticana: intervista a cetta petrollo sul premio pagliarani


radio vaticana - vatican news
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Domani, venerdì 23 maggio, tra le ore 15 e le 16, su Radio Vaticana – Vatican News, nel contesto del programma Dritti al cuore, Cetta Petrollo sarà intervistata sulla decima edizione del Premio nazionale di poesia Elio Pagliarani, e sulle iniziative a questo legate. Iniziative e premiazione previste per il 25 maggio a Roma, al Palazzo delle Esposizioni (ingresso da via Milano).

vaticannews.va/it

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premionazionaleeliopagliarani.…

slowforward.net/2025/05/20/25-…

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#audio #CettaPetrollo #decimaEdizione #decimaEdizioneDelPremioNazionaleDiPoesiaElioPagliarani #dialogo #DrittiAlCuore #film #intervista #PalazzoDelleEsposizioni #poesia #premiazione #premioDiPoesia #PremioDiPoesiaElioPagliarani #PremioNazionaleDiPoesiaElioPagliarani #PremioPagliarani #proiezione #RadioVaticana #RadioVaticanaVaticanNews #VaticanNews


25 maggio: giornata pagliarani e schema della premiazione


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  • l’ingresso è da via Milano 9 A. Coloro che hanno difficoltà motorie o sono diversamente abili possono entrare dall’ingresso di Via Piacenza scrivendo o telefonando preventivamente alla dott.ssa Camilla Valentini (n. di telefono sul sito del premio);
  • per chi desidera assistere al Convegno: è bene farsi trovare davanti all’ingresso di via Milano qualche minuto prima delle dieci (le hostess del palazzo vi accompagneranno);
  • chi desidera venire per la proiezione del film e per l’incontro sui dieci anni del Premio è bene che sia all’ingresso qualche minuto prima della proiezione;
  • per chi vuole assistere alla sola cerimonia di premiazione: trovarsi sempre all’ingresso di via Milano alle ore 16:30, e le hostess vi accompagneranno.


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[libro] La Resistenza delle donne


Autrice: Benedetta Tobagli
Titolo: La Resistenza delle donne
Editore: Einaudi
Altro: ISBN 9788806253660; 22,00€; p. 370; I ed. 2022; genere: saggio storico

Voto: 8/10

Se fossi lanciato, con una macchina del tempo, nel periodo della Resistenza (ma anche prima, durante la guerra e il fascismo), durerei un paio di giorni prima di finire come concime per aiuole fiorite in un cimitero. Ma in qualsiasi ruolo, non solo come antifascista. Era un periodo estremamente violento e duro, dove anche con una battuta inopportuna detta in pubblico si rischiava moltissimo.

In questo quadro, anche le azioni più normali, come dare da vestire e da mangiare ai disertori dopo l’8 settembre 1943, diventano immediatamente eroiche: si rischia la vita. Le donne iniziano la loro resistenza così, quasi per caso, assistendo chi voleva scappare da una guerra orribile e da un esercito allo sbando, chi voleva opporsi all’occupazione nazista. Forniscono assistenza, nascondigli, cibo, vestiti. Ma le donne, in modo trasversale, dalle mondine semianalfabete alle alto borghesi, dimostrano presto di avere una marcia in più. Non solo sono capaci di fare i lavori di supporto a qualsiasi attività, come accudire, vestire, preparare i pasti, ma alcune di loro si rivelano atte al comando e alla lotta armata. Inoltre, grazie alla mentalità maschilista del tempo, possono passare per persone ingenue, per prostitute, per persone, in poche parole, di cui non ci si deve preoccupare. In questo modo riescono a eludere i controlli del nemico, a portare ordini, a fare propaganda, spiare, a piazzare ordigni, ad arrivare dove agli uomini è precluso. Insomma, in breve tempo gli uomini di allora si rendono conto, loro malgrado, che sebbene non siano tante, le donne sono fondamentali nella lotta ai nazisti e al fascismo.

Ma la mentalità maschilista e patriarcale, che vuole le donne sottomesse e dedite alla casa, al marito e ai figli, non è una esclusiva del fascismo. È una mentalità diffusa, anche fra i comunisti. Che le donne usino le armi, che portino i pantaloni, che stiano in mezzo agli uomini senza essere sposate e accompagnate dal loro uomo, che siano a comando di un gruppo, che vogliano fare politica, ecco, tutte queste cose creano grande scompiglio fra i partigiani. Il mondo femminile ondeggia fra un ritrovato orgoglio, una nuova speranza per il futuro, e la sottomissione a questa mentalità. Molte di loro saranno le prime a sminuire il supporto dato alla causa.

La vera tragedia avviene a guerra finita. Il divertimento è finito e le donne devono tornare al loro posto. Per anni la storiografia dimenticherà – o peggio, storpierà – il loro contributo. Grazie alla determinazione di poche donne e al coraggio delle successive generazioni, lentamente le cose stanno cambiando. Questo volume cerca, nel suo piccolo, di far riemergere una realtà storica non sempre rosea, ma certamente vivace, premonitrice di molte conquiste successive.

Buona lettura!

#benedettaTobagi #laResistenzaDelleDonne #libro #recensione #resistenza

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Una vittoria di libertà imposta dalle mamme arcobaleno


Decisione della Corte Costituzionale, un importante passo avanti nella civiltà giuridica.

La battaglia imposta dalla decisione del governo, seguita da diverse Procure, tra cui quella di Padova, di impugnare le trascrizioni anagrafiche di nascita di bambini figli di coppie omogenitoriali femminili ha ottenuto il riconoscimento da parte della Corte Costituzionale.

Di seguito vi proponiamo la decisione della Corte Costituzionale e festeggiamo con le famiglie arcobaleno, che ringraziamo della pervicace e continua mobilitazione, questo importante passo avanti nella civiltà giuridica.

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“la scuola delle cose” oggi pomeriggio su fahrenheit / rai radiotre


RaiTre Fahrenheit
Oggi pomeriggio, su Fahrenheit, Rai RadioTre, alle ore 17:20 circa, dialogo con Tommaso Giartosio sul nuovo numero (aprile 2025) del tabloid “La scuola delle cose“ (Lyceum), dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

*
Per ascoltare (h. 17:20):
https://www.raiplaysound.it/programmi/fahrenheit

La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
cliccare per ingrandire

L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle profondità del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo tentativo – insieme sintetico e corposo – è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», appena uscito grazie alla Fondazione Mudima, all’associazione Lyceum e alla partecipazione dell’Associazione dipoesia. Il tabloid raccoglie otto scritti di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse. Firmano gli interventi Luigi Ballerini, Gian Luca Picconi, Massimiliano Manganelli, Luigi Magno, Chiara Portesine, Renata Morresi, Chiara Serani, Daniele Poletti.

Info:
Fondazione Mudima <info@mudima.net>

Fondazione Mudima:
mudima.net/

La scuola delle cose:
https://www.facebook.com/Lyceumscuoladellecose

Qui un caotico video:
instagram.com/marco.giovenale/…

#cambioDiParadigma #ChiaraPortesine #ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #dialogo #Fahrenheit #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GinoDiMaggio #intermedialità #intervista #LaScuolaDelleCose #langpo #languagePoetry #letteralità #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #poesiaDiRicercaFrancese #ProsaInProsa #RadioTreFahrenheit #RaiRadioTre #RaiRadioTreFahrenheit #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaNonAssertiva #scritturaSperimentale #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonConvenzionali #scrittureProcedurali #scrittureSperimentali #ScuolaDelleCose #sperimentazioneLetteraria #tabloid #tabloidMudima #TommasoGiartosio #traduzione #traduzioni

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Androidico esaurimento, porta alla fine mai iniziata (odio lo sviluppo Android)


Ci sono tante, fin troppe cose che odio malamente al mondo… ma, all’atto pratico, in un modo o nell’altro molte non mi riguardano… quindi… la situazione è buona? Ovviamente no. Quello che sto sottintendendo è che c’è una piccola manciata di cose che odio così tanto, ma così tanto, che davvero voglio prendere e farmi saltare per aria, e la sofferenza far quindi finire, perché altro modo di sfuggirne non ce n’è... e creare app Android sarà nella top 5 di questa merda (o forse top 10 se non volessi sbilanciarmi, ma mentirei a quel punto). E stavolta devo andarci purtroppo molto pesante, perché il disastro è continuo, giorno dopo giorno… 🤒

Mamma mia, è davvero così terribile, e la cosa peggiore è che solo chi si trova nella stessa situazione può capire di cosa parlo… è proprio tutto così sbagliato, non lo so, non ho parole, e non riesco a credere che ogni tanto persino io me ne scordo, per poi ricordarmene a mie spese pochi attimi dopo. Tutto il processo è una delle cose peggiori mai ingegnerizzate finora che rimane attualmente ancora supportata e persino consigliata (perché si, pure chi a differenza mia non ha requisiti strani, tipo APK < 100 KB, o compatibilità con dispositivi antichi, si trova in certi casi a dover fare app tramite lo stack ufficiale di Android; non sempre si possono usare cose migliori come React Native), che boh… ☠️

Per prima cosa, a differenza di altre tecnologie di sviluppo, passare da fuori a dentro lo stato di lavoro è inutilmente lento e doloroso, ed ecco l’ingrediente perfetto per il disastro. Per il debugging, in particolare, bisogna usare o l’emulatore — che però gira sempre più di merda con ogni nuova major release di Android, per qualche motivo, e comunque è scomodo perché va usato con mouse e tastiera — oppure collegare dispositivi reali, con tutti i problemi del caso… e io vado sempre con quest’ultima opzione, ma viene veramente da piangere. Praticamente ho da una parte lo Xiaomi, che col suo firmware buggato a volte smette di accettare le installazioni via ADB e quindi mi fotto, e dall’altra il tablet, che ha la porta USB mezza rotta (ODIO Samsung), e comunque attaccato al PC si scarica più velocemente di quanto si ricarica… quindi spesso uso il debugging wireless, ma pure quello è completamente rotto, e a volte si spegne da solo, e altre si scollega semplicemente a caso (anche se poi in genere si ricollega), e altre volte risulta collegato su Android Studio ma poi facendo play si lamenta che il dispositivo è offline… Il numero di minuti persi ogni giorno è fottutamente inquantificabile!!! 👹

Questo è ancora di più un problema se, come me, non si fa questa cosa per lavoro, ma come attività giornaliera indipendente (non per “hobby”, perché non sono masochista, ma perché capitano quei problemini informatici tra le mani per cui l’unica soluzione possibile è creare piccole app Android iperspecifiche), perché ciò significa che non ci si può mettere lì quelle ore fissate e fare… no, bisogna trovare il tempo durante la giornata, con in mezzo altri impegni, e quindi nella pratica si finisce a dividere il da farsi in multiple sessioni di lavoro, e quindi ogni volta che si ritorna bisogna stare lì a risistemare ogni cosa… perché se io lascio tutto lì in un certo modo, cioè il tablet connesso ad Android Studio, poi, quando 3 ore dopo torno, ovviamente trovo il debugging wireless che si è spento da solo!!! Mi viene da piangere fortissimo!!! 🎃

E Android Studio, che già di per sé è un troiaio assoluto (perché è semplicemente IntelliJ, alla fine, ma pure peggio), certamente non aiuta. Come tutti, mi trovo ad usare quello solo perché è l’unica cosa che funziona out-of-the-box per Android (almeno a tratti eh, perché se me ne lamento vuol dire che non funziona al 100%)… ma ovviamente è pesantissimo, quindi è completamente fuori discussione usare qualcosa che non sia il PC fisso o il portatile buono per lavorare, e quindi diventa impossibile lavorare in quei tanti momenti morti del giorno (come invece faccio per tanti altri progetti); tutte le volte che ho provato a farlo sulla mia VM Windows cloud, o direttamente in Termux sul tablet, per via della poca RAM, facevo puntualmente prima ad aspettare di tornare a casa, che aspettare che Gradle finisse il suo sync di 20 minuti (e non esagero!!!) per poi poter finalmente scrivere codice in una finestra laggante, e avere difficoltà a debuggare, non potendo usare l’emulatore con tale hardware host e non riuscendo a collegare ADB dentro una VM con una VPN in mezzo… quindi via di copiare gli APK avanti e indietro, e sperare di non dover leggere il logcat. 🪓

Ovviamente, usare altri strumenti per sviluppare andrebbe dal difficile all’impossibile, con missioni che andrebbero dal far funzionare l’IntelliSense (che se per Java in generale è praticamente vitale, figuriamoci Android con quel suo casino di API che ha) al debugging… e questo scenario, inoltre, presupporrebbe di riuscire a compilarla una app senza l’IDE, perché pure Gradle è un gigantesco troiaio, al punto che se funziona dentro Android Studio (che usa appunto quello, sotto la scocca) non è detto lo faccia da riga di comando… e infatti, magicamente, persino far funzionare le build tramite CI (che sarebbe una pratica usuale) diventa una sfida che non ho chiesto!!! E oh, questo merdaio porta il concetto di “it works on my machine” così all’estremo che non solo far funzionare build automatiche diventa difficile, ma addirittura passare da un PC all’altro per sviluppare (da fisso a portatile e indietro), perché un progetto che viene importato e builda perfettamente su un sistema non lo fa su un altro, perché magari le versioni degli SDK sono leggermente diverse (anche se non incompatibili), o i percorsi dei file sono leggermente diversi, anche solo perché magari l’username di sistema è diverso… e quindi non va un cazzo! Addirittura ieri mi si era sminchiato tutto, perché Google (merda!!!) ha introdotto l’ennesimo bug, per cui si erano cancellate le configurazioni predefinite di esecuzione, e quindi la app non veniva ricompilata quando rieseguita, e quindi io impazzivo perché modificavo il mio codice ma la app rimaneva fottutamente uguale… 🙀😨🤬

E pensare che tutte queste rogne riguardano non la parte di coding effettiva, ma tutto quello che c’è attorno… perché a parlare pure di quest’altra veramente non basterebbe un intero libro, per raccontare per bene tutte le minchiate con cui questo stack obbliga ad avere a che fare. Tra API che ogni anno vengono deprecate, ma alcune che continuano a funzionare perfettamente dal 2010 ad oggi ed altre che misteriosamente si rompono, poi ancora API minori che funzionano sul sistema di un produttore e su quello di un altro no, la documentazione che come tutti sanno è carente a dir poco (metodi mal documentati, perché a vibecodare sono buoni tutti, ma mettere commenti decenti non è facile), e in diversi casi (per quanto riguarda la documentazione non-API, tipo tutorial ed esempi) pure obsoleta, e (parzialmente collegato a questo) pure un’inconsistenza tra metodi che dichiarano di poter restituire valori null e altri che lo fanno ma non lo dichiarano, motivo per cui si finisce puntualmente in situazioni da NullPointerException inspiegabili pur seguendo tutti i warning dell’IDE e la documentazione API… 😭🕳

Non è possibile nel 2025 andare ancora avanti con questa roba, cioè, aiuto, qualcuno dovrebbe deprecarla per sempre!!! E NON mi scuserò per questo rantolo, perché sono distrutta. È da lunedì sera che sto cercando di mettere su la più stupida app WebView del pianeta usando all’80% codice riciclato (perché già scritto da me), e al momento sono stata in grado giusto di finirla, ma ancora non di shipparla, perché ora sono rogne a far funzionare uno script CI per GitHub/GitLab che in automatico compila e firma la app e mette l’APK nelle releases… cioè, che cazzo! Ci sarebbero volute alla peggio tre ore scarse a fare la stessa app per Windows o Linux (ma lì non mi serve) da idea a rilascio, ma su Android è un disastro programmare, è un disastro testare, ed è un disastro rilasciare!!! (Anche perché dover firmare gli APK è una noia in più.) BASTA!!! ODIO ANDROID!!! BRUCIARE ANDROID!!! 💥

#Android #AndroidDev #AndroidStudio #development #mobile #programmazione #programming #software #sviluppo

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Human Rights Watch conferma il massacro dei Fulani operato da esercito e volontari del Burkina Faso.


Non sono solo i terroristi, in Burkina Faso è in atto una vera e propria pulizia etnica nei confronti dell’etnia dei Fulani, ad opera dei Volontari per la Difesa della Patria e dell’esercito del Burkina Faso. HRW ha raccolto evidenze e testimonianze.

Un’analisi dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti umani in Burkina Faso


Nel marzo 2025, il Burkina Faso è stato scosso da un terribile massacro che ha coinvolto più di 130 civili etnici Fulani. Questo evento è stato denunciato da Human Rights Watch, la quale ha evidenziato che le uccisioni di massa perpetrate dalle forze di sicurezza governative, dalle milizie locali e dai gruppi armati islamisti costituiscono crimini di guerra e probabilmente anche altri crimini. La situazione nel paese è particolarmente allarmante, con la popolazione civile sotto minaccia costante da parte di diverse fazioni armate.

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L’operazione nota come “Tourbillon Vert 2”, avviata il 27 febbraio 2025, ha portato a una serie di operazioni militari nel Burkina Faso occidentale, culminando in attacchi mirati ai danni della comunità Fulani. Testimoni oculari hanno descritto scene di caos, con le forze governative e i miliziani che hanno bloccato le vie di fuga dei civili, causando una strage tra donne, bambini e anziani. Le testimonianze raccolte indicano che gli attacchi erano quanto meno premeditati, con avvertimenti provenienti da membri stessi delle milizie riguardo alle imminenti operazioni contro la popolazione Fulani.

L’intervento delle forze di sicurezza burkinabè è stato accompagnato da azioni di rappresaglia da parte del gruppo armato islamista JNIM, che ha effettuato attacchi contro villaggi considerati complici del governo. Questa spirale di violenza ha causato un significativo numero di vittime civili, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria nella regione e creando un clima di paura e sfiducia tra le diverse comunità etniche.

La natura sistematica di queste violenze solleva interrogativi sulla responsabilità dei vertici militari e governativi. Le leggi internazionali, comprese quelle umanitarie, proibiscono esplicitamente attacchi contro i civili e le esecuzioni sommarie. Il fatto che le forze armate burkinabè abbiano agito in modo coordinato con le milizie e abbiano ignorato le severe violazioni delle leggi di guerra potrebbe portare a procedimenti per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, anche se tutti sappiamo quanto ciò sia difficile, visti anche gli ultimi insuccessi del Tribunale Internazionale dell’Aja nei confronti dei rappresentanti di Israele, Federazione Russa, Libia, ecc.

In questo contesto, la comunità internazionale è comunque chiamata a rispondere. È fondamentale che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana pongano il Burkina Faso al centro delle loro agende, agendo per proteggere i civili e garantire giustizia per le vittime di questi abomini.

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L’appello di Ilaria Allegrozzi di Human Rights Watch sottolinea che la portata delle atrocità in Burkina Faso deve essere adeguatamente riconosciuta e affrontata. Senza un intervento deciso, la situazione rischia di deteriorarsi ulteriormente, con gravi conseguenze per la stabilità dell’intera regione del Sahel. È imperativo che si faccia luce su questi crimini e che si assicurino alla giustizia tutti coloro che sono responsabili di tali violenze, per ristabilire la fiducia tra le comunità e promuovere un dialogo che possa portare a una pace duratura.

Gli Abusi delle Forze Militari Burkinabè e dei VDPs nella Regione Boucle du Mouhoun


Nel periodo compreso tra marzo e aprile 2025, la regione della Boucle du Mouhoun, in Burkina Faso, ha assistito a gravi abusi perpetrati dalle forze militari nazionali, dalle milizie pro-governative note come Volontari per la Difesa della Patria (VDPs) e dal Gruppo di Supporto al Jihad in Africa Occidentale (JNIM). Questi eventi hanno avuto un impatto devastante sulle comunità locali, in particolare sui Fulani, etnia di pastori nomadi, fra le più vulnerabili.

Le testimonianze degli abitanti dei villaggi rivelano un clima di paura e tensione crescente. Un uomo Fulani di 50 anni proveniente da Lahirasso ha raccontato che, la sera del 7 marzo, un leader tradizionale ha convocato i cittadini in privato per avvisarli di prepararsi a lasciare le loro case. “Ci ha detto che c’era in programma un’operazione da parte dei VDP e dell’esercito, e che se ci avessero trovati, sarebbe stata una catastrofe per noi”, ha dichiarato.

A partire dal 10 marzo, molti Fulani hanno iniziato a fuggire dai loro villaggi, spinti dai racconti di amici e familiari riguardo a riunioni dei VDPs ed ai loro piani discutibili. Un pastore Fulani, sempre di Pinpissi, ha riferito di aver sentito dai suoi amici appartenenti all’etnia Bobo, membri dei VDP, che era stato espresso l’intento di sterminare il popolo Fulani. “Hanno detto che porre fine al terrorismo significa eliminare tutte le persone Fulani. Ci hanno consigliato di andarcene, perché un’importante operazione militare si sarebbe svolta a breve”, ha affermato.

I fatti di violenza non si sono fatti attendere. Tra il 7 e il 12 marzo, le milizie VDP hanno attaccato indiscriminatamente civili Fulani in numerosi villaggi, tra cui Lahirasso, Pinpissi, Solenzo e Sanakuy. Un uomo di 45 anni, sempre di Lahirasso, ha descritto come, il 7 e 8 marzo, le milizie VDP abbiano iniziato a sparare ovunque e a confiscare il bestiame, costringendo molti a scappare. Un’altra testimonianza proviene da un Fulani 50enne di Solenzo, che ha raccontato che l’8 marzo, alle 5 del mattino, i VDP hanno assaltato i sobborghi orientali del paese, dove vivevano molte famiglie Fulani, “sparando, depredando gli animali e costringendoci ad abbandonare le nostre case”.

Il clima di terrore è proseguito, culminando il 10 marzo quando un pastore di 60 anni da Sanakuy ha affermato che, “non avevamo altra scelta che andare via perché tra le ore 16 e le 17, i VDP hanno iniziato a sparare in aria fino alle 18, momento in cui abbiamo preso il nostro bagaglio e ce ne siamo andati”.

La situazione nella Boucle du Mouhoun resta critica, con migliaia di persone costrette a vivere in condizioni precarie e senza alcuna protezione, sottoposti al fuoco incrociato di militari e VDP da una parte e terroristi dall’altra.

Esecuzioni Sommarie: Un Resoconto delle Violazioni dei Diritti Umani in Burkina Faso


Tra l’8 e il 12 marzo, attacchi da parte dei Volontari per la Difesa della Patria (VDP) hanno causato un significativo esodo della popolazione Fulani, in fuga verso il confine maliano in cerca di sicurezza. Tuttavia, la maggior parte di loro non è riuscita a oltrepassare il confine, poiché i VDP, supportati dal personale militare, li hanno intrappolati nella boscaglia, dove molti sono stati uccisi sul posto o catturati e successivamente ammazzati. I racconti degli abitanti indicano che le uccisioni si sono concentrate tra i villaggi di Béna e Lékoro, distanti 14 chilometri nella provincia di Banwa.

Un pastore Fulani di 44 anni proveniente da Solenzo ha riferito che l’8 marzo la sua comunità è stata attaccata dai VDP tra Béna e Lékoro. “I Fulani erano ovunque, continuavano ad arrivare,” ha spiegato. “Improvvisamente, intorno alle 10 del mattino, i VDP e il militari ci hanno attaccato, iniziando a sparare. Quando sono risuonate le raffiche, ci siamo dispersi… Ho perso otto familiari, incluso mio figlio.”

Un uomo di 30 anni di Pinpissi, sopravvissuto a un attacco dei VDP l’11 marzo nella stessa area, ha descritto come una decina di motociclette dei VDP siano arrivate aprendo il fuoco sulla sua gruppo: “Abbiamo sentito colpi costanti.… A volte raffiche, a volte più sporadici.” Un altro testimone di 60 anni, originario di Sanakuy, ha raccontato di come i VDP abbiano attaccato il suo gruppo l’11 marzo nei pressi di Béna, descrivendo una pioggia di proiettili indiscriminati: “Correvamo. Ma ci hanno inseguito, catturando alcuni di noi ed giustiziandoli sul posto.”

Human Rights Watch ha geolocalizzato un video in cui uomini armati con uniformi contrassegnati come Groupe d’autodéfense de Mahouna (Gruppo di Autodifesa di Mahouna) e Force Rapide de Kouka (Forza Rapida di Kouka) – identificabili come VDP – lanciano un uomo su un veicolo a tre ruote carico di almeno dieci corpi senza vita o moribondi. Il video è stato registrato vicino a un guado secco a est del villaggio di Mahouna, a circa dieci chilometri ovest di Béna.

La stima del bilancio delle vittime è difficile da definire. Human Rights Watch non è riuscita a calcolare un numero complessivo di morti, poiché i sopravvissuti non potevano tornare nelle aree dei massacri per seppellire i propri cari. Si stima che centinaia siano morte o risultino disperse. Testimonianze suggeriscono che il numero di morti potrebbe superare le 300 unità, con alcuni gruppi che segnalano perdite sopra i 40 individui uccisi in un singolo attacco.

Le liste di persone uccise, compilate da sopravvissuti, documentano un totale di 130 vittime, includendo almeno 32 bambini tra 1 mese e 17 anni; 30 donne di età compresa tra 23 e 70 anni; e 68 uomini di età compresa tra 20 e 80 anni. La verifica indipendente di questi dati da parte di Human Rights Watch non è stata possibile a causa delle circostanze estremamente instabili nella regione.

Si tratta di orrendi crimini di guerra, ancora più terribili in quanto perpetrati da coloro i quali dovrebbero difendere proprio quei civili che invece sterminano senza alcuna pietà!

Il Ruolo dell’Esercito e il Targeting Etnico dei Civili in Burkina Faso


Negli ultimi eventi in Burkina Faso, si è assistito a un coinvolgimento diretto delle forze armate, insieme ai Volontari per la Difesa della Patria (VDP), in operazioni militari che hanno suscitato gravi preoccupazioni per violazioni dei diritti umani. Le testimonianze raccolte da numerosi cittadini indicano che i soldati hanno partecipato attivamente ad attacchi contro civili, in particolare contro la popolazione Fulani. Queste operazioni, descritte da testimoni come una “caccia ai Fulani”, hanno portato all’uccisione indiscriminata di individui appartenenti a questo gruppo etnico.

Uno degli eventi più significativi riportati è l’attacco avvenuto l’8 marzo, durante il quale alcuni villaggi sono stati presi di mira. Una donna Fulani di 50 anni ha raccontato che, mentre si nascondeva sotto un albero, ha visto soldati e VDP passare a bordo di veicoli e motociclette, creando un’atmosfera di terrore e sgomento tra i civili. Ulteriori dettagli emersi da un uomo di 40 anni di Pinpissi indicano che, dopo un attacco avvenuto l’11 marzo, i tentativi di tornare sul luogo dell’agguato per cercare sopravvissuti sono stati frustrati dalla presenza di elicotteri militari che sorvolavano l’area.

Le descrizioni delle operazioni militari suggeriscono che queste siano state condotte con l’intento di eliminare sistematicamente i civili Fulani. Testimonianze di uomini e donne della comunità, come quella di un uomo di 50 anni di Solenzo, mettono in luce come per le forze di sicurezza e i VDP, i membri della comunità Fulani siano considerati terroristi, giustificando così l’uso della forza letale nei loro confronti. La retorica utilizzata dai VDP, accompagnata da dichiarazioni di “estinzione” della popolazione Fulani, ha sollevato allarmi sia a livello nazionale che internazionale. Siamo dinnanzi ad un genocidio pianificato?

Adama Dieng, Inviato Speciale dell’Unione Africana per la Prevenzione del Genocidio e di Altre Grandi Atrocità, ha espresso il suo “profondo shock” riguardo alle uccisioni di civili, sottolineando che il targeting di individui sulla base della loro etnia è un atto riprovevole che deve essere perseguito dalle autorità competenti. Ha esortato un’indagine sulle uccisioni con la collaborazione di partner esterni, inclusi organismi internazionali come la Commissione Africana sui Diritti Umani. In risposta a questa situazione critica, il procuratore del Tribunale Superiore di Ouagadougou ha emesso una dichiarazione evidenziando che le chiamate all’estinzione di gruppi etnici rappresentano minacce gravi per la pace e la coesione sociale. Queste affermazioni hanno portato all’apertura di indagini per identificare e perseguire i responsabili delle atrocità commesse. Ovviamente le indagini da parte delle autorità burkinabè, le rare volte in cui vengono fatte, si risolvono con un “Non è vero, sono stati i terroristi: abbiamo le prove ma non possiamo farvele vedere”.

Rapporto sulle operazioni militari e le conseguenze umanitarie in Burkina Faso: Aprile 2023


Intorno al 21 marzo, le forze di sicurezza burkinabè partecipanti all’Operazione Green Whirlwind 2 hanno raggiunto la provincia di Sourou, controllata dal JNIM (Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin) per almeno sette anni. Testimoni hanno descritto un’importante operazione che ha coinvolto centinaia di soldati e miliziani, droni, elicotteri e veicoli blindati. Molti residenti riferiscono di essere stati avvertiti dai loro cari e da combattenti del JNIM riguardo a questa operazione e si sono mostrati preoccupati per la propria sicurezza, soprattutto dopo aver appreso degli attacchi nella provincia di Banwa.

Un uomo etnico Mossi di 47 anni, proveniente da Gonon, ha dichiarato:
“Ho appreso da un parente residente a Bobo-Dioulasso che c’era stata una riunione in cui ufficiali maliani e burkinabè discutevano la pianificazione dell’operazione, come schierare le forze nella zona, come riconquistare il territorio… Avevamo anche sentito parlare di quanto accaduto a Solenzo, il che ha amplificato le nostre paure.”

Dal 21 marzo, post sui social media e testimoni hanno riportato che l’esercito e le VDP (Volontari della Difesa Patriotica) sono entrati in diversi villaggi e città, tra cui Di, Gonon, Gouran, Guiédougou, Lanfièra, Mara e Tiao, affermando di averli liberati dal JNIM. Un video pubblicato sui social il 22 marzo mostra persone festeggiare a Guiédougou. Tuttavia, i testimoni e i media segnalano che l’esercito si è rapidamente ritirato, lasciando i villaggi senza protezione, permettendo così al JNIM di tornare e vendicarsi contro i civili.

Un uomo di 49 anni di Tiao ha affermato:
“L’esercito è arrivato, ha fatto spettacolo… con motociclette, carri armati, elicotteri, e poi se ne è andato a Tougan. E poi i jihadisti sono tornati e hanno circondato il villaggio, uccidendo la gente. L’esercito ci ha abbandonati, lasciandoci in balia dei jihadisti.”

Feroci rappresaglie del JNIM a Gonon, Lanfièra, Mara e Tiao


In un video pubblicato sui social il 14 marzo, un uomo identificato come Ousmane Dicko, fratello di Jaffar Dicko, capo del JNIM in Burkina Faso, ha minacciato vendetta per le uccisioni di civili intorno a Solenzo.

Il 1° aprile, il JNIM ha attaccato Lanfièra, un villaggio principalmente abitato da Mossi, Bobo e Dafing, verso le ore 17. Due testimoni hanno riferito che i combattenti hanno iniziato a sparare, costringendo molti abitanti a fuggire. Sono poi andati di casa in casa prendendo tutti gli uomini rimasti.

Una donna di 36 anni di Lanfièra ha raccontato:
“Mio marito e suo fratello si erano nascosti in casa mentre io rimanevo davanti alla porta. Tre jihadisti mi hanno chiesto se c’erano uomini in casa. Ho risposto di no, ma proprio in quel momento mio marito è uscito seguito da suo fratello. I jihadisti li hanno portati a nord del villaggio. Questa è stata l’ultima volta che li ho visti.” La donna ha poi affermato che i combattenti le hanno ordinato di lasciare il villaggio e che, mentre stava per andare via, ha sentito diversi colpi di arma da fuoco.

Human Rights Watch ha esaminato una lista compilata da sopravvissuti con i nomi di almeno 13 civili uccisi dal JNIM a Lanfièra il 1° aprile, tutti uomini di età compresa tra 16 e 55 anni.

Il 5 aprile poi, il JNIM ha ucciso oltre 100 persone in tre attacchi coordinati nei villaggi di Gonon, Mara e Tiao, anche questi principalmente abitati da Mossi, Bobo e Dafing, vicino al confine con il Mali, e ha saccheggiato le case. Nove testimoni provenienti dai tre villaggi hanno riferito che centinaia di combattenti del JNIM, a cavallo di motociclette, sono entrati nei villaggi tra le 16 e le 18, sono andati di casa in casa, hanno radunato gli uomini in un luogo e poi hanno aperto il fuoco su di loro, uccidendoli.

Una donna di 30 anni di Tiao ha raccontato che era a casa con suo marito e suo padre quando due combattenti del JNIM sono apparsi:
“Hanno ordinato a mio marito di alzarsi e unirsi agli altri uomini davanti al centro medico. Hanno preso anche mio padre. Hanno ispezionato ogni casa e hanno radunato gli uomini. Alcune ore dopo, abbiamo iniziato a sentire i primi colpi di arma da fuoco. Poi il tiro è diventato più intenso. Hanno sparato per oltre due ore. Sono rimasta a casa piangendo, finché non ho più sentito alcun rumore… Uscendo, ho visto tutte le donne piangere, urlare e fuggire. Una di loro mi ha detto: ‘Tutti i nostri mariti sono stati massacrati. Devi andartene.’… Sulla mia strada, ho visto almeno sei corpi sparsi nel bosco.”

Le donne testimoni di questi eventi hanno evidenziato che gli attacchi rappresentavano una vendetta contro i maschi locali accusati di collaborare con l’esercito, incluso il fatto di essersi offerti volontari per unirsi alle VDP. Un uomo di 49 anni di Tiao ha dichiarato:
“L’esercito ci ha detto che aveva riconquistato la provincia di Sourou e che i terroristi erano stati tutti scacciati o neutralizzati… Ma noi, che avevamo vissuto con i jihadisti per sette anni, sapevamo che non era finita… Ma non potevamo contraddire l’esercito per paura di ritorsioni ed è per questo che alcuni uomini si sono offerti di collaborare e unirsi alle VDP. Sono state redatte delle liste.”

I rapporti online indicano che uomini della provincia di Sourou si erano registrati per unirsi alle fila dei VDP, e che tale lista fosse stata ottenuta dal JNIM, sebbene Human Rights Watch non possa confermare questa notizia.

Una donna di 60 anni di Tiao ha raccontato di aver trovato “almeno 70 corpi di uomini, incluso quello di mio figlio,” e di aver visto anche altri corpi “sparsi in tutto il villaggio.” I testimoni di Tiao hanno fornito un elenco con i nomi di 32 vittime, tutti uomini e ragazzi etnici Bobo e Mossi, di età compresa tra 15 e 50 anni. Hanno poi sottolineato che l’elenco era parziale e affermato che almeno 70 civili erano stati uccisi.

Il numero totale delle persone uccise dalle forze JNIM nei tre attacchi non è chiaro. I testimoni di Gonon hanno riferito di non aver visto i corpi di coloro che erano stati uccisi perché erano fuggiti dopo il massacro, ma stimano il numero delle vittime a oltre 70. Un uomo di Gonon ha detto:
“Nessuno può dirti con esattezza quante persone sono state uccise perché tutti sono fuggiti e non sappiamo chi ha seppellito i corpi. Alcuni dicono che lo abbia fatto l’esercito. Ciò che è certo è che molti sono stati massacrati a sangue freddo. La gente stima che il numero delle vittime superi le 70. Ogni famiglia ha contato quanti parenti ha perso. Tutti gli abitanti di Gonon sono fuggiti in Mali; nessuno è rimasto in Burkina Faso. Quindi, se fossero ancora vivi, lo sapremmo, li avremmo trovati qui.”

Un uomo di 45 anni di Mara, fuggito dal villaggio quando i combattenti del JNIM si sono avvicinati, ha riferito che i sopravvissuti all’attacco avevano successivamente raccontato che il JNIM aveva ucciso almeno 20 uomini.

I media internazionali e i post sui social hanno riportato che il bilancio delle vittime degli attacchi JNIM nella provincia di Sourou all’inizio di aprile potrebbe raggiungere le 200 unità.

Testimoni provenienti da Gonon, Lanfièra, Mara e Tiao hanno riferito che gli abitanti dei villaggi sono fuggiti dall’area per cercare rifugio nel vicino Mali. Una donna di 32 anni di Gonon ha detto: “Non c’è anima viva a Gonon ora. Siamo fuggiti tutti. Ho preso i miei due figli e mio padre, molto anziano e malato, li ho messi su una carriola e li ho spinti fino al confine… Ci siamo fermati in diversi villaggi maliani, ma ovunque andassimo i jihadisti ci ordinavano di andarcene. Abbiamo camminato per una settimana.”

“Non è rimasto nessuno. Le persone si sono disperse. Tutti i villaggi della valle di Sourou sono fuggiti”, ha detto un uomo di 49 anni di Tiao. “Il nostro villaggio è completamente vuoto; gli uomini sono stati uccisi e le case saccheggiate.”

“Tutto il villaggio è fuggito”, ha detto una donna Bobo di 34 anni di Mara. “Tutti hanno abbandonato Mara.”

Questa è l realtà del Burkina Faso oggi, al di là dei proclami di Ibrahim Traoré e del suo entourage, della propaganda filo governativa che viaggia su Facebook ed X ad opera di sedicenti analisti, esperti, attivisti, ecc. , ben protetti dalla censura governativa. Non c’è da meravigliarsi se le vittime di tali atrocità non si rivolgono alle autorità e non denunciano; per loro c’è soltanto la fuga.

Nota: l’articolo è stato scritto basandosi in gran parte su questa pagina: hrw.org/news/2025/05/12/burkin….
Fonti e approfondimenti:
avvenire.it/mondo/pagine/burki…, blitzquotidiano.it/cronaca/bur…, africa-express.info/2025/05/06…, altro
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