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PRIVACYDAILY


N. 147/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: X Corp., già Twitter, chiede al tribunale di ordinare alla società di consulenza Ernst & Young LLP di consegnare i documenti relativi a una relazione richiesta dalle autorità di regolamentazione sulle pratiche del social network in materia di dati.L’audit è stato richiesto nell’ambito di un accordo sulla privacy... Continue reading →


Etiopia, USA ed Europa hanno già scelto le sorti per la giustizia e le vittime della guerra genocida in Tigray


Etiopia, le autorità devono garantire agli investigatori indipendenti e ai media accesso illimitato alla regione di Amhara per indagare sulle violazioni in stato di emergenza. Questo è l’appello condiviso venerdì 18 agosto da Amnesty International per la

Etiopia, le autorità devono garantire agli investigatori indipendenti e ai media accesso illimitato alla regione di Amhara per indagare sulle violazioni in stato di emergenza.

Questo è l’appello condiviso venerdì 18 agosto da Amnesty International per la recente crisi che ha destabilizzato con abusi e violenze la regione Amhara.

La diaspora e la società civile amahra ha protestato contro le politche sanguinarie del Premier etiope.

L’ Associaz. All United Amhara il 22 agosto 2023 era presente al Park di Sandton, Johannesburg, in Sud Africa durante il Summit del BRICS 2023.

L' Associaz. All United Amhara il 22 agosto 2023 era presente al Park di Sandton, Johannesburg, in Sud Africa durante il Summit del BRICS 2023.

Indagini sulla responsabilità dei crimini di guerra in Tigray ancora in corso


Percorso ed indagini dell’ International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia – ICHREE che per il Tigray non si sono ancora concluse. Il governo etiope ha fatto vari tentativi di bloccare il mandato della Commissione di investigazione sui crimini in Tigray.

Lunedì 21 agosto Wegahta Fact Check denuncia che:

“Il 18 agosto 2023, più di 4.000 persone di etnia tigrina sono state arbitrariamente detenute nel #Tigray occidentale.
Le autorità di Amhara e le forze di sicurezza hanno radunato oltre quattromila tigrini innocenti rimasti nel Tigray occidentale occupato e li hanno tenuti in celle e prigioni sovraffollate.
Secondo le nostre fonti dal Tigray occidentale, 1.200 detenuti sono detenuti ad #Adebay, 130 ad #AdiGoshu, 2.000 a #Humera, 300 a #Rawyan e 500 nelle carceri e nei centri di detenzione di #Baeker.
Tra i detenuti nelle celle e nelle carceri sovraffollate sono bambini vulnerabili, madri incinte e anziani.
Sono stati arrestati perché tigrini, contrari all’occupazione di Amhara e sospettati di condividere informazioni con persone al di fuori del Tigray occidentale.
Alcuni vengono trattenuti per un paio di giorni mentre altri languiscono lì per anni.
Ci è stato anche detto che in questi luoghi di detenzione la tortura e la violenza sessuale contro i detenuti sono una routine.
Da quando è iniziata la guerra dell’#Etiopia contro il #Tigray nel novembre 2020, il Tigray occidentale è stato il luogo delle peggiori atrocità tra cui massacri, bombardamenti indiscriminati, saccheggi,
espulsione forzata su larga scala e stupro sistematico.
Il 20 marzo 2023 il segretario di stato americano @SecBlinken ha stabilito che è stata commessa pulizia etnica nel #WesternTigray. Ma nessuna azione significativa è stata intrapresa contro i responsabili dei crimini.
Il 22 aprile HRW e Amnesty hanno anche riferito che “le forze che controllano la zona del Tigray occidentale, con il sostegno e la complicità delle forze etiopi ed eritree, hanno condotto una prolungata campagna di pulizia etnica contro i residenti del Tigray nell’area.”


Mercoledì 29 agosto fa seguito la denuncia di Marta Hurtado, portavoce dell’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani – OHCHR: Etiopia: peggioramento della situazione dei diritti umani Di seguito un sunto:

Siamo molto preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in alcune regioni dell’Etiopia.

Nella regione di Amhara, in seguito al divamparsi degli scontri tra i militari etiopi e le milizie regionali di Fano, e alla dichiarazione dello stato di emergenza il 4 agosto, la situazione è notevolmente peggiorata.

da luglio sono almeno 183 le persone uccise negli scontri.

segnalazioni secondo cui più di 1.000 persone sono state arrestate in tutta l’Etiopia in base a questa legge. Molti degli arrestati sarebbero giovani di etnia Amhara sospettati di essere tifosi di Fano.

arrestati almeno tre giornalisti etiopi che si occupavano della situazione nella regione di Amhara. Secondo quanto riferito, i detenuti sono stati collocati in centri di detenzione improvvisati privi di servizi di base.

almeno 250 cittadini di etnia tigrina sarebbero stati detenuti nell’area contesa del Tigray occidentale.

Tra le continue accuse di violazioni e abusi dei diritti umani, anche la situazione in Oromia è preoccupante.


Un appello congiunto di varie agenzie (quasi nella totalità di origini africane) del 23 febbraio 2023, hanno fatto esplicita richiesta agli stati membri e agli osservatori del consiglio dell’ ONU “affinché blocchino gli sforzi dell’Etiopia per porre fine al mandato dell’ICHREE e per confermare il vostro sostegno all’ICHREE e la protezione dell’integrità del Consiglio per i diritti umani e dei suoi organi incaricati.”

L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?


Venerdì 25 agosto, Laetitia Bader, direttrice di HRW – Human Rights Watch per il Corno d’Africa si chiede se “L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?” condividendo le sue osservazioni.

“Quando i combattimenti erano al culmine, l’UE ha contribuito a spingere l’ago sulla responsabilità. Ha guidato la creazione della Commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia , un’inchiesta indipendente che raccoglie e preserva prove di crimini internazionali per futuri procedimenti giudiziari sotto il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Con il rinnovo della commissione in discussione al Consiglio per i diritti umani di settembre, non è ancora chiaro se l’UE e i suoi Stati membri continueranno a sostenere le indagini cruciali. Oppure, invece, cercare relazioni più fluide e accettare le misure di responsabilità dell’Etiopia, in gran parte di facciata, che difficilmente garantiranno l’accesso delle vittime a una giustizia credibile.”


Lo stesso giorno GCR2P – Global Centre for the Responsibility to Protect pubblica una lettera congiunta con oggetto “Preoccupazioni per la cessazione anticipata della Commissione d’inchiesta sulla situazione nella regione del Tigray della Repubblica Federale d’Etiopia”


Approfondimento: Etiopia, Perseguire Crimini Contro l’Umanità: Dov’é La Legge?


Contemporaneamente un collettivo di diversi gruppi rivolti alla tutela e giustizia dei diritti umani, ha diffuso un appello congiunto esprimendo la loro grave preoccupazione per l’incapacità della Politica di Giustizia Transitoria (TJPE) stabilita in Etiopia.

Nella lettera viene sottolineato:

“Questa politica trascura in modo preoccupante la necessità di ottenere l’approvazione delle vittime, delle comunità direttamente colpite, delle principali parti interessate e dei rappresentanti dei punti caldi delle guerre e delle atrocità, in particolare nel Tigray”


E chiosa:

“Il sistema giudiziario etiope è palesemente privo dell’indipendenza, dell’imparzialità, della capacità e persino della giurisdizione necessarie riguardo alle atrocità commesse dal governo eritreo, necessarie per garantire la responsabilità degli attori statali e delle forze di sicurezza”


Concludendo:

“La dichiarazione congiunta chiede alla comunità internazionale, in particolare ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del Consiglio per i Diritti Umani, di estendere ed espandere il mandato dell’ICHREE. “Crediamo che l’ICHREE sia posizionata in modo unico e meglio attrezzata per stabilire in modo indipendente e imparziale la verità globale, date le limitazioni locali e la mancanza di fiducia nei meccanismi nazionali”
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A conferma di tale preoccupazione c’è la notizia diffusa da Africa Intelligence che riporta:

“Infelssibile alle critiche, il governo federale continua le sue consultazioni a livello nazionale sulla giustizia di transizione. Il gruppo di lavoro di esperti sulla giustizia di transizione etiope ha inviato una delegazione in Tigray, a Mekelle, Shire, Adigrat, Maichew e Axum all’inizio di questo mese. Durante gli incontri il gruppo è stato accusato dall’ elite tigrina, tra l’altro, di mancanza di inclusività.“


Lunedì 28 agosto 2023 il Dipartimento di Stato Americano segnala che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa Mike Hammer si recherà a Nairobi, Kenya, e Addis Abeba, Etiopia, dal 28 agosto all’8 settembre, dove incontrerà funzionari kenioti ed etiopi, l’Unione africana, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo e altri partner internazionali.

Discuterà della crisi in corso in Sudan e degli sforzi regionali e internazionali per porre fine alla violenza, stabilire un governo democratico e sostenere la giustizia e la responsabilità.

In Etiopia, discuterà anche dell’attuazione continua dell’accordo sulla cessazione delle ostilità, nonché solleciterà la protezione dei civili e una risoluzione negoziata dei conflitti in corso nelle regioni di Amhara e Oromia.

Un palliativo diplomatico per rassicurare l’opinione pubblica che gli USA stanno dalla parte della risoluzione pacifica, ma subordinata alla tutela degli accordi e soprattutto delle loro risorse in gioco.

USA ed Europa, da ormai più di 2 anni dallo scoppio della guerra genocida in Tigray, si sono dimostrati bravi a condividere comunicati di preoccupazione diplomatica, nel contempo stando attenti a non compromettere la loro posizione negli accordi pregressi e per quelli futuri con il Paese Etiopia.

I leaders del così detto occidente continuano ad attendere i momenti più propizi in tutela delle risorse riservate in Etiopia. Basti pensare ai numerosi appelli della diaspora tigrina mai accolti o corrisposti, o dei finanziamenti del governo Meloni, pari a 182 milioni per i prossimi 3 anni che sono come briciole per il supporto e lo sviluppo economico dela filiera agro alimentare e del caffé per gli etiopi.

Un caffé macchiato con un po’ di neo colonialismo


La schiavitù economica dell’ Africa mascherata da progetti di sviluppo e cooperazione internazionale.

Il caso Italia Etiopia e la filiera del caffé

Le grandi aziende italiane del caffè nel 2022 hanno fatturato 5,8 miliardi di euro. La Germania per esempio, che NON è produttore di caffé, ne guadagna 6,8 MLD. Oggi la filiera del caffé, mercato florido, sta aumentando sempre più la sua espansione, con la tendenza di un 10% ogni anno per i prossimi 5.

Il gov. Meloni ha ospitato in Italia il Premier etiope Abiy Ahmed Ali. La premier italiana senza preoccuparsi di chiedere giustizia per le 800.000 vittime della guerra genocida di 2 anni in Tigray, ha fatto all-in siglando accordi con l’Etiopia e la sua filiera agro-alimentare per un valore totale di 182 milioni di Euro per 3 anni (2023/2025): 42 MILIONI dedicanti al comparto del caffé.

Il viaggio successivo della PM Meloni ad abbracciare i bambini ad Addis Abeba, sventolanti il tricolore, è stato pura propaganda per vendere il Piano Mattei per l’Africa agli italiani.

Il business del caffé nel mondo è di 460 MILIARDI di dollari con un aumento del 20% nei prossimi 5 anni.

I produttori di caffé nel mondo ricavano un totale di 25 MILIARDI.

La quota dell’AFRICA è di soli 2,4 MILIARDI. (meno della metà del fatturato italiano)

La strategia di USA ed Europa in tutela delle risorse


A conferma della strategia di tutela delle risorse a discapito dei diritti universali degli individui gli USA hanno bloccato una precedente indagine legale per determinare genocidio in Tigray per dare tempo alla “diplomazia” di fare il suo corso per una risoluzione pacifica tra governo etiope e membri del TPLF: è passato un anno prima che arrivasse l’accordo di tregua, mentre prima e anche dopo sono continuati e stanno continuando violenze ed abusi (anche dello stesso accordo). Crimini come stupri, deviazioni degli aiuti alimentari umanitari e attività di pulizia etnica sul popolo civile tigrino da parte delle forze amhara.

L’approccio che traspare dalla politica estera USA ed Europa è che i progetti di cooperazione con l’Africa possono essere assimilati come elemosina che puzza di attività colonialista fornendo supporto allo sviluppo per i popoli africani, mantenendoli nel contempo in costante stato d’emergenza. Le risorse della ricca Africa sono sempre più contese a livello globale.

La guerra in Tigray, l’instabilità in Amhara e in Oromia non possono essere confermate come proxy war, ma sicuramente sono funzionali ai giochi d’interesse di forze esterne allo stato sovrano etiope, che attendono come avvoltoi l’occasione per arrivare alle risorse e al posizionamento geo politico: sia mai che USA ed Europa al segioto si facciano sfuggire l’egemonia nel Corno d’Africa da Cina e Russia, capofila del BRICS e che hanno accolto recentemente anche l’Etiopia.

In tutto questo contesto giustizia e tutela di diritti e della vita di milioni di persone sono ancora in attesa per lasciare spazio per i giochi di potere dei moderni colonialisti.

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tommasin.org/blog/2023-08-30/e…



Etiopia, “Il marciume è molto più profondo”, decenni di manipolazione degli aiuti umanitari


La polizia regionale del Tigray in Etiopia ha cercato di interrogare almeno tre membri dello staff locale del Programma alimentare mondiale , innescando uno stallo diplomatico con l’agenzia alimentare con sede a Roma – l’ultimo sviluppo nel furto di aiuti

La polizia regionale del Tigray in Etiopia ha cercato di interrogare almeno tre membri dello staff locale del Programma alimentare mondiale , innescando uno stallo diplomatico con l’agenzia alimentare con sede a Roma – l’ultimo sviluppo nel furto di aiuti alimentari che ha devastato il paese all’inizio di quest’anno, secondo tre fonti umanitarie che hanno familiarità con la questione.

L’ agenzia alimentare delle Nazioni Unite – i cui lavoratori godono dell’immunità per le attività ufficiali delle Nazioni Unite – non ha ancora ottemperato alla richiesta e ha chiesto chiarimenti al ministero degli Esteri etiope per determinare se ci siano i motivi per farlo.

Non è chiaro se gli operatori umanitari delle Nazioni Unite siano sospettati di coinvolgimento nell’ampio scandalo sulla deviazione degli aiuti alimentari che ha portato quest’anno alla chiusura delle massicce operazioni di aiuto alimentare delle Nazioni Unite in Etiopia, o se si ritiene semplicemente che siano a conoscenza dello scandalo.

L’ indagine sul Tigray , che ha già portato all’arresto di sospetti, è una delle numerose indagini sulla deviazione illegale di aiuti. L’ Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale , il governo etiope e il WFP hanno tutti indagini in corso su queste trasgressioni.

Un portavoce del WFP ha rifiutato di commentare la richiesta, ma ha affermato che il WFP “si sta impegnando a stretto contatto con le autorità regionali, comprese le autorità regionali del Tigray, nell’ambito delle loro indagini e continuerà a farlo volontariamente e come appropriato, in linea con lo status di WFP come un’organizzazione pubblica internazionale”.

La mossa arriva quasi tre mesi dopo che gli aiuti alimentari sono stati completamente tagliati in Etiopia, un paese dove 20 milioni di persone fanno affidamento su tale assistenza per sopravvivere.

Lo stop è iniziato a marzo, dopo che il WFP e l’USAID hanno scoperto il furto diffuso dei suoi aiuti alimentari in tutto il Tigray, una regione martoriata da due anni di guerra civile e da livelli di fame debilitanti. Ben presto divenne chiaro l’ampiezza del racket e all’inizio di giugno la sospensione degli aiuti alimentari fu estesa a livello nazionale.

Anche se gli aiuti hanno cominciato ad arrivare al Tigray alla fine del mese scorso, il mondo sta ancora cercando di capire di chi è la colpa. Ma per molti la risposta è ovvia.

Tutti sono colpevoli. E non è una novità.

“Se vogliamo analizzare la deviazione degli aiuti, dobbiamo iniziare dall’inizio”, ha affermato David Del Conte, che è stato vicedirettore nazionale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari in Etiopia dal 2012 al 2016. “ La negazione degli aiuti umanitari e la loro manipolazione sono profondamente radicati nell’esperienza etiope”.

Furti diffusi, colpe diffuse


All’inizio di quest’anno, il WFP e l’USAID hanno trovato più di 7.000 tonnellate di grano rubato e 215.000 litri di olio alimentare nei mercati commerciali del Tigray. A giugno, l’USAID aveva visitato i campi profughi, i mercati dei villaggi e 63 mulini in tutta l’Etiopia, riscontrando vari livelli di furto in ciascun luogo, secondo un portavoce dell’USAID.

Nel Tigray, il dirottamento – così diplomaticamente descritto il furto dal WFP e dall’USAID – è avvenuto in due forme, secondo un esperto del governo americano informato sulla questione. Il primo era l’assistenza alimentare venduta nei mercati commerciali. Il secondo riguarda gli aiuti alimentari forniti al Fronte popolare di liberazione del Tigray, o TPLF, le forze ribelli al centro della guerra biennale nel nord del paese, come sforzo da parte dei funzionari federali per tenere sotto controllo questi gruppi di miliziani.

Altri non sono d’accordo e credono che la deviazione sia stata il risultato della manipolazione diretta da parte del TPLF, sostenendo che la sua leadership ha sostanzialmente controllato il Tigray negli ultimi due anni.

Un portavoce del WFP ha affermato che l’indagine dell’ispettore generale del WFP “non si è conclusa” e che l’agenzia alimentare ha fornito aggiornamenti sui progressi al suo comitato esecutivo, composto da 36 stati membri, e continuerà a farlo. Ma la decisione se rendere pubblici questi risultati è a discrezione dell’ispettore generale, ha aggiunto il portavoce, rendendo non chiaro quante informazioni vedranno la luce.
Un convoglio di camion del WFP che trasportava generi alimentari per le vittime della guerra parcheggiato presso un checkpoint chiuso che porta alla regione del Tigray in Etiopia nel giugno 2021. Foto di: Stringer / ReutersUn convoglio di camion del WFP che trasportava generi alimentari per le vittime della guerra parcheggiato presso un checkpoint chiuso che porta alla regione del Tigray in Etiopia nel giugno 2021. Foto di: Stringer / Reuters
La crisi degli aiuti ha gettato un’attenzione poco lusinghiera sui controlli lassisti sulla distribuzione del cibo e di altri aiuti internazionali nelle zone di crisi. Gli alti funzionari del WFP si sono incontrati a porte chiuse la scorsa settimana per discutere le preoccupazioni circa le prospettive di diversione degli aiuti in tutta la regione, tra cui Somalia, Sudan e Sud Sudan, ha aggiunto il funzionario.

Funzionari delle Nazioni Unite affermano di non avere alcuna indicazione che la crisi degli aiuti in Etiopia si sia diffusa ad altri paesi. Ma notano che anche prima dell’ultimo scandalo avevano già iniziato una revisione globale delle loro operazioni in 31 stazioni di servizio. Le lezioni apprese da questo esercizio verranno infine applicate a tutte le operazioni del WFP in tutto il mondo.

Il WFP “rivede costantemente le sue operazioni globali per migliorare il modo in cui forniamo e forniamo supporto in modo efficace ed efficiente”, ha detto a Devex il portavoce del WFP. “Pertanto, il WFP sta conducendo una revisione globale per rafforzare la nostra già solida supervisione e i nostri controlli per garantire che l’assistenza alimentare e umanitaria venga ricevuta solo dai destinatari previsti, ovunque lavoriamo”.

“Non temiamo che la situazione ancora oggetto di indagine in Etiopia abbia dimensioni regionali”, ha detto a Devex un alto funzionario delle Nazioni Unite. Detto questo, l’Etiopia “amplifica” una questione più ampia sui rischi di operare in ambienti ad alto rischio in tutto il mondo.

“Dobbiamo esaminare attentamente e piuttosto rapidamente le altre operazioni per assicurarci di fare tutto il possibile per garantire che gli aiuti raggiungano le persone”, ha detto il funzionario. Tuttavia, “è necessario comprendere ciò che non è sotto il nostro controllo. Quando si verifica un crollo della legge e dell’ordine, non saremo in grado di garantire che i beneficiari possano mantenere l’assistenza, anche se abbiamo fatto tutto il possibile per indirizzarli”, ha aggiunto il funzionario.

Allo stesso tempo, il WFP è ansioso di riprendere il proprio lavoro in Etiopia. Alla fine di luglio, il WFP ha iniziato a testare nuove misure per fornire assistenza alimentare nel Tigray con pratiche di monitoraggio rafforzate, ripristinando una frazione degli aiuti originali per poco più di 100.000 persone aventi diritto, ha detto un portavoce del WFP.

Ma quella ripresa non è stata presa alla leggera. L’USAID ha descritto la deviazione come “estrema” e “coordinata” in una dichiarazione a Devex. Oltre a ciò, diverse persone – alcune delle quali hanno parlato con Devex in forma anonima – hanno affermato che la manipolazione degli aiuti umanitari è da tempo la norma in Etiopia. Che ciò sia stato orchestrato da gruppi ribelli , come il TPLF, dalle truppe governative che combattono contro di loro, o dal governo stesso, non è stata una sorpresa per molti che la diversione sia avvenuta in primo luogo.

“È come il corollario della rana nell’acqua”, ha detto Del Conte. “Quando ce ne rendiamo conto, siamo completamente cotti. Sappiamo quali errori abbiamo commesso e non possiamo farci nulla”.

Nel corso del tempo, fonti hanno affermato che la comunità umanitaria, i paesi donatori e i diplomatici hanno iniziato ad accettare che questo è il modo in cui funzionano le cose in Etiopia, anche se cambia il modo in cui gli aiuti vengono forniti e gestiti. Per un operatore umanitario locale con cui ha parlato Devex, ciò significava vedere il sindaco di una grande città portare a casa i soldi finanziati dal programma di rete di sicurezza della Banca Mondiale . Dall’altro, significava vedere le comunità a cui erano stati assegnati aiuti alimentari non riceverne alcuno.

Anche se la Banca Mondiale afferma di disporre di rigorose reti di sicurezza per prevenire la corruzione e di non aver trovato prove di furto nel sostegno al programma di rete di sicurezza dell’Etiopia, un portavoce ha detto a Devex che l’ultima rivelazione sugli aiuti alimentari ha cambiato le cose anche lì.

“Da quando i partner hanno scoperto problemi relativi agli aiuti alimentari umanitari, abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per mitigare ulteriormente questi rischi”, ha affermato il portavoce.

Con il furto che si sta diffondendo a livello nazionale, la portata reale dell’operazione – e chi ne sia responsabile – è ancora sconosciuta. Le indagini di molti enti, tra cui il WFP, l’USAID e il governo etiope, sono ancora in corso. Di conseguenza, l’assistenza alimentare al di fuori del Tigray rimane sospesa.
Portatori etiopi scaricano aiuti alimentari destinati alle vittime della guerra dopo un posto di blocco che porta al Tigray nella città di Mai Tsebri, in Etiopia, nel giugno 2021. Foto di: Stringer / ReutersPortatori etiopi scaricano aiuti alimentari destinati alle vittime della guerra dopo un posto di blocco che porta al Tigray nella città di Mai Tsebri, in Etiopia, nel giugno 2021. Foto di: Stringer / Reuters

“Parte integrante della macchina da guerra”


Il consenso del governo è, di solito, esattamente ciò che sperano le agenzie umanitarie. Nessuno conosce i problemi di un paese meglio di chi lo gestisce e, spesso, la partnership sugli aiuti esteri può portare a legami diplomatici più forti. Secondo Del Conte e un portavoce dell’USAID, per anni molte agenzie internazionali in Etiopia – tra cui il WFP e l’USAID – hanno distribuito cibo sulla base di elenchi forniti dal governo.

“Il GoE [governo dell’Etiopia], a differenza della maggior parte dei contesti umanitari su larga scala, ha svolto un ruolo unico e diretto nella fornitura di assistenza alimentare umanitaria in Etiopia”, ha affermato il portavoce dell’USAID. “Il GoE ha determinato la selezione dei beneficiari e le sedi operative dei partner.”

Per molte ragioni, questo ha senso. L’amministratore dell’USAID Samantha Power sottolinea da tempo il passaggio della gestione degli aiuti nelle mani dei gruppi locali e l’abbandono degli stili di sviluppo che ripetono gli errori della colonizzazione.

Ma in Etiopia il quadro è molto più complesso. Nonostante sia un alleato strategico e visceralmente importante per le nazioni occidentali, il record del paese nella fornitura di aiuti è stato complicato dalla complessità del conflitto. In alcune aree, il governo si è fratturato, con la lealtà verso diversi gruppi che hanno creato forti legami nelle rispettive regioni.

“Il problema per molte di queste agenzie delle Nazioni Unite è che molte hanno personale alleato del governo”, ha affermato Cameron Hudson, esperto di governance africana presso il Center for Strategic and International Studies con sede a Washington . “Poiché la loro fedeltà è al loro Paese, al loro governo e alla loro gente, non ne hanno parlato apertamente”.

Nel Tigray in particolare, il TPLF ha istituito un proprio governo, che continua ad avere un controllo profondo su quelli di tutta la regione, dicono gli esperti, comprese le agenzie umanitarie.

“Questo è diventato molto radicato nel folklore etiope: che l’assistenza umanitaria è parte integrante della macchina da guerra”, ha detto Del Conte.

Con l’ultima crisi di diversione, gli Stati Uniti e l’Etiopia stanno in gran parte giocando a un “gioco del pollo”, ha detto un funzionario delle Nazioni Unite a conoscenza della questione. Gli Stati Uniti sperano di sfruttare questa crisi per realizzare riforme che “tirino lo stato etiope fuori dal sistema di distribuzione degli aiuti, più o meno”.

Ma il governo etiope – che ha usato per decenni il controllo sulla distribuzione degli aiuti per controllare la popolazione – scommette che la prospettiva di una fame di massa costringerà gli Stati Uniti e altri donatori a fare marcia indietro. “Il governo etiope è disposto a guardare la gente morire di fame e spera che siano gli americani a battere ciglio per primi”, ha detto il funzionario.

“È letteralmente la volpe a guardia del pollaio, con l’approvazione degli Stati Uniti”, ha detto Hudson. “L’Etiopia è un paese africano troppo importante perché Washington non possa essere in buoni rapporti. Ma il problema è che questi termini sono stati fissati dagli etiopi”.

Un portavoce dell’USAID ha detto a Devex che stanno lavorando con il governo per attuare le riforme necessarie – un processo che, attraverso un “lavoro intenso”, ha permesso all’agenzia di rafforzare il controllo della loro assistenza alimentare. Tuttavia, ha detto il portavoce, “c’è ancora molto lavoro da fare” e gli aiuti alimentari dell’USAID sono rimasti in sospeso fino alla fine di agosto.

Si sta inoltre sviluppando una linea di frattura all’interno del governo degli Stati Uniti su quanto duramente esercitare pressioni sugli etiopi, con l’USAID che preme più forte sul WFP e su Addis Abeba per riformare la distribuzione degli aiuti, e il Dipartimento di Stato americano che cerca un approccio più conciliante che non ne minacci il funzionamento . rapporto con il gigante dell’Africa orientale su una serie di altre questioni.

In risposta a tali affermazioni, il portavoce dell’USAID ha detto a Devex che stavano “lavorando di pari passo con i colleghi di tutto il governo per attuare le riforme necessarie”. All’inizio di agosto, il Dipartimento di Stato ha condiviso informazioni su una chiamata tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il primo ministro etiope Abiy Ahmed – e i due hanno discusso della creazione di un sistema di distribuzione degli aiuti umanitari con una supervisione rafforzata. Blinken ha anche espresso apprezzamento per la leadership del primo ministro nel tentativo di risolvere la crisi nel vicino Sudan.

Uno schema vecchio di decenni


La deviazione degli aiuti è un modello che risale a molto tempo fa su entrambi i lati. Nel 1985, la Central Intelligence Agency degli Stati Uniti riferì che il governo etiope aveva bloccato gli aiuti destinati ai territori controllati dai ribelli, mentre il TPLF, il gruppo di milizie al centro dell’ultima guerra civile, aveva cooptato “la carestia e gli sforzi di soccorso per i loro paesi”. propri scopi” e ha utilizzato i campi profughi per “fornire rifugio, assistenza medica, cibo e denaro ai suoi combattenti”.

“Alcuni fondi che le organizzazioni ribelli raccolgono per le operazioni di soccorso, come risultato della maggiore pubblicità mondiale, vengono quasi certamente dirottati per scopi militari”, affermava il rapporto del 1985. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “crediamo che Addis Abeba probabilmente intraprenderà un’azione militare per porre fine agli sforzi di soccorso nelle aree controllate dai ribelli”.

Andiamo avanti velocemente di quattro decenni e questa tendenza continua ancora oggi. Negli ultimi anni, il governo etiope è stato condannato per aver bloccato gli aiuti al Tigray martoriato dal conflitto, un’area dove – a metà della recente guerra – 400.000 persone vivevano in condizioni simili alla carestia.

Dall’altra parte delle linee di battaglia, anche gli aiuti sono stati manipolati: nel settembre 2021, l’ONU in Etiopia ha dichiarato che solo 38 dei 466 camion carichi di assistenza umanitaria erano tornati dal Tigray, portando alcuni a supporre che il TPLF avesse sequestrato quei camion per operazioni in tempo di guerra.

Secondo un esperto di sicurezza dell’Etiopia, che ha parlato con Devex in condizione di anonimato, la consegna degli aiuti da parte dell’ONU è stata appaltata ad un’agenzia esterna con collegamenti con il TPLF.

“Stavano consegnando gli aiuti al TPLF, che parallelamente stava conducendo un’insurrezione armata”, ha detto l’esperto di sicurezza, che ha sentito parlare della situazione da funzionari delle Nazioni Unite e dell’USAID con sede in Etiopia.

In risposta a tale accusa, un portavoce del WFP ha affermato che l’agenzia lavora con i suoi partner non governativi per distribuire gli aiuti alimentari e gestisce la consegna del cibo ai punti di distribuzione finali.

“Il WFP e tutti i partner umanitari devono raggiungere le comunità immediatamente e su larga scala per salvare vite umane e mezzi di sussistenza prima che sia troppo tardi. Per fare questo, siamo obbligati a parlare con tutte le parti in conflitto, indipendentemente dalla loro affiliazione politica”, ha dichiarato il portavoce del WFP in una dichiarazione a Devex.

Indipendenza, intricata


L’Etiopia è un posto complicato in cui lavorare per molte altre ragioni. Negli ultimi quattro decenni, il governo ha imposto leggi severe ai gruppi internazionali, dicono gli esperti, ponendo regole stringenti sul funzionamento organizzativo e soffocando il lavoro sui diritti umani con la burocrazia.

Nel 2009, l’Etiopia ha approvato la Proclamazione sugli enti di beneficenza e sulle società, che ha reso illegale per le organizzazioni straniere lavorare su questioni legate ai diritti umani. La legislazione ha creato la Charities and Societies Agency, che aveva ampia autorità per sospendere, sciogliere e limitare le organizzazioni della società civile in tutto il paese. Inoltre, ha implementato requisiti finanziari, come una limitazione sui finanziamenti per le “attività amministrative” di cui alcune organizzazioni affermavano di aver bisogno per svolgere il proprio lavoro.

“Il risultato reale e voluto di questa legge sarebbe quello di rendere quasi impossibile per qualsiasi organizzazione della società civile svolgere attività che il governo non approva”, affermava un’analisi di Human Rights Watch nel 2008, quando la legislazione fu introdotta per la prima volta. .

Nonostante la legislazione successiva abbia allentato tali restrizioni, nel 2021, il Consiglio norvegese per i rifugiati e Medici Senza Frontiere sono stati costretti a chiudere i battenti dopo essere stati accusati di diffondere disinformazione – un incidente avvenuto poco dopo che le agenzie avevano denunciato le atrocità contro il popolo tigrino, e un mancanza di passaggi sicuri per consentire ai gruppi umanitari di entrare nelle aree colpite dal conflitto.

Nello stesso anno, il governo espulse sette funzionari delle Nazioni Unite dall’Etiopia, accusandoli di “ingerenza negli affari interni del paese”. Il governo ha insistito sul fatto che l’ONU sostiene il TPLF.

Nonostante le complessità, l’USAID ha fornito circa 2 miliardi di dollari di assistenza all’Etiopia nel 2022 e nel 2023, rendendo il paese il maggiore destinatario degli aiuti statunitensi nell’Africa sub-sahariana.

Il Paese svolge un ruolo strategico per gran parte dell’Occidente, soprattutto dopo l’11 settembre. L’Etiopia – il cuore del Corno d’Africa – è stata a lungo vista come un frangiflutti contro l’Islam radicale e un contributore alla stabilità regionale nel suo complesso. È la sede dell’Unione Africana . E ha una delle più grandi economie del continente.

Quindi, ha detto Hudson, per anni molti paesi e organizzazioni hanno trascurato la realtà del lavoro in Etiopia, compreso il controllo dei funzionari governativi sugli aiuti umanitari.

Un ritardo discutibile


Nelle conversazioni con Devex, diversi ex operatori umanitari ed esperti si sono chiesti perché, data la storia della manipolazione degli aiuti in Etiopia, ci sia voluto così tanto tempo per scoprire un furto di cibo su scala così massiccia. Un ex operatore umanitario, che ha lavorato nella regione di Hawassa in Etiopia, ha detto che potrebbe essere perché così tante persone – dai politici locali ai contabili – hanno beneficiato di aiuti rubati.

Il WFP ha pubblicato una valutazione di emergenza alimentare nel Tigray a febbraio, ma nel suo rapporto sulla regione non ha menzionato alcun segno di diversione degli aiuti alimentari. Invece, l’agenzia ha evidenziato i miglioramenti e ha raccomandato di prendere di mira le persone che soffrono maggiormente di insicurezza alimentare in futuro.

In una conversazione con Devex, la direttrice esecutiva del WFP Cindy McCain ha affermato che la maggior parte della deviazione degli aiuti è avvenuta nel dicembre del 2022 e nel gennaio del 2023, ma il furto è stato scoperto solo “molto più tardi”.

“Purtroppo non siamo stati così rapidi a ritirarci come avremmo dovuto”, ha detto McCain a Devex il mese scorso. “Questo era su vasta scala. Posso assicurarvi che stiamo facendo tutto il possibile per assicurarci che ciò non accada mai più”.

Alla fine di luglio, il WFP, l’USAID e il governo etiope stavano tutti indagando sulla diversione degli aiuti alimentari. Ma alcuni esperti temono che indagare sul furto farà ben poco per cambiare il contesto più ampio in Etiopia, su entrambi i lati di un conflitto che dura da decenni.

«E chi ha preso il cibo? Non sono del tutto sicuro che abbia davvero importanza”, ha detto Del Conte. “Il marciume è molto più profondo di così.”


FONTE: devex.com/news/exclusive-rot-i…


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PRIVACYDAILY


N. 146/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Alta Corte irlandese ha respinto l’accusa alla Data Protection Commission (DPC) di non aver indagato a fondo su un reclamo presentato cinque anni fa in relazione a una presunta violazione massiva dei dati da parte del colosso di Internet Google.Il reclamo sul trattamento dei dati personali da parte... Continue reading →


Eritrea, la Cina inaugura un nuovo progetto minerario


L’ambasciatore cinese in Eritrea, Cai Ge, ha tagliato il nastro per inaugurare ufficialmente la nuova miniera polimetallica dell’Eritrea: il progetto Asmara. La Asmara Mining Share Company , titolare del progetto Asmara in Eritrea, è una joint venture 60:

L’ambasciatore cinese in Eritrea, Cai Ge, ha tagliato il nastro per inaugurare ufficialmente la nuova miniera polimetallica dell’Eritrea: il progetto Asmara. La Asmara Mining Share Company , titolare del progetto Asmara in Eritrea, è una joint venture 60:40 tra la cinese SRBM e la statale ENAMCO.

Il progetto ospita quattro depositi conosciuti a Emba Derho, Adi Nefas, Gupo e Debarwa.

Si prevede che la miniera avrà una durata di 17 anni, producendo circa 381.000 tonnellate di rame, 850.000 tonnellate di zinco, 436.000 once d’oro e 11 milioni di once d’argento.

Nella Fase 1A, il rame di alta qualità verrà estratto dal giacimento di Debarwa con metodi a cielo aperto, frantumato e caricato in container e trasportato per 120 km fino all’impianto portuale di Massaua per la spedizione e la vendita a una fonderia in Cina (una processo noto come spedizione diretta del minerale o “DSO”).

Riepilogo dello studio di fattibilità del progetto Asmara:
Lo studio di fattibilità del Progetto Asmara (lo “Studio”) datato in vigore dal 16 maggio 2013 (modificato a marzo 2014), ha dimostrato che l’estrazione mineraria dei quattro giacimenti avanzati che compongono il Progetto Asmara (Emba Derho, Adi Nefas, Gupo Gold e Debarwa) e la lavorazione del minerale in una posizione centrale vicino al grande giacimento di Emba Derho è economicamente solido con un valore attuale netto al lordo delle imposte (“NPV”) di 692 milioni di dollari (utilizzando un tasso di sconto del 10%) e con un tasso di rendimento interno al lordo delle imposte (“IRR”) del 34%. Il VAN al netto delle imposte è di 428 milioni di dollari con un IRR del 27%.

Lo studio delinea un’operazione mineraria iniziale in tre fasi che inizierebbe con la Fase 1A di produzione di DSO di rame di alta qualità dal deposito di Debarwa, seguita dalla Fase 1B di lisciviazione in cumulo di oro in prossimità della superficie, dalla Fase 2 di produzione di rame supergenico, quindi di zinco e rame ad un ritmo di produzione completo di 4 milioni di tonnellate all’anno.

A pieno regime, la miniera di Asmara produrrà una produzione media annua di 65 milioni di libbre (29.000 tonnellate) di rame, 184 milioni di libbre (83.000 tonnellate) di zinco, 42.000 once d’oro e 1 milione di once d’argento nei primi 8 anni.


FONTE: tesfanews.net/china-new-asmara…


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Etiopia, oltre 4 milioni di sfollati interni, fonte IOM


Secondo i nuovi dati delle Nazioni Unite, più di quattro milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in Etiopia, principalmente a causa del conflitto o della siccità. Il Rapporto sugli sfollati nazionali dell’Organizzazione interna

Secondo i nuovi dati delle Nazioni Unite, più di quattro milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in Etiopia, principalmente a causa del conflitto o della siccità.

Il Rapporto sugli sfollati nazionali dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che copriva il periodo da novembre 2022 a giugno 2023, afferma che un totale di 4,38 milioni di persone erano sfollate interne.

“Il conflitto è la causa principale degli sfollati e ha provocato lo sfollamento di 2,9 milioni di sfollati interni (66,41%), seguito dalla siccità che ha provocato lo sfollamento di 810.855 sfollati interni (18,49%)”, si legge nel rapporto, pubblicato mercoledì.

Più di un milione sono gli sfollati nella regione del Tigray, devastata dalla guerra, inclusa nei dati per la prima volta da settembre 2021, ha aggiunto.

La regione più settentrionale dell’Etiopia è stata devastata da due anni di combattimenti tra le forze filogovernative e i ribelli del Tigray fino alla firma di un accordo di pace nel novembre dello scorso anno.

La regione orientale della Somalia ospita il maggior numero di sfollati a causa della siccità, pari a quasi 543.000, secondo il rapporto dell’OIM.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, in Etiopia, il secondo paese più popoloso dell’Africa, sono 28,6 milioni le persone bisognose.

Ma la risposta umanitaria rimane “significativamente sottofinanziata” con solo il 27% raccolto dei circa 4 miliardi di dollari necessari, ha detto in una dichiarazione all’inizio di questa settimana il coordinatore residente delle Nazioni Unite per l’Etiopia Ramiz Alakbarov.


FONTE: barrons.com/news/over-four-mil…


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Industry-friendly EU Digital Services Act leaves big tech business model intact


As of today, the largest internet corporations such as Amazon, Meta (Facebook, Instagram), TikTok, X/Twitter, Youtube and the Google search engine must comply with the new EU Digital Services Act. Pirate …

As of today, the largest internet corporations such as Amazon, Meta (Facebook, Instagram), TikTok, X/Twitter, Youtube and the Google search engine must comply with the new EU Digital Services Act. Pirate Party MEP Patrick Breyer sat at the negotiating table as rapporteur of the European Parliament’s Civil Liberties Committee (LIBE) and dials-down expectations:

“With the Digital Services Act, the European Parliament has tried to over come the surveillance capitalist business model of pervasive online surveillance, but industry and government interests have prevented this. Users are offered no alternative to the platforms’ toxic algorithms which push the most controversial and extreme content to the top of their timelines. Purely chronological timelines are barely usable. Legitimate content, including media reports, is not protected from being suppressed by error-prone upload filters or arbitrarily set platform rules. Freedom of expression online is not protected from cross-border removal orders from illiberal member states without even needing a judge’s order, allowing perfectly legal reports and information to be suppressed. Our digital privacy is protected neither by a right to anonymous internet use nor by a right to encryption or a ban on indiscriminate data retention. The new set of rules does not deserve the name ‘digital constitution’, because the deal fails to protect our fundamental rights on the net.’

On the positive side, minors are protected from surveillance advertising. The ban on using sensitive personality traits such as a user’s political opinion, health conditions or sexual preferences for targeted manipulation was severely watered down. We must finally take the digital age into our own hands instead of leaving it to corporations and surveillance authorities! We Pirates will not relent.”


patrick-breyer.de/en/industry-…



Etiopia, 10 mesi di crisi umanitaria in aggravamento dopo 2 anni di guerra in Tigray


In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, c’è una popolazione di 7,07 milioni di persone (dati 2020) e 7,08 milioni di abitanti. +7 Milioni di persone nel Tigray 800.000 vittime tra i civili del popolo tigrino Nel novembre 2020 è scoppiata u

In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, c’è una popolazione di 7,07 milioni di persone (dati 2020) e 7,08 milioni di abitanti.

+7 Milioni di persone nel Tigray

800.000 vittime tra i civili del popolo tigrino


Nel novembre 2020 è scoppiata una guerra definita la più atroce degli ultimi anni e che ha prodotto trra le 600.000 e le 800.000 vittime tra i civili (morti dirette della guerra o come conseguenze, per fame, stenti e mancanza di cure mediche e supporto sanitario). Più di 1/10 della popolazione sterminata, etiopi di etnia tigrina.

+1000 giorni di guerra e crisi umanitaria in atto


Le stime sono la regola perché in +2 anni di guerra dai risvolti etnici e genocidi si è combattuta nel totale blacout comunicativo ed elettrico.

Approfondimento: Etiopia, IGF – Internet Governance Forum e violenze eritree nel blackout del Tigray


+100.000 donne di ogni età di etnia tigrina stuprate


Lo stupro, come in ogni guerra atroce e schifosa che rispetti i suoi canoni, è stato usato come arma di guerra perché l’etnia tigrina non potesse aver seguito, a detta dei loro aguzzini: soldati e milizie etiopi ed eritree. Alcune sono morte per il troppo dolore, anche dopo giorni di agonia. Si stimano più di un centinaio di migliaiai le donne di ogni età barbaramente violentate ed abusate.

Anche dopo la firma dell’accordo di cessazione ostilità concordato a Pretoria tra governo etiope e TPLF – Tigray People’s Liberation Front e mediato dall’ AU – African Union, gli stupri e gli abusi sulle donne tigrine sono continuati come arma di repressione. Le cartelle cliniche di tutta la regione mostrano che la violenza sessuale continua ad essere utilizzata “per intimidire e terrorizzare le comunità”

Approfondimento: www-theguardian-com.translate.…


+70.000 rifugiati in Sudan


I rifugiati in Sudan, nei primi mesi di guerra tra fine 2020 e inizio 2021, sono stati stimati sui 70.000 i tigrini ospitati in campi nel vicino Sudan e finiti tra nuove violenze, bombardamenti e disumanità a partire dal 15 aprile 2023, col tentativo di golpe delle RSF – Rapid Support Forces.


Decine di migliaia morti per fame


Almeno 1400 persone sono letteralmente morte di fame tra marzo e agosto 2023, da quando il WFP – World Food Program e USAID hanno sospeso il supporto alimentare in Tigray aggravando la crisi umanitaria.

youtube.com/embed/OucSoFfV3UI?…

In Tigray sono 5,6 milioni le persone a dipendere dal supporto alimentare.

La sospensione alimentar umanitaria allargata a tutta Etiopia nel giugno 2023, ha lasciato un totale di 20 milioni di persone dipendenti dal supporto alimentare in balia degli eventi. Ad oggi (agosto 2023) WFP ha iniziato il periodo di test (Etiopia, Le autorità della regione del Tigray contestano i rapporti sulla ripresa degli aiuti alimentari del WFP) del suo sistema di monitoraggio consegne ottimizzato. L’ USAID invece non ha ancora riattivato le sue attività di supporto.


Pulizia etnica per centinaia di migliaia di tigrini


Durante i 2 anni di guerra è stata perpetrata pulizia etnica da parte delle forze regionali Amhara su centinaia di migliaiai di etiopi di etnia tigrina, soprattutto nella parte occidentale della regione. Confermato dal report congiunto di HRW e Amnesty International.

Attività di pulizia etnica sono continuate anche dopo l’accordo di tregua come confermato dal report di HRW.


Decine di migliaia di arresti e detenzioni arbitrarie illegali di massa


Dall’inizio della guerra sono stati arrestati, deportati e detenuti etiopi di origine tigrina in abuso del diritto umanitario internazionale. Sono stati perseguiti ed arrestati dal novembre 2020, inizio della guerra, perché sospetti di essere collusi o sostenitori dei membri del partito TPLF. Da maggio 2021 gli arresti e la repressione sul popolo tigrino è stato legittimato dalla legge etiope per cui TPLF e sostenitori sono stati etichettati come gruppo terrorista e terroristi. Agli arresti donne in gravidanza, anziani, ma anche uomini e donne di chiesa.

L’accordo di Pretoria, che fornisce la responsabilità delle parti firmatarie di seguirlo e l’Unione Africana di monitorare e denunciare eventuali violazioni, non riesce a fermare abusi e violenze che continuano.

Amhara ed soldati eritrei sono ancora presenti nella regione, nonostante l’accordo di tregua obblighi le tutte le “forze esterne” a ritirarsi dal territorio.

Recente è la notizia, che non ho potuto verificare direttamente, per cui nel Tigray occidentale, area occupata e rivendicata come storicamente propria dal governo amhara, sarebbero stati arestati 4000 civili di ogni età di etnia tigrina.

Recente è anche la notizia che il presidente della regione Amhara, recentemente in crisi e in stato di emergenza, si è dimesso dalla carica il 25 agosto 2023. Nel 2021 aveva fomentato tutto il popolo a prendere ogni arma per difendersi e fermare ad ogni costo i “ribelli” del TPLF.

Archivio: Aggiornamenti sugli arresti di massa


Milioni di IDP, sfollati interni in Tigray


Gli sfollati interni, IDP – Internally Displaced Persons, (dati IOM 28 giugno 2023): 15% della popolazione regionale
Sfollati interni Tigray - IDP giugno 2023 - dati IOMSfollati interni Tigray – IDP giugno 2023 – dati IOM
Archivio: Aggiornamenti situazione IDP – sfollati interni in Tigray

I bambini sono stati lasciati morire di fame


L’ analista Duke Burbridge sottolinea che la recente pubblicazione dei dati sul Tigray da parte della Displacement Tracking Matrix (DTM) dell’OIM rivela che i bambini del Tigray sono stati lasciati morire di fame senza accesso al cibo o a cure salvavita.

Continua aggiungendo che le dichiarazioni pubbliche delle Nazioni Unite e del WFP sulla fame infantile nel Tigray sono allarmanti, fuorvianti e privi di concreti fatti. Sia il WFP che l’USAID hanno dichiarato che la sospensione degli aiuti alimentari non avrebbe influito sull’assistenza nutrizionale, che continuerebbe a raggiungere i bambini nel Tigray.

Approfondimento: L’impatto della sospensione degli aiuti nel Tigray potrebbe essere peggiore dell’assedio.


Report sulla distribuzione e consegna di materiale di supporto umanitario (alimentare, sanitario, igienico)


The International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies (IFRC)

Logistics CLuster Mekele Coordination Meeting Minutes 15 Agosto 2023


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“Gogna web doppia violenza”


Oggi sono stato intervistato dalla redazione Regionale della RAI SICILIA per commentare i recenti fatti di cronaca avvenuti al Foro Italico e le implicazioni legate all diffusione dei video. Qui il link all’intervista completa rainews.it/tgr/sicilia/video/2…


guidoscorza.it/gogna-web-doppi…

Maronno Winchester reshared this.



“UNO MATTINA ESTATE”


Ieri a UNO MATTINA ESTATE partendo dagli ultimi fatti di cronaca con Tiberio Timperi ho discusso di privacy, social network e ragazzi Qui potete vedere l’intervento integrale raiplay.it/video/2023/08/UnoMa…


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Meta dovrebbe risarcire immediatamente i Rohingya per il ruolo che Facebook ha avuto nella pulizia etnica della minoranza perseguitata

@Etica Digitale (Feddit)

Questo è quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, nel sesto anniversario della brutale operazione dell'esercito birmano durante la quale hanno violentato donne e ragazze Rohingya, bruciate e bruciate. interi villaggi e ne uccisero migliaia.

Gli algoritmi di #Facebook e la spietata ricerca del profitto di Meta hanno creato una cassa di risonanza che ha contribuito a fomentare l’odio contro il popolo #Rohingya e ha contribuito a creare le condizioni che hanno costretto il gruppo etnico a fuggire in massa dal #Myanmar.

Anche se questo si distingue come uno degli esempi più eclatanti del coinvolgimento di una società di social media in una crisi dei diritti umani, i Rohingya sono ancora in attesa di risarcimenti da parte di Meta.


Pat de Brún, responsabile della responsabilità delle grandi tecnologie di Amnesty International



Israele/OPT: la Corte Suprema approva la demolizione punitiva della casa di un bambino ingiustamente detenuto per omicidio

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Corte Suprema israeliana ha approvato oggi la demolizione punitiva della casa familiare di un ragazzo palestinese di 13 anni che ha trascorso gli ultimi sei mesi in custodia cautelare con accuse ingiuste. Nel febbraio 2023, Mohammed Zalabani ha accoltellato un agente della polizia di frontiera israeliana su un autobus a un posto di blocco nel campo profughi di Shu'afat, nella Gerusalemme est occupata. È stato sopraffatto, ma pochi istanti dopo una guardia di sicurezza privata israeliana ha sparato accidentalmente all'ufficiale uccidendolo.

“Le demolizioni punitive di Israele sono una forma di punizione collettiva illegale, che costituisce un crimine di guerra e una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. La sentenza odierna mostra come lo sfrontato disprezzo di Israele per il diritto internazionale si diffonde in ogni istituzione. È anche un promemoria del ruolo della Corte Suprema nel far rispettare l'apartheid contro i palestinesi”


ha affermato Khulood Badawi, attivista regionale di Amnesty International per Israele e i territori palestinesi occupati.

Qui il post completo

in reply to Vega

@Vega @Moonrise2473 sì, la seconda. Odio e rancore possono certamente distruggere un popolo, anzi due, ma hanno il dono di concedere sempre più forza, consenso e autorevolezza a un governo di criminali e farabutti; e anche nuove energie alle mafie palestinesi i cui capi clan godono dall'essere considerati dei veri e propri martiri da un popolo, quello palestinese, che da anni ha perso la capacità di pensare.
Quindi direi che la ricetta di Netanyahu funziona benissimo
in reply to Informa Pirata

E abbiamo visto questo metodo anche in Italia
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Etiopia, chi sono le milizie Fano in guerra col governo centrale?


All’inizio di agosto sono scoppiati intensi combattimenti tra la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) e le forze nazionaliste Amhara etichettate come “Fano”. Sebbene da allora le forze nazionaliste siano state respinte dalle principali città della regi

All’inizio di agosto sono scoppiati intensi combattimenti tra la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) e le forze nazionaliste Amhara etichettate come “Fano”. Sebbene da allora le forze nazionaliste siano state respinte dalle principali città della regione, gli scontri sono in corso in gran parte della regione. Storicamente Fano si riferisce ai contadini liberi che si univano agli eserciti reali dell’Etiopia durante le campagne militari, con le proprie armi per combattere e saccheggiare. Il termine ha una forte sfumatura nazionalistica, poiché si ricorda che tra i “patrioti (arbegnoch) che combatterono contro gli invasori stranieri è inclusa Fano.

Negli anni ’60, i radicali del Movimento studentesco etiope usarono “Fano” quasi come sinonimo di “attivista”. Successivamente, però, il termine cadde quasi in disuso. È stato ripreso dagli attivisti giovanili urbani che hanno partecipato al movimento di protesta dell’agosto 2016 contro il governo del Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope (EPRDF). Questi gruppi, che si sono rivolti anche ai social, si sono battezzati Fano. Hanno articolato diverse rivendicazioni: un lavoro, una migliore condivisione delle risorse, la giustizia sociale e la fine della repressione. Alcuni hanno denunciato la Costituzione etno-federale del 1995 che accusavano di non garantire una rappresentanza sufficiente per gli Amhara. Alcuni giovani attivisti sono stati incarcerati e molti sono passati all’attivismo online.

Decisiva nell’escalation delle proteste nel 2016 è stata la repressione affrontata dal Comitato Wolkait (WC). Un’organizzazione lanciata un anno prima, era composta da investitori, dipendenti pubblici e commercianti del Tigray occidentale che sostenevano l’annessione della loro zona alla regione di Amhara. Gruppi giovanili hanno organizzato manifestazioni a Gondar quando i loro leader hanno resistito violentemente ai loro arresti.

Questi attivisti ottennero presto il sostegno di gruppi della diaspora che si battevano contro quello che chiamavano un “genocidio” degli Amhara. Questi gruppi hanno condotto campagne su rivendicazioni fondiarie, tra cui Wolkait e Raya, tensioni fondiarie nelle pianure occidentali e meridionali dell’Etiopia dove la violenza aveva preso di mira diversi gruppi etnici, inclusi gli Amhara, e qualsiasi cosa potesse alimentare la sempre crescente retorica anti-Tigrayan. Le politiche di pianificazione familiare erano viste come cospirazioni per indebolire demograficamente Amharas.

Nell’agosto 2016, uomini armati si sono scontrati con l’ENDF nel nord di Gondar. Tra loro c’era Mesafint Tesfu, che in seguito fu coinvolto in campagne militari contro le Forze di Difesa del Tigray (TDF) durante la Guerra del Tigray, così come altri leader armati, tra cui Sefer Mellesse e Aregga Alebachew, che erano conosciuti a livello locale per aver trascorso anni opporsi militarmente all’EPRDF.

Molti giovani attivisti e membri del WC sono stati liberati nell’ambito delle amnistie di inizio 2018. Nello stesso periodo è stato rilasciato Asaminew Tsige, un generale ribelle imprigionato per un tentativo di colpo di stato contro l’EPRDF.

Una volta liberate, queste tendenze cominciarono a fondersi. Condividevano l’opinione secondo cui il pan-etiopismo aveva fallito ed era giunto il momento di accettare l’etnicità come principio organizzativo. Tutti erano socialmente conservatori, lanciavano campagne contro il consumo di khat, organizzavano ritiri nei monasteri, facevano circolare profezie sul rinascita dell’Etiopia e fornitura di addestramento militare segreto per piccoli gruppi.

Man mano che i legami tra attivisti urbani e leader armati più bellicosi si rafforzavano, Asaminew Tsige, le cui opinioni sul Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF) rimasero invariate, cercò di unificare questi militanti nelle Forze speciali di Amhara (ASF). Per qualche tempo, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, “Fano” è stato utilizzato colloquialmente anche per riferirsi all’ASE

Il governo federale ha instaurato un rapporto ambiguo con questi gruppi informali di Fano. Ha permesso loro di combattere contro le milizie Qemant e ha fatto affidamento su di loro per garantire alcuni eventi pubblici come la cerimonia religiosa di Timqat a Gondar. Ha inoltre permesso ad Asaminew di reclutare fino a quando le sue ambizioni non hanno minacciato il governo regionale, che ha cercato di rovesciare nel giugno 2019. La successiva morte di Asaminew ha rallentato le iscrizioni all’ASF.
Tuttavia, quando è iniziata la guerra nel Tigray nel novembre 2020, l’ASF ha combattuto a fianco dell’ENDF per prendere il controllo del Tigray occidentale, supervisionando la pulizia etnica degli abitanti del Tigray.

All’inizio dei combattimenti furono coinvolti miliziani dell’Amhara settentrionale e di Fano, coordinati sotto l’autorità dell’Ufficio regionale per la pace e la sicurezza. Per tutto il 2021, molti uomini armati chiamati “Fano” si sono uniti al fronte, mentre si moltiplicavano le richieste di partecipazione dei miliziani kebele alle campagne. Dopo lo stato di emergenza del novembre 2021, tutti i dipendenti pubblici e molti civili sono stati chiamati al fronte. Gli uomini armati che aderirono furono, ancora una volta, chiamati Fano. La Fano di oggi difficilmente può essere descritta come “gruppi informali”, come li ha definiti Temesgen Tiruneh, incaricato di guidare le strutture dello stato di emergenza ad Amhara.

Molti dei Fano che ora combattono contro l’ENDF sono uomini arruolati per la guerra nel Tigray. Molti affermano di lottare per il rispetto degli Amhara, ma questo non è certo un programma politico. Sebbene non siano ancora uniti militarmente, una parvenza di rivendicazioni comuni li unisce. I più radicali non accettano l’accordo di Pretoria e vogliono “finire” la guerra del Tigray, cioè scatenare i loro disegni genocidi contro la popolazione del Tigray. Molti sono preoccupati per lo status delle terre annesse dalla regione di Amhara durante la guerra. Alcuni si mobilitano sulla questione di Addis Abeba, denunciando una presunta stretta oromo sulla capitale. Più prosaicamente, altri stanno combattendo per perpetuare un’economia di guerra che ha portato ricchezza ad alcuni uomini che hanno annesso terre nel Tigray occidentale e a Metekel, o hanno riscattato i viaggiatori sulle strade di Armach’ho.

Il sostegno popolare che l’attuale Fano riceve proviene da gruppi sociali selezionati, in particolare giovani urbani. I contadini che recentemente hanno manifestato contro l’insufficienza della fornitura di fertilizzanti potrebbero anche sostenere coloro che si ribellano al governo della Prosperità.

Fuori dalle città, tuttavia, la maggior parte dei contadini amhara sono stufi della guerra, della mobilitazione e della massiccia inflazione. Sebbene i radicali possano aver preso in gran parte il controllo dell’apparato statale regionale, molti in questa società ancora prevalentemente rurale si concentrano sui problemi
locali e quotidiani, mantenendo una distanza critica dagli estremisti.

Le origini dell’odierna ‘Fano’ sono molteplici e complesse. Confondere coloro che nutrono legittime lamentele con questioni come i sottoinvestimenti nella regione di Amhara e gli elementi fascisti che ancora cercano la distruzione del Tigray sarebbe un grave errore. Il governo federale deve fare attenzione che la prosecuzione dello stato di emergenza nella regione non ingrossi le fila dei fanesi e non unisca queste fazioni assortite.

A cura del team The Ethiopian Cable – www.sahan.global
Ethiopian CableEthiopian Cable


tommasin.org/blog/2023-08-25/e…



“UNO MATTINA ESTATE”


“Dobbiamo smettere di parlare di nativi digitali perché non esistono. È un’espressione che crea nei più giovani l’illusione di sapere tutto del digitale e solleva gli adulti dal loro dovere di guidarli e educarli a un uso consapevole del digitale”


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Come l'Occidente ha imparato a smettere di preoccuparsi e ad amare la Cina e altre storie, nella newsletter Digital Bridge di MarkScott, capo corrispondente tecnologico di POLITICO

@Informatica (Italy e non Italy 😁)


Anu Bradford, l’accademico finlandese che ha coniato l’espressione “effetto Bruxelles”, ritiene che l’Occidente assomigli sempre più alla Cina quando si tratta di politica tecnologica. #DigitalEmpires

— #DSA Digital Service Act: le nuove regole dell'Unione Europea sui social media entrano in vigore questa settimana. Avvertenza: nessuno è pronto e dobbiamo tutti calmarci.

— Le nuove norme indiane sulla protezione dei dati rappresentano o una sorveglianza di massa su larga scala o una nuova era di protezione della privacy. Possono essere vere entrambe?

— I recenti articoli accademici sul ruolo che le piattaforme di Meta svolgono nella politica statunitense sono uno sforzo nobile. Ma secondo Brandon Silverman nella sua newsletter Substack, non riescono a spiegare come la trasparenza dovrebbe essere un processo continuo e non qualcosa che è una semplice istantanea nel tempo.

— Alle agenzie federali statunitensi è stato ordinato di presentare proposte di finanziamento per costruire strumenti che riducano le minacce dell’intelligenza artificiale, anche contro la democrazia

— Di recente 𝕏 ha apportato MASSIVE modifiche al proprio algoritmo. Tibo ha trascorso 20 ore a esaminare 13.160 righe di codice modificato: ecco le pepite d'oro che ha trovato

Qui il testo completo della newsletter

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“UNO MATTINA ESTATE”


Domani avrò il piacere di partecipare alle 11.30 su RAI UNO alla puntata di UNO MATTINA ESTATE con Tiberio Timperi e Serena Autieri per parlare di privacy e social network.


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Etiopia, guerra del Tigray & la “grande menzogna” dietro la morte di 600.000 civili che ha segnato un secolo


Anche se nel Tigray le armi tacciono, la guerra per la verità sul peggiore sterminio di massa del 21° secolo continua – e un’altra bomba sta per esplodere. Comprendere la guerra del Tigray in Etiopia , un resoconto del conflitto e delle sue lunghe e compl

Anche se nel Tigray le armi tacciono, la guerra per la verità sul peggiore sterminio di massa del 21° secolo continua – e un’altra bomba sta per esplodere.

Comprendere la guerra del Tigray in Etiopia , un resoconto del conflitto e delle sue lunghe e complesse radici storiche di Sarah Vaughan e Martin Plaut, ex redattore per l’Africa della BBC, sarà pubblicato questa settimana da Hurst Publishers.

Ciò che hanno da dire è esplosivo: l’intera giustificazione della guerra era basata su una menzogna – l’affermazione che i Tigrini l’hanno iniziata attaccando il quartier generale del Comando Nord a Mekelle, la capitale del Tigray, la notte del 3 novembre 2020 e che la risposta del governo federale è stata una “operazione di legge e ordine per contrastare un attacco terroristico traditore” da parte dei Tigrini.

Gli autori rivelano in grande dettaglio che la motivazione della guerra era da tempo “in gestazione e preparazione” mentre il Primo Ministro Abiy Ahmed spingeva per centralizzare il potere dopo 25 anni di federalismo etnico dominato dal Tigray sotto il Fronte Democratico Rivoluzionario Popolare Etiope .

Dal luglio 2020, raccontano gli autori, ci sono stati espliciti appelli sui social media all’Etiopia e all’Eritrea affinché agissero contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), identificato come “la fonte di tutti i nostri problemi”. Abiy e i suoi soci hanno avviato un programma di incitamento all’odio contro i tigrini, definendoli mostri e dicendo che dovrebbero essere gli ultimi della loro specie. I Tigrini furono espulsi dall’esercito e dal servizio civile e migliaia si ritirarono nel Tigray. Il sentimento anti-Tigray è stato incanalato in milioni di case etiopi dalla televisione satellitare.

Un contesto importante è che non si trattava di una guerra civile ma di una guerra regionale in cui la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) si alleava con l’Eritrea, il cui leader, Isaias Afwerki, aveva un litigio di lunga data con i Tigrini che risale agli anni ’70 . I due paesi, insieme alla Somalia, hanno formato un’alleanza tripartita il 27 gennaio 2020, nove mesi prima dello scoppio della guerra, e le armi e le truppe sono state spostate ben prima del 3 novembre.

“Tutti sapevano che sarebbe successo”, ha detto Plaut al Commonwealth Institute in occasione del lancio del libro la scorsa settimana. “Non è stata una sorpresa.”

Un’invasione da tempo pianificata


Plaut cita la professoressa Mirjam van Reisen, dell’Università di Tilburg nei Paesi Bassi, che stava lavorando a un progetto di ricerca con accademici dell’Università di Mekelle quando la notte del 3 novembre 2020 ha ricevuto una chiamata da un collega, che diceva che c’erano stati degli spari in città .

Van Reisen apprese in seguito che due aerei dell’aeronautica etiope erano atterrati all’aeroporto di Mekelle, fingendo di portare nuove banconote, ma in realtà trasportando forze speciali.

“L’ENDF è stato inviato con un aereo per catturare e uccidere la leadership del governo regionale”, ha detto Plaut. “Quella è stata la scintilla che ha portato allo scoppio dei combattimenti”.

I tigrini si sono poi recati al comando regionale di Mekelle e hanno detto loro di consegnare le armi altrimenti sarebbero stati arrestati. Molti lo fecero, ma alcuni reagirono e ci furono combattimenti in altre basi nel Tigray.

Il giorno successivo – 4 novembre – le truppe etiopi, eritree e somale, insieme alla milizia etnica Amhara, iniziarono la loro invasione del Tigray. Gli eritrei presero il Tigray occidentale in modo da poter tagliare le linee di rifornimento verso il Sudan. Macallè cadde il 29 novembre e le TDF furono spinte sulle montagne da dove lanciarono una guerriglia.
I rifugiati etiopi provenienti dalla regione del Tigray attendono di ricevere aiuti nel campo profughi di Um Rakuba, a circa 80 km dal confine tra Etiopia e Sudan in Sudan, il 30 novembre 2020. Secondo il Programma alimentare mondiale, il 2 dicembre, circa 12.000 rifugiati etiopi provenienti dal Tigray sono stati sono stati accolti nel campo di Um Rakuba mentre oltre 40.000 rifugiati etiopi sono fuggiti in Sudan dall'inizio dei combattimenti nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia. (Foto: EPA-EFE / Ala Kheir)I rifugiati etiopi provenienti dalla regione del Tigray attendono di ricevere aiuti nel campo profughi di Um Rakuba, a circa 80 km dal confine tra Etiopia e Sudan in Sudan, il 30 novembre 2020. Secondo il Programma alimentare mondiale, il 2 dicembre, circa 12.000 rifugiati etiopi provenienti dal Tigray sono stati sono stati accolti nel campo di Um Rakuba mentre oltre 40.000 rifugiati etiopi sono fuggiti in Sudan dall’inizio dei combattimenti nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia. (Foto: EPA-EFE / Ala Kheir)Le persone fuggite dalla guerra di May Tsemre, Addi Arkay e Zarima si riuniscono in un campo per sfollati interno allestito temporaneamente per ricevere i primi sacchi di grano dal Programma alimentare mondiale a Debark, a 90 km dalla città di Gondar, in Etiopia, il 15 settembre 2021. (Foto: Amanuel Sileshi / AFP)Le persone fuggite dalla guerra di May Tsemre, Addi Arkay e Zarima si riuniscono in un campo per sfollati interno allestito temporaneamente per ricevere i primi sacchi di grano dal Programma alimentare mondiale a Debark, a 90 km dalla città di Gondar, in Etiopia, il 15 settembre 2021. (Foto: Amanuel Sileshi / AFP)
Il resto è storia. La guerra si è articolata in più fasi: l’occupazione del Tigray (novembre 2020); la riconquista di Macallè da parte delle forze di difesa del Tigray (giugno 2021); la marcia del TPLF su Addis Abeba (da agosto a novembre 2021); la ritirata a Macallè (novembre 2021) e l’assalto finale da parte delle milizie eritree, ENDF e Amhara (aprile 2022), che si concluderà con la cessazione delle ostilità nel novembre 2022.

I paragoni con le atrocità tendono ad essere odiosi, ma l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha verificato 7.199 morti civili in Ucraina, un livello disgustoso di omicidi di massa di cui il presidente russo Vladimir Putin ha la piena responsabilità. Il numero delle vittime in combattimento ammonta a decine di migliaia.

Al contrario, il numero delle vittime in Etiopia potrebbe non essere mai noto. Le migliori stime sono state elaborate da Jan Nyssen, geografo dell’Università di Ghent in Belgio, che ha calcolato che fino a 600.000 non combattenti sono morti durante la guerra del Tigray tra novembre 2020 e novembre 2022. Molti di loro sono morti di fame. Se si aggiungessero i combattenti morti in combattimento, il numero totale di morti potrebbe avvicinarsi a 1 milione.

Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso fine settimana, la vicepresidente americana Kamala Harris ha accusato la Russia di aver commesso crimini contro l’umanità. Ma dato il simultaneo silenzio quasi planetario sul Tigray, è lecito concludere che non tutti i crimini contro l’umanità sono uguali.

L’amministrazione del presidente Joe Biden ha avviato l’anno scorso una revisione per determinare se fosse stato commesso un genocidio nel Tigray, ma poi ha fatto marcia indietro per non ostacolare il processo di pace culminato negli accordi di pace di Pretoria e Nairobi nel novembre dello scorso anno.

La pace che ha accompagnato la firma dell’accordo ha fornito uno scudo contro il porsi troppe domande difficili o scavare troppo in profondità nel conflitto del Tigray – e ha fornito un’opportunità ad Abiy, che ha ospitato il vertice dei capi di stato africani ad Addis Abeba lo scorso fine settimana, per fare un giro di vittoria.

Gli autori possono aspettarsi una rabbiosa reazione al loro libro, soprattutto riguardo alla falsa affermazione narrativa, poiché questa è diventata un articolo di fede per i difensori dell’operazione militare.

Ma la domanda può essere posta in modo diverso: quale parte era pronta e preparata a combattere una guerra il 4 novembre 2020? Tsadkan Gebretensae, il leggendario comandante delle Forze di Difesa del Tigray (TDF), proprio la scorsa settimana ha criticato aspramente il TPLF per la sua mancanza di adeguata preparazione quando tutti i segnali erano lì.
Gli etiopi portano un poster del presidente Abiy Ahmed mentre partecipano a una manifestazione ad Addis Abeba, in Etiopia, il 7 novembre 2021, tenuta per mostrare sostegno al governo e alla Forza di difesa nazionale dell'Etiopia nei suoi sforzi contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray e l'Esercito di liberazione dell'Oromo . (Foto: EPA-EFE/STR)Gli etiopi portano un poster del presidente Abiy Ahmed mentre partecipano a una manifestazione ad Addis Abeba, in Etiopia, il 7 novembre 2021, tenuta per mostrare sostegno al governo e alla Forza di difesa nazionale dell’Etiopia nei suoi sforzi contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray e l’Esercito di liberazione dell’Oromo . (Foto: EPA-EFE/STR)
Nelle prime settimane di guerra sono stati commessi numerosi crimini di guerra, come l’uccisione extragiudiziale di centinaia di civili ad Axum nel novembre 2020 e la brutalizzazione e lo stupro di donne tigrine. “Sono stati violentati a caso”, ha detto Plaut. “A volte molte, molte volte nel corso di molti giorni.”

Dovevano ancora verificarsi gli arresti arbitrari di massa di decine di migliaia di etnici tigrini, il bombardamento aereo di scuole e ospedali e l’uso della fame come arma di guerra attraverso il blocco del Tigray, che comportò la morte di migliaia di bambini.

Non si può negare che la TDF abbia risposto anche infliggendo atrocità, ma la tesi che si sia trattato di una guerra a sfondo etnico volta a soggiogare ed eliminare un’intera nazione può essere avanzata solo contro una parte.

Ripescando la vecchia storia


C’è chi si chiederà, con l’accordo di pace ora firmato e in vigore, qual è lo scopo di riportare alla luce questa storia ormai vecchia?

La risposta migliore è la stessa ragione per cui è stata istituita la Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica: anche le vittime dovrebbero avere voce in capitolo. E sono africani anche loro.

Ciò è particolarmente vero se si considera che, per gran parte della guerra, il Tigray rimase tagliato fuori dal resto del mondo, senza accesso a Internet o al telefono. Fino ad oggi, i giornalisti rimangono altamente limitati. Il governo etiope, il suo controllo sui media statali e il suo esercito di troll sui social media hanno la capacità unica di raccontare la propria storia o aggredire digitalmente chiunque si allontani dalla linea ufficiale.

Plaut e Vaughan accolgono con favore il dibattito e sperano che vengano scritti più libri. Il conflitto in Etiopia non è finito da molto tempo. La ricerca della verità non si esaurisce con un libro.

L’accordo di pace, dicono, non ha risolto il conflitto fondamentale di fondo in Etiopia sull’identità nazionale comune e le questioni ad essa correlate come il nazionalismo etnico, la fame di terra e il regolamento dei conti.
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed. (Foto: EPA-EFE/STR)Il primo ministro etiope Abiy Ahmed. (Foto: EPA-EFE/STR)
Il Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope (EPRDF) potrebbe essere accusato di autoritarismo e di errori nei 27 anni in cui ha governato il paese, ma negli anni trascorsi da quando Abiy ha preso il potere nel 2018, i livelli di conflitto, divisione e violenza sono stati senza precedenti.

Ciò non vuol dire negare che l’accordo di pace sia stato un risultato significativo. Il ruolo del Sudafrica e degli ex presidenti Olusegun Obasanjo della Nigeria e Uhuru Kenyatta del Kenya – e degli Stati Uniti dietro le quinte – probabilmente ha salvato molte migliaia di persone dalla fame e dalla morte.

L’Accordo di Pretoria era alla base dell’ammissione che la TDF era esaurita e allo stremo, con il popolo del Tigray affamato e di fronte a una schiacciante forza regionale armata e finanziata da potenti attori internazionali.

Vaughan teme quell’aspetto dell’accordo che rafforza il messaggio che “la forza è giusta e si può vincere con la forza delle armi”.

Come lei sottolinea, il Tigray è solo una delle dinamiche che hanno segnato l’Etiopia in questo periodo.

“Anche dopo la cessazione delle ostilità, avvenuta il 22 novembre dello scorso anno, il conflitto si è esteso ad altri ambiti”, spiega.

Più recentemente si è trattato dello scisma nella Chiesa ortodossa. Ora che i Tigrini sono fuori dai giochi, la lotta per il dominio in Etiopia si gioca tra Oromo e Amhara.

L’Etiopia si è allontanata dall’attento atto di bilanciamento etnico dell’era EPRDF, che potrebbe essere stata una risposta imperfetta al problema delle molteplici etnie, verso quello che Vaughan ora chiama un “gioco a somma zero” in cui la scelta dell’identità è molto più netta.

“Fino a quando le élite etiopi non troveranno un approccio più positivo e costruttivo a questo problema, questo accordo di pace potrebbe restare, ma i problemi di fondo non saranno risolti”, dice.


Questo articolo di Phillip van Niekerk è stato pubblicto dal Daily Meverick il 22 febbraio 2023


FONTE: dailymaverick.co.za/article/20…


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brozu ▪️ reshared this.


in reply to Informa Pirata

parliamo del livello di civiltà che ha portato prima 7 giovani a violentare una coetanea, filmandola, e poi migliaia di curiosi a chiederlo, anche pagando?

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in reply to Mic Pin

@Mic Pin

> e poi migliaia di curiosi a chiederlo, anche pagando

"pagando", vorrei sottolineare, per "chiederlo"... Non per averlo, dal momento che non è nella disponibilità di nessuno, ma anche solo per chiederlo!





Etiopia, le conseguenze della guerra rischiano di smembrare il popolo del Tigray


Le conseguenze della guerra di 2 anni iniziata in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ha prodotto degli strascichi e delle conseguenze atroci e disumane. La società è arretrata di decenni e rischia di smebrarsi. Alcune delle statistiche

Le conseguenze della guerra di 2 anni iniziata in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ha prodotto degli strascichi e delle conseguenze atroci e disumane. La società è arretrata di decenni e rischia di smebrarsi.

Alcune delle statistiche menzionate in questo sondaggio del confronto pubblico condiviso per mezzo video da TPM – Tigray Public Media.

  1. 81% dei giovani intervistati è disoccupato/senza lavoro
    31% vuole essere imprenditore
    29% vuole essere impiegato
    40% vuole migrare
  2. il 40% che vuole migrare è composto da:
    67% maschio 33% femmine
    59% vivono in zone urbane 41% in contesto rurale
    37% appartiene alla fascia di età 15-24 ed il 63% appartiene alla fascia di età 25-54
  3. 78% dei giovani intervistati non vuole continuare gli studi (soprattutto quelli sopra 8° anno)
  4. 74% dei giovani intervistati non aspira a prendere parte agli aspetti sociali
  5. 66% dei giovani intervistati non mostra alcun interesse a migliorare la propria forma fisica e mentale
  6. 86% degli intervistati non desidera sposarsi: disperazione ed emarginazione economica

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Etiopia, l’Eritrea fa muro alle richieste britanniche sul ritiro dei soldati dal Tigray


Il ministro dell’informazione dell’Eritrea ha detto venerdì che il suo governo aveva convocato un diplomatico britannico per protestare contro le osservazioni dell’ambasciatore britannico in Etiopia che esortava Asmara a ritirarsi dalla regione etiope del

Il ministro dell’informazione dell’Eritrea ha detto venerdì che il suo governo aveva convocato un diplomatico britannico per protestare contro le osservazioni dell’ambasciatore britannico in Etiopia che esortava Asmara a ritirarsi dalla regione etiope del Tigray.

Le truppe eritree hanno sostenuto le forze etiopi durante la guerra di due anni del governo federale contro il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) e sono state accusate dagli Stati Uniti e dai gruppi per i diritti di alcune delle peggiori atrocità del conflitto.

La guerra si è conclusa con un accordo di pace (CoHA accordo di cessazione ostilità) firmato nel novembre dello scorso anno che prevedeva il ritiro delle forze straniere, ma Asmara non era parte dell’accordo e le sue truppe continuano a essere presenti nelle zone confinanti con il Tigray.

L’inviato britannico in Etiopia Darren Welch mercoledì 9 agosto, in un’intervista pubblicata online, ha detto all’emittente Tigrai TV che il governo del Regno Unito ha sostenuto “le richieste verso forze eritree di ritirarsi completamente ai propri confini”.

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L’ambasciatore del Regno Unito ha anche promesso finanziamenti per promuovere le attività di indagini sulle responsabilità per le violazioni dei diritti umani in Tigray.

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Giovedì 11 agosto 2023 il ministero degli Esteri dell’Eritrea ha convocato l’incaricato d’affari britannico ad Asmara “per trasmettere un messaggio forte a Whitehall sulle osservazioni ingiustificate dell’ambasciatore britannico in Etiopia… apparentemente a sostegno delle affermazioni irredentiste del TPLF”, ha dichiarato il ministro dell’Informazione Yemane Gebremeskel su X, precedentemente Twitter.
Eritrea, convoca diplomatico britannico dopo dichiarazioni ambasciatore UK sul ritiro delle truppe eritree ddall' Etiopia.Eritrea, convoca diplomatico britannico dopo dichiarazioni ambasciatore UK sul ritiro delle truppe eritree ddall’ Etiopia.
Da diverse fonti è giunta la notizia che i soldati eritrei hanno continuato ad accedere al Tigray via Humera in questi giorni di agosto, specialmente domenica 13 agosto che è stato giudicato come il maggior afflusso (stime 100/200 soldati).

Da Arab News si legge che:

“L’Eritrea si è staccata dall’Etiopia nel 1993 e ha combattuto una guerra di confine di due anni con il suo vicino – allora governato dal TPLF – che ha avvelenato le relazioni fino a un accordo di pace nel 2018, dopo che il primo ministro Abiy Ahmed è salito al potere ad Addis Abeba.

Soprannominata la “Corea del Nord” dell’Africa, l’Eritrea è stata sanzionata dagli Stati Uniti nel 2021 dopo aver inviato truppe nel Tigray.

Le sue forze sono state accusate di omicidio, stupro e saccheggio, secondo i residenti che affermano che i soldati eritrei sono ancora nel Tigray, più di nove mesi dopo la fine della guerra.

Durante una rara conferenza stampa in Kenya all’inizio di quest’anno, il presidente eritreo Isaias Afwerki ha respinto le accuse di violazioni dei diritti da parte delle truppe eritree nel Tigray come “fantasie”.

Human Rights Watch a febbraio ha chiesto nuove sanzioni contro l’Eritrea, accusandola di aver radunato migliaia di persone, compresi i minori, per il servizio militare obbligatorio, durante la guerra del Tigray.

Il paese si trova in fondo alla classifica mondiale per la libertà di stampa, così come per i diritti umani, le libertà civili e lo sviluppo economico.”


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Tigray, Appello urgente dalla gente di Irob: stiamo morendo di fame – Etiopia


CHIAMATA URGENTE ALL’AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA 27 aprile 2023 È un appello urgente per una soluzione e la distruzione della popolazione di Irob ha sollevato una questione molto preoccupante. Sono passati circa sei mesi da quando il Tigray ha firmato un

8762990CHIAMATA URGENTE ALL’AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA


27 aprile 2023

È un appello urgente per una soluzione e la distruzione della popolazione di Irob ha sollevato una questione molto preoccupante.

Sono passati circa sei mesi da quando il Tigray ha firmato un accordo di cessate il fuoco con il governo federale dell’Etiopia. Una delle questioni principali incluse nell’accordo è che le forze d’invasione al di fuori delle forze di difesa etiopi dovevano lasciare il Tigray contemporaneamente al disarmo delle forze di difesa del Tigray. Mentre le forze del Tigray si disarmavano secondo l’accordo, le forze d’invasione dell’Eritrea e dell’Amhara controllavano con la forza molti stati del Tigray e continuavano a massacrare, rapire; Continuano a sfollare e impediscono agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione. Irob è uno dei distretti del Tigray che è occupato dalle forze d’invasione.

La maggior parte delle stazioni del distretto sono state distrutte dalle forze d’invasione eritree per più di due anni e mezzo. Anche le persone nelle stazioni liberate dalle forze d’invasione muoiono di fame e mancanza di medicine anche dopo l’accordo di pace, poiché le forze d’invasione hanno bloccato le strade e impedito il passaggio degli aiuti umanitari. Con la popolazione di Irob in numero ridotto; Riteniamo che sia evidente a tutti che si trova in una fase di estinzione in cui non può continuare a preservare la propria identità poiché è vittima di ripetuti attacchi da parte delle forze d’invasione eritrea e necessita di una soluzione urgente. Il governo del Tigray durante la guerra del genocidio ha chiesto un’attenzione speciale al prolungato genocidio del popolo Irob e del popolo Kunama allo stesso stadio di estinzione. Dopo l’accordo di cessate il fuoco, la forza del Tigray ha negoziato con il governo federale per conto del Tigray; Abbiamo chiesto un’amministrazione ad interim.

Nel frattempo, il 14/08/2015, il Vicepresidente dell’Amministrazione ad interim del Tigray e Capo del Cluster Democratizzazione e disuguaglianza, l’On. Alla domanda di un giornalista sul mancato ritiro delle forze d’invasione eritree e sullo sterminio del popolo Irob e Kunama in particolare, il generale Tsadkan ha affermato di essere consapevole della distruzione e delle atrocità commesse dalle forze d’invasione eritree contro questi popoli. Una delle cose che ha reso difficile la soluzione del problema è che l’insediamento di entrambi i popoli è in Tigray ed Eritrea. e l’amministrazione provvisoria del Tigray.

È difficile credere che l’amministrazione ad interim del Tigray e Sua Eccellenza il Generale Tsadkan possano perdere l’identità, l’origine e la storia del popolo di Irob e della terra di Irob. Il popolo Irob è un gruppo etnico che si trova solo nel Tigray e nel Tigray. Non esiste un gruppo etnico o una comunità Irob in Eritrea. Il popolo di Irob per origine è un popolo la cui storia e contributi sono il centro del Tigray e dell’identità del Tigray, non il confine. La presenza dell’etnia Kunama in entrambi i luoghi non può essere una ragione per l’impossibilità di proteggere dall’estinzione i Kunama del Tigray. L’unico modo per salvare dalle forze d’invasione dell’Eritrea e dell’Amhara occupanti gli interi territori costituzionali del Tigray è garantire l’integrità territoriale del Tigray pre invasione.

In risposta a una domanda di un giornalista, il generale Tsadkan ha affermato di non ricevere una risposta chiara dalle autorità competenti (governo federale) su come e quando le forze d’invasione potranno lasciare il Tigray. È molto preoccupante visto il continuo e pericoloso sterminio del popolo Irob. Soprattutto nelle postazioni di Irob dove sta occupando l’esercito invasore eritreo; Abbiamo ricevuto informazioni insidiose secondo cui sta cercando di costringere le persone a cambiare identità dicendo che non se ne andranno perché sono determinate dall’Accordo di Algeri e dalla Commissione per le frontiere.

Tuttavia, questo accordo e questa decisione non si basano solo sull’accordo di Algeri che è stato presto sciolto dall’Eritrea. Non ha basi legali e amministrative ed è al di fuori della volontà del popolo e viola il diritto all’autodeterminazione del popolo di Irob. Inoltre, la decisione della Border Commission che viola le leggi internazionali delle Nazioni Unite in materia di minoranze e popolazioni indigene è del tutto inaccettabile e se attuata con la forza non solo distruggerà completamente l’esistenza del popolo Irob ma causerà anche una rottura della pace duratura tra Tigray/Etiopia ed Eritrea. Il popolo di Irob in particolare e il popolo del Tigray in generale, non accetta affatto questa decisione e l’amministrazione ad interim del Tigray non dovrebbe assolutamente negoziare su questo tema.

Chiediamo all’onorevole generale Tsadkan e ad altri funzionari dell’amministrazione ad interim del Tigray di discutere questi problemi e altri problemi attuali con la diaspora della comunità Irob e gli anziani e i rappresentanti del popolo nel Tigray. La popolazione di Irob protesta da più di 20 anni contro l’accordo di Algeri e la decisione della commissione per le frontiere. La richiesta del luogo in cui si trovavano più di 100 civili che sono stati rapiti dall’Eritrea per più di 20 anni non ha ricevuto risposta dal Tigray prebellico e dai governi federali. Pertanto, mentre esprimiamo la necessità del forum di dialogo, vorremmo esprimere la disponibilità e la volontà della società civile Irob Anina di facilitare il forum.

Parte del Tigray è sotto le forze d’invasione e in continua distruzione; Non c’è parte del Tigray che sarà pacifica!

Irob Anina Società Civile

Istituzioni e organizzazioni della diaspora del Tigray che sostengono questo invito:

Legacy Tigray
Tigray Action Committee
ALL of Tigray
Security and Justice for Tigrayans
Dekna Foundation
Health Professionals Network for Tigray
United Tegaru Canada
Tigray Disaster Relief Fund


FONTE: irobanina.org/press-releases/u…


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Il Programma alimentare mondiale riprende lentamente gli aiuti alimentari all’Etiopia dopo mesi di sospensione e critiche


Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite sta lentamente riprendendo gli aiuti alimentari all’Etiopia quasi cinque mesi dopo aver preso la misura straordinaria di sospendere gli aiuti a seguito della scoperta di un piano massiccio per rubare il

Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite sta lentamente riprendendo gli aiuti alimentari all’Etiopia quasi cinque mesi dopo aver preso la misura straordinaria di sospendere gli aiuti a seguito della scoperta di un piano massiccio per rubare il grano donato

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite sta lentamente riprendendo gli aiuti alimentari all’Etiopia quasi cinque mesi dopo aver preso la misura straordinaria di sospendere gli aiuti a milioni di persone dopo la scoperta di un piano massiccio per rubare il grano donato. Il WFP ha affermato che sta testando la distribuzione su piccola scala in alcune aree, ma riconosce che il governo svolge ancora un ruolo nel processo.

I critici della sospensione degli aiuti, compresi i gruppi umanitari e gli operatori sanitari, l’hanno definita immorale e hanno affermato che centinaia di persone sono morte di fame. Gli Stati Uniti, tuttavia, affermano che la sospensione degli aiuti alimentari al Paese dell’Africa orientale continuerà mentre negozia con il governo etiope per le riforme di un sistema a lungo controllato dalle autorità locali.

La pausa ha colpito 20 milioni di etiopi, 1/6 della popolazione, più 800.000 rifugiati .

In una risposta scritta lunedì sera alle domande, il WFP ha dichiarato all’Associated Press che l’agenzia ha iniziato a distribuire grano a circa 100.000 persone in quattro distretti della regione settentrionale del Tigray in Etiopia il 31 luglio, mentre sperimenta “misure e controlli rafforzati per la fornitura di assistenza alimentare. ” Il Tigray si sta riprendendo da un conflitto di due anni con le forze etiopi terminato a novembre.

Le nuove misure del WFP includono la registrazione digitale dei beneficiari, l’aggiunta di contrassegni ai sacchi di grano, linee telefoniche di feedback e maggiore formazione per i partner degli aiuti. L’agenzia spera di implementare il suo nuovo sistema di distribuzione in altre parti dell’Etiopia il prima possibile, ha affermato il WFP, aggiungendo che è fiducioso che le misure aiuteranno a garantire che il cibo raggiunga le persone che ne hanno più bisogno.

Il WFP ha interrotto per la prima volta le consegne di cibo nel Tigray a marzo dopo aver scoperto il furto di grano. In una sola città del Tigray, aiuti alimentari rubati sufficienti a sfamare 134.000 persone per un mese sono stati invece trovati in vendita nei mercati, ancora contrassegnati dalla bandiera degli Stati Uniti.

La sospensione è stata estesa a tutta l’Etiopia a giugno. Anche gli Stati Uniti, il più grande donatore umanitario sia per l’Etiopia che per il WFP, hanno sospeso gli aiuti alimentari.

I funzionari statunitensi hanno affermato di ritenere che il furto potrebbe essere il più grande diversivo mai realizzato di cibo donato. Gli operatori umanitari hanno detto all’AP che i funzionari etiopi erano profondamente coinvolti. Il governo etiope ha liquidato come propaganda dannosa l’idea di avere la responsabilità primaria e ha acconsentito a un’indagine congiunta.

I donatori hanno raccomandato di rimuovere completamente il governo etiope dal sistema di aiuti. Ma “il WFP lavora in Etiopia su richiesta del governo e lavora a stretto contatto con il governo etiope a tutti i livelli”, ha affermato l’agenzia delle Nazioni Unite.

L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha dichiarato all’AP in una risposta scritta alle domande che la ripresa degli aiuti del WFP non è finanziata dagli Stati Uniti, che continuano a sospenderli. Ha notato che il programma del WFP è finanziato dalla Banca mondiale.

“Siamo impegnati a riprendere l’assistenza alimentare il più rapidamente possibile una volta che possiamo essere sicuri che la nostra assistenza stia raggiungendo i più vulnerabili a cui è destinata”, ha affermato USAID, aggiungendo che il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato con il primo ministro Abiy Ahmed per ” guidare i progressi su questi temi.”

Alcuni gruppi umanitari e leader religiosi etiopi si sono uniti agli appelli per riprendere quanto prima la distribuzione degli aiuti alimentari.

“Le persone muoiono di fame. Nelle ultime settimane, la fame ha ucciso centinaia di persone nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia a causa della scarsità di cibo. Questo non è né umano né morale”, ha dichiarato a luglio il segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton.

Gli Stati Uniti hanno detto all’AP di essere inorriditi dalle notizie sulla fame.

Affrontando le critiche, l’amministratore di USAID Samantha Power ha dichiarato il mese scorso che “sospendere l’assistenza alimentare in un momento di tale vulnerabilità è una cosa assolutamente straziante di cui nessuno di noi vorrebbe mai far parte o con cui ha avuto a che fare”. Ma ha aggiunto che “non si può avere fiducia che il cibo che stiamo portando in Etiopia, che i contribuenti statunitensi stanno pagando, stia effettivamente raggiungendo questa gente vulnerabile”.

Le autorità etiopi stavano indagando, ha detto, e “c’è responsabilità penale e responsabilità, sai, per tutti i funzionari coinvolti”.

Le implicazioni per gli Stati Uniti sono globali. Dimostrare di poter rilevare e fermare il furto di aiuti pagati dai contribuenti statunitensi è fondamentale in un momento in cui l’amministrazione Biden sta lottando per mantenere il sostegno pubblico agli aiuti all’Ucraina afflitta dalla corruzione.

Power ha detto che sapeva che le persone stavano cercando una data esatta in cui gli aiuti alimentari sarebbero ripresi. “Ma abbiamo fatto molta strada in un breve periodo di tempo e la nostra ambizione, la nostra sincera ambizione, è quella di riavviare l’assistenza alimentare il prima possibile”, ha affermato.

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La scrittrice di AP Ellen Knickmeyer a Washington ha contribuito.


FONTE: abcnews.go.com/International/w…


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Il WFP inizia la “distribuzione di prova” di aiuti alimentari al Tigray in Etiopia


Il Programma alimentare mondiale ha iniziato a distribuire aiuti alimentari nella regione del Tigray in Etiopia, segnata dalla guerra, in un test per nuove misure di monitoraggio dopo aver interrotto l’assistenza per la deviazione delle forniture, ha dett

Il Programma alimentare mondiale ha iniziato a distribuire aiuti alimentari nella regione del Tigray in Etiopia, segnata dalla guerra, in un test per nuove misure di monitoraggio dopo aver interrotto l’assistenza per la deviazione delle forniture, ha detto martedì l’agenzia delle Nazioni Unite.

Il WFP e l’agenzia umanitaria statunitense USAID hanno interrotto gli aiuti alimentari al secondo paese più popoloso dell’Africa a giugno dopo aver scoperto che le forniture non raggiungevano i bisognosi, sollevando timori che la decisione avrebbe lasciato milioni di etiopi in difficoltà disperate.

Martedì, l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver “iniziato a distribuire sacchi di grano preconfezionati da 15 chilogrammi (33 libbre) a poco più di 100.000 persone” come parte di un progetto pilota con meccanismi di monitoraggio migliorati.

“Il 31 luglio, il Programma alimentare mondiale ha iniziato a testare e verificare controlli e misure rafforzati per la fornitura di assistenza alimentare in quattro distretti del Tigray”, si legge in un messaggio all’AFP.

Le nuove misure nelle “distribuzioni di prova” includono il tracciamento delle forniture e la registrazione digitale dei beneficiari per evitare che gli aiuti cadano nelle mani sbagliate.

Milioni di etiopi stanno affrontando una grave carenza di cibo a seguito di una brutale guerra di due anni nel Tigray e di una siccità punitiva nella regione somala che ha colpito anche la Somalia e parti del Kenya.

Anche la regione di Amhara, che confina con il Tigray, ha assistito nelle ultime settimane a scontri tra una milizia locale e l’esercito nazionale, che hanno influito sulle operazioni umanitarie, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.

“Il WFP prevede inoltre di iniziare a registrare le popolazioni e di implementare le nuove misure di controllo rafforzate per le persone mirate e vulnerabili nelle regioni di Amhara, Afar e Somali, così come in altre parti della regione del Tigray, il prima possibile”, ha affermato l’agenzia.

– ‘Accattonaggio, lavoro minorile’ –

Un portavoce dell’USAID, la principale agenzia di aiuti internazionali del governo degli Stati Uniti, ha dichiarato all’AFP che “in questo momento, l’assistenza alimentare degli Stati Uniti in Etiopia rimane sospesa”.

“Ci impegniamo a riprendere l’assistenza alimentare il più rapidamente possibile una volta che possiamo essere sicuri che la nostra assistenza raggiunga i più vulnerabili a cui è destinata”.

Prima della sospensione a livello nazionale, il WFP e USAID hanno dichiarato a maggio che avrebbero congelato gli aiuti alimentari al Tigray dopo aver scoperto che le spedizioni venivano dirottate verso i mercati locali.

Nessuna delle due agenzie ha identificato i responsabili della presa dell’aiuto e della sua rivendita.


Approfondimento: Lo scandalo del dirottamento e della sospensione alimentare umanitaria


Il Tigray ha sofferto di una grave carenza di cibo, carburante, denaro e medicinali durante il conflitto di due anni tra le forze fedeli al governo federale e il Fronte popolare di liberazione del Tigray.

Venerdì, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA ha dichiarato: “Nel Tigray, la sospensione degli aiuti alimentari sta portando a un numero maggiore di persone che ricorrono a meccanismi di coping negativi, tra cui saltare i pasti… accattonaggio, lavoro minorile, sesso transazionale”.

La guerra si è conclusa con un accordo di pace firmato lo scorso novembre e alcuni servizi di base sono ripresi nella regione di sei milioni di persone.

Ma l’accesso ai media rimane limitato ed è impossibile verificare in modo indipendente la situazione sul campo.


FONTE: dailymail.co.uk/wires/afp/arti…


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Etiopia, in Tigray la guerra non è ancora finita: “La gente è sotto assedio”


Nonostante l’accordo di pace dello scorso novembre, le truppe eritree rimangono in alcune zone di confine e la comunità Irob ne sta pagando il prezzo. Per mesi, Padre Tesfaye* ha preso la sua malconcia Land Cruiser e ha fatto la spola segretamente tra il

Nonostante l’accordo di pace dello scorso novembre, le truppe eritree rimangono in alcune zone di confine e la comunità Irob ne sta pagando il prezzo.
L'Eritrea ha ottenuto l'indipendenza dall'Etiopia nel 1991 dopo una lotta di 30 anni iniziata nel 1961. Fotografia: J Countess/Getty Images
L’Eritrea ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia nel 1991 dopo una lotta di 30 anni iniziata nel 1961. Fotografia: J Countess/Getty Images
Per mesi, Padre Tesfaye* ha preso la sua malconcia Land Cruiser e ha fatto la spola segretamente tra il suo distretto natale di Irob e Mekelle, la capitale della regione settentrionale del Tigray in Etiopia, trasportando malati, medicine e piccole quantità di cibo di cui aveva disperatamente bisogno.

Le truppe eritree bloccano l’unica buona strada per Irob, impedendo alle agenzie umanitarie di portare rifornimenti umanitari, quindi il prete cattolico romano deve prendere una pericolosa strada a ritroso attraverso le montagne per evitare i posti di blocco.

“Vogliono uccidermi”, dice padre Tesfaye. “Diverse volte sono stato quasi abbattuto.”

Gli Irob sono una piccola comunità di circa 35.000 persone che parlano la propria lingua – Saho – e vivono per lo più nella tasca nord-orientale del Tigray a cui danno il nome. È una zona di confine remota che è stata a lungo rivendicata dall’Eritrea.

Quando è scoppiata la guerra nel Tigray nel novembre 2020 , l’esercito dell’Eritrea ha invaso Irob e altre parti della regione come alleato del governo federale dell’Etiopia contro il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF), che un tempo dominava la politica etiope.
Truppe in divisa eritrea nella città di Bizet, nel marzo 2021. Foto: Baz Ratner/Reuters
Truppe in divisa eritrea nella città di Bizet, nel marzo 2021. Foto: Baz Ratner/Reuters
Nel Tigray, le truppe eritree hanno condotto una campagna di stupri di gruppo, schiavitù sessuale, fame forzata, torture e uccisioni di massa contro la popolazione civile, compreso un massacro del 2021 di circa 50 persone a Irob il giorno di Natale dell’Etiopia, il 7 gennaio.

Gli omicidi erano una rappresaglia per gli attacchi delle milizie locali contro le truppe eritree, dice padre Tesfaye, che ha contribuito a seppellire i corpi. “Abbiamo dovuto ottenere il permesso dai soldati eritrei”, dice. “È stato molto spaventoso perché erano molto, molto arrabbiati. Pensavo che mi avrebbero sparato, ma fortunatamente Dio ha fermato la loro mano”.

È stata una delle dozzine di occasioni in cui padre Tesfaye ha negoziato con le truppe a nome della comunità. Li placò con bestiame, vasi di miele e sacchi di grano.

Un accordo di pace raggiunto tra il TPLF e il governo etiope nel novembre 2022 ha posto fine ai combattimenti nel Tigray, che hanno ucciso centinaia di migliaia di persone. Le truppe eritree poco dopo si ritirarono da gran parte della regione, ma nove mesi dopo occupano ancora diverse aree lungo il confine, compresi quattro dei sette sottodistretti di Irob. Anche se un accordo di attuazione firmato poco dopo il cessate il fuoco prevede che le forze “straniere” debbano lasciare il territorio etiope.

Padre Tesfaye e attivisti affermano che le truppe eritree continuano a saccheggiare bestiame e rapire persone a Irob e altrove. Il gruppo di difesa Irob Anina ha contato 56 persone scomparse da Irob e dal vicino distretto di Golomkeda dal cessate il fuoco. Si teme che siano stati reclutati con la forza nell’esercito eritreo.

“Non ci sono stati miglioramenti per noi dopo la pace”, dice padre Tesfaye. “Gli eritrei non si sono mossi; stanno bloccando la strada”.

Il confine tra Etiopia ed Eritrea è una delle frontiere più contese al mondo. Tra il 1998 e il 2000, il TPLF ha guidato l’Etiopia in una sanguinosa guerra contro l’Eritrea oltre il confine, che è stato finalmente demarcato da una commissione delle Nazioni Unite nel 2002.
Migliaia di donne e ragazze sono state prese di mira dalla tattica deliberata di usare lo stupro come arma nella guerra civile. Fotografia: Eduardo Soteras/AFP/Getty Images
Migliaia di donne e ragazze sono state prese di mira dalla tattica deliberata di usare lo stupro come arma nella guerra civile. Fotografia: Eduardo Soteras/AFP/Getty Images
Quando è scoppiata la recente guerra nel Tigray, l’Eritrea si è mossa per rivendicare le aree che le erano state assegnate dalla commissione delle Nazioni Unite ma ancora occupate dall’Etiopia. Ha anche preso il territorio su cui rivendicava ancora la sovranità, ma è stato giudicato dalla commissione come dell’Etiopia, come Irob.

Gli attivisti affermano che le autorità eritree stanno distribuendo carte d’identità eritree a Irob come parte della loro annessione de facto della regione. “[I soldati eritrei] dicono che questa è la nostra terra e che voi siete la nostra gente”, dice un ex residente di Irob che ha visitato a giugno.

Con Irob tagliato fuori dalla continua occupazione dell’Eritrea, i gruppi umanitari sono stati in grado di consegnare solo una manciata di rifornimenti. Le scuole e gli ospedali della zona sono chiusi e gli agricoltori non hanno potuto acquistare sementi e fertilizzanti per la recente stagione della semina.

“Quasi tutti quelli con cui ho parlato hanno detto: ‘Se non possiamo coltivare quest’anno, cosa mangeremo l’anno prossimo? Come faremo a sopravvivere?’”, dice l’ex abitante di Irob. “Queste sono le preoccupazioni che le persone condividono”.
Un carro armato militare eritreo danneggiato vicino alla città di Wikro nel marzo 2021. Foto: Baz Ratner/Reuters
Un carro armato militare eritreo danneggiato vicino alla città di Wikro nel marzo 2021. Foto: Baz Ratner/Reuters
La situazione è simile in altre zone di confine del Tigray classificate come “difficili da raggiungere” dalle Nazioni Unite a causa della continua presenza dell’Eritrea, affermano operatori umanitari e diplomatici.

“Il problema più serio che abbiamo è che nessuna agenzia umanitaria internazionale può passare (i posti di blocco eritrei)”, dice padre Tesfaye. “Le persone sono sotto assedio, sono bloccate dal mondo esterno”.

Irob Anina chiede il ritiro delle truppe eritree da Irob e l’accesso umanitario senza ostacoli. Rita Kahsay, il suo direttore esecutivo, afferma che l’occupazione minaccia di spazzare via gli Irob come gruppo etnico minoritario, poiché sta alimentando lo spostamento degli Irob in altre parti del Tigray, dove si assimilano e smettono di parlare la propria lingua.

“La guerra non si è affatto fermata per Irob”, dice Rita. “È in corso ed è completamente dimenticato.”

* Il nome è stato cambiato


FONTE: theguardian.com/global-develop…


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Etiopia, l’ambasciatore UK chiede il ritiro delle forze eritree specialmente dal Tigray


L’ambasciatore del Regno Unito in Etiopia Darren Welch chiede al governo eritreo di ritirare le sue forze dall’Etiopia, in particolare dal #Tigray. “L’accordo di Pretoria è molto chiaro nel chiedere alle forze eritree di lasciare tutto il territorio etiop

L’ambasciatore del Regno Unito in Etiopia Darren Welch chiede al governo eritreo di ritirare le sue forze dall’Etiopia, in particolare dal #Tigray.

“L’accordo di Pretoria è molto chiaro nel chiedere alle forze eritree di lasciare tutto il territorio etiope, e qui nel Tigrai ovviamente. E il Regno Unito vuole che ciò accada”, ha detto questa mattina in un’intervista a Tigrai Television.

Lo ha detto l’Ambasciatore mentre lui e la sua delegazione si recavano in visita al più grande ospedale del Tigrai, l’Ayder Referral Hospital.

A 9 mesi dall’accordo di pace di Pretoria, le forze eritree hanno ancora il controllo su parti del Tigrai orientale, centrale, nordoccidentale e occidentale.

L’Ambasciatore ha anche osservato che il Regno Unito seguirà seriamente la piena attuazione dell’Accordo di cessazione delle ostilità di Pretoria firmato tra il governo dell’Etiopia e il TPLF.

youtube.com/embed/lUxZ2MjlV_I?…


FONTE: tigraitv.com/en/exclusive-uk-a…


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Etiopia, Le autorità della regione del Tigray contestano i rapporti sulla ripresa degli aiuti alimentari del WFP


L’ Associated Press (AP) ha riferito ieri che il Programma alimentare mondiale (WFP) ha ripreso a fornire aiuti alimentari nella regione del Tigray, colpita dal conflitto, tre mesi dopo aver sospeso gli aiuti a causa di accuse di furto e diversione alimen

L’ Associated Press (AP) ha riferito ieri che il Programma alimentare mondiale (WFP) ha ripreso a fornire aiuti alimentari nella regione del Tigray, colpita dal conflitto, tre mesi dopo aver sospeso gli aiuti a causa di accuse di furto e diversione alimentare. Secondo AFP, l’agenzia delle Nazioni Unite ha iniziato a fornire sacchi di grano preconfezionati da 15 chilogrammi a oltre 100.000 persone residenti in quattro distretti del Tigray.

Pur confermando la ripresa di alcune attività di aiuto in alcune parti della regione, Gebrehiwot Gebregzabher (PhD), Commissario della Commissione per la gestione del rischio di catastrofi del Tigray, ha chiarito ad Addis Standard che non dovrebbe essere percepita come una ripresa degli aiuti alimentari sospesi , come riportato dai media internazionali. “Invece, è la ripresa del programma della rete di sicurezza”.

Secondo Gebrehiwot, le azioni intraprese dal WFP sono state erroneamente descritte come il ripristino dell’assistenza umanitaria. Gebrehiwot sostiene che “gli aiuti umanitari non impongono alcun obbligo ai beneficiari, mentre i programmi di rete di sicurezza coinvolgono individui che partecipano a specifiche attività di lavoro pubblico”.

Il Productive Safety Net Program (PSNP) è operativo nella regione del Tigray dal 2004 e ha fornito assistenza a quasi un milione di persone. Sfortunatamente, il programma è stato temporaneamente interrotto a causa del conflitto scoppiato nel novembre 2020 tra il governo federale e le forze della regione del Tigray.

Secondo Gebrehiwot, il programma della rete di sicurezza recentemente ripristinato ora estende la sua copertura a quattro woreda situate nelle regioni nord-occidentali e meridionali del Tigray. Questi woreda includono Asgede, Tsimbla, Tahitay Adiyabo e Raya Azebo.

Secondo AP , tuttavia, la lenta ripresa degli aiuti come progetto pilota è stata avviata per sperimentare misure di monitoraggio rafforzate da parte del Programma alimentare mondiale (PAM). Il WFP ha implementato controlli e misure migliori per affrontare il problema in questione, con l’obiettivo di garantire l’effettiva fornitura di assistenza alimentare. Per evitare che gli aiuti cadano nelle mani sbagliate, le “distribuzioni di prova” incorporano procedure di sicurezza rafforzate come il monitoraggio delle forniture e la registrazione digitale dei destinatari, come riportato da AP.

Lo sviluppo è arrivato tre mesi dopo che due importanti agenzie umanitarie, il WFP e l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID), hanno annunciato la sospensione degli aiuti alimentari per una regione colpita dalla guerra tra accuse di dirottamento alimentare. Nonostante gli sforzi del WFP per affrontare le sfide della distribuzione, i funzionari di USAID hanno confermato che l’assistenza alimentare in Etiopia rimane sospesa.

Secondo Janean Davis , vicedirettore aggiunto del Bureau of Africa, la sospensione della distribuzione degli aiuti persisterà mentre sono in corso le indagini e le trattative. Davis ha inoltre dichiarato la scorsa settimana che al momento non esiste una data specifica per la ripresa dell’assistenza.


NOTA:

“Credo che il TPLF sia stato molto opportunistico. Forse stanno rubando ai cittadini, non ne abbiamo prove”, ha dichiarato Sean Jones, capo di USAID in Etiopia martedì 30 agosto 202, attraverso il media di stato EBC TV.

Dichiarazione arrivata poche settimane dopo l’accusa verso il governo etiope di bloccare gli aiuti alla Regione del Tigray.


La sospensione della consegna degli aiuti ha messo in pericolo milioni di vite, in particolare quelle che risiedono nei centri per sfollati interni (IDP) e nelle comunità di accoglienza. Più di cinque milioni di persone nel Tigray sono in attesa di aiuti da due anni a causa della guerra in corso. Tra questi, 2,3 milioni sono sfollati interni (IDP) che ricevono sostegno dal WFP in 643 siti e comunità ospitanti. Tuttavia, a causa della sospensione dell’assistenza umanitaria, almeno 1,2 milioni di questi sfollati stanno ora abbandonando i siti designati e cercando cibo in altre grandi città della regione.

Secondo Gebrehiwot, dall’interruzione dell’assistenza umanitaria nel Tigray, più di 1300 persone hanno perso la vita a causa della fame e di fattori correlati.


FONTE: addisstandard.com/news-authori…


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“Le foto dei figli sui social, la promessa di Federica Pellegrini e il teorema dei Chiesa: «Io faccio così»”


#cosedagarante ma soprattutto #cosedaleggere | Bello, vero e intenso il post di ⁦Martina Pennisi | Le foto dei figli sui social, la promessa di Federica Pellegrini e il teorema dei Chiesa: «Io faccio così» | ⁦Telefonoazzurro 👉🏼 lnkd.in/dU97x8Qi⁩


guidoscorza.it/le-foto-dei-fig…



Etiopia, 6 milioni di euro italiani per l’ospedale di Adwa mentre gli sfollati in Tigray muoiono di fame


L’ospedale di Adwa, nello stato regionale del Tigray, da una semplice tenda oggi è uno dei più grandi ospedali della regione settentrionale dell’Etiopia. “L’ospedale Kidane Mehret di Adwa prgettato per offrire 200 posti letto, è stato costruito di fianco

L’ospedale di Adwa, nello stato regionale del Tigray, da una semplice tenda oggi è uno dei più grandi ospedali della regione settentrionale dell’Etiopia.

“L’ospedale Kidane Mehret di Adwa prgettato per offrire 200 posti letto, è stato costruito di fianco alla missione salesiana. Le attività sanitarie sono state avviate nella prima ala da marzo 2019, con 27 posti letto iniziali.

A causa di una grave crisi politica e militare tra il governo centrale ed il partito al potere nel Tigray, la regione di Adwa è stata al centro di un conflitto armato tra novembre 2020 e novembre 2022.

Il Kidane Mehret è rimasto l’unico nel raggio di centinaia di chilometri in grado di poter offrire assistenza sanitaria ai feriti ed ai malati.” Amici di Adwa ONLUS


Deve ancora espandersi e rafforzare la sua sua capacità e i suoi servizi grazie alla sovvenzione di 6 milioni di euro da parte del governo italiano.

L’accordo è stato firmato presso l’ambasciata italiana ad Addis Abeba tra Agostino Palese, ambasciatore italiano e Worknesh Mekonnen, la direttrice dell’ UNOPS – Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi ed i progetti in Etiopia.

L’UNOPS per nome della direttrice in Etiopia e rappresentante presso l’African Union, supervisionerà la consegna del progetto che dovrebbe durare fino a 36 mesi.

La direttrice dell’ UNOPS ha dichiarato:

“L’Etiopia ha affrontato molteplici sfide umanitarie che si sovrappongono, mettendo a rischio la vita e il sostentamento di milioni di persone e guidando continuamente verso l’alto i bisogni urgenti di sostegno umanitario.A tal fine questo impegno del governoitaliano verso il popolo del’Etiopia è immenso. Questo è il terzo progetto che stiamo firmando col governo italiano nel 2023 e vorrei ringraziare il governo italiano per l’impegno continuo per la causa orientato a migliorare la vita delle persone che serviamo. Sono anche grata che abbia scelto UNOPS per realizzare questo particolare progetto. Nella massima misura possibile UNOPS garantirà che il progetto sia costruito sull’etica della resilienza climatica e dei principi di inclusività.”


L’Ambasciatore italiano dal suo canto ha espresso la speranza che l’Osp. Kidane possa essere esempio per gli hospice di tutta la regione e il piano del governo italiano di intervento anche nelle regioni di Amhara e Afar.

Ha aggiunto:

“L’iniziativa mostra il forte impegno del governo italiano a sostenere, rafforzare e migliorare il settore sanitario in Etiopia. Con questo progetto, l’Italia, sostituendo sostanzialmente il contributo della riabilitazione infrastrutturale del settore sanitario in Tigray, pone l’Italia in prima linea nell’azione per ricostruire, sostenere e rafforzare il servizio sanitario nella parte del Paese interessati da quasi 2 anni di guerra. E’ attraverso il potenziamento dell’ospedale Kidane Mehret che vogliamo contribuire alla realizzazione di un ospedale di riferimento per l’intera area per garantire l’accesso alla salute per tutti.”


Venerdì 4 agosto 2023 la Dottoressa Nonhlanhla Dlamini, WHO Ethiopia, ha fatto visita all’ Ayder Hospital di Mekelle.

“Ieri, la dott.ssa Dlamini con il suo team ha visitato l’ospedale specialistico #Ayder di #Mekelle #Tigray . Si sono svolte fruttuose discussioni con la dirigenza dell’ospedale, incentrate sul rafforzamento dei servizi sanitari e sull’affrontare le principali priorità sanitarie dell’ospedale.”


Giovedì 3 agosto 2023 il Dr. Hale Teka, lanciava un appello:

“Questa MRI – macchina per risonanza magnetica da 3 Tesla del valore di 300 milioni sta perdendo il suo potenziale magnetico a causa della mancanza di manutenzione. Se non mantenuta urgentemente, la risonanza magnetica diventerà presto del metallo inutile. L’Ayder Hospital ha un disperato bisogno di 30 milioni di Birr per ripararlo.

Poiché la risonanza magnetica ora non funziona, i pazienti che necessitano del servizio stanno percorrendo circa 900 chilometri per ottenere una scansione. Salva la macchina, salva vite.”


Milioni di euro, ma l’urgenza per la sopravvivenza è ora


I due anni di guerra ed i successivi 9 mesi passati dall’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, oggi agosto 2023, ha portato a delle conseguenze umanitarie disastrose ancora in atto. Il tutto aggravato dal blocco del supporto alimentare di WFP e USAID a partire da marzo 2023 per quasi 6 milioni di persone in Tigray e nel resto d’Etiopia da giugno: sono 20 milioni oggi le persone in attesa.

La situazione dei campi IDP, per sfollati interni in Tigray é atroce e disumana


Le persone vivono in agonia giorno per giorno, mendicando di giorno nella speranza di trovare cibo o supporto. Decine di migliaia soffrono la fame per mancanza di cibo che dovrebbero fornire le agenzie umanitarie, ma che, nonostante l’accordo di tregua in atto, non ricevono le dovute cure ed assistenza.

Ho condiviso su un precedente aggiornamento la testimonianza di Marco Sassi, presidente VIM-Volontari Italiani Madagascar, coordinamento di 120 associazioni, in visita in campi per sfollati ad Abi Adi.
Campi IDP a Shire, Tigray - Etiopia - Agosto 2023 - Credits Marco SassiCampi IDP a Shire, Tigray – Etiopia – Agosto 2023 – Credits Marco Sassi
Oggi riporto integralmente un suo nuovo aggiornamento del 4 agosto 2023:

“Refugee Camp di Shirè, Tigray Centrale. Mi mancano le parole. Mi sono mancate a lungo durante la visita al campo autocostruito intorno alle scuole primarie di Shirè, 6500 famiglie, 34.000 persone che vivono solo qua. E nel woreda di Shirè ce ne sono altri 18 così, in condizioni disumane.

Mentre lo visitavo in compagnia del Comiteè di gestione, eletto dai rifugiati stessi, mi rimbalzavano in modo ossessivo in testa le parole e le immagini di “Se questo è un uomo” e dei lager.

Solo negli ultimi 2 giorni sono morte 4 persone per fame, 16 nelle ultime settimane. Sono 7 mesi che non ricevono nulla.

Mi era montata una rabbia che stava per esplodere, forse frenata solo dalle emozioni.

Rabbia perché ci sono Agenzie internazionali delle UN, come Unicef, Unhcr e OIM che hanno messo i loro stemmi nel campo. E ci sono pure le grandi INGO’s, – e io i nomi li faccio, oh se li faccio! – come World Vision, Plan, Danish Refugee Council, che hanno messo loghi e striscioni.

Ma la verità è che non fanno nulla, non distribuiscono cibo, non hanno medicine, fanno finta di fare assistenza medica – che non c’è!! – e hanno portato solo 150 tende (senza nient’altro) , del tutto insufficienti e gli altri se le sono costruite da soli!

Gli ho chiesto se hanno mai visto al campo dei ferenji (i bianchi)… NOOOO!!!

I “bianchi” stanno chiusi nei loro palazzi di lusso, con paghe stratosferiche e non vanno al campo – forse anche per paura delle critiche – e mandano di tanto in tanto i loro luogotenenti locali (quasi tutti della capitale, dell’etnia responsabile del genocidio da cui sono scappati) a fare qualche passerella o a montare qualche tendone più grande “di richiamo fotografico”, ma completamente vuoto e inutile. Quelli del DRC sono venuti , hanno portato una scrivania al comitteè e sono spariti. Ma hanno affittato – con finanziamento della UE ! – un intero palazzo di lusso!

Milioni di euro che spariscono nel nulla!

Il campo è stato allagato da una tempesta d’acqua una settimana fa, con tanta acqua che ha portato via un bambino, ma nessuno è venuto ad aiutarli!

Vivono dormendo per terra, con la TBC e altre malattie respiratorie sempre più diffuse, ma non hanno farmaci.

Ci sono moltissime donne con HIV, spesso a seguito dello stupro delle truppe eritree e delle milizie irregolari Fano, ma non hanno nulla. Sembra che l’HIV sia diffuso anche tra i bambini.

Si nutrono dei resti del cibo della popolazione residente in città, facendo elemosina, mandando i bambini a lustrare le scarpe.

Già… i bambini…. Quelli per i quali siamo stra-sicuri che UNICEF e UNHCR provvedano alla loro istruzione… e invece sono 3 anni che non vanno a scuola e nessuno se ne occupa!

E sono moltissimi i bambini denutriti e in evidentissimo ritardo di sviluppo rispetto all’età, con braccine del diametro di pochi cm, che fanno venire il magone in gola a toccarli. HANNO FAME!!

Nelle tende fradicie, su materassi e coperte fradicie, con fango e acqua, vivono anche in famiglie di 7- 8, nelle mini tende dell’OIM ne avevano sistemati anche il doppio, prima che scoppiasse una mini-rivolta.
Sono completamente abbandonati, sono tenuti all’oscuro di tutto e non sanno quali sono le risorse a loro disposizione (ma che bella “cooperazione”); sono incazzati neri contro le ong, che sfrecciano con fuoristrada nuovissimi, ma nessuno sa che cosa fanno o che cosa devono fare.

Nel campo si muore di fame, ci sono migliaia di topi che portano malattie, si muore di malaria, di polmonite, si muore di malnutrizione, di sporcizia e mancanza di latrine decenti per tutti.
Sono disperati ma composti. Almeno per ora.

Tutti mi chiamavano dentro il loro cantuccio, quando ce l’avevano. Alcuni dormono sul nudo pavimento esterno della scuola, per terra. In una foto ci sono dei cenci per terra. Sono il letto di un ragazzo che ha combattuto ed è rimasto mutilato; sono il suo letto. A fianco dei teli separano le “casine” open air di altrettante famiglie.

Nelle aule vivono anche 40-50 persone, 7- 8 famiglie, ogni letto una famiglia, eh sì, ….perché in un letto si dorme in 5.

I bambini sono denutriti, in evidente stato di ritardo di sviluppo rispetto all’età, hanno braccine di pochi cm di diametro. E’ una cosa che toglie il fiato.

Anche perchè con i soldi elargiti da UE e Stati vari avremmo dovuto occuparci di loro. Sono imbestialito.
Mi allargo: pensate di continuare a sostenere con i vostri contributi o 5×1000 l’Unicef?! Liberi, ma facciamo in modo di separare le nostre strade, datemi la possibilità di togliervi l’amicizia.

Povera gente tradita: sono scappati dai Woreda occidentali di Humera e Dashan, a piedi, camminando per 4 o 5 giorni, facendo i funerali di quelli che morivano per strada uccisi dalla fatica, dalla sete, dalle milizie Fano o da quelle eritree se li trovavano sui monti.

Sanno di non poter tornare a casa. Le loro terre – tra le più fertili del Paese – e le loro case sono state occupate dalle milizie Fano, che non se vanno e non hanno alcuna intenzione di farlo, in barba agli Accordi di Pace. E mi fa ancora più incazzare, perché quando sento parlare di guerra in Ucraina e di tutte le attenzioni tra quei due popoli che non vogliono far la pace, bene, qua, nonostante i 600.000 morti degli Accordi di Pace sono stati firmati, il Tigray li ha rispettati e le altre parti no, ma la comunità internazionale se ne frega! Ma allora, ditemi, quando cazzo arriva il momento di mandare quei pagliacci dei Caschi Blu dell’ONU che paghiamo ognuno come nababbi, per stare intanati da qualche parte a non fare niente?!

Qua muoiono le persone perché non possono tornare alle loro case occupate e non restituite secondo gli Accordi di Pace! Ma chi cazzo glielo racconta la prossima volta di “fare la pace”?! Moriranno tutti fino alla fine prima di farsi fregare un’altra volta!

Sono mortificato, arrabbiato, ho pianto e ho avuto il magone per ore.

Ma non finisce qua.

Sono venuto fino qua, per vedere, per capire, e ho capito cose che non dovevo vedere.

E a chi si chiede “perché sei andato”, rispondo “perché non siamo andati”, tutti!, a squarciare quel velo oscurante che hanno fatto calare benissimo sopra questo dramma, che nessuno deve conoscere, nessuno deve vedere. Il genocidio più terribile degli ultimi anni, dimenticato.

Morire per fame, no, la mia religione laica non me lo concede.

E nemmeno di tacere.”


Le volontà politiche di sospensione alimentare e di gestione della crisi fanno morire persone ogni istante


Dopo la sospensione del supporto alimentare per milioni di persone da parte di agenzie umanitarie preposte a questo onere e responsabilità, non è giunta ancora alcuna dichiarazione ufficiale sulla ripresa delle attività da parte né di WFP né di USAID.

Il WFP aveva precedentemente dichiarato che probabilmente avrebbe ripreso le consegne verso la fine di luglio 2023. Tempo massimo superato e dal WFP alcuna dichiarazione.

Le persone continuano a morire di fame, adulti e bambini.

La scelta politicizzata di sospensione alimentare è stata ulteriormente politicizzata dalle volontà del Segretario americano Antony Blinken di comune accordo con il primo ministro etiope.

Venerdì 4 agosto 2023 il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato un comunicato sul confronto telefonico avuto tra le due parti in cui si può leggere la volontà di costituire nuove sovrastrutture per “aiutare i bisognosi”.

“Il Segretario e il Primo Ministro hanno discusso della creazione di un sistema di distribuzione degli aiuti umanitari con una supervisione rafforzata per raggiungere l’obiettivo condiviso di riavviare gli aiuti alimentari il prima possibile.“


WFP e USAID si fanno attendere, come gli aiuti per milioni di persone in attesa, non si sa ancora per quanto.


Approfondimenti:


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Etiopia, Come la guerra e le crisi nel Tigray hanno innescato un boom di agricoltura urbana


Autore: Kifle Woldearegay Contributi di: Lyla Mehta, Tanvi Bhatkal e Ben O’Donovan-Iland Il Tigray, nell’Etiopia settentrionale, è stato devastato da una guerra brutale dal novembre 2020, che comprendeva un assedio e un blocco che ha interrotto tutte le c

Autore: Kifle Woldearegay
Contributi di: Lyla Mehta, Tanvi Bhatkal e Ben O’Donovan-Iland

Il Tigray, nell’Etiopia settentrionale, è stato devastato da una guerra brutale dal novembre 2020, che comprendeva un assedio e un blocco che ha interrotto tutte le comunicazioni e i servizi più essenziali, insieme ai rifornimenti umanitari. Mentre un accordo di pace firmato nel novembre 2022 cercava di porre fine al conflitto armato, in realtà permangono sfide significative per quanto riguarda la fornitura di servizi essenziali alla popolazione di circa sei milioni.

A causa della guerra, ci sono stati notevoli problemi di sicurezza e questo ha portato a una totale interruzione del flusso di cibo e forniture agricole, contanti, medicine, carburante e altro ancora . Anche se circa 5 milioni di tigrini hanno dovuto affrontare la fame indotta dalla guerra, il Programma alimentare mondiale (PAM / WFP) ha sospeso gli aiuti alimentari (decisione controversa), apparentemente a causa di alcuni episodi di furto e saccheggio. Le famiglie della regione sono state quindi costrette a cercare metodi di sopravvivenza alternativi.

I principali centri urbani come la città di Mekelle, la capitale del Tigray, hanno visto una migrazione significativa di persone provenienti da piccole città e aree rurali, con circa 2,7 milioni di sfollati. Inoltre, le persone che sono fuggite nelle aree rurali durante il conflitto hanno iniziato a tornare nelle aree urbane. Ciò ha esercitato ulteriore pressione sui servizi cittadini sovraccarichi: negozi, ristoranti e venditori ambulanti devono ancora riaprire; le carenze di energia elettrica sono all’ordine del giorno, portando le persone a usare la legna da ardere per riscaldarsi e cucinare; la mancanza di approvvigionamento idrico significa che le persone sono costrette a utilizzare l’acqua non trattata dei corsi d’acqua e dei pozzi aperti per uso domestico; la carenza di forniture mediche sta costringendo le persone a ricorrere a forme di cura più tradizionali.

Verso l’agricoltura urbana


Nel bel mezzo di queste sfide significative, la ricerca del progetto Towards Brown Gold sta dimostrando che molte persone che vivono nei principali centri urbani, in particolare a Mekelle, si stanno impegnando in pratiche agricole urbane, come gli orti, come mezzo di sostentamento e sopravvivenza.

Questo non è un nuovo approccio. L’agricoltura urbana era all’ordine del giorno dell’Ufficio per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Tigray, così come dei consigli comunali, nella regione del Tigray per alcuni anni prima dell’inizio del conflitto. È stato praticato su piccola scala, in particolare per promuovere le piccole imprese e creare posti di lavoro nella regione. Dopo la guerra, tuttavia, l’agricoltura urbana è stata praticata a livelli senza precedenti.

Alcuni dei principali fattori abilitanti che incoraggiano le persone a farlo sono:

  • Conoscenze e pratiche pregresse relative all’agricoltura urbana come ortaggi, frutta;
  • Sforzi di sensibilizzazione da parte del Bureau of Agricultural attraverso i media (principalmente programmi radiofonici) e la fornitura di sementi e piantine, sebbene limitati;
  • Fornitura temporanea da parte delle autorità locali di terreni aperti alle comunità locali (come bordi stradali, cantieri vuoti, spazi nelle scuole e nelle università, argini di torrenti/fiumi e altro) per uso agricolo urbano. Anche le discariche di rifiuti sono state convertite e utilizzate per l’agricoltura urbana, una pratica che ha anche contribuito a creare un ambiente pulito;
  • I prezzi elevati del cibo e la scarsa disponibilità nei mercati hanno incoraggiato le persone a impegnarsi nell’agricoltura urbana poiché le persone non hanno altra alternativa che provare qualsiasi opzione di sostentamento, inclusa l’agricoltura urbana.


Opportunità e problemi emergenti


L’agricoltura urbana contribuisce a proteggere la catena di approvvigionamento alimentare a Mekelle. Di fronte a gravi carenze alimentari da fuori città, le persone impegnate in pratiche agricole urbane possono avere cibo a sufficienza per i propri bisogni, oltre a eccedenze da vendere ai mercati. L’approvvigionamento principale proviene da frutta e verdura, in particolare quelli essenziali per cucinare e nutrirsi come cavoli, cipolle, peperoni, pomodori e aglio.

Mekelle si trova nella regione arida e semi-arida del Tigray, il che significa che l’approvvigionamento idrico è scarso. Pertanto, le famiglie hanno avuto accesso all’acqua da una varietà di fonti, tra cui pozzi, ruscelli, sorgenti, acque di scolo e altro ancora.

Alcune di queste fonti d’acqua, sebbene sconsigliate per il consumo diretto, vengono utilizzate per scopi agricoli. Le prove sulla qualità delle fonti idriche a Mekelle mostrano che l’acqua è adatta per scopi di irrigazione, sebbene sia necessario un monitoraggio continuo della qualità per garantire che rimanga sicura da usare. Ciò è particolarmente vero in quanto gran parte della ricarica dell’acqua proviene dai sistemi settici e fognari della città.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stabilito degli standard per l’uso delle acque reflue per l’irrigazione e diversi paesi e città stanno utilizzando questi standard per promuovere l’agricoltura urbana, di cui Mekelle è uno. Tuttavia, con il rapido emergere dell’economia circolare, in particolare con l’agricoltura urbana, stanno sorgendo diverse questioni e problemi critici per ulteriori interventi efficaci, ricerca e innovazione.

  1. In che modo un’economia circolare olistica può essere sistematicamente integrata nella pianificazione urbana come opzione di sopravvivenza per le persone e come componente importante per lo sviluppo socio-economico nel ripristino e nella ricostruzione postbellica?
  2. In che modo è possibile sviluppare ulteriori nuove idee su come i rifiuti liquidi urbani (come i rifiuti umani o animali) vengono percepiti e utilizzati per promuovere approcci di economia circolare, in particolare nelle città e nei paesi in rapida urbanizzazione dei paesi a basso e medio reddito?
  3. In che modo i comuni e le comunità possono progettare, creare e fornire una pianificazione urbana integrata per promuovere approcci di economia circolare che considerino le interazioni dinamiche (in termini di spazio e tempo) di acqua, rifiuti (sia solidi che liquidi), ambiente, infrastrutture e esseri umani ?


Spostandosi verso Brown Gold


L’espansione e la promozione osservate dell’agricoltura urbana nelle principali città del Tigray durante la guerra e le crisi è un forte esempio di come un’economia circolare può aiutare le persone a far fronte a sfide difficili. I governi, i donatori, gli istituti di ricerca e le organizzazioni esecutive devono imparare dalla portata e dai vantaggi dell’espansione dell’economia circolare nel Tigray.

La piena ed efficace attuazione di un’economia circolare, in particolare dell’agricoltura urbana, richiede un cambio di paradigma in quattro modi principali: uno, nel modo in cui il suolo urbano è pianificato e utilizzato; due, nel modo in cui i rifiuti liquidi urbani sono percepiti dalla collettività; tre, nella comprensione delle interazioni dinamiche di acqua, rifiuti, infrastrutture e esseri umani negli ambienti urbani; e quattro, sui vantaggi multidimensionali dell’economia circolare come meccanismo di sopravvivenza temporaneo e come strategia di adattamento alla crisi climatica a lungo termine.

Per passare con successo all’oro marrone, è necessario implementare e potenziare in modo sistematico lo sviluppo dell’economia circolare, supportato da politiche, strategie e quadri normativi appropriati, integrati con lo sviluppo di capacità, la ricerca e le innovazioni.


FONTE: medium.com/@TowardsBrownGold/h…


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Stoccolma, 52 feriti, 100 detenuti negli scontri al festival eritreo


FONTE: AFP Più di 50 persone sono rimaste ferite e dozzine sono state arrestate giovedì a Stoccolma quando sono scoppiati scontri durante un festival filogovernativo eritreo, hanno detto funzionari della polizia e della sanità, con manifestanti antigovern

FONTE: AFP

Più di 50 persone sono rimaste ferite e dozzine sono state arrestate giovedì a Stoccolma quando sono scoppiati scontri durante un festival filogovernativo eritreo, hanno detto funzionari della polizia e della sanità, con manifestanti antigovernativi che hanno distrutto proprietà nel sito.

“Un altro raduno pubblico ha avuto luogo vicino al luogo del festival, durante il quale è scoppiata una violenta rivolta”, ha detto la polizia, aggiungendo in un comunicato di aver arrestato “un centinaio di persone”.

La polizia ha affermato di essere rimasta sulla scena in un sobborgo a nord-ovest di Stoccolma e di “continuare i suoi sforzi per interrompere atti criminali e ristabilire l’ordine”.

Hanno anche affermato di aver aperto un’indagine su disordini violenti e incendi dolosi, oltre a ostacolare il lavoro della polizia e dei servizi di soccorso.

Circa 1.000 manifestanti antigovernativi autorizzati a tenere una protesta nelle vicinanze hanno sfondato una barriera della polizia mentre prendevano d’assalto il festival, ha riferito il tabloid Expressen.

Hanno abbattuto le tende del festival, usando le punte delle tende come armi contro la polizia e lanciando pietre contro gli agenti, ha detto il giornale.

La polizia ha detto che almeno 52 persone hanno richiesto cure mediche, sul posto o presso cliniche e ospedali locali.

Alle 19:00 (15:00 GMT), 15 persone erano state portate in ospedale, ha dichiarato l’autorità sanitaria regionale della regione di Stoccolma in una dichiarazione separata.

Otto di loro hanno riportato “ferite gravi”, mentre gli altri sette hanno riportato “ferite lievi”, secondo l’autorità, che ha aggiunto di avere più unità sulla scena.

“È un’operazione complicata ed estesa. Ci sono molte persone in movimento sul posto e il numero totale di feriti non è ancora chiaro”, ha detto Patrik Soderberg, capo medico della regione di Stoccolma.

I filmati della scena mostravano auto e almeno una tenda in fiamme, che mandavano in aria grandi nuvole di fumo nero.

La polizia ha chiuso un tratto della vicina autostrada E18 in entrambe le direzioni mentre le persone in fuga hanno bloccato la strada.

Il festival Eritrea, che si tiene da molti anni, prevede seminari, dibattiti e conferenze, oltre a musica, un bazar e una fiera.

L’appuntamento è da giovedì a domenica.


FONTE: The Guardian

Dozzine di feriti dopo che i manifestanti hanno preso d’assalto il festival eritreo a Stoccolma


Gli oppositori del governo eritreo hanno abbattuto le tende e dato fuoco alle auto, con “circa 100” persone arrestate
La polizia ha dichiarato di aver aperto un'indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
La polizia ha dichiarato di aver aperto un’indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
Più di 50 persone sono rimaste ferite e decine sono state arrestate a Stoccolma dopo che gli oppositori del governo eritreo hanno preso d’assalto un evento nella capitale svedese organizzato da sostenitori del regime.

Circa 1.000 manifestanti antigovernativi che erano stati autorizzati a tenere una protesta nelle vicinanze hanno sfondato una barriera della polizia, abbattendo le tende del festival e incendiando stand e veicoli.

“Un altro raduno pubblico ha avuto luogo vicino al luogo del festival, durante il quale è scoppiata una violenta rivolta”, ha detto la polizia, aggiungendo in un comunicato di aver arrestato “un centinaio di persone”.

La polizia ha affermato di essere rimasta sul posto, in un sobborgo a nord-ovest di Stoccolma, e di “continuare i suoi sforzi per interrompere atti criminali e ristabilire l’ordine”.

Tra le 100 e le 200 persone sono state arrestate, secondo un portavoce della polizia. La polizia ha dichiarato di aver anche aperto un’indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso.
I manifestanti contro il governo eritreo hanno preso d'assalto il festival all'aperto, dando fuoco alle bancarelle e abbattendo le tende. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
I manifestanti contro il governo eritreo hanno preso d’assalto il festival all’aperto, dando fuoco alle bancarelle e abbattendo le tende. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
La polizia ha detto che almeno 52 persone hanno richiesto cure mediche, sul posto o presso cliniche e ospedali locali. Alle 19:00 (15:00 GMT), 15 persone erano state portate in ospedale, ha dichiarato l’autorità sanitaria della regione di Stoccolma in una dichiarazione separata. Otto delle persone hanno riportato “ferite gravi”, mentre le altre sette hanno riportato “ferite lievi”, secondo l’autorità, che ha affermato di avere più unità sulla scena.

La Svezia ospita decine di migliaia di persone con radici eritree. Il festival dedicato al patrimonio culturale dell’Eritrea è un evento annuale che si tiene dagli anni ’90, ma secondo i media svedesi è stato criticato perché sarebbe servito come strumento promozionale e fonte di denaro per il governo della nazione africana.

“Questo non è un festival, stanno insegnando ai loro figli l’incitamento all’odio”, ha detto il manifestante Michael Kobrab all’emittente svedese TV4.

I gruppi per i diritti umani descrivono l’Eritrea come uno dei paesi più repressivi del mondo. Da quando ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia tre decenni fa, la piccola nazione del Corno d’Africa è stata guidata da un presidente, Isaias Afwerki, che non ha mai tenuto un’elezione. Milioni di persone sono fuggite da condizioni come la coscrizione militare forzata.

Anche un partecipante al festival, Emanuel Asmalash, ha parlato con TV4, accusando i manifestanti di essere “terroristi” dall’Etiopia.

Il ministro della giustizia svedese, Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT: “Non è ragionevole che la Svezia venga trascinata in questo modo nei conflitti interni di altri paesi.

“Se fuggi in Svezia per sfuggire alla violenza, o sei in visita temporanea, non devi causare violenza qui. Le risorse della polizia sono necessarie per scopi diversi dal tenere separati gruppi diversi l’uno dall’altro”.


Approfondimento: Svezia, festival eritreo, perché il ministro si sbaglia sulla sua interruzione


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Svezia, festival eritreo, perché il ministro si sbaglia sulla sua interruzione


Fonte: Mirjam van Reisen Mi oppongo fermamente alla reazione del ministro della Giustizia #Svezia , Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT in seguito alla violenta rottura del festival #Eritrea #PFDJ p

Fonte: Mirjam van Reisen

Mi oppongo fermamente alla reazione del ministro della Giustizia #Svezia , Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT in seguito alla violenta rottura del festival #Eritrea #PFDJ per i seguenti motivi:

1. Il Ministro della giustizia ha la responsabilità di garantire che i richiedenti asilo siano protetti e sicuri. I festival sono uno strumento del regime dittatoriale dell ‘#Eritrea per minare la protezione, la sicurezza e l’incolumità dei rifugiati eritrei. Il ministro è responsabile di fermarlo;

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2. Il lungo braccio del regime rafforza la sua attività criminale organizzata a livello internazionale attraverso Eriblood, una milizia privata che opera sul suolo svedese. L’onorevole ministro è responsabile di questo e dovrebbe fermarlo. È antidemocratico e al di fuori dell’ordinamento giuridico svedese e dell’UE

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3. Il poeta e scrittore Dawid Isaac è detenuto in carcere in #Eritrea da più di due decenni senza processo. I profughi chiedono la sua libertà. È il simbolo della libertà di parola che in Eritrea non esiste. Il Ministro ha il mandato e il dovere di adoperarsi per la sua liberazione

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4. La violenza genocida dell ‘#Eritrea contro il #Tigray non dovrebbe essere promossa da incitamento all’odio e propaganda durante un festival in Svezia. Il ministro è responsabile di garantire che la perpetrazione di crimini atroci sia perseguita nell’ambito del sistema internazionale per prevenire tali crimini
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5. I rifugiati dall ‘#Eritrea fuggono dai crimini contro l’umanità perpetrati dal regime in #Eritrea e in #Libia contro di loro. Il ministro dovrebbe combattere l’impunità e porre fine a tale perpetrazione in modo che le persone possano costruire la propria vita con le loro famiglie nelle loro case

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6. Il lungo braccio di #Eriblood o “52” è noto per aver iniziato la violenza che il regime usa come capro espiatorio dei rifugiati #Eritrei . Il ministro è incaricato di indagare su eventuali collegamenti di 52 all’inizio della violenza delle manifestazioni pacifiche come strumento di capro espiatorio

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7. Le milizie 52 #Eriblood dovrebbero essere proibite in #Svezia e in Europa in quanto violano lo spirito delle leggi antiterrorismo per proteggere la legge e l’ordine nel nostro continente. Nessuna violenza da parte di milizie straniere private dovrebbe essere condonata. Ministro: è una linea rossa

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8. lui ha detto: “Non è ragionevole che la Svezia sia trascinata nei conflitti interni di altri paesi. Se fuggi in Svezia per sfuggire alla violenza o per una visita, non devi causare violenza. Le risorse della polizia sono necessarie per scopi diversi dal tenere separati gruppi diversi l’uno dall’altro”.

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9. La mia osservazione è che il Ministro della Giustizia #Svezia dovrebbe essere informato dell’attività criminale perpetrata durante i festival organizzati dal Regime dell’ #Eritrea in Svezia – dove ciò è stato segnalato per la prima volta nel 2013 e lavorare sodo per porre fine a questi festival criminali


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[Analisi] Etiopia, in Tigray l’impatto della sospensione del supporto alimentare potrebbe essere peggiore dell’assedio. 


L’articolo che segue (con una mia contestualizzazione) è la traduzione integrale dell’analisi di Duke Barbridge per Tghat che identifica l’aggravamento della situazione di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale etiope, dopo la decisione da

L’articolo che segue (con una mia contestualizzazione) è la traduzione integrale dell’analisi di Duke Barbridge per Tghat che identifica l’aggravamento della situazione di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale etiope, dopo la decisione da parte di WFP e USAID di sospendere la fornitura alimentare umanitaria.

Contesto


Nel novembre 2020 in Tigray è iniziata una guerra regionale che ha coinvolto anche Eritrea e indirettamente soldati somali e che oggi viene definita la più atroce degli ultimi anni. Le stime parlano di più 600.000 morti tra i civili e sono state perpetrate attività di pulizia etnica, sostituzione demografica sul popolo tigrino, crimini di guerra e contro l’umanità in cui sono implicati tutte le forze coinvolte in prima linea.

Guerra combattuta nel totale blackout elettrico, comunicativo di 2 anni e nell’isolamento e confinamento di più di 6 milioni di persone nel Tigray per strategia militare dettata da scelte politiche ben precise: anche dopo l’accordo di tregua gli invasori eritrei e le milizie e le forze amhara (in parte ancora occupanti varie zone della regione) hanno continuato a perpetrare abusi e violenze.

Oggi la sopravvivenza delle persone che vivono per la maggior parte in zone rurali, per i milioni di sfollati e per le persone affette da patologie croniche o di primo soccorso è ancora appesa ad un filo: manca ancora tutto anche se ci sono notizie di una certa ripresa (come la recente apertura delle università di Mekelle ed Adigrat) e voglia di ricostruzione. Nonostante l’accordo di tregua siglato il novembre 2022, le forniture umanitarie, il materiale salvavita medico e alimentare si fanno attendere.


Archivio di 2 anni: Tigray : la Guerra Genocida Dimenticata dal Mondo – Archivio


Per l’Italia del governo Meloni si è tutto risolto con il viaggio di propaganda della Premier in Etiopia fotografata insieme agli abbracci ed ai sorrisi dei bambini sventolanti la bandiera italiana congiuntamente ad una precedente visita del Premier etiope Abiy Ahmed Ali in cui è stato siglato un accordo triennale del valore di 182 milioni di euro per supportare la filiera agroalimentare, del té e del caffe etiopi.

Per l’Italia dei media politicizzati che seguono lo scoop si è risolto tutto il 2 novembre 2022 a Pretoria, quando con la mediazione dell’Unione Africana, governo centrale etiope e rappresentanti del Tigray hanno siglato l’accordo di “cessazione ostilità”, di tregua, di non guerra. I media del tricolore quindi si sono sentiti legittimati a non scriverne più dell’attuale crisi umanitaria del Tigray.

I media in Italia non rendono nota nemmeno l’attuale instabilità sociale nella vicina regione Amhara in cui c’è un fermento di violenze ed attacchi tra forze di polizia regionali, federali e fazioni “ribelli” di milizie che secondo fonti governative starebbero intaccando stabilità e pace nell’area e coinvolgendo anche i civili come vittime degli attacchi fratricidi.
Premier Meloni, missione Etiopia - Africa / #PianoMattei?Premier Meloni, missione Etiopia – Africa / #PianoMattei? (Foto Ansa)
La recente visita in Tigray (1 agosto 2023) di Marco Sassi, presidente VIM – Volontari Italiani Madagascar coordinamento di 120 associazioni, ha messo in luce la realtà di vita degli IDP, degli sfollati nei campi di accoglienza di Abi Adi.

“Campo profughi di Abi Addi (Tigray). In questo campo 1200 bambini vengono sfamati una volta al giorno con gli aiuti intermittenti della diaspora, raccolti da una suora ortodossa, una sorta di piccola Madre Teresa di Calcutta, che ho incontrato alla sera. Non hanno altri aiuti da 7 mesi. Sono alla fame. Il campo era una scuola, che ovviamente non funziona, anche perchè mancherebbero i maestri.
Qua ad Adi Abbi sono stati uccisi dagli Eritrei centinaia di civili, tra cui 3 operatori umanitari di MSF, tra cui la spagnola Maria Hernandez.
Sono in disperata ricerca di aiuti e sono alla disperazione. Oggi i bambini non hanno mangiato, non c’erano scorte, quelle poche sono state rovinate da una tempesta d’acqua.”


Campi IDP Abi Adi - grave situazione umanitaria e di vita di migliaia di sfollati in TigrayCampi IDP Abi Adi – grave situazione umanitaria e di vita di migliaia di sfollati in Tigray
In un successivo aggiornamento ha denunciato:

Non ho segnale per scrivere tutto quello che penso dell’Unicef e delle altre grandi Agenzie UN e ong che sono passate a fare promesse da marinaio. Meglio che non abbia segnale.


126 morti per fame in questo altro campo profughi dimenticato di Abi Addi, in una scuola dove si sono rifugiate 2700 persone, che non ricevono aiuti alimentari da 7 mesi.
Vivono in 50 persone in ciascuna delle aule, sono allo stremo, alcune aspettano la morte per terra.
Sono scappate tutte dalla zona di Humera, Western Tigray, occupato da milizie irregolari Fano, che stanno continuando nel loro genocidio, del tutto indifferenti agli Accordi di Pretoria.
Temo che presto la situazione possa implodere nuovamente, se non si ritirano le milizie Fano e le truppe eritree dal Nord Tigray, spalleggiate da quelle somale, entrambe responsabili di eccidi di massa di civili inermi, stupri, evirazioni di bambini, torture, razzie e ogni altra barbarie possibile.
Non ho segnale per scrivere tutto quello che penso dell’Unicef e delle altre grandi Agenzie UN e ong che sono passate a fare promesse da marinaio. Meglio che non abbia segnale.
Perchè questa è una situazione disumana e non si può accettare che chi si è salvato dalla guerra muoia per la fame.
Solo qua ci sono state 126 decessi per fame, molti negli ultimi giorni, ma gli IDP’s ad Adi Abbi sono 70.000 e sono tutti nelle stesse condizioni di abbandono.

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Le preziose testimonianze condivise da Marco Sassi corroborano, confermano l’analisi dati esposti da Duke Barbridge sulla gravità di vita per milioni di persone in Tigray dettate da volontà e scelte politicizzate.


L’impatto della sospensione degli aiuti nel Tigray potrebbe essere peggiore dell’assedio.


(di Duke Barbridge su Tghat)

Secondo la prima importante valutazione condotta dopo la sospensione degli aiuti alimentari, nel giugno 2023 più famiglie tigrine si trovano nella fase peggiore dell’insicurezza alimentare in almeno due zone (centrale e sudorientale) rispetto a un anno fa . Lo studio condotto dai ricercatori del Tigray Health Research Institute e delle università Mekelle e Adigrat e rivisto da Tghat media ha rilevato che più di un bambino su dieci sotto i due anni soffriva di malnutrizione acuta grave e che il tasso di malnutrizione acuta grave per i bambini sotto i due anni cinque era del 38%, che supera la soglia per la carestia. I dati del nuovo studio suggeriscono che l’impatto dell’assedio sulla sicurezza alimentare nel Tigray, come osservato nella valutazione del giugno 2022 del WFP, è stato meno grave dell’impatto della sospensione osservato il mese scorso.

Questo sviluppo arriva solo quattro mesi dopo una precedente valutazione fatta dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) poco prima della sospensione degli aiuti e mai pubblicata, secondo la quale la grave insicurezza alimentare si era dimezzata nel Tigray dall’accordo di Pretoria e quasi la metà del popolazione bisognosa aveva ricevuto assistenza alimentare nell’ultimo mese.

In difesa della decisione sempre più controversa di sospendere gli aiuti, il Direttore Esecutivo del WFP Cindy McCain ha descritto un completo fallimento della risposta alla carestia nei mesi precedenti la sospensione degli aiuti in una recente intervista per Devex con Teresa Welch:

“La maggior parte della deviazione degli aiuti è avvenuta a dicembre e gennaio, ha detto McCain, ma il WFP l’ha scoperto solo ‘molto più tardi’. Lo ha definito “un disastro tutto intorno”. […] McCain ha affermato che il WFP ha adottato un approccio “senza rimpianti” per fornire aiuti alimentari in Etiopia, seguendo un principio umanitario secondo cui in un contesto di emergenza, le decisioni possono essere prese con minore riguardo alle conseguenze a lungo termine perché il bisogno immediato è così acuto . […] ‘Ha fallito’, ha detto McCain di quell’approccio.


È interessante notare che McCain si concentra su dicembre e gennaio come il punto in cui si è verificata la maggior parte della diversione per due motivi. In primo luogo, la quantità di cibo distribuito nel Tigray a febbraio e marzo 2023 ha superato la distribuzione di dicembre e gennaio di circa un milione di razioni. Se l’indagine sul furto di aiuti ha rilevato che la quantità di cibo deviato è diminuita mentre è aumentata la quantità di cibo distribuito, sembrerebbe rappresentare un progresso senza la necessità di una sospensione. In secondo luogo, alla fine di gennaio il WFP ha lanciato una valutazione alimentare, che avrebbe fornito una visione diretta della portata della diversione e del suo impatto sull’insicurezza alimentare nel Tigray. Tranne che la valutazione di febbraio non ha registrato alcuna prova di un recente “disastro”.

Tre conclusioni dai due studi inediti


Le conclusioni che si possono trarre da entrambi gli studi sottolineano la necessità dell’immediata ripresa degli aiuti e contraddicono direttamente la giustificazione del WFP per la sospensione degli aiuti al Tigray alla fine di marzo , all’inizio della stagione di magra agricola, mentre 5,4 milioni di persone cercano di sopravvivere fino al raccolto autunnale.

Conclusione 1: il cibo distribuito dopo l’accordo di Pretoria raggiungeva i beneficiari bisognosi a partire dal febbraio 2023.


Il numero di intervistati nella valutazione del WFP di febbraio che ha riferito di aver ricevuto assistenza alimentare nel mese precedente era paragonabile alla scala di distribuzione riportata dall’Etiopia Food Cluster. Il grafico seguente mostra essenzialmente quanti intervistati avrebbero dovuto dire ai ricercatori di aver ricevuto assistenza alimentare nel mese precedente al momento in cui è stata messa in campo ciascuna valutazione alimentare. Quando sono state condotte le interviste per la valutazione di febbraio (dal 26 gennaio al 23 febbraio), tra il 37 e il 46% delle persone bisognose avrebbe dovuto ricevere cibo nelle quattro settimane precedenti. La valutazione ha rilevato che il 46% di oltre 4.000 famiglie aveva ricevuto cibo nel mese precedente.

Questa scoperta non smentisce le segnalazioni di dirottamento o furto di aiuti, né suggerisce che i bisogni delle persone più vulnerabili del Tigray siano stati soddisfatti. Tuttavia, dimostra che, secondo il WFP a febbraio, la prevalenza dell’abuso era sufficientemente bassa a febbraio da eludere il rilevamento nel più grande studio di valutazione alimentare eseguito nel Tigray dall’inizio della guerra. Ciò suggerisce fortemente che il furto e la deviazione erano gestibili appena prima della sospensione degli aiuti a livello regionale.

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Conclusione 2: la riuscita distribuzione dell’assistenza alimentare internazionale sembra aver contribuito al primo periodo di progressi contro la grave insicurezza alimentare nel Tigray dal 2021.


Come mostra il grafico successivo, tra giugno 2022 e febbraio 2023, il tasso di grave insicurezza alimentare nel Tigray è sceso di oltre la metà, passando dal 47% al 21% complessivamente, con le diminuzioni più significative osservate nelle zone centrali e nord-occidentali. I ricercatori hanno riscontrato riduzioni a due cifre della grave insicurezza alimentare in ogni zona accessibile.

È difficile prevedere l’impatto complessivo della distribuzione del cibo sulla grave insicurezza alimentare a causa dell’ampia gamma di fattori che potrebbero spingere ulteriormente una famiglia verso la fame. Tuttavia, il miglioramento su questa scala suggerisce che la distribuzione degli aiuti alimentari stava generando risultati positivi per coloro che li ricevevano. La netta riduzione della grave insicurezza alimentare unita al forte aumento delle famiglie che hanno dichiarato di aver ricevuto assistenza alimentare nell’ultimo mese sono forti indicazioni che l’approccio adottato dal WFP e da altre agenzie internazionali di aiuto nel Tigray stava finalmente iniziando a compiere progressi significativi sulla questione.

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Conclusione 3: A giugno, l’impatto della sospensione degli aiuti sulla grave insicurezza alimentare nel Tigray era già peggiore di quanto non fosse l’anno scorso alla fine dell’assedio, quando gli aiuti alimentari non erano ancora un fattore.


L’impatto della sospensione del cibo è già stato devastante per le persone che hanno subito una campagna di genocidio e fame armata. Secondo i dati più recenti disponibili dalle zone sudorientali e centrali, la grave insicurezza alimentare è aumentata notevolmente ed è più diffusa ora di quanto non fosse durante l’assedio. Come mostrato nel grafico successivo, il tasso di grave insicurezza alimentare è quasi raddoppiato nella zona sudorientale e quasi triplicato nella zona centrale dopo la sospensione.

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Come indicato nel primo grafico, al momento delle interviste per la valutazione del giugno 2022, gli aiuti alimentari non avevano ancora raggiunto un numero sufficiente di famiglie per costituire un fattore di sicurezza alimentare. Le condizioni in questo momento avrebbero rispecchiato quattro mesi di pieno assedio che hanno preceduto la valutazione piuttosto che la temporanea ripresa dell’accesso agli aiuti che aveva raggiunto meno del 10% nelle quattro settimane precedenti la ricerca sul campo. Durante le interviste per la valutazione del giugno 2023 nessuno aveva ricevuto aiuti nelle ultime quattro settimane e la grave insicurezza alimentare era di cinque punti percentuali più alta in entrambe le zone rispetto a un anno prima.

Non c’è motivo di credere che le famiglie tigrine nelle altre zone del Tigray stiano meglio di quelle della zona sud-orientale e centrale. Vi sono tutte le ragioni per credere che le condizioni siano ancora peggiori in luoghi come Endabaguna , dove decine di migliaia di sfollati tigrini avevano perso l’ultimo giro di distribuzione di cibo e sono stati abbandonati dal WFP prima della sospensione.

Come ha riferito la scorsa settimana un operatore umanitario ad Adwa, il numero dei morti e degli affamati è sconosciuto perché c’è poca speranza per le persone di trovare cure per la malnutrizione nelle strutture sanitarie. Quindi, stanno morendo a casa.

“Quindi, stanno morendo a casa.”


Come mostrato nel grafico finale, all’inizio della sospensione gli operatori sanitari del Tigray avevano scorte sufficienti per curare più di 11.000 bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta grave (SAM), a giugno la fornitura di alimenti terapeutici, formule e medicinali era stato ridotto di oltre due terzi. Secondo la più recente valutazione alimentare, il tasso di SAM nei bambini sotto i due anni nella woreda di Adwa era di un astronomico 30% a giugno. Secondo la dashboard di gestione SAM di Nutrition Cluster solo 41 bambini sono stati ricoverati per malnutrizione grave durante quel mese, in calo rispetto ai 1.631 di marzo.

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Controllo più informale?


“Fino al 2022, il direttore nazionale del WFP per l’Etiopia non credeva che ci fossero stati decessi legati alla fame nel Tigray”


È agghiacciante vedere gli alti dirigenti del WFP rilasciare dichiarazioni sul Tigray che sembrano contraddire i propri dati. Fino al 2022, il direttore nazionale del WFP per l’Etiopia non credeva che ci fossero stati decessi legati alla fame nel Tigray sulla base di ciò che ha descritto nel suo libro di memorie come “ qualche controllo informale “. Valutazioni più formali dell’OIM-DTM hanno rilevato che circa 100.000 bambini di età inferiore ai cinque anni sono stati sfollati nella zona nord-occidentale del Tigray, che è la più grande area di operazioni del WFP nel Tigray. Di questi bambini, più della metà viveva in un sito di accoglienza che (a) aveva ricoverato almeno un bambino in cure speciali per malnutrizione acuta grave e (b) non aveva ricevuto assistenza alimentare negli ultimi tre mesi.

Era, ed è tuttora, compito del WFP fornire assistenza alimentare per evitare che i bambini nella zona nord-occidentale del Tigray muoiano di fame. In passato, gli alti dirigenti del WFP non credevano nelle morti per fame. Oggi, l’alta dirigenza non crede che la distribuzione di cibo nel Tigray sia un modo efficace per impedire loro di morire di fame.

“Oggi, l’alta dirigenza non crede che la distribuzione di cibo nel Tigray sia un modo efficace per impedire loro di morire di fame.”


Lo sforzo umanitario nel Tigray è stato debole nel gennaio 2023 rispetto all’entità del bisogno, ma non è stato il “disastro” descritto da McCain. Il disastro è stato creato dalla sospensione degli aiuti e oggi sta uccidendo i tigrini. I donatori e i responsabili politici devono spingere il WFP per la trasparenza in modo che i dirigenti senior, piuttosto che le famiglie affamate, siano ritenuti responsabili di decisioni sbagliate.


Autore: Duke Burbridge – è stato Senior Research Associate presso l’International Center for Religion & Diplomacy (ICRD) per quindici anni, dove ha fornito supporto alla ricerca per programmi di costruzione della pace basati sulla comunità in paesi colpiti da conflitti come Pakistan, Yemen e Colombia. Durante la sua permanenza all’ICRD, Burbridge ha anche condotto ricerche sul ruolo dell’istruzione nella radicalizzazione e nel reclutamento in gruppi estremisti violenti in Arabia Saudita e Pakistan e sul ruolo dei leader religiosi conservatori nel contrastare l’estremismo violento nello Yemen e nell’Africa settentrionale e orientale. Ha lasciato il campo nel 2021 per scrivere un libro sulla riforma della costruzione della pace guidata dall’esterno. Ha sospeso il libro per aumentare la consapevolezza del genocidio in atto nel Tigray.

Foto: Mercanti che vendono legumi e legumi, Adi Haqi Market, Mekelle, Tigray | Attestazione: Goyteom Gebreegziabher ( Goyteom37 )


FONTE: tghat.com/2023/08/03/new-data-…


tommasin.org/blog/2023-08-03/a…


in reply to Informa Pirata

Alcune volte mi trovo in disaccordo con lui, ma rimane uno dei principali e unici attori di molte battaglie importantissime.

È importante ci sia gente così.

in reply to Informa Pirata

Son contento che almeno per questa volta posso andare a votare convinto di non essere lì a votare il meno peggio.

Considerando la mia zona comunque, l'unico dubbio per questa votazione è se il candidato del cdx prenderà tanti voti o estremamente tanti voti, a prescindere da chi sia



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