Recensione di “Contro la sinistra neoliberale” di Sahra Wagenknecht | La Fionda
"Baizuo, radical chic, gauche caviar. Ogni lingua ha oramai un’espressione per descrivere l’ideologia dei vincitori della globalizzazione: un guazzabuglio melenso di multiculturalismo, ambientalismo e identity politics che, dietro la maschera di una tolleranza benevola, nasconde la propria natura classista ed essenzialmente neoliberale.
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La Wagenknecht traccia un identikit preciso del liberale di sinistra: figlio della media-alta borghesia, proviene dai centri delle grandi città. Studia all’università discipline che gli consentiranno il mantenimento della condizione sociale di appartenenza, e che in università trovano la loro legittimazione ideologica. È il vincitore economico dell’autoproclamata fine della storia, della globalizzazione e della deindustrializzazione, e professa pertanto il mito della società aperta (apertasì, tra i suoi consimili, ma distante e separata dai più umili economicamente), predicando il diritto assoluto alla mobilità lavorativa e ignorando le conseguenze per la desindacalizzazione e delocalizzazione. Si erge a paladino di minoranze stilizzate, creando codici di comportamento e linguistici sempre più scardinati dal reale, la cui adesione all’ultima versione disponibile costituisce il biglietto d’ingresso minimo per i salotti che contano. Infine, il liberale di sinistra identifica se stesso come sinistra e definisce, per negazione da sé, tutto il resto come destra, e in particolare la classe lavoratrice."