Aumenta l'occupazione? Sì, quella avvelenata | La Fionda
«Di nuovo, in realtà, in queste forme di occupazione c’è l’espulsione del lavoro contrattato, regolamentato, stabile. Apparentemente fuori dal rapporto produttivo, appaltati per compiere una piccola mansione in un breve tempo, “prestati” a chi formalmente non è il datore di lavoro, senza relazioni sociali, politiche, sindacali, perennemente affacciati sul baratro, i cosiddetti “soci” o “collaboratori” assistono soli e impotenti all’assottigliamento di salari e tutele e i cosiddetti “imprenditori” all’evaporazione del reddito, senza riuscire a capirne le ragioni. [...]
Ci sorprende tutto questo? Ciò che talvolta non si considera è che nelle pieghe di questo massacro del lavoro ci sono anche le ceneri della sinistra. Della finta sinistra, la maggiore responsabile di questo massacro, assimilabile in tutto e per tutto alla destra filo-capitalista e liberista, ma anche di quella sinistra cinica e ondivaga, rimasta senza bussola e senza punti di riferimento. Quando manca il punto di riferimento fondamentale ogni nuovo tentativo è un vagare senza meta, sempre più fiacco, una sorta di truccata riproposizione di giochi di ruolo e di formule alchemiche senza prospettiva.
ll nodo centrale di qualsiasi piattaforma di sinistra non può che essere la riapertura della conflittualità, in virtù del riconoscimento e con esso del rovesciamento del lavoro salariato, ricattato, umiliato, sottopagato, precarizzato, pena il confinamento all’impotenza, determinata dall’impossibilità di spostare i rapporti di forza.»