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Strade sbagliate

Viviamo in un tempo che idolatra l’andare avanti. L’avanzare, il progredire, il “non mollare mai”. Siamo educati a pensare che tornare indietro equivalga a fallire, a perdere terreno, a mostrarsi deboli. Ma questa è una narrazione incompleta, e talvolta pericolosa. Perché ci sono strade che, una volta intraprese, ci allontanano da chi siamo veramente. E non importa quanto lontano ci si sia spinti: puoi sempre tornare indietro. Questa frase ha il potere di ribaltare il pensiero comune. Ci ricorda che il vero atto di forza non è sempre resistere, ma avere la lucidità di fermarsi, guardarsi intorno, e ammettere che si è andati fuori rotta. In un’epoca dove ogni click, ogni scelta, ogni relazione sembra pubblica e definitiva, fare marcia indietro sembra impensabile. Ma è proprio lì che si nasconde la vera rivoluzione personale. Pensa a chi ha investito anni in un lavoro che lo prosciuga, lo svuota, lo allontana dai suoi valori. Ogni giorno si sveglia con un nodo allo stomaco, ma continua perché “ormai è tardi”, perché “non si può ricominciare da zero”. Ma chi ha detto che dobbiamo restare fedeli ad un errore solo perché ci abbiamo investito molto? Tornare indietro, in questo caso, non è arrendersi, ma scegliere la propria vita anziché subirla. Oppure pensa ad una relazione tossica, in cui l’amore ha lasciato spazio alla paura, al controllo, alla perdita di sé. Si resta perché “cambierà”, perché “ci siamo fatti promesse”, perché “non si può buttare tutto”. E invece sì, si può. Si può riconoscere che quella promessa era fatta da due persone diverse, e che le cose sono cambiate. Anche qui, tornare indietro è salvare sé stessi. Il nostro tempo è segnato da mappe GPS, ma nella vita reale non esistono voci elettroniche che ci dicono “ricalcolo del percorso”. Tocca a noi, con fatica, con coscienza. Fermarci. Riconoscere il paesaggio sbagliato. E scegliere. Sempre scegliere. E qual è la meraviglia? Che ogni volta che torni indietro da una strada sbagliata, ti riavvicini un po’ di più alla tua verità. Al tuo centro. Alla vita che vuoi davvero. Perché il cammino giusto non è mai quello tracciato dagli altri, ma quello che ha senso per te, anche se è più impervio, più lento, più incomprensibile agli occhi altrui. Nel 2025, tra algoritmi che decidono cosa vedere, app che suggeriscono cosa fare, e società che grida “non fermarti mai”, scegliere di fermarsi e invertire la rotta è un atto radicale. È una dichiarazione di libertà. È affermare che sei tu, e solo tu, l’autore del tuo percorso. Quindi, ovunque ti trovi, qualunque sia la distanza che hai percorso su una strada che non ti appartiene più, sappi questo: non è mai troppo tardi per tornare. Non sei in ritardo. Non sei finito. Sei semplicemente pronto a riscrivere la tua mappa.
E in questo, non c’è niente di più umano. E di più potente.