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La globalizzazione ai tempi del friend-shoring - Contropiano

La globalizzazione ai tempi del friend-shoring - Contropiano

«È interessante perché porta fuori il conflitto dalle logiche prettamente geopolitiche, per proporre un respiro più ampio sulle strategie imperialiste post globalizzazione. Fare affari solo con gli amici è possibile se si produce la lista di proscrizione dei nemici e quindi se si impone a paesi amici o alleati di schierarsi, in una sorta di nuovo imperativo che si potrebbe esprimere con il vecchio o con noi o contro di noi.

Ecco che la retorica delle democrazie euro atlantiche che si devono difendere dalle “autocrazie” russa e cinese ha la funzione di spingere le opinioni pubbliche, e di conseguenza i consumatori, le imprese e i governi locali ad accettare le regole del nuovo assetto dei mercati.

Se finora la globalizzazione era venduta come veicolo propagandistico per il più grande assortimento di merci a basso prezzo della storia, perché, come spiegava Deng Xiaoping, “non importa se il gatto sia bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi”, la nuova dottrina “friend-shoring” ha bisogno di convincere, al contrario, che il colore dei soldi è importane, tanto che è meglio comprare dai “paesi amici”, anche se il prezzo è maggiore, come, per esempio, nel caso del gas Gnl americano.
[...]
Amici degli USA, dunque e della loro geopolitica. Per la quale l’Ue deve dimostrare nei fatti un sentimento di legame indissolubile, a cominciare dalla fedeltà alla NATO, cui si sono aumentati i contributi, fino al 2 per cento di PIL da parte di ciascuno degli stati membri.

Una fedeltà onerosa, per la quale si sta accettando l’idea che una nuova guerra nel Vecchio Continente sia giusta, non importa quanto pericolosa possa diventare. E non importa neppure se questa sudditanza acritica metta seriamente in crisi la retorica che voleva l’Unione come garanzia della pace, come conquista di civiltà giuridica in Europa, che è stato il leitmotiv della pubblicistica di Bruxelles.»

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