Questo Capitano Ivan raggiunse i partigiani nel maggio 1944
Pitigliano (GR). Foto: Gian-Maria Lojacono
Pietro Casciani fu a capo del “Reparto Lupi”, una banda che aveva una notevole autonomia all’interno della “Montauto”, composto dal fratello Silvestro, vice-comandante (era stato sergente nel V reggimento di fanteria contraerea, insignito della croce di guerra al Valor Militare come partigiano), Michele Braca, Remo Del Convito, Ermanno Desideri <65, Giovanni Franceschi, Elio Lupi, classe 1926, insignito di Croce al merito di guerra, Nello Lupi, classe 1923, Serafino Lupi (morto a Montauto il 28 marzo del 1944 per eventi bellici, come riporta il registro dei morti del Comune di Manciano, in realtà per un incidente), Aldo Magrini, che si unì alla banda dopo la fine di quella di Montebuono e che aveva appena 15 anni quando prese parte alla Resistenza <66, Umberto Calò, di religione ebraica, il cui padre, Quintilio Calò, fu trucidato ad Auschwitz <67, Santi Mancini, Angelo Palombi, Francesco Pasqualini, Elio Pepi, Bruno Zacchei, Antonio Zaganella, Giovanni Forti, della classe 1908 e Alberto Allegrini. <68 Quest’ultimo, della classe 1924, era armato di un mitragliatore Sten e testimoniò di essersi nascosto per 5 mesi in una tomba etrusca nelle campagne limitrofe Pitigliano insieme al cugino Ilio Gallozzi e dal suo rifugio si spostava per portare la posta e le informazioni al resto della banda a Montauto. <69 Quando bombardarono il paese, Alberto Allegrini accorse immediatamente con gli altri partigiani e a Pitigliano scoprì che la sorella era morta sotto le macerie.
Da gennaio-febbraio del 1944 si unì ai partigiani alla macchia Prospetto Capponi, nato a Sorano il 7 dicembre 1910. Egli fu alle dirette dipendenze di Pietro Casciani al quale salvò la vita durante un tentativo di minare il ponte sul torrente Meleta, proprio sotto Pitigliano, circostanza in cui il comandante partigiano si ferì accidentalmente. <70 Vi erano poi 26 patrioti che sostenevano la banda: Antonio Antichi, Assuero Bardani, Mario Bernardini, Renato Bindi, Giovanni Busi, O. Caporali, Eugenio Ceccolungo, Alberto Denci, Elio Desideri <71, Giovanni Drovandini, Dino Franceschi, Pietro Gervasi, Rodolfo Mambrini, Umberto Mambrini, Giovanni Marrani, Vincenzo Massieri, Vitaliano Mazzoni, Amedeo Micci, Spartaco Nasini, Emilio Pepi, Elvezio Savelli, Giuseppe Savelli, Ivo Savelli, Sesto Sestegiani, Ubaldo Sovani e Quinto Stefanelli.
È doveroso ricordare un altro militare pitiglianese, il partigiano Pietro Crosetta, figlio di Domenico e Antonia Bernardini, nato a Pitigliano il 3 gennaio 1911, che combatté nella “Divisione Garibaldi” a Bernane, in Montenegro, sicuramente sorpreso in quella terra dall’armistizio dell’8 settembre 1943. Fu uno delle decine di migliaia di soldati italiani che entrarono a far parte della Resistenza nei Balcani, contribuendo a riscattare gli orrori dell’occupazione nazifascista di quella martoriata regione.
V – Gli uomini del Reparto Lupi nella Relazione della Banda Arancio Montauto
La Relazione partigiana di Santi Gaspare Arancio fu presentata nel marzo del 1946 alla Commissione regionale del Lazio. È un resoconto nominativo e molto dettagliato: a ogni partigiano corrisponde un numero e la sua storia militare, l’ingresso nella banda e le azioni a cui aveva preso parte. Sono più di 324 partigiani, antifascisti e collaboratori che Arancio ricorda, ma, come annota a fine relazione, il diario della banda era stato smarrito il 20 maggio 1944, a seguito del rastrellamento nazifascista di Montauto e dintorni, circostanza che causò lo sbandamento della formazione e la diffusione della notizia, in realtà del tutto immotivata e gratuita, della morte del capobanda. Quindi i
componenti della B.A.M. potrebbero essere stati diversi in più e non riportati nel 1946. Dal punto di vista politico, Arancio scelse sin dall’inizio la non appartenenza a nessuno schieramento, ma solo la lotta militare contro il nazifascismo. In questo senso il discorso resta valido anche per le bande più piccole, che ruotarono attorno alla Montauto, furono ad essa dipendenti oppure del tutto autonome.
Si è visto che i fratelli Casciani, dopo aver abbandonato Pitigliano ai primi di dicembre del 1943, si erano rifugiati a Montauto e qui erano stati presi in forze da Arancio, per quanto il Reparto Lupi mantenesse una notevole autonomia e una ben precisa zona d’impiego, sostanzialmente i dintorni di Pitigliano, come vedremo nella cronologia degli eventi. Tutto ciò, a eccezione delle azioni che videro protagonista Pietro Casciani nel sabotaggio e distruzione di alcuni ponti stradali con l’esplosivo in differenti località della Val di Fiora.
Dunque il “Reparto Lupi” appartenne alla Banda Arancio Montauto più o meno dalla fondazione al 20 maggio, ma Casciani e i suoi uomini sono anche elencati nel VII° Raggruppamento Monte Amiata settore B, del Tenente Antonio Lucchini, nato alla fine di maggio del 1944, o più precisamente, come chiarì nel 1970 il capitano dei partigiani di Sorano Mario Salera, “[…] le bande erano autonome. Solo dopo la liberazione di Grosseto, per sistemare i riconoscimenti ufficiali, con il S. Ten. Lucchini, a Siena, elaborammo, con il colonnello dei Bersaglieri Croce, la formazione del Raggruppamento Monte Amiata necessaria, perché formazioni militari e non politiche ed il riconoscimento delle qualifiche di Partigiani combattenti, avveniva da parte della Speciale Commissione della Presidenza del Consiglio”. <72 Arancio volle precisare che lo stesso Antonio Lucchini riconobbe, in almeno due occasioni – nella seconda quindicina di maggio e il 2 agosto del 1944 – “il principio dell’unità di tutti i reparti sotto il comando della B.A.M. a tutto il 20.5.1944”. <73 L’unità della B.A.M., in realtà, era venuta meno a seguito dei dissidi che avevano causato l’allontanamento del tenente Lucchini, trasferitosi in zona Pelagone-Monte Bellino, fra Manciano e Ischia di Castro, e del tenente Canzanelli “Gino”, spostatosi in prossimità di Murci, nel comune di Scansano. Il trasferimento del “Tenente Gino”, uno dei più amati e valorosi partigiani di Maremma, tra febbraio e i primi di marzo del 1944, rappresentò un ampliamento del raggio d’azione della Resistenza, ma il grosso delle bande a sud di Grosseto rimase lungo la fascia collinare che da Montauto raggiungeva le pendici dell’Amiata sotto Santa Fiora.
Quando i partigiani del tenente Luigi Canzanelli si spostarono dalla zona di Manciano e andarono a formare una nuova banda nella zona di Scansano-Magliano in Toscana-Samprugnano ma soprattutto a Murci, alcuni russi fedeli al Tenente Gino lo seguirono, andando poi a formare una banda proprio nelle macchie intorno a Samprugnano (attuale Semproniano), comandata dal Capitano Ivan, alias Ivan Soloviov. Questo Capitano Ivan raggiunse i partigiani nel maggio 1944, affermando di essere un capitano dell’Armata Rossa e che si chiamava Dimitri Cosev. Solo dopo la Liberazione della zona, dichiarò di chiamarsi Ivan Soloviov e di essere originario di Rostov. Nel successivo luglio 1944, utilizzando l’auto pubblica di Selvena, si dette molto da fare per riunire le centinaia di militari sovietici dispersi ancora sbandati per la provincia e nascosti per evitare di essere fatti prigionieri dagli alleati, per indirizzarli all’Ambasciata dell’URSS di Roma, in maniera di farli rimpatriare. <74
Relativamente al “Reparto Lupi”, esso ebbe contatti con il “Reparto Lamone” di Domenico Federici, con il gruppo del tenente Lucchini (che a fine maggio comandava anche il reparto del Tenente Gino, ucciso dai fascisti il 7 di quel mese) e con quello di Sorano del capitano Mario Salera. Non furono ritenuti opportuni collegamenti, fra gennaio e marzo del 1944, con la banda di Montebuono e altre del territorio amiatino, come si legge in alcune relazioni partigiane, probabilmente per una maggiore libertà di movimento e indipendenza del reparto.
Altra caratteristica della banda partigiana di Casciani, certamente non secondaria, fu che tutti i suoi componenti erano pitiglianesi, a eccezione dei russi “Ciurka” e “Constantin”, aspetto che rendeva più uniti e concordi quegli uomini originari dello stesso paese.
[NOTE]66 Aldo Magrini, di Gilberto e Assunta Tarchini, era nato a Pitigliano il 13 gennaio del 1928. Quando entrò in clandestinità, il 10 gennaio del 1944, non aveva ancora compiuto 16 anni. Sarà partigiano nella banda di Montebuono e nel “Reparto Lupi” di Casciani e ricordato, malgrado la sua giovane età, come un combattente molto coraggioso. Dopo la guerra, e dopo aver prestato il servizio militare, chiese all’Associazione Nazionale Partigiani di Grosseto informazioni per sapere se ci fossero state agevolazioni in favore dei combattenti che desiderassero espatriare, dal momento che aveva difficoltà a trovare lavoro. Sappiamo che in seguito emigrò in Francia e si arruolò volontario nella Legione straniera. (Comune di Pitigliano, Registro Atti di nascita, parte I 1928, n. 10 Magrini Aldo; AISGREC, Fondo ANPI, busta II.3 “Pratiche riconoscimento partigiani”, n. 90).
67 Quintilio Calò era nato a Firenze il primo marzo 1889. Sposato con Benvenuta Rosa Orvieto, era figlio di Emanuele Calò e Elena Orvieto. Fu arrestato a Firenze il 31 ottobre 1943 e incarcerato. Il 9 novembre del 1943 partì con il convoglio n. 3 da Firenze e raggiunse Auschwitz il 14. Non sopravvisse alla Shoah. Testimonianza di Massimo Calò, classe 1958, figlio di Umberto e nipote di Quintilio. Si veda anche il seguente sito: digital-library.cdec.it/cdec-w….
68 L’elenco dei partigiani e dei collaboratori di Casciani ci è stato gentilmente fornito da Valerio Lupi, figlio del partigiano Elio.
69 Testimonianza di Alberto Allegrini, classe 1924.
70 Testimonianza di Mario Casciani, classe 1932; testimonianza di Ferrero Pizzinelli, classe 1921.
71 Elio Desideri, nato a Pitigliano il 1/9/1921 e morto il 7/5/2018. Fratello di Ermanno, dopo aver fatto le scuole primarie e ginnasio proseguì gli studi universitari diventando avvocato e poi magistrato. Fu anche Sindaco e Pretore di Pitigliano e infine giudice al Tribunale di Grosseto fino alla pensione. Sposato con Rina Tinci (laureata in farmacia), ha avuto un unico figlio, Enrico. Testimonianza di Vanna Desideri, classe 1953.
72 Giulietto Betti, Franco Dominici, Banda Armata Maremmana, cit., pag. 349.
73 Franco Dominici, Giulietto Betti, Banda Arancio Montauto 1943-1944, cit., pp.32-33.
74 Franco Dominici, Giulietto Betti, Fascismo, Resistenza e altre storie in Maremma, cit., pag. 115.
Giulietto Betti – Franco Dominici, Il partigiano Pietro Casciani. Storia del “Reparto Lupi” di Pitigliano, Le Strade Bianche di Stampa Alternativa – Pitigliano (GR), 2022, pp. 43-48
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Arancio Sante - Dizionario Storico Biografico della Tuscia
Arancio, Sante – Partigiano (Manciano?, sec. XIX – sec. XX) Era un perito minerario originario della zona di Manciano che fu l’animatore della Banda Arancio-Montauto così chiamata perché da lui creata e perché ebbe la sua sede in località Montaut…editore editore (Dizionario Storico Biografico della Tuscia)
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