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Guidati e protetti nella vita


Non siamo più erranti grazie a Gesù Cristo perché il Signore guida la vita dei credenti realmente, anche se il mondo ci porta a volte fuoristrada o anche se noi stessi vi remiamo contro. E proprio attraverso la fede in Gesù Cristo riusciamo ad essere da Lui guidati e protetti, come dal guardiano delle vite nostre.


Essere beati o avere false certezze?


Il materialismo di Tommaso (che vuol metterci il dito, ma infine non lo metterà neanche) è una falsa certezza. Noi non sappiamo dare alcuna descrizione e spiegazione della resurrezione fisica, ma Gesù Cristo Risorto dice che avendo fede dell'annuncio di resurrezione diveniamo beati.
Infatti, essere abituati alla morte ci fa divenire disperati, mentre confidare nella vita eterna ci libera e ci dà già nuova vita.


Per la resurrezione non temiamo il futuro


La resurrezione rivoluziona le nostre esistenze e la società. Per questo è negata e travisata e ridotta a un “forse” sbiadito, anche a volte nelle chiese.
Invece è la potenza di Dio in azione, che ci mostra come Egli non sia dalla parte dei poteri di morte di questo mondo, che Egli è veramente il Creatore e sostenitore di questo Creato.
Ecco, è la resurrezione di Gesù Cristo che apre al futuro, all’azione, al non rassegnarsi, ad aprire una pagina nuova anche in questo tempo così caotico e senza buone prospettive. E dunque noi annunciamo il Vivente, Colui che era che è e che viene, per parlare di speranza a chi teme il futuro, di giustizia a chi soffre l’ingiustizia, per annunciare verità e vita a chi è nella sofferenza e nel dolore.


Cristo è resurrezione


Dal dialogo fra Gesù e Marta sorella di Lazzaro, apprendiamo che la vita eterna è donata adesso con il credere in Gesù quale il Cristo, il Signore. È un rinnovamento della mente, che porta alla conversione del cuore e delle prospettive di vita. E la morte diviene solo un momento di passaggio ad un’altra avventura per l’esistenza, non ciò che determina il vivere.
Non tutti però credono. Anzi. Gesù Cristo sarà posto a morte proprio per questo suo segno di signoria sulla morte.
Perché? Ci possono essere varie risposte, ma fermiamoci a pensare che chi decide di metterlo a morte lo faccia proprio per evitare che agisca come Signore della vita. Non vogliono abbandonare tutti i privilegi e le aspettative mondane. Forse non tutti vogliono la vita eterna come ci viene da pensare. Sarebbe come essere rinnovati, ma chi vuole realmente essere nuovo? Se poi c’è potere e ricchezza…
A volte invece facciamo questo salto di fede e Gesù Cristo ci ricorda che la gioia e la beatitudine è alla nostra portata credendo nel nostro Signore: il Signore della vita.


Fedeltà questione esistenziale


La fedeltà non ha a che fare con dei calcoli cinici o ragionamenti auto-assolutori, è una questione esistenziale profonda.
Il Signore Gesù lo aveva predetto a Pietro, ed era dunque qualcosa di importante restagli fedele almeno a parole!
Il pianto amaro di Pietro parla della mancata fedeltà sia alle promesse fatte e sia alla propria vita. Non è solo una questione di coraggio, è una questione di identità: infranta, negata, perduta.
Però Gesù lo ha guardato! Ed è così che Pietro si ricorda e quindi prende coscienza della sua infedeltà e del suo tradimento. Lo sguardo di Gesù svela la sua mancanza e però insieme lo salva. Il pianto amaro di Pietro è una ammissione di colpa e prepara il perdono. Lo sguardo di Gesù è una grazia per Pietro.
https://pastoredarchino.ch/2024/03/10/fedelta-questione-esistenziale/


Cruciale


A volte c’è una relativizzazione della verità della croce di Cristo. Come fosse un evento lontano nel tempo, che perde valore per noi oggi. Invece, il sacrificio di Cristo è l’evento centrale della storia della salvezza e dunque umana. Cruciale, si direbbe, guarda un po', più precisamente in lingua italiana.
È prezioso e supremo il sacrificio di Cristo, ci dice l’apostolo, più di ogni argento ed oro a cui gli umani danno così grande importanza, che invece ci fanno vivere in un modo falso.


Vane tentazioni


Quando si usa il termine di tentazione al giorno d’oggi, si usa spesso nel senso di qualcosa di desiderabile, che per motivi moralistici o religiosi o astrusi non si deve fare, ma invece sarebbe bello fare. Si prende alla leggera tutto questo tema. Invece, il Signore si schiera contro ogni ingiustizia e insieme ci vuole pieni di vitalità e gioia e salute, che invece le tentazioni annullano.
Guardate come sono futili le tentazioni proposte dal diavolo in questo racconto e dunque vano tutto quello che propone. Propone di sfamarsi come un gioco di prestigio, di buttarsi dall’alto del pinnacolo, in una vana dimostrazione di coraggio, propone tutti i regni del mondo con la loro gloria che è vana, perché sono soggetti alla distruzione e alla morte.
Invece, Gesù Cristo, come risorto, vincendo la morte, e quindi i poteri del mondo, che sulla paura della morte basano il loro potere, ci dà una speranza viva. E un dono reale ed eterno, non vano. Per questo non ha senso arrenderci al male e agli errori, ma è pieno di futuro il tentare il bene nuovamente e nuovamente in ogni tempo.


Il Regno cresce senza che sappiamo come


La parabola di Gesù del seme che cresce da sé non è per niente moralistica e neanche colpevolizzante, anzi è liberante. Non è che dica che non dobbiamo annunciare l'evangelo e vivere con amore del prossimo, ma che la responsabilità finale non è nostra, e dunque non dobbiamo abbatterci se non vediamo frutto. E in più che il senso della vita non è nel fare e poi fare ancora, ma nel vivere sapendo che siamo del Signore e Salvatore nostro.


Ma quanto è grande la misericordia di Dio!


Quando leggiamo il racconto avvincente di Naaman e di Eliseo (in II Re 5), alla fine esclamiamo: "ma quanto è grande la misericordia di Dio!"
A Naaman, il nemico, il superbo, che solo ora appena ha ammesso ci sia un solo Signore che vuole onorare, quando chiede "tuttavia" di poter violare il II comandamento (quello sull'adorare statue o immagini) per potersi inchinare di fronte all'idolo della sua nazione, Eliso dice: "Va’ in pace"!
Che significa, non ti preoccupare: Dio ti benedirà, e quindi avrai pace.
È una conclusione sorprendente. Dio si preoccupa di persone di popoli diversi e accetta che lo si onori in maniera un po’ diversa. Siamo infatti salvati per grazia, cioè non per nostri meriti e nemmeno per i nostri riti e nemmeno per la nostra teologia, ma siamo salvi per sola grazia di Dio.


La gloria di Dio, una festa che ci accompagna


Non sempre è facile vedere la gloria di Dio nel nostro quotidiano, per iniziare ad avere o occhi e orecchie per comprenderla dobbiamo riflettere che in un mondo così distante da Dio, dove tutto si dice avvenga per caso o per volontà umana, ogni bella cosa sembra il frutto di azioni razionali degli esseri umani o di un fortunato caso. Come esseri umani moderni siamo spesso come il maestro di cerimonie delle nozze di Cana, che non sa e non capisce, e che alza la voce per ringraziare fuori luogo.
Invece, ritrovando la capacità di meravigliarci dei segni che Dio miracolosamente sparge intorno a noi e nella nostra vita, vedremo i segni abbondanti del suo amore e della sua gloria. C’è da ragionare però non secondo il mondo, ma secondo Dio, dunque con fede e anche con speranza.
Così, vedendo i segni della la gloria di Dio nel quotidiano anche il solito nostro vissuto diviene un momento eccezionale. E ciò come per i discepoli a Cana fa in modo che crediamo, cioè ci rafforza nella fiducia nel Signore e ci fa affrontare con coraggio le situazioni in cui tutto sembra compromesso e difficile. https://pastoredarchino.ch/2024/01/14/la-gloria-di-dio-una-festa-che-ci-accompagna/


Nessun vanto, ma salvi


La morte in croce del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è in contraddizione a tutti poteri e le sapienze del mondo. Ed è salvezza per noi, senza alcun nostro merito.
Dunque vantarsi è escluso. Ma il vanto è anche la conseguenza di un mondo competitivo, in cui devi sempre dimostrare di essere all’altezza, di essere migliore… Ci si vanta infine perché siamo riusciti a prevalere in qualche ambito.
Invece, il non aver niente per cui vantarci, ci toglie da questo schema competitivo con gli altri, con noi stessi e con il nostro Signore. Per la sua croce, Gesù proclama beati i miti, i poveri di spirito, coloro che cercano sì giustizia, ma non se la possono fare da soli, e ci dà speranza di resurrezione.
Non siamo più in competizione, dunque e riceviamo la grazia di Dio e viviamo liberi dalla paura di non farcela, di non essere in grado. In questo modo daremo il meglio di noi e saremo gli uni con gli altri fraterni.


Il cuore reso saldo dalla grazia


Gesù Cristo è sempre lo stesso, anche se dinnanzi ai cambiamenti del mondo e della nostra vita possiamo essere in ansia e arrivare a dubitare di Lui come Salvatore, ma è l’annuncio della grazia di Dio che ci rende saldi, e non altri insegnamenti. Avendo il Salvatore che ci salva per sola sua grazia, ci guida e veglia su di noi sempre, non temiamo nulla nel nuovo anno che appena si è aperto, ma invece andiamo avanti con lieta certezza.
in reply to Stefano D'Archino

@Stefano D'Archino Dio non ci salva per sola grazia ma sono necessarie le nostre opere come si legge in Matteo 25 ...
in reply to Lovepeacejoy

@Lovepeacejoy Grazie per la tua osservazione, a mio avviso però non bisogna fare una battaglia di versetti, ma avere una visione complessiva del messaggio evangelico. Commentavo qui Matteo 25:
https://pastoredarchino.ch/2023/11/19/gesu-si-identifica-con-gli-umili/
Comunque è chiaro per me che ci sono interpretazioni differenti.


Liberati dagli elementi del mondo e resi figli


Gli elementi del mondo ci tengono in schiavitù! L'apostolo Paolo con elementi del mondo parla di tutte le credenze pagane di quel tempo che facevano paura agli esseri umani e insieme ci aggiunge il modo di intendere la legge mosaica in modo farisaico.
Ancora oggi molte persone vivono però la loro vita temendo gli elementi e le potenze del mondo o -sia pure in modo non religioso- si vogliono sentire perfetti rispetto agli altri.
Ebbene l'incarnazione di Gesù Cristo, solidale con la nostra umanità, ci libera e ci dà salvezza. Anzi ci fa divenire figli di Dio. E lo Spirito santo fa che non sia solo un'annuncio, ma una speranza viva e nuova energia per la nostra vita e ci fa essere in familiarità con il Signore.https://pastoredarchino.ch/2023/12/25/liberi-dagli-elementi-del-mondo-e-resi-figli/


Buon Natale di speranza


Chi è questo Re di gloria? (Salmo 24:8)
L’annuncio del Natale, del “Dio con noi”, dell’Emmanuele, è così potente non solo perché Egli è il Salvatore, ma perché è anche il Re di gloria, il Signore. Gesù Cristo, se non fosse anche Re, non potrebbe darci indicazioni per il nostro vivere, guidarci e insieme sostenerci nella nostra esistenza.
Il mondo è invitato ad accoglierlo e a festeggiarlo con gioia, per riconoscerne la Signoria e la Grazia, per sentire come sia vicino a noi, come umanità: umano con gli umani e insieme Dio con gli umani. Questo annuncio è il dono che possiamo fare come cristiane e cristiani e come chiese ai nostri contemporanei, non tanto il buonismo natalizio, ma il significato vero del Natale che è ciò che dà vera speranza e permette un nuovo inizio.
Un augurio, dunque, di un buon Natale di gioia per ogni fase della nostra vita.


O mio cuor non dubitare


Giovanni il Battista, quando è in prigione, da cui sa che non uscirà vivo, si domanda se Gesù fosse proprio Colui che si doveva aspettare. Domanda legittima. Domanda che spesso si fanno i credenti quando sono nella distretta.
La risposta di Gesù sono di riferire i fatti, non opinioni. E i fatti parlano chiaro: Gesù è proprio Colui che doveva arrivare, è il Cristo. Natale ci ricorda che Gesù Cristo realizza con il suo arrivo sulla terra la nostra salvezza.https://pastoredarchino.ch/2023/12/17/o-mio-cuor-non-dubitare/


Speranza costruttiva


La fede dona speranza nel ritorno del Signore e ci fa vedere l’intervento dello Spirito, in momenti particolari, ciò ci rafforza nella speranza cristiana. E tutto ciò dà pazienza.
La pazienza, dice un detto vero, è la virtù dei forti. Perché il forte può aspettare, non è impaziente. Anche noi possiamo aspettare il Regno che viene e vivere nell’oggi, perché conosciamo la verità del Regno di Dio arrivato in Gesù Cristo e che ritornerà nella sua gloria. Nonostante tutto quindi siamo forti, pur nella nostra debolezza di esseri umani.
Possiamo affrontare il futuro, dunque, con speranza sapendo che, anche se il Regno non lo instauriamo noi, già possiamo muoverci come suoi cittadini: costituendo la chiesa insieme, agendo nella società con responsabilità, intervenendo con amore del prossimo, specie quando è in difficoltà. Dalla predicazione su Romani 8:18-25
https://youtu.be/SfZ0XSlIMfM


non aspettare...


Questo racconto di guarigione parla proprio nel nostro tempo. Tutti, più o meno, sono come quell’uomo che aspetta che l’acqua si muova, per rispondere ad un bisogno, per realizzare un desiderio, per un senso di giustizia o per una situazione bloccata. Si aspetta affinché tutto cambi e migliori nella propria vita. Molti pregano per questo, e in fondo non vogliono salvezza, ma interessa solo la guarigione o una vincita...
E così però passano anni della propria vita solo aspettando...
La salvezza vera è invece Gesù Cristo. E non c’è da attendere, Gesù che ci salva ci dice di vivere, di non aspettare per vivere secondo l’evangelo. Di andare nel mondo senza bloccarsi per attendere un qualcosa, ma cercando di essere qualcuno, qualcuno che segue il Signore.


Come figli amati


Come figli amati
Lo Spirito ci fa chiamare il Signore, il Creatore di ogni cosa, l’Onnipotente: "papà". Questo infatti significa "abbà" in aramaico. Per questo lo Spirito di adozione, con questa grande e disinvolta familiarità con il Signore, ci toglie la paura di Dio.
La paura di Dio o degli dèi o del destino ha sempre contraddistinto l’umanità. Ed anche spesso la chiesa stessa. Invece, in Gesù Cristo non dobbiamo più avere paura di Dio, tantomeno quindi dei potentati politici o religiosi che siano. #Amore, #FigliDiDio


Non dimenticare e parlane


Soltanto, bada bene a te stesso e guàrdati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Deuteronomio 4:9


L’imperativo di questo versetto del Deuteronomio non è tanto di richiamo alla fedeltà, ma al non dimenticare. Se si dimenticano le grandi opere che il Signore ha fatte, presto non si dà più molto valore alla sua Parola. E se nessuno racconta delle grandi opere che il Signore ha realizzato, come si può rimanere con il Signore?
Questo non dimenticare è una costante, iniziando proprio dal Deuteronomio, della fede di Israele. Un riconoscersi parte di un popolo, attraverso tante epoche, che il Signore ha scelto e con cui ha fatto un patto.
Come cristiani anche noi parliamo di un patto, di un nuovo patto in Gesù Cristo. Questo è come un’estensione di quello del Sinai, ma con persone e popoli di tutta la terra. Spesso però non abbiamo questa idea di popolo, di essere parte del popolo di Dio, e nemmeno questa idea di patto.
Da una parte perché ovviamente la fede è qualcosa di personale, individuale. E la fede non si insegna, ma al massimo la si testimonia, d’altra parte però questo individualismo ci porta a pensare che ognuno debba in fondo provvedere da sé. Non dimenticare conta però innanzitutto per noi, ma poi anche per gli altri a cui ne parleremo, e quindi per i figli, i figli dei figli e le generazioni che verranno...

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