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“AI+: Generative AI for Business. Una nuova intelligenza artificiale per il business”


Oggi a partire dalle 18.00 avrò il piacere di partecipare all’incontro “AI+: Generative AI for Business. Una nuova intelligenza artificiale per il business” durante il quale parleremo di sistemi di intelligenza artificiale e generative AI, della loro precisione e affidabilità. L’appuntamento è organizzato dal Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” in collaborazione con... Continue reading →


PRIVACYDAILY


N. 133/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: I dibattiti sulla protezione dei dati personali, compresi quelli biometrici, si sono intensificati, in quanto gli enti pubblici e privati utilizzano sempre più spesso le tecnologie biometriche in contesti come la polizia, gli spazi pubblici e le scuole. Tuttavia, c’è un contesto in cui i dati biometrici vengono... Continue reading →


Etiopia, appello all’Unione Africana per affrontare le debolezze dell’accordo di pace in Tigray


“Un meccanismo di monitoraggio appena rilasciato ha rivelato prove inquietanti che l’accordo sulla cessazione delle ostilità (CoHA) raggiunto otto mesi fa tra il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) è viziato da la
“Un meccanismo di monitoraggio appena rilasciato ha rivelato prove inquietanti che l’accordo sulla cessazione delle ostilità (CoHA) raggiunto otto mesi fa tra il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) è viziato da lacune significative che incidono sulla protezione dei civili.”


Rapporto completo

Il monitoraggio della società civile, primo nel suo genere, trova inquietanti lacune nell’accordo di pace con il Tigray

Il report “Ethiopia Watch” esorta l’Unione Africana a costruire sullo storico accordo raggiunto a Pretoria otto mesi fa.

10 LUGLIO 2023 – Un meccanismo di monitoraggio appena rilasciato ha rivelato prove inquietanti che l’accordo sulla cessazione delle ostilità (CoHA) raggiunto otto mesi fa tra il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) è viziato da lacune significative che incidono sulla protezione dei civili.

Il meccanismo di monitoraggio, che è la creazione di una coalizione di organizzazioni della società civile regionali e internazionali, ha pubblicato i suoi risultati in un rapporto intitolato Ethiopia Watch: Civil Society Monitor of the Cessation of Hostilities Agreement. Il rapporto raccoglie e analizza i dati provenienti da fonti pubbliche e private, creando una valutazione completa e indipendente dell’accordo di pace mediato dall’Unione africana.

Il rapporto del meccanismo descrive il CoHA come un risultato epocale che ha migliorato la situazione in Etiopia. Ma il rapporto trova, e dettaglia meticolosamente, lacune critiche che derivano sia dalla portata limitata dell’accordo sia dai fallimenti nella sua attuazione.

Il rapporto di 26 pagine viene pubblicato in vista del vertice dell’Unione africana, che si terrà a Nairobi dal 13 al 16 luglio.

“Il rapporto rivela che è pericoloso affermare che l’Etiopia è ora in pace”,


“Il rapporto rivela che è pericoloso affermare che l’Etiopia è ora in pace”, ha affermato Dismas Nkunda , direttore esecutivo di Atrocities Watch Africa, che è un membro della coalizione della società civile che ha istituito il meccanismo . Anche se c’è molto da festeggiare riguardo al processo di pace guidato dall’UA, resta ancora molto lavoro da fare. L’ accordo deve essere pienamente implementato e dotato di risorse. Dovrebbe essere esteso per includere altri attori chiave del conflitto in tutta l’Etiopia. E deve essere ampliato per includere la piena partecipazione dei giovani, delle donne e delle ragazze”.


Le fonti utilizzate per il rapporto, molte delle quali hanno condiviso le loro intuizioni sulla condizione di anonimato, hanno contestato la narrativa predominante secondo cui il conflitto nel Tigray è stato risolto.

Sebbene sia vero che i giorni peggiori della guerra sono passati, le fonti del rapporto indicano le significative lacune evidenziate nel rapporto come prova che la pace è provvisoria, incerta e fragile.

Il rapporto descrive in dettaglio come le truppe eritree rimangano presenti in alcune parti del Tigray, dove sono accusate di aver ucciso civili, aver commesso aggressioni sessuali e perpetrato sparizioni forzate. I gruppi regionali della società civile coinvolti nel meccanismo di monitoraggio invitano il governo federale dell’Etiopia a chiedere espressamente che le forze eritree sul territorio etiope se ne vadano.

Il rapporto descrive come il conflitto sia persistito e intensificato in Amhara e, in misura minore, in Afar, commesso (come nel caso degli attacchi delle truppe eritree) da non firmatari dell’accordo di pace. Il destino della terra politicamente contesa (nel Tigray occidentale e meridionale) non viene affrontato esplicitamente dall’accordo e tuttavia è chiaramente un motore della presunta pulizia etnica in corso nel Tigray occidentale, dell’instabilità e del conflitto nella vicina regione di Amhara.

“I limiti dell’accordo minacciano di vanificare i progressi compiuti finora e gli organi politici dell’Unione africana possono e devono rafforzare l’accordo al fine di garantire una pace sostenibile in Etiopia”, ha affermato Achieng Akena, direttore esecutivo dell’International Refugee Rights Initiative , anche un membro della coalizione della società civile che ha istituito il meccanismo.

Il rapporto rileva che l’articolo 4 del CoHA impegna le parti a condannare qualsiasi atto di violenza sessuale e di genere. Eppure c’è stata poca o nessuna condanna pubblica da parte delle parti della violenza sessuale da parte delle proprie truppe, né degli incidenti verificatisi dopo la firma del CoHA né degli incidenti durante il conflitto. Il rapporto descrive ulteriormente come le donne fossero assenti dalle delegazioni ufficiali delle parti ai colloqui di pace.

“Il livello e la brutalità della violenza di genere commessa da tutte le parti in conflitto rende imperativo che le donne e le ragazze svolgano un ruolo centrale nel processo di pace e in qualsiasi processo di giustizia di transizione”, ha dichiarato Annah Moyo-Kupeta, direttore esecutivo del Centro . per lo studio della violenza e della riconciliazione, anch’esso parte della coalizione della società civile.

Il rapporto rileva una sorprendente mancanza di trasparenza nel lavoro del meccanismo ufficiale di monitoraggio, verifica e conformità dell’UA (AU-MVCM)


Il rapporto rileva una sorprendente mancanza di trasparenza nel lavoro del meccanismo ufficiale di monitoraggio, verifica e conformità dell’UA (AU-MVCM). Il gruppo di monitoraggio dell’UA lavora con poche risorse e un mandato limitato, mostra il rapporto. Allo stesso tempo, i suoi sforzi per ottenere l’accesso alle aree detenute da forze che non fanno parte del CoHA meritano il riconoscimento e il sostegno politico dell’UA.

La coalizione chiede di intensificare la mediazione e il monitoraggio, anche nominando esperti civili in materia di diritti umani e di genere all’AU-MVCM.

“È importante utilizzare la memoria istituzionale e le risorse che il continente e l’Unione Africana hanno a disposizione e dispiegate in situazioni precedenti per risolvere problemi malvagi in passato”, ha affermato Shuvai Busuman Nyoni, direttore esecutivo della leadership Centro africana. “Lascia che l’Africa prenda seriamente in considerazione ciò che ha funzionato, ciò che può essere modificato e vada avanti con decisione e senza riserve”.

Il rapporto esplora la difficile situazione di centinaia di migliaia di sfollati interni (IDP) che hanno urgente bisogno di maggiore sostegno e sicurezza. Gli sfollati interni, che non hanno alcun diritto legale all’istruzione, alla salute, al benessere abitativo e al lavoro, vivono alla mercé degli individui e delle comunità che li aiutano.

La coalizione della società civile raccomanda che il governo federale introduca urgentemente un quadro politico per gli sfollati in tutta l’Etiopia e garantisca loro lo status legale come parte delle misure di riconciliazione nazionale a livello nazionale.

Il rapporto conferma le conclusioni di numerose notizie sulla sistematica dirottamento degli aiuti alimentari da parte delle autorità etiopi e tigrine.

“Il governo federale e il TPLF devono rispettare il loro impegno ai sensi del CoHA di non dirottare gli aiuti e l’assistenza alimentare e dovrebbero entrambi indagare con urgenza sulle segnalazioni persistenti di tale diversione e chiedere conto degli autori”, ha affermato Abdullahi Halakhe, che è l’ Avvocato anziano del Corno Orientale e dell’Africa meridionale con Refugees International.

I leader dell’Unione africana hanno la responsabilità speciale di insistere affinché le parti aderiscano al CoHA e garantire che l’accordo di pace serva da base per accordi futuri e migliori in tutta l’Etiopia, conclude il rapporto.

“Come accordo unico, il CoHA è un inizio positivo per la pace e la riconciliazione in Etiopia”, afferma il rapporto. “Nonostante i suoi successi nel mettere a tacere le armi nel Tigray, il CoHA rappresenta il pavimento, piuttosto che il soffitto, di ciò che può essere raggiunto per gli etiopi. La portata dei futuri accordi deve essere ampliata, se si vuole raggiungere una pace duratura in tutto il paese”.


Note ai redattori

Per intervistare i membri della coalizione della società civile che ha istituito il meccanismo di monitoraggio, si prega di contattare Peter Duffy: peter.duffy@crisisaction.org


FONTE: martinplaut.com/2023/07/10/a-c…


tommasin.org/blog/2023-07-12/e…



Pirates welcome new manufacturing rules


Today, the European Parliament will adopt its position on the Ecodesign regulation for the trilogue negotiations with the Council. MEPs drafted a law that will establish new manufacturing rules for e.g. …

Today, the European Parliament will adopt its position on the Ecodesign regulation for the trilogue negotiations with the Council. MEPs drafted a law that will establish new manufacturing rules for e.g. tech and fashion companies, aiming to significantly reduce the environmental impact by setting circular design criteria on most consumer goods in the EU. Pirate Party Members of the European Parliament, active proponents of the ‘right to repair’ directive which pursues similar circular economy targets, welcome the mandate.

Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:“Consumers stand to benefit immensely from this legislation. We want to ban planned obsolescence particularly for digital consumer goods. Manufacturers must not be allowed to limit the lifetime of a product to maximise profits. According to our mandate, manufacturers will also need to make available software updates and cannot simply run away from their products. Consumers will have access to repair guidelines, not only mechanics. As consumers in the digital age, we should have a right to control, repair and modify the technology that shapes our lives – this is our conviction as Pirates.”

Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party and Member of the Committee on the Internal Market and Consumer Protection, comments:

“Unfortunately, it’s not uncommon to throw away a product that still works and we would prefer continue using it. However, a repair of a minor flaw would be too expensive. We may have gotten used to it, but it’s a problem worth addressing. Both because of our wallets and because of the environmental impact. Ban on products that are faulty “by design” and compliance with ecodesign requirements such as affordable and accessible repair will save every European family between €650 and €1800 every year. And the benefits for our environment will be priceless. Another important aspect of the legislation is the ban on the disposal of functional but unsold products, such as electronic and textiles. This kind of wasteful behavior happens with the sole aim of not reducing market prices and it is unacceptable. Even more so at a time when we are hearing calls from the same producers for more sensible ways of consuming, as a way of their greenwashing techniques.”


patrick-breyer.de/en/pirates-w…



“L’uomo e l’intelligenza artificiale tra scienza, etica e diritto”


Oggi a partire dalle ore 18,30 parteciperò con Gianluigi Ciacci e Paolo Galdieri all’incontro “L’uomo e l’intelligenza artificiale tra scienza, etica e diritto” organizzato dell’Associazione Culturale International Horizon, via degli Uffici del Vicario 43, Roma Qui il link completo alle informazioni internationalhorizon.it/2023/0…


guidoscorza.it/luomo-e-lintell…



Il consorzio POTENTIAL guidato da Francia e Germania ha iniziato a lavorare su un progetto pilota su larga scala per creare un portafoglio europeo di identità digitale, con implementazione esclusa entro il 2025, è stato annunciato all’evento di lancio a...


PRIVACYDAILY


N. 132/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: La Commissione europea ha adottato oggi la decisione sull’adeguatezza del quadro normativo UE-USA in materia di privacy dei dati. La decisione conclude che gli Stati Uniti garantiscono un livello di protezione adeguato – paragonabile a quello dell’Unione europea – per i dati personali trasferiti dall’UE alle società statunitensi... Continue reading →


Dal match tra i due finti nemici Musk vs Zuckerberg alla guerra (geopolitica) nella Silicon Valley tra i cani da guardia dell'Impero

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

Ci sarà l'annunciato match di lotta Mma tra Elon Musk e Murk Zuckerberg? Musk ha lanciato il guanto su Twitter e Zuckerberg l’ha raccolto su Instagram. La 'sfida' nasce dal lancio di #Threads, il nuovo social della Meta di Zuckerberg che imita il Twitter di Musk. La vicenda è solo uno dei contrasti tra i big a capo di varie fazioni nella Silicon Valley. Come è cambiato il rapporto con il governo americano e gli apparati. La raccolta dei dati e il problema di gestirli. La crisi sociale nella Silicon Valley. In studio Giuseppe De Ruvo e Alfonso Desiderio. Puntata registrata il 30 giugno 2023.

Il video di Limes è su YouTube

#MappaMundi #geopolitica #threads

in reply to ❄️ freezr ❄️

@❄️ freezr ❄️ sì, è sempre importante non perdere di vista l'impatto geopolitico sulle questioni delle BigTech che vengono troppo spesso ricondotte a un mero paradigma mercantilistico

informapirata ⁂ reshared this.



Le iniziative delle altre Autorità


Il piano d’azione della CNIL per l’Intelligenza artificiale La CNIL ha pubblicato un piano d’azione per proteggere la privacy nell’ambito dei sistemi di intelligenza artificiale (IA), in particolare dell’IA generativa come ChatGPT.Il piano si concentra su quattro punti chiave:– Comprendere il funzionamento dei sistemi di IA e il loro impatto sulle persone.– Consentire e supervisionare... Continue reading →


“Diritto della privacy e protezione dei dati personali. Il GDPR alla prova della data driven economy” di Alessandro Alongi e Fabio Pompei (ED Tab Edizioni)


“Diritto della privacy e protezione dei dati personali. Il GDPR alla prova della data driven economy.” (Tab Edizioni) di Alessandro Alongi e Fabio Pompei, oltre a costituire un “manuale” pratico in tema di diritto alla protezione dei dati personali, grazie alla dovizia di particolari normativi e giurisprudenziali, fornisce una visione completa sulle molte criticità che... Continue reading →


“Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy”


Oggi ho avuto il piacere di intervenire con Diletta Huyskes, CEO di Immanence, alla Recordati Lectures “Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy”


guidoscorza.it/dati-salute-dig…



“Cinque anni di GDPR: cosa resta da fare e come migliorarlo”


Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni.


guidoscorza.it/cinque-anni-di-…



“AI+: Generative AI for Business. Una nuova intelligenza artificiale per il business”


Giovedì 13 luglio a partire dalle 18.00 parteciperò all’incontro “AI+: Generative AI for Business. Una nuova intelligenza artificiale per il business” incentrato sui sistemi di intelligenza artificiale e generative AI, sulla loro precisione e affidabilità. L’appuntamento è organizzato dal Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” in collaborazione con IBM si terrà The Dome,... Continue reading →


“Premio Lagrange-Fondazione CRT”


Ieri sera è stato un piacere poter partecipare al Premio Lagrange – Fondazione CRT, il massimo riconoscimento internazionale per la scienza dei sistemi complessi con il quale è stata insignita Tina Eliassi Rad.


guidoscorza.it/premio-lagrange…



I Paesi dell’UE si sono schierati sulle misure a sostegno dell’innovazione, previste nel regolamento sull’IA. L’AI Act è una proposta storica per regolamentare l’intelligenza artificiale in base al suo potenziale di danno. Il disegno di legge si trova nell’ultima fase...


PRIVACYDAILY


N. 162/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Gli sforzi del Congresso per rafforzare la sicurezza e la privacy dei bambini online, in un contesto di crisi della salute mentale giovanile, si scontrano con l’opposizione dei lobbisti che sostengono che le proposte legislative sarebbero controproducenti. “Ciò che è così frustrante è che gli interessi specifici di... Continue reading →


“Mediamare – Mediazione e I.A.”


E’ stato un piacere poter partecipare alla 7a edizione di Mediamare – Mediazione e I.A. per parlare di quali impatti avrà la AI nelle dinamiche negoziali e come si potrà governare il cambiamento. Grazie ad UNAM e ANF


guidoscorza.it/mediamare-media…



PRIVACYDAILY


N. 161/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Le autorità di Hong Kong e della Cina continentale svilupperanno entro pochi mesi un piano d’azione per un accordo che renda più facili i trasferimenti transfrontalieri di dati bancari e di assistenza personale nella Greater Bay Area, ha rivelato il responsabile tecnologico della città.Il Segretario per l’Innovazione, la... Continue reading →



Personaggi di estrema destra, tra cui sostenitori del nazismo, estremisti anti-gay e suprematisti bianchi, si affollano su Threads

@Che succede nel Fediverso?

Grazie a @:fedora: filippodb :cc: :gnu: per avere segnalato questo interessante articolo di Camden Carter e Jack Winstanley pubblicato su Media Matters.

Mi ricorda molto quando, durante la #twittermigration di ottobre 2022 e di marzo 2023, mastodon è stato invaso da una certa quantità di razzisti e suprematisti, negazionisti di ogni genere che hanno subito voluto mettere alla prova la moderazione delle diverse istanze.

C'è da dire che quelle persone non sono durate molto qui nel fediverso, ma il punto è che quelle persone qui da noi non davano alcun valore che non fosse la loro partecipazione: se la loro partecipazione era problematica li si invitava ad andare altrove!
Meta invece sarà interessata a liberarsene? Del resto, per Meta, quegli utenti costituiscono uno scrigno di dati personali e comportamentali...

Vedremo cosa succederà!


Personaggi di estrema destra, tra cui sostenitori del nazismo, estremisti anti-gay e suprematisti bianchi, si affollano su #Threads

mediamatters.org/facebook/far-…

personaggi di destra si sono iscritti alla nuova alternativa di Twitter e hanno iniziato a postare insulti e altre forme di odio sui loro account, nel tentativo di sfidare le pratiche di moderazione dei contenuti di Meta.

Ma chi poteva mai immaginare che questo sarebbe potuto accadere su una piattaforma gestita da #Meta? 🙄


Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata

@Kir @C_Gajewski

> Credo sia banalmente una questione di
> A) numeri
> B) altoritmo

Anche, ma non solo. La componente culturale del fediverso è caratterizzata da una conoscenza di strumenti non mainstream. Anche gli utenti provenienti da Twitter grazie alla notorietà acquisita da mastodon, hanno ormai avuto modo di conoscere temi come il software libero, la netiquette, la decentralizzazione, il self hosting, l'impatto algoritmico, il puratismo, l'hacking virtuoso e il crowdfunding.
Questi temi sono di nicchia, ma chi li viene a conoscere non può più ignorarli.

Quindi sì: l'aspetto culturale è determinante.

Eleonora reshared this.

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata

@Kir
veramente @C_Gajewski parlava di questo

> (twitter) era diventato la fogna dell’umanità. Non si poteva più discutere di niente senza essere insultati, bloccati o segnalati


e ipotizzava:

> Sarà che l’età media è più alta? O forse rimane una cerchia culturalmente più elitaria e con un livello di scolarizzazione perlomeno decente?

al ché si è aperta la discussione sul nesso tra scolarizzazione (intesa in senso lato) e "qualità dell'aria". Ora tu sei libero di pensare che il motivo esclusivo della differenza ambientale tra Twitter e Fediverso

> sia banalmente una questione di
A) numeri
B) altoritmo

Ma la realtà è che in un ambiente come il fediverso, molto più consapevole della media su tematiche come:

> il software libero, la netiquette, la decentralizzazione, il self hosting, l'impatto algoritmico, il puralismo, l'hacking virtuoso e il crowdfunding

che trovano una rilevante parte del loro fondamento su ragioni squisitamente etiche, l'etica della comunicazione è avvertita in maniera molto più intensa.

Ecco perché bisognerebbe prendere respiro e valutare tutto lo scenario prima di dire che questo aspetto

> non ha nulla a che vedere di per sé con i temi che hai citato


“Premio Lagrange-Fondazione CR”


Lunedì 10 luglio avrò il piacere di partecipare al Premio Lagrange-Fondazione CRT a partire dalle ore 18, presso il Binario 3 delle OGR Torino. Qui le informazioni complete all’evento fondazionecrt.it/premio-lagran…


guidoscorza.it/premio-lagrange…



Etiopia, manifestazione delle donne in Tigray per chiedere giustizia e rispetto dell’accordo di tregua per le vittime


Le donne a Maychew, Tigray meridionale, hanno tenuto una dimostrazione venerdì 7 luglio 2023 Le manifestanti hanno chiesto che le donne ei bambini del Tigray non vengano puniti per quello che hanno definito “l’errore degli altri”, come recitava lo strisci

Le donne a Maychew, Tigray meridionale, hanno tenuto una dimostrazione venerdì 7 luglio 2023

Le manifestanti hanno chiesto che le donne ei bambini del Tigray non vengano puniti per quello che hanno definito “l’errore degli altri”, come recitava lo striscione durante la manifestazione.

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Le donne hanno anche fatto appello alla giustizia e alla responsabilità tempestive e la piena attuazione dell’accordo di Pretoria.

Rehmet Ayana e Mehret Redie, tra coloro che si sono riuniti per esprimere la loro frustrazione, hanno affermato che le donne sfollate sono in miseria mentre implorano l’amministrazione regionale ad interim del Tigrai e il governo federale a compiere uno sforzo concertato per affrontare i loro problemi secondo il patto di pace.

Anche la rappresentante dell’Associazione delle donne del Tigray meridionale, Tsega Gebremariam, ha affermato che la situazione delle donne sfollate sta peggiorando anche dopo l’accordo sulla cessazione delle ostilità (CoHA).

Ha aggiunto, durante la guerra genocida, 7000 famiglie sono state sfollate, di cui il 50% erano donne.

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Domenica 9 luglio 2023 le donne del Tigrai si sono radunate nuovamente in diverse parti della regione, compresa la capitale Mekelle.

Manifestazioni per 3 richieste fondamentali:

  • il ritorno degli sfollati nelle loro case,
  • la ripresa degli aiuti alla popolazione del Tigray, stato regionale etiope
  • la giustizia per le vittime di violenze sessuali, come arma di guerra.

Centinaia di migliaiai di donne di ogni età e ceto sociale stuprate durante la guerra genocida iniziata il novembre 2020 e durata 2 anni. Oggi crisi umanitaria per milioni di persone.

Secondo il reporter Solomon Berhe di Tigrai TV la manifestazione ad Adigudem, nel sud-est del Tigray, chiede l’urgente ripresa degli aiuti umanitari sospesi, nonché giustizia e responsabilità in tempi utili.

Le donne manifestanti ad Adigudem dichiarano di sostenere pienamente l’accordo di cessazione ostilità, firmato a Pretoria il 2 novembre 2020, affermando la loro disponibilità per la sua piena attuazione, condannando quelli che hanno definito spoiler del patto.

Su uno degli striscioni della manifestazione ad Adigudem si legge:

“Ci opponiamo fermamente a chi ostacola l’attuazione dell’accordo di Pretoria”


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Dimostrazioni anche a Shire, Tigrai nord occidentale e Mokoni, Tigrai meridionale.

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Abeba Haileslassie, capo della Tigrai Women Association, come indica Tigrai TV, denuncia che le donne stanno fuggendo da Zalambessa, Irob woreda [distretto], Tigray orientale, e dalle parti meridionali della regione per paura di violenze sessuali da parte delle forze eritree e amhara. Due gruppi che sull’accordo di Pretoria sono definite implicitamente “forze straniere” che devono obbligatoriamente ritirarsi, ma sono ancora presenti ed occupanti varie aree dello staot regionale del Tigray. Sono passati 8 mesi dal rilascio dell’accordo e gli obblighi di quel patto di tregua quindi sono ancora disattesi.

Le donne in Tigray hanno anche espresso la loro frustrazione per la mancanza di farmaci che sta causando la morte di innumerevoli madri.

youtube.com/embed/YCH_b2RaMFY?…

Axum, nel Tigrai centrale, e Adigrat nel Tigrai orientale, lunedì saranno testimoni di un’altra coraggiosa manifestazione per rivendicare i loro diritti come individui, come popolo oppresso da una guerra dai risvolti genocidi, per cui oggi quelle stesse donne, vittime, come tutti i civili coinvolti, ne stanno pagando le catastrofiche conseguenze.


FONTE:


tommasin.org/blog/2023-07-09/e…



“Mediamare – Mediazione e I.A”


Lunedì 10 di luglio a partire dalle 16.00 parteciperò alla 7a edizione di Mediamare – Mediazione e I.A.per parlare di quali impatti avrà la AI nelle dinamiche negoziali e come si potrà governare il cambiamento. Un incontro promosso da ANF e UNAM Per informazioni dettagliate ordineavvocatiascolipiceno.it/…


guidoscorza.it/mediamare-media…



“Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy”


Martedì 11 luglio avrò il piacere di partecipare con Diletta Huyskes, CEO di Immanence, alla Recordati Lectures “Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy” organizzato a Milano a partire dalle 14.30 da Casa Recordati e trasmesso in streaming Qui potete trovale le informazioni complete healthverse.recordati.it/edito… Qui il link per iscriversi healthverse.recordati.it/recor…


guidoscorza.it/dati-salute-dig…



PRIVACYDAILY


N. 160/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Twitter ha minacciato un’azione legale contro Meta per la sua nuova app chiamata Threads, che ha attirato decine di milioni di utenti da quando è stata lanciata questa settimana come rivale della piattaforma di social media di Elon Musk. In una lettera inviata mercoledì scorso all’amministratore delegato di... Continue reading →


“Un diritto virtuale? La regolamentazione giuridica del Metaverso”


E’ stato un piacere poter partecipare al convegno “Un diritto virtuale? La regolamentazione giuridica del Metaverso” organizzato oggi presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina.


guidoscorza.it/un-diritto-virt…



PRIVACYDAILY


N. 159/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Autorità olandese per la protezione dei dati (AP) sta indagando sulla DUO, l’agenzia governativa che attua le disposizioni in materia di istruzione e gestisce le richieste di finanziamento degli studenti. Il motivo è da ricercare nelle notizie riportate dai media circa gli abusi nel controllo delle frodi sugli... Continue reading →


“Un diritto virtuale? La regolamentazione giuridica del Metaverso”


Il 7 di luglio a partire dalle ore 9.30 avrò il piacere di partecipare, presso l’Aula “O. Buccisano” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina, al convegno “Un diritto virtuale? La regolamentazione giuridica del Metaverso” Qui le informazioni complete unime.it/eventi/convegno-un-di…


guidoscorza.it/un-diritto-virt…



Open landmark court proceedings up to public debate and participation!


EU lawmakers René Repasi (Socialists and Democrats) and Patrick Breyer (Pirate Party) today submitted amendments to the reform of the EU Court of Justice Statute, aimed at … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2023/07/CJEU-Statute-AMs.pdf

EU lawmakers René Repasi (Socialists and Democrats) and Patrick Breyer (Pirate Party) today submitted amendments to the reform of the EU Court of Justice Statute, aimed at opening proceedings before the EU’s highest court to more public debate and participation. Specifically the public, civil society and the media would be given a right to access documents, positions and arguments submitted in court proceedings, subject to some exeptions. Civil society organisations would also be allowed to submit „amicus curiae“ comments to the Court in procedures initiated by national courts.

Breyer explains: „In landmark cases with far-reaching implications, the public has a right to know and debate our governments’ and institutions’ positions. In a democracy and where press freedom reigns the powerful can be held accountable. Transparency builds trust in times of the EU and the Court experiencing a crisis of acceptance. In the same vein civil society representing general interests needs to have a say before landmark decisions are made.“

Background:

The European Court on Human Rights already grants public access to documents submitted to the court. Regarding the EU Court of Justice, however, insights can so far only be obtained indirectly by requesting the Commission to grant access to copies of documents it holds, with the Commission being very reluctant to do so.

The EU is currently in the process of revising the EU Court of Justice Statute. The overloaded Court of Justice proposes to delegate some proceedings to the General Court of first instance.

The EU Court of Justice decides on the interpretation and validity of European law, including its compliance with fundamental rights. Landmark court rulings have, for example, concerned communications data retention, upload filters, the right to be forgotten or the purchase of government bonds by the European Central Bank (“euro bailout”).

In light of the increasing non-application of Court of Justice rulings by some national courts for ‘ultra vires’ reasons, Breyer additionally proposes introducing a dialogue between the EU Court of Justice and national courts where needed.


patrick-breyer.de/en/open-land…



I have a plan to fix social media


SALUT DE PARIS. This is Digital Bridge, and I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent. This week’s newsletter comes from the City of Light, where I’m on a panel this afternoon (4:30 p.m. CET / 10:30 a.m. ET) on the global race to create AI

POLITICO’s weekly transatlantic tech newsletter uncovers the digital relationship between critical power-centers through exclusive insights and breaking news for global technology elites and political influencers.

Digital Bridge

By MARK SCOTT

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SALUT DE PARIS.This is Digital Bridge, and I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent. This week’s newsletter comes from the City of Light, where I’m on a panel this afternoon (4:30 p.m. CET / 10:30 a.m. ET) on the global race to create AI rules. You can watch along here.

Logistics note: I’m away for the next two weeks, and my POLITICO colleagues will be quarterbacking Digital Bridge. Be gentle with them.

Ready? Let’s do this:

— If we want social media to be more accountable, we first need to create the right tools to know what’s going on.

— The United Nations wants to wade into the thorny issue of artificial intelligence. We should all be very wary.

— Canada is the latest skirmish between platforms and publishers over online content. It won’t be the last.

A ‘CLEARINGHOUSE’ FOR SOCIAL MEDIA


I’M GOING TO CHANNEL MY INNER GEN-Z INFLUENCER and say that everyone needs a side hustle. Mine — since last September — has been as a visiting fellow at Brown University’s Information Futures Lab, where I’ve focused on how to turn Europe’s new online content rulebook into something that people can actually use. Specifically, my research, based on more than 50 interviews with regulators, academics, public health officials and others around the world, relates to how best to give outsiders better access to social media companies’ data for improved transparency, accountability and, inevitably, better policymaking.

But data access is boring, I hear you say. Yes, it is. But what the last seven years, dating back to the 2016 election cycle, clearly demonstrate is that we still have a very blurry understanding of how social media really works. There are limited ways to see what’s happening on these platforms, at scale. To fix that, the European Union wrote mandatory data access provisions into its Digital Services Act — the first, and currently only, legislation to legally force companies like Facebook, Google and TikTok to open themselves up to outside scrutiny. For me, it’s the first step to improving everyone’s social media feeds. You can’t fix what you don’t know, amirite?

What became quickly apparent via my fellowship, though, was the current data access ecosystem is seriously flawed. Regulators — which have their own enforcement powers to review social media data — don’t know where to start. Academics, who currently have the best access to these platforms, often compete with each other for resources and/or are beholden to ad hoc relationships with the companies. Civil society groups either lack the funding to do this work or the technical expertise to do it well. Journalists mostly scramble around in the dark, whipsawing between one-off projects that don’t really move the needle. Platforms themselves struggle with internal power dynamics that have thwarted engagement with outsiders.

What’s needed, then, is a way to do social media data access work at scale and make it available to as many people as possible. That would democratize who can do this by removing barriers that currently stifle accountability; reduce costs as people don’t have to replicate existing data collection practices already carried out by others; and allow better analysis across multiple social media networks (where the real dangers lie) by providing a one-stop-shop for those in need of data access. It goes without saying this work must uphold people’s privacy rights; protest proprietary corporate information; and avoid capture by commercial/government interests seeking to track people online.

So that’s the problem — one that Europe’s new content rulebook (albeit flawed) is uniquely placed to solve. That goes for both those within the 27-country bloc and those elsewhere, given the Digital Services Act’s data access provisions can apply to non-EU groups. The answer, for me, is what I’m calling a “social media clearinghouse,” an underlying digital infrastructure that would bring together platforms’ accessible data into a universal database available to vetted researchers, civil society groups and others. It would take care of the technical layer of this work, so organizations can get on with what they do best: providing a level of accountability and transparency to what happens on social media.

I can already hear you shouting: “You want to create a global database to track everyone’s social media activities? Hard pass.” I get that. The clearinghouse would have to run in conjunction with a strict, independent vetting procedure — one already being created via the European Digital Media Observatory (more on that here) — to limit who can access such infrastructure. This isn’t about creating a global surveillance regime. Think about it more like a CrowdTangle 2.0, a replacement for the cross-platform social media analytics tool owned by Meta that’s indispensable for existing social media accountability work, but which is falling apart, mostly out of neglect.

What my Brown fellowship made clear to me is the current work in this area represents less than the sum of its parts. The limited resources available for social media transparency work is balkanized in a million ways. Brussels has, uniquely, laid out the ability to force greater access to platform data with its new content rulebook, potentially for a global network of organizations. But policymakers have done little, if any, work to turn these rules into a reality for anyone beyond their own enforcement investigatory work.

A social media clearinghouse would fill a much-needed gap by providing the underlying digital data infrastructure to jumpstart a wider array of organizations’ work on unpicking the black box that social media still remains. It’s not going to fix the dumpster fire that parts of this online world have become. But it can provide a universal foundation for what policymakers keep telling me is their goal: to make social media a better experience for all.

THE UNITED NATIONS AND AI


TO MISQUOTE RONALD REAGAN, “The 13 most terrifying words in the English language are: ‘I’m from the United Nations, and I’m here to help (on artificial intelligence).'” Yes, that’s a pretty hamfisted metaphor. But I am incredibly skeptical of any U.N. effort to wade into international digital policymaking. Mostly, that’s because such efforts give authoritarian governments like China, Russia and Saudi Arabia a seat at the table in how things like AI, online content rules and cybersecurity are shaped. Call me an elitist, but let’s work it out between democracies first.

Still, Thursday marks the sixth installment of the U.N.’s AI for Good summit in Geneva. Overseen by the International Telecommunications Union, a Swiss-based UN agency, the two-day gathering is aimed at harnessing the emerging tech to help meet the international organization’s sustainable-development goals. It includes panels on everything from the technical challenges around regulating generative AI to using the technology to fight climate change. Given the summit started years before AI became the over-hyped beast it is today, it would be hard to claim the U.N. is merely jumping on the bandwagon of the latest hot policy area.

“I’m hopeful,” Doreen Bogdan-Martin, the International Telecommunication Union’s American head, told me when I asked her how optimistic she was the U.N. could successfully bash international policymakers’ heads together, given the litany of failed global digital initiatives that pot mark the internet superhighway. “We sort of don’t have a choice. We have to try to make this work.” I’m not sure if the “What else can we do?” argument is a strong one. But Bogdan-Martin is right in that global cooperation on all facets of AI is needed, and needed now.

Luckily, the U.N. isn’t starting from scratch. Back in 2021, UNESCO — another U.N. agency — published its AI Principles, underlying ethics guidelines around things like upholding people’s right to privacy; the proportionate use of AI to carry out specific tasks; and a need for accountability and transparency baked into how these opaque systems are developed. All of UNESCO’s 193 members (but, pointedly, not the United States, which is about to rejoin the group) backed the proposals, including countries like China.

And that’s where things start to fall down. I have my personal views on allowing Beijing to participate in such global digital policymaking fora. But if countries agree to certain underlying AI ethical principles, how do you square that with China’s aggressive roll-out of the technology, especially around its controversial social credit system?

“Well, China signed (the principles),” Gabriela Ramos, UNESCO’s assistant director general for the social and human sciences who helped to negotiate the agency’s recommendations, said when I asked her if China would abide by UNESCO’s AI Principles. “We take it at face value that if countries sign up to the recommendations, we are expecting that they will implement them.”

Again, not exactly the strongest of statements. But Bogdan-Martin, the ITU boss, made it clear the era of self-regulation (looking at you, White House, and your ongoing meetings with industry about such efforts) is over. “Business, alone, can’t be self-regulating,” she said. “There’s a need to have governments engaged. There’s a really important role for the U.N., for academia, and for civil society.” I agree with her that governments need to roll up their sleeves and set some ground rules. I’m just not so sure the U.N. — with the inevitable complex geopolitics that comes with it — is the right place for those discussions to take place.

BY THE NUMBERS

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PLATFORMS VS. PUBLISHERS, CANADA EDITION


TO OVER-GENERALIZE OUR COUSINS FROM THE NORTH, Canadians are typically pretty chilled-out people. So when Justin Trudeau and his officials attack the likes of Meta and Alphabet for threatening to take down news content from their platforms, you know something has gone wrong. This is all in response to local legislation, known as the Online News Act, that will force the tech giants to pay Canadian publishers when their content appears on their sites. The Canadian government estimates it may bolster national media outlets’ coffers, annually, by $250 million by mandating Facebook and Google to negotiate such commercial deals.

This follows separate (successful) efforts in Australiawhere local publishers are now pocketing an estimated $150 a year in similar platform payments. In Europe, national governments are now strong-arming tech companies to similarly hand over blockbuster fees via the bloc’s copyright directive, which allows outlets to charge whenever their content appears on these platforms. (Disclaimer: Axel Springer, POLITICO’s German owner, was a vocal supporter of those provisions.) In California, state lawmakers are considering a similar Canada/Australia-style model.

There’s a lot to be said about the lobbying efforts from cash-poor publishers seeking to tap wealthy platforms for additional revenues when their underlying advertising business is crumbling. But it’s also true tech giants gain massively from media outlets’ content that appears on their sites. Is that dynamic unsustainable? Probably. But it’s worth remembering both sides are hard-nosed lobbyists and the answer, inevitably, is somewhere between publishers charging platforms for their content and tech giants using this material for free.

WONK OF THE WEEK


NOW THE ENFORCEMENT POWERS OF CALIFORNIA’S privacy rules are in place (as of July 1), it’s time to focus on Michael Macko, who was just appointed the first deputy director of enforcement at the California Privacy Protection Agency.

The University of Pennsylvania law school graduate has a mix of public and private sector experience. Most recently, he was a senior lawyer at Amazon, and previously was both an assistant U.S. attorney at the U.S. Department of Justice and a trial attorney at the U.S. Securities and Exchange Commission.

Overnight, Macko will become one of the most powerful privacy enforcers in the U.S. (albeit his work will have to be done in conjunction with the state’s attorney general.) That includes a likely focus on how mobile apps are complying with the Golden State’s de facto national privacy standards, as well as how companies’ use of AI aligns with the new rules.

THEY SAID WHAT, NOW?


“The United States has fulfilled its commitments for implementing the EU-U.S. Data Privacy Framework announced by President Joe Biden and European Commission President Ursula von der Leyen in March 2022,” said Gina Raimondo, the U.S. commerce secretary, after the U.S. Department of Justice approved the surveillance practices of EU member countries and American intelligence agencies updated their own guidelines to comply with a 2020 decision from Europe’s highest court that U.S. data protection safeguards were not sufficient to uphold the bloc’s fundamental privacy rights.

Those steps mark the final stages required by Washington before Brussels approves a transatlantic data-transfer deal, which may come as early as Tuesday or Wednesday next week.

WHAT I’M READING


— The U.S. federal government is already using artificial intelligence in myriad ways. Luckily, the National Artificial Intelligence Initiative Office has brought them all into one place. Take a look here.

The United Kingdom has its own regime to regulate “online safety.” The country’s regulator in charge of these efforts has outlined exactly what its plans are, and over what time period.

— Germany’s federal cartel office won its case against Meta over claims that it abused its dominant position to unfairly favor its own services via the collection of people’s online data. Read the decision here.

A U.S. judge ordered vast parts of the federal government not to meet or coordinate with social media companies over allegations officials and tech executives were censoring or suppressing people’s protected speech online. Read the ruling here.

Meta released Threads, a Twitter alternative, that had already signed up millions of users within its first hours. Unfortunately, it appears you can’t delete your Threads account without also removing your Instagram account. Awkward.

China is moving ahead with its own efforts to regulate generative AI. Yirong Sun and Jingxian Zeng unpick the draft proposals for the Future of Privacy Forum.

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PRIVACYDAILY


N. 158/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Mark Zuckerberg di Meta è in rotta di collisione con il governo del Regno Unito per i suoi continui piani di inserire la messaggistica super-sicura in tutte le sue app, nonostante esista una legge che potrebbe di fatto mettere fuori legge questa tecnologia. In tutto il mondo, i... Continue reading →


“Privacy a 5 anni dall’entrata in vigore del GDPR, la tutela dei dati personali da Occidente ad oriente”


E’ stato un piacere partecipare all’incontro dedicato ai 5 anni dall’entrata in vigore del GDPR e alla tutela dei dati personali da Occidente ad Oriente


guidoscorza.it/privacy-a-5-ann…



Etiopia, situazione fuori controllo nel campo per sfollati di Abiy Addi, Tigray


Sono passati 8 mesi dall’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il 2 novembre 2022 tra governo federale etiope e TPLF – Tigray People’s Liberation Front, rappresentanti dello stato regionale del Tigray. Accordo di tregua dopo 2 anni di guerra d

Sono passati 8 mesi dall’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il 2 novembre 2022 tra governo federale etiope e TPLF – Tigray People’s Liberation Front, rappresentanti dello stato regionale del Tigray.

Accordo di tregua dopo 2 anni di guerra dai risvolti etnici e genocidi, guerra considerata la più atroce degli ultimi tempi: si stima un minimo di 600.000 vittime tra i civili, crimini di guerra, repressione politica, massacri e atrocità (stupri per vendetta, arresti e detenzioni arbitrarie di massa, 90% del sistema sanitario regionale distrutto, campi, raccolti saccheggiati e incendiati, bestiame rubato o macellato e blocco degli aiuti alimentari umanitari come armi da guerra) legittimate e mascherate da “guerra al terrorismo”.

Arriva oggi, 5 luglio, l’aggiornamento condiviso da Jan Nyssen, professore dell’Università di Ghent (che col suo team ha prodotto le stime sul numero di vittime prodotte dalla guerra genocida in Tigray)


Un amico di Abiy Addi ha avuto l’opportunità di entrare nel campo per sfollati di Abiy Addi e di parlare con la gente; mi ha inviato questo rapporto di testimone oculare il 4 luglio.

È molto doloroso visitare il centro per sfollati di Abiy Addi. La gente correva da me aspettandosi che io stessi molto meglio di loro, visto che vedevano che riuscivo almeno a sopravvivere.

Tra i circa 53.000 sfollati, 841 sono disabili e soffrono per la scarsità di cibo. Finora sono morti 26 sfollati. Ci sono anche minori non accompagnati che soffrono.

Un conteggio del centro sanitario di Abiy Addi indica che 676 persone sono sul punto di morire nel campo per sfollati.

Nel campo ci sono 2200 sopravvissuti alla violenza sessuale correlata al conflitto (Conflict- Related Sexual Violence – CRSV), di cui 500 non ricevono alcun aiuto. Molti di loro hanno malattie croniche.

Ci sono 891 donne in condizioni critiche nel campo.

Il centro per sfollati è in una TVET (Vocational Education and Training – scuola di formazione tecnico-professionale), ma non c’è posto per tutti. Più di 4000 persone sono senza riparo.

Generalmente, le persone nel centro per sfollati hanno deciso che stanno solo aspettando la morte entro domani o dopodomani.

La maggior parte degli sfollati proviene dalla zona occidentale del Tigray, in particolare Humera e Maykadra.

Gli sfollati avevano la speranza di tornare a casa quando lo scorso novembre è stata annunciata la cessazione delle ostilità; ma ora, 2 anni e mezzo dopo essere stati espulsi dal loro posto, si rendono conto che non ci sarà ritorno a casa ma che preferiranno morire qui. Vanno a mendicare ovunque in città, ma ricevono pochissimo sostegno dalla comunità ospitante perché anche queste persone non hanno reddito e non ci sono più aiuti alimentari nemmeno per loro. Da tutti questi anni, le persone non hanno comprato vestiti. Molti sono nudi, i bambini camminano a piedi nudi. Non c’è nemmeno istruzione per i bambini nel centro per sfollati.

Gli sfollati hanno bisogno di sostegno alimentare, hanno bisogno di tornare a casa. Formalmente, ad Abiy Addi è stato istituito un comitato di protezione per gli sfollati.

Sono presenti diverse ONG internazionali, ma con pochi mezzi. Assistono alcune migliaia di famiglie con farina, olio e sale. Forniscono acqua pulita e organizzano la pulizia dell’ambiente da parte di volontari. 670 donne hanno ricevuto kit di dignità [sanitario e nutrizionale]. Alcuni sopravvissuti alla violenza di genere ricevono sostegno in denaro e formazione per proteggersi.

La mia impressione generale è che la situazione nel centro per sfollati di Abiy Addi sia fuori controllo – letteralmente dal tigrino: “oltre la capacità di gestione”.


Considerazioni finali


Il Professor Jan Nyssen in chiusura alla testimonianza condivisa aggiunge che:

Numerose persone nel campo per sfollati interni (IDP) di Abiy Addi nel Tigray centrale (circa 100 chilometri a ovest di Mekelle in linea d’aria) sono purtroppo morte a causa di problemi legati alla fame. Questi campi per sfollati servono come vivido promemoria delle terribili condizioni che continuano ad affliggere la popolazione del Tigray, con centinaia di migliaia di persone che cercano sicurezza all’interno dei suoi confini. La fine del 2020 e l’inizio del 2021 hanno visto la maggior parte degli sfollati espulsi dal Tigray occidentale dalle forze militari della regione di Amhara che ancora occupano la zona occidentale del Tigray.

Gli aiuti alimentari sono stati sospesi dal PAM e dall’USAID a causa dei diffusi furti organizzati ai massimi livelli in Etiopia. Abbiamo scritto un articolo di opinione su questa sospensione degli aiuti alimentari con André Crismer e lo abbiamo pubblicato sul quotidiano belga “La Libre”: Nel Tigray, ancora afflitto dalla carestia, gli aiuti alimentari sono stati sospesi.


Approfondimenti:



Archivio:



tommasin.org/blog/2023-07-05/e…



PRIVACYDAILY


N. 157/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Martedì scorso Meta Platforms (META.O) ha perso la sua battaglia contro un ordine tedesco di restrizione dei dati che colpisce il fulcro del suo modello di business, in quanto la massima corte europea ha appoggiato il diritto dell’antitrust tedesco di indagare anche sulle violazioni della privacy.La sentenza della... Continue reading →


ECJ ruling on Meta browsing records: Breakthrough for online privacy


Pirate Party MEP Patrick Breyer, who has sued in court for more than 10 years against the clickstream logging, celebrates today’s ECJ ruling against the U.S. Internet company Meta … https://www.daten-speicherung.de/index.php/klage-gegen-surfprotokollieru

Pirate Party MEP Patrick Breyer, who has sued in court for more than 10 years against the clickstream logging, celebrates today’s ECJ ruling against the U.S. Internet company Meta as a breakthrough for online privacy:

“Following the business model of surveillance capitalism, Internet corporations, like stalkers, pervasively record our browsing behavior in order to be able to analyze our personality, our likes and weaknesses. Based on these personality profiles, they keep us online and manipulate us into buying products or voting for certain parties.

„Today’s landmark ruling by the European Court of Justice likely means the end of the common practice of clickstream logging, which I’ve been fighting for over a decade. Meta’s pretexts to justify this practice have largely been dismissed. Even for security purposes, indiscriminate and pervasive logging of all our clicks in an identifiable way is not necessary.

„Big Tech will need to be honest and give us the choice of paying for their services with money, or with our privacy. Today’s landmark ruling will change the Internet landscape and give non-commercial, decentralized and free services a much needed boost.

„No one has the right to record everything we say and do online. As generation Internet, we have the right to be able to inform ourselves online just as privately and uninhibited as our parents were able to do read newspapers, listen to radio or watch TV. The Court of Justice today rejected the NSA-style method of a total recording of our digital lives and helped the fundamental rights to privacy, freedom of information and freedom of expression on the Internet to prevail!”


patrick-breyer.de/en/ecj-rulin…

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“Privacy: a 5 anni dall’entrata in vigore del GDPR, la tutela dei dati personali da Occidente a Oriente, un confronto tra PIPL e GDPR”


Domani a partire dalle 9.00 avrò il piacere di partecipare con Agostino Ghiglia al convegno “Privacy: a 5 anni dall’entrata in vigore del GDPR, la tutela dei dati personali da Occidente a Oriente, un confronto tra PIPL e GDPR” nella Sala del Refettorio, Palazzo San Macuto, Via del Seminario a Roma


guidoscorza.it/privacy-a-5-ann…



Data protection enforcement must strengthen citizens’ rights, not weaken them!


Today, the European Commission presented a draft regulation to improve cooperation between European data protection authorities. MEP and digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party) warns: “My data must belong to …

Today, the European Commission presented a draft regulation to improve cooperation between European data protection authorities. MEP and digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party) warns:

“My data must belong to myself – this is the central power balance question in the information age. However, the enforcement of data protection law against global internet corporations suffers from procrastination and industry-friendliness, especially in Ireland. We urgently need to take action here. However, the EU Commission does not want to introduce deadlines to speed up proceedings. Reducing the participation rights of victims of data protection violations and scandals is not an acceptable way to speed up proceedings! We need enforcement reform to strengthen citizens’ rights against corporations, not to weaken them.”


patrick-breyer.de/en/data-prot…




PRIVACYDAILY


N. 156/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Accanto al Regolamento generale sulla protezione dei dati, alla Legge sui servizi digitali, alla Legge sul mercato digitale e alla Legge sulla governance dei dati, arriva la Legge sui dati. Un testo sul quale i 27 Stati membri hanno raggiunto un accordo la scorsa settimana e che, questa... Continue reading →


La definizione dell’Intelligenza artificiale (IA), la classificazione dei sistemi ad alto rischio, l’elenco dei casi d’uso dell’IA che presentano criticità e la valutazione dell’impatto sui diritti fondamentali saranno sul tavolo del Consiglio europeo questa settimana, mentre la presidenza di turno...