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Lucy in the Sky with… 52246 Donaldjohanson



I modelli di formazione ed evoluzione planetaria suggeriscono che gli asteroidi troiani siano resti del materiale primordiale che, oltre quattro miliardi di anni fa, ha forgiato il Sistema solare. Studiare alcuni di questi corpi primitivi, situati tra le orbite di Marte e Giove, è l’obiettivo della missione Lucy della Nasa.


Una rappresentazione del Sistema solare che mostra la traiettoria della sonda Lucy durante l’incontro con l’asteroide troiano Donaldjohanson il 20 aprile 2025. Crediti: Nasa/Goddard/SwRI/Asu

Così chiamata in onore della nostra antichissima antenata australopiteca, Lucy, appunto – nome ispirato dalla celebre canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles – la sonda è partita per il suo viaggio il 16 ottobre del 2021.

Dopo un primo assist gravitazionale con la Terra nell’ottobre del 2022, il primo novembre 2023 il veicolo spaziale ha incontrato il suo primo “diamante”, risultato poi essere un contrarié, come direbbe un orefice: un sistema binario composto dall’asteroide Dinkinesh e dalla sua piccola luna Selam.

Effettuato un altro assist gravitazionale con la Terra nel 2024, la sonda si prepara ora all’incontro con il suo secondo obiettivo: il piccolo asteroide della fascia principale 52246 Donaldjohanson. Se il primo incontro ha rappresentato una preziosa opportunità per testare i sistemi della sonda, questo nuovo flyby sarà una vera e propria “prova generale” per i futuri incontri con gli altri asteroidi troiani che rappresentano l’obiettivo principale della missione.

L’asteroide 52246 Donaldjohanson prende il nome dal paleoantropologo che ha scoperto il fossile Lucy. Con un diametro di circa 4 chilometri, è il più piccolo tra gli obiettivi della missione. È un oggetto celeste particolarmente interessante: secondo gli scienziati, si sarebbe originato da una violenta collisione tra 163 Erigone, l’asteroide progenitore, e un altro corpo celeste; un evento avvenuto circa 150 milioni di anni fa, da cui sarebbe nata l’omonima famiglia di asteroidi Erigone.

L’appuntamento di Lucy con questo masso spaziale è fissato per il giorno di Pasqua, domenica 20 aprile, alle 19:51 ora italiana. Mentre molti di noi saranno stramazzati sul divano a digerire il pranzo, la sonda sorvolerà il corpo celeste a una velocità di crociera di 13,4 chilometri al secondo, arrivando a una distanza di circa 960 chilometri dalla sua superficie.

Il flyby sarà piuttosto complesso. Vediamone i punti salienti. Per seguire l’asteroide, circa trenta minuti prima del massimo avvicinamento la sonda dovrà riorientarsi, allontanando temporaneamente la sua antenna ad alto guadagno dalla Terra e interrompendo così le comunicazioni. In questa fase, grazie al suo sistema di tracciamento terminale, Lucy ruoterà autonomamente per mantenere l’asteroide nel proprio campo visivo, effettuando osservazioni con tutti e tre gli strumenti scientifici di cui dispone: l’imager ad alta risoluzione L’Lorri, l’imager a colori e spettrometro a infrarossi L’Ralph, e lo spettrometro a emissione termica L’Tes. L’inseguimento terminerà circa 40 secondi prima del raggiungimento della minima distanza dall’asteroide, una misura precauzionale per salvaguardare gli strumenti dall’eccessiva intensità della luce solare


Animazione che mostra l’asteroide Donaldjohanson (nel riquadro bianco) muoversi tra le stelle sullo sfondo. Le immagini con cui è stato realizzato questo contenuto sono state scattate il 20 e il 22 febbraio 2025, quando il veicolo si trovava una distanza di 70 milioni di chilometri dal corpo celeste, e pubblicate il 25 febbraio. Crediti: Nasa/Goddard/SwRI/Johns Hopkins Apl/Noir

«Se foste seduti sull’asteroide a osservare il veicolo spaziale che si avvicina, fissando il Sole in attesa che esso emerga dal suo bagliore, dovreste proteggere gli occhi», dice a questo proposito Michael Vincent, ricercatore al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado (Usa), e responsabile delle operazioni di sorvolo. «Una volta che Lucy avrà superato l’asteroide, le posizioni si invertiranno, e dovremo quindi schermare i suoi strumenti. La sonda è progettata per osservare oggetti illuminati da una luce 25 volte più debole rispetto a quella che riceve la Terra: puntare le fotocamere direttamente verso il Sole potrebbe danneggiarle».

Una volta concluso il sorvolo, la sonda effettuerà una manovra di beccheggio, riorientando nuovamente i pannelli solari verso il Sole. Circa un’ora più tardi, Lucy avrà ristabilito le comunicazioni con la Terra e sarà dunque pronta per trasmettere i preziosi dati scientifici raccolti, un processo che richiederà diversi giorni.

«Ogni asteroide ha una storia diversa da raccontare», conclude Tom Statler, scienziato della Nasa e program scientist della missione. «Queste storie si intrecciano, delineando il racconto dell’origine del Sistema solare. Il fatto che ogni nuovo asteroide che visitiamo riesca a sorprenderci dimostra che stiamo solo agli inizi della comprensione di questa storia. Le osservazioni con i telescopi lasciano intendere che l’asteroide Donaldjohanson abbia molto da raccontare. Per questo, mi aspetto di restare ancora una volta sorpreso».

Guarda il video (in inglese) sul canale YouTube della Nasa:

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