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Oggi, 12 dicembre, nel 1969, la strage di Piazza Fontana a Milano

La strage di Piazza Fontana è un attentato terroristico perpetrato il 12 dicembre 1969 alle ore 16:37 presso la sede milanese della Banca Nazionale dell'Agricoltura, situata in piazza Fontana. La detonazione di un dispositivo esplosivo contenente 7 chilogrammi di tritolo provocò 17 vittime e 88 feriti, costituendo l'evento inaugurale della strategia della tensione in Italia.

L'attentato si inseriva in una sequenza coordinata di cinque ordigni esplosivi posizionati a Milano e Roma nel medesimo pomeriggio. Nella capitale, le esplosioni presso l'Altare della Patria in piazza Venezia e presso la Banca Nazionale del Lavoro causarono 16 feriti. A Milano, un secondo ordigno fu rinvenuto inesploso in piazza della Scala.

Le investigazioni si orientarono inizialmente verso la cosiddetta "pista anarchica", determinando l'arresto di Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli. Il primo fu indicato come colui che materialmente aveva posto la bomba nell'atrio della banca, mentre il secondo decedette il 15 dicembre in seguito a una caduta dalla finestra della questura di Milano.
Al pari di altre stragi nel decennio successivo, quella di piazza Fontana dovette subire attività di depistaggio che portarono a svelare connivenze tra componenti deviate dell'apparato statale e formazioni eversive.

Nel 2005, la Corte di Cassazione ha accertato la responsabilità del gruppo neofascista del Triveneto Ordine Nuovo, sotto la direzione di Franco Freda e Giovanni Ventura. Tuttavia, entrambi non hanno potuto essere sottoposti a procedimento penale in virtù del principio giuridico del ne bis in idem.
L'ex militante di Ordine Nuovo Carlo Digilio, divenuto collaboratore di giustizia, ha confermato il coinvolgimento dell'organizzazione nell'attentato.

Per approfondire:
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