Esseri umani e AI: ecco come già molti anni fa, il grande Gianni Rodari, ci metteva in guardia...
Un giorno bussò alla nostra porta uno strano tipo: un ometto buffo vi dico alto poco più di due fiammiferi.
Aveva in spalla una borsa più grande di lui.
– Ho qui delle macchine da vendere – disse.
– Fate vedere – disse il babbo.
– Ecco, questa è una macchina per fare i compiti. Si schiaccia il bottoncino rosso per fare i problemi, il bottoncino giallo per svolgere i temi, il bottoncino verde per imparare la geografia: la macchina fa tutto da sola in un minuto.
– Compramela, babbo! – dissi io.
– Va bene, quanto volete?
– Non voglio denari – disse l’omino.
– Ma non lavorerete mica per pigliar caldo!
– No, ma in cambio della macchina voglio il cervello del vostro bambino.
– Ma siete matto! – esclamò il babbo.
– State a sentire, signore – disse l’omino, sorridendo - se i compiti glieli fa la macchina, a che cosa gli serve il cervello?
– Comprami la macchina, babbo! – implorai – Che cosa ne faccio del cervello?
Il babbo mi guardò un poco e poi disse: – Va bene, prendete il suo cervello.
L’omino mi prese il cervello e se lo mise in una borsetta. Com’ero leggero, senza cervello! Tanto leggero che mi misi a volare per la stanza e, se il babbo non mi avesse afferrato in tempo, sarei volato giù dalla finestra.
– Bisognerà tenerlo in gabbia – disse l’ometto.
– Ma perché? – domandò il babbo.
– Non ha più cervello, ecco perché. Se lo lasciate andare in giro, volerà nei boschi come un uccellino e in pochi giorni morirà di fame!
Il babbo mi rinchiuse in una gabbia, come un canarino. La gabbia era piccola, stretta, non mi potevo muovere. Le stecche mi stringevano tanto che… alla fine mi svegliai spaventato. Meno male che era stato solo un sogno! Vi assicuro che mi sono subito messo a fare i compiti.
(Gianni Rodari, tratto da "La macchina per fare i compiti")
Di seguito invece, la stessa storiella, dove però, stavolta, la macchina per fare I compiti, viene utilizzata nel modo giusto e diventa un prezioso strumento di apprendimento:
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Un giorno bussò alla nostra porta uno strano tipo: un ometto buffo, alto poco più di due fiammiferi. Aveva in spalla una borsa più grande di lui.
– Ho qui delle macchine da vendere – disse.
– Fate vedere – disse il babbo.
– Ecco, questa è una macchina per studiare. Si schiaccia il bottoncino rosso per capire i problemi, il bottoncino giallo per scrivere i temi, il bottoncino verde per imparare la geografia. Ma non fa tutto da sola: ti guida, ti spiega, ti aiuta a capire!
– Compramela, babbo! – dissi io.
– Va bene, quanto volete?
– Non voglio denari – disse l’omino.
– Ma non lavorerete mica per pigliar caldo!
– No, ma in cambio della macchina voglio la tua curiosità e il tuo impegno.
– Ma siete matto! – esclamò il babbo.
– State a sentire, signore – disse l’omino, sorridendo – se usi la macchina per imparare, la curiosità e l'impegno aumentano a dismisura! La macchina ti aiuterà a capire, ma sarai tu a fare i compiti.
– Comprami la macchina, babbo! – implorai – Voglio imparare di più!
Il babbo mi guardò un poco e poi disse: – Va bene, prendete la sua curiosità e il suo impegno.
L’omino mi consegnò la macchina e se ne andò. Presi la macchina e iniziai a usarla. Quando schiacciai il bottoncino rosso, apparve una lezione interattiva sui problemi matematici. La macchina mi spiegava i concetti, faceva esempi pratici e mi chiedeva di risolvere esercizi. Quando sbagliavo, mi spiegava dove avevo sbagliato e come correggermi.
Con il bottoncino giallo, la macchina mi aiutava a scrivere i temi, suggerendomi idee, mostrandomi come strutturare il testo e correggendo la mia ortografia. Con il bottoncino verde, imparai la geografia attraverso mappe interattive e video educativi.
Ogni giorno, la macchina mi aiutava a studiare, ma era sempre io a fare i compiti. Imparai molto di più di prima, e i miei voti migliorarono notevolmente. La curiosità e l'impegno erano ancora lì, più forti che mai.
Una sera, mentre finivo un tema, mi resi conto di quanto fossi cresciuto grazie alla macchina. Non solo ero più bravo a scuola, ma avevo sviluppato una vera passione per l'apprendimento.
Mi voltai verso il babbo e dissi: – Grazie, babbo, per avermi dato la macchina. Mi hai regalato un strumento fantastico, ma soprattutto mi hai insegnato che la curiosità e l'impegno sono le chiavi del successo.
Il babbo sorrise e mi abbracciò. – Sono orgoglioso di te, figlio mio.
E così, la macchina per studiare divenne il mio migliore alleato, ma fu la mia curiosità e il mio impegno a fare la differenza.
(Scritta da QwenLM AI)
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Andrea Millozzi
in reply to Andrea Millozzi • •Andrea Millozzi ha taggato stato di Andrea Millozzi con #scienza
Andrea Millozzi
2025-02-05 16:55:37
Andrea Millozzi
in reply to Andrea Millozzi • •Andrea Millozzi ha taggato stato di Andrea Millozzi con #tecnologia
Andrea Millozzi
2025-02-05 16:55:37
marcolo
in reply to Andrea Millozzi • •Giacomo Tesio
in reply to Andrea Millozzi • • •La favola di Rodari è un monito contro la propaganda alienante diffusa dal LLM di turno.
Il papà della seconda storia si è fatto fregare: si ritroverà un figlio succube di chi controlla il suo smartphone/tablet e con un grave deficit di attenzione (e forse anche di peggio).