In memoria di….
Guardare Auschwitz.
Sentirsi le budella ritorcersi
nel vedere
corpi rigidi ridotti a non più
di congegni meccanici inservibili,
mischiati al fango e ormai già fango.
Scheletri nudi,
con braccia lignificate;
cataste di figli, di madri,
di uomini inermi
che la morte soltanto accomuna.
Tutti avvolti, ieri,
da una sola, grande speranza,
riparo dalle atrocità: la vita!
Capelli lunghi intatti
pendono a coprire il volto ignoto
di una madre strappata a suo figlio
anche nella morte.
Mani crudeli,
con maschere antigas
per non morire soffocate
dal fetore da loro stessi prodotto
con folle determinazione,
profanano ancora una volta
quei corpi umili,
da lungo tempo
annientati da menti cattive.
E vedere sorrisi intorno a tanta paura
fa rabbrividire.
Ma il rimorso non li prende;
il pentimento
è un’isola per pochi naufraghi,
che pur vivono male
senza un’ombra dietro
in cui riconoscersi
e dieci, cento, mille ombre di morti
che dilaniano i loro corpi
con ferite senza sangue, insanabili.
Riecheggia, così,
l’odio
che mi era sempre sembrato
lontano millenni?
Questa parte oscura
della dimensione uomo
si staglia ben netta
agli occhi di un individuo
che “vede” la vita,
e pesante su di lui
si fa l’eredità
della bestia che fu!
(by ant58ore - 1978)