La scuola e i mondi
Oggi giornata col bimbo, ché la scuola dell'infanzia è chiusa causa terremoto. Temo che si potrà lavorare poco. Intanto butto giù qualche appunto mattiniero per un articolo che sto scrivendo sulla scuola.
La scuola prepara i bambini e poi gli adolescenti a vivere nel mondo adulto, a diventare membri -- attivi, consapevoli, critici -- della società. C'è dunque da una parte il mondo dell'infanzia/adolescenza, dall'altro il mondo degli adulti; e la scuola è nel mezzo. Si tratta di una semplificazione, e in campo educativo non c'è errore che sia più grave della semplificazione. Non esiste un mondo adulto, così come non esiste una società. Esistono diversi mondi, in conflitto tra di loro, ed all'interno dei quali cambiano radicalmente i valori e i criteri di assegnazione dell'importanza personale. In De la justification (1991) Luc Boltanski e Laurent Thévenot ne individuavano cinque: il mondo dell'ispirazione, il mondo domestico, il mondo dell'opinione, il mondo civico, il mondo del mercato e il mondo industriale. Seduti nei loro banchi, i bambini e gli adolescenti non sono soggetti neutri, intercambiabili, che assumono una qualche identità solo quando una certificazione consente loro di ottenere un'etichetta diagnostica, rendendoli studenti con BES (o semplicemente BES), ma persone con una loro precisa identità culturale e sociale, che appartengono a qualcuno di questi mondi e forse anche a qualche altro che i due sociologi francesi non hanno previsto. Ora, non tutti questi mondi sono ugualmete rappresentati a scuola. Consideriamo il solo mondo domestico. Ho insegnato per molti anni in un Liceo delle Scienze Umane pugliese, frequentato in grande maggioranza da ragazze che appartenevano a \textit{questo} mondo. I loro valori erano quelli del mondo domestico, e tali erano anche le loro aspirazioni.
La scuola non sa che farsene del mondo domestico. Si parla periodicamente di una educazione affettiva, ma è cosa che suscita qualche imbarazzo, perché si tratta di fare qualche passo in un mondo sconosciuto -- del resto la scuola è per eccellenza il luogo della neutralità affettiva. È appena il caso di notare che per il mondo del mercato l'istituzione scolastica non ha che disprezzo. Ci si chiede per quale mondo in effetti la scuola prepari. Probabilmente a un mondo civico astrattissimo, perché privo di qualsiasi consapevolezza della complessità e della ricchezza del mondo sociale.