Nel 1967 compare la seconda edizione[1] di L'éducation du travail (L'educazione del lavoro) di Célestin Freinet. Quinto degli otto figli di una famiglia contadina dell Provenza, Freinet ha passato l'infanzia alternando lo studio scolastico con il lavoro nei campi. Dopo la Grande Guerra, durante la quale fu ferito a un polmone, e l'avvicinamento al marxismo comincia la sua attività di maestro elementare in un piccolo villaggio delle Alpi Marittime, avviando quelle sperimentazioni che faranno di lui uno dei protagonisti dell'attivismo pedagogico europeo.
Il libro è un confronto serrato tra il signor Long, maestro di villaggio, e il saggio contadino Mathieu, alter ego dell'autore; ed è un testo che va letto in parallelo con la Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana, uscita in Italia nello stesso anno, poiché toccano lo stesso tema -- il rapporto tra la scuola e mondo contadino -- giungendo a una stessa messa in stato d'accusa, con differenze che però sono significative.
Prima di analizzare gli argomenti di Mathieu-Freinet leggiamo una testimonianza recente. Si tratta di una donna nata nel 1938 in provincia di Siena.
Iniziai ad andare a scuola ma smisi alla quarta elementare perché bocciai in terza e quindi avevo già fatto i cinque anni obbligatori. Quando avevo sette anni iniziai a stare male: avevo le convulsioni parecchio spesso e me le portai dietro fino a dodici anni è per questo che in terza stetti parecchio a casa e mi bocciarono. A quel tempo lì s’aveva gli animali e dopo scuola col mi' fratello s’andava a portarli sulla Montagnola a passeggiare e a mangiare fino a buio.\ Quando avevo diciotto con la mi' famiglia ci siamo trasferiti ad abitare in provincia di Arezzo e le condizioni in cui vivevamo erano anche peggiori non ci s’aveva nemmeno il bagno la casa era simile ad una capanna con la testa si toccava i travicelli del tetto, lavoravo col mi' babbo e zappavamo il granturco e la sera ci si metteva a fa' le spighe in casa, le attaccavamo al tetto e le portavamo dal mugnaio a far macinare e poi ci facevamo il pane, la polenta e lo davamo anche agli animali, andavamo nell’aia a tribbiare il grano e tenevamo la paglia per farci le stalle per gli animali.\La sera facevamo le tavolate dei vicini e dopo mangiato ci scaldavamo tutti attorno al fuoco.[2]
È una delle infinite storie di figli di contadini che il sistema scolastico italiano ha espulso precocemente. Bambini che facevano spesso diversi chilometri a piedi, camminando al freddo o nel fango, per raggiungere la scuola più vicina, e che quando vi giungevano trovavano un mondo ostile, nel quale sembrava che non avessero granché da fare. Per contrasto, in questa e in molte altre narrazioni simili, la vita da piccoli contadini appare ricca di esperienze: ci sono molte cose da fare, cose che coinvolgono i bambini in prima persona, che li rendono attivi e responsabili, pienamente partecipi della vita della famiglia. L'impressione, ascoltando questi anziani, è che non abbiano grande rammarico per la precoce espulsione dalla scuola e siano piuttosto grati per quella infanzia piena di esperienze.
La ricchezza del mondo contadino contrapposta alla povertà del mondo scolastico è il tema centrale del libro di Freinet. Che con ogni probabilità idealizza il primo ed è eccessivamente critico verso il secondo, ma non senza qualche ragione.
[1] La prima edizione è stata pubblicata senza data a Cannes dalla casa editrice Ophrys; la data presunta è il 1947.
[2] Storia di vita di Marisa Brandini raccolta dal nipote Gregorio Mazzi nell'ambito del progetto dell'Archivio Biografico Senese del Liceo "Piccolomini" di Siena. Marzo 2023.
Da Senza cattedra. Resistenza educativa a scuola, in preparazione.
Un mondo in cui più nulla è pubblico
Perché è una buona idea restare su X e Facebook, ma è una idea anche migliore abbandonarli.
glistatigenerali.com/tecnologi…
Un mondo in cui più nulla è pubblico - Gli Stati Generali
Una sala d’aspetto. Persone annoiate. Qualcuno, prendendo spunto dalla copertina di un settimanale poggiato su un tavolinetto, comincia a parlare in modoAntonio Vigilante (Gli Stati Generali)
La trappola perfetta
La scuola e i mondi
Oggi giornata col bimbo, ché la scuola dell'infanzia è chiusa causa terremoto. Temo che si potrà lavorare poco. Intanto butto giù qualche appunto mattiniero per un articolo che sto scrivendo sulla scuola.
La scuola prepara i bambini e poi gli adolescenti a vivere nel mondo adulto, a diventare membri -- attivi, consapevoli, critici -- della società. C'è dunque da una parte il mondo dell'infanzia/adolescenza, dall'altro il mondo degli adulti; e la scuola è nel mezzo. Si tratta di una semplificazione, e in campo educativo non c'è errore che sia più grave della semplificazione. Non esiste un mondo adulto, così come non esiste una società. Esistono diversi mondi, in conflitto tra di loro, ed all'interno dei quali cambiano radicalmente i valori e i criteri di assegnazione dell'importanza personale. In De la justification (1991) Luc Boltanski e Laurent Thévenot ne individuavano cinque: il mondo dell'ispirazione, il mondo domestico, il mondo dell'opinione, il mondo civico, il mondo del mercato e il mondo industriale. Seduti nei loro banchi, i bambini e gli adolescenti non sono soggetti neutri, intercambiabili, che assumono una qualche identità solo quando una certificazione consente loro di ottenere un'etichetta diagnostica, rendendoli studenti con BES (o semplicemente BES), ma persone con una loro precisa identità culturale e sociale, che appartengono a qualcuno di questi mondi e forse anche a qualche altro che i due sociologi francesi non hanno previsto. Ora, non tutti questi mondi sono ugualmete rappresentati a scuola. Consideriamo il solo mondo domestico. Ho insegnato per molti anni in un Liceo delle Scienze Umane pugliese, frequentato in grande maggioranza da ragazze che appartenevano a \textit{questo} mondo. I loro valori erano quelli del mondo domestico, e tali erano anche le loro aspirazioni.
La scuola non sa che farsene del mondo domestico. Si parla periodicamente di una educazione affettiva, ma è cosa che suscita qualche imbarazzo, perché si tratta di fare qualche passo in un mondo sconosciuto -- del resto la scuola è per eccellenza il luogo della neutralità affettiva. È appena il caso di notare che per il mondo del mercato l'istituzione scolastica non ha che disprezzo. Ci si chiede per quale mondo in effetti la scuola prepari. Probabilmente a un mondo civico astrattissimo, perché privo di qualsiasi consapevolezza della complessità e della ricchezza del mondo sociale.
Due anni fa spiegavo su MicroMega perché è urgente passare al Fediverso.
like this
Alex 🐰 reshared this.
La luna nell'acqua
Antonio Vigilante, La luna nell’acqua. Una mappa per perdersi nel Dharma del Buddha, Tethis, Torino 2019.
Il Buddha diceva di non essere un maestro “dal pugno chiuso”, di quelli che trasmettono insegnamenti segreti, esoterici, il cui senso più profondo è riservato a pochi. Il suo messaggio vuole essere chiaro, lineare, accessibile a tutti e da tutti verificabile. Questo libro intende presentarlo ispirandosi a questa stessa chiarezza, mostrando i diversi passaggi logici e filosofici del Dharma del Buddha in modo colloquiale, quasi intimo. Più che come una religione, ossia un insieme di pratiche, di rituali, di concezioni codificate, il buddhismo è avvicinato come l’esito di una ricerca filosofica al tempo stesso profonda ed umanissima (poiché parte da ciò che c’è di più umano: la sofferenza), e tuttavia fallibile, aperta a nuovi contributi, a sviluppi inediti, anche in seguito all’incontro con l‘Occidente e la sua tradizione di pensiero.
È possibile leggere il libro online o scaricarlo in versione elettronica all'url:
antonio-vigilante.github.io/sv…
Bluesky
Metascuola
Quello di lunedì è stato il primo incontro. Altri ne seguiranno. E cercheremo di capire insieme cosa cambiare, e come.
Ognuno reshared this.
Alex 🐰
in reply to Antonio Vigilante • •Antonio Vigilante
in reply to Alex 🐰 • •Alex 🐰 likes this.