Lo sviluppo umano, come l'espansione dell'agricoltura, l'urbanizzazione e le infrastrutture, sta riducendo e frammentando gli habitat naturali delle tigri, limitando il loro spazio vitale. Quando le tigri entrano in contatto con le comunità umane, possono verificarsi attacchi a persone e bestiame, portando a ritorsioni e uccisioni da parte degli esseri umani.
Le tigri possono essere vulnerabili a malattie trasmesse dagli animali domestici, come cani e bestiame, presenti nelle aree circostanti i loro habitat. Alcune popolazioni di tigri hanno una bassa diversità genetica a causa di piccole dimensioni e isolamento, il che le rende più vulnerabili a malattie e cambiamenti ambientali.
I cambiamenti climatici, come l'aumento delle temperature e la modifica dei regimi di pioggia, possono influenzare negativamente gli habitat e le prede delle tigri.
La conservazione delle tigri richiede sforzi coordinati a livello internazionale per affrontare queste minacce e proteggere i loro habitat naturali.
Le tigri, insieme ad altri grandi felini, siano oggetto di una pressione crescente per il commercio delle loro parti, in particolare le ossa, principalmente destinate all'uso medicinale in Asia. Sebbene le ossa di tigre siano la materia prima più ricercata, vi è una crescente preoccupazione per la sostituzione con ossa di altri grandi felini, come leoni e giaguari, sia per aumentare l'offerta, sia per aggirare le normative.
Un aspetto cruciale per la tutela delle tigri riguarda lo sviluppo di operazioni di allevamento in cattività. Dal 1990, si è assistito a un aumento di queste strutture, create in parte per rispondere alla diminuzione delle tigri selvatiche e all'inasprimento delle restrizioni sul commercio internazionale di specie provenienti da fonti selvatiche. Sebbene il commercio internazionale di parti provenienti da allevamenti in cattività sia generalmente permesso dalla #CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), con requisiti regolatori diversi rispetto al commercio da fonti selvatiche, le parti contraenti CITES hanno mantenuto una posizione precauzionale e restrittiva riguardo al commercio di tigri provenienti da allevamenti in cattività per scopi commerciali. Le preoccupazioni principali riguardano i rischi per le popolazioni selvatiche che potrebbero derivare dalla legalizzazione dei mercati di destinazione.
È stata osservata una fuoriuscita di ossa da allevamenti di tigri per alimentare il mercato medicinale, spesso in violazione delle leggi nazionali. Per quanto riguarda i leoni, il Sudafrica ha permesso l'esportazione legale di scheletri di leone verso il Sud-Est asiatico, derivanti da popolazioni in cattività legate all'industria della caccia sportiva. Tuttavia, questo mercato è ora sospeso e il governo sudafricano ha manifestato l'intenzione di porre fine all'industria di allevamento di leoni in cattività. La sospensione di queste esportazioni legali solleva il rischio di un aumento del traffico di ossa provenienti da fonti captive.
I documenti sottolineano la persistenza dei mercati di destinazione per le parti di grandi felini e indicano che, anche se la produzione di prodotti medicinali avviene prevalentemente nei paesi consumatori, c'è un potenziale aumento della lavorazione delle ossa più vicino alla fonte, creando paste o colle. Questa innovazione nel traffico rappresenta un rischio da monitorare attentamente per le tigri e altre specie.
Pertanto, gli aspetti chiave sono:
In definitiva, la necessità di preservare le tigri selvatiche richiede un approccio integrato che affronti sia la domanda di mercato che la gestione delle fonti di approvvigionamento, inclusa la rigorosa supervisione degli allevamenti in cattività.
Con riguardo alla cooperazione internazionale (inspecie di polizia) gli aspetti salienti riguardano:
Una cooperazione internazionale efficace, in particolare tra le forze di polizia, è essenziale per affrontare le minacce multidimensionali alla sopravvivenza delle tigri a livello globale.
#giornatainternazionaledellatigre
@Ambiente - Gruppo sulla sostenibilità e giustizia climatica