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durante un conflitto, o una disputa, come può essere quella israele-palestinese per la terra si assiste spesso a una catena insensata di violenza e crudeltà. subire una violenza, in questo contesto dovrebbe dirci, oltre a quale sofferenza noi siamo stati vittima, anche quale sia la sofferenza che noi causiamo alla controparte. le istituzioni proprie di una nazione democratica hanno lo scopo non di difesa corporativa (in quello funziona anche una dittatura di solito) ma di essere in grado di dare questa doppia lettura, dove si può essere sia vittima che carnefice (non è questo il caso dell'ucraina). quello che fanno i coloni in cisgiordania non ha valore inferiore a un atto di terrorismo e così non può esistere pace senza la comprensione dell'origine vera della sofferenza. questa condizione però in palestina perdura da decenni, e l'avvicendarsi di leader israeliani sempre più crudeli, pare dire che la democrazia non sia abbastanza matura dal trovare una naturale evoluzione più costruttiva alla vicenda, che non sia l'inutile controbattere colpo su colpo, versione moderna di una faida, che poi è sparare missili e armi tecnologiche e molto distruttive centro pietre, quelle dei bambini. ci sono interi reparti dell'esercito israeliano che non hanno neppure lo scopo di combattere, ma distruggere case e città. e non ditemi che è lecito distruggere case e alloggi per trovare tunnel, quando quegli stessi tunnel sono in grado di salvare la popolazione civile dalla furia distruttiva israeliana. ed adesso entrano nel gioco pure presidenti USA completamente pazzi.