Alle ore 10:40 (locali), un'autocisterna carica di esplosivo, stimato tra 150 e 400 chili, fu lanciata a tutta velocità contro l'ingresso della base, che ospitava la Multinational Specialized Unit (MSU) italiana dei Carabinieri.
Il camion superò le barriere passive e esplose davanti ad una palazzina di tre piani, provocando un'esplosione di grande portata che sventrò l'edificio e innescando l'esplosione del deposito munizioni, causando gravi danni anche alla sede vicina "Libeccio".
L'attacco provocò la morte di 28 persone, di cui 19 italiani (12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 civili, il regista Stefano Rolla e il cooperatore internazionale Marco Beci), e 9 iracheni.
Antefatto
Nel mese di marzo 2003 aveva preso il via l’operazione “IraqiFreedom” (OIF), nota anche quale Seconda Guerra del Golfo, condotta da una coalizione composta principalmente degli eserciti degli USA e della Gran Bretagna. Il 1º maggio 2003, con l’ingresso delle truppe alleate in Baghdad, la guerra ebbe ufficialmente termine, anche se di fatto gli eserciti stranieri non avevano ancora il controllo pieno del territorio, iniziando a subire da subito gravi perdite inflitte dalla resistenza irachena attraverso l’attuazione di attacchi
terroristici.
La Risoluzione ONU 1483 del 22 maggio 2003, approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, invitò tutti gli Stati a contribuire alla rinascita dell’Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione.
L’Italia partecipò attraverso la missione “Antica Babilonia” fornendo forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale proprio a Nassiriya
Le indagini
Si sospettò il coinvolgimento di Abu Musab al-Zarqawi e di una cellula terroristica libanese legata ad Al-Qaeda. Un membro di al-Qaeda, Abu Omar al-Kurdi, si dichiarò responsabile dell'organizzazione dell'attacco, affermando che la base fu scelta perché situata lungo una strada principale facilmente accessibile. Tuttavia, poiché tutti i diretti responsabili risultarono morti, l'inchiesta fu archiviata per mancanza di imputati viventi.
Fu altresì aperta un’inchiesta per accertare eventuali carenze nelle misure di sicurezza della base. I comandanti militari italiani furono inizialmente coinvolti, ma furono assolti in sede penale con formula piena. Tuttavia, nel 2019 la Corte di Cassazione ha ritenuto civilmente responsabile l'ex generale Bruno Stano, allora comandante della missione italiana, condannandolo al risarcimento dei familiari delle vittime per aver sottovalutato il rischio terroristico.
Un gruppo di persone sta portando una bara. Sei persone in uniforme scura e con cappelli stanno portando una bara di legno ricoperta da una bandiera verde, bianca e rossa. Le persone in uniforme stanno camminando in una fila. Sullo sfondo c'è una folla di persone.
Alt-text: Sei persone in uniforme scura e con cappelli stanno portando una bara ricoperta da una bandiera verde, bianca e rossa. I portatori camminano in una fila mentre una folla di persone guarda sullo sfondo. Le persone in uniforme indossano guanti. I portatori sono di fronte a un edificio scuro.
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Ecco una descrizione testuale alternativa dell'immagine:
L'immagine mostra un edificio parzialmente distrutto, ripreso in un ambiente esterno con un cielo azzurro. L'edificio è a più piani, con una struttura in cemento scheletrica e pareti in gran parte assenti. Un escavatore giallo è posizionato di fronte all'edificio. Il terreno circostante è costituito da terra e detriti. Nell'angolo inferiore sinistro, si può vedere una parte di un elmetto militare verde con un distintivo tricolore italiano. Sul terreno, in primo piano, si vede un nastro di delimitazione blu con la scritta "POLIZEI".
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