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Starmer ordina a Apple di aprirgli la porta degli account criptati: no degli Usa


La scorsa settimana, le autorità del Regno Unito hanno chiesto ad Apple di creare una “back door” per poter accedere ai contenuti caricati nel cloud dagli utenti di tutto il mondo. La fonte? Un’inchiesta del Washington Post, che cita persone informate dei fatti. Secondo il quotidiano americano, il segretario dell’Interno britannico, Yvette Cooper, ha notificato al colosso Apple una Technical Capability Notice ai sensi dell’Investigatory Powers Act del 2016.

Questa legge obbliga le aziende tecnologiche, come provider di servizi di comunicazione o produttori di dispositivi (ad esempio Apple), a fornire alle forze dell’ordine o alle agenzie di intelligence accesso a dati o sistemi, spesso superando protezioni tecniche come la crittografia. Soprannominata dai critici Snoopers’ Charter (la Carta dei Ficcanaso), questa norma rende addirittura reato rivelare l’esistenza di una tale richiesta governativa. La domanda, che risale a quasi un anno fa, avrebbe incontrato una strenua resistenza interna da parte di Apple, ma ora il caso sta assumendo una dimensione politica inedita per la netta opposizione del Congresso americano.

Gli Stati Uniti respingono la richiesta del Governo Starmer


Come nota il giornalista dei Twitter Files Matt Taibbi su Racket News, esponenti di entrambi gli schieramenti hanno chiesto al Governo di opporsi alla richieste delle autorità britanniche. Il senatore democratico dell’Oregon Ron Wyden e il deputato repubblicano dell’Arizona Andy Biggs, infatti, si sono uniti per chiedere al nuovo Direttore dell’Intelligence Nazionale, Tulsi Gabbard, di opporsi alla richiesta del Governo di Sua Maestà.

Wyden, in particolare, ha chiesto a Gabbard di confermare la sua opposizione allo “sfruttamento” governativo dei dati criptati. Perché è importante? Fino ad oggi, non c’era mai stata una seria opposizione alle richieste straniere di accesso ai dati, criptati o meno, per quasi nove anni. Europa, Fbi e l’apparato di sicurezza americano hanno generalmente mantenuto un fronte unito. Con l’insediamento di Donald Trump, tuttavia, il clima politico è cambiato e uno spazio di “resistenza” si è aperto: Apple, che finora ha cercato di contrastare la richiesta britannica in silenzio, potrebbe trovare un alleato in Tulsi Gabbard e nei due deputati che si sono espressi in merito.

L’accesso ai dati criptati


In passato più volte le autorità hanno obbligato i colossi tecnologici a fornire i dati criptati. Il 2 dicembre 2015, ricorda sempre Taibbi, due attentatori aprirono il fuoco all’Inland Center di San Bernardino, California, uccidendo 14 persone e ferendone 22. Due mesi dopo, l’Fbi tentò di obbligare Apple a sbloccare l’iPhone di uno degli attentatori, Syed Rizwan Farook, chiedendo di disattivare le protezioni crittografiche.

La battaglia legale, guidata dal Consigliere Generale dell’Fbi Jim Baker (poi passato a Twitter), vide i federali ottenere un ordine per costringere Apple a creare un software per decifrare la password. Successivamente, l’Fbi risolse il caso assumendo la società australiana Azimuth, che hackerò il telefono nel 2016. Il nome di Azimuth fu rivelato dal Washington Post nel 2021, citando fonti anonime.

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