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Sognando di ricevere un messaggio da ET




Graziano Chiaro, “Sotto i cieli lontani. Alla ricerca di civiltà extraterrestri”, Mondadori, 2024, 116 pagine, 10 euro

La ricerca di vita extraterrestre è un argomento affascinante che tocca corde profonde dell’animo umano. È vero oggi ma era vero anche un secolo fa quando, in occasione di un’opposizione particolarmente favorevole di Marte, nell’agosto del 1924, l’astronomo David Peck Todd convinse l’esercito e l’ufficio meteorologico degli Stati Uniti a collaborare al tentativo di ascoltare segnali radio provenienti da Marte. All’epoca erano in molti a credere nell’esistenza dei marziani. Percival Lowell, continuando le osservazioni di Giovanni Schiaparelli per studiare i canali di Marte, aveva dedotto che queste strutture venivano continuamente costruite da marziani intelligenti e operosi. La teoria era sostenuta da Camille Flammarion, famosissimo divulgatore francese, le cui opere subito tradotte raggiungevano un vastissimo pubblico. Fu proprio Flammarion a caldeggiare il tentativo di ascolto dell’agosto 1924 in un articolo, apparso sul New York Times nel marzo dello stesso anno, dove cercava di convincere chi dubitava della possibilità di vita su Marte con il suo famoso pesce pensante. Secondo Flammarion, chi pensa che su Marte non sia possibile la vita a causa delle condizioni così diverse da quelle della terra “non ragiona come un filosofo ma come un pesce”. Ogni pesce pensa che non sia possibile la vita al di fuori dell’acqua ed è convinto che le storie su pescatori e lenze siano tutte allucinazioni.

I tentativi di captare i segnali marziani ebbero luogo durante il picco dell’opposizione di Marte, il 22-24 agosto 1924. La Marina americana montò un’antenna su un dirigibile e utilizzò come ricevitore una radio che era stata sviluppata nel corso della prima guerra mondiale per permettere le comunicazioni tra i soldati. Consci del disturbo prodotto da emissioni terrestri, i militari avevano chiesto periodi di silenzio radio ogni giorno: qualsiasi segnale anomalo captato attraverso le apparecchiature avrebbe potuto, in teoria, provare l’esistenza di vita su Marte.

In effetti, oltre alla radio, per “ascoltare” i segnali c’era la “macchina per la trasmissione continua di radio messaggi fotografici” (in breve radiocamera) sviluppata dall’inventore Charles Francis Jenkins. Qualsiasi segnale rivelato sarebbe stato tradotto in lampi di luce, che si trasformavano in forme su un foglio di carta fotografica lungo dieci metri che scorreva tra due bobine. Durante l’esperimento, la radiocamera di Jenkins rivelò dei segnali. Il crittografo militare William Friedman non riuscì a capirne il senso. Nel frattempo il pubblico interpretò questi segnali visivamente, credendo di riconoscere la forma di un volto umano nelle scariche. L’interesse si spense solo quando fu evidente che si trattava di un’interferenza, probabilmente causata dal passaggio di un tram.

Una storia incredibile, ma assolutamente vera, basata su un’insolita collaborazioni tra militari e cercatori di segnali extraterrestri in un esperimento che Guglielmo Marconi, pur incuriosito da possibili conversazioni con i marziani, aveva bollato come una fantastica assurdità. Tuttavia questo sforzo di ascolto di un secolo fa merita di essere ricordato, perché certifica che l’interesse per la ricerca del segnale extraterrestre è nato prima che venisse sviluppata la tecnologia radioastronomica, inventata da Jansky nel 1931.

Oggi i marziani sono passati di moda, ma l’interesse per la ricerca dei segnali alieni è più vivo che mai. Certamente avrete sentito parlare del progetto Seti (Search for ExtraTerrestrial Intelligence), che scruta il cielo alla ricerca di segnali interessanti grazie a finanziamenti privati, un caso unico in astrofisica. Si tratta di donazioni, grandi e piccole, raccolte da una vasta platea di entusiasti sostenitori che decidono di finanziare il sogno di ricevere un messaggio da ET. In effetti, i cercatori di segnali extraterrestri, pur animati da una straordinaria tenacia e determinazione, non sanno di preciso cosa cercare. In prima approssimazione il programma Seti si propone di selezionare segnali radio (oppure ottici) che non possano essere immediatamente spiegati con meccanismi naturali che caratterizzano l’emissione elettromagnetica degli oggetti celesti noti. L’interpretazione dei segnali rappresenterebbe il secondo passo al quale, però, non si è mai arrivati perché i potenziali candidati si sono rivelati vuoi dei segnali unici non abbastanza convincenti, vuoi dei falsi positivi.

Per il momento, tutti i segnali “strani” sono da attribuire a nuovi fenomeni astrofisici – niente ET ma piuttosto stelle di neutroni, come racconto nella prefazione del libro di Graziano Chiaro Sotto i cieli lontani, che dà un quadro completo e aggiornato dello stato dell’arte.

Dopo decenni di ricerche, ET non si è ancora fatto vivo, ma questo aumenta l’interesse. Yuri Milner ha finanziato le Breaktrhough Initiatives per dare nuovo vigore alla ricerca e la sua spinta ha avuto risonanza mondiale, facendo ripartire attività che si erano assopite nel corso degli anni.

Il contributo italiano alla ricerca Seti passa attraverso l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) che gestisce i radiotelescopi italiani. In questo ambito, Breaktrough Listen ha stabilito una collaborazione con il Sardinia Radio Telescope (Srt), la più grande antenna radio in Italia con 64 m di diametro, per ascoltare i pianeti che orbitano le stelle più vicine alla ricerca di un segnale tecnologico.

La campagna di osservazioni si svilupperà nell’arco di diversi anni, la ricerca degli alieni richiede molta pazienza.

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