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Perché gli Stati Uniti comprano terre rare dalla Cina nonostante le proprie riserve?


Negli ultimi anni, il tema delle terre rare è tornato al centro del dibattito internazionale, soprattutto per il ruolo dominante della Cina in questo settore strategico. Molti si chiedono: perché gli Stati Uniti devono acquistare terre rare dalla Cina, nonostante possiedano riserve significative?

I dati del Governo degli Stati Uniti del 2022 chiariscono alcuni aspetti. La Cina detiene 44 milioni di tonnellate di riserve di terre rare, pari al 33,8% delle riserve globali, ma produce il 69,2% del totale mondiale.

Le radici della supremazia cinese


Il vantaggio della Cina non si limita alle quantità di minerale, ma si fonda su decenni di sviluppo tecnologico e sull’integrazione completa della filiera industriale. Già nel 1972, il chimico Xu Guangxian sviluppò la teoria dell’estrazione a cascata, applicata con successo su scala industriale nel 1974 presso l’acciaieria di Baotou.

Questo metodo rivoluzionario permise alla Cina di superare la produzione statunitense nel 1986 e di controllare due terzi della produzione globale negli anni ’90, spingendo molti produttori internazionali a ritirarsi dal mercato.

Dal 2014 al 2023, sei aziende principali sono state integrate in due gruppi principali – China Rare Earth e Northern Rare Earth creando una filiera completa per terre rare leggere, medie e pesanti, con una capacità produttiva del 92% per i magneti permanenti, purezza delle terre rare pesanti di grado 6N (99,9999%), utilizzo dell’85% dei rifiuti solidi e riduzione delle emissioni di oltre il 60%.

Cosa sono le terre rare e perché sono strategiche


Gli elementi definiti “terre rare” comprendono 15 lantanidi: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb) e lutezio (Lu), più scandio e ittrio, per un totale di 17 elementi.

Non sono rari in senso assoluto: la loro abbondanza nella crosta terrestre è maggiore del rame e oltre 90.000 volte superiore all’oro. Tuttavia, la difficoltà di separazione e purificazione li rende complessi da sfruttare industrialmente.

Le terre rare si distinguono tra leggere e pesanti, ma la classificazione non si basa sul peso atomico bensì sul comportamento chimico e minerale. La Cina è attualmente l’unico Paese al mondo capace di produrre terre rare pesanti con purezza 6N, mentre altri Paesi non superano il grado 4N (99,99%).

La storia statunitense


Negli anni ’60 e ’70, gli Stati Uniti, grazie alla Molycorp Mining Corporation, dominavano la produzione mondiale di terre rare.

Tuttavia, l’estrazione comportava contaminazione da torio. Nel 1980, la Nuclear Regulatory Commission (NRC), seguendo le indicazioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, impose regolazioni stringenti, aumentando i costi e causando la contrazione del settore.

La miniera Yamaguchi chiuse nel 1998 e per anni gli USA persero la capacità di purificazione commerciale, riprendendo attenzione al tema solo nel 2002.

Xu Guangxian e l’innovazione cinese


La Cina ha superato le competenze straniere grazie a innovazioni come l’estrazione a cascata di Xu Guangxian, basata sul concetto di “rapporto di estrazione mista costante”. Questa metodologia permise di trasformare un processo empirico, lento e costoso, in un sistema teorico e matematico, applicabile su larga scala industriale già dal 1974.

Nei decenni successivi, tecniche come “le tre uscite”, “l’amplificazione in un’unica fase” e l'”innesto” hanno consolidato il primato tecnologico cinese.

Nel 1986 la produzione cinese superò quella degli Stati Uniti e negli anni ’90 rappresentava oltre i due terzi del mercato mondiale, portando a cali drastici dei prezzi globali e alla chiusura di molte aziende estere.

L’integrazione industriale moderna


A partire dal 2014, la Cina ha consolidato centinaia di aziende in pochi gruppi principali, creando un ecosistema industriale completo. Questo ha reso possibile:

  • Produzione stabile di terre rare pesanti e leggere;
  • Capacità produttiva superiore per i magneti permanenti (oltre 92% della produzione globale nel 2020);
  • Controllo dei margini industriali lungo tutta la filiera;
  • Miglior gestione ambientale: uso dell’85% dei rifiuti solidi e riduzione delle emissioni di oltre il 60%.



All’estero, impianti come Lynas in Malaysia hanno raggiunto solo di recente livelli comparabili nella purificazione delle terre rare pesanti, mentre gli USA, nonostante investimenti di quasi un miliardo di dollari nella miniera di Yamaguchi, non sono ancora in grado di lavorare le terre rare pesanti su scala industriale.

Conclusione


La posizione dominante della Cina nel mercato globale delle terre rare non deriva unicamente dalle riserve, ma da un complesso insieme di innovazioni tecnologiche, integrazione industriale e gestione ambientale avanzata.

Dal 2000, il Paese ha prodotto oltre l’85% dei minerali mondiali e oltre il 95% dei prodotti di fusione e separazione. Brevetti e nuove tecnologie continuano a consolidare questo vantaggio, rendendo difficile per gli altri Paesi riprodurre l’intera filiera industriale.

L'articolo Perché gli Stati Uniti comprano terre rare dalla Cina nonostante le proprie riserve? proviene da il blog della sicurezza informatica.

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