Spesso si cita il "peer-review system" usato in ambito scientifico (cioè, gli articoli prima di essere pubblicati dovrebbero essere scrutinati e approvati da altri scienziati) come sistema che produce risultati affidabili.
Niente di più lontano dalla realtà. Purtroppo.
C'è una quantità pazzesca di articoli che vengono scritti ogni giorno, ogni ora, e sempre meno ricercatori che abbiano voglia/tempo per controllare gli articoli altrui. E la forbice si sta allargando sempre di più.
E nota: sono proprio i ricercatori più giovani, cioè quelli il cui futuro più dipende da un sistema di peer-review sano, a disertare. Forse perché sono spesso costretti a scrivere e scrivere. Mentre l'attività di refereeing non viene adeguatamente considerata.
Risultato: moltissimi articoli, anzi direi a occhio e croce la maggioranza, vengono pubblicati senza che nessuno si sia davvero mai preso la briga di controllarli.
La situazione varia da settore a settore, da rivista a rivista, ma la situazione generale è drammatica.
L'intero sistema si sta rompendo, o forse si è già rotto, non saprei.
Certo è che il proliferare dell'uso di LLM farà più danni che altro.
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kappazeta
in reply to fbusc • • •verissimo, la situazione è drammatica e gli LLM hanno già invaso il campo in tutti i modi possibili.
Questa situazione deriva dall'imperativo "publish or perish" dell'accademia neoliberale (che cioè risponde a dettati economici e non scientifici), che è diventato ormai "publish and perish".
Obbligati a pubblicare di tutto, sempre di più, per potersi garantire qualche possibilità di carriera, finanziamenti...
La situazione è nota, il disagio all'interno dell'accademia è altissimo (con grandi ricadute sulla salute mentale) ma non sembra che si riesca a cambiare il sistema e a trovare modalità sane per mandarlo avanti.
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Scimmia di Mare
in reply to kappazeta • • •Le litigate che mi sono fatto…
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kappazeta
in reply to Scimmia di Mare • • •Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹
in reply to fbusc • •@fbusc
Ecco... il punto più forte nelle mie discussioni con seguaci di terrapiattisti e no-vax (quando ancora ci perdevo tempo) era proprio che gli articoli pubblicati su riviste scientifiche erano autorevoli per via della revisione tra pari e adesso mi sparisce anche questo punto di appoggio.
Ma quindi perché gli articoli di Feynman dovrebbero essere più autorevoli dei video di Red Ronnie (a parte l'ovvia constatazione che quando scriveva Feynman forse la peer review funzionava ancora)?
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fbusc
in reply to Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹 • • •@max
Calma e gesso. Non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca!
Volevo solo dire che il sistema su cui si basa tutto il sistema scientifico/accademico è già sotto un'enorme pressione, e che gli LLM rischiano di infliggergli il colpo di grazia. (Nonostante alcuni continuino a dire che invece saranno d'aiuto...)
Oltretutto, temo che terrapiattisti e no-vax non accetterebbero nemmeno Feynman come fonte autorevole.
Giacomo Tesio
in reply to fbusc • • •beh, attenzione: di per sé, dubitare delle "fonti autorevoli" e verificarne le scoperte (cercando di falsificarle con esperimenti) è proprio ciò che caratterizza (o dovrebbe caratterizzare) la scienza.
il problema del terrapiattista non è che non crede a Feynman o a Galileo, ma che non crede ai propri occhi nel momento in cui viaggiando continuamente sullo stesso parallelo verso est, si ritrova al punto di partenza.
CC: @max@poliverso.org
Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹
Unknown parent • •@Francy 🌻
Ma non è una cosa che torna utile per restare informato su cosa bolle in pentola?
Cioè, a me non importa niente se hanno trovato un principio attivo che riduce del 30% la mortalità dei topi con tumore al pancreas ma se fossi un oncologo ricercatore magari sì...
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Giacomo Tesio
Unknown parent • • •Io (che non sono un accademico né sono interessato a diventarlo pur considerando ricerca e insegnamento fra le più nobili attività umane) leggo articoli scientifici nei miei ambiti di competenza (informatica, cibernetica, sociologia, psicologia, finanza...) per alcune ragioni principali:
Qualche volta alcuni ricercatori mi chiedono di effettuare una "peer review" dei loro pre-print, e in tali casi cerco di fornire critiche, correzioni e considerazioni utili a migliorare il loro lavoro, ma ovviamente essendo io fuori dal circolo degli accademici, rimane un'attività informale, che migliora auspicabilmente la qualità degli articoli, ma non influenza in alcun modo la carriera dei ricercatori in questione.
D'altro canto, se l'obiettivo della ricerca scientifica fosse aumentare la conoscenza scientifica, è ragionevole aspettarsi che questa non si concentri esclusivamente fra le mura dell'accademia.
In quest'ottica @aisa@poliversity.it propone nella scienza aperta e nell'uso pubblico della ragione l'unica credibile via di uscita dalla enshittification della ricerca scientifica. Purtroppo c'è ancora tanto lavoro da fare.
CC: @quantumquia@poliversity.it
fbusc
Unknown parent • • •@francina1909
Capisco perfettamente. La cosa si fa ancora più irritante quando pensi alle case editrici: uno scrive l'articolo, le paga per farlo pubblicare, poi le paga per poterlo leggere, e lavora gratis per loro anche come referee.
In Unione Sovietica ti pagavano in quanto autore. Mi pare di ricordare che ancora solo una decina di anni fa mi diedero qualcosa quando pubblicai su ПРОБЛЕМЫ ПЕРЕДАЧИ ИНФОРМАЦИИ (Problems of Information Transmission). E mi tradussero l'articolo in russo gratis.
fbusc
in reply to Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹 • • •@max @francina1909
Io mi obbligo a fare da revisore per almeno un articolo al mese. Proprio per costringermi a vedere che succede in giro.
Il problema è che sono anche dall'altra parte come editor per alcune riviste, e dire che trovare qualcuno disposto a fare da referee è come vincere al lotto, sarebbe un eufemismo...
fbusc
in reply to Giacomo Tesio • • •Giacomo Tesio likes this.
AISA
in reply to Giacomo Tesio • • •@giacomo@snac.tesio.it @francina1909@mastodon.uno
Abbiamo un problema di infrastrutture proprietarie sia nella pubblicazione sia nella valutazione amministrativa (e quantitativa) della ricerca.
Un simile regime depotenzia la discussione pubblica, privatizzandola come lavoro gratuito nelle revisione paritaria anonima al servizio di riviste proprietarie.
Avrebbe potuto essere diversamente? Sì. Lo ha dimostrato, per esempio, il matematico russo Perel'man, di cui si racconta qui.
Di professori e di sgherri: scienza (aperta) e amministrazione universitaria
Zenodoreshared this
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