Sicurezza è Lavoro: dal cantiere al cloud, dobbiamo proteggere chi costruisce l’Italia!
1° Maggio, un giorno per onorare chi lavora, chi lotta per farlo in modo dignitoso e chi, troppo spesso, perde la vita mentre svolge la propria mansione.
Nel 2025, l’Italia continua a piangere ogni anno centinaia di morti sul lavoro. Una ferita profonda che ci ricorda quanto la sicurezza debba essere al centro di ogni politica, di ogni impresa, di ogni processo produttivo.
Difendere il lavoro e i lavoratori nel 2025 significa proteggerli ovunque: sul campo e nel digitale. È per questo che Il 1° Maggio deve essere anche un’occasione per riflettere sulla sicurezza informatica. Oggi il lavoro non è più solo fisico, è anche e sempre più digitale.
Accanto alla sicurezza nei cantieri, nelle fabbriche, sui mezzi e negli ospedali, dobbiamo iniziare a parlare anche di sicurezza nei sistemi, nei dati, nei processi connessi.
Il lavoro è cambiato. Le minacce anche.
Smart working, cloud, strumenti di collaborazione online, home banking, piattaforme SaaS, la digitalizzazione ha migliorato la produttività, ma ha anche aperto nuove porte a minacce invisibili.
Un attacco informatico oggi può:
- bloccare un ospedale, rallentando cure salvavita
- paralizzare un comune, impedendo servizi ai cittadini
- sabotare un’azienda, lasciando fermi lavoratori e commesse
- rubare dati, identità, brevetti: il frutto del lavoro di interi team
e spesso, tutto questo, accade in silenzio, senza clamore. Ma con danni enormi.
La sicurezza è una sola e, fisica o digitale, va garantita ovunque. Sbaglieremmo a contrapporre i due mondi. La sicurezza deve essere una cultura trasversale, concreta, quotidiana.
Così come si lavora (ancora troppo poco) per diminuire le morti e gli incidenti nei luoghi fisici di lavoro bisogna impegnarsi per:
- formare lavoratori e dirigenti sui rischi informatici
- investire in sistemi sicuri, aggiornati, resilienti
- adottare comportamenti consapevoli, dal clic all’allegato alla password al Wi-Fi.
Ogni errore digitale può compromettere un’intera filiera produttiva. Ogni attacco può essere l’inizio di una crisi, economica e umana. Quando un attacco informatico colpisce, il lavoro si ferma
- Un ransomware può bloccare la produzione di un’azienda, costringendo interi reparti a fermarsi
- Una violazione dei dati può compromettere la fiducia dei clienti e mettere a rischio mesi di lavoro commerciale
- Un attacco ai sistemi comunali può sospendere servizi essenziali come l’anagrafe, i pagamenti elettronici o l’assistenza sociale
Oggi un attacco informatico può danneggiare il lavoro come e più di un sabotaggio fisico.
Celebrare il 1° Maggio significa mettere al centro il diritto a un lavoro sicuro e dignitoso. Davvero. Dignità significa non morire mentre si lavora ma significa anche non essere esposti a rischi evitabili, solo perché nessuno ha formato, insegnato, protetto e/o vigilato.
Il futuro del lavoro sarà sempre più digitale e non possiamo permettere che sia un futuro fragile. È tempo che imprese, istituzioni e lavoratori affrontino questi temi non come un obbligo ma come un’opportunità per garantire un futuro professionale più stabile, resiliente e consapevole.
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