Giornata mondiale della gioventù 2027 in Corea: contesto e missione
«Ovunque il Papa si rechi, cerca i giovani
e ovunque dai giovani viene cercato.
Anzi, in verità, non è lui a essere cercato.
Chi è cercato è il Cristo».[1]
Il 24 novembre 2024, alla fine della celebrazione della solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo presieduta da papa Francesco nella basilica di San Pietro, una delegazione di giovani coreani ha ricevuto da una delegazione di giovani portoghesi i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Con la consegna della croce e dell’icona della Madonna Salus Popoli Romani, i simboli della GMG hanno iniziato un lungo pellegrinaggio in Asia, che li porterà fino a Seul. Mentre ha inizio questo pellegrinaggio, sembra opportuna una riflessione sul Paese e la Chiesa che accoglieranno la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Per la Chiesa che è in Corea ospitare la GMG a Seul nel 2027 rappresenta una sfida e insieme un’opportunità. Finora la GMG si è tenuta in Europa e nelle Americhe, con l’eccezione dell’Australia (2008) e delle Filippine (1995). Tuttavia, dal momento che nelle Filippine l’inglese è una lingua ufficiale, la Corea sarà il primo Paese di lingua non occidentale a ospitare l’evento. Un’altra novità è ancora più significativa: la prossima GMG sarà la prima ad avere luogo in un Paese in cui i cristiani non costituiscono la maggioranza della popolazione.
La Chiesa coreana ha già dimostrato la sua capacità di ospitare con successo incontri di vasta portata. Nel 1981 ha organizzato il grande evento per la celebrazione del 150° anniversario dell’istituzione del Vicariato apostolico della Corea da parte di papa Gregorio XVI[2]. In seguito ha organizzato diversi incontri importanti, come il 200° anniversario della Chiesa coreana con la canonizzazione di 103 martiri nel 1984; il Congresso eucaristico mondiale nel 1989; la VII Giornata della Gioventù Asiatica e la beatificazione di 124 martiri nel 2014, in occasione del viaggio apostolico di papa Francesco nella Repubblica di Corea. In tali occasioni, la Chiesa ha dimostrato competenza nell’organizzare e gestire gli eventi e capacità di mobilitare. Del resto, la nazione coreana ha una vasta esperienza nell’ospitare eventi internazionali di portata mondiale, come le Olimpiadi del 1988.
Tuttavia, affinché una GMG abbia successo, non basta organizzare con efficienza un evento su larga scala e attirarvi un numero elevato di partecipanti. L’obiettivo finale di tutte le attività della Chiesa, compresa la GMG, è l’evangelizzazione, che è la sua ragione d’essere. Evangelizzare significa «rendere presente nel mondo il Regno di Dio»[3]. Una Chiesa evangelizzatrice si impegna a migliorare le condizioni di vita di tutte le persone, «animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale»[4], comprese le strutture sociopolitiche, economiche ed ecologiche. In questo contesto, una GMG dovrebbe essere orientata a un’evangelizzazione che include lo sviluppo integrale dell’umanità.
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Inoltre, per chi arriva in Corea dall’estero, la partecipazione alla GMG richiederà un viaggio aereo, che comporta notevoli emissioni di carbonio. Pertanto, è essenziale che la GMG serva come opportunità per accrescere la consapevolezza e favorire una «conversione ecologica». Inoltre, la GMG di Seul dovrebbe dare un contributo alla Chiesa globale, condividendo il ricco patrimonio della Chiesa coreana, e non solo il K-pop (Korean popular music). Pertanto, il successo della GMG 2027 dipende dall’evangelizzazione che animerà la preparazione, l’evento stesso e le fasi della riflessione successiva.
Tenendo presente questa prospettiva, suddividiamo questo articolo in due parti. In primo luogo, contestualizzeremo la GMG 2027, esaminando brevemente gli studi rilevanti a questo riguardo e allargando la riflessione anche ai più ampi contesti sia della Chiesa universale sia di quella coreana. Poi analizzeremo il contributo che la Chiesa coreana potrà apportare alla Chiesa universale attraverso la GMG, e quale profitto essa potrà trarre da tale esperienza, considerando la missione fondante della Chiesa.
Il contesto della GMG 2027
Sin dalla sua prima edizione del 1984, la GMG si è evoluta in un evento globale che ha attirato l’attenzione degli Stati, dei media e del mondo accademico. Alla fine del XX secolo, quando molti in Occidente credevano che le società moderne si stessero secolarizzando, che la religione fosse stata relegata alla sfera privata e che le giovani generazioni si stessero allontanando da essa, il grande afflusso di giovani alla GMG fu sorprendente. Nonostante fosse un evento religioso, l’interesse destato dalla GMG si estese al di là dei confini della Chiesa e, in particolare, nel mondo accademico. Gli studiosi si posero alcune domande: che cosa attira i giovani alla GMG? Che cosa essi sperimentano, e che cosa significa questo per la Chiesa e per il mondo? Le ricerche su tali argomenti interessano la teologia, l’antropologia, la sociologia e gli studi sui media, e le possiamo raggruppare secondo tre approcci tematici principali.
1) Il primo tema esplora la GMG nell’ambito della secolarizzazione e dell’evangelizzazione[5]. In questo approccio, la GMG viene vista come una risposta creativa ai nuovi sforzi di evangelizzazione che emergono di fronte a un Occidente secolarizzato, dove la generazione più giovane si sta sempre più allontanando dalla Chiesa. Tale prospettiva sottolinea la dimensione innovativa della GMG. Ciò significa riuscire a dare spazio al contenuto tradizionale del cattolicesimo (crocifissi, icone, catechesi ecc.), esprimendolo in una forma (pellegrinaggi, festival, eventi culturali ecc.) adatta alla sensibilità dei giovani ed «eventizzandolo». Storicamente la Chiesa ha celebrato la fede e la pietà non solo attraverso la liturgia, ma anche sotto forma di eventi, come, per esempio, la processione del Corpus Domini. Charles Taylor, noto filosofo e autore di L’età secolare (2007), ha osservato che la GMG attira i giovani perché si pone in sintonia con «l’età dell’autenticità», un’epoca in cui il significato viene ricercato attraverso l’esperienza personale piuttosto che tramite l’affiliazione istituzionale[6].
2) Il secondo tema si concentra sull’esperienza comunitaria dei partecipanti alla GMG[7]. Costoro non si concedono un viaggio confortevole, ma intraprendono un pellegrinaggio spesso scomodo e pieno di sfide e ostacoli materiali. Tuttavia, questo pellegrinaggio ha effetti positivi sia per i giovani partecipanti sia per le famiglie che li accolgono, perché offre l’opportunità di condividere esperienze che approfondiscono la loro comprensione dell’identità, dei valori e della fede cristiani. Questo rispecchia ciò che Victor Turner, un antropologo culturale, chiama «communitas profonda», ossia una comunità e un’uguaglianza che trascendono le gerarchie sociali e gli obblighi quotidiani[8]. La GMG incarna tale esperienza. In primo luogo, i giovani che partecipano ad essa formano una comunità in cui condividono lo stesso cammino di fede, stabilendo relazioni paritarie a prescindere dalla nazionalità, dalla lingua, dalla classe sociale, dal retroterra culturale e dallo status. In secondo luogo, molti giovani partecipanti sperimentano una trasformazione spirituale e religiosa che può essere descritta come ciò che Turner chiama «la situazione liminale», ossia una fase di transizione in cui il cambiamento avviene in un contesto diverso dalla vita quotidiana. Sebbene i partecipanti alla fine ritornino alla loro vita ordinaria, la profonda communitas che sperimentano durante la GMG può avere effetti duraturi, plasmando la loro visione del mondo, la loro fede e i loro valori.
3) Il terzo tema considera la GMG dal punto di vista della globalizzazione e della cittadinanza mondiale cattolica[9]. A partire dalla fine del XX secolo, la globalizzazione, favorita dalla conclusione della Guerra fredda, dall’integrazione del mercato e dall’ascesa della tecnologia digitale, ha creato un mondo più interconnesso, ma pieno di disuguaglianze. Per la Chiesa cattolica, questa realtà globale presenta opportunità e sfide. La globalizzazione, infatti, pur promuovendo connessioni attraverso i confini, al tempo stesso accentua le disuguaglianze e può acuire il senso di alienazione. I Papi hanno sempre difeso la solidarietà globale, criticando la «globalizzazione dell’indifferenza» e sollecitando una conversione in risposta alla crisi ecologica. In questo contesto, la GMG è vista come una «scuola» in cui i giovani cattolici imparano che cosa significa essere cittadini globali della Chiesa. In occasione della GMG, i pellegrini sperimentano la diversità culturale, allacciano amicizie con persone di altre nazioni e si impegnano in discussioni su questioni globali comuni, come la pace, la povertà e la sostenibilità ambientale. Questo impegno permette loro di cominciare a vedere la Chiesa come universale e globale, al di là della parrocchia particolare.
Il contesto della Chiesa
All’inizio del XXI secolo, il centro della Chiesa cattolica si è spostato dall’Europa al sud del mondo: uno spostamento simboleggiato dall’elezione al soglio pontificio, nel 2013, del cardinale Jorge Mario Bergoglio, proveniente da quella regione del globo. Il centro della Chiesa, almeno demograficamente, non era più in Europa, ma si è diversificato in regioni come America Latina, Africa e Asia[10]. Dall’inizio del suo pontificato, papa Francesco ha esortato la Chiesa a uscire verso le periferie, ed egli stesso ha visitato più volte l’Asia e l’Africa. Anche il numero di cardinali provenienti da queste regioni è aumentato in modo considerevole. Questo spostamento è conveniente non solo nella prospettiva evangelica, per l’esigenza di raggiungere le «periferie», ma anche sotto il profilo pratico, dal momento che, nella misura in cui il centro della Chiesa si sposta, queste giovani Chiese appassionate ed emergenti devono diventare, in un’ottica pastorale, una priorità. Il teologo Karl Rahner a suo tempo osservava che per la Chiesa il Concilio Vaticano II ha rappresentato l’inizio di una nuova fase, in cui essa era chiamata a superare il suo precedente modello eurocentrico per diventare una Chiesa davvero mondiale[11]. Le intuizioni di Rahner sul significato del Concilio risuonano ancora oggi, mentre assistiamo all’evoluzione del panorama geografico e culturale della Chiesa. Lo storico delle religioni Massimo Faggioli si riferisce all’attuale pontificato come a un «pontificato di frontiera», notando che esso è emblematico della transizione della Chiesa verso una cattolicità inclusiva a livello globale[12].
In questo contesto, la Chiesa cattolica coreana occupa una posizione unica e rilevante. Il ruolo che essa riveste nella Chiesa universale riflette in qualche modo quello assunto dalla Corea nel mondo. Negli ultimi cinquant’anni questo Stato è passato dall’essere un Paese post-coloniale in via di sviluppo alla realtà di un Paese sviluppato. Dal punto di vista economico, la Corea è passata dalla povertà alla prosperità. Dal punto di vista politico, ha istituito un sistema democratico, caratterizzato da una «democratizzazione dal basso», che la differenzia dai Paesi vicini dell’Asia orientale. Quanto alla cultura, se prima la Corea era una consumatrice della cultura occidentale, essa oggi esporta la propria. In quanto ha sperimentato sia la povertà sia la ricchezza, regimi autoritari e governi democratici, in quanto Stato post-coloniale, la Corea si trova oggi in una posizione storica favorevole per mediare il dialogo e perseguire il bene comune e la pace. Le esperienze uniche che ha vissuto la rendono adatta a fungere da costruttrice di ponti tra il sud e il nord del mondo, come pure tra l’est e l’ovest.
Il ruolo della Chiesa coreana all’interno della Chiesa cattolica mondiale riflette tale dinamica. A differenza di molti altri Paesi asiatici, la Corea non è stata influenzata dal colonialismo occidentale, ma da quello giapponese, e in essa il cattolicesimo si è affermato come religione principale, insieme al protestantesimo. Nella prima metà del XX secolo, i missionari occidentali si sono concentrati soprattutto sulla Cina e sul Giappone, trascurando spesso la Corea. Tuttavia è in questo Paese che il cristianesimo si è affermato in misura notevole, mentre in Cina e Giappone la sua crescita è stata molto più limitata. Se in queste due ultime nazioni il cristianesimo spesso viene ancora visto come una «religione straniera», in Corea invece è diventato parte integrante della storia e della cultura della nazione. Questo cambiamento è importante, se si considerano i quasi 100 anni di persecuzione che la Chiesa coreana ha subìto dopo essere penetrata nella Penisola.
Questa trasformazione non riguarda solo la crescita numerica, ma riflette il ruolo attivo della Chiesa nella storia moderna della Corea, in particolare la promozione della democrazia, dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani. Inoltre, a partire dagli anni Ottanta, la Chiesa coreana contribuisce all’invio di missionari all’estero (1.007 missionari nel 2022) e s’impegna nella cooperazione allo sviluppo internazionale attraverso diverse sue istituzioni. Se prima era una Chiesa che riceveva, adesso è diventata una Chiesa che dà[13]. Così il suo cammino è parallelo a quello della nazione coreana, trasformandosi da beneficiaria di aiuti a benefattrice e fungendo da ponte tra mondi diversi.
La GMG 2027 e la Chiesa coreana
La possibilità di ospitare la GMG in Corea era nell’aria da oltre un decennio. Tuttavia sono emerse preoccupazioni sullo stato attuale della Chiesa coreana. Essa si trova ad affrontare un declino della pastorale giovanile e dei giovani adulti, così come un forte calo delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Inoltre, all’interno della Chiesa si registra un notevole cambiamento demografico, con una popolazione che invecchia ancor più rapidamente della società coreana in generale. Questa tendenza però non è esclusiva della Chiesa cattolica: recenti sondaggi Gallup rivelano che un numero crescente di giovani tra i 20 e i 30 anni si dichiarano non religiosi[14].
Nel 2006, quando la tendenza religiosa era alla crescita, un seminario intitolato «Il cattolicesimo cattura i cuori delle persone moderne» ha identificato cinque fattori che contribuivano all’immagine positiva della Chiesa: la coesione dei cattolici; la moralità; l’impegno a favore della giustizia e dei diritti umani; un atteggiamento flessibile verso i riti ancestrali e i funerali; e l’apertura verso le altre religioni[15]. Questi fattori attestavano che il cattolicesimo godeva di una indubbia «autorità morale» all’interno della società coreana. Tuttavia, il dinamismo che ha caratterizzato la Chiesa coreana nel 2024 non rispecchia più questa analisi. Per descrivere la realtà attuale con cui si sta confrontando la Chiesa coreana sembra più adatto l’adagio della Chiesa occidentale: Ecclesia semper reformanda.
Ospitare la GMG 2027 in questo contesto è significativo. Sarebbe irrealistico aspettarsi che una GMG ben riuscita possa portare a una rinascita quantitativa della pastorale giovanile in Corea, perché il declino deriva da complesse questioni strutturali, come i cambiamenti demografici e culturali, per non parlare della crescente sfiducia dei giovani nelle istituzioni. Ma non è irragionevole sperare che la GMG agisca come catalizzatrice, che cioè ispiri i giovani a incontrarsi con il Signore, a scoprire la loro vocazione e quindi a camminare con la Chiesa da «discepoli missionari»[16]. Un successo del genere si ripercuoterebbe non solo sulla Chiesa coreana, ma anche sulla Chiesa universale.
Il contributo che la Chiesa coreana può dare alla Chiesa universale
L’esperienza storica della Chiesa coreana, in particolare le sue attività per la giustizia e i diritti umani negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, può insegnare qualcosa alle altre Chiese sotto due aspetti. In primo luogo, la Chiesa coreana non ha agito per il proprio interesse, ma per il bene di coloro che venivano emarginati dalla società. Ciò ha fatto sì che essa acquisisse un’autorità morale e diventasse parte della storia della Corea, allontanandosi dalla percezione di essere una religione occidentale[17]. Ciò dimostra in qual modo la Chiesa possa radicarsi nelle società non occidentali: tramite la condivisione, il servizio e la difesa degli emarginati.
Il secondo aspetto riguarda il modo in cui la Chiesa può contribuire alla sfera pubblica nella società moderna. In mezzo al crescente individualismo e alla tendenza a privatizzare la religione, soprattutto in Occidente, la Chiesa coreana offre un esempio di pratica della solidarietà e di servizio al bene comune. Nel XXI secolo, mentre i progressi tecnologici si intensificano e diminuisce la fiducia nelle istituzioni, c’è una crescente sete di spiritualità. Ciò ha portato a una maggiore tendenza della religione a soddisfare i bisogni individuali. In risposta, pur rispettando questa ricerca personale, la Chiesa deve insegnare la missione comune affidata a tutti cristiani, come viene sottolineato nella Laudato si’ (LS). L’esperienza storica della Chiesa coreana può ricordare la responsabilità morale e sociale della Chiesa nei confronti dei «vicini» emarginati, e così può aiutare a prevenire l’eccessiva spiritualizzazione o privatizzazione della fede. Sotto entrambi gli aspetti, la Chiesa coreana esemplifica la visione di papa Francesco di una Chiesa che va verso le «periferie», e così può offrire contributi importanti alla Chiesa universale.
Se il primo punto si basa su riflessioni tratte dal passato storico della Chiesa coreana, i punti successivi riguardano aspetti che la posizione della Chiesa coreana può sottolineare come compiti o missioni per i giovani cattolici in tutto il mondo. Attraverso di essi i giovani pellegrini provenienti da tutto il mondo possono approfondire la loro comprensione del messaggio cristiano e il loro contributo alla Chiesa universale. Per esempio, il messaggio di pace e riconciliazione. Esso è stato sempre importante, ma negli ultimi anni è diventato tanto più urgente e tangibile per i giovani a causa delle guerre, come quelle tra Ucraina e Russia, tra Israele e Palestina, e a causa della crisi umanitaria in Sudan. A Roma, poco dopo la GMG di Lisbona del 9 agosto 2023, papa Francesco ha affermato: «Mentre in Ucraina e in altri luoghi si combatte, e mentre in certe sale nascoste si pianifica la guerra, la GMG ha mostrato a tutti che è possibile un’altra via: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi!»[18]. Pertanto la Corea, che si trova al crocevia tra divisione, Guerra fredda e rischio nucleare, sarebbe un luogo adatto per una riflessione dei giovani cattolici sul messaggio cristiano di pace e di riconciliazione, un luogo che li sostenga nel sogno di diventare «apostoli di pace».
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Un altro aspetto è costituito dalla conversione ecologica. La crisi ecologica è un argomento di grande interesse per i giovani. Papa Francesco, con la Laudato si’ del 2015, ha invitato a una conversione ecologica, sottolineando la gravità della crisi climatica a livello globale. La Corea è stata definita un climate villain, un Paese poco virtuoso riguardo al clima, a causa delle sue emissioni di gas serra totali e pro capite, e della sua risposta alla crisi climatica. Pertanto, ospitare una GMG che invita all’ecologia può spingere i giovani a uno stile di vita più ecologico. Il Festival di Cannes, nel 2024, si è proposto come un evento «ecologico» (eco-friendly), adottando misure appropriate, come il divieto di bottiglie di plastica, l’incoraggiamento dell’uso dei trasporti pubblici e l’eliminazione della carne bovina dai menù. Se persino un festival cinematografico può promuovere comportamenti simili, non si vede perché non possa farlo la GMG 2027. Infatti, come abbiamo già detto, la partecipazione alla GMG in Corea dipende dai viaggi aerei, e ciò implica una notevole quantità di emissioni di CO2. Perciò è ancora più importante che l’evento venga organizzato in modo «ecologico» e che vengano sensibilizzate le persone. A Lisbona, nel 2023, l’app della GMG ha fornito una funzione per calcolare le compensazioni delle emissioni di carbonio, e gli organizzatori hanno distribuito un Manuale di buone pratiche per una GMG sostenibile, che riguardava tutti i settori, dal trasporto ai pasti e agli alloggi. Ai pellegrini era stato chiesto di evitare la plastica monouso e di riciclare il più possibile. Inoltre, essi erano stati incoraggiati a piantare alberi nei loro luoghi di provenienza prima di partire per Lisbona (la stima è che ne siano stati piantati 18.000). Allo stesso modo, la GMG 2027 può essere un luogo di conversione ecologica non soltanto attraverso la sensibilizzazione sul tema, ma anche attraverso la pratica di comportamenti ecologici.
La DMZ (zona demilitarizzata) al confine tra le due Coree, che si estende per circa 250 chilometri di lunghezza e quattro chilometri di larghezza, può costituire un luogo di grande suggestione per mettere in atto i due potenziali contributi sopra menzionati. In quanto è un confine circondato da filo spinato, esso evidenzia in modo drammatico la tensione tra le due Coree e sottolinea l’urgente necessità di riconciliazione e di pace. Allo stesso tempo, è un’area naturale che si è rigenerata in un territorio devastato dalla guerra di Corea e ha un immenso valore ecologico. Essa può fungere da simbolo rappresentativo della GMG del 2027, trasmettendo profondi messaggi di riconciliazione, di pace e di conversione ecologica.
Come la GMG può contribuire alla Chiesa coreana
Il primo contributo, come viene indicato nelle ricerche esistenti, è lo sviluppo di una cittadinanza cosmopolita cattolica. Questo è diverso dallo slogan «leader globale», che è diventato popolare in campo educativo nella Corea nel XXI secolo, e si discosta anche dal populismo che sfrutta i sentimenti cristiani per la mobilitazione sociale e politica. Poiché la Corea è stata storicamente un Paese omogeneo dal punto di vista sia etnico sia linguistico, il confine etnico per molto tempo è stato adoperato criticamente per distinguere tra «noi» e «loro». Tuttavia, poiché oggi la Corea si è già trasformata strutturalmente in una nazione di immigrazione, è necessario un approccio più universale, che vada al di là dell’identità basata sul sangue, come pure è necessaria una consapevolezza civica riguardo al razzismo. In queste circostanze, il fatto di ospitare la GMG, di incontrare giovani di varie nazionalità e culture amplierà gli orizzonti sia delle generazioni più giovani sia di quelle più anziane che verranno coinvolte, e potrà favorire la visione cosmopolita cattolica.
Qualcuno potrebbe chiedersi se eventi come la Coppa del mondo di calcio o le Olimpiadi non abbiano un ruolo più significativo nel promuovere la cittadinanza globale. L’esempio di una persona brasiliana della classe media che ha ospitato alcuni giovani durante la GMG di Rio de Janeiro del 2013 può illustrare la differenza tra i festival sportivi globali e la GMG: «Ecco una cosa che ci sembra diversa dalla Coppa del Mondo FIFA o dalle Olimpiadi: la GMG scuote l’intera città. Per esempio, ora stiamo vivendo la Coppa del Mondo 2014, e io vivo a Jacarepaguá (un quartiere non turistico di Rio), non ho ancora visto un turista. Perché? Se succede qualcosa di importante, questo avviene nella zona sud (zona turistica), ma noi di Jacarepaguá non vediamo nulla. Quelli che vivono nella zona ovest, come Bangu, Campo Grande, non vedono nulla, nemmeno un turista. Alla GMG è stato diverso. In città c’erano pellegrini ovunque. […] Ricordo che il proprietario del panificio vicino a casa mia diceva che le vendite andavano a gonfie vele perché c’era nuova gente in giro. Quindi, la GMG ha smosso la città; la Coppa del Mondo e le Olimpiadi non lo fanno. La GMG è stato un momento di cambiamento nella nostra vita»[19].
Mentre gli eventi sportivi mondiali influiscono a livello superficiale sulla «cultura globale» o su alcune aree commerciali, la GMG agisce a un livello più popolare, toccando la vita dei cittadini comuni.
Nella formazione dei moderni Stati-nazione occidentali, la Chiesa cattolica si è talvolta trovata in una relazione scomoda, perché sosteneva un’idea di cittadinanza globale e universalistica che trascende le particolarità nazionali o etniche. Dopo la Seconda guerra mondiale, il sogno e la realizzazione della riconciliazione tra Germania e Francia e la costruzione di una nuova Europa (che alla fine ha portato all’attuale Unione europea) non sono stati raggiunti solo attraverso calcoli politici. Politici cattolici come Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, influenzati dal pensiero sociale cattolico, vi hanno svolto un ruolo fondamentale[20]. Non è solo un’utopia pensare che alcuni giovani, influenzati dalla GMG, possano sviluppare un ideale di cittadinanza globale cattolica e contribuire direttamente alla riconciliazione e alla pace nel mondo.
In secondo luogo, la GMG offrirà alla Chiesa coreana l’opportunità di aggiornare la propria comprensione delle questioni contemporanee e delle culture organizzative della stessa Chiesa coreana. Per esempio, la questione dell’«evangelizzazione del mondo digitale». I rapidi progressi nella tecnologia digitale, compresa l’intelligenza artificiale, rappresentano per la Chiesa un territorio nuovo e in gran parte inesplorato. Molti nella Chiesa non sono pienamente consapevoli dell’importanza del mondo digitale, che ora è il luogo in cui i giovani, in Corea e nel resto del mondo, trascorrono gran parte del loro tempo, costruendo reti e condividendo informazioni.
Il mondo digitale è anche un luogo in cui si annidano molti pericoli, dalla dipendenza allo sfruttamento, ed esso è sempre più dominato da un «ecosistema di sorveglianza commerciale» costruito da grandi aziende tecnologiche che raccolgono dati personali a scopo di lucro[21]. Ecco perché papa Francesco, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2024[22], ha menzionato i pericoli di sostituire «i volti con gli schermi, il reale con il virtuale»[23], e la necessità di un trattato internazionale sull’intelligenza artificiale (IA).
Tuttavia, quello digitale è un mondo in cui i giovani vivono e consumano, e la Chiesa sta riconoscendo in esso anche un luogo di evangelizzazione, come segnalato dalla GMG 2023 di Lisbona. Il Catholic Influencers Festival, che si è tenuto il 4 agosto 2023, ha mostrato che il mondo digitale è riconosciuto «come un territorio, uno spazio, non solo come un mezzo» e come un «nuovo mondo di comunione e missione»[24] per la Chiesa, secondo quanto ha affermato il cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione dei popoli. Questa consapevolezza della Chiesa universale influirà sulla Chiesa coreana e indurrà aggiornamenti nella pastorale giovanile.
Un altro aspetto si riferisce alla prassi della Chiesa, che si basa sull’anzianità, sullo status gerarchico o sul genere. Dal punto di vista strutturale, la GMG 2027 sarà un evento fruttuoso, a patto che il personale giovane e gli operatori pastorali – coreani e internazionali, sia giovani sia anziani – lavorino insieme. Questo processo collaborativo rappresenta un’eccellente opportunità per passare da una pratica culturale verticale a una più orizzontale, preferita dai giovani.
Così arriviamo all’ultimo aspetto, quello più importante. La GMG può contribuire alla formazione della leadership giovanile nella Chiesa coreana. Senza la partecipazione dei giovani, la GMG 2027 non può essere gestita con successo. Non si tratta di una partecipazione passiva dei giovani, come oggetto di mobilitazione, ma di una partecipazione attiva, come «discepoli missionari», collaborando con i ministri della pastorale. Questo processo di collaborazione sarà significativo per la formazione di una nuova leadership giovanile e per il «camminare insieme» con la Chiesa coreana.
Osservazioni conclusive: un atteggiamento contemplativo per la GMG
Questo articolo è partito dalla premessa che una GMG, per avere un esito felice, deve essere orientata all’evangelizzazione. Per i singoli partecipanti si tratta di un processo che dura tutta la vita, in cui la parola di Dio trasforma i pensieri e gli atteggiamenti di ognuno per l’intera esistenza. Anche se i partecipanti alla GMG vivono esperienze intense, questi sono momenti nel cammino di evangelizzazione che, per essere vissuti integralmente, richiedono un impegno duraturo. Infatti, l’evangelizzazione non si esaurisce nella trasformazione individuale, ma persegue il rinnovamento della Chiesa e della società. Integra fede e pratica, moralità personale e responsabilità sociale, per realizzare i valori del regno di Dio. Una GMG evangelizzatrice si colloca in questa cornice, con al centro dei suoi programmi e delle sue attività l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. È per questo che Giovanni Paolo II scelse la Domenica delle Palme come giorno per il primo raduno dei giovani, quando li invitò inizialmente a Roma. Voleva sottolineare che lo spirito essenziale della GMG è favorire l’incontro personale dei giovani che sono alla ricerca del senso della vita con Cristo.
Pertanto, per poter preparare e organizzare una GMG evangelizzatrice, la Chiesa locale deve guardare ai giovani con un atteggiamento contemplativo: in altre parole, deve vedere e sentire la sete di significato che hanno i giovani e lo sguardo che Cristo rivolge ad essi. Questo atteggiamento contemplativo non è riservato ai monaci, ai religiosi o al clero, ma è un atteggiamento che va sviluppato e coltivato da tutti i soggetti coinvolti: sia dai giovani partecipanti sia dalla generazione più anziana.
Possiamo rintracciare un esempio di tale atteggiamento contemplativo nel modo in cui Giovanni Paolo II ha concepito la GMG. Sebbene egli stesso abbia affermato che la GMG non è stata una sua invenzione ma piuttosto una creazione dei giovani, l’influsso da lui avuto sulle sue origini non può essere trascurato. Nonostante lo scetticismo iniziale, all’interno del Vaticano, sulla partecipazione dei giovani, egli continuò a promuovere la GMG. Che cosa lo spingeva a invitare i giovani a Roma? Forse la sua visione di una nuova evangelizzazione nell’Occidente secolarizzato, o la sua convinzione del ruolo centrale dei giovani nel futuro della Chiesa? In un’intervista del 1994, Giovanni Paolo II affermò: «E non soltanto a Roma, ma ovunque il Papa si rechi, cerca i giovani e ovunque dai giovani viene cercato. Anzi, in verità, non è lui a essere cercato. Chi è cercato è il Cristo […]. Riassumendo, desidero sottolineare che i giovani cercano Dio, cercano il senso della vita, cercano le risposte definitive: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Lc 10,25). In questa ricerca, non possono non incontrare la Chiesa. E anche la Chiesa non può non incontrare i giovani»[25].
È evidente che Giovanni Paolo II vedeva nei giovani qualcosa di più che un semplice strumento per l’evangelizzazione o una nobile visione ecclesiale. Egli riconosceva la loro profonda ricerca di Dio e di significato. Non ha ridotto i giovani a un gruppo demografico utile per la strategia ecclesiale. Al contrario, il suo cuore rispecchiava l’amore che Gesù nutriva per quel giovane che cercava la vita eterna (cfr Mc 10,17). Questa sintesi tra sensibilità spirituale e risposta pastorale gli ha consentito di impegnarsi con i giovani in modo autentico. Sebbene alcuni attribuiscano il suo successo al carisma personale, esso era invece radicato nella sua esperienza pastorale e nell’amore per i giovani. L’attenzione spirituale di Giovanni Paolo II, unita al cuore compassionevole di Cristo, gli ha permesso di vedere e di rispondere veramente alla profonda sete dei giovani.
Mentre la Chiesa coreana e i suoi membri si predispongono alla GMG del 2027, promuovere questo atteggiamento contemplativo costituirà la preparazione più efficace e genuina. Attraverso di esso, la Chiesa può comprendere meglio le attese dei giovani e aiutarli a orientarsi verso un incontro personale con Cristo. Coltivare questo atteggiamento e questa pratica getterà le basi perché la GMG del 2027 non diventi solo un evento ben organizzato, ma uno stimolo alla vera trasformazione sia per i partecipanti sia per la più ampia comunità ecclesiale orientata all’evangelizzazione.
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[1]. Giovanni Paolo II, s., Varcare la soglia della speranza, Milano, Mondadori, 2004, 139.
[2]. Nella storiografia coreana, il Vicariato apostolico della Corea, ricavato dal territorio dell’allora diocesi di Pechino, è spesso menzionato come diocesi di Joseon, il nome del Regno in quei tempi.
[3]. Francesco, Evangelii gaudium (EG), n. 176.
[4]. Concilio Ecumenico Vaticano II, Apostolicam actuositatem, n. 2.
[5]. Cfr S. Mandes – W. Sadłoń, «Religion in a Globalized Culture: Institutional Innovation and Continuity of Catholicism – The Case of World Youth Day», in Annual Review of the Sociology of Religion. The Changing Faces of Catholicim 9 (2018) 202-221; M. Pfadenhauer, «The eventization of faith as a marketing strategy: World Youth Day as an innovative response of the Catholic Church to pluralization», in International Journal of Nonprofit and Voluntary Sector Marketing 15 (2010/4) 382-394.
[6]. Cfr C. Taylor, L’età secolare, Milano, Feltrinelli, 2009.
[7]. Cfr L. Gonzalez – T. Villa – C. Loreto Mariz – A. Zahra, «World youth Day: Contemporaneous pilgrimage and hospitality», in Annals of Tourism Research 76 (2019) 80-90.
[8]. Cfr V. Turner, The Ritual Process: Structure and Anti-structure, Chicago, Aldine Publishing Company, 1969; V. Turner – V. Witter – E. Turner, Image and Pilgrimage in Christian Culture: Anthropological Perspectives, Oxford, Basil Blackwell, 1978.
[9]. Cfr C. Mercier, «Religion and the Contemporary Phase of Globalization: Insights from a Study of John Paul II’s World Youth Days», in Journal of World History 33 (2022/2) 321-351.
[10]. Cfr Pew Research Center, «Christians. The Future of World Religions: Population Growth Projections, 2010-2050» (pewresearch.org/religion/2015/…).
[11]. Cfr K. Rahner, «Towards a Fundamental Theological Interpretation of Vatican II», in Theological Studies 40 (1979/4) 716-727.
[12]. Cfr M. Faggioli, Francesco Papa di frontiera. Soglia di una cattolicità globale, Roma, Armando, 2021.
[13]. Cfr D. Kim, «Going Global», in Journal of Korean Religions 12 (2021/1) 5-37.
[14]. Cfr gallup.co.kr/gallupdb/reportCo…
[15]. Cfr K. Oh, «Growth of Catholic Believers and its Cause (오경환, 가톨릭 신자의 괄목할만한 증가와 그 요인)», in S. Cho – C. Yong Chong (edd.), Why Did They Go to the Catholic Church? (그들은 왜 가톨릭 교회로 갔을까?), 2007, 25-48.
[16]. Cfr EG 119-121.
[17]. Cfr D. Kim, «Church and Compressed Modernization: South Korea and Japan Compared», in Gregorianum, vol.101, 2021, 573-592.
[18]. Francesco, Udienza generale del 9 agosto 2023, in https://www.vatican.va
[19]. Cfr Cfr L. Gonzalez – T. Villa – C. Loreto Mariz – A. Zahra, «World youth Day…», cit., 86.
[20]. I cattolici tendono a vedere l’Europa come un insieme culturale e a immaginare di governarla in modo coordinato, mentre a partire dalla Riforma i protestanti guardano spesso allo Stato-nazione come a un baluardo contro l’egemonia cattolica. Cfr B. F. Nelsen – J. L. Guth, Religion and the Struggle for European Union: Confessional Culture and the Limits of Integration, Washington, Georgetown University Press, 2015.
[21]. Cfr Sh. Zuboff, The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power, New York, Public Affairs, 2019.
[22]. Cfr Francesco, Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace: «Intelligenza artificiale e pace», 1° gennaio 2024.
[23]. Id., Incontro con i giovani universitari, Lisbona, 3 agosto 2023.
[24]. Citazione da A. Ivereigh, «A Church with Room for Everyone; World Youth Day in Lisbon», in Commonweal Magazine (commonwealmagazine.org/francis…), 13 agosto 2023.
[25]. Giovanni Paolo II, s., Varcare la soglia della speranza, cit., 139 s.
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