2022-09-09 12:37:43
2022-09-08 08:18:05
2022-09-08 08:01:06
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Achille era bello, forte, intelligente ma aveva un punto debole: il famosissimo tallo-ne. Qual è il tallone d’Achille della scuola italiana? Magari la cara vecchia scuola avesse un solo punto debole: se così fosse sarebbe una bellissima notizia.
La verità è impietosa: la scuola non esiste più. Il suo posto è stato preso da un’altra creatura: la post-scuola. Dove il “post” indica la scuola dopo la scuola ma anche lo scivolamento della scuola nell’era digitale – la scuola dei post– senza aver fatto i conti con l’esperienza storica precedente dell’era Gutenberg.
Salvatore Valitutti, il maggior conoscitore della storia scolastica nazionale, diceva che la scuola italiana è elio-centrica: il Ministero è il sole e le scuole vi ruotano intorno come i pianeti. Anche qui: magari fosse ancora così. Infatti – con l’acqua, i banchi (a rotelle) e i somari che son passati sotto i ponti – la scuola si è trasformata con la riforma di Luigi Berlinguer che all’inizio del millennio varò la (cosiddetta) autonomia scolastica con cui ogni istituto maturava una propria indipendenza.
Risultato: le scuole non sono più dei pianeti e, come la celebre rana di Esopo, si sono gonfiate credendo di essere il sole. Ogni scuola, in tutto e per tutto dipendente sempre dall’amministrazione statale, è una sorta di Ministero di periferia in cui la burocrazia scolastica ha divorato, come Crono, i suoi figli: gli insegnanti, gli studenti, i capi d’istituto, le famiglie.
Tutto è diventato un enorme post. Le scuole sono in competizione tra loro ma, non essendoci nessuna reale vita degli studi, la competizione è fatta al ribasso. Così accade una cosa strana solo per chi non si è reso conto della nascita della post-scuola: i ragazzi e le ragazze sono licenziate agli esami con altissimi voti ma poi non sanno leggere e se leggono non intendono.
Tra la situazione legale e la situazione reale non vi è una differenza. Vi è la verità. Come sempre scomoda. Ma se questa scomodità non si guarda non si avrà mai nessuna possibilità di intervenire nel sistema dell’istruzione e provare, almeno provare, a migliorarlo.
Il tallone d’Achille della scuola italiana – fingendo che la metafora sia calzante al caso – è il rapporto tra insegnante e alunno. Questa relazione, che è il cuore della scuola, che è la scuola stessa, è falsato all’origine da due fattori: il valore legale del diploma e l’obbligo della promozione.
Perché ci possa essere la relazione tra insegnante e studente è necessario che ci sia l’interesse da un lato a insegnare e dall’altro a imparare. Ma è proprio tale interesse – che significa “stare insieme”, “stare nell’essere” – che è neutralizzato alla fonte dal momento che la legalità scolastica sposta il valore dallo studio al certificato e l’obbligo della promozione ne garantisce il possesso.
Non è né un problema scolastico né un problema politico: è un dramma nazionale. Nazionale perché riguarda tutti, drammatico perché non ci sono più occhi per vederlo. Il costo è elevatissimo, Paola Mastrocola e Luca Ricolfi lo hanno chiamato “Il danno scolastico”. Riguarda l’incapacità di creare classe dirigente e la concreta possibilità di condurre democrazia e nazione al fallimento.
L’esperienza ci dice che non si tratta di ipotesi accademiche ma di dura realtà. La scuola italiana – la post-scuola – è per la democrazia italiana il problema dei problemi. È una sorta di Grande Bugia nazionale in cui il senso delle cose reali, che ognuno di noi deve conservare per condursi più o meno decentemente nella propria esistenza, è stato sostituito dal senso delle cose irreali.
La Ragione
L'articolo Post-scuola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Post-scuola
Avviso contenuto: Promesso ignorante Achille era bello, forte, intelligente ma aveva un punto debole: il famosissimo tallo-ne. Qual è il tallone d’Achille della scuola italiana? Magari la cara vecchia scuola avesse un solo punto debole: se così fosse sarebbe una bellissima
Promesso ignorante
Achille era bello, forte, intelligente ma aveva un punto debole: il famosissimo tallo-ne. Qual è il tallone d’Achille della scuola italiana? Magari la cara vecchia scuola avesse un solo punto debole: se così fosse sarebbe una bellissima notizia.
La verità è impietosa: la scuola non esiste più. Il suo posto è stato preso da un’altra creatura: la post-scuola. Dove il “post” indica la scuola dopo la scuola ma anche lo scivolamento della scuola nell’era digitale – la scuola dei post– senza aver fatto i conti con l’esperienza storica precedente dell’era Gutenberg.
Salvatore Valitutti, il maggior conoscitore della storia scolastica nazionale, diceva che la scuola italiana è elio-centrica: il Ministero è il sole e le scuole vi ruotano intorno come i pianeti. Anche qui: magari fosse ancora così. Infatti – con l’acqua, i banchi (a rotelle) e i somari che son passati sotto i ponti – la scuola si è trasformata con la riforma di Luigi Berlinguer che all’inizio del millennio varò la (cosiddetta) autonomia scolastica con cui ogni istituto maturava una propria indipendenza.
Risultato: le scuole non sono più dei pianeti e, come la celebre rana di Esopo, si sono gonfiate credendo di essere il sole. Ogni scuola, in tutto e per tutto dipendente sempre dall’amministrazione statale, è una sorta di Ministero di periferia in cui la burocrazia scolastica ha divorato, come Crono, i suoi figli: gli insegnanti, gli studenti, i capi d’istituto, le famiglie.
Tutto è diventato un enorme post. Le scuole sono in competizione tra loro ma, non essendoci nessuna reale vita degli studi, la competizione è fatta al ribasso. Così accade una cosa strana solo per chi non si è reso conto della nascita della post-scuola: i ragazzi e le ragazze sono licenziate agli esami con altissimi voti ma poi non sanno leggere e se leggono non intendono.
Tra la situazione legale e la situazione reale non vi è una differenza. Vi è la verità. Come sempre scomoda. Ma se questa scomodità non si guarda non si avrà mai nessuna possibilità di intervenire nel sistema dell’istruzione e provare, almeno provare, a migliorarlo.
Il tallone d’Achille della scuola italiana – fingendo che la metafora sia calzante al caso – è il rapporto tra insegnante e alunno. Questa relazione, che è il cuore della scuola, che è la scuola stessa, è falsato all’origine da due fattori: il valore legale del diploma e l’obbligo della promozione.
Perché ci possa essere la relazione tra insegnante e studente è necessario che ci sia l’interesse da un lato a insegnare e dall’altro a imparare. Ma è proprio tale interesse – che significa “stare insieme”, “stare nell’essere” – che è neutralizzato alla fonte dal momento che la legalità scolastica sposta il valore dallo studio al certificato e l’obbligo della promozione ne garantisce il possesso.
Non è né un problema scolastico né un problema politico: è un dramma nazionale. Nazionale perché riguarda tutti, drammatico perché non ci sono più occhi per vederlo. Il costo è elevatissimo, Paola Mastrocola e Luca Ricolfi lo hanno chiamato “Il danno scolastico”. Riguarda l’incapacità di creare classe dirigente e la concreta possibilità di condurre democrazia e nazione al fallimento.
L’esperienza ci dice che non si tratta di ipotesi accademiche ma di dura realtà. La scuola italiana – la post-scuola – è per la democrazia italiana il problema dei problemi. È una sorta di Grande Bugia nazionale in cui il senso delle cose reali, che ognuno di noi deve conservare per condursi più o meno decentemente nella propria esistenza, è stato sostituito dal senso delle cose irreali.
La Ragione
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Uriel Fanelli :BulletHole:
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •Avviso contenuto: re: Promesso ignorante Achille era bello, forte, intelligente ma aveva un punto debole: il famosissimo tallo-ne. Qual è il tallone d’Achille della scuola italiana? Magari la cara vecchia scuola avesse un solo punto debole: se così fosse sarebbe una bellis
Un rticolo che parli di scuola senza notare questa influenza e’ sicuramente in cattiva fede. E’ come un articolo sulla pioggia che non parli mai di nuvole.
Pëtr Arkad'evič Stolypin
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Uriel Fanelli :BulletHole:
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