Salta al contenuto principale


Stasera ho visto Die Wand (La parete). Il libro da cui è tratto il film del 2012 lo avevo già letto e mi era piaciuto tantissimo.

Il film, come sempre accade con le trasposizioni, tralascia molte cose e qualcosina la aggiunge, ma in generale è fedele al libro. L'attrice protagonista, Martina Gedeck, fa un gran lavoro. A parte lei, l'altro grande protagonista è l'ambiente che la circonda.

Provate a immaginarvelo: partite con una coppia di amici per una breve vacanza in baita, restate a casa mentre loro vanno a cena nel vicino borgo e quando vi svegliate, la mattina dopo, siete intrappolati nella valle da una barriera invisibile ma invalicabile. L'unica compagnia: il cane del vostro amico. Le persone e gli animali che intravvedete al di là del "muro" sono immobili, congelati nel tempo mentre tutto intorno a loro continua a scorrere: l'acqua, il vento, il tempo.

La scelta è tra uscire pazzi e ammazzarsi oppure trovare una motivazione per sopravvivere e fare solo e unicamente quello.

Lei, la protagonista senza nome, trova la motivazione nel cane negli altri animali, che col tempo, si riuniscono attorno.

Come a dire che, ridotto ai minimi termini, l'essere umano trova il suo senso nel prendersi cura degli altri.

E niente, il mio modesto consiglio letterario-cinematografico della sera.
#cinema #film #Libri #consiglidilettura

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
floreana
@VOLPE ANTONIO più si va a cercare di definire il limite tra il noi e l'altro, più questo si fa sfuggente. Se tutto è "altro" anche "noi" siamo tutto, e il confine va a farsi benedire. Il che è un bene.
A voler essere per forza diversi, unici, superiori o che si finisce col farsi e col fare del male.
(È tardi e sto per andare a nanna, l'articolo che hai linkato me lo leggo domani).