Salta al contenuto principale


SALMO - 86 (85)


PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE1 Supplica. Di Davide.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.

2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.

4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.

6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.

7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.

8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.

9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.

10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.

12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,

13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.

14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.

15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,

16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.

17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.

_________________Note

86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.

86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)

Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.

Divisione:

  • vv. 1-7: I appello;
  • vv. 8-13: inno di ringraziamento;
  • vv. 14-17: appello finale.

v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in .

v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».

v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.

v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.

v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).

v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.

v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19

v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.

v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).

v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.

v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.

v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.

v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage