[rotazioni]per bocca un finale un]
googolplex avvisano ai cartelli è un intervallo una] capienza la scocca mimetica airmail filtri a pavimento nei bar formano le scorte dei tabagisti il nastro loopesco [incastri] si devolve un tanto fanno sacche a siringa cartasì fanno] il passo il pane] degli spagnoli a raggio] piega attorno alla rampa deve tenere l'ordine le]
barricate con tabelline un finale una] rischiosa cadenza e [cartagine incerta
Non basta il silenzio
Ci sono parole e silenzi, ma nessuno dei due basta da solo. L’idea che la complicità possa concedersi il lusso di tacere è romantica, ma ingannevole. La complicità vera non tace: si dice, si mostra, si nomina. Il silenzio, per quanto possa talvolta sembrare carico di significato, non è mai garanzia di intesa. Perché chi tace, talvolta, si sottrae. Le parole non sono tutte uguali, è vero, ma sono comunque necessarie. E il non detto può diventare frainteso, oppure vuoto. Comunicare è ciò che rende possibile la comprensione reciproca; il tacere, invece, spesso lascia spazio all’ambiguità, ai malintesi, all’allontanamento. Non è privilegio, ma rischio. La vera complicità non si affida al silenzio come rifugio elegante, ma si costruisce nel dire, nello spiegare, nel chiarire. La verità, anche nella complicità, chiede voce, non lusso. È nella vulnerabilità delle parole che si crea una connessione autentica, non nella presunta nobiltà del non detto. Chiede presenza, anche nel parlare. Tacere può essere comodo, ma parlare è ciò che rende il legame reale.
RECENSIONE DI RENZO MONTAGNOLI A "SOPRA IL SENSO DELLE COSE"
RECENSIONE DI RENZO MONTAGNOLI A “SOPRA IL SENSO DELLE COSE”
Sopra il senso delle cose
di Felice Serino
Libreria Editrice Urso
Poesia
Pagg. 56
ISBN 9788869543463
Prezzo Euro 10,00
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Esperienza e creatività
Sopra il senso delle cose è un'altra silloge che si aggiunge alla già corposa produzione poetica di Felice Serino a cui di certo non mancano né l'esperienza né la creatività che con il passare degli anni si sono fatte più mature, pur restando la tipicità dell'autore di trasporre la realtà in una visione onirica, che ben si presta a essere espressa in versi, come nel caso di Sopra il senso delle cose, poesia che dà il titolo all'intera raccolta ( chi può conoscere / meglio della terra i morti / l'inverno col suo bianco manto / il silenzio copre e il loro cuore / oltre orizzonti di palpiti / vegliando aleggia / il mistero / sopra il respiro dei vivi / sopra il senso delle cose / come un sole freddo ).
Come sempre Serino tende a sublimare la parola, così che la stessa non è solo parte di un discorso, ma diventa autonomamente mezzo di espressione, frutto di una ricerca per nulla semplice, ma dai risultati di notevole effetto, e ciò nonostante predomini un certo ermetismo, peraltro di non difficile interpretazione ( di sguardi è il sogno o polvere / della nostra creazione noi polvere / del sogno noi sogno di Dio / tra intermittenze / di fòsfeni veleggia / l' “occhio” per inesplorati lidi ).
Ogni tanto il tema ripercorre il passato, sempre più presente mano a mano che aumenta l'età, ma non c'è rimpianto, se non la semplice constatazione che ogni epoca ha le sue caratteristiche e che la vecchiaia è fatta di ricordi che appaiono luminosi nella nebbia del tempo trascorso ( Mare d'erba – con l' avanzare degli anni / riduci sempre più il percorso / delle tue camminate / giungerà il momento / di affacciarti solo sull' uscio / o dalla finestra vedere l' immensa / distesa di verde e nello / stravedere la scambierai per quel mare / che ti vide nascere / -ti brilleranno gli occhi andando / col pensiero alla fanciullezza gaia / ora quella luce è fuggita / lascerai / impregnato quel mare d'erba / di amori e pene ed eterei voli ).
Sarà per la mia non più verde età ma resta il fatto che sono in sintonia con quanto esprime Felice Serino e quindi il mio giudizio ampiamente positivo ne è influenzato; tuttavia, anche leggendo e analizzando asetticamente le poesie che compongono questa raccolta non si può fare a meno di rilevare le felici scelte espressive, lo svolgimento armonico delle tematiche e l'indubbio piacere che si ritrae, tutti elementi altamente qualificanti che se sono una caratteristica comune a tutta la produzione dell'autore non sono però scontate nel caso di altri poeti.
Aggiungo inoltre che la semplicità che caratterizza le composizioni è da sempre una meritoria caratteristica di Serino, il cui ermetismo, mi preme ribadirlo, è tale da non rendere problematica l'interpretazione dei suoi versi, a tutto vantaggio della gradevolezza che si accompagna alla lettura.
Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino. Autodidatta.
Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Dalle stanze del cuore e della mente” del 2020); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E' stato tradotto in nove lingue.
Intensa anche la sua attività redazionale.
Gestisce vari blog e tre siti.
Renzo Montagnoli
amazon.it/review/R3PGQC6IH0OHN…
ibs.it/sopra-senso-delle-cose-…
kultunderground.org/art/39835/
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un pò ti cerchi un pò ti butti via…
GIOVINEZZA
Prati teneri, intenso verde,
caviglie agili, snelle
dal venticello gaio frustate…
palpiti e sussurri, risa;
acqua di ruscello
fresca, tersa
come i miei pensieri:
una tenera ansia da consumare.
Un altro Io era quello…
Lasciai lì le mie ceneri
sparse al vento.
_ _ _
Questa mia poesia è dell'anno 1967 e chiude una breve raccolta pubblicata sotto pseudonimo (da me ripudiata). Delle altre, è quella non da salvare ma che mi fa meno 'sorridere'…
Ma devo confessare che della mia giovinezza ho poco da sorridere: rivedo un ragazzo piegato sulla solitudine, forse un pò voluta (una vita incolore, un pò ti cerchi un pò ti butti via), preso nella spirale di una mania depressiva che mi spinse a un tentativo di suicidio.
Sono gli anni più belli? Dicono. Mah!; difficile la maturazione in quel periodo acerbo, età definita 'ingrata', quando non si hanno punti precisi di riferimento e manca l' affetto familiare, manca l'amore, un amore vero e pulito per cui ti alzi la mattina e ringrazi Dio di essere vivo… Un'età avvolta di fragilità esistenziale mascherata di aggressività; – tiri fuori le unghie anche se spesso te le rivolti ad affondarle nell'anima…
Pensare di morire a quell'età! Sta di fatto che il mio pensiero fisso sulla morte si rispecchiava in quelle poesie giovanili.
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Commento alla poesia di Felice Serino "La tua poesia"
Commento alla poesia di Felice Serino “La tua poesia”
Di Luca Rossi. Giugno 2003
LA TUA POESIA
quando un capriolare nel mare prenatale
ti avrà fatto ripercorrere a ritroso
la vita (tutta d'un fiato) azzerando l'Io spaziotempo –
allora leggerai la vera sola poesia aprendo
gli occhi sul Sogno infinito: la tua
Poesia cavalcherà in un' albazzurra i marosi
del sangue fiorirà negli occhi di un'eterna giovinezza
Da La difficile luce, 2005
*
La poesia scritta da Serino è tutta un inno alla giovinezza, ma non alla giovinezza in generale, bensì a quella dell'anima, la quale non si consuma ma resta sempre uguale, e che il tempo non dissipa con il suo correre inarrestabile; è un'indicazione sul modo di come fare per riappropriarsene, quando ormai i giorni sembrano non averne più memoria ed è pure un canto alla verità su cui si basa l'esistenza.
Aprendo la prima strofa con un verbo “montaliano”*, il poeta immerge fin da subito il lettore nelle acque di un mare che è origine, inizio, ora zero, epifania della vita, cioè quello del grembo materno, in cui la madre è ricordata, in modo traslato, un po' come la madre Terra, da cui tutto è generato. E non potrebbe essere altrimenti.
Per un attimo sembra che a un punto esatto dell'esistenza, facendo capriole, come è tipico dell'età infantile, colui che legge faccia ritorno a quel tempo originario, primordiale. E la vita rapidamente inverte il conteggio delle sue ore, dei suoi giorni, dei suoi anni fino a pochi istanti prima del suo nascere; un ritorno che è segnato dalla corsa rapida del pensiero che si fa viaggio, perché il “pensiero” è sinonimo per eccellenza di velocità che brucia lo “spaziotempo”, come lo definisce Serino, in cui l'essere vi si trova immerso.
Ed è in questo preciso punto che il poeta ci fornisce la chiave di lettura del testo; nel momento in cui dice (con parole che hanno un che di sapienziale e dal fascino indiscutibilmente bello, nel senso più ampio del termine) che solo allora “leggerai la sola vera poesia aprendo gli occhi sul Sogno infinito”.
Eleganza del verso e simbolismo indiscusso di tutta una rappresentazione di segni e concetti. E non è un caso se la parola poesia riportata nel procedere della lettura è scritta in carattere minuscolo la prima volta ed in maiuscolo la seconda; non si tratta di un errore, non è una distrazione di chi scrive e neppure una “licenza poetica”, in quanto la prima raccoglie la vita nel suo significato generale, quella sociale, magari vissuta superficialmente, banalmente, senza prestare attenzione ai segni criptati che ci provengono da un destino già scritto, mentre nel secondo si vuole fare esplicitamente riferimento alla vita del singolo, quella del lettore che diviene il vero protagonista del messaggio a cui il poeta vuole indirizzare il suo pensiero.
Meriterebbero questi primi due aggettivi e il sostantivo che ne segue alcuni approfondimenti, percepire il pensiero di chi scrive.
Il primo, vera, in quanto autentica, coerente con il proprio Io, con il proprio credo, che forse è andato perduto con l'avanzare degli anni. Ma è solo una percezione, un'intuizione a cui il poeta ci dice di porre attenzione.
Dopo tutta una vita spesa per “farci notare”, per non essere esclusi dal progresso nel quale se non si lascia un segno non si è nessuno, la riflessione stessa a cui siamo stati chiamati ci porta a fare un'analisi storica del nostro vissuto, interrogandoci sul fatto che sia stata proprio quella la via che volevamo percorrere,e che siamo stati costretti a calpestare, per fare “sentire” la nostra voce in mezzo alle voci di coloro che hanno voluto gridare di più per apparire, per sembrare, per affermarsi.
Ed è in quel momento che la verità si fa strada e si rivela per quella che è, nuda, scarna, senz'ombra, gettando quasi un alone di colpevolezza sulla propria coscienza che ci portava a credere di essere nella verità.
Sola, perché non ne esiste un'altra. Non esiste un'altra verità che può essere uguale alla nostra, confrontabile, similare, un io uguale all'altro col quale porre limiti e infiniti orizzonti da cui trascendono i progetti.
Non è confrontabile un vissuto con l'altro, per quanti errori o cose positive abbiamo compiuto all'interno della nostra vita.
Portiamo con noi una serie di prove da superare che forse non riusciremo a portare a termine, un'infinità di progetti che vedremo fallire, ma anche la speranza che forse qualcuno un giorno, fosse anche il fratello che proviene da lontano, il pellegrino per eccellenza (inteso in senso cosmopolita) possa comprenderle (nel senso etimologico del termine, prendere-con-sé).
Portiamo con noi anche le cose belle, compiute, quelle positive, costruttive, dalle quali però il più delle volte ci aspettiamo riconoscenza, e non dovremmo, perché la vera Poesia, e qui il sostantivo inevitabilmente viene riportato in caratteri maiuscoli, deve rimanere anonimo, noto solo agli occhi di Colui che tutto vede e di cui noi abbiamo conoscenza per fede e testimonianza teologica.
Qui il sostantivo acquista il suo vero significato, insindacabile, indiscutibile della creazione.
Difficoltà estrema quest'ultima (indicata dal poeta con riferimento ai marosi) dell'uomo, di cui la parola sangue ne rievoca chiaramente l'immagine e ne sottolinea l'unicità, quasi fosse una carta d'identità, e con la quale è chiamato a vivere senza mai perdere la sua vera bellezza, che il poeta recupera prima della chiusura, in direzione di un azzurro verso il quale cavalcare; colore di una giovinezza che fu, che continuò a essere e che sarà, ogni qual volta l'eternità ci chiamerà a volgere lo sguardo verso un mondo che adesso non è più, ma nel quale fino a un attimo prima eravamo vissuti.
- Capriolare.
Connor Oberst - Omonimo (2008)
Conor Oberst è il quarto album solista in studio di Conor Oberst, della band Bright Eyes, pubblicato il 4 agosto 2008 dalla Merge Records. L'album ha debuttato nella classifica degli album del Regno Unito al numero 37 e ha raggiunto il numero 15 nella Billboard Top 200. Ha venduto 98.000 copie negli Stati Uniti ad agosto 2009. Produzione L'album è stato registrato a Tepoztlán, Morelos, Messico tra gennaio e febbraio 2008. Uno studio temporaneo è stato creato in una villa di montagna chiamata Valle Místico alla periferia della città. Conor Oberst è stato prodotto da Conor Oberst e progettato dal socio di lunga data Andy LeMaster. Una nuova band è stata assemblata per la registrazione, che è diventata nota come The Mystic Valley Band. Il risultato è il quarto album solista di Oberst, il primo in dodici anni, dopo Water (1993), Here's to Special Treatment (1994) e The Soundtrack to My Movie (1996). In questo periodo ha registrato e suonato in numerose band e progetti musicali, tra cui Commander Venus, Park Ave., Desaparecidos e, in particolare, Bright Eyes. Il brano “Moab” si è classificato al 31° posto nella lista delle 100 migliori canzoni del 2008 di Rolling Stone.
Ascolta: album.link/i/285147246
SALMO - 108 (107)
INNO A DIO, RE VITTORIOSO1 Canto. Salmo. Di Davide.
2 Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare: svégliati, mio cuore,3 svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.
4 Ti loderò fra i popoli, Signore, a te canterò inni fra le nazioni:
5 grande fino ai cieli è il tuo amore e la tua fedeltà fino alle nubi.
6 Innàlzati sopra il cielo, o Dio; su tutta la terra la tua gloria!
7 Perché siano liberati i tuoi amici, salvaci con la tua destra e rispondici.
8 Dio ha parlato nel suo santuario: “Esulto e divido Sichem, spartisco la valle di Succot.
9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando.
10 Moab è il catino per lavarmi, su Edom getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria”.
11 Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,
12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13 Nell'oppressione vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo.
14 Con Dio noi faremo prodezze, egli calpesterà i nostri nemici.
_________________Note
108,1 L'inno si presenta come la fusione di Sal 57,8-12 (che corrisponde ai vv. 2-6) con Sal 60,7-14 (corrispondente ai vv. 7-14). Da una parte contiene una preghiera che sgorga dal cuore dell'orante all’aurora, dall'altra un oracolo divino (vv. 8-10) che ridona speranza alla comunità d’Israele, la quale, in un momento difficile, si sente abbandonata da Dio e ne implora l’intervento. È in questa particolare circostanza che essa reinterpreta i due salmi e li fonde in un’unica preghiera.
108,8-10 Vedi nota a Sal 60,8-10.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Inno e supplica di liberazione Supplica individuale (+ motivi innici, di ringraziamento e oracolo profetico)
Il salmo risulta materialmente composto dalla giustapposizione di due parti di altri salmi (i vv. 2-6 riportano Sal 57,8-12; i vv. 7-14 riprendono Sal 60,7-14) sebbene vi siano alcune varianti accidentali rispetto ai salmi originali. La datazione è del tardo postesilio. Allo stato attuale, tuttavia, il salmo va al di là della semplice giustapposizione delle sue parti, perché raggiunge un diverso significato in un nuovo orizzonte. Il carme infatti in un'atmosfera innico-liturgica invita la comunità d'Israele ad attendere, lavorando e lottando, l'avvento di una nuova realtà. Il salmo è un buon esempio di attualizzazione della parola di Dio in contesti nuovi e diversi. Le gesta di Dio nel passato devono essere segno e fonte di speranza per il presente. La simbologia è di carattere innico, cosmico-spaziale e bellico.
Divisione:
- vv. 2-6: (I parte) introduzione innica (Sal 57, 8-12);
- vv. 7-14: (II parte) supplica e oracolo (= Sal 60, 7-14).
v. 2-4. C'è un'inclusione tra i vv. 2 e 4 sul verbo zmr (inneggiare, cantare inni). «Saldo... saldo...»: l'aggettivo «saldo» (nākôn) esprime sia prontezza e decisione, sia fermezza nella fede e attaccamento al Signore (cfr. Sal 51,12). Nel TM non è ripetuta per la seconda volta la frase «saldo è il mio cuore». La traduzione BC armonizza con Sal 57,8.
v. 5. «perché la tua bontà... la tua verità...»: si esprime la motivazione della lode. La «bontà» e la «verità», virtù dell'alleanza, che indicano stabilità dell'amore divino, sono esaltate per la loro immensità e grandezza «fino ai cieli», «fino alle nubi», cfr. Sal 136.
v. 6. «Innalzati...»: si ricalca il motivo del v. 5. La voce rûmâ nel TM può essere intesa sia come imperativo («innalzati») riferito a Dio, sia come sostantivo («grandezza, altezza») in parallelo con «gloria» del secondo emistichio.
v. 7. «la tua destra»: la mano destra come il braccio destro riferiti a Dio, oltre che essere un antropomorfismo, sono segno di potenza e di protezione secondo il linguaggio tipico dell'esodo (Sal 28,2; 31,6; 80,18; Is 11,11). «i tuoi amici»: si può tradurre anche «i tuoi diletti», cfr. Sal 84,12; 127,2. Gli amici di Dio sono i «pii» e quelli che gli sono fedeli.
vv. 8-10. La pericope è composta da una cornice (v. 8a) che ambienta l'oracolo nel tempio e dai vv. 8b-10 riportanti l'oracolo di Dio, che poteva essere pronunciato nel tempio da un sacerdote o da un profeta cultuale (cfr. Sal 60,9-14).
v. 8. «Esulterò...»: cfr. Gs 18,10. Il corrispondente verbo ebraico (‘lz) si riferisce al grido di vittoria. Si indica così il trionfo divino sui nemici. Dio è immaginato come un eroe vittorioso che si divide il bottino e si lava dopo la vittoria. «voglio dividere»: si allude alla spartizione del territorio palestinese tra le diverse tribù, cfr. Gs 13-21. C'è l'immagine antropomorfica di Dio come geometra e lottizzatore del territorio.
v. 10. «catino per lavarmi»: il riferimento è geografico (Moab è il litorale orientale del Mar Morto) e politico. Infatti il vassallo ribelle sconfitto è come uno schiavo che lava i piedi al suo padrone (Gn 18,4; 19,2; 24,32; Gdc 19,21).
v. 13. «Contro il nemico...»: si rinnova la petizione di aiuto (cfr. v. 7) e si ammette l'inutilità delle alleanze umane, perché «vana è la salvezza dell'uomo».
v. 14. Il salmo termina con una professione di fede e fiducia sconfinata nella potenza e nel soccorso divino. Con Dio si compiono grandi imprese. Egli annienterà i nemici. Non Israele da solo, o con alleati umani, ma con Dio riuscirà vincitore.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[filtri]tutte punte insuperabili di] la politica dinastica pedine peltro] ritratti di sintesi nicknamed Pontormo's status una] testa splendida la] torsione del collo tutta] la ritrattistica in replica in] prestito poi muoiono nelle batterie di provette nelle] camere strategiche con cerniere inutili vezzi sulle] transitorie o importantissime dietro] splendido o c'è il nome il] [fototipo l'iperbarico tutto
Sulle spallucce degli altri.
(166)
Un'espressione letta in un articolo mi ha colpito in modo particolare: “L'omertosa apatia del piccolo trambusto quotidiano.” Felicissima intuizione linguistica che riesce a racchiudere in sé uno dei crismi su cui poggia la fertile e vigorosa baldanza del liberismo nostrano, quello che toglie i diritti ai lavoratori e non solo abolendo leggi, ma riducendo il mondo del lavoro, anche quello operaio (ci sono, ci sono: non fate finta di niente) a mera paccottiglia senza valore, neanche umano.
E' quel sentire assai comune che porta alla coltivazione del famoso orticello, che con la staccionata lascia fuori tutti i ragionamenti non adatti alla crescita del proprio benessere, della propria fetta intoccabile di piccoli e spesso inutili “privilegi”. Che, di solito, si formano sulla cenere dei diritti negati ad altri. Ma stando al di là della staccionata, sono chiacchiericcio confuso. Una brezza leggera.
E' l'oltre, la pigrizia di chi sta con il sedere al caldo (o che pensa di averlo coperto) e che può, tranquillamente, silenziosamente, fregarsene di vertenze durissime e dei dannati che sperano in un esito che restituisca un po’ di fiato. Questo sono i lavoratori dei gioielli da preservare della “cultura” del lavoro, della tradizione più autentica e genuina della laboriosità illuminata della parte sana del Paese. Peccato che, come in ogni famiglia, le magagne ci sono, ed enormi.
Questo è un corollario. L'Italia vive su questa “omertosa apatia“: possiamo dire che si regge sulle spallucce, quel gesto del corpo che sta a significare “Che me ne frega?”. Sì, ovviamente sono dalla parte di chi ha problemi, sono sinceramente preoccupato dalla condizione di milioni di concittadini costretti praticamente alla povertà pur lavorando e mi indigno fortemente (come se questo cambiasse qualcosa per qualcuno, ma non mi limito.)
Però, fermi: cinque minuti, in pausa caffè. Stasera apericena e c'è la partita in TV (a pagamento). Nessuno è innocente, in un gioco al massacro che vede soccombere giornalmente centinaia di famiglie: nella cosiddetta “società del benessere”, del “Ci sarà chi se ne preoccupa”, di coloro che sanno cosa devono fare gli altri, ma che personalmente ha le mani legate e lo sguardo basso da partecipazione emotiva spinta e sincera.
In piazza, davanti alle fabbriche, a mandare messaggi forti, mettendoci il corpo, la faccia, la pelle possono scendere sempre gli altri di cui sopra. Bravi, ma senza fare troppo casino, che ci si infastidisce. Ben attenti e ribadire che c'è chi deve risolvere le cose: a modino, con quella pragmatica calma che non dia noia al superiore, che certe discorsi non si fanno. Noi si sta bene, ce lo siamo guadagnato.
In Friulano si direbbe “Lasse stà” (lascia stare). E' la resa incondizionata al complice modus operandi di tutta quella genia imprenditoriale che scrive i “Codici etici” delle aziende e poi chiama la questura, che accorre prontamente, se ritiene che qualche manganellata al posto giusto sia un metodo meno aulico, ma più efficace di far filare le cose nella maniera corretta. Che, guarda caso, è sempre e solo la loro.
Tanto, parliamoci chiaro: sono molti di più quelli cui non frega nulla. E si sa che la maggioranza è ben salda e protetta. Dal 2022 poi...
#Lavoro #Diritti #Italia #Opinioni
STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC
Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.
Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.
La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.
I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.
La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.
Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.
In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.
I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).
Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.
Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.
I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.
Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.
L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.
L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:
Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari – Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese
#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK
Siate lucidi
Di vino, di poesia o di virtù? No. Siate sobri, siate vigili. Non lasciate che l'ebbrezza, qualunque sia la sua fonte, vi sottragga alla realtà. Non c’è gloria nell’oblio, né verità nei fumi dell’estasi.
Ubriacarsi è fuggire, ma il coraggio sta nel restare, nell’affrontare la vita con occhi chiari e mente desta. Non vi rifugiate nell’evasione: abitate ogni istante con presenza. Solo chi è sveglio può cambiare il mondo.
Dalla terrazza si sentiva Goldrake
Le sigle, almeno.
La terrazza delle nostre villeggiature era ampia, più di quanto potessimo sognare noi affittuari venuti dalla cittadina. Non era granché rifinita, non ne capisco niente di edilizia, penso fosse semplicemente ricoperta di guaina bituminosa; era protetta da muretti e balconi, nostra per un mese e tanto bastava. Ci si potevano guardare le stelle nella notte buia, non sporcata dalle luci infinite della città; ci si poteva abbronzare, volendo, ma non siamo mai stati amanti della tintarella.
La stagione turistica è fondamentale per questi paesini, piccoli all'epoca e ancora più piccoli adesso, quindi si cercava di tenersi stretti i villeggianti con serate canore, danzanti, sagre, mangiate; tutto molto rustico, ma andava bene così. Non sempre avevamo voglia di uscire la sera, o ci ritiravamo più presto del solito, ma fin sulla terrazza arrivavano comunque i suoni dalla villa comunale, con uno spazio circolare cementato adibito a eventi vari: quella sera, una di quelle che avevamo deciso di passare a casa, era discoteca per i giovani.
Italo disco, Ivana Spagna, Samantha Fox, Modern Talking, Raf con Self control, mica sto a fare l'elenco completo: quei nomi li conosciamo e conosciamo quelle tastiere e quei suoni, che sono ancora tra noi con qualche piccolo travestimento, ma non andranno via mai. Poi, all'improvviso, l'italo disco si trasforma in un raggio missile, con circuiti di mille valvole.Era la sigla di Goldrake, seguirono altre sigle di robottoni e cartoni animati. Echeggiavano per tutto il paese, dalla terrazza si sentivano che era un piacere.
Ero piacevolmente sconvolto, stupito dal fatto che la gente stesse ballando con le sigle dei miei eroi dell'epoca. Ore davvero liete.
[provetecniche]dove] i proiettili senz'altro i] teleferici smontano l'inceppo è] in arrivo un tuono morbegno un calcinoso privo i] proiettili in forza mantengono basso l'orizzonte la schiena di [ferri o il punteruolo fa il danno calcolabile un sacco] privo di sensi sono partiti] per le vacanze
Abbiamo tutti occhi diversi,
ma un cuore che pulsa con la stessa sete di bellezza.
Le differenze nella percezione non nascono da anime separate, ma da esperienze che ci attraversano, come il vento attraversa lo stesso campo, piegando ogni filo d’erba in modo unico. Guardiamo le cose e vediamo sfumature simili, perché siamo fatti della stessa carne, abbiamo lo stesso desiderio di capire, sentire, amare. La frenesia e la routine non sono barriere, ma parte della danza comune con cui interpretiamo il mondo. Alla fine, ci emozionano le stesse piccole cose: un sorriso sincero, un gesto gentile, un tramonto che colora il cielo e ci ricorda, che non siamo poi così diversi.
Ivano Fossati - Musica Moderna (2008)
Musica moderna è il diciannovesimo album musicale di Ivano Fossati uscito il 10 ottobre 2008. Lo stile inconfondibile di Ivano Fossati è ancora una volta messo in evidenza in questo disco che è in grado di parlare d’amore (e non solo) in un modo unico. Fossati è in grado di usare le parole come carezze, parole che arrivano al cuore senza sentimentalismi, senza sdolcinature.
Ascolta: album.link/i/1021595138
SALMO - 107 (106)
SALMI – LIBRO QIUNTO (107-150)
INNO DI RINGRAZIAMENTO
1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.
2 Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato, che ha riscattato dalla mano dell'oppressore
3 e ha radunato da terre diverse, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno.
4 Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute, senza trovare una città in cui abitare.
5 Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita.
6 Nell'angustia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce.
7 Li guidò per una strada sicura, perché andassero verso una città in cui abitare.
8 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,
9 perché ha saziato un animo assetato, un animo affamato ha ricolmato di bene.
10 Altri abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ferri,
11 perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato il progetto dell'Altissimo.
12 Egli umiliò il loro cuore con le fatiche: cadevano e nessuno li aiutava.
13 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.
14 Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò le loro catene.
15 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,
16 perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro.
17 Altri, stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe;
18 rifiutavano ogni sorta di cibo e già toccavano le soglie della morte.
19 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.
20 Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa.
21 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.
22 Offrano a lui sacrifici di ringraziamento, narrino le sue opere con canti di gioia.
23 Altri, che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque,
24 videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo.
25 Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde:
26 salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo.
27 Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita.
28 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
29 La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare.
30 Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato.
31 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.
32 Lo esaltino nell'assemblea del popolo, lo lodino nell'adunanza degli anziani.
33 Cambiò i fiumi in deserto, in luoghi aridi le fonti d'acqua
34 e la terra fertile in palude, per la malvagità dei suoi abitanti.
35 Poi cambiò il deserto in distese d'acqua e la terra arida in sorgenti d'acqua.
36 Là fece abitare gli affamati, ed essi fondarono una città in cui abitare.
37 Seminarono campi e piantarono vigne, che produssero frutti abbondanti.
38 Li benedisse e si moltiplicarono, e non lasciò diminuire il loro bestiame.
39 Poi diminuirono e furono abbattuti dall'oppressione, dal male e dal dolore.
40 Colui che getta il disprezzo sui potenti li fece vagare nel vuoto, senza strade.
41 Ma risollevò il povero dalla miseria e moltiplicò le sue famiglie come greggi.
42 Vedano i giusti e ne gioiscano, e ogni malvagio chiuda la bocca.
43 Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà l'amore del Signore.
_________________Note
107,1 Nel contesto di una liturgia, quattro diverse categorie di persone vengono invitate alla lode e alla preghiera a Dio (vv. 4-32): i membri di una carovana, smarritisi nel deserto e non più capaci di orientarsi; prigionieri privi della speranza di riacquistare la libertà; infermi, oppressi da varie malattie e prossimi alla morte; una compagnia di marinai che avevano rischiato il naufragio e la morte in mezzo ai flutti. La seconda parte del salmo (vv. 33-43) si trasforma in un inno che sgorga da tutta la comunità d’Israele radunata in preghiera. Questo salmo viene cantato dagli Ebrei nella vigilia della festa di Pasqua.
107,20 fossa: sinonimo di morte.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
La comunità e i segni di salvezza Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, profetici e sapienziali)
Questo carme introduce il quinto libro dei Salmi ed è adoperato nella vigilia pasquale nella liturgia ebraica. È un componimento di un certo rilievo, robusto, preciso e, almeno nel nucleo centrale originario, ben impostato letterariamente. Il TM è buono nella sostanza e il ritmo di 3 + 3 accenti è abbastanza uniforme. Negli elementi strutturali dei quattro gruppi di persone si ritrova lo schema del libro di Tobia (cfr. cc. 3.8.13) nella sequenza di “prova-supplica-liberazione”. Strutturalmente i ritornelli dell'invocazione (vv. 6.13.19.28) e del ringraziamento (vv. 8.15.21.31) sono costanti nelle strofe delle quattro categorie di persone della prima parte. La simbologia è soprattutto cosmica (cfr. v. 3) e teologica. Le immagini fondamentali della prima parte vengono applicate allegoricamente all'intero Israele nella seconda parte.
Divisione:
- vv. 1-3: solenne introduzione;
- vv. 4-32: le quattro categorie di persone;
- vv. 33-43: la storia della salvezza d'Israele.
vv. 4-32. La pericope si suddivide in 4 strofe sebbene non tutte di uguale numero di versi:
- vv. 4-9: i carovanieri smarriti nel deserto;
- vv. 10-16: i prigionieri;
- vv. 17-22: i malati;
- vv. 23-32: i marinai.
Ogni singola strofa si compone di 4 elementi: presentazione della situazione, supplica, liberazione e ringraziamento.
v. 10. «nelle tenebre e nell'ombra di morte»: l'espressione che si ripete nel v. 14 indica la più tetra oscurità, L'oscurità completa allude al regno delle ombre, allo šᵉ’ôl (cfr. Gb 36,8; Ger 38,6). Il Deuteroisaia descrive l'esilio a Babilonia come una prigione-tomba (cfr. Is 42,7.22; 49,9; 51,14.17-20).
v. 20. «Mandò la sua parola»: la parola di Dio, qui personificata (cfr. Sal 33,6), guarisce da ogni disordine e peccato (Sap 16,12) e consola, come un soldato che fa giustizia (Sap 18,14-15) o la sentenza del Messia (Is 11,4), e fa scaturire spontaneo il canto di ringraziamento.
v. 24. «videro le opere...»: può essere un'anticipazione del v. 29, oppure si descrive la serenità di coloro che nel mare immenso contemplavano la potenza creatrice di Dio, cfr. Sal 104,25-26; Sir 43,25. In questo caso il versetto è di grande effetto psicologico, preparando lo scoppio della tempesta dei vv. 25-27.
v. 25. «Egli parlò...»: la tempesta è attribuita direttamente a Dio, non essendoci nell'AT la distinzione tra causa prima e seconda (Gn 1,4). L'espressione è di grande effetto drammatico. Sulla scena è Dio creatore e onnipotente, cfr. Gn 1,6-9.
v. 27. «Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi»: si descrive plasticamente l'effetto della violenta tempesta, cfr. Prv 23,33-34.
v. 28. «li liberò»: alla lett. «li fece uscire». Si intravvede qui un accenno velato anche alle acque del Mare dei Giunchi.
**vv. 33-43. La storia della salvezza d'Israele. La pericope, senza una particolare introduzione, presenta in tre quadri antitetici gli eventi fondamentali della storia salvifica:
- l'esodo (vv. 33-35),
- la terra promessa (vv. 36-39),
- l'esilio babilonese e il ritorno (vv. 40-42).
Ogni scena offre l'aspetto negativo e positivo.
vv. 33-35. «Ridusse i fiumi a deserto... poi cambiò il deserto in lago...»: Il salmista esalta il dominio di Dio sugli elementi (Is 35,1-2; Sap 19,18-22; Gb 38,26-27) e sulla storia. Egli presenta l'irruzione di Dio creatore e salvatore nella realtà cosmica e nella storia di salvezza (cfr. Es 17,1-7). Viene richiamato anche il secondo esodo, quello da Babilonia, cfr. Is 40,1-11.
v. 39. «ridotti a pochi, furono abbattuti...»: il verso ricorda la catastrofe della distruzione di Gerusalemme del 587 a.C. e le sventure che l'accompagnarono e la seguirono (cfr. Dt 28,63; Ger 42,2).
v. 40. «Colui che getta il disprezzo sui potenti...»: il Signore, che aveva piegato la superbia del faraone, dei principi cananei e dei potenti di questo mondo (cfr. Sal 146,3; 1Sam 1,8-9), abbatté anche il suo popolo ribelle e infedele, mandandolo in esilio.
v. 42. «Vedono i giusti e ne gioiscono e ogni iniquo chiude la sua bocca»: il «chiudere la bocca» è un gesto giuriridico e sapienziale insieme. È il gesto di chi si sente pesantemente sconfitto, cfr. Gb 40,4.
v. 43. Il sapiente, con questa aggiunta finale al salmo (cfr. Os 14,10), che di per sé si conclude con il v. 42, invita tutti a meditare saggiamente sulla storia e gli interventi potenti e salvifici di Dio, per scorgervi la sua bontà e ringraziarlo. Tutto ciò che è stato narrato nel salmo è solo frutto dell'amore di Dio. Infatti la parola ḥesed, tradotta con «bontà», incornicia il salmo in inclusione (cfr. v. 1: «misericordia»).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[provetecniche]dove] i proiettili senz'altro i] teleferici smontano l'inceppo è] in arrivo un tuono morbegno un calcinoso privo i] proiettili in forza mantengono basso l'orizzonte la schiena di [ferri o il punteruolo fa il danno calcolabile un sacco] privo di sensi sono partiti] per le vacanze
L' ombelico del mondo.
(165)
Guardarsi l’ombelico, sui #socialmedia è diventata una delle dinamiche comunicative più evidenti e problematiche del nostro tempo. Si manifesta come una continua conferma del proprio punto di vista all’interno di comunità digitali omogenee, dove gli utenti si confrontano quasi esclusivamente con contenuti che rispecchiano le loro convinzioni. Questo fenomeno crea un effetto di “eco chamber” (camera dell’eco), termine coniato per descrivere gli ambienti chiusi in cui le opinioni vengono amplificate e rafforzate dal continuo rimando tra soggetti che condividono idee simili.
La dinamica ha conseguenze profonde sulla qualità del dibattito pubblico, in particolare su temi complessi e controversi come la politica, l’ambiente, i diritti civili o la scienza. L’autoreferenzialità riduce la possibilità di confronto, impedisce l’incontro con punti di vista differenti e genera una polarizzazione che ostacola l’approfondimento. I social media, in teoria, dovrebbero essere strumenti potenti per la condivisione della conoscenza e la promozione del dialogo, ma nella pratica spesso si trasformano in spazi di conferma identitaria, dove l’obiettivo principale è ottenere consenso e visibilità piuttosto che interrogarsi, dubitare o cambiare opinione.
Secondo Eli Pariser, autore del saggio “The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You” (2021), gli algoritmi che regolano le piattaforme digitali personalizzano i contenuti che vediamo in base ai nostri comportamenti precedenti. Questo porta a una selezione automatica delle informazioni che rafforza la nostra visione del mondo e riduce l’esposizione a fonti alternative o critiche. E’ una bolla filtrante, dove ogni contenuto che entra è già stato pre-selezionato per piacere, non per stimolare il pensiero critico.
Il problema, dunque, non è solo sociale o culturale, ma anche strutturale: le stesse piattaforme sono progettate per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti, non per favorire il confronto aperto. In questo contesto, l’autoreferenzialità diventa una forma di autodifesa e, al tempo stesso, di auto-promozione. Gli utenti non cercano un dialogo autentico, ma piuttosto la legittimazione della propria identità e delle proprie idee. Questo spiega perché spesso gli argomenti più seri vengano affrontati con superficialità o, peggio, strumentalizzati per ottenere like e approvazione.
Un altro contributo utile alla riflessione è quello di Sherry Turkle, psicologa e sociologa del MIT, nel suo libro “Reclaiming Conversation: The Power of Talk in a Digital Age” (2015). Turkle sostiene che la comunicazione mediata da schermo impoverisce la qualità del dialogo e porta a evitare i confronti più complessi, quelli che richiedono tempo, empatia e disponibilità all’ascolto.
Essere autoreferenziali rappresenta una piccola sfida per la democrazia e per la crescita culturale collettiva. Per andare oltre, è necessario sviluppare una nuova alfabetizzazione digitale, che insegni non solo a usare le piattaforme, ma anche a riconoscere i propri bias, a cercare attivamente il dissenso e ad apprezzare la complessità. Solo così i social potranno diventare davvero strumenti di apertura e non semplici specchi narcisistici.
E dato che tutti, prima o poi, ce la suoniamo solo per sentirci bene, più benvoluti, più apprezzati forse è il momento per cambiare musica.
#Blog #SocialMedia #Opinioni #Società
– Qual è la tua parola preferita? – chiese con curiosità.
– Accettare – rispose. – Perché mi ricorda che non tutto dipende da me. Non sempre ho la possibilità di scegliere se restare nell’inverno o far accadere la primavera. A volte l’inverno resta, anche se lo combatto. E in quei momenti, l’unica forza vera è accettare ciò che è, senza illudermi che basti voler rifiorire per farlo. C’è dignità anche nel non sbocciare.
Considerazione sulla poesia "Lacera trasparenza"
Considerazione sulla poesia “Lacera trasparenza”
Lacera trasparenza
insaziata parte
di cielo
vertigine della prima
immagine
e somiglianza
vita
lacera trasparenza
sostanza di luce e silenzio
sapore dell'origine
fuoco e sangue del nascere
da La bellezza dell'essere
*
“Lacera trasparenza” la vita. Quanto fa pensare da solo questo verso. La vita sporca le vesti pulite (trasparenti) del bambino che viene al mondo…
Andrea Crostelli
COMMENTO ALLA POESIA DI FELICE SERINO "RICORDA"
COMMENTO ALLA POESIA DI FELICE SERINO “RICORDA”
Ricorda
[ispirandomi a David Maria Turoldo]
sei granello di clessidra
grumo di sogni
peccato che cammina
ma
s e i a m a t o
immergiti
nella luminosa scia di chi
ti usa misericordia
ritorna a volare:
ti attende la madre al suo
nido
ricorda: sei parte
della sua infinita
Essenza
nato
per la terra
da uno sputo nella polvere
da La bellezza dell'essere, 2007
*
“Ricorda”, ispirata a David Maria Turoldo, alla sua schiettezza, alla sua decisione di dire le cose senza addolcirle (con tutta la loro drammaticità).
“Ricorda” ripercorre il cammino dell'uomo su questa terra nelle sue fasi essenziali (meno seccamente di Turoldo), fasi che confluiscono nella visione futura dell'Eternità.
Il peccatore, il sognatore non sa quanto sia stretto il buco nella clessidra che lo proietterà dall'altra parte, oltre il tempo, oltre quel tempo che non può calcolare perché è all'oscuro della fattezza di quel buco… Quel buco è la mano di Dio che dopo aver soffiato la vita e con la saliva impastato la terra per la nostra natura, decide che sia giunta l'ora che ritorni secca; come sabbia scivoli dal suo pugno. “Ma sei amato” e quindi ti riprenderà trasformato a sua immagine e questa volta senza parentesi.
Andrea Crostelli
Trasparenze – Recensione di Giovanni Perri
Poeta prolifico e di lungo corso, Felice Serino compone per accensioni. La sua è una poesia che non dà risposte ma interroga, e chiedendo, sigilla un piccolo mistero musicale. Ecco: per Serino il canto è ciò che di sacro ci accompagna nell'Oltre da cui veniamo, il mezzo per accedere all'inconoscibile che ci sovrasta, il punto azzurro nel cerchio che fa alta la vita.
C'è sempre una luce, un soffio di parole, l'anelito di un angelo guida; e poi c'è un uomo chiuso nella sua carne, e già sollevato oltre sé stesso, nella misericordia del giorno, liberato da ogni gravezza, da ogni impurità.
Per Serino il canto è comunione dei vivi e dei morti, perché questo è il posto dove lui vuole stare, questo il suo interminabile nostos, ed è questo, mi piace aggiungere, il crocevia dell'eterna poesia.
Ma la poesia è guardare con occhi anche l'attimo che accade, anche il male che vi declina, pungerne l'anima oppure tirargli il succo di una più intima verità.
Con un continuo affiorare di lampi onirici egli però intercetta sempre una speranza, rivolta il disincanto in gesto di preghiera, ci proietta in un comune desiderio di salvezza che è anche attraversamento del mistero, un mistero tutto da decifrare per una vita colma di senso.
Nel verso che nasce da una oscura cagione, e per questo si trattiene nella più piccola scaglia di luce, egli ripone il seme più prezioso che ha: la sua parola, il suo terzo occhio.
Con “Trasparenze” 2020/2021 (www.poesieinversi.it), Serino ci accompagna in un cammino di conoscenza, fatto di svelamenti meditati o improvvisi, in cui ognuno è chiamato in causa, perché parte di un tutto. Nel verso quasi imprendibile eppure molto lucido, si tirano le somme di un percorso lirico autentico e degno di ancora molta considerazione per chi lo legge oggi e per chi lo leggerà nel tempo a venire.
Giovanni Perri
Billy Bragg - Mr. Love & Justice
Mr Love & Justice è il dodicesimo album in studio del musicista folk-rock Billy Bragg, e il secondo ad essere registrato con la sua band di supporto, i The Blokes. Il titolo è tratto dal romanzo del 1960 di Colin MacInnes. Sono disponibili due versioni su CD. La prima è un album singolo con i The Blokes, la seconda è un'edizione limitata a doppio disco. Il primo disco è uguale all'edizione standard, ma è denominato Band Version; il secondo disco, Solo Version, contiene le stesse dodici tracce eseguite da Bragg solo con chitarra elettrica e acustica. L'album è stato registrato ai Chapel Studios, nel Lincolnshire, nel marzo 2007, con registrazioni aggiuntive tratte da una sessione registrata al The Butchers Shop, Londra NW5, nel settembre 2006. La versione solista dell'album è stata registrata da Bragg ai Mojo Sound Studios nel Devon nel settembre 2007. La fotografia di copertina è stata scattata al 474 di Broome Street, SoHo, New York City da Anthony Saint James. Il primo singolo ad essere estratto dall'album è stato “I Keep Faith”, pubblicato in edizione limitata 7” il 17 marzo 2008. Il secondo singolo estratto dall'album era un doppio lato A di “The Beach Is Free” e “I Almost Killed You”, pubblicato come singolo scaricabile il 21 luglio 2008. Franz Nicolay, dei The Hold Steady, ha elencato Mr Love & Justice come uno dei suoi album preferiti del 2008.
Ascolta: album.link/i/1169732632
SALMO - 106 (105)
LA FEDELTÀ DI DIO E L’INFEDELTÀ D’ISRAELE
1 Alleluia.
Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.
2 Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare tutta la sua lode?
3 Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo.
4 Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, visitami con la tua salvezza,
5 perché io veda il bene dei tuoi eletti, gioisca della gioia del tuo popolo, mi vanti della tua eredità.
6 Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso.
7 I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso.
8 Ma Dio li salvò per il suo nome, per far conoscere la sua potenza.
9 Minacciò il Mar Rosso e fu prosciugato, li fece camminare negli abissi come nel deserto.
10 Li salvò dalla mano di chi li odiava, li riscattò dalla mano del nemico.
11 L'acqua sommerse i loro avversari, non ne sopravvisse neppure uno.
12 Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode.
13 Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo progetto,
14 arsero di desiderio nel deserto e tentarono Dio nella steppa.
15 Concesse loro quanto chiedevano e li saziò fino alla nausea.
16 Divennero gelosi di Mosè nell'accampamento e di Aronne, il consacrato del Signore.
17 Allora si spalancò la terra e inghiottì Datan e ricoprì la gente di Abiràm.
18 Un fuoco divorò quella gente e una fiamma consumò quei malvagi.
19 Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a una statua di metallo;
20 scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba.
21 Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi,
22 meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso.
23 Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.
24 Rifiutarono una terra di delizie, non credettero alla sua parola.
25 Mormorarono nelle loro tende, non ascoltarono la voce del Signore.
26 Allora egli alzò la mano contro di loro, giurando di abbatterli nel deserto,
27 di disperdere la loro discendenza tra le nazioni e disseminarli nelle loro terre.
28 Adorarono Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti.
29 Lo provocarono con tali azioni, e tra loro scoppiò la peste.
30 Ma Fineès si alzò per fare giustizia: allora la peste cessò.
31 Ciò fu considerato per lui un atto di giustizia di generazione in generazione, per sempre.
32 Lo irritarono anche alle acque di Merìba e Mosè fu punito per causa loro:
33 poiché avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere.
34 Non sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore,
35 ma si mescolarono con le genti e impararono ad agire come loro.
36 Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello.
37 Immolarono i loro figli e le loro figlie ai falsi dèi.
38 Versarono sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, sacrificàti agli idoli di Canaan, e la terra fu profanata dal sangue.
39 Si contaminarono con le loro opere, si prostituirono con le loro azioni.
40 L'ira del Signore si accese contro il suo popolo ed egli ebbe in orrore la sua eredità.
41 Li consegnò in mano alle genti, li dominarono quelli che li odiavano.
42 Li oppressero i loro nemici: essi dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43 Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti e furono abbattuti per le loro colpe;
44 ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido.
45 Si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
46 Li affidò alla misericordia di quelli che li avevano deportati.
47 Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci dalle genti, perché ringraziamo il tuo nome santo: lodarti sarà la nostra gloria.
48 Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre e per sempre. Tutto il popolo dica: Amen.
Alleluia.
_________________Note
106,1 Il salmo è una rilettura del periodo storico che dall’esodo dall'Egitto si estende fino all’esilio babilonese. Accanto alla fedeltà di Dio, mai venuta meno, emerge l'infedeltà d'Israele, che sta all’origine dell’intervento punitivo di Dio: l'esilio. Il versetto finale è la conclusione del quarto libro dei salmi, secondo la divisione in cinque libri che del Salterio ha fatto la tradizione ebraica.
106,16 Aronne: è chiamato consacrato perché sommo sacerdote.
106,17 Allusione all’episodio narrato in Nm 16.
106,19 Oreb: altro nome del monte Sinai.
106,22 terra di Cam: l’Egitto.
106,28 Baal-Peor (“il signore di Peor”): divinità pagana; Peor: monte nella regione di Moab.
106,30 Fineès (o Pincas): nipote di Aronne, di lui si parla in Nm 25.
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Approfondimenti
Bontà del Signore e infedeltà del popolo Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, penitenziali, di supplica e di fiducia)
Questo salmo chiude il quarto libro del Salterio (cfr. v. 48: dossologia finale). È simile per composizione ai Sal 78 e 105. Tutti e tre infatti trattano della bontà del Signore verso il suo popolo nonostante le continue infedeltà, passando in rassegna diversi periodi della storia biblica. Il Sal 78 tocca il periodo dall'esodo alla scelta di Davide (Es-Nm, Gdc, 1Sam), il 105 da Abramo alla conquista di Canaan (Gn, Es-Nm), il 106 sottolinea le infedeltà dal periodo dell'esodo a quello di 2Re. Il salmo è armonico e di una certa musicalità. L'autore usa la figura del chiasmo (v. 5) e rima i versi per lo più servendosi dei pronomi personali suffissi. Il ritmo nel TM è dato da 3 + 3 accenti. La simbologia è spaziale e temporale. Le confessioni dei peccati dei padri dei vv. 6-46 seguono grosso modo lo schema teologico biblico di “peccato-castigo-supplica-perdono”, che si trova anche in Gdc 2,11ss.
Divisione:
- vv. 1-6: invito alla lode e appello introduttivo;
- vv. 7-46: confessione dei peccati dei padri in otto quadri;
- v. 47: supplica;
- v. 48: benedizione dossologica liturgica.
v. 4. «Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo, visitaci...»: i due emistichi di questo versetto sono aperti da due imperativi pressanti: «ricordati di noi... visitaci...». Il ricordo di Dio è efficace e potente (cfr. Sal 105,8.42) perché porta la salvezza. Al «ricordo» di Dio (v. 4.45) si contrappone il «non ricordare» dei padri(v. 7), e il loro «dimenticare» (vv. 13.21).
v. 20. «toro che mangia fieno»: l'appellativo «che mangia fieno» paragonato alla «gloria del Signore» indica qui grande disprezzo.
v. 23. «se Mosè... non fosse stato sulla breccia di fronte a lui»: l'intercessione di Mosè (Es 32,11-14) è descritta plasticamente come un contrapporsi coraggioso di un eroe, che si piazza proprio dove il nemico ha aperto una breccia nelle mura della città, per opporgli resistenza e respingerlo. Il peccato del popolo aveva aperto una breccia nella muraglia di fede del popolo che si era scelto un altro “dio”. Mosè deve sbarrare il passo alla collera di Dio.
v. 28. «Si asservirono...»: è un vero e proprio peccato di prostituzione. «i sacrifici dei morti»: si tratta di cibarsi della carne immolata agli idoli che essendo inesistenti sono chiamati «morti». L'espressione abbina orrore religioso con orrore naturale, trattandosi nel caso di “necrofagia”.
v. 30. «Ma Finees si alzò...»: Finees (secondo i LXX e la Vulgata), o Pincas (secondo il TM), nipote di Aronne, punì i colpevoli («si fece giudice») e così frenò l'ira di Dio che stava per scatenarsi su Israele. Agì in questo caso da «intercessore» come Mosè (Nm 11,2; 21,7) e tale opera gli fu computata a merito.
v. 32. «Mosè fu punito per causa loro»: l'episodio di per sé è rimasto in parte misterioso. Il salmista, non negando la colpa di Mosè (che è secondo la tradizione), cerca di attenuarne la responsabilità adducendo la provocazione del popolo (v. 33).
v. 43. «Molte volte...»: cfr. Sal 78,38. L'espressione «molte volte» abbraccia tutta la dinamica del peccato-perdono che si protrae fino al v. 46.
*v. 47. Dopo la constatazione dei peccati dei padri e nello stesso tempo della misericordia di Dio (vv. 43-46), il salmista richiama il v. 6 ove si accenna alla confessione dei peccati. Guarda all'attuale situazione dell'esilio a Babilonia, effetto di quei peccati, e chiede fiducioso al Signore la liberazione e il ritorno in patria dei deportati, per poterlo lodare e ringraziare.
v. 48. Sebbene questo versetto sia aggiunto a chiusura del quarto libro dei Salmi, si intona bene anche con il v. 47. È una formula di benedizione liturgica che esplicita il suo proposito di «proclamare» il nome di Dio e di lodarlo.
Nel NT i vv. 10a e 45a del salmo sono ripresi da Lc 1,71.72, mentre il v. 48a è citato da Lc 1,68.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
ELENCO COMPLETO DEI TESTI:
- ALLENDE Salvador – Discorso agli studenti – Università di Guadalajara (Messico) – 1972
- BARONE Armando – Lettera dal confine orientale
- BERLINGUER Enrico – Per un nuovo socialismo – 1982 (Milano, Discorso alla XXII Conferenza FGCI o Manifestazione per la pace?)
- CASTRO Fidel – Per il signor W., democrazia è solo quella in cui i soldi risolvono tutto
- CHAVEZ Hugo – Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema!
- CORRIE Rachel – Lettere dalla Palestina
- DAVIS Angela – Il giorno in cui mi dichiarai comunista
- EINSTEIN Albert – Perché il socialismo?
- ENGELS Friedrich e MARX Karl – Il Manifesto del Partito comunista
- ENGELS Friedrich e MARX Karl – Il Manifesto del Partito comunista
- GÖKÇEK Ibrahim – Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento
- GRAMSCI Antonio – Odio gli indifferenti
- GUEVARA Ernesto “Che” – I nostri occhi liberi si aprono su nuovi orizzonti
- LUXEMBURG Rosa – Il voto alle donne e la lotta di classe
- MELANDRI Lea – Il sogno d'amore e la violenza invisibile
- MENAPACE Lidia – La lotta è ancora lunga
- MUJICA Josè “Pepe” – Lo sviluppo non può essere contro la felicità
- ÖCALAN Abdullah – Scritti dalla prigione di Imrali
- PERTINI Sandro – Siamo decisi a difendere la Resistenza
- PICELLI Guido – La rivolta di Parma
- SANKARA Thomas – Osare inventare l'avvenire
- THUNBERG Greta – Voi avete finito le scuse e noi stiamo finendo il tempo
- ULIVI Giacomo – Lettera agli amici
- VANZETTI Bartolomeo – Ultime parole ai giudici
- ZOPPO Capriolo? – La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra
L’illusione della flessibilità nelle organizzazioni
La flessibilità è un valore positivo, legato alla capacità di adattamento, alla libertà operativa e alla riduzione delle rigidità gerarchiche. Ma, come ha osservato Zygmunt Bauman, in una modernità dove tutto è instabile, una certa esaltazione della flessibilità rischia di mascherare una realtà di precarietà sistemica più che di reale emancipazione. Questa retorica, per quanto seducente, rischia infatti di rivelarsi ambigua e potenzialmente dannosa se non è sostenuta da una struttura ben delineata di ruoli, funzioni e responsabilità. È proprio questa intellegibilità dei ruoli a rendere possibile il cambiamento e, con esso, una flessibilità autentica.
Diverso è il caso in cui le risorse sono limitate e poche persone devono coprire molte funzioni: a volte basterebbe riconoscerlo apertamente, invece di rifugiarsi nella formula del “siamo flessibili”. Una semplice presa di coscienza può migliorare sensibilmente l’organizzazione — e, non da ultimo, anche i bilanci.
Perché alla base, ancora una volta, c’è la questione dell’intellegibilità: sapere chi fa cosa, e perché.
Una struttura priva di un impianto organizzativo definito non è flessibile: è semplicemente disorientata. Ed è proprio questa mancanza di chiarezza a renderla più rigida nelle risposte, con il risultato di perdere opportunità e disperdere risorse.
La flessibilità si fonda su un sistema di riferimento capace di garantire coordinamento nei momenti di cambiamento, attribuire significato ai ruoli e migliorare la qualità delle interazioni. Basti pensare a un equipaggio che deve cambiare rotta: ognuno sa cosa deve fare, conosce il ruolo dell’altro, e ogni variazione viene comunicata a tutto il team in modo tempestivo e trasparente.
In mancanza di questo ancoraggio, quella che viene definita flessibilità non è altro che disfunzionalità. L’assenza di un’organizzazione non può essere intesa in alcun modo come apertura né come segno di orizzontalità: è spesso il sintomo di una fragilità sistemica che incide sulla qualità delle relazioni professionali, ostacola i processi e mina la sostenibilità complessiva dell’agire collettivo.
In definitiva, senza un’ossatura chiara, la flessibilità smette di essere una risorsa e diventa una parola che giustifica il disordine.
Che fare, quindi? Dirsi le cose come stanno non è mai un vero problema.
Definire con chiarezza ruoli e funzioni — anche quando richiede fatica e può generare attriti — è, in realtà, un alleggerimento per tutti. Assumersi la responsabilità delle scelte e lavorare con lucidità significa prendersi cura, di sé e degli altri, e costruire le condizioni di un futuro più solido e sostenibile.
Nick Cave & The Bad Seeds - Dig, Lazarus, Dig! (2008)
Dig, Lazarus, Dig! è il quattordicesimo album in studio della rock band australiana Nick Cave and the Bad Seeds. L'album è stato registrato tra giugno e luglio 2007 presso gli State of the Ark Studios di Richmond, Londra, e mixato da Nick Launay presso i British Grove Studios di Chiswick, ed è stato pubblicato il 3 marzo 2008. È stato l'ultimo album con la partecipazione del membro fondatore Mick Harvey, che ha lasciato i Bad Seeds nel 2009, e dell'organista James Johnston, che ha lasciato la band prima del tour di supporto. È stato anche il secondo senza il membro fondatore Blixa Bargeld. Dig presenta lo stesso organico degli Abattoir Blues.
Ascolta: album.link/i/1435812843
L'affermazione secondo cui la parola "coraggio" deriverebbe dalla radice latina cor, e che questo significherebbe quindi “vivere con il cuore”, è suggestiva ma
Etimologicamente è vero che cor in latino significa “cuore” e che è parte della parola coraggio, ma ridurre il concetto di coraggio al solo “vivere con il cuore” è un'interpretazione poetica, non una definizione accurata.
Il coraggio, nella sua accezione più ampia, implica molto più della sola emotività o dell’agire secondo sentimento. Richiede razionalità, consapevolezza del rischio, capacità di prendere decisioni difficili anche contro le proprie emozioni. Un pompiere che entra in un edificio in fiamme, o un medico che compie una scelta clinica difficile, agiscono sì con determinazione e senso del dovere, ma non necessariamente “con il cuore”: lo fanno spesso grazie all’addestramento, alla disciplina e alla valutazione lucida della situazione.
Confondere il coraggio con la sola dimensione emotiva può quindi essere fuorviante. Il coraggio è una virtù complessa, che nasce dall’equilibrio tra cuore e ragione. Vivere solo “con il cuore” può essere impulsivo, non necessariamente coraggioso. Ah, che meraviglia queste etimologie da Bacio Perugina. “Coraggio viene da cor, cioè cuore, quindi vivere con il cuore.” Ecco svelato il segreto dell’eroismo: basta farsi guidare da un ventricolo e il mondo è tuo.
Peccato che nella vita reale il coraggio non assomigli tanto a un abbraccio col cuore in mano, ma più a qualcuno che stringe i denti e fa cose scomode anche quando non ne ha alcuna voglia. Tipo alzarsi alle 5 del mattino per andare a lavorare, affrontare una fila alle poste o dire “no” alla suocera. E lì, mi dispiace, non c’è romanticismo cardiaco che tenga.
Se davvero bastasse il cuore, saremmo tutti eroi mentre piangiamo guardando un film di animali. Ma no, il coraggio richiede anche cervello, autocontrollo, e a volte una buona dose di incoscienza calcolata. Quindi sì, viva il cuore… ma magari teniamoci pure il cervello a portata di mano, non si sa mai.
SALMO - 105 (104)
INNO DI LODE A DIO, FEDELE VERSO ISRAELE
1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere.
2 A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.
3 Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4 Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto.
5 Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
6 voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.
7 È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi.
8 Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni,
9 dell'alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.
10 L'ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna,
11 quando disse: “Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità”.
12 Quando erano in piccolo numero, pochi e stranieri in quel luogo,
13 e se ne andavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo,
14 non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro:
15 “Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.
16 Chiamò la carestia su quella terra, togliendo il sostegno del pane.
17 Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo.
18 Gli strinsero i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola,
19 finché non si avverò la sua parola e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.
20 Il re mandò a scioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare;
21 lo costituì signore del suo palazzo, capo di tutti i suoi averi,
22 per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio e insegnare la saggezza agli anziani.
23 E Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò nel paese di Cam.
24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori.
25 Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo e agissero con inganno contro i suoi servi.
26 Mandò Mosè, suo servo, e Aronne, che si era scelto:
27 misero in atto contro di loro i suoi segni e i suoi prodigi nella terra di Cam.
28 Mandò le tenebre e si fece buio, ma essi resistettero alle sue parole.
29 Cambiò le loro acque in sangue e fece morire i pesci.
30 La loro terra brulicò di rane fino alle stanze regali.
31 Parlò e vennero tafani, zanzare in tutto il territorio.
32 Invece di piogge diede loro la grandine, vampe di fuoco sulla loro terra.
33 Colpì le loro vigne e i loro fichi, schiantò gli alberi del territorio.
34 Parlò e vennero le locuste e bruchi senza numero:
35 divorarono tutta l'erba della loro terra, divorarono il frutto del loro suolo.
36 Colpì ogni primogenito nella loro terra, la primizia di ogni loro vigore.
37 Allora li fece uscire con argento e oro; nelle tribù nessuno vacillava.
38 Quando uscirono, gioì l'Egitto, che era stato colpito dal loro terrore.
39 Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte.
40 Alla loro richiesta fece venire le quaglie e li saziò con il pane del cielo.
41 Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque: scorrevano come fiumi nel deserto.
42 Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo.
43 Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.
44 Ha dato loro le terre delle nazioni e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,
45 perché osservassero i suoi decreti e custodissero le sue leggi.
Alleluia.
_________________Note
105,1 È tutto Israele in preghiera (forse nella cornice liturgica della rinnovazione dell'alleanza) a proclamare, con questo salmo di ringraziamento, la sua storia come storia della salvezza. Le varie tappe si susseguono alla luce dello stupendo progetto di Dio.
105,15 I patriarchi vengono chiamati qui consacrati e profeti, perché scelti da Dio come destinatari delle sue promesse e della sua benedizione (vedi anche Gen 15,1-6; 20,7).
105,27 La terra di Cam è l’Egitto (vedi v. 23).
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Approfondimenti
Le meraviglie di Dio nella storia d'Israele Salmo di ringraziamento collettivo (+motivi innici)
È il primo della serie dei “Salmi alleluiatici”. Viene usato nella liturgia, infatti la lode del salmo è inquadrata nella cornice liturgica del rinnovo dell'alleanza (vv. 1-8). La riprova di ciò è data dal fatto che i vv. 1-15 sono stati assunti dai vv. 8-22 del carme di 1Cr 16,8-36, nel contesto del trasporto e dell'istallazione dell'arca a Gerusalemme per opera di Davide. Il salmo nel TM ha 3 + 3 accenti, è limpido nel suo stile per lo più descrittivo anziché lirico, a differenza del Sal 104. Il salmista usa molto, e bene, la figura del chiasmo cercando di dare vivacità alla composizione (cfr. vv. 1-6.7.15.22.43-45). Adopera la tecnica “dell'esplicitazione” ritardata, collocando il soggetto spesso alla fine del periodo (cfr. vv. 3.5-16.17.19). La struttura è piuttosto esterna al testo, perché data dalle varie tappe degli eventi salvifici dei patriarchi ed esodali che vengono riportati. Un elemento strutturante è offerto dalla voce «terra» (’ereṣ) che ricorre 10 volte (cfr. vv. 7.11.16.23.27.30.32.35.36.44), dal verbo «mandare» (v. 17.20.26.28), dal verbo «uscire» (yṣ’) (vv. 37.38.43). Il salmo non ha una vera e propria conclusione. Il v. 42 può essere considerato un'inclusione con elementi dei primi versetti, come «parola» (v. 8), «santo» (v. 1), «Abramo» (vv. 6.9). Dal punto di vista simbolico si descrive la personalità di Dio in azione e tutto il testo è inquadrato nella cornice spazio-temporale. Si può dividere così:
- vv. 1-6: Introduzione: invito alla lode;
- v. 7: professione di fede;
- vv. 8-44: il credo storico in cinque tappe:
a) vv. 8-15: i patriarchi; b) vv. 16-22: Giuseppe; c) vv. 23-36: le piaghe; d) vv. 37-43: l'esodo e il deserto; e) v. 44: il dono della terra;
- v. 45: conclusione: doveri dell'alleanza.
v. 2. «meditate»: il verbo syḥ tradotto generalmente con «meditare» significa di per sé «mormorare» e indica perciò l'aspetto pubblico della meditazione, che suppone una comunicazione con gli altri. I prodigi del Signore non vanno solo lodati, ma sono oggetto di riflessione.
v. 5. «Ricordate»: l'appello pressante e insistente dei versetti 1-4 raggiunge ora l'apice con l'invito a ricordare, a fare memoria (si usa il verbo zkr, da cui zikkārôn = memoriale). Il ricordo dei prodigi del Signore a favore del popolo deve servire a spronare alla fedeltà all'alleanza; è ciò che viene ricordato a chiusura del salmo (v. 45).
v. 7. «È lui il Signore, nostro Dio»: questo versetto riporta la motivazione della lode. La professione di fede nel Signore (JHWH) unico Dio d'Israele, comporta anche il riconoscimento del suo regno universale che egli amministra con giustizia («giudizi»).
v. 15. «i miei consacrati... miei profeti»: i patriarchi vengono chiamati in senso lato «i miei unti» (= Messia). È un titolo dato loro nella Bibbia solo qui. Essi sono infatti sotto la protezione di Dio, che a loro si è rivelato. «i miei profeti»: i patriarchi sono profeti in quanto amici e portavoce di Dio e perciò posti sotto la sua protezione. Abramo è chiamato esplicitamente profeta da Abimelech (cfr. Gn 20,7) e in Gn 15,1-6 è descritto con le caratteristiche di un profeta.
v. 16. «e distrusse ogni riserva di pane»: alla lett. «ogni bastone del pane spezzò». È usata qui una metonimia per indicare la mancanza di pane. La parola ebraica maṭṭēh (= bastone) può alludere o alla pertica per battere il grano sulle aie per liberarlo dalla pula (cfr. Is 28,27; Gdc 6,11; Rt 2,17), o alla pala per estrarre dal forno il pane o rigirarlo per meglio cuocerlo (Os 7,4.7.8), o al bastone che serviva a raccogliere i pani a forma di ciambella per meglio trasportarli o per appenderli, evitando che ammuffissero.
v. 17. «Davanti a loro mandò un uomo»: si sottolinea l'aspetto provvidenziale della storia. È Dio che la guida e che manda Giuseppe servendosi della cattiveria dei fratelli. «venduto come schiavo»: il testo non dice, per discrezione, che fu venduto dai fratelli come in Gn 37.
v. 28. «Mandò le tenebre...»: anche per le piaghe si adopera il verbo «mandare» che ha per soggetto Dio, come per Giuseppe (v. 17) e Mosè (v. 26). Le piaghe riportate nei vv. 28-36, differiscono per ordine e per numero sia dal Sal 78,44-51, (ove ne sono riportate sette), sia da Es 7-12 (tradizione J + E) ove ne sono riportate dieci. Il Sal 78 e il Sal 105 sembrano richiamare uno strato più arcaico della tradizione. Il nostro testo (vv. 28-36) ne enumera otto: tenebre, Nilo rosso, rane, mosche, zanzare, grandine, locuste e bruchi, morte dei primogeniti.
v. 42. «perché ricordò la sua parola santa...»: è un'inclusione generale del salmo soprattutto con il v. 8. Essa riprende dall'invitatorio le quattro parole fondamentali: il ricordo di Dio (v. 8), la parola-promessa (v. 8), la santità (v. 3) e Abramo suo servo (6.8). E come una sottolineatura ulteriore della fedeltà di Dio che rispetta l'alleanza.
v. 43. «Fece uscire... con esultanza»: si sintetizza la storia della liberazione e della libertà del popolo eletto. Si noti il grande rilievo dato alla gioia, con le espressioni «con esultanza» e «con canti di gioia». Si allude al canto di vittoria di Es 15,1-18 che abbraccia tutta l'esperienza di liberazione fino all'ingresso nella terra promessa.
v. 44. «Diede loro le terre dei popoli». Il salmista ricorda il dono della terra ormai ricevuta. La terra non è stata così frutto di meriti e umane conquiste, ma è semplicemente dono gratuito. Infatti la terra è stata strappata da Dio alle genti che la abitavano e l'avevano resa ricca e prospera con la loro fatica.
v. 45. «perché custodissero i suoi decreti...»: dal dono della terra scaturisce, a maggior ragione, l'impegno, come risposta a Dio, a osservarne i comandamenti. E questo il patto dell'alleanza costantemente ribadito dal Deuteronomio.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Driven to try, set up to fail. The prize is too precious For failure to matter. And, if it comes to that, I can always blame Providence.
Il mondo è cambiato?Il Mondo è cambiato o siamo solo noi ad essere cambiati? Siamo noi a tentare in ogni modo di essere diversi da ciò che eravamo una volta?In questo capitolo affronterò l’argomento dell’Antropocene da un punto di vista diverso rispetto a quello scientifico trattato in precedenza, concentrandomi su un aspetto umano e intellettuale.
Da un punto di vista teorico, il Mondo per noi è sempre rimasto uguale e continuerà a sembrarlo, con un limitato margine di cambiamento per la durata delle nostre vite, quelle dei nostri nipoti e dei nostri pronipoti. Avremo sempre lo stesso cielo, le stesse stelle stelle, la stessa Terra. Nonostante le vicende storiche, sociali e culturali degli ultimi secoli, secondo il concetto fenomenico, il Mondo dovrebbe essere rimasto identico. Siamo noi che abbiamo un bisogno tipicamente umano di voler percepire ogni epoca come diversa, a volerci sentire differenti, modificando il contesto naturale per adeguarlo a noi.
I genitori dei nostri genitori possono sostenere con forza e sicurezza di aver vissuto dei tempi realmente diversi sotto molti aspetti, come dimostra la difficoltà che spesso incontrano nell’approcciarsi a tecnologie recenti come smartphone e computer. E’ stata la rivoluzione comportamentale portata da queste tecnologie che ha contribuito a renderci molto diversi.
Prima di questa rivoluzione, i tempi sembravano scorrere più lentamente e somigliarsi di più tra loro. La nostra contemporaneità, invece, è bizzarra, complessa, e a tratti alienante. Per noi è facile e scontato convivere con queste grandi comodità, siamo genericamente più sedentari, ci dedichiamo quotidianamente ad attività tanto urgenti quanto superflue, che però sentiamo il bisogno di soddisfare. Chi dei lettori, me compreso, non ha delle missioni giornaliere da svolgere? Investiamo una parte importante del nostro tempo ed energie su azioni di poco conto, sottraendone a ciò che meriterebbe davvero la nostra attenzione. In passato, chiunque si dedicasse ad una disciplina la viveva come una vocazione, non era distratto quotidianamente da attività dettate da un’applicazione. La nostra mente è stata condizionata per ritenere priorità cose che hanno davvero poco rilievo, ciò ci rende costantemente distraibili. Anche i nostri genitori, a differenza dei nonni, sono stati facilmente convertiti alla “fede delle tecnologie inutili”. Con amarezza, sostengo che spesso ne sono dipendenti quanto i giovani.
Tutto questo mi porta a una riflessione: Anche se dal punto di vista naturale e fenomenico il mondo non è cambiato, è bastato un accessorio, per quanto eccezionale, a stravolgere le nostre abitudini in pochissimo tempo. Viviamo in uno sputo di tempo, velocissimo e pericoloso, come il colpo di un proiettile.
Tecnologia, scienza e progresso non hanno cambiato il mondo in sé, ma la nostra percezione del mondo. Abbiamo ancora bisogno delle stesse cose, ma oggi facciamo fatica a riconoscerle. Bisognerebbe rivedere il valore delle nostre azioni quotidiane, dei nostri pensieri.
Le strane priorità e abitudini che ora ci appartengono tendono ad allontanarci da un sentimento naturale e primordiale. La natura, oggi, è solo una risorsa da sfruttare, ci avviciniamo ad essa per deturparla, sfruttarla, e poi trasformarla in scarti e rifiuti. Ogni elemento naturale viene piegato alle nostre comodità per servirci a senso unico, per soddisfare i nostri vizi e desideri, colmare le nostre comodità, incrementando un sistema che ai tempi dei nostri nonni sarebbe stato inconcepibile. Cent’anni fa, l’essere umano era rispettoso della natura, la sua sopravvivenza dipendeva da essa. Oggi, con l’avanzata dell’industria globale, ci illudiamo di esserne padroni, ci consideriamo l’apice del sistema che abbiamo creato, la priorità assoluta, e pieghiamo al nostro volere tutto ciò che ci circonda. Abitudinariamente incrementiamo un’esistenza innaturale, disumana. E lo facciamo senza sacrificare nulla: né tempo, né risorse, né denaro.
Siamo convinti di aver raggiunto la vetta, e che le conseguenze delle nostre egoistiche azioni non ci raggiungeranno mai. Ignoriamo che rappresentiamo un grave problema verso il Mondo e di conseguenza verso noi stessi. Siamo diventati una specie egocentrica, abbiamo la presunzione che tutto ciò che può essere fatto debba essere fatto: ne abbiamo il diritto, anche se potrebbe essere dannosa e rischiosa. Così, involontariamente, distruggiamo ecosistemi e adattiamo la natura alle nostre esigenze, con effetti spesso irreversibili,
Dall’alto della nostra intelligenza siamo diventati la specie animale più autodistruttiva, continuando imperterriti ed indifferenti a comportarci in modo deleterio, ignorando i segnali del disastro. Dall’alto della nostra intelligenza, dovremmo riconoscere le conseguenze delle nostre azioni.
SALMO - 104 (103)
INNO A DIO, CREATORE
1 Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,
2 avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda,
3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,
4 fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.
5 Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare.
6 Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque.
7 Al tuo rimprovero esse fuggirono, al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite.
8 Salirono sui monti, discesero nelle valli, verso il luogo che avevi loro assegnato;
9 hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.
10 Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti,
11 dissetino tutte le bestie dei campi e gli asini selvatici estinguano la loro sete.
12 In alto abitano gli uccelli del cielo e cantano tra le fronde.
13 Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
14 Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra,
15 vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.
16 Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.
17 Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa;
18 le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio per gli iràci.
19 Hai fatto la luna per segnare i tempi e il sole che sa l'ora del tramonto.
20 Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta;
21 ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.
22 Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane.
23 Allora l'uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.
24 Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.
25 Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi;
26 lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare con lui.
27 Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
28 Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.
29 Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.
30 Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
31 Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.
32 Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano.
33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.
34 A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.
35 Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistano più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia.
_________________Note
104,1 L'inno è la rievocazione poetica ed estatica dell'opera della creazione, condensata nel libro della Genesi nei sei giorni, lungo i quali Dio ha chiamato all’esistenza ogni cosa (Gen 1). Il linguaggio è ricco di immagini e di poesia, e sembra risentire, anche se indirettamente, dell’influsso di altre composizioni simili, diffuse tra i popoli del Vicino Oriente antico.
104,26 Leviatàn: mostro dell’antica mitologia orientale, simbolo delle forze avverse a Dio.
104,35 L'armonia e la bellezza della creazione si conservano se l’uomo non le contamina con il peccato. Alleluia significa: “Lodate il Signore”.
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Approfondimenti
Dio creatore e provvidente Inno
Il salmo celebra Dio creatore e provvidente. È un'altra perla del Salterio, degna di stare tra i capolavori della letteratura mondiale. È simile, in alcuni punti, al celebre Inno al Sole del faraone Amenofi IV (Akenaton) del sec. XIV a.C. Lo scenario d'azione è cosmico-spazio-temporale. Si adoperano nel salmo alcuni elementi mitici, come mezzi espressivi, ma senza preoccupazione demitizzante. Inizia e termina con l'inclusione antifonale «Benedici il Signore, anima mia» come il Sal 103. Il ritmo nel TM è dato per lo più da 3 + 3 accenti e prevale il distico. C'è il passaggio frequente tra la terza e la seconda persona (salto innico). Il salmo va letto nella scia dei Sal 8, 19, 29, 148, e altri frammenti poetici riguardanti descrizioni della natura di altri carmi, e di altri testi, come per es. Gn 1,1-2,4a; Prv 8,22-31; Gb 38-39.40-41; Sir 42,15-43,33; Dn 3,52-90. In questo salmo si nota inoltre un timido tentativo di comprendere anche razionalmente il lato “tecnico” dell'operare di Dio nella natura (G. von Rad). Un notevole ruolo strutturante lo svolge la «luce» (v. 2) con il suo campo semantico, dato da vocaboli come «splendore» (v. 1), «fiamma» (v. 4), «brillare» (v. 15), «sole» (v. 19.22). Una simile funzione è svolta anche dalla voce «acqua» (vv. 3.6) e il suo ambito semantico, con vocaboli come «oceano» (v. 6), «sorgente» (v. 10), «bere» e «sete» (v. 11), «mare» (v. 25). Si tratta, come si vede, delle acque superiori, su cui è la dimora di Dio (v. 3), delle acque primordiali che avvolgevano la terra (v. 6), delle acque delle sorgenti e dei fiumi (v. 10), delle acque della pioggia (v. 13) e delle acque del mare (v. 25). Degna di rilievo è anche la ricorrenza della voce omofona rûaḥ, che nei vv. 3-4 significa «vento», e nei vv. 39.30 «spirito di Dio». Il salmo si può così suddividere:
- v. 1a): autoinvito a benedire il Signore;
- vv. 1b-4 (I strofa): la teofania e il cielo;
- vv. 5-9 (II strofa): la terra e le acque primordiali;
- vv. 10-18 (III strofa): l'acqua e i suoi effetti benefici sulla terra: fecondità e vita;
- vv. 19-23 (IV strofa): il tempo;
- v. 24: esclamazione antifonale di meraviglia;
- vv. 25-26 (V strofa): il mare;
- vv. 27-30 (VI strofa): l'azione provvidente di Dio;
- vv. 31-35a: dossologia finale;
- v. 35b: (inclusione): autoinvito a benedire il Signore.
v. 1b. «quanto sei grande!»: l'espressione esprime stupore e meraviglia nella contemplazione di uno scenario grandioso: Dio creatore. La grandezza si riferisce all'opera creatrice e provvidente di Dio espressa nel creato.
v. 2. «avvolto di luce come di un manto»: la luce è stata creata per prima da Dio (cfr. Gn 1,3-5). L'immagine regale di Dio suggerita dal testo è nota nella letteratura orientale. «come una tenda»: la volta del cielo è paragonata come nell'antica cosmogonia a una tenda di beduini piantata per terra; cfr. Is 40,22; Sal 19,2-7.
v. 3. «costruisci sulle acque la tua dimora»: cfr. Sal 29,10; sono le acque superiori distinte nella cosmogonia biblica da quelle inferiori divise dal firmamento (cfr. Gn 1,6-8). «fai delle nubi il tuo carro»: la metafora di Dio che cavalca le nubi appartiene alla tradizione cananaica, specialmente ugaritica; cfr. Dt 33,26; Is 19,1; Sal 68,5. La nube è un elemento teofanico ambivalente. Infatti da una parte esprime la trascendenza di Dio (Es 16,10; 19,9; Lv 16,2; Dn 7,13), dall'altra, in quanto apportatrice di pioggia, la sua immanenza nel mondo attraverso l'opera fecondatrice dell'acqua.
v. 5. «Hai fondato la terra sulle sue basi...»: secondo la cosmogonia biblica, la piattaforma terrestre poggia su solide colonne conficcate nell'abisso; cfr. Gb 26,7; 38,4-6.
v. 7. «Alla tua minaccia sono fuggite»: le acque si ritirano fuggendo per lasciare l'asciutto all'ordine creativo di Dio, come dei nemici sconfitti in battaglia.
v. 10. «Fai scaturire le sorgenti...»: le sorgenti sono immaginate come «occhi» (dall'ebraico ‘ayin = occhio e sorgente), aperti sulla superficie della terra, da cui Dio vi fa emergere le acque dell'abisso.
v. 11. «gli onagri»: l'onagro è un asino selvatico di Siria e Palestina, forte e amante della libertà. È difficile domarlo. Nella Bibbia è considerato come simbolo di forza e di ribellione.
v. 13. «Dalle tue alte dimore irrighi i monti»: il Signore manda dall'alto della sua sede (v. 3) la pioggia, che, secondo la concezione biblica e orientale, cade giù dai serbatoi celesti (le acque che stanno al di sopra del firmamento), cfr. Gb 37,9; Sal 135,7.
v. 17. «la cicogna..»: è chiamata «la pia» (ḥasîdâ). Con questo appellativo è nota anche presso i Latini (cfr. Petronio, Plinio) e i Greci (cfr. Aristotele). Colpiva della cicogna la sua premurosa dedizione ai piccoli.
vv. 19-23. Il ritmo del tempo è segnato dalla luna e dal sole (v. 19), con l'alternarsi della notte e del giorno. I due corpi celesti influiscono sugli animali nella loro vita notturna (v. 20-22) e sull'uomo nella sua vita diurna (v. 23). Il salmista segue il racconto dell'opera del quarto giorno della creazione (cfr. Gn 1,14-19), ma vi si discosta nel non considerare le stelle e nel mettere al primo posto la luna anziché il sole.
v. 24. «Quanto sono grandi... le tue opere... con saggezza...»: è un'esclamazione antifonale di meraviglia. Il poeta non può fare a meno di esprimere il suo stupore. Il v. 24 fa da cerniera che chiude il precedente e apre i vv. seguenti con l'espediente psicologico dell'interruzione per vivacizzare la descrizione e attirare l'attenzione del lettore.
vv. 25-26. «Ecco il mare spazioso e vasto»: il mare è descritto come «vasto» e «spazioso» (alla lett. «largo di mani»), sia nel senso che non può essere abbracciato da mani, sia nel senso che le sue braccia non hanno limiti (senso personificato). «Leviatan», antico mostro anti-creazione, è stato domato da Dio ed è diventato oggetto del suo gioco; cfr. Sal 74,14; Gb 40,27-41,26.
vv. 27-28. Si descrive l'azione provvidenziale di Dio che, come un buon padre di famiglia (immagine di Dio che si evince da tutto il salmo) provvede a uomini e animali non solo, ma «a tempo opportuno» e a sazietà.
v. 27. «Tutti da te aspettano...»: con un forte antropomorfismo anche gli animali sono visti in atteggiamento di oranti che chiedono dal Signore il cibo.
vv. 29-30. Nell'ambito dell'azione provvidenziale di Dio si situa lo stesso ciclo vitale di «morte-vita». Il movimento di riflessione va dal negativo al positivo, dalla morte (v. 29) alla vita (v. 30) e non secondo l'ordine normale «vita-morte» (cfr. lo stesso ordine: notte-giorno nei vv. 19-22). I due versetti stanno tra loro in parallelismo antitetico. Si ribadisce maggiormente, anche con un espediente poetico, di più la seconda realtà: la vita.
v. 29. «il respiro...»: alla lett.: «lo spirito» (rûaḥ). Esso è il principio vitale dell'uomo e degli animali derivante da Dio. Se egli ritira il suo spirito essi muoiono ritornando nella polvere (cfr. Gn 2,7; 3,19; Qo 12,7).
v. 30. «Mandi il tuo spirito, sono creati...»: è il riscontro positivo di quanto detto in negativo nel v. 29. Si ribadisce che la morte e la vita stanno nelle mani di Dio, dipendono dalla sua azione creatrice (cfr. Gb 12,10; 33,4). È usato il verbo «creare» (br’), verbo tecnico della creazione, riferito nella Bibbia solo a Dio (cfr. Gn 1,1; Sal 148,5). «e rinnovi la faccia della terra»: con questo intervento vitale di Dio (morte e vita), egli provvede al ringiovanimento del creato, in una continua creazione.
v. 35. «Scompaiano i peccatori dalla terra.»: in questo slancio contemplativo e di adorazione gioiosa al Signore per l'opera perfetta del creato, il salmista chiede, in un momento di collera imprecatoria, la sparizione dei peccatori dalla terra. Questi, infatti, con il loro peccato gettano un'ombra sulla gioia di Dio e con il loro operato inquinano in certo qual modo la perfezione del creato.
Nel NT si cita il Sal 104,4 in Eb 1,7.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Flusso di pensieri
A volte mi viene voglia di scrivere, raramente eh. Poi apro la pagina draft di questo blog e mi blocco “e che scrivo?”. Per chi scrive giornalmente o comunque più volte a settimana è facile, o almeno così sembra da 'fuori', leggendoli. Ho sempre avuto 'problemi' a scrivere, anzi non tanto a scrivere quanto a scrivere tanto. Ricordo i temi delle medie, quando si dividevano a metà i fogli protocollo per scrivere su una colonna e usare l'altra per le correzioni. Io di solito mi fermavo a una colonna e mezzo, due se mi spremevo tantissimo e allungavo il brodo, o almeno così sembrava a me, di allungare il brodo. Vedevo attorno i miei compagni chiedere un secondo foglio protocollo e pensavo “ma che cazzo c'hanno di così tanto da dire?”. Sono, ero, un buon lettore. Tra gli amici ero 'quello che leggeva'. Adesso molto meno, però ho sempre letto e questo dovrebbe ampliare il bagaglio lessicale. Pare che con me non funzioni.
Vabè passiamo oltre, non voglio che diventi una bloggata di autoanalisi. Per il resto, è arrivata la primavera, non ci sono più le mezze stagioni signora mia (così mi sono tolto la parte meteo che serve sempre per aprire una discussione) e poi l'estate ed è un attimo che siamo a Natale.
Sto provando a riattivare l'acquario, preso con i punti Esselunga l'anno scorso. Non è una roba professionale, anzi, piccolino, 30 litri. C'avevo messo dei pesci rossi ma sono morti, dopo qualche mese, credo per colpa della durezza dell'acqua e del fatto che ho iniziato a cambiarla meno spesso. Adesso ci riprovo, ho però deciso di farlo in maniera un po' più seria. Ho comprato un riscaldatore, un termometro, il fondo di quarzo e delle piantine vere (togliendo quelle di plastica che c'erano). Adesso ho preparato tutto e aspetto un mesetto che si 'assesti' prima di metterci dentro i pesci, scelti da mia figlia, colorati, carini, pucciosi, come dice lei. Vi dirò, è bello da vedere anche senza pesci 😀.
Lato videoludico sono quasi alla fine ho finito Claire Obscure: E33 che è uno dei miei giochi preferiti di sempre nonostante io non ami particolarmente il combattimento a turni. Forse sono stato troppo buono, faccio proprio fatica a sopportarlo, quel tipo di combat. Ma nel caso di CO riesco a farmelo andar bene grazie alla 'dinamicità' dei QTE (Quick Time Event). Quello che mi piace tantissimo, 10 su 10, è la scrittura dei personaggi e la sceneggiatura, la qualità incredibile del doppiaggio, le animazioni e gli atteggiamenti che rendono i protagonisti della storia particolramente credibili e in generale il design delle ambientazioni e degli antagonisti (i mostri, per capirci) che è molto vario e brillante. Ahhh mi stavo dimenticando della musica e del comparto sonoro, una colonna sonora pazzesca, che rimane in testa (continuo a canticchiare Lumiére). Merita anche solo provarlo per capire di cosa sto parlando. Ho anche iniziato The Precinct, molto carino. Gioco di lavorare come poliziotto, fare multe, arrestare i delinquenti, espatriare gli immigrati, inseguire auto per le strade di Averno City. Città molto curata a livello estetico, viva, piena di bar, persone, auto, taxi, negozi. Il tutto è chiaramente ispirato ai film e telefilm polizieschi ammerregani degli anni 80 con una colonna sonora fatta di bassi synth e sassofoni. Poi, approfittando del fatto di averlo nel Game Pass e pure su Epic Store (è stato uno dei giochi gratis del mese, qualche mese fa), ho iniziato una partita a Football Manager 24. Erano aaaaaaanni che non giocavo un gioco manageriale di calcio (forse dai tempi di PC Calcio). È una roba incredibile, ma quanti dettagli ci sono? Sono rimasto basito. Paginate e paginate di statistiche, non solo per i calciatori ma anche per lo staff. Puoi impostare tutto, decidere tutto su tattiche, allenamenti, parlare con i singoli giocatori, decidere gli sponsor, leggere i social per vedere cosa dicono di te i tifosi ma anche i giornali e i giornalisti, seguire la primavera, gli under 20, gestire la parte di infrastrutture, dallo stadio ai campi di allenamento e al centro medico. Ma puoi anche non fare niente di tutto questo e delegare il tuo staff, concentrarti solo sulla partita, che è quello che tutti suggeriscono di fare ai principianti ed è quello che sto facendo io. Mi sto divertendo molto.
Su Steam Deck sto vagando alla ricerca di qualcosa che mi aggradi, non l'ho ancora trovato. Si accettano suggerimenti.
Willie Nelson & Wynton Marsalis - Two Men with the Blues (2008)
“Two Men With the Blues” è stato registrato durante una storica serata di due serate il 12 e 13 gennaio 2007 all'Allen Room del Lincoln Center di New York, con il titolo “Willie Nelson Sings The Blues”. Nelson suona la chitarra e canta – accompagnato da Marsalis (tromba), Mickey Raphael (armonica), Walter Blanding (sassofono), Ali Jackson (batteria), Dan Nimmer (pianoforte) e Carlos Henriquez (basso) – e la sua voce twangy è in ottima forma. Aprire il disco con “Bright Lights Big City” di Jimmy Reed è stato un colpo di genio. La voce e il fraseggio di Nelson si sposano perfettamente con gli assoli di Raphael e Marsalis. Nelson brilla anche in “Georgia On My Mind” di Hoagy Carmichael, trasmettendone il sottile e sommesso desiderio come solo lui sa fare, e in “Stardust”, con il suo pianoforte grintoso, la batteria spazzolata e i tocchi di tromba ardenti. Sebbene il pubblico moderno abbia entrambi conosciuto le canzoni di Willie Nelson, gli arrangiamenti qui sembrano più vicini agli standard originali di Carmichael rispetto alle precedenti versioni di Nelson.
Ascolta: album.link/i/721288865
[rotazioni]
[filtri]cartucce malgré eux da un fumo regge la componentistica i turni il turnover sottovuoto il diretto] delle cinque tra la fine] del 1906 e il luglio del 1907 oggi [come oggi oppure dopo] l'allunaggio perimetrare il corso asfittico il modulo salariato l'uso antico una] capienza uccidere [le mansioni a innesco scout nel magnetismo terrestre l'invaso cronaca delle vite] eccellenze della tranquillità la] possibile mischia della mosca generica sul confine del] [piatto o il quadrilatero poggia su baionette su quelli con il megafono da polso fanno] l'inversione alla rotatoria soffrono disturbi di conversione [-basse] l'anonima radianti -o nubi di feltro] [
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Adaptándose a las tendencias financieras actuales, el casino online ha incorporado opciones de pago mediante criptomonedas. Los fans pueden utilizar Bitcoin, Ethereum, Litecoin y Ripple para gestionar sus fondos, beneficiándose de comisiones reducidas que oscilan entre el 0.5 por ciento y el uno por ciento, en comparación con el 2.5% promedio de los métodos tradicionales. Este sistema ofrece ventajas adicionales como el anonimato y velocidades de procesamiento prácticamente instantáneas, atrayendo a un segmento creciente de usuarios tecnológicamente avanzados.
Ofertas Vinculadas a Pagos
Mientras cada opción en pago en esta plataforma puede desbloquear recompensas específicas. Los depósitos realizados mediante transferencia bancaria activan un acuerdo del 5% adicional sobre el monto depositado, mientras que las operaciones con criptomonedas pueden generar hasta un 10% adicional. Estos beneficios representan un valor agregado significativo, especialmente considerando que el promedio del sector sólo alcanza bonificaciones del 3%. Durante los períodos promocionales trimestrales, estos porcentajes pueden incrementarse hasta un 15%, optimizando el potencial de inversión de los participantes.
Confianza durante Movimientos
La protección financiera es una parte esencial en este casino online. Implementa cifrado SSL de 256 bits, verificación en dos pasos y sistemas anti-fraude creados por McAfee, asegurando que cada transacción cumple con los estándares más exigentes. Las estadísticas internas revelan que durante el año 2023 se manejaron más de 1.5 millones de operaciones sin informes de problemas de seguridad, un testimonio del compromiso con la integridad financiera de sus usuarios.
Visión Monetaria
Análisis económico del sistema de pagos muestra resultados impresionantes. Con un volumen que supera los 80 millones de euros anuales, la plataforma mantiene una eficiencia operativa del 99.7%. Los datos comparativos del sector posicionan a este site en el cuartil superior en términos de rapidez, con un procesamiento de datos 37% más rápido que la media del mercado español. Esta eficiencia se traduce directamente en una experiencia de usuario superior para aproximadamente 150.000 usuarios mensuales.