SALMO - 86 (85)
PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE1 Supplica. Di Davide.
Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.
2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.
4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.
5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.
6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.
7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.
8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.
9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.
10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.
11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.
12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,
13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.
14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.
15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,
16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.
17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.
_________________Note
86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.
86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.
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Approfondimenti
Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)
Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema kî (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.
Divisione:
- vv. 1-7: I appello;
- vv. 8-13: inno di ringraziamento;
- vv. 14-17: appello finale.
v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in nî.
v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».
v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.
v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.
v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).
v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.
v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19
v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.
v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).
v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.
v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.
v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.
v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
La vita immaginata
(2019 – 2023)
Con 14 <> della cultura
di Felice Serino
Youcanprint
Poesie e saggistica
Pagg. 417
ISBN 979-12-21481-26-6
Prezzo Euro 26,90
Un´opera corposa, ma varia
Ben 417 pagine che, anche considerando la settantina destinata ai profili di noti artisti, comprovano l´ingente produzione poetica di Felice Serino nell´ultimo periodo, cioè dal 2019 fino quasi a oggi. E questa copiosità nel creare versi è una delle altre caratteristiche di questo autore che sono più ampiamente tratteggiate nella mia presentazione dell´opera costituita da tre sillogi (Dell´indicibile, Trasparenze e La vita immaginata, donde il nome del libro). Voler parlare in modo esauriente di tutte le poesie si presenta impossibile, sia in termini di tempo che di spazio. Di conseguenza ho dovuto impostare il commento critico in modo che risultasse sintetico, ma nonostante ciò gli estimatori di Serino non potranno che trovare conferme. Che la sua poetica sia una continua analisi introspettiva è fuor di dubbio, tematica che solo in apparenza è limitativa, poiché la ricerca continua del nostro “io” è in grado di svelare nuovi risvolti con il trascorrere del tempo e anche con l´acquisizione dell´esperienza; pertanto non vi è nulla di ripetuto, eventualmente c´è qualcosa di già noto nelle linee generali, fermo restano quella sua capacità di permeare i versi di un alone di magia, con quell´evanescenza che li rende gradevoli, ma non banali. In narrativa potrebbe far venire in mente il realismo magico di Giuseppe Bonaviri o di Gabriel García Márquez, anche se non è proprio così, ma sostanzialmente il richiamo non è azzardato. Il suo è un particolare modo di esporre che penso di aver spiegato con scrupolo nella presentazione e che riporto di seguito:“Il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale, fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell´autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all´intero corpo. I versi tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s´invola, novello Ulisse verso un´Itaca che è la propria dimensione interiore, un´avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta. E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge. Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un´implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza.”. In ogni caso resta una personalità artistica peculiare, tanto che è difficile, se non impossibile, ipotizzare a quale corrente si ispiri. Un esempio che chiarisca il tutto è costituito da una poesia tratta dalla silloge La vita immaginata. Mi riferisco a Proiezioni (proiezioni del Suo pensiero siamo / vaganti tra realtà e sogno – in cerca / d'un'isola felice – viaggio / nell'infinito di noi / isole noi stessi – pure / ognuno anello d'una / catena senza inizio e fine). Ovviamente non è l´unica poesia, perché ve ne sono altre che possono ben illustrare il concetto esposto, ma per me questa costituisce forse l´esempio più lampante. Una novità poi è costituita da questi profili che, così come scrive Serino, hanno un filo spirituale che li lega ed è dato dall´amore nel campo della cultura e dell´arte. Non sono pochi, sono quattordici, un po´ biografia, un po´ analisi critica, e sono relativi a personaggi ben conosciuti (Dino Campana, Dylan Thomas, Vincenzo Cardarelli, Simone Weil, Nella Falzolgher detta Nil, Salvador Dalì, Maurice Maeterlinck, Kahlil Gibran, Arthur Rimbaud, Pier Giorgio Frassati, Rudolf Steiner, Jakob Lorber, Joe Bosquet, Teresio Zaninetti). Come è possibile notare non tutti sono poeti, anche se presentano caratteristiche di artisti o che comunque li ricollega all´arte; si tratta di analisi necessariamente brevi, ma non trascurabili, nel senso che Serino, che evidentemente ha ritenuto di particolare importanza questi artisti, ha fatto di tutto per presentarceli in modo accattivante, così che il lettore possa comprendere il rilievo che gli stessi hanno. Penso ci sia riuscito, resta solo da chiedersi il perché di tale lavoro che, tuttavia, è evidentemente il frutto di una passione fino a ora segreta, di cui ha voluto rendere edotti i terzi.
In questo libro c´è veramente tanto, ma è vario e proprio per questo si legge con piacere, certi che, fra le tante proposte, non sarà impossibile trovare quella che può soddisfare maggiormente.
Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino.
Copiosa la sua produzione letteraria (tra le raccolte di poesia: “La vita nascosta”, “Vita trasversale e altri versi”, “La vita immaginata”); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E´ stato tradotto in nove lingue.
Intensa anche la sua attività redazionale.
Sue pubblicazioni sono presenti in Academia.edu e in Alessandria today.
Per notizie dettagliate, qui: literary.it/ali/dati/autori/se…
Renzo Montagnoli
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.La vita immaginata di Felice Serino letto da Angela Greco AnGre
24 NOVEMBRE 2023~ ANGELA GRECO – ANGRE
La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023) è la nuova raccolta autoprodotta di Felice Serino, poeta di lungo corso, nato a Pozzuoli nel1941 e residente a Torino, che da anni è impegnato nella ricerca e nella divulgazione di poesia contemporanea. Questa antologia, corredata da un apparato di brevi saggi su figure di spicco soprattutto dell'ultimo secolo, confermala vocazione dell'autore allo sguardo attento e critico sul quotidiano e su quanto vive, sempre alla luce dei suoi capisaldi poetici, etici e religiosi. Se “la poesia è un dono fatto agli attenti”, come ha scritto Paul Celan, fermo restando il dono, quella di Serino è attenzione rivolta alla poesia e ai suoi lettori ed è, sempre secondo Celan, “un dono che implica destino”, allora questo Autore conosce bene la strada che è stata segnata per lui e che a sua volta segna. Nelle pagine di questa silloge ogni lettore può cogliere a piene mani il meticoloso lavoro poetico di ricerca e di introspezione che viene offerto, ed apprezzare altresì lo studio e l'impegno nel rendere vive figure d'eccellenza colte da differenti campi, che configurano il percorso letterario, emotivo e umano di Felice Serino, che qui manifesta anche le sue non indifferenti doti di saggista. La forma scelta per la quarta e ultima sezione dell'antologia – quella che comprende i quattordici profili della cultura – è il saggio breve, che avvicina il lettore con una scrittura accattivante, incuriosendolo, restando fedele alla forma – cara ai lettori stessi – asciutta ed essenziale, impreziosita da lemmi specifici che da soli aprono mondi, con la quale questo autore si esprime anche in poesia La vita immaginata è un lungo viaggio dentro e fuori l'essere umano volta alla scoperta e riscoperta dell'umanità non edulcorata, privo di barocchismi che sviino o diano false speranze a chi legge. “Immaginata” è sinonimo qui di “sperata” e non realizzata per questo declino che sembra oscurare qualsiasi cielo. Il poeta, però, nonostante l'inevitabile passare del tempo e della Storia, non cede al ripiegarsi su se stesso, ma diventa luce minima volta ad indicare una possibile alternativa per una vita, appunto, che ora non è. Anzi, che non è ancora. [Angela Greco AnGre]
*
Estratti da La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023), YCP, 2023, di Felice Serino.
. Oltre l' esilio
il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano
a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi
ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza
∼ Detrattori
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che splendenza emana e armonia
∼ Immortalare
immortalare il momento – la foto è sfocata immagine scivolata nel gorgo del tempo
così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata
.
Nota di lettura a Felice Serino, "Asimmetrici voli" di Giovanni Perri
Nota di lettura a Felice Serino, “Asimmetrici voli” di Giovanni Perri
Non c'è volta che leggendo Serino, io non resta catturato da una luce. Luce immagine essa stessa. E non c'è volta ch'io non abbia tra le mani la maglia e ne senta l'esatta materia, la sua nuda trasparenza, lo smalto, l'eleganza.
Questo il primo elemento: il verso illuminante, da cui affiorano gli altri. Ma questa illuminazione, si badi, non è fatta per indicare qualcosa. Essa non descrive, né è tentata da alcuna cartografia per poeti raminghi; la mèta è la sua stessa radice, il suo primo significato, una sorta di matrice, non so come dire, epidermica, olfattiva. Un distico esemplificativo ci ricorda ch'essa è come l'odore della salsedine / del legno bagnato di cui non può che arrivarci, forse, un'eco sublime come quello della pelle dell'amore. Ci fa quasi tornare all'embrione della materia, al suo antichissimo battito dal quale ogni nostra azione, essendo principio, pretende la fine. Ed è questo il secondo elemento, mi pare, importante per riconoscere la consistenza di questa poesia: il limen. Luce dunque come elemento di confine, di soglia, ma anche come dimora. In questo appartenersi avviene il miracolo della parola, la soglia si spalanca e l'immagine urla: […] noi siamo l'alfabeto del corpo / che grida / il suo esserci / noi essenza degli elementi / appendici della terra […] e della terra quindi il lascito grave e generoso, il frutto panico che si fa […] strada nel sangue della parola […]. Procede così, lungo un itinerario aereo, ma anche corporeo, il vocabolo alla ricerca del suo fuoco primigenio, ed è sostanza sanguigna che alberga nella lingua, idioma del riconoscimento febbrile. Serino traduce questa febbre nel Volo asimmetrico, che è il terzo elemento e abbraccia in un certo senso gli altri, avvolgendoli in un magico defluire, in un tripudio di trasfigurazioni che è cifra esatta del suo sentire (o del suo andare per fotogrammi), pellicola del suo occhio interiore che cattura, imprigiona, e dopo libera. Come un diagramma d'Amore la poesia è fragile foglia / appoggiata a una spalliera di brezza. E il poeta anela a un avvicinamento che è infine identificazione, sostegno, fuga, segreto frammento di sé nel mondo, rammento di un'origine che si ripete ancora e ancora, definitiva, eppure incompiuta.
Giovanni Perri
Felice Serino: Asimmetrici voli. Prefazione Donatella Pezzino. E-book (2017) Finito di realizzare nel Dicembre 2018 da www. poesieinversi.it
*Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino. Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Lo sguardo velato” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. È stato tradotto in otto lingue. Intensa anche la sua attività redazionale.
Gestisce vari blog e siti.
FELICE SERINO
POESIE
COORDINATE DELL'ANIMA (2023-2024)
1
NELLA STAGIONE CHE TI SPOGLIA
braccia frondose hai piene d'uccelli levate al cielo come inno alla vita
il forte abbraccio è il mio grazie di esistere
nella stagione che ti spoglia il fuggire dei canti mi fa triste il cuore
2
POESIA E' NEGLI OCCHI
poesia è negli occhi profondi di una donna è la leggerezza della piccola danza del passero sul davanzale è la fogliolina che spunta dalla terra poesia è il neonato attaccato al seno o l'attesa della mamma sull'uscio è l'interrogativo nello sguardo di meraviglia del bambino poesia è chiedere scusa è l'abbraccio sospeso nell'immobile luce
3
SPLEEN
irrazionale la vita a tradire in modo inatteso l'impulso del sangue
macera come foglie kronos giorni anodini a ridosso di ombre stampate
squarcerà una nube il sogno fatto carne? – forse qualcosa può ancora accadere
4
SENZA TITOLO
primavera ha le braccia piene di fiori canta con la voce degli uccelli
l'albero in germoglio ti è grato sentendosi abbracciato ti ricambia col suo ombrello di foglie
5
IN UN LEVITARE DI ANGELI
immaginazione pura spalmata nella Mente universale fatta palpito e sangue
sogno di Dio
un succedersi di miriadi di mondi in perfetta armonia
musica delle sfere inudibile all'orecchio in un levitare di angeli
6
IL COMMIATO
morire in buona salute ciò a cui l'anima tende mentre al capezzale accorrono compunti i congiunti
-poi al commiato vien da dire ad andarsene son sempre i migliori
7
FORGIO FONEMI SUONI
l'alba è una fucina: forgio fonemi suoni usciti dalla bocca della notte
mi sfiora il cuore che trepida un dio o un angelo
8
MADRE CELESTE
nel palpito di luce alta ti levi tu orifiamma tu stargate Madre dei derelitti – Avvocata
fa rivivere delacroix palpabile il Tuo implorare ai piedi della Croce
9
VISIONE
(ispirandomi a Borges)
una sequenza di figure ti sfila davanti tu ne afferri per la coda una quella che hai da sempre sognato
e proprio per averla scelta unica e irripetibile ti si fa sangue e respiro
sfociando nella luce
è l'aleph che cantò il poeta cieco
10
L'INSONDABILE
le pareidolie e l'occhieggiare del sole tra nuvole pigre
al crepuscolo degli anni la solita panchina ancora calda t'accoglie
insondabile il chi-siamo balenio saettante nella mente
11
PREGHIERA
(a Simone Weil)
nel sentire celeste – ginocchia piegate – il cuore vola alto
12
Deus absonditus
la vita è bella ed ogni nascita è dono e poesia ma il mondo è in mano al maligno che in efferatezze ha superato se stesso
da quando il Supremo gli ha dato carta bianca rientrando in sé
tu dici Dio ce ne scampi da patimenti e morte d'anima ma irreversibile la storia fa il suo corso prima che il fiume sfoci in mare aperto
prima che il Deus absonditus a noi si sveli in tutta la sua Gloria
13
Il mare ha tante voci
il mare ha tante voci di annegati di gabbiani sirene ha scatole nere sepolte
il mare è nel cuore di odisseo itaca è ancora lontana e
vi è chi ha mal di terra e narra ai nipitini di mostri marini e miti o realtà chissà dove vissute
forse in un'altra vita rimaste nella mente grumi di sogni
14
Rammendi
un'opera buona o una poesia rammendano gli strappi del cuore chiudendo antri di buio
l'abito logorato dagli anni abbisogna di attenzione e rattoppi
è una rete che più non trattiene i lucenti guizzi
15
Divagazioni sullo zero e sulla o
il nucleo l'anello l'uroboro due zeri abbracciati ti danno il simbolo dell'infinito puoi notare la vocale o di rimbaud gli ovali dell'ottocento la bocca spalancata nell'urlo di munch le bolle di sapone immagina gli occhielli delle forbici gli oblò simili allo zero o alla o
16
Il cuore senza voce
(di bimba sepolta da macerie)
sei parte di un cielo d'occhi
il cuore senza voce – bambola murata
a sognare librarsi d'ali
17
Se tendi oltre l'orizzonte
riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi
18
Angelo della volta
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
19
In veste d'angelo
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
20
Sogni
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
21
Memento
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
22
Di là
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
23
In te l'immenso
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
24
Dietro il velario
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
25
Penso dunque sono
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
26
Gli ultimi giorni
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
27
Kermesse
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
28
Solitudine
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
29
L'essere e il nulla
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
30
Visione
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
31
D'empiti
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
32
Mentori
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
33
Quasi estate
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
34
La ferita
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
35
Da quando la mano
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
36
Fogli-aquiloni
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
37
Assonanza
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
38
Fuori dall'ordinario
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
39
Dei miei detrattori
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
40
In questo giorno chiaro
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
41
Incanto
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
42
Dal nightmare
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
43
Che luce
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
44
Chi eravamo
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
45
L'indicibile parte di cielo
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
46
Alberi che camminano
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
47
Per poca fede
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
48
Riflesso
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
49
Fantasie (ipotesi dell'impossibile)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
50
Lavavo la veste
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
51
Anime ferite
(è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
- rifacendomi a un verso di Gregory Corso
52
Anime che si cercano
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
53
L'infinito di noi
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
54
Intatto lo spirito
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
55
Con l'anima nuda
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
FELICE SERINO
POESIE
PROSPETTIVE
2024
1 Mare aperto
parvenza: “luogo” altro: il sogno che muove ondivaghi sensi
gesti evanescenti volteggi – voli
l'anima è un mare aperto
2 Il mare era una favola
“non vorrei più uscire da questa dimensione eppure basterebbe come altre volte stringere forte gli occhi e...”
ma voglia non ne avevo – poi giocoforza mi ritrovai quasi deluso nel mio letto
avevo lasciato un mare che era una favola un'immensa tavola imbandita per i gabbiani a frotte
3 Amo l'idea
più che amarla amo l'idea di lei
stato d'essere: che s'impregna di bellezza interiore
si ammanta di una luce affebrata mentre mi poggia la testa nell'incavo della spalla
e se combacia col mio pensiero mi chiedo
dove saremo domani
quando il mondo per noi sarà sparito
4 Il poeta
cavalli d'aria – virgola di fuoco il pensiero saettante: vederti un sansebastiano trafitto da strali della parola
5 Vita sommersa
in onde dell'inconscio si sdipana l'illusione ipnagogica e
nel gioco sempre inedito delle immagini emerge vita sommersa
come ombra che si rompe nell'acqua mossa
6 L'intima essenza
rifarti gli occhi davanti a foto che rispolverano anni di cui puoi dirti contento a voler fare un bilancio onesto
-non vasi di pandora-
ma per contraddizione stornare la realtà con l'immaginario ti sembra più congeniale: per lasciarti sfiorare
dal difficilmente percepibile
7 Delle vanità
I non hai mica visto la Madonna – se sei andato in estasi per uno scalmanato che si agita sul palco
-emulo sei sbavi per il successo
II “vedi tutto questo? sarà tuo se...” cogli l'intenso e breve l'offerta allettante – il “se” ti eccita lo temi
ah inganno del mondo che nasconde una mano nel sangue dei papaveri
8 I tuoi santi
corda tesa tra la bestia e l'angelo
scala al cielo per l'Assoluto
c'è sempre l'iconoclasta che
lascia osceni echi nel sangue
dileggiando i santi che tu Nina preghi incessante
9 Dismesso l'abito
(visione)
dismesso l'abito mi accompagnarono i cari estinti portatori di umiltà
non parole la bocca colma di luce
percorrendo la via per l'eliso non si toccava terra
10 Se tendi oltre l'orizzonte
luce letale per distrofici una grazia per altri e i gatti acciambellati nel sole
riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi
Nota: chi è affetto da distrofia corneale ha problemi a vedere la luce.
11 Quale limite
(parla un intellettuale)
[a tutti gli oppressi dai regimi]
aveva appena letto che subito arricciarono il naso quelli che si conformano
all'ultimo verso uni sbieco incrociare di sguardi
aveva superato il limite? quale
forse della paura
candidamente parlava di libertà
quella che accende le stelle sopra un oceano d'amore sconfinato
12 Vite alternative
(s'affaccia la notte su vite alternative freudiana “via regia”)
nel balzo lucente della tigre trema la bellezza immaginata
(“La tigre” è una famosa poesia di William Blake)
13 La vergogna
serpeggia sinistra eco in un cielo stravolto mentre nel mondo esplodono sogni
dalle emittenti: scoperti nuovi orrori
la vergogna si è nascosta dietro i morti
14 La colpa
sono io quel ragazzo che scappò da casa con poche lire in tasca e un quaderno d'improbabili versi?
lo sono sì ma dopo sei decenni
non mi riconosco in lui se non nel sogno ricorrente che al mattino mi lascia il cuore stretto dall'angoscia
sarà un residuo di “colpa da espiare” per aver procurato un veleno sottile a chi bene mi voleva
15 Elucubrazioni
(l'anima ha le stimmate della vita)
la morte è un artiglio sulla pelle del cielo
la sperimenta questo corpo che ci è dato
(corpo dall'invisibile aura ravvolto nella bolla-anima)
16 Viaggi psichici
sospeso alle attese in dolci smarrimenti
hai dimestichezza con la morte
con la stessa naturalezza del tuo saperti eterno
17 Belle penne
“non sono poeta” -da altri già affermato- sì che belle penne hai visto superarti con tua ammirazione vera
graffiavi fogli riempiendoli di zampe di gallina
tanto meno eri poeta quando t'isolavi e all'ombra d'una quercia t'ispiravi seguendo alti voli
ah quelle velleità custodite nello scrigno del cuore
18 Essere
(ti vien detto di là nell'oltre ma è molto più vicino intimo)
farti nell'aria stretta virgola di cielo
essere che scalzi la morte
diminuirti - per espanderti
19 L'avversario
al principio fu l'inganno – da allora i cieli capovolti e la morte
chi ci rubò dal cuore la bellezza originaria?
nella cattedrale del sangue l'avversario gioca a scacchi dall'inizio del mondo
20 L'ultima parola
gli furono strappati tutti i figli come pezzi di carne -si è provati secondo il grado di sopportazione pungolati dappresso dallo strale del maligno- Giobbe il giusto lo fu allo stremo privato dei suoi beni ridotto a solo guscio grumo di dolore fino a che non implorò basta hai vinto è tua l'ultima parola Dio del cielo e degli abissi
21 Quanto amore
giunto il momento cosa ti porterai non suppellettili o libri ma l'amore che hai saputo dare
non quel lasciarsi vivere nell'approssimato sogno di un pesce rosso nell'acquario
22 Oltre stravolti cieli
(ecologica)
sconsolata la fauna s'aggira in cerca d'erba buona
chi dirà alla rondine smarrita non ci sono più primavere e alla cernia quello che ingozzi è rifiuto dell'uomo sconsiderato
questi cercherà oltre cieli stravolti nuove terre da violentare
23 L'anima tendeva
l'anima tendeva alle stelle quando tu Nina apparivi rosavestita stagliata contro un lembo di cielo
ti fermavi nella piazzetta e ti facevano festa i colombi planando sul mangime che spargevi
allora il tuo sorriso era una pasqua mentre il tempo aveva una sosta
24 Lazzaro
mi addormenterò in Te finché non mi chiamerai per nome
ora qui mi trovo un Lazzaro risvegliato da cento morti
sempre dalle crepe dei muri spunta un fiore
25 Nascita
più a nascere che a morire pensiero capovolto dal profondo in dormiveglia il girasole ebbro di luce dice vita e tu languida sul divano mi chiami per accostare il mio orecchio al tuo ventre rotondo
come un mondo
26 L'angelo
qui sei terra poca cosa carne e sangue in bilico sul ciglio della morte ti porti un anchise sulle spalle
“di là” l'angelo di luce che ti percorre silenzioso i precordi
verrà a unificartisi quel giorno che sentirai cantare le tue ossa
27 Un verso
un verso che mi arrivi solo uno dei tanti gettati nel cestino da un po' che non vengo illuminato sono anziano e ancora affamato di sogni (più non si dice vecchio)
i migliori versi vengono nella veneranda età – un esempio è ungà col suo “taccuino del vecchio” - quando la mente ancor giovane vibra sul pentagramma dei sogni
28 Colpo di sonno
sentirmi inclinare da un lato mentre davanti al pc “guardo” un film e per una strana associazione di idee pensare per fortuna non guido più
non per un colpo di sonno ma l'abbaglio rischio reale per il distrofico di andare fuori strada
29 L'oasi
conti sulle dita della tua vita le fasi ne rimpiangi la prima prima della luce
quando non distingui realtà da sogno e
da sotto le “palpebre” segui la barchetta di carta nel tuo cielo-mare amniotico
dove il tuo orizzonte è un'oasi da cui uscirai con un grido
30 Candido
ti senti come una barca nel bosco un marinaio col mal di terra
non sei di quelli che saltano la cavallina ti levi al canto del gallo un brodino a sera per scaldarti le ossa
una frase tagliente ti scivola addosso non sanguini
31 Il Sé
niente paura saremo rinati
(e il corpo? dismesso l'abito d'affanni)
abiteremo il posto primevo luogo-non-luogo dove l'altro è il Sé
32 In treno
gambe accavallate la bionda platino all'anziano vis-a-vis risveglia sopite voglie
alberi case fuggono via lo sferragliare induce sonnolenza
33 Immortalare
immortalare il momento – la foto è sfocata
immagine scivolata nel gorgo del tempo
così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata
34 Malgrado tutto
cervelli vuoti a perdere si schiantano contro un albero o un palazzo facendo parkour malgrado tutto le piste da sci son sempre frequentate (non v'è manna senza ingegno d'uomo) i monti si vestono sempre meno di bianco l'uggia pervade anche il cuore lascia a desiderare il sorriso del sole
35 Il ciliegio
(in memoria di A.)
ad ogni morte c'è resurrezione
primavera: davanti casa il ciliegio è fiorito – tu aleggi sopra la tua morte apparente
36 Pilato
oggi Cristo potresti vederlo su un barcone tra gli emigranti o al valico di frontiera portando insieme a loro la croce
come in un sogno atroce vedrai pilato distogliere lo sguardo dalle purulente piaghe
ci si dovrà aspettare forse discendano “gli dei” su un mondo malato?
37 Mi attraversa il tempo
non ho difese alla luce porto occhiali scuri dormo poco e male
sempre più brevi le passeggiate
il tempo mi attraversa la testa che sperimenta nuovi voli pindarici
38 L'intoccabile
lo scoprono con le mani nella marmellata e ci si meraviglia se ha spalle ancora larghe lui intoccabile coi sacrosanti privilegi di cui godono i governanti stiamo lavorando dice usando il plurale maiestatis la poltrona quella non gliela sfilano da sotto la poltrona è sempre calda
39 Il viaggio
il soma è l'imbarcazione dell'anima in questo viaggio d'Odisseo
ulissidi lo siamo a solcare aperti mari
per approdare sulle rive del mistero di noi
in infinito espandersi nell'armonia dell'universo
40 Un ragno tesse
uscirai dalla vita con le ossa rotte dappresso ti sta l'ombra di serpe che agita il tuo sonno gli offri i tuoi passi da sonnambulo e il sudore di sangue emotivo dove un ragno tesse di versi una tela
41 Nuove ali
impastato di terra e sogno quest'essere scompensato
-gravezza di carne -invidia di voli
lo attendono nuove ali a solcare l'indicibile
42 Cinico
sospetti anche della tua ombra il tuo vagare cane di nebbia dove ti porta se rifiuti la mano tesa e al garbato gli dai “li mortacci” tu creatura di terra nell'ora estrema degnerai il cielo di uno sguardo?
43 Preghiera
(Padre Pio da Pietrelcina)
irrorami della rugiada del Tuo Spirito questo cuore martoriato
in una violacea alba di passione indegno mi prostro sgabello ai Tuoi piedi
44 Come saremo
immagina una luce di mille soli che è in te e tu nel Tutto
immagina: un' inconcepibile ma possibile ubiqua entità in un donarsi d'amore universale
e ancora proviamo ad immaginare Lui che ci rivolta come un guanto
45 Itaca
averle coperte le spalle le volte che ti giungono strali dall'alto dov'è assisa nemesi che proietta ombre di morte
t'abbeveri alla fonte della grazia sebbene non eviterai t'investano procelle negli anni prima d'intravedere l'itaca celeste
46 Nel mio cielo
le belle nuvole che vestono forme d'animali i cari animali d'acqua terra e cielo i cumuli i nembi io li vedevo nel mio cielo con occhi innocenti lassù incantati immaginando quella la sede del paradiso
47 Allumare
il non detto esplicito tocca più del dire – dal profondo un allumare
(il sasso gettato dal capriccio della musa apre cerchi nel lago dello spirito)
48 Proiezioni
proiezioni del Suo pensiero siamo vaganti tra realtà e sogno – in cerca d'un'isola felice – viaggio nell'infinito di noi
isole noi stessi – pure ognuno anello d'una catena senza inizio e fine
49 Cuore aperto
pagina aperta cuore aperto: la poesia ? di tutti
la parola spira col vento -vento di luce-
espone la sua ferita creaturale
50 Domani credi giungerà
come canta vasco a questa vita non sai dare un senso domani credi giungerà un come un quando
all'alba le finestre avranno occhi nuovi per la meraviglia espansa nella misterica luce
51 Come il seme
domandarci se siamo bolo di questa vita
o come ungarettiane foglie
o semmai ci troviamo a galleggiare sulla superficie di un sogno
un chiederci qui disorientati — mentre
come il seme nella terra ci si aspetta di nascere alla luce
52 L'approccio
ai primi tentativi tremavo come una foglia la vocina mi diceva buttati anche a rischio di una sberla ma se usi le buone maniere (te le avranno pure insegnate) sta di fatto che ogni volta mi bloccavo — poi negli anni mi emancipai e oggi mi viene da ridere mi spiegò a suo tempo un'astrologa che la causa era una brutta opposizione venere-giove prima e settima casa già alla nascita e che coi transiti di là a breve veniva a sciogliersi
53 Fedeltà alla vita
(ad Aleksandr Solþenicyn)
fatti per la meraviglia la tenerezza l'amore
alla gerarchia e all'odio opponiamo il tuo j'accuse in virgole di fuoco
una vita fedele alla vita -allodola trafitta-
54 In ondivago esistere
impregnato di Spirito Santo mi specchio nella città eterna in ondivago esistere del sogno
55 Silenzi d'acque
silenzi d'acque - langue la luce -
e smemora
un grande lenzuolo avvolge gli alberi le case
FELICE SERINO
POESIE
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
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FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
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DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
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ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
...........................................................
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
317
FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
318
DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
319
ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
...........................................................
DIETRO IL VELARIO (2021)
279
AVEVO IN MENTE UNA POESIA
stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso
ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e
ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei
sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri
280
ASPETTATIVE
vestono il rosso della passione le svolte del cuore
un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato
281
SENZA TITOLO
sono malato d'azzurro
sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso
mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e
sarò sgabello ai Tuoi piedi
282
LA BEFFA
ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso
283
UN BUCO NEL CUORE
lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno
relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata
284
SCOPIAZZARE
meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene
cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce
nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti
285
DETRATTORI
non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante
contro i detrattori di bellezza – che
splendenza emana e armonia
286
NELLA FINE L'INIZIO
(a Tiziano Terzani)
riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio
in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo
287
PER UN RICAMBIO D'ALI
Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni
manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali
ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo
288
DI NOI
di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue
i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva
-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri
289
IL VINO
il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre
prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo
“bevete tutti da questo calice di sangue”
290
PRIMA LUCE
i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata
quella della prima luce
291
L'ALTEREGO
il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue
quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo
amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger
che ogni volta annega nel lago della sua spocchia
292
ALLA STAZIONE
nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia
come volersi levare nell'aria – uccelli di passo
293
SI SPERA
si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico
294
IL LUOGO ACCANTO
dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti
come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita
295
AI PIEDI DELLA NOTTE
un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce
296
ANGELO DELLA VOLTA
benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria
indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno
297
IN VESTE D'ANGELO
l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario
che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi
298
SOGNI
ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro
-è la sola mente che crea un oltretempo
gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare
299
MEMENTO
bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite
(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)
300
DI LA'
“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina
quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi
e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda
301
ANIME FERITE
( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)
raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *
laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento
*rifacendomi a un verso di Gregory Corso
302
IN TE L'IMMENSO
quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive
questo accogliere in te l'immenso
oltre l'esilio di carne franta
303
DIETRO IL VELARIO
che siamo -
un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti
maschere in una pantomima -
dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita
riconoscersi
304
PENSO DUNQUE SONO
sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente
lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento
305
GLI ULTIMI GIORNI
essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa
“lasciare che i morti seppelliscano i morti”
no non ci sarà più tempo per piangere:
già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo
306
KERMESSE
marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello
307
SOLITUDINE
livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane
308
L'ESSERE E IL NULLA
“credo nella resurrezione della carne”
pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla
l'esistere è da sempre
pensi: ed è già essere per sempre
l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla
il nulla non esiste
309
VISIONE
neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi
310
D'EMPITI
di fonemi indiarsi
d'empiti
a capriolare nell'aria presenze
ancora in fieri in ondivago sogno
311
MENTORI
ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani
mentori della volta celeste dal volto rasserenante
312
QUASI ESTATE
sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora
il vecchio sofferente aspetta il sole della morte
giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile
non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti
che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio
313
LA FERITA
si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca
314
DA QUANDO LA MANO
tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo
da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri
si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens
315
FOGLI-AQUILONI
impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo
316
ASSONANZA
dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore
vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti
317
FUORI DALL'ORDINARIO
la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati
va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario
mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte
318
DEI MIEI DETRATTORI
(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)
lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi
se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo
319
ANIME CHE SI CERCANO
(ispirandomi a Borges e Pessoa)
anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere
giriamo in tondo senza mai trovare il centro
lontani da noi siamo
sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole
320
IN QUESTO GIORNO CHIARO
(25 aprile)
s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio
libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti
321
INCANTO
i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie
322
DAL NIGHTMARE
uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -
la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa d'infanzia
sogno dentro il sogno
323
L'INFINITO DI NOI
dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson
percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo
“per speculum in aenigmate”
e ci sogniamo
324
INTATTO LO SPIRITO
ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
325
CHE LUCE
che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
“mangiate di me e non avrete più fame”
326
CHI ERAVAMO
enigma la vita siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato – solo
incarnata nostalgia restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore immarcescibile nella luce
327
L'INDICIBILE PARTE DI CIELO
indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori
basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:
e cessi di sentirti mortale
328
ALBERI CHE CAMMINANO
il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano
(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)
329
CON L'ANIMA NUDA
con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?
330
PER POCA FEDE
vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte
il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
331
RIFLESSO
(il soma: “appendice” del cielo)
siamo solo pensiero non espanso
frammento della Mente che crea universi-mondi
(riflesso questa vita che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
332
FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)
la vita
un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua
333
LAVAVO LA VESTE
trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste invischiata nelle panie della notte
Lucinda Williams - West (2007)
West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.
Ascolta: album.link/i/1440786535
[caffeine]fine del palinsesto] [nota al dichiarante la nonosfera il corriere una stampa] appesa il pistolero muto non] sparare eri così] siglano le fessure
‘sonde poetiche’: le opere di antonio syxty, oggi online alle 18:30 e 21:30slowforward.net/2025/04/30/son…
Lavoro povero. Povero lavoro!
Esistono solo tre modi per distribuire la ricchezza:
- lavoro pagato adeguatamente
- tasse pagate da tutti
- sussidi ai più poveri
Potrei anche finire qua il post. Basta essere minimamente informati e non ancora imbesuiti dalle fake, dai social e dai reality, o non essere in totale malafede, per sapere quanto questi tre strumenti fondamentali per ogni società, in Italia siano maltrattati, demoliti, demonizzati, ignorati.
Quelli poco o niente informati, a cui piace ripetere come ebeti le menzogne dei legaioli e dei neofascisti ultra-liberisti, si sono anche bevuti la favola che la lotta di classe non esiste più, che è roba del passato, così sono andati a votare per gli stessi partiti votati dai loro padroni, quelli della Confindustria.
E magari rientrano in quel 15% dei contribuenti che paga il 64% di tutte le tasse incassate dallo Stato, oppure la loro famiglia fa parte del 23,1% di famiglie a rischio povertà e esclusione sociale, o ancora appartengono al 9% di lavoratori a tempo pieno (+0,3% rispetto al 2023) a rischio povertà. Mi sa che qualcuno ha sbagliato a votare. Che siano stati i padroni?
Lo sanno anche i sassi ormai: i nostri salari sono scesi del 2,9% negli ultimi 30 anni, in tutti gli altri Paesi UE sono saliti con tassi a due cifre. Lo ha certificato l'OCSE. Il tasso di occupazione in Italia nel 2024 è stato del 61,5%, mentre la media UE è del 70,3%. Il divario Italia/UE dell'occupazione femminile (53%) è dell'11%, dell'occupazione maschile (70%) del 6,5%.
ISTAT e Federcontribuenti ci dicono che un italiano su due ha un reddito netto inferiore a 1.100 euro al mese. Il 18% dei lavoratori ha un contratto part-time, il 58% di questi sono part-time involontari. Il doppio rispetto alla media europea. Addirittura il 70% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time involontario. Nel 2024 il 38% delle assunzioni è stato con contratto part-time.Siamo un Paese fondato sul lavoro povero e sul part-time.
In Italia esistono quasi 800 contratti di categoria. La stragrande maggioranza dei quali non è altro che sfruttamento legalizzato. Lo sfruttamento da parte dei prenditori italiani, incentivato dalle leggi, è la norma, l'unica norma meticolosamente rispettata nel nostro Paese.
Il solo fattore con cui le nostre imprese riescono a competere (male) sul mercato è il basso salario dei lavoratori. Altro che Cina. Di innovazione di prodotto e di processo non se ne parla nemmeno. Formazione e aggiornamento dei lavoratori sono una bestemmia. La sicurezza sul lavoro è un intralcio fastidioso e costoso.
La produttività italiana è tra le più basse d'Europa, ma le ore lavorate tra le più alte: 1580 ore/anno per lavoratore. In Francia lavorano 90 ore in meno, in Germania 230 ore in meno ma hanno il 25% in più di produttività.
Ed ecco il paradosso, in realtà soltanto apparente: negli ultimi anni la crescita del PIL italiano è stata dello 0 virgola (vale a dire stagnazione), ma il tasso di occupazione, o meglio il numero degli occupati (si conta chi lavora almeno 2 ore/settimana) è aumentato sensibilmente.
I motivi del paradosso più occupazione senza PIL sono diversi, ma i principali sono abbastanza semplici e intuitivi:
- la maggiore occupazione è per posti di lavoro a basso valore aggiunto. Cioè lavori meno qualificati, poco produttivi e mal pagati: lavoro domestico, turismo, logistica, delivery, agricoltura, ecc.
- la scarsissima propensione a innovare prodotti e processi fa sì che le aziende italiane preferiscano fare svolgere ai lavoratori (manualmente o semi-manualmente) lavori semplici e ripetitivi che dovrebbero fare le macchine già da parecchio tempo, se solo le comprassero.
- la maggior parte di nuovi posti di lavoro è legata a contratti a orario ridotto involontari, o addirittura a chiamata e voucher. Contratti che non possono certo portare una corrispondente crescita di ricchezza, di PIL.
Il PIL. Questo indice anacronistico (risale agli anni '30 del 1900) e oggi inadeguato con cui si pretende di misurare non solo la ricchezza di un Paese ma anche il suo livello di benessere. Eppure ne sono già stati elaborati di più precisi e moderni da un pezzo: l'indice di Gini, il GPI (Genuine Progress Indicator), il BLI (Better Life Index), il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Ma non vengono mai citati da nessuno, qualche volta solo il Gini.
Basta così, è fin troppo chiaro. Si sa di chi è la colpa di tutti i nostri mali e si sa anche che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo bloccare le frontiere, alzare muri, lasciare affondare barconi e finanziare lager oltremare, perché la colpa di tutto è degli immigrati!
Now playing:“The Carpet Crawlers”The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis – 1974
FELICE SERINO
POESIE
MARE APERTO
(2021)
197
ORIONE
da tempo i libri di mitologia sono soppiantati dai videogiochi - negli occhi dei ragazzi non più l'incantesimo di un cielo percorso dal Carro celeste e da Orione -che annaspa in un mare nero seppia
198
M' INDUCEVA L'ESTRO
poeti si nasce? – non sapevo d' esserlo quando m' induceva l' estro a scribacchiare su carta da zucchero e alzavo gli occhi al cielo per un gioiello da carpire al divino
199
LAGHI DI MISTERO
ombre stampate – ombre a vestire figure passeggere
luce degli occhi ai primordi -ritagliata nel blucielo – ove
immergersi in laghi di mistero
200
CONGETTURE
più che terra mi dico un cielo in frammenti il sogno e la ferita
siamo
più in su quel levarsi dell' onda che ci avvolge il punto zenitale della luce
201
MARE APERTO
ho un “posto” dove andare -che mi aspetta- a cui fanno eco non sirene ma aneliti dove nella morte apparente spasima la composizione della luce
ho un luogo che mi aspetta: come andare in mare aperto con la bussola del cuore
202
COME ENTRARE NEL DIPINTO
cavalcare onde irrazionali di nonsense onirici come entrare nel dipinto e vedere da una nuova angolazione ri-creata dall' occhio il confondersi del sangue coi colori
203
ALZHEIMER
la memoria s' è addormentata nell' anima - la memoria che come un fuoco inestinguibile ti faceva dire io sono
ora non sai più chi sei e perdi la strada di casa
giorni e notti attraversano le tue ossa e la tua voce si è rotta nel vento
e se al mattino tì sporgi dietro i vetri è per vedere solo ombre o fantasmi come in un sogno ininterrotto
204
ISPIRAZIONE
cos' è l' ispirazione se non un qualcosa che urge nel sangue prima di vedere la luce
una folata di vento e sei il vento una vampata di fuoco e sei il fuoco -con spasimi d' anima vivi le cose
parole come lacrime cadono dagli occhi della mente solo qualcuna preziosa si posa ai piedi dell' angelo
sul bianco immacolato del foglio
205
ANELITO
(sfogliando Salgari)
quella porta che apri sull'infanzia ha gli echi del mare e il caldo rovente di scogliera che ricorda il tuo passo inquieto ribelle i tumulti del sangue
resiliente come l' insonnia della vela per il buonvento
206
LA VITA SCORRE
la vita scorre e quel senso sempre del fugace in ogni cosa
ma il mare il mare è nel cuore di Odisseo che si interroga a specchio del cielo
l'uomo è per la meraviglia
207
OLTRE IL VISIBILE
anima siamo con un corpo frale
la beltà è fiamma sotto la cenere:
di là dal visibile a dircelo è il cuore dove discreto l' angelo ci affianca
208
PAESAGGI INTERIORI
tu dici la vita è della morte vita che indossi che mastichi e ti mastica
la chiave o il rovescio -sai- è quella “vita fedele alla vita” – ad aprirti
paesaggi interiori ritagliandoti uno spicchio di cielo
209
L' ETA' SPAVALDA
il volo degli aeroplanini con su scritte indecenze o un candido complimento e la destinataria avvampa dal primo banco c' è chi lascia cadere la penna per guardare le mutandine della prof poi fuori come scalmanati allo squillo della campanella e ahi ci scappa l'occhio pesto innato senso di rivalità tra bulli per una bocca di rosa
210
NONSENSE
il pensiero allucinato ti apre varchi daliniani di nonsense
anche la tua figura si deforma come gli orologi molli
e il cuore si libra sul fiato del dove e del quando
211
IN INFINITO ESPANDERTI
(a Gabriele Galloni)
ti vedo con fare garbato rivolgerti ai morti tu che anzitempo sei dei loro sei come loro tu che ne scrivevi chiedendoti “in che luce cadranno”
tu cuore amante dell' ignoto alla sua riva in infinito espanderti
(tra virgolette il titolo di una sua opera – 2018, RP)
212
NON SEI DEI LORO
nel chiuso della stanza o di pomeriggio nel sole da un po' ti sorprendono a parlare coi morti – questi non tornano e tu non sei dei loro -ancora-
sono spirito (ma di essi poco si sa) -ubiqui ti leggono il pensiero e a volte giocano con le nuvole – quando nelle tue pareidolie ti pare ravvisarli
213
LUNGO UN FIUME D'ECHI
quel che accade “deve” accadere? stabilito dall'alto o da occulta trama? e il libero arbitrio allora: è al 50? al 30?
vestiamo le possibilità le decisioni sofferte tra gorghi del sangue
sarà un caso ma trovarci di qua della strada invece che di là potrebbe ribaltarci la vita!
siamo tenui fiammelle lungo un fiume d' echi
(“caso” o quella definita “sincronicità” junghiana)
214
CONDONO
“condono” dici? se era massacrato – una maschera di sangue la persona: un solo grande urlo
guerriglia urbana - la pelle rischiano gl' inviati del tg tra lacrimogeni e manganelli che fendono l' aria
abuso di potere: come vuoi chiamarlo -un nuovo caso Cucchi come tanti altri cristi in croce
215
UTOPIA
presi in un giro mortale lasciare tra le mani trascorrere le ombre della sera
utopia raccogliere i frammenti di una vita in un numerabile infinito
(primo verso: parafrasando Ungaretti)
216
L'INFERNO
(mala tempora ed è belzebù a guidare la danza)
l'inferno è sulla terra è l' uomo stesso a crearselo da quando caino alzò la mano sul fratello da quando fiammate di odio aizzano popolo contro popolo per la supremazia di nazioni e nascono come funghi velenosi nuovi satrapi
(le vittime a migliaia le raccoglie Dio nelle sue braccia - giammai può il suo Amore contenere l' inferno)
esso è in terra se vedi annegare negli acquitrini la bellezza
217
PER UNA VOLTA
(quasi una preghiera)
volesse il cielo una volta mi conducesse il mio angelo e in una visione ipnagogica sentirei il mio sangue espandersi ai quattro lati della terra a forma d' una grande croce
sentirei allora esplodermi il cuore in tanti frammenti d' amore
ma sono un peccatore
218
A VOI MORTI
mi rivolgo a voi morti usciti dalla morte voi non più in morte-vita vivi ben più che i vivi
siete in noi e in nessun luogo lontanissimi e vicini
lungi da voi ripercorrere i meandri della memoria perdervi e ritrovarvi e ancora perdervi nei dedali delle passioni fuggevoli
è l' atavico sangue a dire “sono” - è ritorno all'origine: come nella prima luce
219
L' INCONOSCIUTO
vertigine dei numeri all' infinito
tanto più che i granelli di sabbia
così gli universi le miriadi di mondi
l' aleph: il punto inconosciuto dove Dio li vide specchiati nel Suo Sogno
220
LE PAROLE NON DORMONO
le parole non dormono cercano il loro sangue incessanti si affacciano alle finestre degli occhi
nude presenze emerse dal fondo dove è coro di voci che sanguina in luce
221
IL VIAGGIO
vedi aleggiare il tuo soma d' aria a varcare confini di mistero
ulisside su rifiorite rive d' un' itaca celeste
222
MATTINO
nello specchio del comò si guarda una luna sghemba – prima di dissolversi
indugiano nel sangue sfilacciati sogni - si attende supini mano nella mano che cresca la luce
e c' inondi col suo buongiorno
FELICE SERINO
POESIE
ASSONANZE (2021)
223
PIETRA DI SOLE
scintilla il sogno sopra la vita ondivaga
luce affebrata accompagna questo scorcio d' anni
nel meriggiare ti accoglie una pietra calda di sole
224
NEL SUO SEGRETO
non senti il grido della terra? la natura si rivolta araba fenice la sacralità della vita violata è intatta
non è la notte del mondo
la rosa ha in sé nel suo segreto la bellezza
225
SECONDA VITA
all'alba svaniscono i sogni? o sono parte di noi insediati nell' intime fibre come una seconda vita disincarnata?
attori-spettatori secondo la “via regia” trovarsi alla stazione o in riva a un mare cristallino -déjà-vu che ricorrono in placida naturalezza
via regia: definizione di Freud del sogno
226
I POTENTI
“beato chi pratica la giustizia”: i potenti voltano la faccia i potenti operano al buio non sopportano la luce che li acceca ogni opera buona di chi è troppo “umano” è sasso d' inciampo i potenti dileggiano chi osa parlare d' amor fraterno al grido del povero prostituito alla vita oppongono un ghigno feroce
227
LE PAROLE
imbastire dei versi e renderli appetibili? suvvia non cercarli attendi che vengano a te come in sogno propiziatorie parole neo-nate dal sangue emerse in luce
228
L' APPAGAMENTO
(visione)
ti accoglie un mare di luce e sei come appagato di tutto tu essendo tutto nel Tutto ti si apre lo sguardo su infinite dolcezze mai sognate nemmeno in alveo materno la trasparenza del cuore ecco librarsi sulle corde del fanciullo luminoso
229
NATALE PRAGHESE
(da una omelia)
la maestra imprigionata la verità bendata -macché! tutte fantasie! -Gesù bambino non esiste!
di qui il tumultuare in crescendo di quei piccoli cuori:
e a quelli -i miscredenti- sarà stato negato l' abbaglio di luce che avvolgeva
le anime innocenti
quando esse chiamarono all' unisono il Verbo incarnato
230
LA VITA SI GUARDA
la vita si guarda vivere specchiata essendo dell' Oltre il suo rovescio
solo apparire – geme la natura: non senti le doglie del parto?
231
INCANTAMENTO
sorprendete sempre voi palpiti mutati in versi se il cuore ha un balzo per una metafora felice
come quando il bambino gli occhi ridenti spalanca per la novità delle ciliege appese alle orecchie
232
FEMMINICIDIO
tempo di ribollir del sangue e cielo e terra si tingono di rosso l'abbaglio della lama tra la folla impossibile sfuggire ai fendenti ciechi
l' attimo dopo lui è rivoltato in sé -non più lo stesso- nel proprio tragico buio
233
SENTO QUALCOSA IN ME
sento qualcosa in me che non è di questo mondo mi trapassano gli strali delle convenzioni ma nella curva degli occhi tremano frammenti di stelle – stimolo la mia innocua follia nel segreto degli specchi dove ali d' angeli leniscono l' ebrietà del sangue
234
L' INGANNO
-che vuoi da noi? -sei venuto a rovinarci?
vedono i loro progetti mondani contrastati da quest' uomo che si dice dio
le sottigliezze dello spirito maligno si attivano dal primo uomo e continuano a infierire con danni irreparabili
-che vuoi da noi?
il male lo credono il bene in quella loro cecità
235
DI LUCE E SOMMESSI GRIDI
è quasi fatta tutta in dormiveglia come nella testa una musica – poi da eliminare i nonsense o addomesticarli vestirli ché diano colore
emergono i fonèmi dal fondo tu li prendi di slancio e sono gonfi di luce e sommessi gridi
236
CHISSA' DOVE SEI
abbracci avvolgono il cuscino gioca un raggio di luna tra i tuoi capelli ti guardo dormire – penso chissà “dove” sei ora
tu che ami i viaggi interstellari tu immersa in un senzatempo d' esagoni e sfere
(ultimo verso: ispirato a J. L. Borges)
237
L'ISPIRATRICE
dopo forse più d' un migliaio dettate dall'alto o dal profondo di te ti chiedi se a crearle non sia stato un altro e non tu: specie delle più datate non riconosci la mano
l'ispiratrice vagheggia nella testa in auto per strada o si nasconde tra le pieghe del divano e nei momenti più inattesi ti dà la mano
stornando uno scialbo esistere
238
DAMMI CUORE (PREGHIERA)
dammi ancora tempo tempo per sognare altre vite tempo per arcobaleni e luce e voli
e che io fedele sia alla verità
alla fine dei giorni che non debba vergognarmi di me
dammi altro tempo – dammi dolore per gli ultimi dammi cuore per gli ultimi
239
L'ALBERO
l'abbraccio è scala al cielo l'albero che si sente abbracciato ti è grato con la sua ombra nel rinvigorire nell'incipiente primavera
è casa degli uccelli che sentono anch'essi il fraterno “contatto” -sei nella natura tutta che freme di vita
240
DIVAGANDO
senza pentimento strappai le poesie giovanili -sarà capitato a tanti- altre poi ripudiate
pezzetti di versi continuano a svolazzare farfalle nell' aria nuove poesie germogliano come alberi o fiori
241
NELL'ARMADIO 2
l'altro giorno nell'armadio non trovai uno scheletro ma in una giacca appesa da anni un foglietto con alcuni versi scritti in grafia minuta
li avevo nelle stanze della mente dapprima cullati poi un po' persi un po' ripresi
vi vedevo le vele del sogno andare su mari aperti ulissidi cotti dal sole legati a canti di sirene mogli a tessere tele all' infinito
e molto altro: visioni dissolte nel nulla
chissà quei versi avessero preso forma ne sarebbe uscita una piccola perla
no – diciamo una cosa decente ad essere onesti
242
NELL'INCERTA LUCE
nel sangue degli echi i tuoi franti aneliti le cicatrici di luna e il rosso grido delle estati che non vogliono morire
le pieghe dei ricordi a vestire sorrisi di sole
ora galleggi in questo brusio di vita mentre una vecchia pietra ti accoglie ancora calda di quel sole che lento annega
e ti attardi nell' incerta luce
243
RELATIVO
dall'apparire dello 'strisciante' inganno convenzioni lussuria i pilastri del mondo
relativo il tempo come il soma come la morte (il morire: una scrematura)
non del mondo l'Assoluto -che è vita nascosta
244
VISIONE
siamo mare aperto espandersi dei sensi in onde di luce
la nostra stella custodisce i vergini sogni
245
SIESTA
(barlume di ispirazione)
quel che resta nella mente dopo il dormiveglia non è che balenìo o nulla
tale presentire ha l' accortezza di non immediato svelarsi: resta nel limbo
sgusciante si cela tra pieghe del divano la voce della tivù rimasta accesa lo disorienta
246
UN GIORNO SENZA TEMPO
quando stavo per “andarmene” sentii tirarmi per i piedi
io nel sogno io sogno criptato
un giorno senza tempo nella meridiana di sole
ero tra gli angeli e i morti
247
CENERI E KRONOS
ti parrebbe certo fuori luogo durante un lauto pranzo se ascoltassi di morte e di ceneri
-io le custodisco in un' urna -no guarda preferisco le disperdano in mare o nell'aria
pensa: siamo niente – a divorarci kronos -occhi di vento e pulviscolo nell'aria
tra un boccone e l'altro guardando oltre questa morte che ci attraversa
248
IL FIORE DEL SEMPRE
(ispirandomi a una conferenza di Rudolf Steiner)
vivessi pure cent' anni non saprei mai chi sono laddove l'umano m' inibisce la memoria dell'origine
pure urge in me un essere superiore – il fiore-del-sempre – che mi sarà rivelato quando si aprirà all' eterno il trasfigurato corpo
249
LE PAROLE TI FANNO VOLARE
quell' immaginoso come in un sogno ad occhi aperti è un ondivagare di due versi nella mente domani forse se ne aggiungerà qualche altro le parole ti fanno volare ma la concisione vuole sia detto “tanto con poco”
empito che sale come una piccola marea da attentamente vegliare
250
RITORNARE
ri-tornare? per ancora sanguinare?
a sfiorarci una felicità effimera a trapassarci gli strali del destino
quando la gioia piena?
giunta l' ora risparmiaci la “ruota” se fosse nei Tuoi piani – e che la morte sia una
accoglici per sempre nell'alveo Tuo d' amore
(la ruota si riferisce al samsara)
251
NAUFRAGO DI SOGNI
cosa incresciosa
quel periodo no dell'aridità d' ispirazione -capita a tutti- e ti vedi impoverito annientato come disteso bocconi sull'arenile naufrago di sogni
252
STATO DI GRAZIA
non lui che scrive non volute le parole emergono dai recessi di un dove viscerale e in quel mentre si ritrae la morte - è lo stato di grazia per chi viene detto poeta o costruttore di sogni
253
QUESTO AVVICENDARSI DEGLI ANNI
le volte che ti coglie sonnolenza frammisti brevi tratti allucinati la testa reclina sulle braccia
lento meriggiare assolato il ronzio d' una mosca e voci indistinte dal cortile
e questo avvicendarsi degli anni come una marea che ti porta
ma ancora t' accora -inno alla vita- un non raro cinguettio sul davanzale
254
VAN GOGH
certo si può dire di lui che fu uno toccato dalla grazia se il senso del tempo spalmava la follia sulla tela col giallo a invadere visioni allucinate
255
ETERNO PRESENTE
ho sognato una piazza la sua circolarità senza confini forse dava nell'altra dimensione
chiamava il mio sangue l'aleph di borges il suo eterno presente – dove sei tutto e il Tutto è te – dove il Figlio rinnova le sue lucenti piaghe cogliendo i perduti
256
AFA
vene esplose di questo giorno d'afa
me ne sto seduto s'una pietra ancora calda di sole rimuginando pensieri
come nuvole vaganti
-nell'immaginario ora capre ora angeli-
257
I LIBRI
le tue creature hanno un respiro una voce mai che si annoino sebbene in ombra vivono nel cuore della luce i loro sguardi attraversano muri i dorsi nelle vetrine hanno occhi sempre vigili ristà il sangue delle sillabe in una malcelata calma
258
CERTO E' L'ETA'
se oggi ti senti in buona parte appagato è il caso di chiederti dove sarà finita quella spericolata baldanza esibita per i soli suoi occhi -lei distesa sull'amaca lo sguardo intinto nell'azzurra luce
certo è l'età che avanza e forse nei sogni t'incontrerà quell'io dal tempo ormai divorato
259
IL POSSESSO
-guarda: tutto questo sarà tuo
-ah padre padre che non ci hai saputo amare
mi trapassano gli strali della tua freddezza
le cose? non danno sicurezza schiavo ti fanno
non hai considerato la grande apertura alare che dà la libertà di amare
260
COME ANGELO
è un soffio la vita e già ti vedi nella dimensione nuova dove tra le “beatitudini” non c'è moneta né caffè né vino cui non sai fare a meno e neppure ha effetto la farina del diavolo non esiste l'amplesso come lo si pratica essendo tu come quell' asessuato angelo che pare strizzarti l'occhio dalla volta
261
OCCHI PULITI
questo stupido mondo da cui ti fai condizionare - non ti sentirai del mondo se levando lo sguardo in sù vedrai l'immenso specchiato nei tuoi occhi l'azzurro penetrarti quell'azzurro che è nel tuo nome
in te stupito d'essere come quel bimbo occhi-puliti che vuol toccare la luna
262
MAYA 2
la sera viola inghiotte tra le anime e le pietre apparenze di te di me
si leverà un grido dalla cenere che siamo a chiedere dov'è la vita quella vera
263
IL VERSO
sai per ore mi sono arrovellato chiedendomi se dovevo lasciare o eliminare un articolo in un verso
ridicolo? mania di perfezione? no – ti dico - il verso perché tenga deve dire armonia respirare lungo come il mare scorrere come sangue vivo nelle vene del cielo
inebriarsi morire rinascere in una smemorante dolcezza
264
FRAMMENTI DI UNA VISIONE
ali di luce s'invaghisce dell'angelo il cuore senza voce sordo ad ogni mieloso canto di sirene
itaca è negli occhi il ritorno l'approdo per l'indicibile altro da sé
265
SUI SESSANTA CREDENDOMI UN RAGAZZINO
sui sessanta credendomi un ragazzino saltai in malo modo una staccionata e mi ruppi il setto nasale
riandando addietro mi vedo smaniare per tom sawyer quando mi esibivo in acrobazie sconsiderate per i soli occhi di una graziosa becky thatcher
266
SU MARI APERTI
l'anima una finestra sull'immaginario in espansione dei sensi
azzurrità di cieli a invadere gli occhi
è senza tempo il viaggio su mari aperti
267
LA CONCA DEL CUORE
mani a giumella ad accogliere umori del numinoso
giammai siano infangati dalle cloache del mondo
268
INGREDIENTI PER UNA POESIA
prendiamo una manciata di metafore alcuni ossimori degli appropriati enjambements togliamo qualche fronzolo che stona il tutto condito con spicchi di luna
ingredienti per fare una poesia ma che nasca dal sangue come un fiore panacea sia per gli occhi dell'anima nuda e sola
269
RICUCIRE LE ALI
espandere la parte divina quella detta anima bistrattata non di rado quaggiù
ricucire le ali per contagiarsi di bellezza
270
LA MEMORIA E' UN GRIDO
(Auschwitz – Birkenau – Mauthausen)
non è dei morti ricordare: la memoria è svanita col fumo della carne bruciata
ai vivi le notti spaccatesi alla volta del cuore
la memoria è un grido inesausto che corre nell'aria su prati di sangue
271
ARBORESCENZE
scrivere su fogli d'aria ai piedi della notte dove evanescenti veleggiano i sogni
arborescenze dell'anima
umori sospesi sulla bocca di un dio minore
272
RESTARE IN BILICO
restare in bilico tra quel po' d'intontimento e una giusta lucidità il discorso del capotavola la cui lungaggine è latte alle ginocchia la gimkana dei camerieri -ascelle sudate e sorrisi smorti- che si aggirano tra vacue presenze il quadro infine è una recita smodata
273
IL GIOCO
averlo nel sangue sin dallo stato fetale scrivere “lettere” sulla sabbia come nostro Signore truccarsi con barba di nerofumo emulando un improbabile sandokan da adulti i giochi del sesso per stuzzicare l' “appetito”
intanto nella fantasia edonistica
vaghezze di nuvole fanno la vita leggera
274
YIN YANG
sei la mano destra che non sa della sinistra il buio la luce cerchi in un alone di mistero il tuo nome alle origini nomini la bellezza della rosa colta sul ciglio del mondo
275
LA PORTA
il cammello inginocchiato passa per la porta stretta
vi si passerà se spogliati di tutto
gli altri: “voi non vi conosco”
276
SIAMO OLTRE
siamo oltre: una parte di noi già nell'oltre senza saperlo – intangibili come nei sogni
qui in-consistenza d'ossa e sangue non si traduce nella “persona”: di lei è l'intaccabile: la sbiadita copia
277
NIGHTMARE
preso nel vortice sentirti cadere dalle nuvole vaganti su l'empire state building muri di carta ad avvolgerti strati e strati togliendoti l'aria nel cervello versi criptati come da profondità inviolabili da ogni lato nonsense a lacerarti come strali di luce
278
L'ABBRACCIO
sopra il letto piove luce di stelle mi giro sulla destra per stampare un bacio sulla gota dell'amata lei mi corrisponde con un abbraccio e dire ne sono passati tanti di anni ed è come fosse ieri
un gallo canta in lontananza ed è l'alba
FELICE SERINO
POESIE
OLTRE L'ESILIO (2020)
167
VIRGOLA DI CIELO
tu dici dopo non c'è più niente -e la coscienza? quella che ti fa dire sono persona
-che nell'aria stretta si fa virgola di cielo-
no non la distruggerà nessuno neanche il fuoco
168
INCANTESIMO
donna dei boschi: occhi di cerbiatta – la sua
anima di foglia di sé m'innamora
169
QUEL CHE SI DICE TSUNAMI
ingegnarsi per bypassare quel che si dice tsunami interiore pari al lutto di una persona cara
elaborarlo mettendo in campo l'autocontrollo (yoga) e spruzzate di benevolenza e autoironia – sviando il testacoda dei sensi
lasciarsele scivolare addosso le cose
destarsi allora con altri occhi
170
LA LUNGA ATTESA
-alla fine è dura questa coda da scorticare- gli scriveva trepidante d' attesa
come se lui dovesse tornare dal fronte (era in trasferta per tre settimane)
-sai: la bambina la sento come sorridermi in grembo - sogno i suoi dolci occhi azzurrocielo-
171
MOMENTI D'INCANTAMENTO
entro ed esco dalla tua anima dove dimorano pezzi di me un odore di pini ci avvolge -certo lo senti anche tu-
i nostri passi sul viale accecato di sole -un grido di gabbiani e l'ascolto del mare in una conchiglia:
questi i momenti d' incantamento fermati dal nostro amore imperituro
172
DOVE SEI
sparire nel nulla è l'urlo della rosa dischiusa
consola a tratti un palpito di luce selenica che abbraccia il ricordo ravviva empatie
gentile il velo spiegato dell'angelo
su un lato del cielo
173
IL TUO GARBO
forse solo nell' oltre saprò - si scioglierà l' enigma – e intanto i tuoi modi garbati che ritornano nella camera viola della mente mi sorreggono per il tempo a me concesso
mentre perso sono nel perimetrare il vuoto che lasci: un' ombra feroce mi strappa all'abbraccio del sangue
il buconero risucchia presenze umori respiri
non il tuo garbo che in me non si cancella
174
FRAMMENTO DI LUCE
(ispirandomi all' “Aleph” di Borges)
siamo un frammento di luce particella dell'Altissimo
tale splendere ha attraversato i mari dell'anima toccato terre inesplorate care all'odisseo
indiviso frammento custodito nel profondo di noi
l'aleph che unifica i mondi
175
CIELO STRAPPATO
c' è sempre una donna dietro una fiaschetta di whisky tenuta nascosta – semmai per illudersi di lenire la lacerazione di quella mancanza
un cedere all'ebbrezza e alla lunga trovarsi più che uno straccio
sulla specchiera profumi ninnoli a far bella mostra di sé
mentre un cielo strappato raccoglie il muto grido
176
LA GIOVINEZZA
e sì che nell'alta vegetazione si nasconde un cuore di paglia -solo a vederla svoltare l'angolo sono le fatidiche farfalle e l'onda del sangue che rimonta
ah i lunghi meriggi a passare tra sciabolate di sole
nella verde età fuggitiva
177
NELLA PRIMA LUCE
ci accorgeremo che non siamo esistiti che nel pensiero
è la mente che crea – essa si materializza in ciò che vuole
nel grembo del cielo fu l' immagine del primo uomo che Dio sognò nella prima luce
178
LA SACRALITA' DELLA VITA
il male si sa è la grande ferita -ma c' è tanta fede discreta:
il cui fervore equilibra i piatti della bilancia
si dirama il sangue della passione in direzioni inaspettate mentre
la sacralità della vita ha ali d' aquila a librarsi imperiosa sulla banalità del male
179
IN QUESTO CIELO BIANCO DI SILENZI
non ti vedrò più Nina se non in vaghezza di sogno - oggi mi nutro come un passero dei tuoi scritti di luce che aprono su universi solo a te noti
e che forse ospitano la tua essenza mentre mi appare delinearsi il tuo volto in una nuvola vagante
in questo cielo bianco di silenzi
180
OLTRE L'ESILIO
il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano
a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi
“ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza”
181
DA UN ALTROVE
e tu a lumeggiare le mie sere anima di candore e di sogno
si fa conca il cuore ad accogliere dei versi dettati da un altrove
182
SOSPENSIONE LUCENTE
lente figure d' animali in sogno t' appaiono le nuvole – mai somiglianti l' una all' altra
e le gocce della pioggia: sono sempre diverse cadendo anche se ti sembrerà incredibile
tutto così singolare – unico
vedi: in una sospensione lucente lo stacco dell' uccello dall' albero traccia un irripetibile arco d' amore nel vasto cielo
183
MARE APERTO
mare-anima sognata dai primordi in infinito creare
fa vela il cuore per l'azzurro pelago
184
LA POESIA
(da un po' che non brucio della sua luce: non mi prende febbre di quell' agitarsi del sangue)
tento qualcosa del tipo: “la vita ti ha tarpato le ali Nina rosavestita – ora è il vuoto delle braccia”
questo l'incipit ma ahi è latitante la musa che non mi dà il “la”
plana un gabbiano da me non lontano chissà non porti nel becco quel verso che mi manca
185
QUEI VERSI PERSI
[nel percorso col bus verso Brescello]
poi di ritorno a sera carta e penna o se vuoi tastiera il bianco che ti fissa e ti ci perdi un muro la mente un muro provi con un verso impreciso poi un altro ma no non era così che l'avevi pensata eppure ce l'avevi tutta lì come una cantilena tra veglia e sonno negli occhi la confusa striscia bianca sulla destra ed eri in uno stato di tortura-goduria trattenendoli ancora quei versi ma ora niente un muro la mente risucchiati da un buco nero
186
COVID-19
(navigano migliaia di morti sotto la volta viola della mente)
questa “bestia” viene dalle bestie -così dicono i ricercatori (?) – pipistrelli serpenti et similia
e così ancora una volta -certo per altri versi- come quando il primo uomo entrò nella morte
scende in campo il nemico invisibile: il serpente ingannatore
187
L'ANIMA CHE SCRIVE
uscita dal margine del foglio ove ha sostato per un tempo-non-tempo ora sorvola il mondo piagato
dove sola immacolata piuma in luce resta
188
AFFLATI
la scrittura si traduce in genesi di fonèmi – espansi in luce accensioni del sangue e voli
orifiamme o altezze pari ad afflati d' angeli
189
IL DOPO
ci aspetta sempre un dopo: il di là da venire
aria di nuovo aleggia negli occhi – che ci sorprenderà – e
ancora non sappiamo se croce o delizia
189 a
IL DOPO 2
distacco dal corpo -dall' albero della foglia
abbrividire della rosa appena colta e non sapersi di bellezza effimera
190
VITA LEGGERA
una vita in leggerezza ragazzi galleggiano sugli eventi sfidano la morte
se c' è un dio? – il suo silenzio - il corpo i sogni un tutt' uno col digitale
-uffa 'sto ciuffo alla elvis che non tiene! manate di gel
-ma è sorpassato ritrovi oggi la cresta da gallo cedrone
191
MAROSI
marosi mangiano l' arenile
sulla linea cielo-mare un battello dove suonano un blues -l' urlo del vento disperde le struggenti note
plana e becca la cresta bianca un gabbiano
leggo s' un muricciolo e mi confondo tra le righe -mi si specchia come in sogno il mio “doppelganger”
192
MOMENTO
in un silenzio ovattato filtrano le prime luci dell'alba
ancora viva la voce dei morti venuti a visitarti in sogno
a rigirarti ti trovi in intrecci di piedi di mani
-il morso della carne
-labbra che si cercano
193
CREATURA
sembra che il solo sguardo la mantenga in vita la sua creatura
ché Lui la pensò ancor prima di sognarla in forma ed essenza
poi del sogno il suo farsi carne e respiro
194
UN DIO MINORE
(a battesimo d' inchiostro un dio minore -molto ma molto minore)
quella “balaustrata” a cui s' appoggia verso dopo verso
il mio estro -musa malinconica non troppo-
(Balaustrata di brezza/ per appoggiare stasera/ la mia malinconia. G. Ungaretti)
195
IL GRIDO
si fionda nel buconero della carne l' angelo caduto:
materia densa non più luce lo veste il Grido-rimpianto che si sfilaccia in un tempo rallentato
(vita non è che ossimori e stelle di latta vita spezzata come lama nell'acqua:
vita incompiuta nell'immenso: puoi dirla infine un dettaglio
pure un amore disperato)
196
DEL SOGNO
anche il sogno è vita – con le sue -dicono- doti divinatorie ma attira anche quell'annullarsi quando non sei ostaggio di morfeo e sprofondi nel nero seppia assoluto
mentre intorno a te vivono le cose e tu non sei più che un tronco portato dalla corrente
LETTURE E RECENSIONI: DOVE PALPITA IL MIO SOGNO DI FELICE SERINO
La forza della poesia sta nell'emozione, nella vis che, nella scabra architettura dei versi, nella loro intima struttura genetica, riesce a creare empatia tra il lettore e l'autore, in uno sforzo diegetico che va oltre il normale sentire.
La lettura di Dove palpita il mio sogno conduce all'essenza stessa della poetica di Felice Serino, impulsi creativi che diventano squarci di realtà mistica e surreale. Parole-simbolo, sprazzi di marmorea emotività che Serino scolpisce nella loro nudità, senza infingimenti o barocchismi letterari.
Il poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria spiritualità creativa in una dimensione quasi sincretica in cui la prosaicità della quotidianità sfocia in proiezioni estatiche: conosco le voci che muoiono / agli angoli delle sere.(…) e lo sferragliare dell'ultimo tram / la nebbia che mura le strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal tunnel/ un altro mattino”.
La palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di Felice Serino che confonde in sé l'umano finito e un ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la parola / che di sé vive. Ed ancora significativamente i versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti/ mondi-entità col solo sognarsi.
La dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è il privilegio dell'artista, l'isola dei sensi, del tempo che non passa e crea, l'eterno divenire dove la Musa trae la sua forza ermeneutica, il travaglio dell'opera e dove le assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.
Felice Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica, raffinata e meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni, in cui la verità è a occhi nudi, che penetra dentro il cuore e la mente del poeta in una simbiotica ed intima sofferenza: sei come quell'albero reciso / la cui ferita bianca / non si vede sanguinare.
Il plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di emozioni, candida essenza di sentimento nell'incontro con l'umano. Ma la sensibilità del poeta va oltre l'orizzonte meramente umano, egli, ha ben chiara la proiezione verticalistica del proprio spirito: i versi documentano la religiosità dell'autore che si sviluppa in un tormento che è allo stesso tempo sicurezza e fonte di ispirazione.
L'afflato della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si capovolge a causa della insipienza umana, di quell'Adamo, che viene interrogato in modo pleonastico e che esprime nella sua stessa definizione tutta la sua limitatezza.
Il poeta è alla ricerca sofferta di un mondo di luce che rappresenta una moderna pure intima rappresentazione di un eden perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità di una materialità imperfetta, a cui solo il sogno può rendere l'anelito a quello infinito essere che chiude il cerchio tra umano e divino.
Un plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche comunione di sentimenti e di spirito.
By Michele Barbera
barberamichele.blogspot.com/20…
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Felice Serino, La vita nascosta (poesie 2014 – 2017) letto da Angela Greco
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sguardi e il tracimare
di palpiti
alle rive del cuore
aria dolce come
di labbra
incanutire di fronde
nella liquida luce
La vita nascosta (2017), di Felice Serino (Pozzuoli, 1941), ultima silloge edita per i tipi “Il mio libro” (in apertura di questa nota, Sguardi e il tracimare) sin dall'esordio propone un impegnativo corpo a corpo tra lettura e lettore sia per l'importante numero di liriche raccolte, sia per il percorso sacro-intimistico-sociale che in essa si snoda, attraversando momenti pubblici e privati, accadimenti reali e propositi a venire, in un caleidoscopio di sensazioni \ emozioni fedele alla poetica, allo stile e al tono pacato e garbato a cui l'autore ci ha felicemente abituati in questi anni da “autodidatta”, come egli stesso si definisce, rivelando con una sorta di meraviglia, in riferimento alla Poesia, l'essenzialità del fatto che in questo comparto non esistono scuole dove imparare il mestiere, ma, quasi si avesse a che fare con un destino, ognuno è artefice di se stesso. Ed in tempi di proclamate e ostentate scuole-correnti di pensiero non è poco affidarsi a se stesso, con tutte le conseguenze del caso, non per presunzione, quanto piuttosto per volontà di riconoscere fin dove si è capaci di arrivare e scoprendo, magari, che ogni limite può essere un'opportunità.
La silloge, introdotta da Giovanni Perri, propone trecento pagine di testi prodotti nell'ultimo triennio; un dato, questo, che fa ben comprendere il bisogno e la necessità che ancora si hanno della poesia, per la capacità di quest'ultima di riuscire ad esternare quel che è difficilmente esprimibile in altri modi. La poesia è, quindi, ancora un bene indispensabile – ed il lavoro di un poeta di lungo corso dovrebbe far riflettere sullo stato dell'arte – anche in questi nostri tempi di presunto futuro rivoluzionario, di cambiamenti, di distruzione dei valori fino allo sgretolamento della parte umana dell'essere vivente. Felice Serino crede nella poesia, come veicolo di miglioramento e di crescita, tanto del poeta quanto del fruitore della stessa, e nelle sue liriche racconta il vissuto, porta materialmente l'esperienza la riuscita e la disfatta con molta onestà, ad esempio, come si legge in Luce ed ombra:
luce ed ombra rebus in cui siamo
impronte di noi oltre la memoria
forse resteranno o
risucchiati saremo
ombre esangui nell'imbuto
degli anni
guardi all'indietro ai tanti
io disincarnati
attimi confitti nel respiro
a comporre infinite morti
L'interesse di Serino è senza dubbio l'Uomo, la Persona, in un'ottica trascendentale, plurale, e mai personalistica: anche quando il soggetto è l'Io, la riflessione poetica non si ferma mai al Sé, ma abbraccia sempre e comunque l'esperienza che può già essere o diventare patrimonio comune. Serino si pone come suggeritore, come consigliere, come insufflatore di positività. Ed ecco, allora, che anche l'esperienza più drammatica, come la morte, in questo poeta diventa qualcosa che non chiude, ma piuttosto apre ad una nuova visione e l'Uomo, nonostante i difetti, viene ad essere un elemento non attorno a cui ruota tutto il resto, ma un pezzo di un più grande disegno di cui si può solo tentare di dire attraverso la poesia, appunto. Ne La separazione si legge:
alla fine del tempo
è come ti separassi da te stesso
in un secondo ineluttabile strappo
simile alla nascita
quando
ti tirarono fuori dal mare
amniotico
luogo primordiale del Sogno
stato che
è casa del cielo
La poesia di Felice Serino, con la sua concretezza e il suo vissuto, anche laddove prevale il senso etereo o metafisico o quando richiama il sacro e finanche nei riferimenti all'arte, arriva al lettore diretta, mai sofisticata da espressioni scritte soltanto per destare scalpore, per mettersi in mostra o per creare un personaggio; puntuale e delicata anche negli argomenti più impegnativi, questa scrittura poetica rende in modo nitido e molto piacevole il frutto di riflessioni attente e dello studio continuo, sempre quali esternazioni di un grande amore per la conoscenza e per la materia vivente, in tutte le sue forme. Nella verticalità, nel tempo oltre la vita, nell'augurio di luce e nell'ineffabilità di cui è vestito il testo di In questo riflesso dell'eterno a parer mio è possibile leggere i temi cruciali della poetica di questo prolifico autore, che mostra senza fronzoli anche una dote poco comune tra i poeti, la generosità. (Angela Greco)
credimi vorrei dirti che quanto
avviene anche là avviene
oltre le galassie oltre
lo specchio dei tuoi occhi amore
anzi certamente è presente
da sempre in mente dèi
imbrigliati noi siamo in un giorno
rallentato
noi spugne del tempo
assediati da passioni sanguigne
credi mia cara che quanto
avviene semplicemente
lo rappresentiamo
sulla scacchiera del mondo
noi essenze incarnate
in questo riflesso dell'eterno
dove l'anima si specchia
mentre ci appare infinito
mistero la vita – miracolo
tutta questa luce che
ci attraversa
.
Riflessioni di Lorenzo Spurio su LA VITA NASCOSTA
(dalla lettera privata del 31 luglio 2017)
Caro Serino,
ho letto il tuo libro e mi complimento con te per questa estesa e notevole “opera omnia” (lasciami la libertà di usare questo termine, seppure improprio).
[…]
C'è tanto su cui riflettere (come ad esempio le poesie nelle quali rifletti sul potere della scrittura) e l'esigenza che la poesia “respiri”, ma finirei per scrivere un quaderno intero e forse stancare essendo, queste riflessioni, scaturite dalla mia personale lettura e possono anche non ritrovarsi nei tuoi intendimenti.
Tra le poesie più ricche e che tanto mi hanno trasmesso, ci sono
“L'indicibile, “A bocca piena”, la dolorosa lirica su Rigopiano, “Liquida”.
*
Qui di seguito sono trascritti i testi delle poesie menzionate, vi sono aggiunte la prima e l'ultima di cui nella lettera sono citati dei versi.
Conosco le voci
conosco le voci che muoiono
agli angoli delle sere
conosco le braccia appoggiate
sui tavoli nel risucchio
delle ore piccole
l'aria densa e le luci
che lacrimano fumo
e lo sferragliare dell'ultimo tram
la nebbia che mura le strade
conosco
i lampi intermittenti della mente
i singulti che accompagnano
quel salire pesante le scale
la morsa che afferra e non sai
risponderti se la vita ti scava
e il freddo letto poi fuori
dal tunnel
un altro mattino
per risorgere o morire
*
L'indicibile
dove deflagrano
nude parole al di là
della scrittura
ho cercato nel calamaio del cuore
l'inesprimibile
ciò
che non può essere detto
ho cercato stanze
inesplorate
negli anfratti del mare
le voci
trattenute
nella gola del vento
l'indicibile
nella luce della bellezza
*
A bocca piena
trucidata vita
dai lenzuoli di sangue nei telegiornali
un dire assuefatto freddo
che ti sorprende non più di tanto a bocca piena
che non arriva al cuore
-per quei bambini occhi rovesciati
a galleggiare
su un mare di speranza
la cui patria è ora il cielo
violata la sacralità
vita che non è più vita
vilipesa resa
quale fiore a uno strappo feroce
di vento
*
La slavina
perla nel cuore del Gran Sasso
il “quattro stelle” non esiste più
ghermito dalla mostruosa
mano di ghiaccio
meglio la sorte dei sopravvissuti
ti dici
e ancora sperare
sotto la neve una voce udire
pensi ai familiari perduti
deglutendo caffelatte e lacrime
[tragedia del 18 gennaio 2017]
*
Liquida
è striscia di luce verde
la mente
mentre la forma
assumi
dell'involucro-status quo
alchimie del sangue
nel vestire la vita
il chi-sei
serpeggia
si morde la coda
*
L'essenza
inadeguati noi
gettati nel mare-mondo
legati ad una stella di sangue
noi siamo l'alfabeto del corpo
che grida
il suo esserci
noi essenza degli elementi
appendici della terra
labbra del cielo
Tom Waits - Orphans (2006)
Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.
Ascolta: album.link/i/1485076540
SALMO - 85 (84)
SUPPLICA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.
4 Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.
5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.
6 Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?
7 Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?
8 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.
10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.
11 Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
12 Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
13 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;
14 giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.
_________________Note
85,1 Gioia, speranza e fiducia pervadono questa composizione, che sgorga dal cuore degli Ebrei rimpatriati dall’esilio babilonese e testimoni della ricostruzione materiale e spirituale della loro nazione. Non mancano, tuttavia, i motivi che caratterizzano le lamentazioni collettive e che fanno di questo salmo una supplica a Dio, perché ritorni a essere favorevole al suo popolo.
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Approfondimenti
Misericordia e verità, giustizia e pace Supplica collettiva (+ motivi innici e profetici)
Il salmo, come i Sal 77 e 126, rispecchia il difficile ma anche gioioso periodo del ritorno dall'esilio e della restaurazione. Alla forte speranza ed entusiasmo iniziali seguirono momenti di scoraggiamento (cfr. Esd; Ne; Is 56-66; Ag; Zc 1-8). A livello di struttura segnaliamo l'inclusione data dalla voce «terra» (’ereṣ) nei vv. 2 e 13. Questo stesso vocabolo ricorre quattro volte nel testo originale del salmo (vv. 2.10.12.13) come anche il verbo «ritornare» (šwb) (vv. 2.4.5.7.9). Il metro del TM è dato da 3 + 3 accenti. Il simbolismo dominante è quello spaziale (ove campeggia il verbo šwb) e quello temporale nella sua triplice suddivisione di passato, presente e futuro. C'è anche il simbolismo teologico (vv. 2-4).
Divisione:
- vv. 2-4: il ritorno d'Israele e di Dio nel passato;
- vv. 5-8: il ritorno d'Israele e di Dio nel presente;
- vv. 9-14: oracolo sul ritorno di Dio nel futuro.
vv. 2-4. In questi versetti il popolo riconosce che il ritorno dall'esilio è frutto della bontà del Signore e del perdono dei peccati. È un rendimento di grazie anche se non è espresso chiaramente.
v. 2. «la tua terra»: la terra d'Israele, che in inclusione nel v. 13 è chiamata «nostra», qui si riconosce appartenere a Dio. Più volte Dio dice nell'AT «mia è la terra» (Is 14,25; Ger 2,7; Ez 36,5; Gl 1,6).
vv. 5-8. Tenendo presente le difficoltà della ricostruzione (Esd; Ne; Is 59,9-11; Ag 1,5-6; Zc 1-8), dopo un globale e generale ringraziamento per i ritorno in patria, segue nei vv. 5-8 la supplica per superare le difficoltà e i contrasti che appaiono insormontabili.
vv. 9-14. Il Signore risponde con un oracolo di salvezza attraverso un profeta cultuale, un sacerdote o una persona presente alla supplica dell'assemblea, che riporta in terza persona le parole di speranza, di pace e di salvezza di Dio.
v. 9. «Ascolterò»: meglio: «Voglio ascoltare» che implica una sfumatura di impegno, una preparazione psicologica e spirituale ad ascoltare l'oracolo, cfr. Ab 2,1. «pace»: è il tema e il frutto dell'oracolo. È indirizzato al «popolo di Dio, ai suoi fedeli, a chi ritorna a lui con tutto il cuore». Perciò la pace è destinata a superare i confini razziali e arrivare a chi è davvero fedele al Signore. La pace (šalôm) biblica è la sintesi di tutti i beni.
v. 10. «la sua gloria abiterà la nostra terra»: si allude al tempio, luogo della presenza di Dio sulla terra. La gloria che secondo Ezechiele (cfr. 10,18; 11,22-23) si allontanò dal tempio e da Gerusalemme, in futuro ritornerà (cfr. Ez 43,1-4; 48,35).
v. 11. «Misericordia e verità»: sono le virtù dell'alleanza. «giustizia e pace si baceranno»: la giustizia salvifica e la pace messianica, insieme alle altre virtù personificate, ricostituiranno l'armonia della creazione interrotta con il peccato (cfr. Gn 2; Is 11).
v. 13. «la nostra terra darà il suo frutto»: nella pace universale anche la terra è coinvolta, con il suo benessere e la sua abbondanza. Al Signore che darà il suo bene (= la pioggia) la terra non sarà più ostile, ma risponderà con l'abbondanza di frutti (cfr. Ag 1,6.9-10; 2,19; Zc 8,12).
v. 14. Dopo che il mondo ha avuto la pace e i frutti della pace, in una maestosa visione appare Dio preceduto dalla giustizia e accompagnato dalla salvezza.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Quando dormivo mi succedevano cose strane. Alcune notti sentivo che sotto le coperte c'erano le bisce. Urlavo terrorizzato e alzavo le coperte e non c'erano, ma bastava che ritirassi su le coperte che tornavano e mi passavano tra le gambe. Altre notti sentivo le battaglie. Moltitudini di persone che urlavano e combattevano mandando dei gemiti terribili, ne ho già parlato. Due volte sono stato visitato dagli alieni, dalle persiane filtrava una luce accecante e loro – per dimostrazione della loro potenza – tagliarono in due una moneta da dieci lire.
In cucina avevamo queste piastrelle con i motivi in rilievo, delle linee ondulate in rilievo, e una luce fantastica entrava di mattina nella cucina mentre mia madre disinfettava tutti questi elettrodomestici anni settanta, in casa mia c'era sempre questo odore perenne di disinfettante e io e mio fratello eravamo in ginocchio in un angolo soleggiato della cucina con le mani dietro alla testa, nessuno di noi piangeva, ci guardavamo senza pensare a niente, era solo una punizione, e quando finalmente ci alzavamo avevamo i ginocchi con le righe rosse dei rilievi delle piastrelle, e finché non se ne andavano non potevamo uscire di casa per andare a giocare fuori; faceva di tutto per farci essere felici nostra madre e non sapeva che ci stava preparando ad una adolescenza identica a tutte le adolescenze avute in precedenza, ma questa volta con un forte plusvalore.
Mio padre mi urlava di spegnere “quel cazzo di computer” e di uscire fuori a giocare e io uscivo e cercavo un posto tranquillo dove poter pensare a quel computer; mio padre mi parlava di cose irripetibili della sua infanzia e io assaporavo la prima infanzia uguale per tutti e riproducibile. C'era Actarus in tutti i nostri corpi così giovani, ed era una cosa così poco importante e così determinante per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di noi. Mio padre mi raccontava della natura, della sua infanzia a contatto con la natura e io lo ascoltavo senza che lui si rendesse conto che quella natura non era natura e non esisteva più. Il mercato l'aveva modificata, l'aveva deprecata e ora stava creando nuove nature irresistibili che sentivo mie e che non avevano niente a che fare con quelle versioni di natura di cui mi parlava mio padre. Il tempo si nutriva delle ingenuità delle generazioni precedenti, dei loro sogni e sfornava nuovi sogni che erano incompatibili con i precedenti. Non ci si fermava un attimo.
Ero pieno di Actarus e di BASIC, il linguaggio del futuro. Tanto pieno che non me lo sono ancora tolto tutto di dosso, neppure adesso che il futuro era tanto tempo fa. Eravamo pieni di Actarus e di Venusia, di BASIC e di tette esplosive, eravamo adolescenti tutti caldi e pieni di odori, pieni di insicurezze del cazzo di terrori quotidiani, di videogiochi che ci apparivano la sera quando cercavamo di dormire, di gruppetti che ci aspettavano per riempirci di calci e spaccarci le cose che avevamo tra le mani, di ragazzine che ridevano e quei denti noi li desideravamo come non avremo mai desiderato nessun altro dente, eravamo alieni persi nei boschi di Sant'Olcese e sogni, avevamo tutti sogni che non vedevamo neppure, sogni che era magari anche solo toglierci dai coglioni, lasciare quel paese giocattolo che era così felice e così bello da somigliare a un carcere perché ci dovevamo tornare ogni sera, ogni momento e invece quello che volevamo era andare nel mondo che era al di là del vetro, sentivamo l'odore del Giappone che usciva dal Pac-Man, sentivamo l'America sconosciuta che si riscaldava sul silicio, nei comandi che scrivevamo dopo il prompt.
Continuavo a svegliarmi ogni mattina, cercavo di essere felice, mi immaginavo le cose che avrei fatto dopo, negli anni novanta, nel duemila, avevo questa immaginazione in cui creavo grandi videogiochi, scrivevo racconti e libri che tutti avrebbero letto, avevo i miei sogni di grandezza e li coltivavo con amore mentre camminavo per i campi deserti del paese. Ero felice o almeno avrei dovuto esserlo, e questa cosa di essere felice ad un certo punto si è girata e mi ha morso. Ad un certo punto nel mezzo del frastuono, con qualcosa in mano, mentre ridevo nel mezzo del frastuono, ecco che mi sono chiesto, ma cosa ho da ridere, ma perché sono in questo posto a ridere con questa cosa in mano, ma cosa ho da essere così felice, cosa sta succedendo?
[da PÈCMÉN, Blonk, 2020]
per la palestina: francesca albanese, 25 aprile, romaslowforward.net/2025/04/29/per…
#Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #FrancescaAlbanese
Arrivo al bordo con domande che sono poco più che sibili Questa pace incatena, è una gabbia come questa pelle Le lacrime sono il linguaggio dell’addio improvviso Prima dell’odio c’è sempre amore frainteso prima dell’amore odio perdonato Bisogna riempirsi l’anima di questo orizzonte sconfinato e di una risata fragorosa che spezza il nostro silenzio
[escursioni]la campagna a effetto larmeggiano i codazzi l'ago] nervino tutto] stipulato con brevi oppure brevissime] sbaraglia le truppe l'ente idrocarburi guadagnano] terreno la pace di agosto il paleoquiz fallire rainews le alterne vicende decenni di guerra di bricolage la bancarotta le ombreggiature simboliche i] o in casa se tiene il cognac il trattatello un crack o l'avversario] le infiature a guisa di grannella l'uboot
si muove a stacco l'autovelox il troppo pieno l'artiglieria [leggera a propoli oppure le] polis il campanile di Giotto manca] la cupola
le arti liberali la raccolta delle scorie poco nuvoloso con l'aggeggio snooze il titolo] crolla
weird googly flarfy texts by me from time to time. one is here now:differx.blogspot.com/2025/04/t…
(it's the kind of texts Jim Leftwich and I liked to send each other. I miss his friendship and talks and his pages A LOT).
La storia di una straordinaria stamperia: il 9 e il 10 maggio, al Centro Culturale LA CAMERA VERDE (Ostiense, via G. Miani 20), si proietta il documentario “IL LABORATORIO”, di Pasquale Napolitano (scrittura del regista e di Daniela Allocca).
Vittorio Avella, maestro incisore, e Antonio Sgambati nel 1978 a Nola, fondano Il Laboratorio di Nola. 45 anni di attività segnano questo luogo come tra gli ultimi avamposti dove il libro non è mai stato una questione di codici a barre. Il libro nel laboratorio diventa un’esperienza umana. Il film di Napolitano racconta l’idea, la gioia del fare, del saper aspettare, cosa accade quando il torchio si mette in movimento, cosa vuol dire tirare su una stamperia ... <<<
slowforward.net/2025/04/28/9-1…
Ivano Fossati - L'Arcangelo (2006)
L'album, che si discosta nei suoni e nelle atmosfere dal precedente Lampo viaggiatore, presenta undici brani inediti. Fra questi, L'arcangelo, che nell'arrangiamento ricorda La pianta del tè, Il battito e Denny. Quest'ultimo pezzo tratta di un amore omosessuale. L'intervallo di uscita fra questo album ed il precedente è stato di tre anni. La scrittura ha richiesto meno tempo del solito, i testi sono immediati ed a tratti ironici (La cinese). La lavorazione è iniziata negli studi di Claudio Fossati a Leivi ed è proseguita poi a Grottaferrata ed a Bologna. La produzione di Claudio Fossati e Pietro Cantarelli si serve meno del pianoforte e più delle chitarre elettriche, portando il suono verso soluzioni ben apprezzabili nelle versioni dal vivo. L'uscita dell'album è stata preceduta il 13 gennaio 2006 da quella del singolo da esso estratto: Cara democrazia.
Ascolta: album.link/i/390507211
domani, mercoledì 30 aprile, a San Giovanni, Teatro Basilica: lettura collettiva delle poesie del libro (recentemente ristampato in ebook gratuitamente scaricabile) “Strana categoria”, di Carlo Bordini.slowforward.net/2025/04/24/30-…
per leggere il libro: slowforward.net/2025/04/24/car…
#poesia #carlobordini #teatrobasilica #lettura #reading
SALMO - 84 (83)
CANTO DI PELLEGRINAGGIO1 Al maestro del coro. Su “I torchi”. Dei figli di Core. Salmo.
2 Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
3 L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.
4 Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.
6 Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.
7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.
9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.
11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.
12 Perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell'integrità.
13 Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.
_________________Note
84,1 Il centro di questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) è il tempio di Gerusalemme, dove il Signore di tutto l’universo ha posto la sua dimora e da dove effonde vita e benedizione per il suo popolo. Le parole di questo canto sono messe sulle labbra del pellegrino, che ritma la preghiera con un triplice movimento: il desiderio struggente della casa del Signore, il cammino verso la città santa e il tempio (probabilmente un pellegrinaggio in occasione delle tre principali feste dell’anno) e l’ingresso nel tempio, che diventa anche la meta ideale del cammino interiore dell’uomo verso Dio.
84,2 Signore degli eserciti: su questo titolo divino vedi nota a Sal 24,10.
84,10 consacrato: il re, che guida e protegge (è il nostro scudo) la comunità d’Israele.
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Approfondimenti
** ** Salmo di pellegrinaggio (o Cantico di Sion)
Il salmista celebra il monte Sion e il suo tempio, abitazione in terra del Signore, Dio degli eserciti e Dio della vita. Il tempio è oggetto di forte desiderio nella mente e nel cuore del pellegrino. Questo salmo e il 122, unici tra i Cantici di Sion, si riferiscono direttamente al pellegrinaggio. Il Sal 84 per la tematica e per il lessico è simile ai Sal 42-43 (i due formano una sola unità d'espressione), ma mentre in questi ultimi ci si lamenta nostalgicamente per la lontananza del santuario, nel Sal 84 il salmista gioisce per averlo raggiunto. Vi si intrecciano motivi di lamentazione, beatitudine, benedizione, preghiera per il re, ma prevale su tutti il carattere innico. Come i Sal 15 e 24 il Sal 84 può fungere anche da “liturgia d'ingresso” o “della porta”. L'atmosfera è distesa e contemplativa ed è ispirata alla fiducia nella presenza di Dio che salva e dà gioia. Il metro nel TM è prevalentemente quello della “lamentazione” (qînâ), dato da 3 + 2 accenti, mentre nei vv. 9-10 è di 3 + 3. Il nome di Dio ha un ruolo marcato nella struttura. Infatti come «Signore degli eserciti» si trova nei vv. 2.4.9.13, come «Signore» nei vv. 3.9.12.12, come «Dio» nei vv. 3.4.8.9.10.11.12. Tra il v. 2 e il v. 13 c'è un'inclusione, data dall'appellativo divino «Signore degli eserciti» (JHWH ṣᵉbā’ôt), appellativo jahvistico-gerosolimitano e caratteristico dei Cantici di Sion. Esso funge da introduzione e da conclusione. Il simbolismo spaziale-temporale unifica il salmo creando un'atmosfera contemplativa di gioiosa fiducia. Si può dividere in tre strofe: vv. 2-4 (I strofa); vv. 5-9 (I strofa); vv. 10-13 (III strofa). La prima strofa è caratterizzata dal desiderio del tempio, la seconda dall'esecuzione del pellegrinaggio, la terza dall'arrivo nel tempio.
v. 2. «Quanto...»: in ebr. mah. Così inizia anche il Sal 8. È un'espressione di intenso stupore e ammirazione! «amabili»: il tempio era amato da Dio stesso (Ger 12,7) e dal popolo (Sal 42-43; 48,3-4; 63,2-4). «le tue dimore» lett. «le tue tende» (miškᵉnôtêkā). Il richiamo alla tende del convegno (miškan) del periodo esodale e del deserto è evidente. Il plurale si riferisce o ai vari edifici collegati al tempio vero e proprio o, come plurale poetico, alla grandiosità e santità dell'edificio sacro (cfr. 1Re 19,14; Rm 11,3). «L'anima mia languisce...»: si tratta di una sete per Dio e del suo tempio che abbraccia tutto l'essere, cfr. Sal 42,2; 63,2; Ger 17,13.
v. 3. «Il mio cuore e la mia carne»: l'espressione indica, per merismo, tutto l'essere umano nella dimensione interiore (cuore) ed esteriore (carne), cfr. Sal 16,9.
v. 5. «Beato chi abita...»: cfr. Sal 134,1-3; 135,1-2. Più che alla permanenza materiale nel tempio il salmista si riferisce ai frutti spirituali della vicinanza del Signore (Sal 23,6; 27,4; cfr. Sal 92,13-15).
v. 6. «Beato chi trova in te...»: il versetto è oscuro e la traduzione congetturale.
vv. 7-8. L'itinerario geografico del pellegrinaggio non è chiaro. Nel v. 7 si indica una valle e nel v. 8 la collina di Sion. Ma le allusioni a un itinerario spirituale sono più significative. Il cammino verso Dio, anche se attraverso una valle oscura (Sal 23,4), dà sempre gioia entusiastica e tutto si trasforma in bene (Sal 107,33; Is 35,5-10; 41,18-19; 48,21).
v. 7. «valle del pianto»: le antiche versioni fanno derivare il sostantivo bākā’ dal verbo bkh (= piangere). Preso in senso realistico la «valle di Baka'» secondo i geografi biblici corrisponderebbe all'attuale Wadi el-Meiseh (= wadi del piangente) situato a sud-ovest di Gerusalemme. Esso confluisce nella Geenna. Ma l'espressione, secondo altre etimologie, si può tradurre anche «valle della sete» o «valle della balsamite» dal nome dell'albero che cresce in luoghi aridi. «la prima pioggia»: (in ebraico môreh) è quella che cade in autunno. Essa, dopo la stagione estiva che rende arida la terra di Palestina, ridona vita e ammanta di verde i luoghi deserti (cfr. Sal 65,12-13).
v. 8. «Cresce lungo il cammino il suo vigore»: è l'effetto psicologico e spirituale di chi si avvicina alla meta, cfr. Sal 103,5; Is 40,29-31.
v. 9. «Signore, Dio degli eserciti..»: l'invocazione a Dio a conclusione della seconda strofa è un appello solenne e un invito all'ascolto, in preparazione della preghiera della strofa successiva.
v. 10. «nostro scudo»: di per sé l'espressione per il parallelismo, anziché riferito a Dio come vocativo, può riferirsi al re («tuo consacrato») come accusativo (cfr. Sal 89,19). Ma poiché nel v. 12 Dio è certamente chiamato anche «scudo», il re lo è per analogia. Il re perché «consacrato» da Dio è suo vassallo, suo luogotenente in mezzo al popolo, per difenderlo e proteggerlo. Egli appartiene alla comunità che per lui innalza preghiere a Dio (Sal 2,2; 18,51; 89,39.52; 132,10).
v. 12. «sole e scudo»: nell'AT Dio non è mai chiamato, eccetto qui, con l'appellativo di «sole», ma cfr. Is 60, 19-20; Ml 3,20. Per «scudo» cfr. v. 10; Sal 3,4; 18,3.31.36; Gn 15,1; Dt 33,29; 2Sam 22,3.31.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE SCAM CITIES? VERE E PROPRIE CITTà DELLE TRUFFE ON-LINE. ANCHE LE NAZIONI UNITE LANCIANO L'ALLARME.
E' un vero e proprio fenomeno quello delle “scam cities,” centri in espansione, specialmente nel Sud-Est asiatico, dove migliaia di persone sono costrette a commettere frodi online, come truffe sentimentali e finanziarie, spesso dopo essere state attirate con false promesse di lavoro. Queste operazioni, paragonabili per entità al PIL di alcuni paesi, sono spesso controllate da organizzazioni criminali asiatiche con legami locali, sfruttando zone economiche speciali e aree con scarsa applicazione della legge. Le vittime provengono da diverse parti del mondo e subiscono gravi violazioni dei diritti umani. L'aumento delle frodi, che utilizzano anche tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, rappresenta una minaccia globale, con un impatto significativo anche in paesi come l'Italia, che sta cercando di contrastare il fenomeno, principalmente attraverso un rafforzamento delle proprie capacità investigative e normative in materia di cybercrime .
L'Italia è indicata come uno dei bersagli principali delle truffe che provengono dalle “scam cities”. Nel 2024, la Polizia Postale italiana ha gestito un numero elevato di casi di frode online, trattando complessivamente 18.714, con un incremento del 15% rispetto all'anno precedente. Le somme sottratte ammontano a quasi 200 milioni di euro. Sono state registrate oltre 82.000 segnalazioni di truffe e 23.000 richieste di assistenza .
Per contrastare il fenomeno, il governo italiano ha varato un piano anti-infiltrazioni informatiche. Nell'ambito di questo piano, sono stati stanziati 97 milioni di euro all'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), destinati allo sviluppo di software avanzati di protezione1 . Inoltre la legge 90 del 2024 ha rafforzato le capacità operative della Polizia Postale. La stessa legge ha anche favorito la cooperazione tra le forze dell'ordine, la magistratura e la Presidenza del Consiglio per rendere l'azione contro le minacce digitali più efficace.
Il fenomeno delle “scam cities” è emerso in Asia, in particolare nel Sud-est asiatico, a partire dalla pandemia di COVID-19. Molte delle “città delle truffe” più consolidate nella regione del Mekong sono nate come casinò legali, legati al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga e altre attività criminali. C'è stata poi una significativa evoluzione, specialmente durante la pandemia di COVID-19, in cui i casinò hanno cambiato il loro modello di business e si sono spostati nello spazio online, concentrandosi in particolare su truffe e frodi informatiche. Questa trasformazione, caratterizzata dalla proliferazione di centri di frode informatica su scala industriale, ha seguito anni di crescenti sforzi di applicazione della legge e regolamentazione mirati al movimento di denaro transfrontaliero e al riciclaggio di denaro legato a casinò non regolamentati e operazioni di gioco d'azzardo online. Molte di queste operazioni si sono fisicamente trasferite e concentrate attorno a territori controllati da gruppi armati non statali inaccessibili e autonomi, Zone Economiche Speciali (SEZ) e altre aree di confine vulnerabili nella regione, in particolare nel Mekong. Queste aree sono servite da “terreno fertile” per le reti criminali. Tra i fattori che hanno facilitato l'emergere e la crescita di questo fenomeno l'evoluzione del crimine organizzato transnazionale: Gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nel Sud-est asiatico si stanno trasformando in “fornitori di servizi criminali” che vendono una serie di attività illegali. Questi gruppi, emersi come leader globali nelle frodi informatiche, nel riciclaggio di denaro e nel sistema bancario clandestino, hanno dimostrato la capacità di adattarsi ai cambiamenti politici ed economici e di sfruttare le lacune nella governance e nelle normative. La mafia cinese, in particolare, è indicata come principale controllore delle scam cities, avendo deciso di investire massicciamente nelle frodi online dopo aver dominato il settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.
Le scam cities si caratterizzano per lo sfruttamento della manodopera tramite tratta: centinaia di migliaia di vittime di tratta e individui complici costituiscono la vasta forza lavoro multilingue. Le operazioni di frode online sono profondamente implicate nella tratta di persone per attività criminali forzate. Le persone vengono attirate con false offerte di lavoro (spesso tramite social media), costrette a lavorare (anche per 16-17 ore al giorno), vendute tra operatori, private dei documenti personali e trattenute contro la loro volontà, spesso sottoposte a violenza e tortura se non raggiungono gli obiettivi o tentano di fuggire.
Le organizzazioni criminali hanno capitalizzato sulla diffusione di tecnologie potenti e accessibili come blockchain, cloud computing, intelligenza artificiale generativa (AI) e apprendimento automatico. L'AI, inclusi i grandi modelli linguistici per la traduzione e i filtri deepfake per le videochiamate, è utilizzata per rendere le truffe più sofisticate e convincenti. La tecnologia è anche utilizzata per sviluppare infrastrutture come piattaforme di gioco d'azzardo online, processori di pagamento, scambi di criptovalute e mercati online illeciti.
I gruppi criminali sono agili e adattabili, espandendosi in aree più remote e vulnerabili e persino in altre regioni per mitigare i rischi derivanti dall'aumento delle azioni di contrasto. Possono scegliere e spostare giurisdizioni e operazioni a seconda delle condizioni politiche, della redditività e dell'accesso alle risorse. Questa adattabilità ha portato alla “tracimazione” del fenomeno in altre parti dell'Asia, Africa, Sud America, Medio Oriente e Pacifico.
In sintesi, le “scam cities” sono emerse nel Sud-est asiatico principalmente dopo la pandemia di COVID-19, evolvendo da precedenti operazioni legate a casinò e gioco d'azzardo online sotto pressione da parte delle forze dell'ordine. La loro crescita è stata facilitata da una combinazione di fattori, tra cui la governance debole in alcune aree (specialmente SEZ e regioni di confine), la complicità ufficiale e la corruzione, lo sfruttamento di centinaia di migliaia di persone vittime di tratta per il lavoro forzato, l'adozione rapida di tecnologie avanzate per le frodi e le infrastrutture criminali, l'enorme redditività del settore che permette reinvestimenti, e l'agilità dei gruppi criminali che possono spostare rapidamente le operazioni per eludere il contrasto.
In tale contesto, la pubblicazione “Inflection Point” è un Technical Policy Brief (“Inflection Point: Global Implications of Scam Centres, Underground Banking and Illicit Online Marketplaces in Southeast Asia”) pubblicato nell'Aprile 2025 dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), in particolare dalla sezione per il Sud-est asiatico e il Pacifico. Il rapporto rappresenta un tentativo unico di migliorare la consapevolezza circa gli impatti e le implicazioni globali della situazione attuale relativa ai centri di truffa, al sistema bancario clandestino e ai mercati online illeciti nel Sud-est asiatico. Riconosce che la comunità internazionale si trova ora a un punto di svolta critico.
Il rapporto tratta diverse tematiche chiave relative al fenomeno delle “scam cities” e dei network criminali nel Sud-est asiatico: analizza come i gruppi criminali si stiano trasformando in “fornitori di servizi criminali”, descrive la scala e la raffinatezza delle operazioni di frode, evidenzia la sofferenza umana delle persone trafficate e costrette a lavorare nei centri, identifica i gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nella regione come i principali attori dietro queste operazioni, spesso collegati al settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.
Mostra inoltre attraverso mappe, le localizzazioni dei centri di truffa nella regione del Mekong.
Sottolinea, infine, l'importanza di comprendere la convergenza di frodi informatiche, sistema bancario clandestino e innovazione tecnologica . I risultati del rapporto dovrebbero servire da base per il futuro monitoraggio e analisi delle minacce, e guidare un dialogo orientato alle soluzioni, assistenza tecnica e lo sviluppo di strategie di risposta con le autorità della regione. La pubblicazione include infatt ianche una sezione di conclusioni e raccomandazioni.
La pubblicazione è reperibile qui bit.ly/4iqcYlI
#scamcities #UNODC #InflectionPoint
SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO
Felice Serino – “La vita nascosta” – (poesie 2014 – 2017)
Copyright 2017 by Felice Serino
Felice Serino, nato a Pozzuoli e residente a Torino, autodidatta, è un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici e che ha vinto molti premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia.
Gestisce svariati siti su Internet di ottimo livello e qualità, che ospitano anche poeti prestigiosi. E' stato tradotto in otto lingue.
“La vita nascosta” è un'opera corposa nel suo racchiudere le raccolte del Nostro “Trasfigurati aneliti” (2015) e “Nell'infinito di noi” (2016) ed è corredata da una presentazione di Giovanni Perri ricca di acribia.
Cifra essenziale, che connota la poetica del Nostro, di raccolta in raccolta, è una vena originalissima che parte da una visione del sacro, visto sia in maniera trascendente che immanente. Serino si pone nei confronti della realtà, del mondo, del cosmo, che nella nostra contemporaneità spesso diviene caos, inizialmente come creatura che anela ad un essere superiore tramite una religiosità che supera e va oltre le forme confessionali e ritualistiche della Chiesa. Sono spesso nominati da Felice Dio, Gesù, la Madonna e soprattutto gli angeli, ma il poeta non cade nel dogmatismo,credendo in un amore interessato per Dio, in un rapporto con Lui non mediato, tipico dei mistici, e che trova la sua realizzazione, il suo inveramento proprio attraverso, le sue poesie, che presentano unitarietà del discorso e coerenza. Proprio in questo modo e in tal senso egli da creatura si eleva a persona, che vive criticamente in una società, relazionandosi con essa secondo una sua personalissima visione del mondo. Tema essenziale del suo “riflettere in versi” è quello dell'amore per la vita, che lo porta ad una certa forma di ottimismo. Per Serino l'esistenza umana èdegna di essere vissuta e anche la morte non è considerata come la fine di tutto, ma come il passaggio dalla transitorietà all'eternità. Non solo i contenuti sono originali nel poiein dell'autore, ma anche la forma dei suoi testi in massima parte brevi. Il poeta attraverso gli occhi si rivolge alle cose che lo circondano, che vengono trasfigurate in versi, divenendo cariche di senso e di pathos. Ecco dunque il sentire di Serino in “Trasfigurati aneliti”, che esprime la stabile tensione del poeta verso l'universo e anche verso il microcosmo. Il libro è costituito da 45 componimenti tutti forniti di titolo e non è scandito in sezioni. Trasfigurati aneliti potrebbe essere letto come un poemetto vista la sua unitarietà e tutte le poesie che lo compongono fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e sono risolte in un unico respiro. S'incontrano diversi interlocutori in questa raccolta, ai quali l'io-poetante si rivolge, figure che sono Dio, Gesù, gli angeli e anche esseri terreni dei quali ogni riferimento resta taciuto. Una vena epigrammatica connota il dettato del poeta che pratica una poesia neolirica. Sinotano precisione, velocità, leggerezza, icasticità, grazia e armonia nel versificare di questo
autore. A volte il tema del sacro si coniuga con quello della classicità, in versi sempre luminosi e controllatissimi.
In “Nell'infinito di noi”, Serino continua ad elaborare la sua personalissima e originale ricerca letteraria. La raccolta è suddivisa in due sezioni, entrambe costituite da quarantacinque componimenti, “Lo sguardo velato” e quella eponima. Se la poesia è in se stessa sempre metafisica, si deve mettere in evidenza che, di raccolta inraccolta, Felice riesce a produrre componimenti collegati tra loro che, oltre ad essere metafisici, sono connotati sempre da un forte alone, o ancora meglio, da un'aurea di sorprendente misticismo postmoderno. Il suddetto si può evincere, sia in testi che hanno come oggetto o tematica figure tratte dall'immaginario religioso, come il Cristo o gli angeli, sia quando il poeta proietta la sua vena trascendente in situazioni del tutto quotidiane, nelle quali l'io – poetante e le varie figure protagoniste, dette con urgenza, sono in tensione appunto verso l'infinito (e qui giocano un ruolo importante le tematiche della nascita e della morte). Unaccentuato senso del sacro caratterizza “Nell'infinito di noi”. Esso qui trova la sua espressione estrema, rispetto alle raccolte precedenti del Nostro, nelle quali già si notava. Il poeta sembra suggerirci, con il titolo della raccolta, che noi esseri, come persone, pur vivendo sotto specie umana, per dirla con Mario Luzi, già nel nostro transito terreno siamo infiniti e che le nostre anime sono immortali. I componimenti sono tutti connotati (e non potrebbe essere altrimenti per quanto già affermato), da sospensione e magia che si realizzano nei versi icastici, veloci e leggeri. Stabile è la tensione verso il limite nella ricerca dell'attimo in senso heideggeriano, della vita oltre il tempo degli orologi. Così Serino produce tessuti linguistici pieni di illuminazioni e spegnimenti, nei quali è visibile una luce, che è appunto quella di una realtà soprannaturale, che si proietta tout-court in quella delle nostre vite, restituendoci una notevole carica di senso. Particolarmente affascinante, nella sezione eponima, la poesia intitolata proprio Nell'infinito di noi, nella quale sono stabili visionarietà, sospensione e dissolvenza. In questa il tu, al quale il poeta si rivolge, e del quale ogniriferimento resta taciuto, è Nina, una figura che, nell'incipit, volteggia nelle stanze viola della memoria. Qui si evidenzia una forte tensione attraverso una parola sempre raffinata ed avvertita. Particolarmente alto il verso apparire o entrare nello specchio/ dell'essenza, nella quale è presente una forte valenza ontologica. Nella seconda breve strofa della composizione il tu afferma che qui siamo affratellati nel sangue con la terra e la morte. Poetica mistica, dunque quella di Serino, la cui cifra essenziale è quella di una parola che scava in profondità per riportare alla luce l'essenza dell'esistere in tutte le sue sfaccettature.
Perché il titolo onnicomprensivo La vita nascosta? La risposta risiede nel fatto che nel mare magnum del nostro postmoderno occidentale l'umanità è alienata e vittima del consumismo e del mondo dell'avere che prevale su quello dell'essere su uno sfondo dove Dio è morto e i valori non esistono.
I poeti in generale, e tanto più Serino che oltre ad essere un poeta è un mistico, nel loro pensiero divergente, trovano la felicità in altri modi e la vita nascosta di cui ci parla il Nostro è una vita parallela a misura umana perché sottende l'atto di fede nell'esistenza dell'eternità e non la credenza nel nulla eterno foscoliano.
*
Raffaele Piazza
antonio-spagnuolo-poetry.blogs…
Neil Young - Living With War (2006)
Living with War è il 29° album in studio del musicista canadese-americano Neil Young, pubblicato il 2 maggio 2006. I testi, i titoli e lo stile concettuale dell'album sono fortemente critici nei confronti delle politiche dell'amministrazione di George W. Bush; il sito web di CTV lo ha descritto come “una critica musicale al presidente degli Stati Uniti George W. Bush e alla sua condotta nella guerra in Iraq”. Il disco è stato scritto e registrato in nove giorni tra marzo e aprile 2006. Young iniziò a scrivere canzoni per Living with War in una stanza d'albergo di Gambier, Ohio, mentre faceva visita alla figlia al college. Mentre prendeva il caffè da un distributore automatico una mattina presto, Young vide la prima pagina di un numero di USA Today che documentava una sala operatoria su un aereo che trasportava soldati americani gravemente feriti dall'Iraq alla Germania. In seguito raccontò a Charlie Rose che la combinazione dell'immagine vivida e del titolo (che non si concentrava sulla sofferenza e sulla morte rappresentate, ma piuttosto sulle scoperte mediche fatte durante la guerra) lo aveva commosso: “Per qualche ragione, è stato questo a colpirmi. Sono salito di sopra dopo. Ho scritto questa canzone, 'Families'; ho iniziato a scriverne un'altra, 'Restless Consumer'; ho iniziato a scrivere tutte queste canzoni tutte insieme; avevo tipo quattro canzoni in corso contemporaneamente.” Young ha detto che dopo aver scritto le canzoni, ha iniziato rapidamente a “sgretolarsi.” Ha chiamato sua moglie Pegi nella loro stanza e “mi sono aggrappato a lei e stavo singhiozzando. Stavo singhiozzando così forte che le cose mi uscivano dalla faccia.
Ascolta: album.link/i/152685627
qui #FulvioAbbate attacca con veemenza benedetta la miseria dei #letterati : youtu.be/uJSAIBAaROUin un commento gli suggerisco, allo stesso tempo, di sbattere la porta e di trasformarsi da membro degli “amici della domenica” a nemico della domenica.
#amicidelladomenica #nemicidelladomenica #letterati #premiostrega #scandaletti #intellettuali
FELICE SERINO
POESIE
AFFLATI (2020)
111
NOI DUE
chi resta avrà dall’altro da lassù lo sguardo o dai recessi dell’essere dove si presume risieda l’anima
chi resta alzerà gli occhi al cielo in un atipico silenzio rassegnato
un’altra primavera e nuovamente guarderà il glicine fiorire si domanderà dove stanno i ricordi vissuti pezzetti di cuore
sa che tutto è un eterno presente
112
NOTTE LIQUIDA
orfanezza del cuore su sfiorite rive occhi come laghi in fremiti di vita
dove distorto volto d’angelo traspare
lanciarsi anima e corpo nell’ebbrezza della notte liquida
113
OCCHI DI PARADISO
quel giorno che ci hai lasciati parlava il tuo sguardo muto -occhi di paradiso
quel giorno l’angelo ha colto il tuo dolore e lo ha appeso ad una stella
ora tra arcobaleni e vento il tuo aquilone
sparito nell’infinito
è come volesse cercare lì il tuo cuore
114
PAROLE 2
parole sulla bocca dell’alba in dormiveglia mentre inizi l’interiore viaggio
cavare sangue da neo- nate parole in seno a un dio non visto
dove sale la luce
115
PIU' D'UNA VITA 2
convivere con gli umori di un corpo di morte
dall’animalità all’angelo: questa l’impervia salita
più d’una vita se dal sangue fioritura sia d’ali levate:
ogni passo ne perdi una piuma
116 PRIMAVERA 2
capita che il bosco mi parli ogni volta che abbraccio il “mio” albero
-risale a un rito atavico l’abbraccio: patto di luce- amore-
mi parla -il bosco- tendendo le mille sue braccia nell’espandersi in canti che allargano il cielo
la casa degli uccelli si fa allora santuario del cuore
empatia che mi congiunge all’esplosione della fioritura
come fossi io nell’albero
117
PROFUMI NINNOLI
credi non sarà così per sempre non come qui a guardare per speculum in aenigmate
quel non riuscire a focalizzare il profilo di lei come quando la vedevi sbucare da dietro la curva della strada al ritorno dal footing
tra le altre suppellettili ora a prendere polvere sulla specchiera stile ottocento profumi pinzette ninnoli
la collana orfana del collo esile
il guardarti in tralice nelle sere vuote lei da una foto sfocata
118 PROVE DI VOLO
anneghi nell’effimero d’una vita marginale
tenti nell’indaco prove di volo -fino a che dura il sogno
da quale parte è la verità ti chiedi nei momenti lucidi
119
QUALCOSA VERRA'
qualcosa verrà in quest’ora anodina a farsi sangue e presenza il bianco a violare ricamandolo di fonèmi e voci
da sirena ecco si veste la musa su onde a sognare -incoronata di nuvole vaghe
come un’eco quel melodioso canto
che si negò odisseo
120 QUALE IL TUO NOME
quale il tuo nome nel registro della Luce quale la tua figura inespressa
questo non aversi come morire sognarsi in seno a cieli di cui non è memoria
caduto il velo un ri- trovarsi moltiplicato
121
QUELLO SQUARCIO DI CIELO
in grazia creativa mi sento oggi che mi è clemente il tempo -nuoto nel mio immaginario
nell’approssimarmi agli ottanta non mi fermo a fare bilanci o scongiuri né mi guardo indietro
solo il giorno predestinato aspetto e tanto più inimmaginabile
sarà quello squarcio di cielo -ad attirarmi a sé
122
REPERTI
lui -il “cornuto” che continua a lavorarci contro- lo vedemmo nelle case della morte col fumo della carne bruciata
lo riconoscemmo nella “bestia” umana
dopo gli anni orrendi oggi un museo: in mostra scarpe valigie occhiali e una montagna di capelli
i reperti della vergogna
non sogni o finzioni quelle “nuvole” ma
dalle fumate si sa che a levarsi erano ali d’angeli
123
RICORDI
confondersi del sangue col colore dei papaveri nel sole
ampie distese a perdersi mentre all’orecchio del cuore a far capolino una melodia nel tempo andata
ricordi
ci si appiattiva scalzi col fiatone nell’erba alta dopo una volata e
in levità d’angeli quasi non si toccava terra
124
RISILLABARE PALPITI
risillabare palpiti di soli e generare amore dove il cuore mette ali
elevarsi come aquila negli’ infiniti cieli
annullarsi del pensiero guru in stato di levitazione
125
ROSA IL TUO FIATO
rosa il tuo fiato fragranza di bosco la tua pelle ambrata
apparivi sirena distesa s’uno scoglio
allucinazione forse
mi facevi un cenno mentre il cielo s’apriva in una luce aurorale
come il tuo sorriso
126 SAREMO
il sangue starà circumnavigando il periplo dei mondi quando l’io non esisterà più
cosa saremo nessuno può dire
saremo nel Tutto dove tutto ha nome armonia
forse non aureolati – fioriti nelle braccia di Dio
come nella prima luce
127
SCAMPOLI
rimanere in essere incapsulati in una vita ch’è copia sfocata dell’Originale
dimezzata vita: scampoli
pure zampillo d’acqua viva dall’Io subliminale
la difficile luce
128
SCHEGGE DI PENSIERO
sai d’ essere schegge di pensiero per unificarti alla Mente- madre
dove sei già stato vuoi tornare ma non ricordi il “dove”
tornare da dove ti sei staccato
come la foglia che riprenderà ad abbeverarsi di luce dopo essere macerata nella terra
129
SCRIVERE SULLA SABBIA
scrivere con la luce la vita la morte vestire di primavera i gigli
non così l’uomo dal suo primo apparire
preso nel vortice delle cose egli scrive su sabbia l’avere
-nel cuore la paura del bambino
130 SCRIVO SULL'ARCOBALENO
scrivo sull’arcobaleno dove il mio angelo è assiso in veste di musa
egli mi suggerisce parole macerate nel sangue che mi si nascondono
alla “vista”
a volte dall’arco- baleno cade una sillaba ed io la recupero
riprende vigore
all’angelo traspare un sorriso che si fonde col mio fiato
131
SE AVRANNO VOCE
ed è pleonastico il tuo dire i tempi son cambiati e alle piante seccano i timidi germogli
i pesci son gonfi di plastica e i cieli di cenere e i mari piangono coi miei occhi
lasciare parlino i fatti se voce avranno in una -lesta?– inversione di tendenza
132
SE INDIETRO TI VOLTI
era solo un sogno – sarai come la moglie di Lot mi disse se indietro ti volti
accondiscesi sebbene controvoglia: ribellione mi corse nel sangue
altri vedevo passare per la via della “prova”
ora tramutati in statue – che prima di me ridevano
133
SENZA TITOLO 5
le cose mi chiamano e la morte è lontana
vastità contemplo
l’anima è il verso del gabbiano nel lambire l’ onda
134
SENZA TITOLO 6
un’alba cadmio apre spazi inusitati nel cuore
usciti dal sogno beccano sillabe gli uccelli di Maeterlinck in un cielo di vetro
da un luogo non- luogo le uve dei tuoi occhi chiamano il mio nome genuflesso nella luce
135
SIESTA
di sé t’innamora il perfetto endecasillabo “meriggiare pallido e assorto” - rilassante quasi a conciliare il sonno
di qua dove sei la pineta – di là il mare - chiudi il libro di Montale e gli occhi
contro l’ obliqua luce fra i rami
in te mezzo assopito ora perdura il dondolio delle altalene e dei teneri corpi
quasi fatti d’aria
136 SOLITUDINE
si è al punto che ogni giorno è uno in più a dar scacco alla morte
-finché ci siamo- la candida filosofia dell’anziano
il consueto giro pomeridiano per godere un po’ di sole
non si muove foglia ma voglia il cielo risparmiargli una solitudine feroce che scava come goccia nella roccia
137
SOPRA IL SENSO DELLE COSE
chi può conoscere meglio della terra i morti
l’inverno col suo bianco manto il silenzio copre e il loro cuore
oltre orizzonti di palpiti vegliando aleggia il mistero sopra il respiro dei vivi
sopra il senso delle cose come un sole freddo
138 SPAMPINA LA ROSA
turbine avanza in un batter di ciglia – deserta la piazza solo una gatta sotto un’auto acciambellata
han lasciato i vecchi il loro gioco di carte
più in là la bellezza deturpata
al crocevia del grido la rosa spampinata
139
SPLEEN 3
lo scoglio e tu come un tutt’uno quasi sul ciglio del mondo avvolto in una strana luce
labbra di cielo questo contatto di sole
vedi nell’aria marina un gabbiano planare su una solitudine che ti lacera all’infinito
140 SPLEEN 4
brusio di voci
galleggiare di volti su indefiniti fiati
si sta come staccati da sé
golfi di mestizia mappe segnate dietro gli occhi
vi si piega il cuore nella sanguigna luce
141
SUL FILO TESO
camminando su filo teso se la mente vacilla e s’affaccia su orrido abisso
Tu lo sai - è l’altro me a cui ho dichiarato guerra per onorarti
son diviso e ogni pensiero contrasto se emerge non da sangue
e come potrebbe la pianta ripudiare la radice? e la corolla che s’apre alla luce odiare la luce?
142 TEMPO-SOSPENSIONE
tempo elastico gli orologi molli di dalì tempo- sospensione l’aprirsi del fiore tempo di blake sospeso nel balzo lucente della tigre tempo diluito non- tempo onirico tempo dilatato che scandisce deliri di luce in una tela di van gogh tempo sospeso immobile indolore felicità animale
143
TRIPUDIO DI LUCE
aspetto l’ ineluttabile disfacimento della veste
come l’ albero delle foglie
quelle macerano l’ albero è albero
il suo sangue in letargo attende
un nuovo tripudio della luce
144
TU MADRE DEL MIO SILENZIO
tu madre del mio silenzio tu cattedrale del sangue indiato
-poesia- apri lunghe sospensioni e varchi e archi di luce ricrei tra ciglia d’amanti
tu fai spuntare fiori tra le pietre preservi un raggio di sole
per gli occhi persi del povero cristo nei giorni anodini
145
TU REGINA DELLA NOTTE
sei nelle mie corde e metti ali a sorvolare questo male oscuro d’un mondo fatto a pezzi tu regina della notte
poesia che ti sveli al lume d’una luna menomante
l’anima è inclinata nella luce
ci salverà la bellezza?
146
ULISSIDE 4
occhi di terra e di cielo e oceani occhi ove vive noetica luce a sognare procelle e bompressi
e un’ itaca lontana
esce dalla coda dell’occhio il tuo vascello a circumnavigare terre di mistero
ed è casa di mare aperto l’anima del viaggio
147
UN CIELO DI PALPITI
si punterà verso il non- luogo dell’ Inconoscibile intrisa la vela del sogno del sangue della passione uscendo dalla bocca della notte
-e siamo grumo e infinito
vivo di palpiti sarà quel cielo tenerezza di madre ad accoglierci
148
UN NOME UNA VOCE
un alone di mistero emana dai lampioni sul lungopò la sera ectoplasmi o perdute identità pare s’aggirino sui viali battuti solo da qualche meretrice
pensi possa ispirarti qualche verso quest’atmosfera impalpabile e attendi riconoscibili un nome una voce che ti salgano da dentro
149
UN SORRISO
vedi l’allodola planare il suo volo un immaginario arco lascia nel cielo
“l’albero lo riconosci dal frutto”
pensi come curiosamente ti sorprenda quel detto dei Vangeli
e come il dimenticato aspetti solo come pane un sorriso
-ti vedrebbe come un angelo qui sulla terra che gli allevii la ferita viva
il sorriso è l’inizio -lo sai
150
UN VENTO DI OSSIMORI
posizione fetale: ideale per lasciarti abbracciare da morfeo – in una sospensione lucente – la mente
assediata da iperboli grandi come case e da un vento di ossimori
151 UNA POESIA TIPO QUELLA
fa sorridere una poesia tipo quella di Neruda “ode alla cipolla”?
se ne cogli la vera profondità penetrando fin nella radice della terra da cui è nata
sentirai l’ebbrezza del sangue che canta alla luce gemmante come una celeste musica
indorato dal caldo sole quel bulbo finirà sotto la mezzaluna con lacrime
-companatico dei poveri s’ usa dire
152
VAGHEZZA ERA O VISIONE
quell’attraversarti la mente da nonsense e surreali figure daliniane come uscite da un sogno
perdevi la percezione del tempo: davanti a te un lungo corridoio asettico senza interruzione di porte
era come entrare nella morte -
infine sfociare bagnato di luce
in altra vita – sogno nel sogno
153
VERTICALITA'
dolore non solo quello da carne- urlo animale ma sublimato negli assi della croce guardando in divenire là dove conduce Passione per la porta stretta
154
VIAGGI
“il più bello dei mari” quello ancora da navigare o solo sognato
così la poesia più bella si dice sia quella ancora da scrivere
viaggi da odisseo viaggi mentali
apertura a ventaglio dei sensi in una immersione nel sé
[I° verso da Hikmet]
155
VISIONE
su di te vedi piegato il cielo dalle leggiadre braccia ti sale su per le narici la barca di cristallo della passione veleggiando sul filo del respiro
nella camera della mente non è detto non t’appaia l’angelo dell’ affresco che ti rapì quand’ eri bambino
156
VITA CENTUPLICATA
tu nelle braccia di Dio rapita nel sole piccola Margot
tu rosa vestita per la vita
quella vita che non ti fu dato vivere
ora centuplicata
credimi immergermi vorrei in quel Sole che nel sogno in barlumi ora intravedo
157
VITA CHE TI SVELI
assisa sul bordo della luce vita che abbracci infiniti orizzonti vita riflessa che non sai dire se vivi o sogni vita in esilio finché abiti nel corpo vita genuflessa a adorare il sole- maja di luce che apri la fronte del giorno vita- vuoto affamato
sii te stessa “vita fedele alla vita”
rigenerata dalla Croce Vita che ti compi che ti sveli
158
VITA NASCOSTA 2
il muro d’aria che divide luogo e non- luogo o solo quell’esistere sognato che torna come déjà vu
qui solo apparire: l’essere è vita parallela – nascosta
159
VITA VISSUTA
aria ferma
di pomeriggio quando le ore si dilatano e in una chiazza di sole un gatto acciambellato sembra sognare
i volti raggrinziti dei vecchi che giocano a carte dicono vita vissuta
ti distolgono dal sovrappensiero bianchi voli che si staccano dal tramonto
160
L'ETERNA LOTTA
in una bolla d' inganno è racchiuso il mondo c' è sempre un pugnale nascosto tra le pieghe della veste
appare come animale onirico il maligno o travolge come un maelstrom
ogni volta che il Cristo bagna le sue anime di luce
-tutto Egli dimentica sulla croce
161
SU SFIORITE RIVE DEL CUORE
mea culpa? – considera la pagliuzza non la trave
in bianchi cieli la sua anima s'impiglia tra certezze effimere e un nodo scorsoio l'ego si fa
mea culpa?
lungi da lui quell'animo candido che simpatizzerebbe con i morti
su sfiorite rive del cuore un gabbiano solitario plana
162
APRE ALL'ARIA LA ROSA
si leva il mattino azzurro carezza la riva della luce
sull' orlo dell' abisso la rosa apre all' aria i suoi petali
arco d' amore
lei la vita nel suo mettersi in gioco
163
COME NELLA PRIMA LUCE
figure – paesaggi -la voce nomina le cose come nella prima luce
vi assegna un'anima -gli oggetti si fondono ai corpi – familiarizzano coi gesti
giovane è la vita nel prodigio dei fiori
164
BUCO NERO
(ad una corrispondente immaginaria)
aspettando una risposta che non arriva -ma forse sei entrata in un buco nero dalle vicende del mondo assai lontana o posso immaginarti già di là a corteggiare le stelle
l'ultima poesia che forse non leggerai è infarcita di alcuni paroloni filosofeggianti
benché sappiamo sia vitale nel rivederla fare opportuni tagli
come fa con noi questa vita nel modellarci
165
LE VOCI REMOTE
il letto del fiume è un sudario che raccoglie le voci remote delle anime in sogno fermatesi lì sotto una luna menomante
166
CONSIDERAZIONI
che Egli sia nato in primavera non al freddo e al gelo -come alcuni studiosi ipotizzano- nessuno può dirlo
(convenzioni degli umani: il periodo i festeggiamenti per prima la pancia e il sacro viene poi banalizzato)
e che Egli sia nato di pelle scura è probabile
-ma perché fare distinzioni di colore
Recensione a "La vita nascosta" di Felice Serino
Recensione a “La vita nascosta” di Felice Serino
Di Donatella Pezzino
Il poeta: sognatore, visionario, angelo caduto. Nel caso di Felice Serino, anche viandante. La cui strada sta in quella sottile zona intermedia tra il mondo sensibile e la dimensione trascendente. Per questo viandante, la vita stessa è viaggio; una ricerca continua e instancabile, un afflato spirituale, prima ancora che lirico, verso quell'oltre che ogni realtà sembra sempre celare in sé. Non a caso, “La vita nascosta” è il titolo della pluriennale raccolta di liriche nelle quali, dal 2014 al 2017, l'anima del viandante si è voluta raccontare, riversare, svelare: nelle dolcezze dell'attimo, negli inciampi sotto la pioggia battente, nei vuoti incolmabili, nelle domande senza risposta; nei lunghi dialoghi con sé stessa e con Dio. Questo è Felice Serino, fine artigiano di sogni reali e di realtà sognante, aedo di una dimensione parallela in cui tutto parla con il linguaggio perfetto, intellegibile solo all'anima: il silenzio. E in Serino il silenzio racconta i ricordi, le lotte, gli affanni segreti; facendosi racconto di un lungo percorso verso quel punto luminoso e vitale che, lungi dall'essere il punto d'arrivo, diventa abbandono catartico. In questo percorso, l'anima errante si fa parola, e parola silenziosa; in quella contemporaneità di passato, presente e futuro che è, in fondo, la vera estensione del nostro vissuto. Come ogni silenzio, anche la parola silenziosa di Serino è coincidenza di opposti: tutto e niente, vita e morte, trascendenza e immanenza, carne e spirito. In quanto tale, ogni parola è un infinito: di voci, di suoni, di odori; di ricordi, di percezioni; di gioie incontenibili e di dolori laceranti. Quante cose quindi potrà raccontare? Quante potrà fare emergere dal cuore di chi sa ascoltare? Per questo, in Serino l'autore si fa, più che creatore, scultore del verso: uno scultore sensibile e amorevole, che rivela, sbozza, combina forme esfumature; senza mai eccedere, perché la bellezza, così come la verità, sta sempre nel giusto, nell'armonico, mai nell'eccesso. Ecco perché ogni poesia di questo autore spicca per la sua moderazione: nei colori soffusi, quasi un bianco e nero appena rosato; nel numero dei versi, pochi e intrisi di dolcezza, anche quando in essi è il grido dirompente, lo strazio esistenziale, la malinconia che corrode. Un fiore esangue, spampanato già al suo sbocciare: perché nei suoi colori, l'occhio dell'anima vede già come fatto compiuto quel trascolorare che della morte ha solo l'apparenza, ma che in realtà manifesta la vera essenza della vita. Lo spirito: ecco la dimensione nella quale tutta la poesia di Serino si fa carne e sangue, per sublimare poi nella fede ciò che per altri è destinato a rimanere puro male di vivere. In Serino, la coscienza del dolore è ferita aperta: viva, bruciante, inguaribile. Eppure, il dolore è luce. Che ci guida, che ci sostiene. E che pure è possibile amare:
pure
ami la luce
ferita:
chiedile
delle infinite crocifissioni
fattene guanciale
in notti di pianto
Una fine che è dentro ogni inizio: perché andare avanti è un guardarsi indietro, dove uno specchio moltiplica all'infinito le nostre contraddizioni:
Luce ed ombra rebus in cui siamo
impronte di noi oltre la memoria
forse resteranno o
risucchiati saremo
ombre esangui nell'imbuto
degli anni
guardi all'indietro ai tanti
io disincarnati
attimi confitti nel respiro
a comporre infinite morti
C'è ovunque, in questo voltarsi indietro, un forte senso delle cose perdute: non puro e semplice rimpianto, ma quasi una cancrena, cresciuta nella parte più nascosta del cuore per poi radicarsi in ogni punto della carne, fino a creare un velo tra noi stessi e la nostra capacità di rapportarci al presente:
pensando a te vedo
il vuoto di una porta
e dietro la porta ricordi
a intrecciare sequenze indistinte
sogni e pensieri asciugati
mentre un sole
di sangue s'immerge nel mare
Il presente, in questo senso, si configura come una lunga sequenza di déjà-vu, intrecciando il vissuto alla memoria, e le immagini dei luoghi sognati a profumi realmente accaduti:
del luogo sente quasi il profumo
salire dalla terra
lo spirito che si piega
a contemplare
gli sembra di esserci già stato
o forse l' ha sognato
… e quell'albero vetusto
sopravvissuto
a suo padre a fargli ombra
a occultargli
in parte l'ampia veduta
del mare quello stesso mare
che vide i suoi verdi anni
e il vissuto
(come in sogno) divenuto
lontana memoria
Il mare, la terra, la giovinezza; la visione, il ricordo, e poi, più profondamente, la coscienza di sé, nuda, scarna. Un sé da cui la morte, prima ancora che la vita ci abbia detto chi siamo, ci separa, ci libera, stemperandoci amnioticamente nelle acque di un cielo in cui la rinascita è al tempo stesso un ritorno.
alla fine del tempo
è come ti separassi da te stesso
in un secondo ineluttabile strappo
simile alla nascita
quando
ti tirarono fuori dal mare
amniotico
luogo primordiale del Sogno
stato che
è casa del cielo
Nella morte tutto, forse, sembra acquisire un senso nuovo: perché in quel distacco, paradossalmente, il mondo ci possiede come mai quando eravamo in vita:
ritenere antinomia
la morte – la tua
come un abbaglio o un
trapassare di veli
e nel distacco
quando
il mondo senza più te sarà
impregnato della tua essenza
” leggerai” il tuo
necrologio
pagato un tanto a riga
Non manca, in queste liriche, l'appello al sogno come via di salvezza dalla più scabra disillusione: ma lo scandaglio, minuzioso e severo, sembra non avere esito certo. La domanda resta appesa; gli anni a tremare, indistinti, nella loro stessa ombra. E' l'indefinito, uno dei motivi più forti e pregnanti di tutta l'opera: quel punto cartesianamente evidente, chiaro e distinto, l'unica verità delle cose che, in ultima analisi, ci è data di conoscere.
è nello spazio delle attese
nel bianco del foglio
nel buco nero del grido di munch
l'indefinito
è nell'aprirsi del fiore
nel fischio del treno in un lancinante addio
nell'intaglio
dello scalpello su un marmo abbozzato
l'indefinito è in noi
sin dallo strappo
di sangue della nascita
Non esiste antidoto alla nostra piccolezza, alla nostra finitezza: tutte le riflessioni, anche le più raffinate, ci portano sempre allo stesso vicolo cieco, alla stessa prigione di carne e sangue dove lo spirito soffre, ricorda, ama. Per questo il viaggio, seppure inquieto e periglioso, è preferibile alla quieta stasi di una stanza chiusa: “forse meglio l'attesa/a dipanare e sdipanare le ore/che l'appagamento/senza più desideri”, perché il bisogno di desiderare è insito nella stessa condizione umana; quasi come l'atto del respirare, in cui un respiro ne attende un altro, e poi un altro ancora, per permettere al corpo di continuare a vivere. E' questa attesa che rende l'uomo, pur nella sua limitatezza, arbitro del suo destino; all'interno, però, di un disegno più grande da cui
Serino, in quanto uomo di spirito e di fede, non può prescindere:
chi mai ti toglierà quel posto
da Lui riservato
secondo i tuoi meriti
altro è la poltrona
accaparrata a
sgomitate
trespolo che pur traballa
come in un mare mosso
finché uno tsunami
non la rovescia la vita
Chi è il Dio di Felice Serino? Da un filosofo, costantemente proteso al fine lavoro speculativo, potremmo forse aspettarci qualcosa di complesso, di aristotelico, che ci spieghi in qualche modo i grandi quesiti dell'esistenza.Invece, il Dio di Serino è amore. Solo e semplicemente amore, e conoscibile in quanto la nostra anima ne costituisce il riflesso:
noi siamo proiezione di Dio
e come angeli incarnati
del nostro Sé
similmente di noi
i nostri figli
-frecce scoccate oltre
il corpo
dall'arco teso dell'amore
E' il Dio dell'infanzia, della semplicità: dei lunghi colloqui del bambino con il proprio angelo custode, della vita dopo la morte, dell'eternità di quella Luce che culla e conforta l'anima alla fine del viaggio:
la Tua luce
abita la mia ferita
che trova
un lieto solco
nel suo risplendere
Tu
a farti bambino ed ultimo
per accogliere
il nomade d'amore
dalle aperte piaghe
Piaghe che rimandano ad altre, più profonde e traboccanti: le piaghe della Passione, il cui rosso sangue diventa, come l'ultima luce del cielo al tramonto, faro di salvezza per le anime disperse nei marosi della vita:
acqua mutata in vino
perché continui la festa
così al banchetto del cielo
con l'Agnello sacrificato
acqua e sangue dal Suo costato
dal sacro cuore vele
le vele rosse della Passione
nella rotta del Sole
per gli erranti della terra
E, seguendo questa rotta, si arriva; come è accaduto alle anime piccole che hanno creduto, e che chiudendo gli occhi hanno visto, attraversando il fango del mondo senza restarne macchiati, come espresso in questi versi dedicati a Madre Teresa:
la verità è il tuo sangue
che vola alto
planando
su celestiali lidi
oltre
le sere che chiudono le palpebre
sul cerchio opaco del male
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nota di lettura a "La vita nascosta" di Felice Serino (di Giovanni Perri)
nota di lettura a “La vita nascosta” di Felice Serino (di Giovanni Perri)
E' appena uscita, nei tipi “Il mio libro”, l'ultima raccolta di poesie di Felice Serino “La vita nascosta” (pagg. 368, euro 22; 2017): un volume corposo a cui il poeta ha dato impegno e abilità nel combinare forme quasi al limite della palpabilità, tale è la materia dei suoi versi, sempre indicativi d'un limite da attraversare, una soglia variamente percepita a memoria di palpito o sollievo, come segnata a margine di un sogno. Ed è inconcluso e sovratemporale il sogno, girato nel cono di luce che lo svela.
Serino ha questo progetto di magia nei versi: poesia come attraversamento e sosta, domanda nella risposta; inventario di formule aeree illuminate e illuminanti: quasi fosse un tragitto segreto tra pareti di vetro da cui vedere. Spesso si nota un tentativo di infrangere il vetro, magari con un urlo, magari l'urlo fa solo tremare il vetro, ma quel tremore basta poco a capire che è la sostanza del nostro mondo interiore: un mondo clessidra, pieno di feritoie e nascondigli, tutto paure e desideri, bagagli con dentro il timore della felicità. Perché felicità è il Dio ascoso a cui Serino pensa con tutta la gravità possibile, cucendo lo strappo dell'amore-inquietudine, nella dicotomia essere/apparire, nella indomabilità del respiro di ogni minima luce da cui ripartire, nel desiderio di trascendere ogni possibile forma. Serino ausculta ed espande le onde magnetiche di un attrito originario: il battito del tempo, l'indefinita sosta nel regno dei sensi, ogni distanza immaginabile: ed è un vedere ad occhi chiusi ovvero un percepire, un ballare la danza obliqua della morte sublimando la vita nel brillìo di tutti i suoni.
Al centro la cifra altissima di versi capaci dell'azzurrocielo e del neromare, della terra che ha voce di uomini fatti angeli, vortici dove perdere mani e parola perché è lì la Vita nascosta, la forma entro cui è combinato ogni flash di pensiero, ogni sussulto capace di portarci in un altrove ri-generante.
Giovanni Perri
poesiaurbana.altervista.org/no…
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FELICE SERINO
POESIE
IL CIELO E' TERSO
56
IL CAMMINO
il sognare di sé che si sogna – forse così la vita
perché il cammino – dici
breve il tempo per cercarti: trovare l’ anima -
quella luce ch’ è in te il dio inconoscibile
ti passano davanti le sequenze dei tanti “me stessi” trascorsi
ma già sei altro
57
IL CIELO E' TERSO
la coda dell’occhio il gesto come a voler scacciare una mosca ed è un fuoristrada a investirmi alle spalle
entra la luce il cielo è terso – mi dò il buongiorno
mi risponde a breve il borbottio della moka
58
IL GRIDO CHE SALE
era forse quell’embolo ad allagare di visioni la mente tutto quel rosso come un mare di sangue
e il grido a salire dalla vertigine del sogno
-e se sogno non era?
trovarsi diviso tra reale e irreale - nelle vene del buio una danza di folletti
59
IL GUARDIANO DEL FARO
sembra toccare il cielo attraverso la grande vetrata
gli fa visita il gabbiano unico amico al crepuscolo alla stessa ora nel becco l’argentea preda
l’uomo del faro: non uno stravedere come il ragazzo l’ ha sempre sognato tra spume d’ onde e uccelli marini
altro è questo solitario leggendo nel profondo:
senza amici per poter chiacchierare: una ferita la perdita della compagna morta qualche anno prima di parto
la sua Nina
ora gli pare di vederla tra le ombre della sera quando si accendono le stelle
60
IL NOSTROMO
narrava dei suoi viaggi -il mare a cullarne le memorie- i porti toccati e lasciati Oslo Amsterdam le taverne ove non mancavano scazzottate come nei film
le volte ch’ era cielo di tempesta con gigantesche creste d’onde -negli occhi gli si leggeva raccontando che bastava un niente a morire
avvolti dal fumo della sua pipa di schiuma noi ragazzi ne eravamo rapiti -ci passavano nello sguardo velieri lontani
Jim il nostromo egli era per il borgo natio -occhi di cielo e cuore grande come il mare
61
IL RIFLESSO
m’abbaglia l’accecante riflesso d’un lunotto
tengo la strada – poi il tunnel mi da pace
e m’acquieto con le note di stardust
esco nella luce come destato dal sonno della morte
62
IL SANGUE SULLE PIETRE
baluginio d’albe su vuoti orizzonti – sale
la luce sui nomi perduti
filo spinato taglia la memoria insonne
inani fughe
ancora grida il sangue sulle pietre
63
IMPOSSIBILI APPRODI
-orza alla banda!-
la faccia cotta dal sole il marinaio tende a quegli approdi impossibili apparsi solo nel sogno
la terra è ancora lontana
facile perdere la rotta fare naufragio
se non “credi” senza vedere
64
IN TRENO
lei immersa nelle righe nere mentre il paesaggio -alberi case- fuggiva
sbirciavo il titolo era in inglese – un mattone a vederlo
distolse altera lo sguardo lei biondo- platino e sola
conciliava un sonnellino ora il monotono sferragliare
65
IN UNA GOCCIA DI LUCE
s’arresterà questo giro del mio sangue lo sguardo trasparente riflesso in un’acqua di luna sarò pietra atomo stella mi volgerò indietro sorridendo delle ansie che scavano la polpa dei giorni delle gioie a mimare maree nullificate di fronte all’Immenso allora non sarò più quell’Io vestito di materia navigherò il periplo dei mondi corpo solo d’amore in una goccia di luce
66
IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE
combatti contro i mulini a vento delle ipotesi ti vedi quel filo d’aquilone tenuto da un bambino e toccare il suo cuore e il cielo
o quel bimbo ti vedi tenuto dal genitore per mano
o ancora -tra fremiti d’ombre- quel figlio prodigo che ti torna in sogno: che anni scavalca a ritroso
per chiedere perdono al padre sul letto di morte
67
ISOLE 2
s’aggrovigliano mai combaciano come i fili d’una ragnatela in composizioni improbabili tramate forse nei sogni
in un alone di luna evocano i morti fan gesti propiziatori
sono intrecci di mani di sguardi
anime che si cercano
68
L'ESSENZIALE
arrivare all’essenziale: via il superfluo (lo sa bene il poeta – un sansebastiano trafitto sul bianco della pagina)
così il corpo: si giunge col vento azzurro della morte al nocciolo: all’Essenza: non altro della vita che avanzi in pasto al suo vuoto famelico – quando nella curva del silenzio essa avrà ingoiato la sua ombra
69
L'OMBRA
negativo di me mio vuoto in proiezione mi copia con inediti profili tagliati nella luce – se dal di fuori la spiassi mi direi sono io quello?
pulviscolare ha i contorni del sogno e i suoi fòsfeni si spezzetta se riflessa inafferrabile fantoccio mi diventa pure mio vuoto mia metà
che estinta con l’ultima sua luce rientrerà nel corpo- contenitore unificata con la terra – senza un grido tutt’uno con la morte – senza perché – solo ombra
70
LA BELLEZZA DELL'ANGELO
con l’avanzare degli anni senti sempre più il distacco da tutto – ogni cosa ti lasci scivolare addosso -come il sogno ch’è a svanire
oggi preghi lo Spirito del cielo ti faccia luce: ti mostri l’azzurro sentiero
per la bellezza dell’angelo
71
LA DOMANDA DEL SANGUE
sordi alla domanda del sangue noi sotto un cielo bianco di silenzi
le parole rimaste in gola cadono come un infrangersi di cristalli
in nostra vece sentiremo forse gridare le pietre
72
LA LUCE ESSENZIALE
punti all’ esteriore e non alle cose del cuore?
vedi: non ha consistenza quanto non nasca da radice del sangue o semmai sopravviva di effimero lucore
essenziale quella luce ch’ è la bellezza della rosa immortale palpitante tra le mani
73
LA LUNA DEI POETI
ho la luna dei poeti -pesci sull’ imum coeli-
scivola la barca della passione verso terre di mistero
pesco sogni di ragno nell’ intreccio di parole nate sulla bocca dell’ alba
mentre uno sbuffo di vento porta afflati d’ amore
74
LA MANO DISEGNA NELL'ARIA
la mano disegna nell’aria il suo profilo indugia su bocca naso e occhi
la mano della mente ben conosce quei dettagli come la madre che l’ ha generata – Nina stella del cielo che mi cammina nei sogni
ora sono aghi che trafiggono nell’ accendersi nel sangue la mai sopita passione
mentre la mente disegna dove fermenta il cuore
75
LA MUSA LATITANTE
dalle vene del buio -dove a raccoglierti vuol chinarsi l’amore-
defluisce arido sangue
stai come quel gabbiano dall’ala spezzata
che non sorvolerà il suo mare
76
LA PAROLA NUDA
mi seduce la parola enfatica -sia d’amore o quella che (d) enuncia
che s’attorce al cuore in un nodo di passione
parola nuda come la verità – mio faro
brilla nel buio come stella di fuoco
e non la puoi estinguere
77
LA PASSERA
memore della bella accoglienza me la trovo sul davanzale ogni mattina per “condividere” la colazione
è d’un piumaggio lucido e vellutato l’ho chiamata “nerina”
sempre puntuale precisa come un orologio svizzero
chissà mi chiedo chi troverà ad accoglierla quando anch’io avrò messo “un paio d’ ali”
78
LA PISTA DEL SANGUE
sconvolgere i cieli vorresti? rapportare il mondo con l’ asettico tuo doppio?
chi vuoi che spezzi per te una lancia se vai col lupo seguendo la pista del sangue
in modo sistematico vedrai crescere detrattori a stigmatizzare le tue fisime
uomo di cartone
79
LA STANZA DEL CUORE
custodirvi l’essenza primaria – il suo fiato il suo mistero
è creativa la stanza del cuore: la vedi tappezzata dalla immensa pagina del mare
dove scrivere i sogni con l’inchiostro della notte
vi respirano sinergie d’altre dimensioni
80
LA STANZA VIOLA
la stanza viola della mente veste l’anima del quadro in cui ti perdi
dalla tela vedi crearsi iridescenze -e il sangue si spande nei colori-
presenze daliniane erompono dal sogno
81
LA VERITA' E' UN LUSSO
la verità è un lusso dice quel padre che non ha ottenuto giustizia dopo anni per il figlio falciato in una rapina trovatosi per caso lì in quel frangente
dice -un sasso sul cuore-: forse è di un altro mondo la verità -tutto come sempre insabbiato prescritto
nessuno sa - e sulle coscienze crescono peli
82
LA VITA INFINITA
con l’avvicendarsi degli anni si risvegliava in te il bambino negli ultimi tempi c’era sempre lei a rifarti il letto a tagliarti la carne il tuo angelo premuroso che non ti perdeva di vista un momento
eri un omone- bambinone te ne sei andato troppo presto quel giorno vedevo al tuo capezzale nei tuoi occhi cerulei veleggiare la vita infinita
83
LA VITA INTERIORE
dirla “potenziale” questa mente fin quando non sarà espansa e unificata nella primaria origine
di sogni e di pene -scritte su cieli di carta- e di effimere gioie come la felicità che sempre sfugge
lei si nutre
abbeverando del sangue della passione la vita interiore
84
LACERAZIONE
ragazzi strafatti che han preso la china d’una vita contromano
ragazzi che s’ attraggono e vivono come se non vivessero
invecchiano dentro gli specchi o da hikikomori
abita il loro sangue una notte che si lacera all’ infinito
-le famiglie: da raccoglierne i pezzi
ragazzi che bruciano bruciano come candele
85
LATITANTE LA MUSA
sillabe cadute dagli occhi l’ingoio di stelle a svanire
“credi resistere ai piaceri della tavola ma dai che hai -fidati- il colesterolo buono”:
questo salvi dal tuo dormiveglia – relitti a galleggiare sul mare ipnagogico
tenti trarne una poesia giri in tondo con le parole – latitante la musa
86
LE SFIORITE RIVE DEL CUORE
le sfiorite rive del cuore e la verde età fuggitiva
ahi i segnacci rossi sui quaderni
-simboleggianti nell’inconscio gli errori adulti che ti segnano la vita
e in lampi di ricordi quella corsa dei grembiuli come ali
in voli bianchi verso casa
87
LE VOCI REMOTE
un’accoppiata di parole o una frase sentita o letta risuonano e sono una fitta nella mente che inizia a elaborare
il letto del fiume è un sudario che raccoglie le voci remote delle anime in sogno fermatesi lì sotto la luna menomante
88
LEI DALLE SNELLE CAVIGLIE
avvenne in me un parapiglia si sconcertarono i miei neuroni come lei apparve -il rigoglioso seno e le giunoniche forme- nel suo incedere al Valentino
ogni tanto in sogno rivive evanescente figura
inarrivabile lungo la coda dell’occhio lei dalle snelle caviglie
89
LO SGUARDO VELATO
dò i miei “occhi” a quel che passa in questo scorcio di tempo che mi resta d’intenerimento
la stessa luce la losanga sul letto la goccia pendente dal ciglio lo sguardo velato
ora come allora
quando “morte ti colse fior di giovinezza” scrivevo ventenne o giù di lì
-ah ridicolaggini
90
LUCE COSMICA
il suo sguardo benevolo che abbozza un sorriso lieve dalla vetrata della cattedrale illuminata lassù
mi ricorda l’angelo sulla volta del soffitto quando da bambino ero cagionevole e a letto
oggi mi sorprende un moto di commozione
nel dilatarsi il cuore in una luce cosmica
91
L'ESSERE-PENSIERO
l’ angelo o essenza primeva in veste d’apparire
in amore converte il suo fuoco ancestrale
è ubiquità ed ali l’angelo o essere- pensiero
astronave di luce che circumnaviga cieli interiori
92
L'AFFLATO
si leva da un’ alba rossa di passione l’ afflato del cuore
quasi ad alleviare -volo lieve di farfalla- le brutture del mondo
asimmetriche tracce lascia la poesia ch’ esprime l’ angelo- farfalla
93
L'ALBERO
di Te il dito la saliva il fiato:
ri- fiorire vita in cuore disabitato
e gli esecrandi crimini? non ricordi
dal sacrificio estremo l’Albero di sangue si è ingemmato
sopra uno sconquasso di secoli
94
L'AMORE E' UN VOLO
l’amore è un volo che si stacca dai tuoi tramonti e lascia una mesta dolcezza
come virgola di fuoco quel dolore che si ferma negli occhi
sulle ferite -sai- lavora a tuo favore il tempo
95
L'ANGELO 3
s’inzacchera le ali nella melma del contingente minimo sette volte in un giorno
si prende cura come una seconda madre di chi gli fu affidato alla nascita dalla Misericordia divina
arcobaleni e nubi son la sua dimora transitoria
si piega sul tempo umano – lo senti se ascolti sostare nel buio delle vene
96
L'ANTAGONISTA
aprii la valigia era piena di libri e di sogni di vaghe nuvole e stanche lune
gli chiesi se leggesse poesie arricciò il naso: -non mi nutro di quella “manna” il mio cielo è di pietra e non ne vedi angeli affacciarsi né madonne
-non siamo -noi due- della stessa razza
io da opportunista nello scrigno non porto chimere
97
L'OMBRA (ALTRA VERSIONE)
davanti dietro di lato s’ allunga si spezza se riflessa
in acqua mutilato corpo mi ripete negativo di me profilo esangue
finché vita avrà da estrema obliqua luce
98
L'ORDINE DELLE COSE
nel momento del distacco dirai forse impropriamente “è mancato” – invece d’ un accorato “ci abbracceremo nell’ altra dimensione”
mancato sì alla scena del mondo
com’ è giusto per l’ ordine delle cose ’apparenti’
la stella nana la formica
99
L'ORIGINALE
si perde armonia nel rifare una nuova poesia da una datata: ne risulta un vaso incrinato
allo stesso modo ogni esemplare è intoccabile: è dall’origine
della foglia la foglia- madre come la pensò Iddio - così la parola così la natura
toccare i geni è una bestemmia che sale al Cielo
100
MANIFESTO
ritagliare dai giornali lettere cubitali per farne una poesia- manifesto
già vedi uomini- sandwich popolare le piazze il rosso grido di denuncia abbasso x viva y
-sordi i governanti al lamento dei poveri
vedi: giungerà il momento in cui si abbatterà repentino uno tsunami
a rovesciargli la poltrona
101 MARE D'ERBA
con l’ avanzare degli anni riduci sempre più il percorso delle tue camminate
giungerà il momento di affacciarti solo sull’ uscio o dalla finestra vedere l’ immensa
distesa di verde e nello stravedere la scambierai per quel mare che ti vide nascere
-ti brilleranno gli occhi andando col pensiero alla fanciullezza gaia
ora quella luce è fuggita
lascerai impregnato quel mare d’erba di amori e pene ed eterei voli
102
MARINA
sull’onda bianca della pagina inavvertita la musa come un’ala si posa e si china discreta a ricreare di palpiti un vago sentire di mare
103
MEMORIA DI VOLO
memoria di volo dell’ antenascita – quando l’ angelo benigno si piegò nel vestire la carne
ora nello smarrirsi dei mattini in un’ aria di vetro da memoria si torna a essere sogno
a raccontarci è l’ infinito mare
104
MI STRACCERA' UNA MANO
sto incollato a un muro vi resterò forse fin quando m’imbavaglierà una reclame di nonsoché o forse mi straccerà una mano ignota ma sarò ancora la voce di chi non ha voce sarò il suo sangue che urla attraverso i miei squarci
105
MIMESI 2
mutevolezza come di nuvole
-parabole -alchimie del sangue
mimesi icariana la giovinezza frale
-nei suoi umori intinta
la penna di Goethe
106
MORTE BIANCA
al paese (le donne avvolte in scialli si segnano ai lampi) hanno saputo di Valter volato dal traliccio angelo senz’ali
“non venire a mettere radici -scriveva al fratello- qui anche tu nella città di ciminiere e acciaio: qui dove
mangiamo pane e rabbia
dove si vive in mano a volontà cieche”
107
NEL FIUME DI LUCE
forse veleggiando nel fiume di luce anche loro i morti ci sognano per non annoiarsi
dove cade il giorno come un vibrare in nudità di sguardi piegati sul cuore della terra
il loro bianco respiro
108
NELL'UNO
dal Tutto ritrovarsi nell’uno a vivere il sogno della carne
il sangue che cavalca il vento dove crescono i passi
lacerato dalle lancette d’un orologio interiore un Lazzaro a sollevarsi da cento morti
109
NELL'ANIMA BAMBINA
come non ricordare il rifugio del passerotto intirizzito le mani a giumella e il caldo fiato
o il micino di pochi giorni lucido di saliva portato in bocca da mammagatta
come non riconoscere le tracce lasciate sul sentiero teatro di giochi e l’acuto richiamo della madre la tavola apparecchiata inondata da sciabole di sole
immagini vive custodite nell’anima bambina
che ancora ti chiamano dal buio fondo degli anni
110
NELL'ARIA VEGETALE
si aprì il mattino azzurro nell’aria vegetale come un mare nel seno del cielo e da una costola per lui Egli la plasmò dalle sinuose forme a far tondi gli occhi vogliosi d’un amore tendente alle stelle
SALMO - 83 (82)
PREGHIERA CONTRO I NEMICI D’ISRAELE1 Canto. Salmo. Di Asaf.
2 Dio, non startene muto, non restare in silenzio e inerte, o Dio.
3 Vedi: i tuoi nemici sono in tumulto e quelli che ti odiano alzano la testa.
4 Contro il tuo popolo tramano congiure e cospirano contro i tuoi protetti.
5 Hanno detto: “Venite, cancelliamoli come popolo e più non si ricordi il nome d'Israele”.
6 Hanno tramato insieme concordi, contro di te hanno concluso un patto:
7 le tende di Edom e gli Ismaeliti, Moab e gli Agareni,
8 Gebal, Ammon e Amalèk, la Filistea con gli abitanti di Tiro.
9 Anche l'Assiria è loro alleata e dà man forte ai figli di Lot.
10 Trattali come Madian, come Sìsara, come Iabin al torrente Kison:
11 essi furono distrutti a Endor, divennero concime dei campi.
12 Rendi i loro prìncipi come Oreb e Zeeb, e come Zebach e come Salmunnà tutti i loro capi;
13 essi dicevano: “I pascoli di Dio conquistiamoli per noi”.
14 Mio Dio, rendili come un vortice, come paglia che il vento disperde.
15 Come fuoco che incendia la macchia e come fiamma che divampa sui monti,
16 così tu incalzali con la tua bufera e sgomentali con il tuo uragano.
17 Copri di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore.
18 Siano svergognati e tremanti per sempre, siano confusi e distrutti;
19 sappiano che il tuo nome è “Signore”: tu solo l'Altissimo su tutta la terra.
_________________Note
83,1 Lamentazione collettiva, aperta da un’accorata supplica a Dio perché esca dal suo silenzio e intervenga in favore d’Israele contro i nemici coalizzati per distruggerlo. Ma su Israele veglia il Signore, il quale, come al tempo dei giudici, non esita a prenderne le difese (vv. 10-13). Così, ora, dal popolo in preghiera sale l’invocazione perché Dio rinnovi i prodigi del passato.
83,7-9 Vengono elencate le popolazioni confinanti con Israele nella zona sud-orientale (Edom, Moab, Agareni) e in quella costiera (Gebal, Filistea, Tiro). I figli di Lot sono gli Ammoniti e i Moabiti.
83,10 Rievocazione dei fatti narrati in Gdc 4-5; 7-8.
=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=
Approfondimenti
Supplica contro i nemici Supplica collettiva
La menzione dell'Assiria (v. 9) fa collocare la datazione del salmo tra i secc. VII e VI a.C., ma non è possibile tuttavia arrivare a conoscere i lineamenti della vicenda storica cui si riferisce. Il salmo ha qualche punto di contatto con il Sal 2, specialmente per quanto riguarda la menzione della coalizione dei popoli nemici contro Israele. A livello strutturale c'è un'inclusione antitetica che racchiude il salmo tra i vv. 2 e 19. Il simbolismo dominante è quello dell'ostilità, ma è presente anche quello antropologico e antropomorfico. Il TM ha il ritmo di 3 + 3 accenti. Il carme per il suo tono fortemente imprecatorio è omesso dalla liturgia.
Divisione:
- v. 2: appello introduttivo;
- vv. 3-9: presentazione del caso: complotto dei popoli ostili a Israele;
- vv. 10-19: supplica imprecatoria contro i nemici.
v. 2. Con un motivo comune nelle “Suppliche” (Sal 28,1; 35,22; 39,13; 109,1) questo appello provocatorio è un invito a Dio a cambiare i suoi progetti, cioè a scuotersi dalla sua apparente inerzia e intervenire nella difficile situazione del popolo. L'insistenza dell'appello è sottolineata anche dalla voce «Dio» che apre e chiude in inclusione.
v. 7. «le tende..»: l'espressione designa in poesia la tribù o la nazionalità (Sal 78,51; 120,5). «Edom»: indica gli Edomiti, discendenti di Esaù (cfr. Gn 36,8.43). «gli Ismaeliti»: discendenti di Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar (Gn 16,15), cfr. Gn 25,12-18; 37,25-28; 39,1. «Moab»: insieme con Ammon è figlio di Lot (Gn 19,37-38) e designa i Moabiti. La regione di Moab si estendeva a oriente del Mar Morto e a sud del fiume Arnon. «gli Agareni»: sono popoli seminomadi girovaganti nelle zone desertiche a est di Ammon e di Moab. Non è certa la relazione tra il nome della tribù e Agar, la madre di Ismaele. Si parla di loro anche in 1Cr 5,10.19-20.
v. 8. «Gebal»: designa la tribù araba della regione desertica detta «Gebalene» situata nella zona della città di Petra, capitale dei Nabatei. «Ammon»: figlio di Lot (Gn 19,37-38) ha dato il nome alla tribù aramea stanziatasi presso il fiume Iabbok in Transgiordania circa il 1100 a.C. Degli Ammoniti si parla ancora in 2Sam 10; 2Cr 26,8; 27,5. «Amalek»: cfr. Gn 36,12. Tribù nomade della zona del Negheb e della regione nord-orientale della penisola sinaitica. Spesso in conflitto con Israele, cfr. Es 17,8-16; Nm 24,20; Gdc 3,13; 6,3.33; 1Sam 14,48; 15,2-9; 2Sam 8,12. «Palestina»: è la Filistea, regione costiera bagnata dal Mar Mediterraneo. I Filistei sono i classici nemici d'Israele, specialmente nell'epoca dei giudici e della monarchia. Appartenevano ai «popoli del mare». Erano organizzati in una confederazione di città-stato.
v. 9. «Assur»: è l'Assiria, la superpotenza orientale, dominante dal sec. VII al VI a.C. che causò la caduta del regno del Nord (721 a.C.) e che cadde a sua volta quando la sua capitale Ninive fu distrutta nel 612 a.C. «figli di Lot»: l'espressione è una ripresa conclusiva di Ammon e Moab (Gn 19,36-38; Dt 2,9).
v. 10. «Madian»: si accenna alla campagna del giudice Gedeone (Gdc 7-8). «come Madian e Sisara..»: ci si riferisce alla campagna di Barak (Gdc 4-5).
v. 11. «concime per la terra»: è un'espressione abbastanza forte per indicare i cadaveri insepolti dei campi di battaglia (cfr. 2Re 9,37).
v. 12. «Oreb e Zeb..»: sono i principi e capi militari sconfitti nella campagna di Gedeone contro Madian (Gdc 7,25; 8,21).
v. 13. «I pascoli di Dio...»: la terra promessa appartiene a Dio. Si accenna alle mire dei Madianiti di usurpare il territorio dato a Israele (Sal 28,9; 78,55; 2Cr 20,11).
vv. 14-16. Il salmista continuando le imprecazioni e servendosi di immagini teofaniche riferite a Dio guerriero (cfr. Sal 18,12-15; Gdc 5,20), supplica il Signore di disperdere e di distruggere i nemici.
v. 19. «sappiano»: i nemici di Dio impareranno sulla loro pelle che esiste Dio, che è «Signore» e «Altissimo» e che opera, egli che sembrava muto e inesistente. La traduzione può anche supporre un soggetto impersonale, dando alla frase il valore universale di «si sappia».
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
FELICE SERINO
POESIE
TRASPARENZE 2019- '20
1
GIOBBE
Signore liberami da questa gravezza della carne -ora mi pesano gli anni come macigni-
ascoltami – quando il sangue grida le ferite della luce
ed io come giunco mi piego in arida aria
2
MUSICA SACRA
mi attirarono le note dell'organo
il tempo si era fermato e fu come uscire fuori da me uno sconosciuto luogo di pace mi accolse
non era sogno o visione: quella musica sacra era divenuta parte di me del mio spirito
mentre mi avvolgeva una luce noetica in empatia con gli angeli e i morti
3
L'EGO 3
apri il giorno come una scatoletta -usa e getta
ti affidi alle vacuità dell'oroscopo la tua nonchalance dove ti porta il cul-de-sac che imbocchi ti si ritorce in un grido
ti dico svuotati abbandona l'io: fa' che confluisca nell'immenso mare del noi dov' è condivisione
ché svii da quelle insidie dell' abbraccio mortale
la vita ti sia una colomba che si posi sulla mano
4
NECROSI
cos' è che ti cresce? fa senso vedere – cellule morte si autoespellono attraverso il dito in sudorazione
porti con te questa escrescenza pendula a mo' di piccola cresta o mini-veliero se ci lavori di fantasia
infine la bruciatura e te ne liberi
al limite -pensi- eliminare le impurità è forse aspirare all'angelo
5
L'AMORE CHE SAPPIAMO
l'amore dal volto della Bellezza quello che avvicina all'assoluto
non è di qui
l'amore che sappiamo quello che ci lascia un cangiare di nuvole ad adombrare aride spiagge
ci assalirà con un vuoto ad ogni sospiro
dolore d' una perdita dall' origine del mondo
6
IN QUESTO GIORNO STORDITO DI LUCE
in questo giorno stordito di luce il mio lavoro incessante di sole
per gli ultimi i senza voce i perseguitati che Lorca cantava
per i bambini scandalizzati dal prelato
-meglio per lui dice il Vangelo legarsi una pietra al collo
il mio è questo grido che rilancio contro le sbarre dell' indifferenza e la viltà di chi trama nel buio di una notte di pietra
di chi gira sul proprio asse ombra che sanguina nel vento
di chi segue la pista del sangue e ha il passo pesante sopra la tenerezza
canto per la dignità dell'uomo che fa della sua insopprimibile libertà ali di luce
a lambire le fonti del sogno
7
DELL'IMMAGINARIO (DEL SOGNO)
li vedevo salire dal mare dal grande mare aperto i miei morti che dispensavano sorrisi
era esplicito il loro invito lo si leggeva negli occhi forti di luce
ma una vocina dal di dentro mi diceva che non era giunto il tempo
8
BOCCHE DI CHITARRE
alla sua morte per fucilazione anche le chitarre emisero lamenti - a un ordine dei generali dalle loro bocche uscirono insetti bibliofagi a divorare pagine e pagine di versi sparsi per il mondo
ma lo spirito del popolo è vivo la memoria è vasta come il mare - venne ricomposto il poema insanguinato fino all'ultimo rigo-respiro
si può uccidere un poeta non la poesia
(Federico Garcia Lorca, 1898 – 1936)
9
IL CASO E' QUEL PER CENTO
tutto è convenzione e il caso è quel per cento che fa il destino
se ci troviamo nel posto giusto al momento giusto -o al contrario- è quella sincronicità indimostrabile
che fa ruotare i mondi e noi non siamo che mistero a noi stessi
piccoli astri
Sincronicità: concetto di Carl Gustav Jung, 1875-1961
10
TRA LA BESTIA E L'ANGELO
tra la bestia e l' angelo corda tesa sull' abisso
nel divario della mente dove destrieri scalpitano inesausti bivaccano i tuoi fantasmi
o si mimetizzano tra la fantasiosa tappezzeria dei divani
semmai si annoiassero sai dove trovarli: a giocare ore e ore con le nuvole
tenendo al guinzaglio i sogni
11
LE IMPRONTE CHE HAI LASCIATO
fermatosi il giro del tuo sangue non avrai più nome né voce
le impronte che hai lasciato?
impigliati ai rami fra cirri e nembi
l'essenza dei tuoi versi sparsi i ricordi i sogni gli io che fosti
forse dal fondo dello specchio riaffioreranno
-in una luce ferita- quelle immagini a un moto del cuore
12
IN QUESTO MOMENTO SOSPESO
il guanciale intriso di sogni tu languida ti volti per un bacio come calamite i corpi si attraggono lenta c' inonda la luce dell' alba
sembra quasi che la pineta affacciata sul mare ora entri nella nostra camera -noi rami in un ricambio di foglie-
anche in questo momento sospeso si può sentire un assaggio d' eterno
13
NEI CIELI DELL'INCONOSCIBILE
e in quel momento ora x è solo un restituire consegnare le ferite alla terra la luce degli occhi al cielo
e farsi plurale
ponti di luce nella Mente espansa a invadere e aprire varchi
dove ali di un già presentito sogno -aperte per il volo-
si librano nei cieli dell'inconoscibile
14
PICCOLI MONDI
essere in sintonia -cuore e mente- con l'universo
come nel sogno abbandonato il corpo -noi piccoli mondi nell'alto mare aperto:
ulissidi a lambire terre dell'inconoscibile
nella pienezza dei sensi
15
LA POESIA CHE CI SALVA
la poesia è la bellezza che ci salva da questo stare inadeguati nel mondo
vedi con la poesia non si scherza (a parte palazzeschi e qualche altro) essa vuole nascere dal sangue macerarsi nel profondo fino a mettere ali
non lo crederai ma i fonemi aspettano solo d' essere chiamati
la costruzione va da sé dev' essere armonica come un diapason col traboccare delle emozioni
16
NUGOLI D'ANIME
riposano i corpi mentre la notte ha tra le braccia nugoli d' anime rivolte verso la stessa fonte di luce
ondivaghe fuori dal guscio esse aleggiano insinuandosi nei meandri del sogno si trovano a percorrere corridoi interminabili
o tra vertigini di spazi a capriolare si trovano in ambienti familiari rivivono déjà-vu
17
RINASCERE NEGLI OCCHI
all'inizio nel tempo primigenio il primo stupore in un volo
ai piedi dell'angelo sarà poi precipizio della luce
ma si resta nella memoria della rosa che vuole rinascere negli occhi
18
A GUIDARTI LA MANO
vedi un gabbiano planare – tu assiso s’ uno scoglio nella calura di luglio qualche verso abbozzi
sarà tautologico ma è quanto ti sale da dentro:
“siamo di terra ma lo sguardo dice la celeste origine – la sua luce dove l’anima dimora”
è aspirazione alla bellezza a guidarti la mano: non con inchiostro ma col sangue scrivi
19
A PRESCINDERE
questo uscire rientrare nell’alveo celeste è racchiuso in un tempo rallentato un lampo nel cuore dell’ universo
t’ è stato messo nel cuore il senso dell’eterno – a prescindere
ogni giorno ti riscopri vivo come il seme
20
AL PARCO 2
gli prepari il posto a tavola come quando era in vita lo senti vicino gli parli in sussurri e con dolcezza
son passati tre anni da quando lo portavi in carrozzina al parco -nell’incipiente primavera gli alberi mettevano folte chiome- e ogni tanto ti fermavi per asciugargli un filo di bava pendente
ricordi le sue parole: chi non si dona mangia se stesso
21
ALBA
nella luce che sale generosa sei come musa che l’abbrivio dà col primo verso
-aria di vetro – parola sospesa
come andare in mare aperto
sogno o stato di grazia
22
ALLE PORTE DEL MARE
cicatrici di luna il rosso grido delle estati lunghe sulla pelle quando liberavi le ansie inchiodate alle porte del mare di sandokan emulando nelle ore di canicola le scorribande a perdifiato pei vicoli cerbottane e bandane prestandosi al magico rituale con vele e bandiere panni stesi nell’accecante sole
23
ANCHE TU A PRECEDERMI 2
un salto a volo d’angelo a superarti nella luce
una luna assonnata ti sovrasta – ammiccano stelle
anche tu a precedermi -amico di penna- sulla via dell’Inconoscibile – uscito sei dal cerchio d’ombra
dal quadrante dove batte l’ora del mondo
24
ANDANTE
dopo l’ultima pioggerellina i saltabeccanti passeri muovono una piccola danza sul mio davanzale
troveranno le briciole della mia colazione
m’immagino in sottofondo un andante di vivaldi
e nello sdilinquire del cuore mi si apre il cielo
25
ANELITI D'INFINITO
è la vela rossa della Passione a prendere vita nel tuo sangue spanto nella luce
ti dai d’amore in aneliti d’infinito anima persa per rive sfiorite negli occhi
26
ANTINOMIA LA MORTE 2
rinfranca il pensiero d’essere immortale -e già dalla ferita della creazione lo sei-
la morte ti cerca? uscito dal guscio tu sarai altro
l’anima libera sarà dai lacci lo spazio mentale onde di luce e amore
niente d’ imprevisto se la morte non ti sorprenda più della vita
27
ASSONANZE 2
aureolato di fumo vaga il pensiero nei meandri del sogno
s’aggriccia il foglio sotto l’impulso della penna in cerca della giusta assonanza o d’una metafora felice
in enfasi il cuore s’abbevera alla fonte generosa della musa
28
BREVE IL TEMPO
ti ricorderanno un giorno?
ti sorprendi a evocare oggi i tuoi fantasmi
altro tempo
età dell’oro quando il sangue sparpagliato nella luce semidio ti levavi come in volo
ora ingrigisce il giorno
chi a ricordarti?
29
CIELI CAPOVOLTI
nel cavo del grido deflagra rombo di tuono e scalpitano nella testa destrieri impazziti
egli non vede più il corpo della madre solo cieli capovolti e
accovacciato in un angolo della parete che separa vita da vita
trascorre le ore vuote suonando l’ocarina
30
COME INVISIBILE RADICE
ricordi ventenne o giù di lì: pane amaro i primi timidi tentativi ti vedi chino su fogli e fogli fitti i pindarici voli le cadute
come invisibile radice quel virgulto negli anni ha preso vita e sangue
31
COME NELLA PRIMA LUCE
si è legati al cordone del sogno quello viscerale – che ci vede come nella prima luce
destare in noi l’angelo svogliato – lasciare si schiuda il fiore dell’anelito
in un canto – che abbracci la sacralità della vita
32
CONTROSENSO
no non ha senso questo tempo frantumato fra le dita -c’inseguono le lancette di kronos
i bambini giocano all’ikea e non nei prati i genitori hanno tempo solo per loro
cosa pensa -se pensa- quel pesce che agonizza soffocato dalla plastica? che questo è il peggiore dei mondi possibili?
33
COSA DICE IL CUORE
fu il caso o il destino a farli incontrare all’uscita del discount sotto l’ombrello
lei la sua verve lui il suo magnetismo prima che se ne avvedessero erano finiti a letto
quanto durò la storia se storia fu? dalla sera alla mattina – un lampo
cosa dice il cuore dove ti porta non lo sai spiegare
34
COS'E' LA POESIA
la poesia è indefinibile fa tremare i polsi è l’abbraccio di un albero il sorriso di un bambino
la poesia nasce dal sangue e ha dimora celeste
quando si partorisce una poesia ti si aprono i cieli
poesia è dove l’angelo perde una piuma
35
CRUNA DI LUCE
come quel file danneggiato che non si riesce a eliminare: diciamo un po’ simile lo stato d’ animo di chi non si sente realizzato ed è la sua anima un buco nell’immenso
ti sarà capitato un file corrotto: ti sta sui cosiddetti ed è come la vita che gira in tondo -i suoi ingranaggi che non combinano
-ma dopotutto un file è un file -dici
quel suo bel titolo ‘cruna di luce’ “chiave” non ha e nemmeno il cammello ci può passare
36
C'E' DEL BUONO
sempre ci si trova a scalzare la morte noi umani o la foglia la rosa damascena
si riveste ad ogni ciclo la natura – ingiallito grida il cespuglio il verde nuovo
c’è del buono che ci salva: trovi allo sportello chi un sorriso ancora dona
37
DA CHE SEI NELL'OLTRE
corpo -dicevi- di esperienze ricettacolo?
smesso che hai quell’abito -soma- il tuo Sé manifesti che attraversi i mondi
da che sei nell’ Oltre rinato come a primavera l’albero nudo
38
DA UN IMPERSCRUTABILE SENTIRE
ti attraversano come una luce sottile: sono sempre con te i tuoi morti mai andati svaniti -ci crederai?-
saldano le tue radici “vivendo” con te ancora: ubiqui e onnipresenti
da un imperscrutabile sentire puoi percepirne al tuo fianco la presenza
sono essi a suggerirti in un soffio semmai ti giunga una ispirazione
sostano dentro gli specchi
si fanno tuoi consiglieri quando non sai deciderti sul colore di un maglione da indossare
allucinate presenze ti accompagnano in quel mondo parallelo ch’è la regione del sogno
39
DAL MIO POSTO PROTETTO
mi “nascondo” nel corpo
da me emergono alfabeti afflati enunciate sillabe
mentre questo che mi contiene ha un piede nella morte
dal mio posto protetto complice una luna che m’ispira mando messaggi di luce
a volte me li suggerisce un angelo
40
DAL SUO SANGUE SI LEVA ALTO
(ad Aung San Suu Kyi)
non violentate più la primavera del suo giovane sangue non pugnalate la colomba del suo cuore aperto alla compassione
non schernite più la disarmante verità che proclama aizzandole contro i mastini della notte
dal suo sangue si leva alto il grido di fierezza all’ unisono con l’ oppresso popolo
.
[Sul finire degli anni ‘80, Aung San Suu Kyi fonda la Lega Nazionale della Democrazia. Il regime birmano la condanna agli arresti domiciliari per 5 anni, poi per altri 15, e infine a 3 anni di lavori forzati, prima di essere liberata definitivamente. Viene insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1991.]
41
DALL'IMMAGINE SPEZZATA
risalendo dall’immagine spezzata fino all’ultima ferita in un sol grido rivivono squarci d’identità che furono te
li inghiottirà una fuga di luci bava di ragno a tesser latitanze
42
DEGLI ABUSI
strillai come un aquilotto di lacrime inondai il banco:
sollevato da terra per le orecchie dalla capa ‘e pezza Angela (spero oggi un angelo)
per aver iniziato il quaderno di bella con un grossolano errore
-abusi oggi come ieri solo che un tempo erano “sommersi”
.
(capa ‘e pezza: in gergo la suora; Angela, nome fantasia) [il grave errore consisteva nell’aver scritto “geofrafia” invece di “geografia”.]
43
DI FOSFENI E NUBI
a labbra di luce poesia mi desti da assonnate rive
vaghezza vi transita di fosfeni e nubi ove intoccabili sogni dimorano
44
DI LUCE L'ABBAGLIO
colma la bocca di luce l’abbaglio della veste
sentivo nelle ossa un fuoco
come lazzaro mi sono levato e andavo leggero come nell’aria
45
DI PALPITI DI LUCE
bianca colomba si posa su creste di pensieri
invertigina l’essere tra fluttuanti sillabe in un capriolare di palpiti di luce
46
DI QUA DEL VELO 2
(non qui né altrove: semplicemente essere nel Tutto -porta della conoscenza)
di qua del velo di maya trottola del tempo consuma il suo perno
nella palpebra del sole un embolo d’ombra dimora che insanguina il vento
47
DI SGUARDI E' IL SOGNO
di sguardi è il sogno o polvere della creazione noi polvere del sogno noi sogno di Dio
tra intermittenze di fòsfeni veleggia l’ “occhio” per inesplorati lidi
48
DOVE L'ANGELO 3
ti dici quale angelo – quello delle favole? mentre nel cuore ti alberga il grido stridulo del risentimento
-nell’ordine cosmico è il boomerang che non vedi
dov’è l’angelo ti dici semmai salga dal fondo di te a illuminarti?
vieppiù continui a respingere mani tese in un cielo bianco di silenzi
49
D'UN SOGNO
casa sul mare dove vidi la luce sulla porta un ritaglio di cielo a visitarmi i miei morti venuti sembra dal mare sorridermi mentre mi vedono con naturalezza librarmi falena contro il soffitto
50
EMARGINATO
quest’uomo: tristezza d’albero nudo avanzo di vita aperta ferita
-occhi scavati che perdono pezzi di cielo
quest’uomo puntato a dito quest’uomo fatto torcia
per gioco
51
ENERGIA COSMICA
(a Stephen Hawking, in memoria)
ci partorì un oceano di energia noi minuscoli granelli finita infinità
dai buchi neri insondabili forse nuovi mondi nascono – inarrivabili
soli non siamo in questa vertiginosa vastità
in infiniti cerchi spaziamo
[finita infinità: da un verso di Emily Dickinson]
52
FASE REM
aprono il mondo della mente facendosi presenze i dolci animali d’acqua e cielo
nel vortice di luce ti si rapprende negli occhi il volo e l’argenteo guizzo
appena desto -assimilando ancora frammenti di visioni- chiederai all’onda all’uccello al vento
la chiave l’origine che dall’apparire traspare
53
FONEMI
nella bocca della notte -la luna sopra il petto- il letto è un mare dove sillabe perdono sangue
“e il naufragar” non è che di parole- carne slabbrati fonèmi
a far piovere nelle tasche del cuore
54
HIKIKOMORI
un vivere a ritroso le spalle all’oriente dove cresce la luce vuoto delle braccia vite separate tra l’ombra e l’anima
.
Hikikomori: in Giappone sono oltre un milione. E’ il fenomeno di ragazzi che vivono di “rapporti” virtuali chiusi nella loro stanza fuori dal mondo.
55
IL BUIO DEGLI ANNI
(a tutte le vittime per la giustizia)
negli occhi delle primavere violentate il buio degli anni di piombo la pioggia di sangue
la vostra morte luminosa
il sangue delle vostre primavere di là dal buio dell’ora ecco levarsi alto come un urlo al centro della storia
SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO
FELICE SERINO : “ LA VITA NASCOSTA” – Ed. Il mio libro – 2017- pagg. 368 – € 22,00 —-
Con una propria narrazione pacata e teneramente cucita Felice Serino (1941) riesce a realizzare volumi di poesia concepiti nel ritmo musicale corposo e ricco di sfumature , validamente sostenuto dalla sua intaccabile coagulabilità di autodidatta. Poesie scritte tra il 2014 e il 2017 , e qui sciorinate in capitoli : “trasfigurati aneliti” , “nell'infinito di noi” , “lo sguardo velato”, colmi di partecipazioni oniriche , di illusioni visive , di fragili vertigini, di aneliti di infinito , di vaghe chimere , di indicibili essenze.
“Ha un titolo davvero bello – scrive Giovanni Perri in prefazione – la silloge che il poeta mette in stampa affinché ci colga da subito pienezza e fragilità di un canto da cui discendere , o salire appunto, nel medesimo barbaglio, in un solo grande abbraccio di luce a raccoglierci, a definirci : scintilla interminabile di occhi inconclusi eppure trattenuto nella stessa ferita, nella stessa livida vitalità.”
Un tipo di poesia che fa leva sugli occhi, sulle capacità visive policromatiche degli occhi, questo organo della vista che ci permette di vedere, a volte, cose inaudite se accompagnato e potenziato dalla immaginazione. In questa poesia, da un semplice atto di osservazione, l'autore ricostruisce tutto un universo di sensazioni, di percezioni, di idee che altrimenti sarebbero rimaste nel buio del non-detto. Con la freschezza degli spazi precisi e centrati , con la tensione condivisa e affascinante degli incantamenti, Felice Serino ripropone i suoi esperimenti stilistico formali, ricchi di figure retoriche di armoniose e ampie declinazioni, mostrando le possibilità che la parola , povera e sussurrata , scopre nel fermarsi e fuggire, con levigatezza e nitore. L'alba e il tramonto, la primavera e l'autunno , l'amore e la morte , le vele e i sussulti , le nudità e i tumulti , vanno oltre il ripiegamento solipsistico, ove la superficie della tela ha la ricchezza di sinestesie e di nascondimenti coloristici, quasi a suggerire toni e controcanti in emblemi e stilemi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
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