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SALMO - 86 (85)


PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE1 Supplica. Di Davide.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.

2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.

4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.

6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.

7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.

8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.

9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.

10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.

12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,

13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.

14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.

15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,

16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.

17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.

_________________Note

86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.

86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.

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Approfondimenti


Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)

Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.

Divisione:

  • vv. 1-7: I appello;
  • vv. 8-13: inno di ringraziamento;
  • vv. 14-17: appello finale.

v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in .

v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».

v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.

v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.

v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).

v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.

v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19

v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.

v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).

v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.

v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.

v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.

v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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La vita immaginata

(2019 – 2023)

Con 14 <> della cultura

di Felice Serino

Youcanprint

Poesie e saggistica

Pagg. 417

ISBN 979-12-21481-26-6

Prezzo Euro 26,90

Un´opera corposa, ma varia

Ben 417 pagine che, anche considerando la settantina destinata ai profili di noti artisti, comprovano l´ingente produzione poetica di Felice Serino nell´ultimo periodo, cioè dal 2019 fino quasi a oggi. E questa copiosità nel creare versi è una delle altre caratteristiche di questo autore che sono più ampiamente tratteggiate nella mia presentazione dell´opera costituita da tre sillogi (Dell´indicibile, Trasparenze e La vita immaginata, donde il nome del libro). Voler parlare in modo esauriente di tutte le poesie si presenta impossibile, sia in termini di tempo che di spazio. Di conseguenza ho dovuto impostare il commento critico in modo che risultasse sintetico, ma nonostante ciò gli estimatori di Serino non potranno che trovare conferme. Che la sua poetica sia una continua analisi introspettiva è fuor di dubbio, tematica che solo in apparenza è limitativa, poiché la ricerca continua del nostro “io” è in grado di svelare nuovi risvolti con il trascorrere del tempo e anche con l´acquisizione dell´esperienza; pertanto non vi è nulla di ripetuto, eventualmente c´è qualcosa di già noto nelle linee generali, fermo restano quella sua capacità di permeare i versi di un alone di magia, con quell´evanescenza che li rende gradevoli, ma non banali. In narrativa potrebbe far venire in mente il realismo magico di Giuseppe Bonaviri o di Gabriel García Márquez, anche se non è proprio così, ma sostanzialmente il richiamo non è azzardato. Il suo è un particolare modo di esporre che penso di aver spiegato con scrupolo nella presentazione e che riporto di seguito:“Il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale, fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell´autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all´intero corpo. I versi tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s´invola, novello Ulisse verso un´Itaca che è la propria dimensione interiore, un´avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta. E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge. Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un´implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza.”. In ogni caso resta una personalità artistica peculiare, tanto che è difficile, se non impossibile, ipotizzare a quale corrente si ispiri. Un esempio che chiarisca il tutto è costituito da una poesia tratta dalla silloge La vita immaginata. Mi riferisco a Proiezioni (proiezioni del Suo pensiero siamo / vaganti tra realtà e sogno – in cerca / d'un'isola felice – viaggio / nell'infinito di noi / isole noi stessi – pure / ognuno anello d'una / catena senza inizio e fine). Ovviamente non è l´unica poesia, perché ve ne sono altre che possono ben illustrare il concetto esposto, ma per me questa costituisce forse l´esempio più lampante. Una novità poi è costituita da questi profili che, così come scrive Serino, hanno un filo spirituale che li lega ed è dato dall´amore nel campo della cultura e dell´arte. Non sono pochi, sono quattordici, un po´ biografia, un po´ analisi critica, e sono relativi a personaggi ben conosciuti (Dino Campana, Dylan Thomas, Vincenzo Cardarelli, Simone Weil, Nella Falzolgher detta Nil, Salvador Dalì, Maurice Maeterlinck, Kahlil Gibran, Arthur Rimbaud, Pier Giorgio Frassati, Rudolf Steiner, Jakob Lorber, Joe Bosquet, Teresio Zaninetti). Come è possibile notare non tutti sono poeti, anche se presentano caratteristiche di artisti o che comunque li ricollega all´arte; si tratta di analisi necessariamente brevi, ma non trascurabili, nel senso che Serino, che evidentemente ha ritenuto di particolare importanza questi artisti, ha fatto di tutto per presentarceli in modo accattivante, così che il lettore possa comprendere il rilievo che gli stessi hanno. Penso ci sia riuscito, resta solo da chiedersi il perché di tale lavoro che, tuttavia, è evidentemente il frutto di una passione fino a ora segreta, di cui ha voluto rendere edotti i terzi.

In questo libro c´è veramente tanto, ma è vario e proprio per questo si legge con piacere, certi che, fra le tante proposte, non sarà impossibile trovare quella che può soddisfare maggiormente.

Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino.

Copiosa la sua produzione letteraria (tra le raccolte di poesia: “La vita nascosta”, “Vita trasversale e altri versi”, “La vita immaginata”); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E´ stato tradotto in nove lingue.

Intensa anche la sua attività redazionale.

Sue pubblicazioni sono presenti in Academia.edu e in Alessandria today.

Per notizie dettagliate, qui: literary.it/ali/dati/autori/se…

Renzo Montagnoli

ibs.it/vita-immaginata-libro-f…

arteinsieme.net/renzo/index.ph…lafeltrinelli.it/vita-immagina…

amazon.it/review/R1TVVTN1ED0EP…kultunderground.org/art/41739/

poetare.it/recensioni.html

libreriauniversitaria.it/vita-…

mondadoristore.it/La-vita-imma…

.


noblogo.org/norise-2/la-vita-i…



.La vita immaginata di Felice Serino letto da Angela Greco AnGre

24 NOVEMBRE 2023~ ANGELA GRECO – ANGRE

La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023) è la nuova raccolta autoprodotta di Felice Serino, poeta di lungo corso, nato a Pozzuoli nel1941 e residente a Torino, che da anni è impegnato nella ricerca e nella divulgazione di poesia contemporanea. Questa antologia, corredata da un apparato di brevi saggi su figure di spicco soprattutto dell'ultimo secolo, confermala vocazione dell'autore allo sguardo attento e critico sul quotidiano e su quanto vive, sempre alla luce dei suoi capisaldi poetici, etici e religiosi. Se “la poesia è un dono fatto agli attenti”, come ha scritto Paul Celan, fermo restando il dono, quella di Serino è attenzione rivolta alla poesia e ai suoi lettori ed è, sempre secondo Celan, “un dono che implica destino”, allora questo Autore conosce bene la strada che è stata segnata per lui e che a sua volta segna. Nelle pagine di questa silloge ogni lettore può cogliere a piene mani il meticoloso lavoro poetico di ricerca e di introspezione che viene offerto, ed apprezzare altresì lo studio e l'impegno nel rendere vive figure d'eccellenza colte da differenti campi, che configurano il percorso letterario, emotivo e umano di Felice Serino, che qui manifesta anche le sue non indifferenti doti di saggista. La forma scelta per la quarta e ultima sezione dell'antologia – quella che comprende i quattordici profili della cultura – è il saggio breve, che avvicina il lettore con una scrittura accattivante, incuriosendolo, restando fedele alla forma – cara ai lettori stessi – asciutta ed essenziale, impreziosita da lemmi specifici che da soli aprono mondi, con la quale questo autore si esprime anche in poesia La vita immaginata è un lungo viaggio dentro e fuori l'essere umano volta alla scoperta e riscoperta dell'umanità non edulcorata, privo di barocchismi che sviino o diano false speranze a chi legge. “Immaginata” è sinonimo qui di “sperata” e non realizzata per questo declino che sembra oscurare qualsiasi cielo. Il poeta, però, nonostante l'inevitabile passare del tempo e della Storia, non cede al ripiegarsi su se stesso, ma diventa luce minima volta ad indicare una possibile alternativa per una vita, appunto, che ora non è. Anzi, che non è ancora. [Angela Greco AnGre]

*

Estratti da La vita immaginata – con 14 «profili» della cultura (2019-2023), YCP, 2023, di Felice Serino.

. Oltre l' esilio

il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano

a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi

ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza

∼ Detrattori

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che splendenza emana e armonia

∼ Immortalare

immortalare il momento – la foto è sfocata immagine scivolata nel gorgo del tempo

così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata

.


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Nota di lettura a Felice Serino, "Asimmetrici voli" di Giovanni Perri


Nota di lettura a Felice Serino, “Asimmetrici voli” di Giovanni Perri

Non c'è volta che leggendo Serino, io non resta catturato da una luce. Luce immagine essa stessa. E non c'è volta ch'io non abbia tra le mani la maglia e ne senta l'esatta materia, la sua nuda trasparenza, lo smalto, l'eleganza.                                                                                                                                                 

Questo il primo elemento: il verso illuminante, da    cui affiorano gli altri.                                                                                                                                                      Ma questa illuminazione, si badi, non è fatta per indicare qualcosa. Essa non descrive, né è tentata da alcuna cartografia per poeti raminghi; la mèta è la sua stessa radice, il suo primo significato, una sorta di matrice, non so come dire, epidermica, olfattiva. Un distico esemplificativo ci ricorda ch'essa è come l'odore della salsedine / del legno bagnato di cui non può che arrivarci, forse, un'eco sublime come quello della pelle dell'amore. Ci fa quasi tornare all'embrione della materia, al suo antichissimo battito dal quale ogni nostra azione, essendo principio, pretende la fine.                                                                                                                                                    Ed è questo il secondo elemento, mi pare, importante per riconoscere la consistenza di questa poesia: il limen. Luce dunque come elemento di confine, di soglia, ma anche come dimora.                                                                                                                                                    In questo appartenersi avviene il miracolo della parola, la soglia si spalanca e l'immagine urla: […] noi siamo l'alfabeto del corpo / che grida / il suo esserci / noi essenza degli elementi / appendici della terra […] e della terra quindi il lascito grave e generoso, il frutto panico che si fa […] strada nel sangue della parola […].                                                                                                                                                           Procede così, lungo un itinerario aereo, ma anche corporeo, il vocabolo alla ricerca del suo fuoco primigenio, ed è sostanza sanguigna che alberga nella lingua, idioma del riconoscimento febbrile. Serino traduce questa febbre nel Volo asimmetrico, che è il terzo elemento e abbraccia in un certo senso gli altri, avvolgendoli in un magico defluire, in un tripudio di trasfigurazioni che è cifra esatta del suo sentire (o del suo andare per fotogrammi), pellicola del suo occhio interiore che cattura, imprigiona, e dopo libera.                                                                                                                                                           Come un diagramma d'Amore la poesia è fragile foglia / appoggiata a una spalliera di brezza. E il poeta anela a un avvicinamento che è infine identificazione, sostegno, fuga, segreto frammento di sé nel mondo, rammento di un'origine che si ripete ancora e ancora, definitiva, eppure incompiuta.

Giovanni Perri

Felice Serino: Asimmetrici voli. Prefazione Donatella Pezzino. E-book (2017) Finito di realizzare nel Dicembre 2018 da www. poesieinversi.it

*Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino.                                                                                                                                          Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Lo sguardo velato” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici.                                                                                                                                          È stato tradotto in otto lingue.                                                                                                                                          Intensa anche la sua attività redazionale.                                                                                                                                         

Gestisce vari blog e siti.


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FELICE SERINO

POESIE

COORDINATE DELL'ANIMA (2023-2024)

1

NELLA STAGIONE CHE TI SPOGLIA

braccia frondose hai piene d'uccelli levate al cielo come inno alla vita

il forte abbraccio è il mio grazie di esistere

nella stagione che ti spoglia il fuggire dei canti mi fa triste il cuore

2

POESIA E' NEGLI OCCHI

poesia è negli occhi profondi di una donna è la leggerezza della piccola danza del passero sul davanzale è la fogliolina che spunta dalla terra poesia è il neonato attaccato al seno o l'attesa della mamma sull'uscio è l'interrogativo nello sguardo di meraviglia del bambino poesia è chiedere scusa è l'abbraccio sospeso nell'immobile luce

3

SPLEEN

irrazionale la vita a tradire in modo inatteso l'impulso del sangue

macera come foglie kronos giorni anodini a ridosso di ombre stampate

squarcerà una nube il sogno fatto carne? – forse qualcosa può ancora accadere

4

SENZA TITOLO

primavera ha le braccia piene di fiori canta con la voce degli uccelli

l'albero in germoglio ti è grato sentendosi abbracciato ti ricambia col suo ombrello di foglie

5

IN UN LEVITARE DI ANGELI

immaginazione pura spalmata nella Mente universale fatta palpito e sangue

sogno di Dio

un succedersi di miriadi di mondi in perfetta armonia

musica delle sfere inudibile all'orecchio in un levitare di angeli

6

IL COMMIATO

morire in buona salute ciò a cui l'anima tende mentre al capezzale accorrono compunti i congiunti

-poi al commiato vien da dire ad andarsene son sempre i migliori

7

FORGIO FONEMI SUONI

l'alba è una fucina: forgio fonemi suoni usciti dalla bocca della notte

mi sfiora il cuore che trepida un dio o un angelo

8

MADRE CELESTE

nel palpito di luce alta ti levi tu orifiamma tu stargate Madre dei derelitti – Avvocata

fa rivivere delacroix palpabile il Tuo implorare ai piedi della Croce

9

VISIONE

(ispirandomi a Borges)

una sequenza di figure ti sfila davanti tu ne afferri per la coda una quella che hai da sempre sognato

e proprio per averla scelta unica e irripetibile ti si fa sangue e respiro

sfociando nella luce

è l'aleph che cantò il poeta cieco

10

L'INSONDABILE

le pareidolie e l'occhieggiare del sole tra nuvole pigre

al crepuscolo degli anni la solita panchina ancora calda t'accoglie

insondabile il chi-siamo balenio saettante nella mente

11

PREGHIERA

(a Simone Weil)

nel sentire celeste – ginocchia piegate – il cuore vola alto

12

Deus absonditus

la vita è bella ed ogni nascita è dono e poesia ma il mondo è in mano al maligno che in efferatezze ha superato se stesso

da quando il Supremo gli ha dato carta bianca rientrando in sé

tu dici Dio ce ne scampi da patimenti e morte d'anima ma irreversibile la storia fa il suo corso prima che il fiume sfoci in mare aperto

prima che il Deus absonditus a noi si sveli in tutta la sua Gloria

13

Il mare ha tante voci

il mare ha tante voci di annegati di gabbiani sirene ha scatole nere sepolte

il mare è nel cuore di odisseo itaca è ancora lontana e

vi è chi ha mal di terra e narra ai nipitini di mostri marini e miti o realtà chissà dove vissute

forse in un'altra vita rimaste nella mente grumi di sogni

14

Rammendi

un'opera buona o una poesia rammendano gli strappi del cuore chiudendo antri di buio

l'abito logorato dagli anni abbisogna di attenzione e rattoppi

è una rete che più non trattiene i lucenti guizzi

15

Divagazioni sullo zero e sulla o

il nucleo l'anello l'uroboro due zeri abbracciati ti danno il simbolo dell'infinito puoi notare la vocale o di rimbaud gli ovali dell'ottocento la bocca spalancata nell'urlo di munch le bolle di sapone immagina gli occhielli delle forbici gli oblò simili allo zero o alla o

16

Il cuore senza voce

(di bimba sepolta da macerie)

sei parte di un cielo d'occhi

il cuore senza voce – bambola murata

a sognare librarsi d'ali

17

Se tendi oltre l'orizzonte

riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi

18

Angelo della volta

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

19

In veste d'angelo

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

20

Sogni

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

21

Memento

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

22

Di là

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

23

In te l'immenso

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

24

Dietro il velario

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

25

Penso dunque sono

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

26

Gli ultimi giorni

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

27

Kermesse

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

28

Solitudine

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

29

L'essere e il nulla

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

30

Visione

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

31

D'empiti

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

32

Mentori

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

33

Quasi estate

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

34

La ferita

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

35

Da quando la mano

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

36

Fogli-aquiloni

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

37

Assonanza

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

38

Fuori dall'ordinario

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

39

Dei miei detrattori

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

40

In questo giorno chiaro

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

41

Incanto

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

42

Dal nightmare

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

43

Che luce

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

44

Chi eravamo

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

45

L'indicibile parte di cielo

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

46

Alberi che camminano

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

47

Per poca fede

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

48

Riflesso

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

49

Fantasie (ipotesi dell'impossibile)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

50

Lavavo la veste

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

51

Anime ferite

(è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

  • rifacendomi a un verso di Gregory Corso

52

Anime che si cercano

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

53

L'infinito di noi

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

54

Intatto lo spirito

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

55

Con l'anima nuda

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?


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FELICE SERINO

POESIE

PROSPETTIVE

2024

1 Mare aperto

parvenza: “luogo” altro: il sogno che muove ondivaghi sensi

gesti evanescenti volteggi – voli

l'anima è un mare aperto

2 Il mare era una favola

“non vorrei più uscire da questa dimensione eppure basterebbe come altre volte stringere forte gli occhi e...”

ma voglia non ne avevo – poi giocoforza mi ritrovai quasi deluso nel mio letto

avevo lasciato un mare che era una favola un'immensa tavola imbandita per i gabbiani a frotte

3 Amo l'idea

più che amarla amo l'idea di lei

stato d'essere: che s'impregna di bellezza interiore

si ammanta di una luce affebrata mentre mi poggia la testa nell'incavo della spalla

e se combacia col mio pensiero mi chiedo

dove saremo domani

quando il mondo per noi sarà sparito

4 Il poeta

cavalli d'aria – virgola di fuoco il pensiero saettante: vederti un sansebastiano trafitto da strali della parola

5 Vita sommersa

in onde dell'inconscio si sdipana l'illusione ipnagogica e

nel gioco sempre inedito delle immagini emerge vita sommersa

come ombra che si rompe nell'acqua mossa

6 L'intima essenza

rifarti gli occhi davanti a foto che rispolverano anni di cui puoi dirti contento a voler fare un bilancio onesto

-non vasi di pandora-

ma per contraddizione stornare la realtà con l'immaginario ti sembra più congeniale: per lasciarti sfiorare

dal difficilmente percepibile

7 Delle vanità

I non hai mica visto la Madonna – se sei andato in estasi per uno scalmanato che si agita sul palco

-emulo sei sbavi per il successo

II “vedi tutto questo? sarà tuo se...” cogli l'intenso e breve l'offerta allettante – il “se” ti eccita lo temi

ah inganno del mondo che nasconde una mano nel sangue dei papaveri

8 I tuoi santi

corda tesa tra la bestia e l'angelo

scala al cielo per l'Assoluto

c'è sempre l'iconoclasta che

lascia osceni echi nel sangue

dileggiando i santi che tu Nina preghi incessante

9 Dismesso l'abito

(visione)

dismesso l'abito mi accompagnarono i cari estinti portatori di umiltà

non parole la bocca colma di luce

percorrendo la via per l'eliso non si toccava terra

10 Se tendi oltre l'orizzonte

luce letale per distrofici una grazia per altri e i gatti acciambellati nel sole

riserva novità la mattina se tendi oltre l'orizzonte lo sguardo assuefatto ai naufragi

Nota: chi è affetto da distrofia corneale ha problemi a vedere la luce.

11 Quale limite

(parla un intellettuale)

[a tutti gli oppressi dai regimi]

aveva appena letto che subito arricciarono il naso quelli che si conformano

all'ultimo verso uni sbieco incrociare di sguardi

aveva superato il limite? quale

forse della paura

candidamente parlava di libertà

quella che accende le stelle sopra un oceano d'amore sconfinato

12 Vite alternative

(s'affaccia la notte su vite alternative freudiana “via regia”)

nel balzo lucente della tigre trema la bellezza immaginata

(“La tigre” è una famosa poesia di William Blake)

13 La vergogna

serpeggia sinistra eco in un cielo stravolto mentre nel mondo esplodono sogni

dalle emittenti: scoperti nuovi orrori

la vergogna si è nascosta dietro i morti

14 La colpa

sono io quel ragazzo che scappò da casa con poche lire in tasca e un quaderno d'improbabili versi?

lo sono sì ma dopo sei decenni

non mi riconosco in lui se non nel sogno ricorrente che al mattino mi lascia il cuore stretto dall'angoscia

sarà un residuo di “colpa da espiare” per aver procurato un veleno sottile a chi bene mi voleva

15 Elucubrazioni

(l'anima ha le stimmate della vita)

la morte è un artiglio sulla pelle del cielo

la sperimenta questo corpo che ci è dato

(corpo dall'invisibile aura ravvolto nella bolla-anima)

16 Viaggi psichici

sospeso alle attese in dolci smarrimenti

hai dimestichezza con la morte

con la stessa naturalezza del tuo saperti eterno

17 Belle penne

“non sono poeta” -da altri già affermato- sì che belle penne hai visto superarti con tua ammirazione vera

graffiavi fogli riempiendoli di zampe di gallina

tanto meno eri poeta quando t'isolavi e all'ombra d'una quercia t'ispiravi seguendo alti voli

ah quelle velleità custodite nello scrigno del cuore

18 Essere

(ti vien detto di là nell'oltre ma è molto più vicino intimo)

farti nell'aria stretta virgola di cielo

essere che scalzi la morte

diminuirti - per espanderti

19 L'avversario

al principio fu l'inganno – da allora i cieli capovolti e la morte

chi ci rubò dal cuore la bellezza originaria?

nella cattedrale del sangue l'avversario gioca a scacchi dall'inizio del mondo

20 L'ultima parola

gli furono strappati tutti i figli come pezzi di carne -si è provati secondo il grado di sopportazione pungolati dappresso dallo strale del maligno- Giobbe il giusto lo fu allo stremo privato dei suoi beni ridotto a solo guscio grumo di dolore fino a che non implorò basta hai vinto è tua l'ultima parola Dio del cielo e degli abissi

21 Quanto amore

giunto il momento cosa ti porterai non suppellettili o libri ma l'amore che hai saputo dare

non quel lasciarsi vivere nell'approssimato sogno di un pesce rosso nell'acquario

22 Oltre stravolti cieli

(ecologica)

sconsolata la fauna s'aggira in cerca d'erba buona

chi dirà alla rondine smarrita non ci sono più primavere e alla cernia quello che ingozzi è rifiuto dell'uomo sconsiderato

questi cercherà oltre cieli stravolti nuove terre da violentare

23 L'anima tendeva

l'anima tendeva alle stelle quando tu Nina apparivi rosavestita stagliata contro un lembo di cielo

ti fermavi nella piazzetta e ti facevano festa i colombi planando sul mangime che spargevi

allora il tuo sorriso era una pasqua mentre il tempo aveva una sosta

24 Lazzaro

mi addormenterò in Te finché non mi chiamerai per nome

ora qui mi trovo un Lazzaro risvegliato da cento morti

sempre dalle crepe dei muri spunta un fiore

25 Nascita

più a nascere che a morire pensiero capovolto dal profondo in dormiveglia il girasole ebbro di luce dice vita e tu languida sul divano mi chiami per accostare il mio orecchio al tuo ventre rotondo

come un mondo

26 L'angelo

qui sei terra poca cosa carne e sangue in bilico sul ciglio della morte ti porti un anchise sulle spalle

“di là” l'angelo di luce che ti percorre silenzioso i precordi

verrà a unificartisi quel giorno che sentirai cantare le tue ossa

27 Un verso

un verso che mi arrivi solo uno dei tanti gettati nel cestino da un po' che non vengo illuminato sono anziano e ancora affamato di sogni (più non si dice vecchio)

i migliori versi vengono nella veneranda età – un esempio è ungà col suo “taccuino del vecchio” - quando la mente ancor giovane vibra sul pentagramma dei sogni

28 Colpo di sonno

sentirmi inclinare da un lato mentre davanti al pc “guardo” un film e per una strana associazione di idee pensare per fortuna non guido più

non per un colpo di sonno ma l'abbaglio rischio reale per il distrofico di andare fuori strada

29 L'oasi

conti sulle dita della tua vita le fasi ne rimpiangi la prima prima della luce

quando non distingui realtà da sogno e

da sotto le “palpebre” segui la barchetta di carta nel tuo cielo-mare amniotico

dove il tuo orizzonte è un'oasi da cui uscirai con un grido

30 Candido

ti senti come una barca nel bosco un marinaio col mal di terra

non sei di quelli che saltano la cavallina ti levi al canto del gallo un brodino a sera per scaldarti le ossa

una frase tagliente ti scivola addosso non sanguini

31 Il Sé

niente paura saremo rinati

(e il corpo? dismesso l'abito d'affanni)

abiteremo il posto primevo luogo-non-luogo dove l'altro è il Sé

32 In treno

gambe accavallate la bionda platino all'anziano vis-a-vis risveglia sopite voglie

alberi case fuggono via lo sferragliare induce sonnolenza

33 Immortalare

immortalare il momento – la foto è sfocata

immagine scivolata nel gorgo del tempo

così di te: appesa all'attimo dietro l'occhio un'ombra stampata

34 Malgrado tutto

cervelli vuoti a perdere si schiantano contro un albero o un palazzo facendo parkour malgrado tutto le piste da sci son sempre frequentate (non v'è manna senza ingegno d'uomo) i monti si vestono sempre meno di bianco l'uggia pervade anche il cuore lascia a desiderare il sorriso del sole

35 Il ciliegio

(in memoria di A.)

ad ogni morte c'è resurrezione

primavera: davanti casa il ciliegio è fiorito – tu aleggi sopra la tua morte apparente

36 Pilato

oggi Cristo potresti vederlo su un barcone tra gli emigranti o al valico di frontiera portando insieme a loro la croce

come in un sogno atroce vedrai pilato distogliere lo sguardo dalle purulente piaghe

ci si dovrà aspettare forse discendano “gli dei” su un mondo malato?

37 Mi attraversa il tempo

non ho difese alla luce porto occhiali scuri dormo poco e male

sempre più brevi le passeggiate

il tempo mi attraversa la testa che sperimenta nuovi voli pindarici

38 L'intoccabile

lo scoprono con le mani nella marmellata e ci si meraviglia se ha spalle ancora larghe lui intoccabile coi sacrosanti privilegi di cui godono i governanti stiamo lavorando dice usando il plurale maiestatis la poltrona quella non gliela sfilano da sotto la poltrona è sempre calda

39 Il viaggio

il soma è l'imbarcazione dell'anima in questo viaggio d'Odisseo

ulissidi lo siamo a solcare aperti mari

per approdare sulle rive del mistero di noi

in infinito espandersi nell'armonia dell'universo

40 Un ragno tesse

uscirai dalla vita con le ossa rotte dappresso ti sta l'ombra di serpe che agita il tuo sonno gli offri i tuoi passi da sonnambulo e il sudore di sangue emotivo dove un ragno tesse di versi una tela

41 Nuove ali

impastato di terra e sogno quest'essere scompensato

-gravezza di carne -invidia di voli

lo attendono nuove ali a solcare l'indicibile

42 Cinico

sospetti anche della tua ombra il tuo vagare cane di nebbia dove ti porta se rifiuti la mano tesa e al garbato gli dai “li mortacci” tu creatura di terra nell'ora estrema degnerai il cielo di uno sguardo?

43 Preghiera

(Padre Pio da Pietrelcina)

irrorami della rugiada del Tuo Spirito questo cuore martoriato

in una violacea alba di passione indegno mi prostro sgabello ai Tuoi piedi

44 Come saremo

immagina una luce di mille soli che è in te e tu nel Tutto

immagina: un' inconcepibile ma possibile ubiqua entità in un donarsi d'amore universale

e ancora proviamo ad immaginare Lui che ci rivolta come un guanto

45 Itaca

averle coperte le spalle le volte che ti giungono strali dall'alto dov'è assisa nemesi che proietta ombre di morte

t'abbeveri alla fonte della grazia sebbene non eviterai t'investano procelle negli anni prima d'intravedere l'itaca celeste

46 Nel mio cielo

le belle nuvole che vestono forme d'animali i cari animali d'acqua terra e cielo i cumuli i nembi io li vedevo nel mio cielo con occhi innocenti lassù incantati immaginando quella la sede del paradiso

47 Allumare

il non detto esplicito tocca più del dire – dal profondo un allumare

(il sasso gettato dal capriccio della musa apre cerchi nel lago dello spirito)

48 Proiezioni

proiezioni del Suo pensiero siamo vaganti tra realtà e sogno – in cerca d'un'isola felice – viaggio nell'infinito di noi

isole noi stessi – pure ognuno anello d'una catena senza inizio e fine

49 Cuore aperto

pagina aperta cuore aperto: la poesia ? di tutti

la parola spira col vento -vento di luce-

espone la sua ferita creaturale

50 Domani credi giungerà

come canta vasco a questa vita non sai dare un senso domani credi giungerà un come un quando

all'alba le finestre avranno occhi nuovi per la meraviglia espansa nella misterica luce

51 Come il seme

domandarci se siamo bolo di questa vita

o come ungarettiane foglie

o semmai ci troviamo a galleggiare sulla superficie di un sogno

un chiederci qui disorientati — mentre

come il seme nella terra ci si aspetta di nascere alla luce

52 L'approccio

ai primi tentativi tremavo come una foglia la vocina mi diceva buttati anche a rischio di una sberla ma se usi le buone maniere (te le avranno pure insegnate) sta di fatto che ogni volta mi bloccavo — poi negli anni mi emancipai e oggi mi viene da ridere mi spiegò a suo tempo un'astrologa che la causa era una brutta opposizione venere-giove prima e settima casa già alla nascita e che coi transiti di là a breve veniva a sciogliersi

53 Fedeltà alla vita

(ad Aleksandr Solþenicyn)

fatti per la meraviglia la tenerezza l'amore

alla gerarchia e all'odio opponiamo il tuo j'accuse in virgole di fuoco

una vita fedele alla vita -allodola trafitta-

54 In ondivago esistere

impregnato di Spirito Santo mi specchio nella città eterna in ondivago esistere del sogno

55 Silenzi d'acque

silenzi d'acque - langue la luce -

e smemora

un grande lenzuolo avvolge gli alberi le case


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FELICE SERINO

POESIE

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

...........................................................

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte

...........................................................

DIETRO IL VELARIO (2021)

279

AVEVO IN MENTE UNA POESIA

stamattina avevo in mente una poesia stasera non ricordo più nemmeno un verso

ho lasciato il foglio bianco con flebili echi d'un mezzo secolo e

ora rammento solo una pioggia di luce di stelle sopra il letto e il caldo abbraccio di lei

sullo schermo della mente un vissuto che sembra ieri

280

ASPETTATIVE

vestono il rosso della passione le svolte del cuore

un volo alto è richiamo di aspettative in divenire in un mondo devastato

281

SENZA TITOLO

sono malato d'azzurro

sarò putrefazione? non “io” certo ma questo involucro che indosso

mi abita un luogo-non-luogo e sono invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!– corteggerò le miriadi di stelle che hai posto nel cielo e

sarò sgabello ai Tuoi piedi

282

LA BEFFA

ho sognato che fiammelle erano le dita che benedicevano del santo protettore di quel luogo impronunciabile lo portavano in processione il santo lungo la strada stretta in discesa qualcuno cedette la statua finì in pezzi l'ultima beffa le armi che portavano addosso

283

UN BUCO NEL CUORE

lasciammo l'intima essenza nella dimora dell'eterno

relativi sogniamo epifanie di voli – ed è un buco nel cuore la bellezza mancata

284

SCOPIAZZARE

meschino espediente -parole d'altri potrebbero rivoltartisi contro come jene

cosa risulterebbe infine? una poesia non-poesia - né carne né pesce

nemmeno cercarla devi tra parole vaganti nel sangue sarà lei disponibile quando meno te lo aspetti

285

DETRATTORI

non si può fermare lo sbocciare della rosa se vuol dischiudersi anche nel gelo nuda disarmante

contro i detrattori di bellezza – che

splendenza emana e armonia

286

NELLA FINE L'INIZIO

(a Tiziano Terzani)

riconoscere nella fine l'inzio – di questa vita il negativo o rovescio

in quel tempo non trovarsi -ahinoi- ubriachi di mondo

287

PER UN RICAMBIO D'ALI

Lui ci culla sul mare della misericordia della sua carezza di madre noi siamo indegni

manda a noi abbrutiti l'angelo per un ricambio d'ali

ma l'impulso icariano è brivido che corre nelle vene del cielo

288

DI NOI

di noi mostriamo esigua vita più l'esteriore che quella che ferve nel sangue

i viaggi mentali i sogni mistero ch'è appannaggio di proprietà esclusiva

-la testa reclina il nostro fido ci guarda attento come cogliesse pensieri

289

IL VINO

il vino del vangelo è quello delle vene aperte su cui si posero labbra di madre

prima che il cielo si oscuri prima della fine del tempo

“bevete tutti da questo calice di sangue”

290

PRIMA LUCE

i sessi unificati vestiranno la grazia angelicata

quella della prima luce

291

L'ALTEREGO

il soffitto ti si fa cielo nel pregare angeli ti scendono nel sangue

quando ancora ieri abbrutito covavi rancori verso te stesso e il mondo

amore era parola vuota: eccoti ora specchiato nel tuo doppelganger

che ogni volta annega nel lago della sua spocchia

292

ALLA STAZIONE

nell'intravedersi da lontano agitare festosi le braccia

come volersi levare nell'aria – uccelli di passo

293

SI SPERA

si spera che la morte ci trovi vivi parafrasando un celebre detto di marchesi: si spera: ché l'uomo spesso è al di sotto della bestia (erode/erede della svastica) a voler oscurare la notte della Nascita -mentre il mondo continua a girare in tondo senza un fine catartico

294

IL LUOGO ACCANTO

dovevo immaginarlo nulla di cambiato è solo il “luogo” accanto dove ci si trova trasparenti

come mi sono visto in sogno una volta nell'altra vita

295

AI PIEDI DELLA NOTTE

un nodo d'inquietudine sospesa si scioglie ai piedi della notte sotto una luna ammiccante l'amore è come l'ansimare del mare s'abbevera del sangue delle stelle aduna in sé il sentimento del tempo vòlto dove è dolce la luce

296

ANGELO DELLA VOLTA

benevolo mi eri novenne o giù di lì ché dalla volta mi dettavi parole di luce per poesie rimaste nell'aria

indicibili voci erano d'un oltretempo ove si schiude tremulo il fiore che porto in me d'eterno

297

IN VESTE D'ANGELO

l'atto dello scrivere è stato di trance: esci dal soma e ti cali nell'immaginario

che in veste d'angelo una lanterna ti presta per i fonemi

298

SOGNI

ti sei visto ancor giovane più d'una volta esibirti in acrobazie per i soli suoi occhi (lei sull'amaca capelli di grano) o le volte prendere treni in corsa o librarti contro il soffitto o disfarsi la carne fino allo scheletro

-è la sola mente che crea un oltretempo

gioco iperbolico quella volta che nel “luogo accanto” Ungà ti fece un cenno per dirti questa poesia la puoi migliorare

299

MEMENTO

bau e miao la parola gliela leggi negli occhi ma come tutto il regno animale essi non si affacciano sulla loro morte a cogliere il proprio limite

(forse nel dopo si è quel che si fa e si pensa - e dunque rispettiamo le creature viventi inconsapevoli – occhi di stelle)

300

DI LA'

“di là un qualcosa ci sarà” - “qualcosa” dici? non basterebbe lo elevassi all'infinito o meglio: è un infinito dilatarsi – immagina

quel che si dice Assoluto: non vi sono porte da aprire né privacy né pass da nascondere non tracce da seguire – impossibile perdersi

e ancora: è un compenetrarsi di eterei corpi – dove il virtuale/appendice dell'uomo è un sogno senza coda

301

ANIME FERITE

( è boomerang nell'ordine cosmico il male e il bene che si fa)

raccoglie il Signore le anime ferite col mestolo della compassione *

laddove non si smorzano striduli echi a insanguinare il vento

*rifacendomi a un verso di Gregory Corso

302

IN TE L'IMMENSO

quest'allumare d'anima che senti come vastità di rifiorite rive

questo accogliere in te l'immenso

oltre l'esilio di carne franta

303

DIETRO IL VELARIO

che siamo -

un fremito – come quello che avvertì il primo uomo – in questo volteggiare d'anime erranti

maschere in una pantomima -

dietro il velario dove s'apre il grido della bellezza ferita

riconoscersi

304

PENSO DUNQUE SONO

sono pensiero: ché pensare non è soggetto al soma non un organo altro è la mente

lei è ariosa bramosa di voli in quella sequenza di figure quando la nuvola scherza col vento

305

GLI ULTIMI GIORNI

essere di pietra – per sopprimere quell' urlo chiuso nelle ossa

“lasciare che i morti seppelliscano i morti”

no non ci sarà più tempo per piangere:

già vedi come funereo lenzuolo penzolare il male dall'alto ramo

306

KERMESSE

marzo le strade ammantate di coriandoli -magia per i bimbi si è un po' bambini anche noi sbizzarrirsi in maschere da folletto il gattino col fiocchetto la ottantenne con un palmo di belletto l'apparenza è sovrana il gusto è g(i)usto truccarsi in bruttezza è bello

307

SOLITUDINE

livido cielo è l'ora del crepuscolo il vecchio spalle curve bavero alzato col suo dolore imbavagliato lascia la panchina – se lo farà un bilancio tornando verso casa? sguardo svuotato ha lasciato pezzi di cielo: solo con l'affetto dei gatti (ci divide la cena) le frequenti notti bianche conta le ombre sul soffitto che assumono sembianze strane

308

L'ESSERE E IL NULLA

“credo nella resurrezione della carne”

pensa all'essere impermanente ma anche che l' “essere” non cade nel nulla

l'esistere è da sempre

pensi: ed è già essere per sempre

l'essere può frangersi in un gioco di specchi ma non cadere nel nulla

il nulla non esiste

309

VISIONE

neanche il tempo di pensarlo e ti ritrovi immerso in fondo all'oceano lotte sanguinose avvengono tra pesci di grandi dimensioni quelli minuti sembrano sorriderti la triglia ti fa l'occhiolino la supremazia è la regola negli abissi dell'oceano come avviene in superficie con gli umani tra pesci piccoli e grandi

310

D'EMPITI

di fonemi indiarsi

d'empiti

a capriolare nell'aria presenze

ancora in fieri in ondivago sogno

311

MENTORI

ledi armonia se nel voltarti chiedi vaticini agli iperurani

mentori della volta celeste dal volto rasserenante

312

QUASI ESTATE

sole ad asciugare le ossa e i panni in un'ora

il vecchio sofferente aspetta il sole della morte

giocano bambini alle giostre sotto l'occhio vigile

non si può morire in giorni come questi: non ti aspetti

che il criminale si svegli al mattino e inneschi la bomba nel nome di un dio

313

LA FERITA

si è assuefatti impermeabili ad ogni evento il più cruento asettica aria asseconda un vuoto di umori non fosse per il grido della pianta alla radice la sua ferita bianca

314

DA QUANDO LA MANO

tra fiammate d'odio disumanante aggriccia il cuore del mondo

da quando la mano di caino si levò e fu un rovinio di cieli continua a splendere il sole su acroteri del nulla e l'uomo a vestire simulacri

si grida alla giustizia mentre il piatto della bilancia pende per la vergogna dell'homo sapiens

315

FOGLI-AQUILONI

impregnati dell'humus dell'estro del vasto respiro di cielo svolazzano s'impennano appena liberati dall'artefice dei versi -suoi non più suoi- a volerli divulgare per il mondo

316

ASSONANZA

dov'è resettata da ogni ammennicolo la mente lì è itaca del cuore

vi è assonanza coi tuoi morti risaliti dal mare a custodirti

317

FUORI DALL'ORDINARIO

la realtà non è da sé è la mente che la crea asseriscono alcuni illuminati

va da sé che ti stimolano pensieri fuori dall'ordinario

mentre un gabbiano ti fa il verso sorvolando l'immaginario orizzonte

318

DEI MIEI DETRATTORI

(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)

lasciai alla terra il corpo-zavorra da cui forse con sollievo mi trassi

se sia ala d'angelo a coprirmi il disonore -si dirà- ora che s'una misera tomba s'accanisce dei miei detrattori il ghigno feroce e lo sputo

319

ANIME CHE SI CERCANO

(ispirandomi a Borges e Pessoa)

anime che si cercano vestite di apparenza siamo: forme passeggere

giriamo in tondo senza mai trovare il centro

lontani da noi siamo

sulla pagina del cielo una mano d'aria scrive di noi e delle nuvole

320

IN QUESTO GIORNO CHIARO

(25 aprile)

s'estende a macchia di leopardo il tuo palpito rosso su campi a maggese a perdita d'occhio

libertà è un'apertura di vento in questo giorno chiaro senza sconti

321

INCANTO

i dolci animali d'acqua terra e cielo a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole nel mare del cielo un tonno guizzante assume sembianze sull'onda lucente il bimbo sogna guardando estasiato ippogrifi e delfini in lenta sequenza pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie

322

DAL NIGHTMARE

uscire di forza dal nightmare bucando l'aria -

la riuscita se in parte è già tanto: trovarsi

nel letto della vecchia casa d'infanzia

sogno dentro il sogno

323

L'INFINITO DI NOI

dentro di noi siamo un infinito ma confuso: una “finita infinità” per dirla con la dickinson

percepiamo a tratti andiamo come ciechi – vediamo

“per speculum in aenigmate”

e ci sogniamo

324

INTATTO LO SPIRITO

ho ripreso in mano le poesie giovanili alcune rifatte altre modificate con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

325

CHE LUCE

che luce bagnerà i nostri morti – che amore – se l'uno nell'altro si specchieranno – se si sogneranno: ti chiedi

se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':

“mangiate di me e non avrete più fame”

326

CHI ERAVAMO

enigma la vita siamo non siamo

chi eravamo: dimenticato – solo

incarnata nostalgia restiamo

della bellezza sulla fronte del giorno

l'urlo del fiore immarcescibile nella luce

327

L'INDICIBILE PARTE DI CIELO

indicibile la parte di cielo ch'è in te e ignori

basta che solo un verso o poche note ti richiamino a una strana forza interiore:

e cessi di sentirti mortale

328

ALBERI CHE CAMMINANO

il cieco della parabola vide quel giorno allucinate figure uomini a forma d'alberi che camminano

(anche se oggi quasi nessuno li “vede”: santi di questo tempo)

329

CON L'ANIMA NUDA

con l'anima nuda o corpo etereo lei mi vedrà

mi attraverserà l'aria

senza scheletri nell'armadio nella nudità che siamo di me altra “visione” avrà?

e io di lei?

ci ritroveremo asessuati angeli? ci accoglierà pienezza?

330

PER POCA FEDE

vertigine dei giorni vuoti - ci si trova appesi ad una fune se apriamo la cerniera della notte

il tempo ci volgerà le spalle per non esserci fidati abbastanza

e la luce non ci conoscerà

331

RIFLESSO

(il soma: “appendice” del cielo)

siamo solo pensiero non espanso

frammento della Mente che crea universi-mondi

(riflesso questa vita che si guarda vivere:

un mondo in un altro)

332

FANTASIE (IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE)

la vita

un giorno puoi sentirti come un marinaio col mal di terra

e il giorno dopo trovarti ad annegare in mezzo metro d'acqua

333

LAVAVO LA VESTE

trovai ch'erano fastidiose mosche ronzanti nella luce della preghiera

a non dar peso imparai dopo lacrime e sangue

lavavo la veste invischiata nelle panie della notte


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Lucinda Williams - West (2007)


immagine

West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.


Ascolta: album.link/i/1440786535



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Lucinda Williams - West (2007)


immagine

West è l'ottavo album in studio della cantautrice statunitense Lucinda Williams, pubblicato il 13 febbraio 2007 dalla Lost Highway Records. L'album ha debuttato al numero 14 della Billboard 200, vendendo circa 57.000 copie quella settimana. Secondo Nielsen SoundScan, l'album aveva venduto 250.000 copie negli Stati Uniti entro ottobre 2008. Il brano “Are You Alright?” è stato utilizzato nelle scene finali di un episodio di Dr. House (“Fetal Position”), trasmesso per la prima volta il 3 aprile 2007. È apparso anche nel quarto episodio della serie HBO True Detective, trasmesso per la prima volta il 9 febbraio 2014. Il brano “Rescue” è stato utilizzato in un episodio della prima stagione di Brothers and Sisters (episodio 18, trasmesso per la prima volta l'8 aprile 2007). Il brano “Come On” è valso a Williams due nomination ai Grammy Award nel 2008: Miglior interpretazione vocale rock solista e Miglior canzone rock. Entrambi i premi sono andati a Bruce Springsteen per “Radio Nowhere”. Il brano “Unsuffer Me” è stato inserito nei titoli di coda del film del 2022 All the Beauty and the Bloodshed.


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Lavoro povero. Povero lavoro!


Esistono solo tre modi per distribuire la ricchezza:

  • lavoro pagato adeguatamente
  • tasse pagate da tutti
  • sussidi ai più poveri

Potrei anche finire qua il post. Basta essere minimamente informati e non ancora imbesuiti dalle fake, dai social e dai reality, o non essere in totale malafede, per sapere quanto questi tre strumenti fondamentali per ogni società, in Italia siano maltrattati, demoliti, demonizzati, ignorati.

Quelli poco o niente informati, a cui piace ripetere come ebeti le menzogne dei legaioli e dei neofascisti ultra-liberisti, si sono anche bevuti la favola che la lotta di classe non esiste più, che è roba del passato, così sono andati a votare per gli stessi partiti votati dai loro padroni, quelli della Confindustria.

E magari rientrano in quel 15% dei contribuenti che paga il 64% di tutte le tasse incassate dallo Stato, oppure la loro famiglia fa parte del 23,1% di famiglie a rischio povertà e esclusione sociale, o ancora appartengono al 9% di lavoratori a tempo pieno (+0,3% rispetto al 2023) a rischio povertà. Mi sa che qualcuno ha sbagliato a votare. Che siano stati i padroni?

Lo sanno anche i sassi ormai: i nostri salari sono scesi del 2,9% negli ultimi 30 anni, in tutti gli altri Paesi UE sono saliti con tassi a due cifre. Lo ha certificato l'OCSE. Il tasso di occupazione in Italia nel 2024 è stato del 61,5%, mentre la media UE è del 70,3%. Il divario Italia/UE dell'occupazione femminile (53%) è dell'11%, dell'occupazione maschile (70%) del 6,5%.

ISTAT e Federcontribuenti ci dicono che un italiano su due ha un reddito netto inferiore a 1.100 euro al mese. Il 18% dei lavoratori ha un contratto part-time, il 58% di questi sono part-time involontari. Il doppio rispetto alla media europea. Addirittura il 70% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time involontario. Nel 2024 il 38% delle assunzioni è stato con contratto part-time.Siamo un Paese fondato sul lavoro povero e sul part-time.

In Italia esistono quasi 800 contratti di categoria. La stragrande maggioranza dei quali non è altro che sfruttamento legalizzato. Lo sfruttamento da parte dei prenditori italiani, incentivato dalle leggi, è la norma, l'unica norma meticolosamente rispettata nel nostro Paese.

Il solo fattore con cui le nostre imprese riescono a competere (male) sul mercato è il basso salario dei lavoratori. Altro che Cina. Di innovazione di prodotto e di processo non se ne parla nemmeno. Formazione e aggiornamento dei lavoratori sono una bestemmia. La sicurezza sul lavoro è un intralcio fastidioso e costoso.

La produttività italiana è tra le più basse d'Europa, ma le ore lavorate tra le più alte: 1580 ore/anno per lavoratore. In Francia lavorano 90 ore in meno, in Germania 230 ore in meno ma hanno il 25% in più di produttività.

Ed ecco il paradosso, in realtà soltanto apparente: negli ultimi anni la crescita del PIL italiano è stata dello 0 virgola (vale a dire stagnazione), ma il tasso di occupazione, o meglio il numero degli occupati (si conta chi lavora almeno 2 ore/settimana) è aumentato sensibilmente.

I motivi del paradosso più occupazione senza PIL sono diversi, ma i principali sono abbastanza semplici e intuitivi:

  • la maggiore occupazione è per posti di lavoro a basso valore aggiunto. Cioè lavori meno qualificati, poco produttivi e mal pagati: lavoro domestico, turismo, logistica, delivery, agricoltura, ecc.
  • la scarsissima propensione a innovare prodotti e processi fa sì che le aziende italiane preferiscano fare svolgere ai lavoratori (manualmente o semi-manualmente) lavori semplici e ripetitivi che dovrebbero fare le macchine già da parecchio tempo, se solo le comprassero.
  • la maggior parte di nuovi posti di lavoro è legata a contratti a orario ridotto involontari, o addirittura a chiamata e voucher. Contratti che non possono certo portare una corrispondente crescita di ricchezza, di PIL.

Il PIL. Questo indice anacronistico (risale agli anni '30 del 1900) e oggi inadeguato con cui si pretende di misurare non solo la ricchezza di un Paese ma anche il suo livello di benessere. Eppure ne sono già stati elaborati di più precisi e moderni da un pezzo: l'indice di Gini, il GPI (Genuine Progress Indicator), il BLI (Better Life Index), il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Ma non vengono mai citati da nessuno, qualche volta solo il Gini.

Basta così, è fin troppo chiaro. Si sa di chi è la colpa di tutti i nostri mali e si sa anche che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo bloccare le frontiere, alzare muri, lasciare affondare barconi e finanziare lager oltremare, perché la colpa di tutto è degli immigrati!

Now playing:“The Carpet Crawlers”The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis – 1974


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FELICE SERINO

POESIE

MARE APERTO

(2021)

197

ORIONE

da tempo i libri di mitologia sono soppiantati dai videogiochi - negli occhi dei ragazzi non più l'incantesimo di un cielo percorso dal Carro celeste e da Orione -che annaspa in un mare nero seppia

198

M' INDUCEVA L'ESTRO

poeti si nasce? – non sapevo d' esserlo quando m' induceva l' estro a scribacchiare su carta da zucchero e alzavo gli occhi al cielo per un gioiello da carpire al divino

199

LAGHI DI MISTERO

ombre stampate – ombre a vestire figure passeggere

luce degli occhi ai primordi -ritagliata nel blucielo – ove

immergersi in laghi di mistero

200

CONGETTURE

più che terra mi dico un cielo in frammenti il sogno e la ferita

siamo

più in su quel levarsi dell' onda che ci avvolge il punto zenitale della luce

201

MARE APERTO

ho un “posto” dove andare -che mi aspetta- a cui fanno eco non sirene ma aneliti dove nella morte apparente spasima la composizione della luce

ho un luogo che mi aspetta: come andare in mare aperto con la bussola del cuore

202

COME ENTRARE NEL DIPINTO

cavalcare onde irrazionali di nonsense onirici come entrare nel dipinto e vedere da una nuova angolazione ri-creata dall' occhio il confondersi del sangue coi colori

203

ALZHEIMER

la memoria s' è addormentata nell' anima - la memoria che come un fuoco inestinguibile ti faceva dire io sono

ora non sai più chi sei e perdi la strada di casa

giorni e notti attraversano le tue ossa e la tua voce si è rotta nel vento

e se al mattino tì sporgi dietro i vetri è per vedere solo ombre o fantasmi come in un sogno ininterrotto

204

ISPIRAZIONE

cos' è l' ispirazione se non un qualcosa che urge nel sangue prima di vedere la luce

una folata di vento e sei il vento una vampata di fuoco e sei il fuoco -con spasimi d' anima vivi le cose

parole come lacrime cadono dagli occhi della mente solo qualcuna preziosa si posa ai piedi dell' angelo

sul bianco immacolato del foglio

205

ANELITO

(sfogliando Salgari)

quella porta che apri sull'infanzia ha gli echi del mare e il caldo rovente di scogliera che ricorda il tuo passo inquieto ribelle i tumulti del sangue

resiliente come l' insonnia della vela per il buonvento

206

LA VITA SCORRE

la vita scorre e quel senso sempre del fugace in ogni cosa

ma il mare il mare è nel cuore di Odisseo che si interroga a specchio del cielo

l'uomo è per la meraviglia

207

OLTRE IL VISIBILE

anima siamo con un corpo frale

la beltà è fiamma sotto la cenere:

di là dal visibile a dircelo è il cuore dove discreto l' angelo ci affianca

208

PAESAGGI INTERIORI

tu dici la vita è della morte vita che indossi che mastichi e ti mastica

la chiave o il rovescio -sai- è quella “vita fedele alla vita” – ad aprirti

paesaggi interiori ritagliandoti uno spicchio di cielo

209

L' ETA' SPAVALDA

il volo degli aeroplanini con su scritte indecenze o un candido complimento e la destinataria avvampa dal primo banco c' è chi lascia cadere la penna per guardare le mutandine della prof poi fuori come scalmanati allo squillo della campanella e ahi ci scappa l'occhio pesto innato senso di rivalità tra bulli per una bocca di rosa

210

NONSENSE

il pensiero allucinato ti apre varchi daliniani di nonsense

anche la tua figura si deforma come gli orologi molli

e il cuore si libra sul fiato del dove e del quando

211

IN INFINITO ESPANDERTI

(a Gabriele Galloni)

ti vedo con fare garbato rivolgerti ai morti tu che anzitempo sei dei loro sei come loro tu che ne scrivevi chiedendoti “in che luce cadranno”

tu cuore amante dell' ignoto alla sua riva in infinito espanderti

(tra virgolette il titolo di una sua opera – 2018, RP)

212

NON SEI DEI LORO

nel chiuso della stanza o di pomeriggio nel sole da un po' ti sorprendono a parlare coi morti – questi non tornano e tu non sei dei loro -ancora-

sono spirito (ma di essi poco si sa) -ubiqui ti leggono il pensiero e a volte giocano con le nuvole – quando nelle tue pareidolie ti pare ravvisarli

213

LUNGO UN FIUME D'ECHI

quel che accade “deve” accadere? stabilito dall'alto o da occulta trama? e il libero arbitrio allora: è al 50? al 30?

vestiamo le possibilità le decisioni sofferte tra gorghi del sangue

sarà un caso ma trovarci di qua della strada invece che di là potrebbe ribaltarci la vita!

siamo tenui fiammelle lungo un fiume d' echi

(“caso” o quella definita “sincronicità” junghiana)

214

CONDONO

“condono” dici? se era massacrato – una maschera di sangue la persona: un solo grande urlo

guerriglia urbana - la pelle rischiano gl' inviati del tg tra lacrimogeni e manganelli che fendono l' aria

abuso di potere: come vuoi chiamarlo -un nuovo caso Cucchi come tanti altri cristi in croce

215

UTOPIA

presi in un giro mortale lasciare tra le mani trascorrere le ombre della sera

utopia raccogliere i frammenti di una vita in un numerabile infinito

(primo verso: parafrasando Ungaretti)

216

L'INFERNO

(mala tempora ed è belzebù a guidare la danza)

l'inferno è sulla terra è l' uomo stesso a crearselo da quando caino alzò la mano sul fratello da quando fiammate di odio aizzano popolo contro popolo per la supremazia di nazioni e nascono come funghi velenosi nuovi satrapi

(le vittime a migliaia le raccoglie Dio nelle sue braccia - giammai può il suo Amore contenere l' inferno)

esso è in terra se vedi annegare negli acquitrini la bellezza

217

PER UNA VOLTA

(quasi una preghiera)

volesse il cielo una volta mi conducesse il mio angelo e in una visione ipnagogica sentirei il mio sangue espandersi ai quattro lati della terra a forma d' una grande croce

sentirei allora esplodermi il cuore in tanti frammenti d' amore

ma sono un peccatore

218

A VOI MORTI

mi rivolgo a voi morti usciti dalla morte voi non più in morte-vita vivi ben più che i vivi

siete in noi e in nessun luogo lontanissimi e vicini

lungi da voi ripercorrere i meandri della memoria perdervi e ritrovarvi e ancora perdervi nei dedali delle passioni fuggevoli

è l' atavico sangue a dire “sono” - è ritorno all'origine: come nella prima luce

219

L' INCONOSCIUTO

vertigine dei numeri all' infinito

tanto più che i granelli di sabbia

così gli universi le miriadi di mondi

l' aleph: il punto inconosciuto dove Dio li vide specchiati nel Suo Sogno

220

LE PAROLE NON DORMONO

le parole non dormono cercano il loro sangue incessanti si affacciano alle finestre degli occhi

nude presenze emerse dal fondo dove è coro di voci che sanguina in luce

221

IL VIAGGIO

vedi aleggiare il tuo soma d' aria a varcare confini di mistero

ulisside su rifiorite rive d' un' itaca celeste

222

MATTINO

nello specchio del comò si guarda una luna sghemba – prima di dissolversi

indugiano nel sangue sfilacciati sogni - si attende supini mano nella mano che cresca la luce

e c' inondi col suo buongiorno


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FELICE SERINO

POESIE

ASSONANZE (2021)

223

PIETRA DI SOLE

scintilla il sogno sopra la vita ondivaga

luce affebrata accompagna questo scorcio d' anni

nel meriggiare ti accoglie una pietra calda di sole

224

NEL SUO SEGRETO

non senti il grido della terra? la natura si rivolta araba fenice la sacralità della vita violata è intatta

non è la notte del mondo

la rosa ha in sé nel suo segreto la bellezza

225

SECONDA VITA

all'alba svaniscono i sogni? o sono parte di noi insediati nell' intime fibre come una seconda vita disincarnata?

attori-spettatori secondo la “via regia” trovarsi alla stazione o in riva a un mare cristallino -déjà-vu che ricorrono in placida naturalezza

via regia: definizione di Freud del sogno

226

I POTENTI

“beato chi pratica la giustizia”: i potenti voltano la faccia i potenti operano al buio non sopportano la luce che li acceca ogni opera buona di chi è troppo “umano” è sasso d' inciampo i potenti dileggiano chi osa parlare d' amor fraterno al grido del povero prostituito alla vita oppongono un ghigno feroce

227

LE PAROLE

imbastire dei versi e renderli appetibili? suvvia non cercarli attendi che vengano a te come in sogno propiziatorie parole neo-nate dal sangue emerse in luce

228

L' APPAGAMENTO

(visione)

ti accoglie un mare di luce e sei come appagato di tutto tu essendo tutto nel Tutto ti si apre lo sguardo su infinite dolcezze mai sognate nemmeno in alveo materno la trasparenza del cuore ecco librarsi sulle corde del fanciullo luminoso

229

NATALE PRAGHESE

(da una omelia)

la maestra imprigionata la verità bendata -macché! tutte fantasie! -Gesù bambino non esiste!

di qui il tumultuare in crescendo di quei piccoli cuori:

e a quelli -i miscredenti- sarà stato negato l' abbaglio di luce che avvolgeva

le anime innocenti

quando esse chiamarono all' unisono il Verbo incarnato

230

LA VITA SI GUARDA

la vita si guarda vivere specchiata essendo dell' Oltre il suo rovescio

solo apparire – geme la natura: non senti le doglie del parto?

231

INCANTAMENTO

sorprendete sempre voi palpiti mutati in versi se il cuore ha un balzo per una metafora felice

come quando il bambino gli occhi ridenti spalanca per la novità delle ciliege appese alle orecchie

232

FEMMINICIDIO

tempo di ribollir del sangue e cielo e terra si tingono di rosso l'abbaglio della lama tra la folla impossibile sfuggire ai fendenti ciechi

l' attimo dopo lui è rivoltato in sé -non più lo stesso- nel proprio tragico buio

233

SENTO QUALCOSA IN ME

sento qualcosa in me che non è di questo mondo mi trapassano gli strali delle convenzioni ma nella curva degli occhi tremano frammenti di stelle – stimolo la mia innocua follia nel segreto degli specchi dove ali d' angeli leniscono l' ebrietà del sangue

234

L' INGANNO

-che vuoi da noi? -sei venuto a rovinarci?

vedono i loro progetti mondani contrastati da quest' uomo che si dice dio

le sottigliezze dello spirito maligno si attivano dal primo uomo e continuano a infierire con danni irreparabili

-che vuoi da noi?

il male lo credono il bene in quella loro cecità

235

DI LUCE E SOMMESSI GRIDI

è quasi fatta tutta in dormiveglia come nella testa una musica – poi da eliminare i nonsense o addomesticarli vestirli ché diano colore

emergono i fonèmi dal fondo tu li prendi di slancio e sono gonfi di luce e sommessi gridi

236

CHISSA' DOVE SEI

abbracci avvolgono il cuscino gioca un raggio di luna tra i tuoi capelli ti guardo dormire – penso chissà “dove” sei ora

tu che ami i viaggi interstellari tu immersa in un senzatempo d' esagoni e sfere

(ultimo verso: ispirato a J. L. Borges)

237

L'ISPIRATRICE

dopo forse più d' un migliaio dettate dall'alto o dal profondo di te ti chiedi se a crearle non sia stato un altro e non tu: specie delle più datate non riconosci la mano

l'ispiratrice vagheggia nella testa in auto per strada o si nasconde tra le pieghe del divano e nei momenti più inattesi ti dà la mano

stornando uno scialbo esistere

238

DAMMI CUORE (PREGHIERA)

dammi ancora tempo tempo per sognare altre vite tempo per arcobaleni e luce e voli

e che io fedele sia alla verità

alla fine dei giorni che non debba vergognarmi di me

dammi altro tempo – dammi dolore per gli ultimi dammi cuore per gli ultimi

239

L'ALBERO

l'abbraccio è scala al cielo l'albero che si sente abbracciato ti è grato con la sua ombra nel rinvigorire nell'incipiente primavera

è casa degli uccelli che sentono anch'essi il fraterno “contatto” -sei nella natura tutta che freme di vita

240

DIVAGANDO

senza pentimento strappai le poesie giovanili -sarà capitato a tanti- altre poi ripudiate

pezzetti di versi continuano a svolazzare farfalle nell' aria nuove poesie germogliano come alberi o fiori

241

NELL'ARMADIO 2

l'altro giorno nell'armadio non trovai uno scheletro ma in una giacca appesa da anni un foglietto con alcuni versi scritti in grafia minuta

li avevo nelle stanze della mente dapprima cullati poi un po' persi un po' ripresi

vi vedevo le vele del sogno andare su mari aperti ulissidi cotti dal sole legati a canti di sirene mogli a tessere tele all' infinito

e molto altro: visioni dissolte nel nulla

chissà quei versi avessero preso forma ne sarebbe uscita una piccola perla

no – diciamo una cosa decente ad essere onesti

242

NELL'INCERTA LUCE

nel sangue degli echi i tuoi franti aneliti le cicatrici di luna e il rosso grido delle estati che non vogliono morire

le pieghe dei ricordi a vestire sorrisi di sole

ora galleggi in questo brusio di vita mentre una vecchia pietra ti accoglie ancora calda di quel sole che lento annega

e ti attardi nell' incerta luce

243

RELATIVO

dall'apparire dello 'strisciante' inganno convenzioni lussuria i pilastri del mondo

relativo il tempo come il soma come la morte (il morire: una scrematura)

non del mondo l'Assoluto -che è vita nascosta

244

VISIONE

siamo mare aperto espandersi dei sensi in onde di luce

la nostra stella custodisce i vergini sogni

245

SIESTA

(barlume di ispirazione)

quel che resta nella mente dopo il dormiveglia non è che balenìo o nulla

tale presentire ha l' accortezza di non immediato svelarsi: resta nel limbo

sgusciante si cela tra pieghe del divano la voce della tivù rimasta accesa lo disorienta

246

UN GIORNO SENZA TEMPO

quando stavo per “andarmene” sentii tirarmi per i piedi

io nel sogno io sogno criptato

un giorno senza tempo nella meridiana di sole

ero tra gli angeli e i morti

247

CENERI E KRONOS

ti parrebbe certo fuori luogo durante un lauto pranzo se ascoltassi di morte e di ceneri

-io le custodisco in un' urna -no guarda preferisco le disperdano in mare o nell'aria

pensa: siamo niente – a divorarci kronos -occhi di vento e pulviscolo nell'aria

tra un boccone e l'altro guardando oltre questa morte che ci attraversa

248

IL FIORE DEL SEMPRE

(ispirandomi a una conferenza di Rudolf Steiner)

vivessi pure cent' anni non saprei mai chi sono laddove l'umano m' inibisce la memoria dell'origine

pure urge in me un essere superiore – il fiore-del-sempre – che mi sarà rivelato quando si aprirà all' eterno il trasfigurato corpo

249

LE PAROLE TI FANNO VOLARE

quell' immaginoso come in un sogno ad occhi aperti è un ondivagare di due versi nella mente domani forse se ne aggiungerà qualche altro le parole ti fanno volare ma la concisione vuole sia detto “tanto con poco”

empito che sale come una piccola marea da attentamente vegliare

250

RITORNARE

ri-tornare? per ancora sanguinare?

a sfiorarci una felicità effimera a trapassarci gli strali del destino

quando la gioia piena?

giunta l' ora risparmiaci la “ruota” se fosse nei Tuoi piani – e che la morte sia una

accoglici per sempre nell'alveo Tuo d' amore

(la ruota si riferisce al samsara)

251

NAUFRAGO DI SOGNI

cosa incresciosa
quel periodo no dell'aridità d' ispirazione -capita a tutti- e ti vedi impoverito annientato come disteso bocconi sull'arenile naufrago di sogni

252

STATO DI GRAZIA

non lui che scrive non volute le parole emergono dai recessi di un dove viscerale e in quel mentre si ritrae la morte - è lo stato di grazia per chi viene detto poeta o costruttore di sogni

253

QUESTO AVVICENDARSI DEGLI ANNI

le volte che ti coglie sonnolenza frammisti brevi tratti allucinati la testa reclina sulle braccia

lento meriggiare assolato il ronzio d' una mosca e voci indistinte dal cortile

e questo avvicendarsi degli anni come una marea che ti porta

ma ancora t' accora -inno alla vita- un non raro cinguettio sul davanzale

254

VAN GOGH

certo si può dire di lui che fu uno toccato dalla grazia se il senso del tempo spalmava la follia sulla tela col giallo a invadere visioni allucinate

255

ETERNO PRESENTE

ho sognato una piazza la sua circolarità senza confini forse dava nell'altra dimensione

chiamava il mio sangue l'aleph di borges il suo eterno presente – dove sei tutto e il Tutto è te – dove il Figlio rinnova le sue lucenti piaghe cogliendo i perduti

256

AFA

vene esplose di questo giorno d'afa

me ne sto seduto s'una pietra ancora calda di sole rimuginando pensieri

come nuvole vaganti

-nell'immaginario ora capre ora angeli-

257

I LIBRI

le tue creature hanno un respiro una voce mai che si annoino sebbene in ombra vivono nel cuore della luce i loro sguardi attraversano muri i dorsi nelle vetrine hanno occhi sempre vigili ristà il sangue delle sillabe in una malcelata calma

258

CERTO E' L'ETA'

se oggi ti senti in buona parte appagato è il caso di chiederti dove sarà finita quella spericolata baldanza esibita per i soli suoi occhi -lei distesa sull'amaca lo sguardo intinto nell'azzurra luce

certo è l'età che avanza e forse nei sogni t'incontrerà quell'io dal tempo ormai divorato

259

IL POSSESSO

-guarda: tutto questo sarà tuo

-ah padre padre che non ci hai saputo amare

mi trapassano gli strali della tua freddezza

le cose? non danno sicurezza schiavo ti fanno

non hai considerato la grande apertura alare che dà la libertà di amare

260

COME ANGELO

è un soffio la vita e già ti vedi nella dimensione nuova dove tra le “beatitudini” non c'è moneta né caffè né vino cui non sai fare a meno e neppure ha effetto la farina del diavolo non esiste l'amplesso come lo si pratica essendo tu come quell' asessuato angelo che pare strizzarti l'occhio dalla volta

261

OCCHI PULITI

questo stupido mondo da cui ti fai condizionare - non ti sentirai del mondo se levando lo sguardo in sù vedrai l'immenso specchiato nei tuoi occhi l'azzurro penetrarti quell'azzurro che è nel tuo nome

in te stupito d'essere come quel bimbo occhi-puliti che vuol toccare la luna

262

MAYA 2

la sera viola inghiotte tra le anime e le pietre apparenze di te di me

si leverà un grido dalla cenere che siamo a chiedere dov'è la vita quella vera

263

IL VERSO

sai per ore mi sono arrovellato chiedendomi se dovevo lasciare o eliminare un articolo in un verso

ridicolo? mania di perfezione? no – ti dico - il verso perché tenga deve dire armonia respirare lungo come il mare scorrere come sangue vivo nelle vene del cielo

inebriarsi morire rinascere in una smemorante dolcezza

264

FRAMMENTI DI UNA VISIONE

ali di luce s'invaghisce dell'angelo il cuore senza voce sordo ad ogni mieloso canto di sirene

itaca è negli occhi il ritorno l'approdo per l'indicibile altro da sé

265

SUI SESSANTA CREDENDOMI UN RAGAZZINO

sui sessanta credendomi un ragazzino saltai in malo modo una staccionata e mi ruppi il setto nasale

riandando addietro mi vedo smaniare per tom sawyer quando mi esibivo in acrobazie sconsiderate per i soli occhi di una graziosa becky thatcher

266

SU MARI APERTI

l'anima una finestra sull'immaginario in espansione dei sensi

azzurrità di cieli a invadere gli occhi

è senza tempo il viaggio su mari aperti

267

LA CONCA DEL CUORE

mani a giumella ad accogliere umori del numinoso

giammai siano infangati dalle cloache del mondo

268

INGREDIENTI PER UNA POESIA

prendiamo una manciata di metafore alcuni ossimori degli appropriati enjambements togliamo qualche fronzolo che stona il tutto condito con spicchi di luna

ingredienti per fare una poesia ma che nasca dal sangue come un fiore panacea sia per gli occhi dell'anima nuda e sola

269

RICUCIRE LE ALI

espandere la parte divina quella detta anima bistrattata non di rado quaggiù

ricucire le ali per contagiarsi di bellezza

270

LA MEMORIA E' UN GRIDO

(Auschwitz – Birkenau – Mauthausen)

non è dei morti ricordare: la memoria è svanita col fumo della carne bruciata

ai vivi le notti spaccatesi alla volta del cuore

la memoria è un grido inesausto che corre nell'aria su prati di sangue

271

ARBORESCENZE

scrivere su fogli d'aria ai piedi della notte dove evanescenti veleggiano i sogni

arborescenze dell'anima

umori sospesi sulla bocca di un dio minore

272

RESTARE IN BILICO

restare in bilico tra quel po' d'intontimento e una giusta lucidità il discorso del capotavola la cui lungaggine è latte alle ginocchia la gimkana dei camerieri -ascelle sudate e sorrisi smorti- che si aggirano tra vacue presenze il quadro infine è una recita smodata

273

IL GIOCO

averlo nel sangue sin dallo stato fetale scrivere “lettere” sulla sabbia come nostro Signore truccarsi con barba di nerofumo emulando un improbabile sandokan da adulti i giochi del sesso per stuzzicare l' “appetito”

intanto nella fantasia edonistica

vaghezze di nuvole fanno la vita leggera

274

YIN YANG

sei la mano destra che non sa della sinistra il buio la luce cerchi in un alone di mistero il tuo nome alle origini nomini la bellezza della rosa colta sul ciglio del mondo

275

LA PORTA

il cammello inginocchiato passa per la porta stretta

vi si passerà se spogliati di tutto

gli altri: “voi non vi conosco”

276

SIAMO OLTRE

siamo oltre: una parte di noi già nell'oltre senza saperlo – intangibili come nei sogni

qui in-consistenza d'ossa e sangue non si traduce nella “persona”: di lei è l'intaccabile: la sbiadita copia

277

NIGHTMARE

preso nel vortice sentirti cadere dalle nuvole vaganti su l'empire state building muri di carta ad avvolgerti strati e strati togliendoti l'aria nel cervello versi criptati come da profondità inviolabili da ogni lato nonsense a lacerarti come strali di luce

278

L'ABBRACCIO

sopra il letto piove luce di stelle mi giro sulla destra per stampare un bacio sulla gota dell'amata lei mi corrisponde con un abbraccio e dire ne sono passati tanti di anni ed è come fosse ieri

un gallo canta in lontananza ed è l'alba


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FELICE SERINO

POESIE

OLTRE L'ESILIO (2020)

167

VIRGOLA DI CIELO

tu dici dopo non c'è più niente -e la coscienza? quella che ti fa dire sono persona

-che nell'aria stretta si fa virgola di cielo-

no non la distruggerà nessuno neanche il fuoco

168

INCANTESIMO

donna dei boschi: occhi di cerbiatta – la sua

anima di foglia di sé m'innamora

169

QUEL CHE SI DICE TSUNAMI

ingegnarsi per bypassare quel che si dice tsunami interiore pari al lutto di una persona cara

elaborarlo mettendo in campo l'autocontrollo (yoga) e spruzzate di benevolenza e autoironia – sviando il testacoda dei sensi

lasciarsele scivolare addosso le cose

destarsi allora con altri occhi

170

LA LUNGA ATTESA

-alla fine è dura questa coda da scorticare- gli scriveva trepidante d' attesa

come se lui dovesse tornare dal fronte (era in trasferta per tre settimane)

-sai: la bambina la sento come sorridermi in grembo - sogno i suoi dolci occhi azzurrocielo-

171

MOMENTI D'INCANTAMENTO

entro ed esco dalla tua anima dove dimorano pezzi di me un odore di pini ci avvolge -certo lo senti anche tu-

i nostri passi sul viale accecato di sole -un grido di gabbiani e l'ascolto del mare in una conchiglia:

questi i momenti d' incantamento fermati dal nostro amore imperituro

172

DOVE SEI

sparire nel nulla è l'urlo della rosa dischiusa

consola a tratti un palpito di luce selenica che abbraccia il ricordo ravviva empatie

gentile il velo spiegato dell'angelo

su un lato del cielo

173

IL TUO GARBO

forse solo nell' oltre saprò - si scioglierà l' enigma – e intanto i tuoi modi garbati che ritornano nella camera viola della mente mi sorreggono per il tempo a me concesso

mentre perso sono nel perimetrare il vuoto che lasci: un' ombra feroce mi strappa all'abbraccio del sangue

il buconero risucchia presenze umori respiri

non il tuo garbo che in me non si cancella

174

FRAMMENTO DI LUCE

(ispirandomi all' “Aleph” di Borges)

siamo un frammento di luce particella dell'Altissimo

tale splendere ha attraversato i mari dell'anima toccato terre inesplorate care all'odisseo

indiviso frammento custodito nel profondo di noi

l'aleph che unifica i mondi

175

CIELO STRAPPATO

c' è sempre una donna dietro una fiaschetta di whisky tenuta nascosta – semmai per illudersi di lenire la lacerazione di quella mancanza

un cedere all'ebbrezza e alla lunga trovarsi più che uno straccio

sulla specchiera profumi ninnoli a far bella mostra di sé

mentre un cielo strappato raccoglie il muto grido

176

LA GIOVINEZZA

e sì che nell'alta vegetazione si nasconde un cuore di paglia -solo a vederla svoltare l'angolo sono le fatidiche farfalle e l'onda del sangue che rimonta

ah i lunghi meriggi a passare tra sciabolate di sole

nella verde età fuggitiva

177

NELLA PRIMA LUCE

ci accorgeremo che non siamo esistiti che nel pensiero

è la mente che crea – essa si materializza in ciò che vuole

nel grembo del cielo fu l' immagine del primo uomo che Dio sognò nella prima luce

178

LA SACRALITA' DELLA VITA

il male si sa è la grande ferita -ma c' è tanta fede discreta:

il cui fervore equilibra i piatti della bilancia

si dirama il sangue della passione in direzioni inaspettate mentre

la sacralità della vita ha ali d' aquila a librarsi imperiosa sulla banalità del male

179

IN QUESTO CIELO BIANCO DI SILENZI

non ti vedrò più Nina se non in vaghezza di sogno - oggi mi nutro come un passero dei tuoi scritti di luce che aprono su universi solo a te noti

e che forse ospitano la tua essenza mentre mi appare delinearsi il tuo volto in una nuvola vagante

in questo cielo bianco di silenzi

180

OLTRE L'ESILIO

il più bel giorno è quando oltre l'esilio della carne mi verranno incontro i miei morti e i parenti giunti da lontano

a qualcuno scapperà una lacrima e nell'estremo saluto c' è chi leggerà con voce tremante alcuni versi

“ti sei staccato come foglia adagiata su una spalliera di brezza”

181

DA UN ALTROVE

e tu a lumeggiare le mie sere anima di candore e di sogno

si fa conca il cuore ad accogliere dei versi dettati da un altrove

182

SOSPENSIONE LUCENTE

lente figure d' animali in sogno t' appaiono le nuvole – mai somiglianti l' una all' altra

e le gocce della pioggia: sono sempre diverse cadendo anche se ti sembrerà incredibile

tutto così singolare – unico

vedi: in una sospensione lucente lo stacco dell' uccello dall' albero traccia un irripetibile arco d' amore nel vasto cielo

183

MARE APERTO

mare-anima sognata dai primordi in infinito creare

fa vela il cuore per l'azzurro pelago

184

LA POESIA

(da un po' che non brucio della sua luce: non mi prende febbre di quell' agitarsi del sangue)

tento qualcosa del tipo: “la vita ti ha tarpato le ali Nina rosavestita – ora è il vuoto delle braccia”

questo l'incipit ma ahi è latitante la musa che non mi dà il “la”

plana un gabbiano da me non lontano chissà non porti nel becco quel verso che mi manca

185

QUEI VERSI PERSI

[nel percorso col bus verso Brescello]

poi di ritorno a sera carta e penna o se vuoi tastiera il bianco che ti fissa e ti ci perdi un muro la mente un muro provi con un verso impreciso poi un altro ma no non era così che l'avevi pensata eppure ce l'avevi tutta lì come una cantilena tra veglia e sonno negli occhi la confusa striscia bianca sulla destra ed eri in uno stato di tortura-goduria trattenendoli ancora quei versi ma ora niente un muro la mente risucchiati da un buco nero

186

COVID-19

(navigano migliaia di morti sotto la volta viola della mente)

questa “bestia” viene dalle bestie -così dicono i ricercatori (?) – pipistrelli serpenti et similia

e così ancora una volta -certo per altri versi- come quando il primo uomo entrò nella morte

scende in campo il nemico invisibile: il serpente ingannatore

187

L'ANIMA CHE SCRIVE

uscita dal margine del foglio ove ha sostato per un tempo-non-tempo ora sorvola il mondo piagato

dove sola immacolata piuma in luce resta

188

AFFLATI

la scrittura si traduce in genesi di fonèmi – espansi in luce accensioni del sangue e voli

orifiamme o altezze pari ad afflati d' angeli

189

IL DOPO

ci aspetta sempre un dopo: il di là da venire

aria di nuovo aleggia negli occhi – che ci sorprenderà – e

ancora non sappiamo se croce o delizia

189 a

IL DOPO 2

distacco dal corpo -dall' albero della foglia

abbrividire della rosa appena colta e non sapersi di bellezza effimera

190

VITA LEGGERA

una vita in leggerezza ragazzi galleggiano sugli eventi sfidano la morte

se c' è un dio? – il suo silenzio - il corpo i sogni un tutt' uno col digitale

-uffa 'sto ciuffo alla elvis che non tiene! manate di gel

-ma è sorpassato ritrovi oggi la cresta da gallo cedrone

191

MAROSI

marosi mangiano l' arenile

sulla linea cielo-mare un battello dove suonano un blues -l' urlo del vento disperde le struggenti note

plana e becca la cresta bianca un gabbiano

leggo s' un muricciolo e mi confondo tra le righe -mi si specchia come in sogno il mio “doppelganger”

192

MOMENTO

in un silenzio ovattato filtrano le prime luci dell'alba

ancora viva la voce dei morti venuti a visitarti in sogno

a rigirarti ti trovi in intrecci di piedi di mani

-il morso della carne

-labbra che si cercano

193

CREATURA

sembra che il solo sguardo la mantenga in vita la sua creatura

ché Lui la pensò ancor prima di sognarla in forma ed essenza

poi del sogno il suo farsi carne e respiro

194

UN DIO MINORE

(a battesimo d' inchiostro un dio minore -molto ma molto minore)

quella “balaustrata” a cui s' appoggia verso dopo verso

il mio estro -musa malinconica non troppo-

(Balaustrata di brezza/ per appoggiare stasera/ la mia malinconia. G. Ungaretti)

195

IL GRIDO

si fionda nel buconero della carne l' angelo caduto:

materia densa non più luce lo veste il Grido-rimpianto che si sfilaccia in un tempo rallentato

(vita non è che ossimori e stelle di latta vita spezzata come lama nell'acqua:

vita incompiuta nell'immenso: puoi dirla infine un dettaglio

pure un amore disperato)

196

DEL SOGNO

anche il sogno è vita – con le sue -dicono- doti divinatorie ma attira anche quell'annullarsi quando non sei ostaggio di morfeo e sprofondi nel nero seppia assoluto

mentre intorno a te vivono le cose e tu non sei più che un tronco portato dalla corrente


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LETTURE E RECENSIONI: DOVE PALPITA IL MIO SOGNO DI FELICE SERINO

La forza della poesia sta nell'emozione, nella vis che, nella scabra architettura dei versi, nella loro intima struttura genetica, riesce a creare empatia tra il lettore e l'autore, in uno sforzo diegetico che va oltre il normale sentire.

La lettura di Dove palpita il mio sogno    conduce all'essenza stessa della poetica di Felice Serino, impulsi creativi che diventano squarci di realtà mistica e surreale. Parole-simbolo, sprazzi di marmorea emotività che Serino scolpisce nella loro nudità, senza infingimenti o barocchismi letterari.

Il poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria spiritualità creativa in una dimensione quasi sincretica in cui la prosaicità della quotidianità sfocia in proiezioni estatiche: conosco le voci che muoiono / agli angoli delle sere.(…) e lo sferragliare dell'ultimo tram / la nebbia che mura le strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal tunnel/ un altro mattino”.   

La palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di Felice Serino che confonde in sé l'umano finito e un ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la parola / che di sé vive. Ed ancora significativamente i versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti/ mondi-entità col solo sognarsi.

La dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è il privilegio dell'artista, l'isola dei sensi, del tempo che non passa e crea, l'eterno divenire dove la Musa trae la sua forza ermeneutica, il travaglio dell'opera e dove le assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.

Felice Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica, raffinata e meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni, in cui la verità è a occhi nudi, che penetra dentro il cuore e la mente del poeta in una simbiotica ed intima sofferenza: sei come quell'albero reciso / la cui ferita bianca / non si vede sanguinare.

Il plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di emozioni, candida essenza di sentimento nell'incontro con l'umano. Ma la sensibilità del poeta va oltre l'orizzonte meramente umano, egli, ha ben chiara la proiezione verticalistica del proprio spirito: i versi documentano la religiosità dell'autore che si sviluppa in un tormento che è allo stesso tempo sicurezza e fonte di ispirazione.

L'afflato della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si capovolge a causa della insipienza umana, di quell'Adamo, che viene interrogato in modo pleonastico e che esprime nella sua stessa definizione tutta la sua limitatezza.

Il poeta è alla ricerca sofferta di un mondo di luce che rappresenta una moderna pure intima rappresentazione di un eden perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità di una materialità imperfetta, a cui solo il sogno può rendere l'anelito a quello infinito essere che chiude il cerchio tra umano e divino.

Un plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche comunione di sentimenti e di spirito.

By Michele Barbera

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Felice Serino, La vita nascosta (poesie 2014 – 2017) letto da Angela Greco

————–

sguardi e il tracimare

di palpiti

alle rive del cuore

aria dolce come

di labbra

incanutire di fronde

nella liquida luce

La vita nascosta (2017), di Felice Serino (Pozzuoli, 1941), ultima silloge edita per i tipi “Il mio libro” (in apertura di questa nota, Sguardi e il tracimare) sin dall'esordio propone un impegnativo corpo a corpo tra lettura e lettore sia per l'importante numero di liriche raccolte, sia per il percorso sacro-intimistico-sociale che in essa si snoda, attraversando momenti pubblici e privati, accadimenti reali e propositi a venire, in un caleidoscopio di sensazioni \ emozioni fedele alla poetica, allo stile e al tono pacato e garbato a cui l'autore ci ha felicemente abituati in questi anni da “autodidatta”, come egli stesso si definisce, rivelando con una sorta di meraviglia, in riferimento alla Poesia, l'essenzialità del fatto che in questo comparto non esistono scuole dove imparare il mestiere, ma, quasi si avesse a che fare con un destino, ognuno è artefice di se stesso. Ed in tempi di proclamate e ostentate scuole-correnti di pensiero non è poco affidarsi a se stesso, con tutte le conseguenze del caso, non per presunzione, quanto piuttosto per volontà di riconoscere fin dove si è capaci di arrivare e scoprendo, magari, che ogni limite può essere un'opportunità.

La silloge, introdotta da Giovanni Perri, propone trecento pagine di testi prodotti nell'ultimo triennio; un dato, questo, che fa ben comprendere il bisogno e la necessità che ancora si hanno della poesia, per la capacità di quest'ultima di riuscire ad esternare quel che è difficilmente esprimibile in altri modi. La poesia è, quindi, ancora un bene indispensabile – ed il lavoro di un poeta di lungo corso dovrebbe far riflettere sullo stato dell'arte – anche in questi nostri tempi di presunto futuro rivoluzionario, di cambiamenti, di distruzione dei valori fino allo sgretolamento della parte umana dell'essere vivente. Felice Serino crede nella poesia, come veicolo di miglioramento e di crescita, tanto del poeta quanto del fruitore della stessa, e nelle sue liriche racconta il vissuto, porta materialmente l'esperienza la riuscita e la disfatta con molta onestà, ad esempio, come si legge in Luce ed ombra:

luce ed ombra rebus in cui siamo

impronte di noi oltre la memoria

forse resteranno o

risucchiati saremo

ombre esangui nell'imbuto

degli anni

guardi all'indietro ai tanti

io disincarnati

attimi confitti nel respiro

a comporre infinite morti

L'interesse di Serino è senza dubbio l'Uomo, la Persona, in un'ottica trascendentale, plurale, e mai personalistica: anche quando il soggetto è l'Io, la riflessione poetica non si ferma mai al Sé, ma abbraccia sempre e comunque l'esperienza che può già essere o diventare patrimonio comune. Serino si pone come suggeritore, come consigliere, come insufflatore di positività. Ed ecco, allora, che anche l'esperienza più drammatica, come la morte, in questo poeta diventa qualcosa che non chiude, ma piuttosto apre ad una nuova visione e l'Uomo, nonostante i difetti, viene ad essere un elemento non attorno a cui ruota tutto il resto, ma un pezzo di un più grande disegno di cui si può solo tentare di dire attraverso la poesia, appunto. Ne La separazione si legge:

alla fine del tempo

è come ti separassi da te stesso

in un secondo ineluttabile strappo

simile alla nascita

quando

ti tirarono fuori dal mare

amniotico

luogo primordiale del Sogno

stato che

è casa del cielo

La poesia di Felice Serino, con la sua concretezza e il suo vissuto, anche laddove prevale il senso etereo o metafisico o quando richiama il sacro e finanche nei riferimenti all'arte, arriva al lettore diretta, mai sofisticata da espressioni scritte soltanto per destare scalpore, per mettersi in mostra o per creare un personaggio; puntuale e delicata anche negli argomenti più impegnativi, questa scrittura poetica rende in modo nitido e molto piacevole il frutto di riflessioni attente e dello studio continuo, sempre quali esternazioni di un grande amore    per    la    conoscenza    e    per    la materia vivente, in tutte le sue forme. Nella verticalità, nel tempo oltre la vita, nell'augurio di luce e nell'ineffabilità di cui è vestito il testo di In questo riflesso dell'eterno a parer mio è possibile leggere i temi cruciali della poetica di questo prolifico autore, che mostra senza fronzoli anche una dote poco comune tra i poeti, la generosità. (Angela Greco)

credimi vorrei dirti che quanto

avviene anche là avviene

oltre le galassie oltre

lo specchio dei tuoi occhi amore

anzi certamente è presente

da sempre in mente dèi

imbrigliati noi siamo in un giorno

rallentato

noi spugne del tempo

assediati da passioni sanguigne

credi mia cara che quanto

avviene semplicemente

lo rappresentiamo

sulla scacchiera del mondo

noi essenze incarnate

in questo riflesso dell'eterno

dove l'anima si specchia

mentre ci appare infinito

mistero la vita – miracolo

tutta questa luce che

ci attraversa

.


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Riflessioni di Lorenzo Spurio su LA VITA NASCOSTA

(dalla lettera privata del 31 luglio 2017)

Caro Serino,

ho letto il tuo libro e mi complimento con te per questa estesa e notevole “opera omnia” (lasciami la libertà di usare questo termine, seppure improprio).

[…]

C'è tanto su cui riflettere (come ad esempio le poesie nelle quali rifletti sul potere della scrittura) e l'esigenza che la poesia “respiri”, ma finirei per scrivere un quaderno intero e forse stancare essendo, queste riflessioni, scaturite dalla mia personale lettura e possono anche non ritrovarsi nei tuoi intendimenti.

Tra le poesie più ricche e che tanto mi hanno trasmesso, ci sono

“L'indicibile, “A bocca piena”, la dolorosa lirica su Rigopiano, “Liquida”.

*

Qui di seguito sono trascritti i testi delle poesie menzionate, vi sono aggiunte la prima e l'ultima di cui nella lettera sono citati dei versi.

Conosco le voci

conosco le voci che muoiono

agli angoli delle sere

conosco le braccia appoggiate

sui tavoli nel risucchio

delle ore piccole

l'aria densa e le luci

che lacrimano fumo

e lo sferragliare dell'ultimo tram

la nebbia che mura le strade

conosco

i lampi intermittenti della mente

i singulti che accompagnano

quel salire pesante le scale

la morsa che afferra e non sai

risponderti se la vita ti scava

e il freddo letto poi fuori

dal tunnel

un altro mattino

per risorgere o morire

*

L'indicibile

dove deflagrano

nude parole al di là

della scrittura

ho cercato nel calamaio del cuore

l'inesprimibile

ciò

che non può essere detto

ho cercato stanze

inesplorate

negli anfratti del mare

le voci

trattenute

nella gola del vento

l'indicibile

nella luce della bellezza

*

A bocca piena

trucidata vita

dai lenzuoli di sangue nei telegiornali

un dire assuefatto freddo

che ti sorprende non più di tanto a bocca piena

che non arriva al cuore

-per quei bambini occhi rovesciati

a galleggiare

su un mare di speranza

la cui patria è ora il cielo

violata la sacralità

vita che non è più vita

vilipesa resa

quale fiore a uno strappo feroce

di vento

*

La slavina

perla nel cuore del Gran Sasso

il “quattro stelle” non esiste più

ghermito dalla mostruosa

mano di ghiaccio

meglio la sorte dei sopravvissuti

ti dici

e ancora sperare

sotto la neve una voce udire

pensi ai familiari perduti

deglutendo caffelatte e lacrime

[tragedia del 18 gennaio 2017]

*

Liquida

è striscia di luce verde

la mente

mentre la forma

assumi

dell'involucro-status quo

alchimie del sangue

nel vestire la vita

il chi-sei

serpeggia

si morde la coda

*

L'essenza

inadeguati noi

gettati nel mare-mondo

legati ad una stella di sangue

noi siamo l'alfabeto del corpo

che grida

il suo esserci

noi essenza degli elementi

appendici della terra

labbra del cielo


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Tom Waits - Orphans (2006)


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Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of ​​Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.


Ascolta: album.link/i/1485076540



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Tom Waits - Orphans (2006)


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Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards è un cofanetto di tre CD in edizione limitata di Tom Waits, pubblicato dall'etichetta ANTI il 17 novembre 2006 in Europa e il 21 novembre 2006 negli Stati Uniti. Secondo Waits, l'album consiste in un sacco di canzoni cadute dietro i fornelli mentre preparavamo la cena, circa 60 brani che abbiamo collezionato. Alcuni provengono da film, altri da compilation. Altri sono roba che non entrava in un disco, cose che ho registrato in garage con i bambini. Cose strane, brani orfani. È diviso in tre dischi, ognuno una raccolta separata a sé stante. Il primo, Brawlers, è basato sul blues e sul rock; il secondo, Bawlers, è incentrato su ballate malinconiche; il terzo, Bastards, contiene brani di spoken word e altri lavori sperimentali. L'album include influenze di altri generi, tra cui folk, gospel, jazz e Americana. Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards ha ricevuto un plauso universale dalla critica, che ne ha elogiato la sperimentazione e la composizione, nonché la voce di Waits. È stato il secondo album con il punteggio più alto dell'anno su Metacritic ed è stato candidato ai Grammy Award come Miglior Album Folk Contemporaneo. È stato anche un discreto successo commerciale, entrando nella Billboard 200 degli Stati Uniti, così come in Australia, Svizzera e Austria, raggiungendo la top 20 in quest'ultima. Le radici dei brani sono diverse; alcuni sono cover di Waits di brani di altri artisti, come “Sea of ​​Love” di Phil Phillips e “The Return of Jackie and Judy” dei Ramones; altri sono stati scritti da Waits per altri artisti; “Down There by the Train” e “Long Way Home” sono state scritte rispettivamente per Johnny Cash e Norah Jones. L'Orphans Tour è stato realizzato a supporto dell'album prima della sua uscita.


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SALMO - 85 (84)


SUPPLICA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.

3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.

4 Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.

5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.

6 Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?

7 Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?

8 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.

10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.

11 Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.

12 Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.

13 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;

14 giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.

_________________Note

85,1 Gioia, speranza e fiducia pervadono questa composizione, che sgorga dal cuore degli Ebrei rimpatriati dall’esilio babilonese e testimoni della ricostruzione materiale e spirituale della loro nazione. Non mancano, tuttavia, i motivi che caratterizzano le lamentazioni collettive e che fanno di questo salmo una supplica a Dio, perché ritorni a essere favorevole al suo popolo.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Misericordia e verità, giustizia e pace Supplica collettiva (+ motivi innici e profetici)

Il salmo, come i Sal 77 e 126, rispecchia il difficile ma anche gioioso periodo del ritorno dall'esilio e della restaurazione. Alla forte speranza ed entusiasmo iniziali seguirono momenti di scoraggiamento (cfr. Esd; Ne; Is 56-66; Ag; Zc 1-8). A livello di struttura segnaliamo l'inclusione data dalla voce «terra» (’ereṣ) nei vv. 2 e 13. Questo stesso vocabolo ricorre quattro volte nel testo originale del salmo (vv. 2.10.12.13) come anche il verbo «ritornare» (šwb) (vv. 2.4.5.7.9). Il metro del TM è dato da 3 + 3 accenti. Il simbolismo dominante è quello spaziale (ove campeggia il verbo šwb) e quello temporale nella sua triplice suddivisione di passato, presente e futuro. C'è anche il simbolismo teologico (vv. 2-4).

Divisione:

  • vv. 2-4: il ritorno d'Israele e di Dio nel passato;
  • vv. 5-8: il ritorno d'Israele e di Dio nel presente;
  • vv. 9-14: oracolo sul ritorno di Dio nel futuro.

vv. 2-4. In questi versetti il popolo riconosce che il ritorno dall'esilio è frutto della bontà del Signore e del perdono dei peccati. È un rendimento di grazie anche se non è espresso chiaramente.

v. 2. «la tua terra»: la terra d'Israele, che in inclusione nel v. 13 è chiamata «nostra», qui si riconosce appartenere a Dio. Più volte Dio dice nell'AT «mia è la terra» (Is 14,25; Ger 2,7; Ez 36,5; Gl 1,6).

vv. 5-8. Tenendo presente le difficoltà della ricostruzione (Esd; Ne; Is 59,9-11; Ag 1,5-6; Zc 1-8), dopo un globale e generale ringraziamento per i ritorno in patria, segue nei vv. 5-8 la supplica per superare le difficoltà e i contrasti che appaiono insormontabili.

vv. 9-14. Il Signore risponde con un oracolo di salvezza attraverso un profeta cultuale, un sacerdote o una persona presente alla supplica dell'assemblea, che riporta in terza persona le parole di speranza, di pace e di salvezza di Dio.

v. 9. «Ascolterò»: meglio: «Voglio ascoltare» che implica una sfumatura di impegno, una preparazione psicologica e spirituale ad ascoltare l'oracolo, cfr. Ab 2,1. «pace»: è il tema e il frutto dell'oracolo. È indirizzato al «popolo di Dio, ai suoi fedeli, a chi ritorna a lui con tutto il cuore». Perciò la pace è destinata a superare i confini razziali e arrivare a chi è davvero fedele al Signore. La pace (šalôm) biblica è la sintesi di tutti i beni.

v. 10. «la sua gloria abiterà la nostra terra»: si allude al tempio, luogo della presenza di Dio sulla terra. La gloria che secondo Ezechiele (cfr. 10,18; 11,22-23) si allontanò dal tempio e da Gerusalemme, in futuro ritornerà (cfr. Ez 43,1-4; 48,35).

v. 11. «Misericordia e verità»: sono le virtù dell'alleanza. «giustizia e pace si baceranno»: la giustizia salvifica e la pace messianica, insieme alle altre virtù personificate, ricostituiranno l'armonia della creazione interrotta con il peccato (cfr. Gn 2; Is 11).

v. 13. «la nostra terra darà il suo frutto»: nella pace universale anche la terra è coinvolta, con il suo benessere e la sua abbondanza. Al Signore che darà il suo bene (= la pioggia) la terra non sarà più ostile, ma risponderà con l'abbondanza di frutti (cfr. Ag 1,6.9-10; 2,19; Zc 8,12).

v. 14. Dopo che il mondo ha avuto la pace e i frutti della pace, in una maestosa visione appare Dio preceduto dalla giustizia e accompagnato dalla salvezza.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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E' uscito il secondo numero della fanzine L'AlternativaL'Alternativa #2

Trovi qui la versione a colori e qui quella da stampa in bianco e nero


log.livellosegreto.it/lalterna…



Quando dormivo mi succedevano cose strane. Alcune notti sentivo che sotto le coperte c'erano le bisce. Urlavo terrorizzato e alzavo le coperte e non c'erano, ma bastava che ritirassi su le coperte che tornavano e mi passavano tra le gambe. Altre notti sentivo le battaglie. Moltitudini di persone che urlavano e combattevano mandando dei gemiti terribili, ne ho già parlato. Due volte sono stato visitato dagli alieni, dalle persiane filtrava una luce accecante e loro – per dimostrazione della loro potenza – tagliarono in due una moneta da dieci lire.

In cucina avevamo queste piastrelle con i motivi in rilievo, delle linee ondulate in rilievo, e una luce fantastica entrava di mattina nella cucina mentre mia madre disinfettava tutti questi elettrodomestici anni settanta, in casa mia c'era sempre questo odore perenne di disinfettante e io e mio fratello eravamo in ginocchio in un angolo soleggiato della cucina con le mani dietro alla testa, nessuno di noi piangeva, ci guardavamo senza pensare a niente, era solo una punizione, e quando finalmente ci alzavamo avevamo i ginocchi con le righe rosse dei rilievi delle piastrelle, e finché non se ne andavano non potevamo uscire di casa per andare a giocare fuori; faceva di tutto per farci essere felici nostra madre e non sapeva che ci stava preparando ad una adolescenza identica a tutte le adolescenze avute in precedenza, ma questa volta con un forte plusvalore.

Mio padre mi urlava di spegnere “quel cazzo di computer” e di uscire fuori a giocare e io uscivo e cercavo un posto tranquillo dove poter pensare a quel computer; mio padre mi parlava di cose irripetibili della sua infanzia e io assaporavo la prima infanzia uguale per tutti e riproducibile. C'era Actarus in tutti i nostri corpi così giovani, ed era una cosa così poco importante e così determinante per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di noi. Mio padre mi raccontava della natura, della sua infanzia a contatto con la natura e io lo ascoltavo senza che lui si rendesse conto che quella natura non era natura e non esisteva più. Il mercato l'aveva modificata, l'aveva deprecata e ora stava creando nuove nature irresistibili che sentivo mie e che non avevano niente a che fare con quelle versioni di natura di cui mi parlava mio padre. Il tempo si nutriva delle ingenuità delle generazioni precedenti, dei loro sogni e sfornava nuovi sogni che erano incompatibili con i precedenti. Non ci si fermava un attimo.

Ero pieno di Actarus e di BASIC, il linguaggio del futuro. Tanto pieno che non me lo sono ancora tolto tutto di dosso, neppure adesso che il futuro era tanto tempo fa. Eravamo pieni di Actarus e di Venusia, di BASIC e di tette esplosive, eravamo adolescenti tutti caldi e pieni di odori, pieni di insicurezze del cazzo di terrori quotidiani, di videogiochi che ci apparivano la sera quando cercavamo di dormire, di gruppetti che ci aspettavano per riempirci di calci e spaccarci le cose che avevamo tra le mani, di ragazzine che ridevano e quei denti noi li desideravamo come non avremo mai desiderato nessun altro dente, eravamo alieni persi nei boschi di Sant'Olcese e sogni, avevamo tutti sogni che non vedevamo neppure, sogni che era magari anche solo toglierci dai coglioni, lasciare quel paese giocattolo che era così felice e così bello da somigliare a un carcere perché ci dovevamo tornare ogni sera, ogni momento e invece quello che volevamo era andare nel mondo che era al di là del vetro, sentivamo l'odore del Giappone che usciva dal Pac-Man, sentivamo l'America sconosciuta che si riscaldava sul silicio, nei comandi che scrivevamo dopo il prompt.

Continuavo a svegliarmi ogni mattina, cercavo di essere felice, mi immaginavo le cose che avrei fatto dopo, negli anni novanta, nel duemila, avevo questa immaginazione in cui creavo grandi videogiochi, scrivevo racconti e libri che tutti avrebbero letto, avevo i miei sogni di grandezza e li coltivavo con amore mentre camminavo per i campi deserti del paese. Ero felice o almeno avrei dovuto esserlo, e questa cosa di essere felice ad un certo punto si è girata e mi ha morso. Ad un certo punto nel mezzo del frastuono, con qualcosa in mano, mentre ridevo nel mezzo del frastuono, ecco che mi sono chiesto, ma cosa ho da ridere, ma perché sono in questo posto a ridere con questa cosa in mano, ma cosa ho da essere così felice, cosa sta succedendo?

[da PÈCMÉN, Blonk, 2020]


noblogo.org/cosechehoscritto/q…




Arrivo al bordo con domande che sono poco più che sibili Questa pace incatena, è una gabbia come questa pelle Le lacrime sono il linguaggio dell’addio improvviso Prima dell’odio c’è sempre amore frainteso prima dell’amore odio perdonato Bisogna riempirsi l’anima di questo orizzonte sconfinato e di una risata fragorosa che spezza il nostro silenzio


log.livellosegreto.it/racconti…



[escursioni]la campagna a effetto larmeggiano i codazzi l'ago] nervino tutto] stipulato con brevi oppure brevissime] sbaraglia le truppe l'ente idrocarburi guadagnano] terreno la pace di agosto il paleoquiz fallire rainews le alterne vicende decenni di guerra di bricolage la bancarotta le ombreggiature simboliche i] o in casa se tiene il cognac il trattatello un crack o l'avversario] le infiature a guisa di grannella l'uboot

si muove a stacco l'autovelox il troppo pieno l'artiglieria [leggera a propoli oppure le] polis il campanile di Giotto manca] la cupola

le arti liberali la raccolta delle scorie poco nuvoloso con l'aggeggio snooze il titolo] crolla


noblogo.org/lucazanini/escursi…



weird googly flarfy texts by me from time to time. one is here now:differx.blogspot.com/2025/04/t…

(it's the kind of texts Jim Leftwich and I liked to send each other. I miss his friendship and talks and his pages A LOT).


noblogo.org/differx/weird-goog…



La storia di una straordinaria stamperia: il 9 e il 10 maggio, al Centro Culturale LA CAMERA VERDE (Ostiense, via G. Miani 20), si proietta il documentario “IL LABORATORIO”, di Pasquale Napolitano (scrittura del regista e di Daniela Allocca).

Vittorio Avella, maestro incisore, e Antonio Sgambati nel 1978 a Nola, fondano Il Laboratorio di Nola. 45 anni di attività segnano questo luogo come tra gli ultimi avamposti dove il libro non è mai stato una questione di codici a barre. Il libro nel laboratorio diventa un’esperienza umana. Il film di Napolitano racconta l’idea, la gioia del fare, del saper aspettare, cosa accade quando il torchio si mette in movimento, cosa vuol dire tirare su una stamperia ... <<<



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9-10 maggio @ la camera verde (roma): “il laboratorio”, di pasquale napolitano


locandina del documentario
cliccare per ingrandire

locandina del documentario
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Centro Culturale LA CAMERA VERDE
…dal 1999…
Via Giovanni Miani 20, Roma
www.lacameraverde.com info [at] lacameraverde.com
Venerdì 9 maggio 2025, alle ore 18:30

Proiezione del film

IL LABORATORIO
di
Pasquale Napolitano


Scritto da Daniela Allocca e Pasquale Napolitano

Con Vittorio Avella, Antonio Sgambati
e con Vincenzo Rusciano, Lello Esposito, Mariano Baino, Sergio Fermariello,
Giovanni Timpani, Annalisa Mazzola, Mimmo Grasso, Pietro Lista

Produzione: Lapej Communication srl 2024
(dur. 65 minuti)

Intervengono
Daniela Allocca e Pasquale Napolitano

+ sabato 10 maggio 2025, h: 17:00 / 18:30 / 20:30 – Il laboratorio, di Pasquale Napolitano, 2024

Vittorio Avella, maestro incisore, e Antonio Sgambati nel 1978 a Nola, fondano Il Laboratorio di Nola. 45 anni di attività segnano questo luogo come tra gli ultimi avamposti dove il libro non è mai stato una questione di codici a barre. Il libro nel laboratorio diventa un’esperienza umana. Il film di Napolitano racconta l’idea, la gioia del fare, del saper aspettare, cosa accade quando il torchio si mette in movimento, cosa vuol dire tirare su una stamperia…Il Laboratorio scritto da Daniela Allocca e Pasquale Napolitano che ne cura anche la regia, racconta la storia, la memoria di un luogo necessario. L’incisione resta un fatto aperto dove il torchio apre ad infiniti altri spazi, dove anche l’errore più improvviso, può diventare il centro dell’opera. Si inarcano le ombre tra un solco di segno e l’altro. Avella e Sgambati sono la memoria aperta, Napolitano filma con sapienza e con tenerezza il racconto di un tempo che resta.

Buona visione.

Gians

#AnnalisaMazzola #AntonioSgambati #art #arte #CameraVerde #DanielaAllocca #GiovanniTimpani #IlLaboratorio #incisione #incisioni #laCameraVerde #LapejCommunicationSrl #LelloEsposito #libri #MarianoBaino #MimmoGrasso #PasqualeNapolitano #PietroLista #poesia #poeti #SergioFermariello #stamperia #stamperiaDArte #tipografia #VincenzoRusciano #VittorioAvella




Ivano Fossati - L'Arcangelo (2006)


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L'album, che si discosta nei suoni e nelle atmosfere dal precedente Lampo viaggiatore, presenta undici brani inediti. Fra questi, L'arcangelo, che nell'arrangiamento ricorda La pianta del tè, Il battito e Denny. Quest'ultimo pezzo tratta di un amore omosessuale. L'intervallo di uscita fra questo album ed il precedente è stato di tre anni. La scrittura ha richiesto meno tempo del solito, i testi sono immediati ed a tratti ironici (La cinese). La lavorazione è iniziata negli studi di Claudio Fossati a Leivi ed è proseguita poi a Grottaferrata ed a Bologna. La produzione di Claudio Fossati e Pietro Cantarelli si serve meno del pianoforte e più delle chitarre elettriche, portando il suono verso soluzioni ben apprezzabili nelle versioni dal vivo. L'uscita dell'album è stata preceduta il 13 gennaio 2006 da quella del singolo da esso estratto: Cara democrazia.


Ascolta: album.link/i/390507211



noblogo.org/available/ivano-fo…


Ivano Fossati - L'Arcangelo (2006)


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L'album, che si discosta nei suoni e nelle atmosfere dal precedente Lampo viaggiatore, presenta undici brani inediti. Fra questi, L'arcangelo, che nell'arrangiamento ricorda La pianta del tè, Il battito e Denny. Quest'ultimo pezzo tratta di un amore omosessuale. L'intervallo di uscita fra questo album ed il precedente è stato di tre anni. La scrittura ha richiesto meno tempo del solito, i testi sono immediati ed a tratti ironici (La cinese). La lavorazione è iniziata negli studi di Claudio Fossati a Leivi ed è proseguita poi a Grottaferrata ed a Bologna. La produzione di Claudio Fossati e Pietro Cantarelli si serve meno del pianoforte e più delle chitarre elettriche, portando il suono verso soluzioni ben apprezzabili nelle versioni dal vivo. L'uscita dell'album è stata preceduta il 13 gennaio 2006 da quella del singolo da esso estratto: Cara democrazia.


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domani, mercoledì 30 aprile, a San Giovanni, Teatro Basilica: lettura collettiva delle poesie del libro (recentemente ristampato in ebook gratuitamente scaricabile) “Strana categoria”, di Carlo Bordini.slowforward.net/2025/04/24/30-…

per leggere il libro: slowforward.net/2025/04/24/car…

#poesia #carlobordini #teatrobasilica #lettura #reading


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30 aprile, teatro basilica (roma): lettura collettiva di “strana categoria”, di carlo bordini


Lettura integrale di "Strana categoria", di Carlo Bordini, a Roma, al Teatro Basilica (zona San Giovanni), 30 aprile 2025, ore 18
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📎 Cinquant’anni fa, nel 1975, un poeta esordiente impugna una macchina ciclostile.
Si chiama 𝗖𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗕𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗶, ha 37 anni, ha appena disertato dieci anni di militanza trotzkista. Pubblica 𝑺𝒕𝒓𝒂𝒏𝒂 𝑪𝒂𝒕𝒆𝒈𝒐𝒓𝒊𝒂, di cui oggi sono pochi gli esemplari rimasti e pochissime le persone che hanno avuto il piacere di leggerlo.
📖 Il 𝟯𝟬 𝗮𝗽𝗿𝗶𝗹𝗲, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟴:𝟬𝟬, festeggeremo i cinquant’anni di ricorrenza con una lettura integrale, aperta a tutti, al TeatroBasilica (Roma, piazza di Porta San Giovanni 10).
Per chi ama le parole taglienti e scomode. Ti aspettiamo.
A cura di Riccardo Innocenti, Fabrizio Miliucci e Francesca Santucci.

il luogo:
https://www.instagram.com/teatrobasilica/
facebook.com/TeatroBasilica

Strana categoria, di Carlo Bordini (1975)
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il libro:
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#Bordini #CarloBordini #FabrizioMiliucci #FrancescaSantucci #lettura #letturaIntegrale #poesia #reading #RiccardoInnocenti #StranaCategoria #TeatroBasilica #TeatroBasilica




SALMO - 84 (83)


CANTO DI PELLEGRINAGGIO1 Al maestro del coro. Su “I torchi”. Dei figli di Core. Salmo.

2 Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!

3 L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.

4 Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.

5 Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.

6 Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.

7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.

9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.

11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

12 Perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell'integrità.

13 Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.

_________________Note

84,1 Il centro di questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) è il tempio di Gerusalemme, dove il Signore di tutto l’universo ha posto la sua dimora e da dove effonde vita e benedizione per il suo popolo. Le parole di questo canto sono messe sulle labbra del pellegrino, che ritma la preghiera con un triplice movimento: il desiderio struggente della casa del Signore, il cammino verso la città santa e il tempio (probabilmente un pellegrinaggio in occasione delle tre principali feste dell’anno) e l’ingresso nel tempio, che diventa anche la meta ideale del cammino interiore dell’uomo verso Dio.

84,2 Signore degli eserciti: su questo titolo divino vedi nota a Sal 24,10.

84,10 consacrato: il re, che guida e protegge (è il nostro scudo) la comunità d’Israele.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


** ** Salmo di pellegrinaggio (o Cantico di Sion)

Il salmista celebra il monte Sion e il suo tempio, abitazione in terra del Signore, Dio degli eserciti e Dio della vita. Il tempio è oggetto di forte desiderio nella mente e nel cuore del pellegrino. Questo salmo e il 122, unici tra i Cantici di Sion, si riferiscono direttamente al pellegrinaggio. Il Sal 84 per la tematica e per il lessico è simile ai Sal 42-43 (i due formano una sola unità d'espressione), ma mentre in questi ultimi ci si lamenta nostalgicamente per la lontananza del santuario, nel Sal 84 il salmista gioisce per averlo raggiunto. Vi si intrecciano motivi di lamentazione, beatitudine, benedizione, preghiera per il re, ma prevale su tutti il carattere innico. Come i Sal 15 e 24 il Sal 84 può fungere anche da “liturgia d'ingresso” o “della porta”. L'atmosfera è distesa e contemplativa ed è ispirata alla fiducia nella presenza di Dio che salva e dà gioia. Il metro nel TM è prevalentemente quello della “lamentazione” (qînâ), dato da 3 + 2 accenti, mentre nei vv. 9-10 è di 3 + 3. Il nome di Dio ha un ruolo marcato nella struttura. Infatti come «Signore degli eserciti» si trova nei vv. 2.4.9.13, come «Signore» nei vv. 3.9.12.12, come «Dio» nei vv. 3.4.8.9.10.11.12. Tra il v. 2 e il v. 13 c'è un'inclusione, data dall'appellativo divino «Signore degli eserciti» (JHWH ṣᵉbā’ôt), appellativo jahvistico-gerosolimitano e caratteristico dei Cantici di Sion. Esso funge da introduzione e da conclusione. Il simbolismo spaziale-temporale unifica il salmo creando un'atmosfera contemplativa di gioiosa fiducia. Si può dividere in tre strofe: vv. 2-4 (I strofa); vv. 5-9 (I strofa); vv. 10-13 (III strofa). La prima strofa è caratterizzata dal desiderio del tempio, la seconda dall'esecuzione del pellegrinaggio, la terza dall'arrivo nel tempio.

v. 2. «Quanto...»: in ebr. mah. Così inizia anche il Sal 8. È un'espressione di intenso stupore e ammirazione! «amabili»: il tempio era amato da Dio stesso (Ger 12,7) e dal popolo (Sal 42-43; 48,3-4; 63,2-4). «le tue dimore» lett. «le tue tende» (miškᵉnôtêkā). Il richiamo alla tende del convegno (miškan) del periodo esodale e del deserto è evidente. Il plurale si riferisce o ai vari edifici collegati al tempio vero e proprio o, come plurale poetico, alla grandiosità e santità dell'edificio sacro (cfr. 1Re 19,14; Rm 11,3). «L'anima mia languisce...»: si tratta di una sete per Dio e del suo tempio che abbraccia tutto l'essere, cfr. Sal 42,2; 63,2; Ger 17,13.

v. 3. «Il mio cuore e la mia carne»: l'espressione indica, per merismo, tutto l'essere umano nella dimensione interiore (cuore) ed esteriore (carne), cfr. Sal 16,9.

v. 5. «Beato chi abita...»: cfr. Sal 134,1-3; 135,1-2. Più che alla permanenza materiale nel tempio il salmista si riferisce ai frutti spirituali della vicinanza del Signore (Sal 23,6; 27,4; cfr. Sal 92,13-15).

v. 6. «Beato chi trova in te...»: il versetto è oscuro e la traduzione congetturale.

vv. 7-8. L'itinerario geografico del pellegrinaggio non è chiaro. Nel v. 7 si indica una valle e nel v. 8 la collina di Sion. Ma le allusioni a un itinerario spirituale sono più significative. Il cammino verso Dio, anche se attraverso una valle oscura (Sal 23,4), dà sempre gioia entusiastica e tutto si trasforma in bene (Sal 107,33; Is 35,5-10; 41,18-19; 48,21).

v. 7. «valle del pianto»: le antiche versioni fanno derivare il sostantivo bākā’ dal verbo bkh (= piangere). Preso in senso realistico la «valle di Baka'» secondo i geografi biblici corrisponderebbe all'attuale Wadi el-Meiseh (= wadi del piangente) situato a sud-ovest di Gerusalemme. Esso confluisce nella Geenna. Ma l'espressione, secondo altre etimologie, si può tradurre anche «valle della sete» o «valle della balsamite» dal nome dell'albero che cresce in luoghi aridi. «la prima pioggia»: (in ebraico môreh) è quella che cade in autunno. Essa, dopo la stagione estiva che rende arida la terra di Palestina, ridona vita e ammanta di verde i luoghi deserti (cfr. Sal 65,12-13).

v. 8. «Cresce lungo il cammino il suo vigore»: è l'effetto psicologico e spirituale di chi si avvicina alla meta, cfr. Sal 103,5; Is 40,29-31.

v. 9. «Signore, Dio degli eserciti..»: l'invocazione a Dio a conclusione della seconda strofa è un appello solenne e un invito all'ascolto, in preparazione della preghiera della strofa successiva.

v. 10. «nostro scudo»: di per sé l'espressione per il parallelismo, anziché riferito a Dio come vocativo, può riferirsi al re («tuo consacrato») come accusativo (cfr. Sal 89,19). Ma poiché nel v. 12 Dio è certamente chiamato anche «scudo», il re lo è per analogia. Il re perché «consacrato» da Dio è suo vassallo, suo luogotenente in mezzo al popolo, per difenderlo e proteggerlo. Egli appartiene alla comunità che per lui innalza preghiere a Dio (Sal 2,2; 18,51; 89,39.52; 132,10).

v. 12. «sole e scudo»: nell'AT Dio non è mai chiamato, eccetto qui, con l'appellativo di «sole», ma cfr. Is 60, 19-20; Ml 3,20. Per «scudo» cfr. v. 10; Sal 3,4; 18,3.31.36; Gn 15,1; Dt 33,29; 2Sam 22,3.31.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE SCAM CITIES? VERE E PROPRIE CITTà DELLE TRUFFE ON-LINE. ANCHE LE NAZIONI UNITE LANCIANO L'ALLARME.


E' un vero e proprio fenomeno quello delle “scam cities,” centri in espansione, specialmente nel Sud-Est asiatico, dove migliaia di persone sono costrette a commettere frodi online, come truffe sentimentali e finanziarie, spesso dopo essere state attirate con false promesse di lavoro. Queste operazioni, paragonabili per entità al PIL di alcuni paesi, sono spesso controllate da organizzazioni criminali asiatiche con legami locali, sfruttando zone economiche speciali e aree con scarsa applicazione della legge. Le vittime provengono da diverse parti del mondo e subiscono gravi violazioni dei diritti umani. L'aumento delle frodi, che utilizzano anche tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, rappresenta una minaccia globale, con un impatto significativo anche in paesi come l'Italia, che sta cercando di contrastare il fenomeno, principalmente attraverso un rafforzamento delle proprie capacità investigative e normative in materia di cybercrime .

L'Italia è indicata come uno dei bersagli principali delle truffe che provengono dalle “scam cities”. Nel 2024, la Polizia Postale italiana ha gestito un numero elevato di casi di frode online, trattando complessivamente 18.714, con un incremento del 15% rispetto all'anno precedente. Le somme sottratte ammontano a quasi 200 milioni di euro. Sono state registrate oltre 82.000 segnalazioni di truffe e 23.000 richieste di assistenza .

Per contrastare il fenomeno, il governo italiano ha varato un piano anti-infiltrazioni informatiche. Nell'ambito di questo piano, sono stati stanziati 97 milioni di euro all'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), destinati allo sviluppo di software avanzati di protezione1 . Inoltre la legge 90 del 2024 ha rafforzato le capacità operative della Polizia Postale. La stessa legge ha anche favorito la cooperazione tra le forze dell'ordine, la magistratura e la Presidenza del Consiglio per rendere l'azione contro le minacce digitali più efficace.

Il fenomeno delle “scam cities” è emerso in Asia, in particolare nel Sud-est asiatico, a partire dalla pandemia di COVID-19. Molte delle “città delle truffe” più consolidate nella regione del Mekong sono nate come casinò legali, legati al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga e altre attività criminali. C'è stata poi una significativa evoluzione, specialmente durante la pandemia di COVID-19, in cui i casinò hanno cambiato il loro modello di business e si sono spostati nello spazio online, concentrandosi in particolare su truffe e frodi informatiche. Questa trasformazione, caratterizzata dalla proliferazione di centri di frode informatica su scala industriale, ha seguito anni di crescenti sforzi di applicazione della legge e regolamentazione mirati al movimento di denaro transfrontaliero e al riciclaggio di denaro legato a casinò non regolamentati e operazioni di gioco d'azzardo online. Molte di queste operazioni si sono fisicamente trasferite e concentrate attorno a territori controllati da gruppi armati non statali inaccessibili e autonomi, Zone Economiche Speciali (SEZ) e altre aree di confine vulnerabili nella regione, in particolare nel Mekong. Queste aree sono servite da “terreno fertile” per le reti criminali. Tra i fattori che hanno facilitato l'emergere e la crescita di questo fenomeno l'evoluzione del crimine organizzato transnazionale: Gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nel Sud-est asiatico si stanno trasformando in “fornitori di servizi criminali” che vendono una serie di attività illegali. Questi gruppi, emersi come leader globali nelle frodi informatiche, nel riciclaggio di denaro e nel sistema bancario clandestino, hanno dimostrato la capacità di adattarsi ai cambiamenti politici ed economici e di sfruttare le lacune nella governance e nelle normative. La mafia cinese, in particolare, è indicata come principale controllore delle scam cities, avendo deciso di investire massicciamente nelle frodi online dopo aver dominato il settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Le scam cities si caratterizzano per lo sfruttamento della manodopera tramite tratta: centinaia di migliaia di vittime di tratta e individui complici costituiscono la vasta forza lavoro multilingue. Le operazioni di frode online sono profondamente implicate nella tratta di persone per attività criminali forzate. Le persone vengono attirate con false offerte di lavoro (spesso tramite social media), costrette a lavorare (anche per 16-17 ore al giorno), vendute tra operatori, private dei documenti personali e trattenute contro la loro volontà, spesso sottoposte a violenza e tortura se non raggiungono gli obiettivi o tentano di fuggire.

Le organizzazioni criminali hanno capitalizzato sulla diffusione di tecnologie potenti e accessibili come blockchain, cloud computing, intelligenza artificiale generativa (AI) e apprendimento automatico. L'AI, inclusi i grandi modelli linguistici per la traduzione e i filtri deepfake per le videochiamate, è utilizzata per rendere le truffe più sofisticate e convincenti. La tecnologia è anche utilizzata per sviluppare infrastrutture come piattaforme di gioco d'azzardo online, processori di pagamento, scambi di criptovalute e mercati online illeciti.

I gruppi criminali sono agili e adattabili, espandendosi in aree più remote e vulnerabili e persino in altre regioni per mitigare i rischi derivanti dall'aumento delle azioni di contrasto. Possono scegliere e spostare giurisdizioni e operazioni a seconda delle condizioni politiche, della redditività e dell'accesso alle risorse. Questa adattabilità ha portato alla “tracimazione” del fenomeno in altre parti dell'Asia, Africa, Sud America, Medio Oriente e Pacifico.

In sintesi, le “scam cities” sono emerse nel Sud-est asiatico principalmente dopo la pandemia di COVID-19, evolvendo da precedenti operazioni legate a casinò e gioco d'azzardo online sotto pressione da parte delle forze dell'ordine. La loro crescita è stata facilitata da una combinazione di fattori, tra cui la governance debole in alcune aree (specialmente SEZ e regioni di confine), la complicità ufficiale e la corruzione, lo sfruttamento di centinaia di migliaia di persone vittime di tratta per il lavoro forzato, l'adozione rapida di tecnologie avanzate per le frodi e le infrastrutture criminali, l'enorme redditività del settore che permette reinvestimenti, e l'agilità dei gruppi criminali che possono spostare rapidamente le operazioni per eludere il contrasto.

In tale contesto, la pubblicazione “Inflection Point” è un Technical Policy Brief (“Inflection Point: Global Implications of Scam Centres, Underground Banking and Illicit Online Marketplaces in Southeast Asia”) pubblicato nell'Aprile 2025 dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), in particolare dalla sezione per il Sud-est asiatico e il Pacifico. Il rapporto rappresenta un tentativo unico di migliorare la consapevolezza circa gli impatti e le implicazioni globali della situazione attuale relativa ai centri di truffa, al sistema bancario clandestino e ai mercati online illeciti nel Sud-est asiatico. Riconosce che la comunità internazionale si trova ora a un punto di svolta critico.

Il rapporto tratta diverse tematiche chiave relative al fenomeno delle “scam cities” e dei network criminali nel Sud-est asiatico: analizza come i gruppi criminali si stiano trasformando in “fornitori di servizi criminali”, descrive la scala e la raffinatezza delle operazioni di frode, evidenzia la sofferenza umana delle persone trafficate e costrette a lavorare nei centri, identifica i gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nella regione come i principali attori dietro queste operazioni, spesso collegati al settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Mostra inoltre attraverso mappe, le localizzazioni dei centri di truffa nella regione del Mekong.

Sottolinea, infine, l'importanza di comprendere la convergenza di frodi informatiche, sistema bancario clandestino e innovazione tecnologica . I risultati del rapporto dovrebbero servire da base per il futuro monitoraggio e analisi delle minacce, e guidare un dialogo orientato alle soluzioni, assistenza tecnica e lo sviluppo di strategie di risposta con le autorità della regione. La pubblicazione include infatt ianche una sezione di conclusioni e raccomandazioni.

La pubblicazione è reperibile qui bit.ly/4iqcYlI

#scamcities #UNODC #InflectionPoint


noblogo.org/cooperazione-inter…


AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE SCAM CITIES?


AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE SCAM CITIES? VERE E PROPRIE CITTà DELLE TRUFFE ON-LINE. ANCHE LE NAZIONI UNITE LANCIANO L'ALLARME.


E' un vero e proprio fenomeno quello delle “scam cities,” centri in espansione, specialmente nel Sud-Est asiatico, dove migliaia di persone sono costrette a commettere frodi online, come truffe sentimentali e finanziarie, spesso dopo essere state attirate con false promesse di lavoro. Queste operazioni, paragonabili per entità al PIL di alcuni paesi, sono spesso controllate da organizzazioni criminali asiatiche con legami locali, sfruttando zone economiche speciali e aree con scarsa applicazione della legge. Le vittime provengono da diverse parti del mondo e subiscono gravi violazioni dei diritti umani. L'aumento delle frodi, che utilizzano anche tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, rappresenta una minaccia globale, con un impatto significativo anche in paesi come l'Italia, che sta cercando di contrastare il fenomeno, principalmente attraverso un rafforzamento delle proprie capacità investigative e normative in materia di cybercrime .

L'Italia è indicata come uno dei bersagli principali delle truffe che provengono dalle “scam cities”. Nel 2024, la Polizia Postale italiana ha gestito un numero elevato di casi di frode online, trattando complessivamente 18.714, con un incremento del 15% rispetto all'anno precedente. Le somme sottratte ammontano a quasi 200 milioni di euro. Sono state registrate oltre 82.000 segnalazioni di truffe e 23.000 richieste di assistenza .

Per contrastare il fenomeno, il governo italiano ha varato un piano anti-infiltrazioni informatiche. Nell'ambito di questo piano, sono stati stanziati 97 milioni di euro all'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), destinati allo sviluppo di software avanzati di protezione1 . Inoltre la legge 90 del 2024 ha rafforzato le capacità operative della Polizia Postale. La stessa legge ha anche favorito la cooperazione tra le forze dell'ordine, la magistratura e la Presidenza del Consiglio per rendere l'azione contro le minacce digitali più efficace.

Il fenomeno delle “scam cities” è emerso in Asia, in particolare nel Sud-est asiatico, a partire dalla pandemia di COVID-19. Molte delle “città delle truffe” più consolidate nella regione del Mekong sono nate come casinò legali, legati al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga e altre attività criminali. C'è stata poi una significativa evoluzione, specialmente durante la pandemia di COVID-19, in cui i casinò hanno cambiato il loro modello di business e si sono spostati nello spazio online, concentrandosi in particolare su truffe e frodi informatiche. Questa trasformazione, caratterizzata dalla proliferazione di centri di frode informatica su scala industriale, ha seguito anni di crescenti sforzi di applicazione della legge e regolamentazione mirati al movimento di denaro transfrontaliero e al riciclaggio di denaro legato a casinò non regolamentati e operazioni di gioco d'azzardo online. Molte di queste operazioni si sono fisicamente trasferite e concentrate attorno a territori controllati da gruppi armati non statali inaccessibili e autonomi, Zone Economiche Speciali (SEZ) e altre aree di confine vulnerabili nella regione, in particolare nel Mekong. Queste aree sono servite da “terreno fertile” per le reti criminali. Tra i fattori che hanno facilitato l'emergere e la crescita di questo fenomeno l'evoluzione del crimine organizzato transnazionale: Gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nel Sud-est asiatico si stanno trasformando in “fornitori di servizi criminali” che vendono una serie di attività illegali. Questi gruppi, emersi come leader globali nelle frodi informatiche, nel riciclaggio di denaro e nel sistema bancario clandestino, hanno dimostrato la capacità di adattarsi ai cambiamenti politici ed economici e di sfruttare le lacune nella governance e nelle normative. La mafia cinese, in particolare, è indicata come principale controllore delle scam cities, avendo deciso di investire massicciamente nelle frodi online dopo aver dominato il settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Le scam cities si caratterizzano per lo sfruttamento della manodopera tramite tratta: centinaia di migliaia di vittime di tratta e individui complici costituiscono la vasta forza lavoro multilingue. Le operazioni di frode online sono profondamente implicate nella tratta di persone per attività criminali forzate. Le persone vengono attirate con false offerte di lavoro (spesso tramite social media), costrette a lavorare (anche per 16-17 ore al giorno), vendute tra operatori, private dei documenti personali e trattenute contro la loro volontà, spesso sottoposte a violenza e tortura se non raggiungono gli obiettivi o tentano di fuggire.

Le organizzazioni criminali hanno capitalizzato sulla diffusione di tecnologie potenti e accessibili come blockchain, cloud computing, intelligenza artificiale generativa (AI) e apprendimento automatico. L'AI, inclusi i grandi modelli linguistici per la traduzione e i filtri deepfake per le videochiamate, è utilizzata per rendere le truffe più sofisticate e convincenti. La tecnologia è anche utilizzata per sviluppare infrastrutture come piattaforme di gioco d'azzardo online, processori di pagamento, scambi di criptovalute e mercati online illeciti.

I gruppi criminali sono agili e adattabili, espandendosi in aree più remote e vulnerabili e persino in altre regioni per mitigare i rischi derivanti dall'aumento delle azioni di contrasto. Possono scegliere e spostare giurisdizioni e operazioni a seconda delle condizioni politiche, della redditività e dell'accesso alle risorse. Questa adattabilità ha portato alla “tracimazione” del fenomeno in altre parti dell'Asia, Africa, Sud America, Medio Oriente e Pacifico.

In sintesi, le “scam cities” sono emerse nel Sud-est asiatico principalmente dopo la pandemia di COVID-19, evolvendo da precedenti operazioni legate a casinò e gioco d'azzardo online sotto pressione da parte delle forze dell'ordine. La loro crescita è stata facilitata da una combinazione di fattori, tra cui la governance debole in alcune aree (specialmente SEZ e regioni di confine), la complicità ufficiale e la corruzione, lo sfruttamento di centinaia di migliaia di persone vittime di tratta per il lavoro forzato, l'adozione rapida di tecnologie avanzate per le frodi e le infrastrutture criminali, l'enorme redditività del settore che permette reinvestimenti, e l'agilità dei gruppi criminali che possono spostare rapidamente le operazioni per eludere il contrasto.

In tale contesto, la pubblicazione “Inflection Point” è un Technical Policy Brief (“Inflection Point: Global Implications of Scam Centres, Underground Banking and Illicit Online Marketplaces in Southeast Asia”) pubblicato nell'Aprile 2025 dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), in particolare dalla sezione per il Sud-est asiatico e il Pacifico. Il rapporto rappresenta un tentativo unico di migliorare la consapevolezza circa gli impatti e le implicazioni globali della situazione attuale relativa ai centri di truffa, al sistema bancario clandestino e ai mercati online illeciti nel Sud-est asiatico. Riconosce che la comunità internazionale si trova ora a un punto di svolta critico.

Il rapporto tratta diverse tematiche chiave relative al fenomeno delle “scam cities” e dei network criminali nel Sud-est asiatico: analizza come i gruppi criminali si stiano trasformando in “fornitori di servizi criminali”, descrive la scala e la raffinatezza delle operazioni di frode, evidenzia la sofferenza umana delle persone trafficate e costrette a lavorare nei centri, identifica i gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nella regione come i principali attori dietro queste operazioni, spesso collegati al settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Mostra inoltre attraverso mappe, le localizzazioni dei centri di truffa nella regione del Mekong.

Sottolinea, infine, l'importanza di comprendere la convergenza di frodi informatiche, sistema bancario clandestino e innovazione tecnologica . I risultati del rapporto dovrebbero servire da base per il futuro monitoraggio e analisi delle minacce, e guidare un dialogo orientato alle soluzioni, assistenza tecnica e lo sviluppo di strategie di risposta con le autorità della regione. La pubblicazione include infatt ianche una sezione di conclusioni e raccomandazioni.

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Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO

Felice Serino – “La vita nascosta” – (poesie 2014 – 2017)

Copyright 2017 by Felice Serino

Felice Serino, nato a Pozzuoli e residente a Torino, autodidatta, è un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici e che ha vinto molti premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia.

Gestisce svariati siti su Internet di ottimo livello e qualità, che ospitano anche poeti prestigiosi. E' stato tradotto in otto lingue.

“La vita nascosta” è un'opera corposa nel suo racchiudere le raccolte del Nostro “Trasfigurati aneliti” (2015) e “Nell'infinito di noi” (2016) ed è corredata da una presentazione di Giovanni Perri ricca di acribia.

Cifra essenziale, che connota la poetica del Nostro, di raccolta in raccolta, è una vena originalissima che parte da una visione del sacro, visto sia in maniera trascendente che immanente. Serino si pone nei confronti della realtà, del mondo, del cosmo, che nella nostra contemporaneità spesso diviene caos, inizialmente come creatura che anela ad un essere superiore tramite una religiosità che supera e va oltre le forme confessionali e ritualistiche della Chiesa. Sono spesso nominati da Felice Dio, Gesù, la Madonna e soprattutto gli angeli, ma il poeta non cade nel dogmatismo,credendo in un amore interessato per Dio, in un rapporto con Lui non mediato, tipico dei mistici, e che trova la sua realizzazione, il suo inveramento proprio attraverso, le sue poesie, che presentano unitarietà del discorso e coerenza. Proprio in questo modo e in tal senso egli da creatura si eleva a persona, che vive criticamente in una società, relazionandosi con essa secondo una sua personalissima visione del mondo. Tema essenziale del suo “riflettere in versi” è quello dell'amore per la vita, che lo porta ad una certa forma di ottimismo. Per Serino l'esistenza umana èdegna di essere vissuta e anche la morte non è considerata come la fine di tutto, ma come il passaggio dalla transitorietà all'eternità. Non solo i contenuti sono originali nel poiein dell'autore, ma anche la forma dei suoi testi in massima parte brevi. Il poeta attraverso gli occhi si rivolge alle cose che lo circondano, che vengono trasfigurate in versi, divenendo cariche di senso e di pathos. Ecco dunque il sentire di Serino in “Trasfigurati aneliti”, che esprime la stabile tensione del poeta verso l'universo e anche verso il microcosmo. Il libro è costituito da 45 componimenti tutti forniti di titolo e non è scandito in sezioni. Trasfigurati aneliti potrebbe essere letto come un poemetto vista la sua unitarietà e tutte le poesie che lo compongono fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e sono risolte in un unico respiro. S'incontrano diversi interlocutori in questa raccolta, ai quali l'io-poetante si rivolge, figure che sono Dio, Gesù, gli angeli e anche esseri terreni dei quali ogni riferimento resta taciuto. Una vena epigrammatica connota il dettato del poeta che pratica una poesia neolirica. Sinotano precisione, velocità, leggerezza, icasticità, grazia e armonia nel    versificare    di    questo

autore. A volte il tema del sacro si coniuga con quello della classicità, in versi sempre luminosi e controllatissimi.

In “Nell'infinito di noi”, Serino continua ad elaborare la sua personalissima e originale ricerca letteraria. La raccolta è suddivisa in due sezioni, entrambe costituite da quarantacinque componimenti, “Lo sguardo velato” e quella eponima. Se la poesia è in se stessa sempre metafisica, si deve mettere in evidenza che, di raccolta inraccolta, Felice riesce a produrre componimenti collegati tra loro che, oltre ad essere metafisici, sono connotati sempre da un forte alone, o ancora meglio, da un'aurea di sorprendente misticismo postmoderno. Il suddetto si può evincere, sia in testi che hanno come oggetto o tematica figure tratte dall'immaginario religioso, come il Cristo o gli angeli, sia quando il poeta proietta la sua vena trascendente in situazioni del tutto quotidiane, nelle quali l'io – poetante e le varie figure protagoniste, dette con urgenza, sono in tensione appunto verso l'infinito (e qui giocano un ruolo importante le tematiche della nascita e della morte). Unaccentuato senso del sacro caratterizza “Nell'infinito di noi”. Esso qui trova la sua espressione estrema, rispetto alle raccolte precedenti del Nostro, nelle quali già si notava. Il poeta sembra suggerirci, con il titolo della raccolta, che noi esseri, come persone, pur vivendo sotto specie umana, per dirla con Mario Luzi, già nel nostro transito terreno siamo infiniti e che le nostre anime sono immortali. I componimenti sono tutti connotati (e non potrebbe essere altrimenti per quanto già affermato), da sospensione e magia che si realizzano nei versi icastici, veloci e leggeri. Stabile è la tensione verso il limite nella ricerca dell'attimo in senso heideggeriano, della vita oltre il tempo degli orologi. Così Serino produce tessuti linguistici pieni di illuminazioni e spegnimenti, nei quali è visibile una luce, che è appunto quella di una realtà soprannaturale, che si proietta tout-court in quella delle nostre vite, restituendoci una notevole carica di senso. Particolarmente affascinante, nella sezione eponima, la poesia intitolata proprio Nell'infinito di noi, nella quale sono stabili visionarietà, sospensione e dissolvenza. In questa il tu, al quale il poeta si rivolge, e del quale ogniriferimento resta taciuto, è Nina, una figura che, nell'incipit, volteggia nelle stanze viola della memoria. Qui si evidenzia una forte tensione attraverso una parola sempre raffinata ed avvertita. Particolarmente alto il verso apparire o entrare nello specchio/ dell'essenza, nella quale è presente una forte valenza ontologica. Nella seconda breve strofa della composizione il tu afferma che qui siamo affratellati nel sangue con la terra e la morte. Poetica mistica, dunque quella di Serino, la cui cifra essenziale è quella di una parola che scava in profondità per riportare alla luce l'essenza dell'esistere in tutte le sue sfaccettature.

Perché il titolo onnicomprensivo La vita nascosta? La risposta risiede nel fatto che nel mare magnum del nostro postmoderno occidentale l'umanità è alienata e vittima del consumismo e del mondo dell'avere che prevale su quello dell'essere su uno sfondo dove Dio è morto e i valori non esistono.

I poeti in generale, e tanto più Serino che oltre ad essere un poeta è un mistico, nel loro pensiero divergente, trovano la felicità in altri modi e la    vita    nascosta    di    cui    ci parla il Nostro è una vita parallela a misura umana perché sottende l'atto di fede nell'esistenza dell'eternità e non la credenza nel nulla eterno foscoliano.

*

Raffaele Piazza

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Neil Young - Living With War (2006)


immagine

Living with War è il 29° album in studio del musicista canadese-americano Neil Young, pubblicato il 2 maggio 2006. I testi, i titoli e lo stile concettuale dell'album sono fortemente critici nei confronti delle politiche dell'amministrazione di George W. Bush; il sito web di CTV lo ha descritto come “una critica musicale al presidente degli Stati Uniti George W. Bush e alla sua condotta nella guerra in Iraq”. Il disco è stato scritto e registrato in nove giorni tra marzo e aprile 2006. Young iniziò a scrivere canzoni per Living with War in una stanza d'albergo di Gambier, Ohio, mentre faceva visita alla figlia al college. Mentre prendeva il caffè da un distributore automatico una mattina presto, Young vide la prima pagina di un numero di USA Today che documentava una sala operatoria su un aereo che trasportava soldati americani gravemente feriti dall'Iraq alla Germania. In seguito raccontò a Charlie Rose che la combinazione dell'immagine vivida e del titolo (che non si concentrava sulla sofferenza e sulla morte rappresentate, ma piuttosto sulle scoperte mediche fatte durante la guerra) lo aveva commosso: “Per qualche ragione, è stato questo a colpirmi. Sono salito di sopra dopo. Ho scritto questa canzone, 'Families'; ho iniziato a scriverne un'altra, 'Restless Consumer'; ho iniziato a scrivere tutte queste canzoni tutte insieme; avevo tipo quattro canzoni in corso contemporaneamente.” Young ha detto che dopo aver scritto le canzoni, ha iniziato rapidamente a “sgretolarsi.” Ha chiamato sua moglie Pegi nella loro stanza e “mi sono aggrappato a lei e stavo singhiozzando. Stavo singhiozzando così forte che le cose mi uscivano dalla faccia.


Ascolta: album.link/i/152685627



noblogo.org/available/neil-you…


Neil Young - Living With War (2006)


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Living with War è il 29° album in studio del musicista canadese-americano Neil Young, pubblicato il 2 maggio 2006. I testi, i titoli e lo stile concettuale dell'album sono fortemente critici nei confronti delle politiche dell'amministrazione di George W. Bush; il sito web di CTV lo ha descritto come “una critica musicale al presidente degli Stati Uniti George W. Bush e alla sua condotta nella guerra in Iraq”. Il disco è stato scritto e registrato in nove giorni tra marzo e aprile 2006. Young iniziò a scrivere canzoni per Living with War in una stanza d'albergo di Gambier, Ohio, mentre faceva visita alla figlia al college. Mentre prendeva il caffè da un distributore automatico una mattina presto, Young vide la prima pagina di un numero di USA Today che documentava una sala operatoria su un aereo che trasportava soldati americani gravemente feriti dall'Iraq alla Germania. In seguito raccontò a Charlie Rose che la combinazione dell'immagine vivida e del titolo (che non si concentrava sulla sofferenza e sulla morte rappresentate, ma piuttosto sulle scoperte mediche fatte durante la guerra) lo aveva commosso: “Per qualche ragione, è stato questo a colpirmi. Sono salito di sopra dopo. Ho scritto questa canzone, 'Families'; ho iniziato a scriverne un'altra, 'Restless Consumer'; ho iniziato a scrivere tutte queste canzoni tutte insieme; avevo tipo quattro canzoni in corso contemporaneamente.” Young ha detto che dopo aver scritto le canzoni, ha iniziato rapidamente a “sgretolarsi.” Ha chiamato sua moglie Pegi nella loro stanza e “mi sono aggrappato a lei e stavo singhiozzando. Stavo singhiozzando così forte che le cose mi uscivano dalla faccia.


Ascolta: album.link/i/152685627


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FELICE SERINO

POESIE

AFFLATI (2020)

111

NOI DUE

chi resta avrà dall’altro da lassù lo sguardo o dai recessi dell’essere dove si presume risieda l’anima

chi resta alzerà gli occhi al cielo in un atipico silenzio rassegnato

un’altra primavera e nuovamente guarderà il glicine fiorire si domanderà dove stanno i ricordi vissuti pezzetti di cuore

sa che tutto è un eterno presente

112

NOTTE LIQUIDA

orfanezza del cuore su sfiorite rive occhi come laghi in fremiti di vita

dove distorto volto d’angelo traspare

lanciarsi anima e corpo nell’ebbrezza della notte liquida

113

OCCHI DI PARADISO

quel giorno che ci hai lasciati parlava il tuo sguardo muto -occhi di paradiso

quel giorno l’angelo ha colto il tuo dolore e lo ha appeso ad una stella

ora tra arcobaleni e vento il tuo aquilone

sparito nell’infinito

è come volesse cercare lì il tuo cuore

114

PAROLE 2

parole sulla bocca dell’alba in dormiveglia mentre inizi l’interiore viaggio

cavare sangue da neo- nate parole in seno a un dio non visto

dove sale la luce

115

PIU' D'UNA VITA 2

convivere con gli umori di un corpo di morte

dall’animalità all’angelo: questa l’impervia salita

più d’una vita se dal sangue fioritura sia d’ali levate:

ogni passo ne perdi una piuma

116 PRIMAVERA 2

capita che il bosco mi parli ogni volta che abbraccio il “mio” albero

-risale a un rito atavico l’abbraccio: patto di luce- amore-

mi parla -il bosco- tendendo le mille sue braccia nell’espandersi in canti che allargano il cielo

la casa degli uccelli si fa allora santuario del cuore

empatia che mi congiunge all’esplosione della fioritura

come fossi io nell’albero

117

PROFUMI NINNOLI

credi non sarà così per sempre non come qui a guardare per speculum in aenigmate

quel non riuscire a focalizzare il profilo di lei come quando la vedevi sbucare da dietro la curva della strada al ritorno dal footing

tra le altre suppellettili ora a prendere polvere sulla specchiera stile ottocento profumi pinzette ninnoli

la collana orfana del collo esile

il guardarti in tralice nelle sere vuote lei da una foto sfocata

118 PROVE DI VOLO

anneghi nell’effimero d’una vita marginale

tenti nell’indaco prove di volo -fino a che dura il sogno

da quale parte è la verità ti chiedi nei momenti lucidi

119

QUALCOSA VERRA'

qualcosa verrà in quest’ora anodina a farsi sangue e presenza il bianco a violare ricamandolo di fonèmi e voci

da sirena ecco si veste la musa su onde a sognare -incoronata di nuvole vaghe

come un’eco quel melodioso canto

che si negò odisseo

120 QUALE IL TUO NOME

quale il tuo nome nel registro della Luce quale la tua figura inespressa

questo non aversi come morire sognarsi in seno a cieli di cui non è memoria

caduto il velo un ri- trovarsi moltiplicato

121

QUELLO SQUARCIO DI CIELO

in grazia creativa mi sento oggi che mi è clemente il tempo -nuoto nel mio immaginario

nell’approssimarmi agli ottanta non mi fermo a fare bilanci o scongiuri né mi guardo indietro

solo il giorno predestinato aspetto e tanto più inimmaginabile

sarà quello squarcio di cielo -ad attirarmi a sé

122

REPERTI

lui -il “cornuto” che continua a lavorarci contro- lo vedemmo nelle case della morte col fumo della carne bruciata

lo riconoscemmo nella “bestia” umana

dopo gli anni orrendi oggi un museo: in mostra scarpe valigie occhiali e una montagna di capelli

i reperti della vergogna

non sogni o finzioni quelle “nuvole” ma

dalle fumate si sa che a levarsi erano ali d’angeli

123

RICORDI

confondersi del sangue col colore dei papaveri nel sole

ampie distese a perdersi mentre all’orecchio del cuore a far capolino una melodia nel tempo andata

ricordi

ci si appiattiva scalzi col fiatone nell’erba alta dopo una volata e

in levità d’angeli quasi non si toccava terra

124

RISILLABARE PALPITI

risillabare palpiti di soli e generare amore dove il cuore mette ali

elevarsi come aquila negli’ infiniti cieli

annullarsi del pensiero guru in stato di levitazione

125

ROSA IL TUO FIATO

rosa il tuo fiato fragranza di bosco la tua pelle ambrata

apparivi sirena distesa s’uno scoglio

allucinazione forse

mi facevi un cenno mentre il cielo s’apriva in una luce aurorale

come il tuo sorriso

126 SAREMO

il sangue starà circumnavigando il periplo dei mondi quando l’io non esisterà più

cosa saremo nessuno può dire

saremo nel Tutto dove tutto ha nome armonia

forse non aureolati – fioriti nelle braccia di Dio

come nella prima luce

127

SCAMPOLI

rimanere in essere incapsulati in una vita ch’è copia sfocata dell’Originale

dimezzata vita: scampoli

pure zampillo d’acqua viva dall’Io subliminale

la difficile luce

128

SCHEGGE DI PENSIERO

sai d’ essere schegge di pensiero per unificarti alla Mente- madre

dove sei già stato vuoi tornare ma non ricordi il “dove”

tornare da dove ti sei staccato

come la foglia che riprenderà ad abbeverarsi di luce dopo essere macerata nella terra

129

SCRIVERE SULLA SABBIA

scrivere con la luce la vita la morte vestire di primavera i gigli

non così l’uomo dal suo primo apparire

preso nel vortice delle cose egli scrive su sabbia l’avere

-nel cuore la paura del bambino

130 SCRIVO SULL'ARCOBALENO

scrivo sull’arcobaleno dove il mio angelo è assiso in veste di musa

egli mi suggerisce parole macerate nel sangue che mi si nascondono

alla “vista”

a volte dall’arco- baleno cade una sillaba ed io la recupero

riprende vigore

all’angelo traspare un sorriso che si fonde col mio fiato

131

SE AVRANNO VOCE

ed è pleonastico il tuo dire i tempi son cambiati e alle piante seccano i timidi germogli

i pesci son gonfi di plastica e i cieli di cenere e i mari piangono coi miei occhi

lasciare parlino i fatti se voce avranno in una -lesta?– inversione di tendenza

132

SE INDIETRO TI VOLTI

era solo un sogno – sarai come la moglie di Lot mi disse se indietro ti volti

accondiscesi sebbene controvoglia: ribellione mi corse nel sangue

altri vedevo passare per la via della “prova”

ora tramutati in statue – che prima di me ridevano

133

SENZA TITOLO 5

le cose mi chiamano e la morte è lontana

vastità contemplo

l’anima è il verso del gabbiano nel lambire l’ onda

134

SENZA TITOLO 6

un’alba cadmio apre spazi inusitati nel cuore

usciti dal sogno beccano sillabe gli uccelli di Maeterlinck in un cielo di vetro

da un luogo non- luogo le uve dei tuoi occhi chiamano il mio nome genuflesso nella luce

135

SIESTA

di sé t’innamora il perfetto endecasillabo “meriggiare pallido e assorto” - rilassante quasi a conciliare il sonno

di qua dove sei la pineta – di là il mare - chiudi il libro di Montale e gli occhi

contro l’ obliqua luce fra i rami

in te mezzo assopito ora perdura il dondolio delle altalene e dei teneri corpi

quasi fatti d’aria

136 SOLITUDINE

si è al punto che ogni giorno è uno in più a dar scacco alla morte

-finché ci siamo- la candida filosofia dell’anziano

il consueto giro pomeridiano per godere un po’ di sole

non si muove foglia ma voglia il cielo risparmiargli una solitudine feroce che scava come goccia nella roccia

137

SOPRA IL SENSO DELLE COSE

chi può conoscere meglio della terra i morti

l’inverno col suo bianco manto il silenzio copre e il loro cuore

oltre orizzonti di palpiti vegliando aleggia il mistero sopra il respiro dei vivi

sopra il senso delle cose come un sole freddo

138 SPAMPINA LA ROSA

turbine avanza in un batter di ciglia – deserta la piazza solo una gatta sotto un’auto acciambellata

han lasciato i vecchi il loro gioco di carte

più in là la bellezza deturpata

al crocevia del grido la rosa spampinata

139

SPLEEN 3

lo scoglio e tu come un tutt’uno quasi sul ciglio del mondo avvolto in una strana luce

labbra di cielo questo contatto di sole

vedi nell’aria marina un gabbiano planare su una solitudine che ti lacera all’infinito

140 SPLEEN 4

brusio di voci

galleggiare di volti su indefiniti fiati

si sta come staccati da sé

golfi di mestizia mappe segnate dietro gli occhi

vi si piega il cuore nella sanguigna luce

141

SUL FILO TESO

camminando su filo teso se la mente vacilla e s’affaccia su orrido abisso

Tu lo sai - è l’altro me a cui ho dichiarato guerra per onorarti

son diviso e ogni pensiero contrasto se emerge non da sangue

e come potrebbe la pianta ripudiare la radice? e la corolla che s’apre alla luce odiare la luce?

142 TEMPO-SOSPENSIONE

tempo elastico gli orologi molli di dalì tempo- sospensione l’aprirsi del fiore tempo di blake sospeso nel balzo lucente della tigre tempo diluito non- tempo onirico tempo dilatato che scandisce deliri di luce in una tela di van gogh tempo sospeso immobile indolore felicità animale

143

TRIPUDIO DI LUCE

aspetto l’ ineluttabile disfacimento della veste

come l’ albero delle foglie

quelle macerano l’ albero è albero

il suo sangue in letargo attende

un nuovo tripudio della luce

144

TU MADRE DEL MIO SILENZIO

tu madre del mio silenzio tu cattedrale del sangue indiato

-poesia- apri lunghe sospensioni e varchi e archi di luce ricrei tra ciglia d’amanti

tu fai spuntare fiori tra le pietre preservi un raggio di sole

per gli occhi persi del povero cristo nei giorni anodini

145

TU REGINA DELLA NOTTE

sei nelle mie corde e metti ali a sorvolare questo male oscuro d’un mondo fatto a pezzi tu regina della notte

poesia che ti sveli al lume d’una luna menomante

l’anima è inclinata nella luce

ci salverà la bellezza?

146

ULISSIDE 4

occhi di terra e di cielo e oceani occhi ove vive noetica luce a sognare procelle e bompressi

e un’ itaca lontana

esce dalla coda dell’occhio il tuo vascello a circumnavigare terre di mistero

ed è casa di mare aperto l’anima del viaggio

147

UN CIELO DI PALPITI

si punterà verso il non- luogo dell’ Inconoscibile intrisa la vela del sogno del sangue della passione uscendo dalla bocca della notte

-e siamo grumo e infinito

vivo di palpiti sarà quel cielo tenerezza di madre ad accoglierci

148

UN NOME UNA VOCE

un alone di mistero emana dai lampioni sul lungopò la sera ectoplasmi o perdute identità pare s’aggirino sui viali battuti solo da qualche meretrice

pensi possa ispirarti qualche verso quest’atmosfera impalpabile e attendi riconoscibili un nome una voce che ti salgano da dentro

149

UN SORRISO

vedi l’allodola planare il suo volo un immaginario arco lascia nel cielo

“l’albero lo riconosci dal frutto”

pensi come curiosamente ti sorprenda quel detto dei Vangeli

e come il dimenticato aspetti solo come pane un sorriso

-ti vedrebbe come un angelo qui sulla terra che gli allevii la ferita viva

il sorriso è l’inizio -lo sai

150

UN VENTO DI OSSIMORI

posizione fetale: ideale per lasciarti abbracciare da morfeo – in una sospensione lucente – la mente

assediata da iperboli grandi come case e da un vento di ossimori

151 UNA POESIA TIPO QUELLA

fa sorridere una poesia tipo quella di Neruda “ode alla cipolla”?

se ne cogli la vera profondità penetrando fin nella radice della terra da cui è nata

sentirai l’ebbrezza del sangue che canta alla luce gemmante come una celeste musica

indorato dal caldo sole quel bulbo finirà sotto la mezzaluna con lacrime

-companatico dei poveri s’ usa dire

152

VAGHEZZA ERA O VISIONE

quell’attraversarti la mente da nonsense e surreali figure daliniane come uscite da un sogno

perdevi la percezione del tempo: davanti a te un lungo corridoio asettico senza interruzione di porte

era come entrare nella morte -

infine sfociare bagnato di luce

in altra vita – sogno nel sogno

153

VERTICALITA'

dolore non solo quello da carne- urlo animale ma sublimato negli assi della croce guardando in divenire là dove conduce Passione per la porta stretta

154

VIAGGI

“il più bello dei mari” quello ancora da navigare o solo sognato

così la poesia più bella si dice sia quella ancora da scrivere

viaggi da odisseo viaggi mentali

apertura a ventaglio dei sensi in una immersione nel sé

[I° verso da Hikmet]

155

VISIONE

su di te vedi piegato il cielo dalle leggiadre braccia ti sale su per le narici la barca di cristallo della passione veleggiando sul filo del respiro

nella camera della mente non è detto non t’appaia l’angelo dell’ affresco che ti rapì quand’ eri bambino

156

VITA CENTUPLICATA

tu nelle braccia di Dio rapita nel sole piccola Margot

tu rosa vestita per la vita

quella vita che non ti fu dato vivere

ora centuplicata

credimi immergermi vorrei in quel Sole che nel sogno in barlumi ora intravedo

157

VITA CHE TI SVELI

assisa sul bordo della luce vita che abbracci infiniti orizzonti vita riflessa che non sai dire se vivi o sogni vita in esilio finché abiti nel corpo vita genuflessa a adorare il sole- maja di luce che apri la fronte del giorno vita- vuoto affamato

sii te stessa “vita fedele alla vita”

rigenerata dalla Croce Vita che ti compi che ti sveli

158

VITA NASCOSTA 2

il muro d’aria che divide luogo e non- luogo o solo quell’esistere sognato che torna come déjà vu

qui solo apparire: l’essere è vita parallela – nascosta

159

VITA VISSUTA

aria ferma

di pomeriggio quando le ore si dilatano e in una chiazza di sole un gatto acciambellato sembra sognare

i volti raggrinziti dei vecchi che giocano a carte dicono vita vissuta

ti distolgono dal sovrappensiero bianchi voli che si staccano dal tramonto

160

L'ETERNA LOTTA

in una bolla d' inganno è racchiuso il mondo c' è sempre un pugnale nascosto tra le pieghe della veste

appare come animale onirico il maligno o travolge come un maelstrom

ogni volta che il Cristo bagna le sue anime di luce

-tutto Egli dimentica sulla croce

161

SU SFIORITE RIVE DEL CUORE

mea culpa? – considera la pagliuzza non la trave

in bianchi cieli la sua anima s'impiglia tra certezze effimere e un nodo scorsoio l'ego si fa

mea culpa?

lungi da lui quell'animo candido che simpatizzerebbe con i morti

su sfiorite rive del cuore un gabbiano solitario plana

162

APRE ALL'ARIA LA ROSA

si leva il mattino azzurro carezza la riva della luce

sull' orlo dell' abisso la rosa apre all' aria i suoi petali

arco d' amore

lei la vita nel suo mettersi in gioco

163

COME NELLA PRIMA LUCE

figure – paesaggi -la voce nomina le cose come nella prima luce

vi assegna un'anima -gli oggetti si fondono ai corpi – familiarizzano coi gesti

giovane è la vita nel prodigio dei fiori

164

BUCO NERO

(ad una corrispondente immaginaria)

aspettando una risposta che non arriva -ma forse sei entrata in un buco nero dalle vicende del mondo assai lontana o posso immaginarti già di là a corteggiare le stelle

l'ultima poesia che forse non leggerai è infarcita di alcuni paroloni filosofeggianti

benché sappiamo sia vitale nel rivederla fare opportuni tagli

come fa con noi questa vita nel modellarci

165

LE VOCI REMOTE

il letto del fiume è un sudario che raccoglie le voci remote delle anime in sogno fermatesi lì sotto una luna menomante

166

CONSIDERAZIONI

che Egli sia nato in primavera non al freddo e al gelo -come alcuni studiosi ipotizzano- nessuno può dirlo

(convenzioni degli umani: il periodo i festeggiamenti per prima la pancia e il sacro viene poi banalizzato)

e che Egli sia nato di pelle scura è probabile

-ma perché fare distinzioni di colore


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Recensione a "La vita nascosta" di Felice Serino


Recensione a “La vita nascosta” di Felice Serino

Di Donatella Pezzino

Il poeta: sognatore, visionario, angelo caduto. Nel caso di Felice Serino, anche viandante. La cui strada sta in quella sottile zona intermedia tra il mondo sensibile e la dimensione trascendente. Per questo viandante, la vita stessa è viaggio; una ricerca continua e instancabile, un afflato spirituale, prima ancora che lirico, verso quell'oltre che ogni realtà sembra sempre celare in sé. Non a caso, “La vita nascosta” è il titolo della pluriennale raccolta di liriche nelle quali, dal 2014 al 2017, l'anima del viandante si è voluta raccontare, riversare, svelare: nelle dolcezze dell'attimo, negli inciampi sotto la pioggia battente, nei vuoti incolmabili, nelle domande senza risposta; nei lunghi dialoghi con sé stessa e con Dio. Questo è Felice Serino, fine artigiano di sogni reali e di realtà sognante, aedo di una dimensione parallela in cui tutto parla con il linguaggio perfetto, intellegibile solo all'anima: il silenzio. E in Serino il silenzio racconta i ricordi, le lotte, gli affanni segreti; facendosi racconto di un lungo percorso verso quel punto luminoso e vitale che, lungi dall'essere il punto d'arrivo, diventa abbandono catartico. In questo percorso, l'anima errante si fa parola, e parola silenziosa; in quella contemporaneità di passato, presente e futuro che è, in fondo, la vera estensione del nostro vissuto. Come ogni silenzio, anche la parola silenziosa di Serino è coincidenza di opposti: tutto e niente, vita e morte, trascendenza e immanenza, carne e spirito. In quanto tale, ogni parola è un infinito: di voci, di suoni, di odori; di ricordi, di percezioni; di gioie incontenibili e di dolori laceranti. Quante cose quindi potrà raccontare? Quante potrà fare emergere dal cuore di chi sa ascoltare? Per questo, in Serino l'autore si fa, più che creatore, scultore del verso: uno scultore sensibile e amorevole, che rivela, sbozza, combina forme esfumature; senza mai eccedere, perché la bellezza, così come la verità, sta sempre nel giusto, nell'armonico, mai nell'eccesso. Ecco perché ogni poesia di questo autore spicca per la sua moderazione: nei colori soffusi, quasi un bianco e nero appena rosato; nel numero dei versi, pochi e intrisi di dolcezza, anche quando in essi è il grido dirompente, lo strazio esistenziale, la malinconia che corrode. Un fiore esangue, spampanato già al suo sbocciare: perché nei suoi colori, l'occhio dell'anima vede già come fatto compiuto quel trascolorare che della morte ha solo l'apparenza, ma che in realtà manifesta la vera essenza della vita. Lo spirito: ecco la dimensione nella quale tutta la poesia di Serino si fa carne e sangue, per sublimare poi nella fede ciò che per altri è destinato a rimanere puro male di vivere. In Serino, la coscienza del dolore è ferita aperta: viva, bruciante, inguaribile. Eppure, il dolore è luce. Che ci guida, che ci sostiene. E che pure è possibile amare:

pure

ami la luce

ferita:

chiedile

delle infinite crocifissioni

fattene guanciale

in notti di pianto

Una fine che è dentro ogni inizio: perché andare avanti è un guardarsi indietro, dove uno specchio moltiplica all'infinito le nostre contraddizioni:

Luce ed ombra rebus in cui siamo

impronte di noi oltre la memoria

forse resteranno o

risucchiati saremo

ombre esangui nell'imbuto

degli anni

guardi all'indietro ai tanti

io disincarnati

attimi confitti nel respiro

a comporre infinite morti

C'è ovunque, in questo voltarsi indietro, un forte senso delle cose perdute: non puro e semplice rimpianto, ma quasi una cancrena, cresciuta nella parte più nascosta del cuore per poi radicarsi in ogni punto della carne, fino a creare un velo tra noi stessi e la nostra capacità di rapportarci al presente:

pensando a te vedo

il vuoto di una porta

e dietro la porta ricordi

a intrecciare sequenze indistinte

sogni e pensieri asciugati

mentre un sole

di sangue s'immerge nel mare

Il presente, in questo senso, si configura come una lunga sequenza di déjà-vu, intrecciando il vissuto alla memoria, e le immagini dei luoghi sognati a profumi realmente accaduti:

del luogo sente quasi il profumo

salire dalla terra

lo spirito che si piega

a contemplare

gli sembra di esserci già stato

o forse l' ha sognato

… e quell'albero vetusto

sopravvissuto

a suo padre a fargli ombra

a occultargli

in parte l'ampia veduta

del mare quello stesso mare

che vide i suoi verdi anni

e il vissuto

(come in sogno) divenuto

lontana memoria

Il mare, la terra, la giovinezza; la visione, il ricordo, e poi, più profondamente, la coscienza di sé, nuda, scarna. Un sé da cui la morte, prima ancora che la vita ci abbia detto chi siamo, ci separa, ci libera, stemperandoci amnioticamente nelle acque di un cielo in cui la rinascita è al tempo stesso un ritorno.

alla fine del tempo

è come ti separassi da te stesso

in un secondo ineluttabile strappo

simile alla nascita

quando

ti tirarono fuori dal mare

amniotico

luogo primordiale del Sogno

stato che

è casa del cielo

Nella morte tutto, forse, sembra acquisire un senso nuovo: perché in quel distacco, paradossalmente, il mondo ci possiede come mai quando eravamo in vita:

ritenere antinomia

la morte – la tua

come un abbaglio o un

trapassare di veli

e nel distacco

quando

il mondo senza più te sarà

impregnato della tua essenza

” leggerai” il tuo

necrologio

pagato un tanto a riga

Non manca, in queste liriche, l'appello al sogno come via di salvezza dalla più scabra disillusione: ma lo scandaglio, minuzioso e severo, sembra non avere esito certo. La domanda resta appesa; gli anni a tremare, indistinti, nella loro stessa ombra. E' l'indefinito, uno dei motivi più forti e pregnanti di tutta l'opera: quel punto cartesianamente evidente, chiaro e distinto, l'unica verità delle cose che, in ultima analisi, ci è data di conoscere.

è nello spazio delle attese

nel bianco del foglio

nel buco nero del grido di munch

l'indefinito

è nell'aprirsi del fiore

nel fischio del treno in un lancinante addio

nell'intaglio

dello scalpello su un marmo abbozzato

l'indefinito è in noi

sin dallo strappo

di sangue della nascita

Non esiste antidoto alla nostra piccolezza, alla nostra finitezza: tutte le riflessioni, anche le più raffinate, ci portano sempre allo stesso vicolo cieco, alla stessa prigione di carne e sangue dove lo spirito soffre, ricorda, ama. Per questo il viaggio, seppure inquieto e periglioso, è preferibile alla quieta stasi di una stanza chiusa: “forse meglio l'attesa/a dipanare e sdipanare le ore/che l'appagamento/senza più desideri”, perché il bisogno di desiderare è insito nella stessa condizione umana; quasi come l'atto del respirare, in cui un respiro ne attende un altro, e poi un altro ancora, per permettere al corpo di continuare a vivere. E' questa attesa che rende l'uomo, pur nella sua limitatezza, arbitro del suo destino; all'interno, però, di un disegno più grande    da    cui

Serino, in quanto uomo di spirito e di fede, non può prescindere:

chi mai ti toglierà quel posto

da Lui riservato

secondo i tuoi meriti

altro è la poltrona

accaparrata a

sgomitate

trespolo che pur traballa

come in un mare mosso

finché uno tsunami

non la rovescia la vita

Chi è il Dio di Felice Serino? Da un filosofo, costantemente proteso al fine lavoro speculativo, potremmo forse aspettarci qualcosa di complesso, di aristotelico, che ci spieghi in qualche modo i grandi quesiti dell'esistenza.Invece, il Dio di Serino è amore. Solo e semplicemente amore, e conoscibile in quanto la nostra anima ne costituisce il riflesso:

noi siamo proiezione di Dio

e come angeli incarnati

del nostro Sé

similmente di noi

i nostri figli

-frecce scoccate oltre

il corpo

dall'arco teso dell'amore

E' il Dio dell'infanzia, della semplicità: dei lunghi colloqui del bambino con il proprio angelo custode, della vita dopo la morte, dell'eternità di quella Luce che culla e conforta l'anima alla fine del viaggio:

la Tua luce

abita la mia ferita

che trova

un lieto solco

nel suo risplendere

Tu

a farti bambino ed ultimo

per accogliere

il nomade d'amore

dalle aperte piaghe

Piaghe che rimandano ad altre, più profonde e traboccanti: le piaghe della Passione, il cui rosso sangue diventa, come l'ultima luce del cielo al tramonto, faro di salvezza per le anime disperse nei marosi della vita:

acqua mutata in vino

perché continui la festa

così al banchetto del cielo

con l'Agnello sacrificato

acqua e sangue dal Suo costato

dal sacro cuore vele

le vele rosse della Passione

nella rotta del Sole

per gli erranti della terra

E, seguendo questa rotta, si arriva; come è accaduto alle anime piccole che hanno creduto, e che chiudendo gli occhi hanno visto, attraversando il fango del mondo senza restarne macchiati, come espresso in questi versi dedicati a Madre Teresa:

la verità è il tuo sangue

che vola alto

planando

su celestiali lidi

oltre

le sere che chiudono le palpebre

sul cerchio opaco del male

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nota di lettura a "La vita nascosta" di Felice Serino (di Giovanni Perri)


 nota di lettura a “La vita nascosta” di Felice Serino (di Giovanni Perri)

E' appena uscita, nei tipi “Il mio libro”, l'ultima raccolta di poesie di Felice Serino “La vita nascosta” (pagg. 368, euro 22; 2017): un volume corposo a cui il poeta ha dato impegno e abilità nel combinare forme quasi al limite della palpabilità, tale è la materia dei suoi versi, sempre indicativi d'un limite da attraversare,    una soglia variamente percepita a memoria di palpito o sollievo, come segnata a margine di un sogno.      Ed è inconcluso e sovratemporale il sogno, girato nel cono di luce che lo svela.

Serino ha questo progetto di magia nei versi: poesia come attraversamento e sosta, domanda nella risposta; inventario di formule aeree illuminate e illuminanti: quasi fosse un tragitto segreto tra pareti di vetro da cui vedere. Spesso si nota un tentativo di infrangere il vetro, magari con un urlo, magari l'urlo fa solo tremare il vetro, ma quel tremore basta poco a capire che è la sostanza del nostro mondo interiore: un mondo clessidra, pieno di feritoie e nascondigli, tutto paure e desideri,      bagagli con dentro il timore della felicità. Perché felicità è il Dio ascoso a cui Serino pensa con tutta la gravità possibile, cucendo lo strappo dell'amore-inquietudine, nella dicotomia essere/apparire, nella indomabilità del respiro di ogni minima luce da cui ripartire, nel desiderio di trascendere ogni possibile forma. Serino ausculta ed espande le onde magnetiche di un attrito originario: il battito del tempo, l'indefinita sosta nel regno dei sensi, ogni distanza immaginabile: ed è un vedere ad occhi chiusi ovvero un percepire, un ballare la danza obliqua della morte sublimando la vita nel brillìo di tutti i suoni.

Al centro la cifra altissima di versi capaci dell'azzurrocielo e del neromare, della terra che ha voce di uomini fatti angeli, vortici dove perdere mani e parola perché è lì la Vita nascosta, la forma entro cui è combinato ogni flash di pensiero, ogni sussulto capace di portarci    in un altrove ri-generante.

Giovanni Perri

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FELICE SERINO

POESIE

IL CIELO E' TERSO

56

IL CAMMINO

il sognare di sé che si sogna – forse così la vita

perché il cammino – dici

breve il tempo per cercarti: trovare l’ anima -

quella luce ch’ è in te il dio inconoscibile

ti passano davanti le sequenze dei tanti “me stessi” trascorsi

ma già sei altro

57

IL CIELO E' TERSO

la coda dell’occhio il gesto come a voler scacciare una mosca ed è un fuoristrada a investirmi alle spalle

entra la luce il cielo è terso – mi dò il buongiorno

mi risponde a breve il borbottio della moka

58

IL GRIDO CHE SALE

era forse quell’embolo ad allagare di visioni la mente tutto quel rosso come un mare di sangue

e il grido a salire dalla vertigine del sogno

-e se sogno non era?

trovarsi diviso tra reale e irreale - nelle vene del buio una danza di folletti

59

IL GUARDIANO DEL FARO

sembra toccare il cielo attraverso la grande vetrata

gli fa visita il gabbiano unico amico al crepuscolo alla stessa ora nel becco l’argentea preda

l’uomo del faro: non uno stravedere come il ragazzo l’ ha sempre sognato tra spume d’ onde e uccelli marini

altro è questo solitario leggendo nel profondo:

senza amici per poter chiacchierare: una ferita la perdita della compagna morta qualche anno prima di parto

la sua Nina

ora gli pare di vederla tra le ombre della sera quando si accendono le stelle

60

IL NOSTROMO

narrava dei suoi viaggi -il mare a cullarne le memorie- i porti toccati e lasciati Oslo Amsterdam le taverne ove non mancavano scazzottate come nei film

le volte ch’ era cielo di tempesta con gigantesche creste d’onde -negli occhi gli si leggeva raccontando che bastava un niente a morire

avvolti dal fumo della sua pipa di schiuma noi ragazzi ne eravamo rapiti -ci passavano nello sguardo velieri lontani

Jim il nostromo egli era per il borgo natio -occhi di cielo e cuore grande come il mare

61

IL RIFLESSO

m’abbaglia l’accecante riflesso d’un lunotto

tengo la strada – poi il tunnel mi da pace

e m’acquieto con le note di stardust

esco nella luce come destato dal sonno della morte

62

IL SANGUE SULLE PIETRE

baluginio d’albe su vuoti orizzonti – sale

la luce sui nomi perduti

filo spinato taglia la memoria insonne

inani fughe

ancora grida il sangue sulle pietre

63

IMPOSSIBILI APPRODI

-orza alla banda!-

la faccia cotta dal sole il marinaio tende a quegli approdi impossibili apparsi solo nel sogno

la terra è ancora lontana

facile perdere la rotta fare naufragio

se non “credi” senza vedere

64

IN TRENO

lei immersa nelle righe nere mentre il paesaggio -alberi case- fuggiva

sbirciavo il titolo era in inglese – un mattone a vederlo

distolse altera lo sguardo lei biondo- platino e sola

conciliava un sonnellino ora il monotono sferragliare

65

IN UNA GOCCIA DI LUCE

s’arresterà questo giro del mio sangue lo sguardo trasparente riflesso in un’acqua di luna sarò pietra atomo stella mi volgerò indietro sorridendo delle ansie che scavano la polpa dei giorni delle gioie a mimare maree nullificate di fronte all’Immenso allora non sarò più quell’Io vestito di materia navigherò il periplo dei mondi corpo solo d’amore in una goccia di luce

66

IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE

combatti contro i mulini a vento delle ipotesi ti vedi quel filo d’aquilone tenuto da un bambino e toccare il suo cuore e il cielo

o quel bimbo ti vedi tenuto dal genitore per mano

o ancora -tra fremiti d’ombre- quel figlio prodigo che ti torna in sogno: che anni scavalca a ritroso

per chiedere perdono al padre sul letto di morte

67

ISOLE 2

s’aggrovigliano mai combaciano come i fili d’una ragnatela in composizioni improbabili tramate forse nei sogni

in un alone di luna evocano i morti fan gesti propiziatori

sono intrecci di mani di sguardi

anime che si cercano

68

L'ESSENZIALE

arrivare all’essenziale: via il superfluo (lo sa bene il poeta – un sansebastiano trafitto sul bianco della pagina)

così il corpo: si giunge col vento azzurro della morte al nocciolo: all’Essenza: non altro della vita che avanzi in pasto al suo vuoto famelico – quando nella curva del silenzio essa avrà ingoiato la sua ombra

69

L'OMBRA

negativo di me mio vuoto in proiezione mi copia con inediti profili tagliati nella luce – se dal di fuori la spiassi mi direi sono io quello?

pulviscolare ha i contorni del sogno e i suoi fòsfeni si spezzetta se riflessa inafferrabile fantoccio mi diventa pure mio vuoto mia metà

che estinta con l’ultima sua luce rientrerà nel corpo- contenitore unificata con la terra – senza un grido tutt’uno con la morte – senza perché – solo ombra

70

LA BELLEZZA DELL'ANGELO

con l’avanzare degli anni senti sempre più il distacco da tutto – ogni cosa ti lasci scivolare addosso -come il sogno ch’è a svanire

oggi preghi lo Spirito del cielo ti faccia luce: ti mostri l’azzurro sentiero

per la bellezza dell’angelo

71

LA DOMANDA DEL SANGUE

sordi alla domanda del sangue noi sotto un cielo bianco di silenzi

le parole rimaste in gola cadono come un infrangersi di cristalli

in nostra vece sentiremo forse gridare le pietre

72

LA LUCE ESSENZIALE

punti all’ esteriore e non alle cose del cuore?

vedi: non ha consistenza quanto non nasca da radice del sangue o semmai sopravviva di effimero lucore

essenziale quella luce ch’ è la bellezza della rosa immortale palpitante tra le mani

73

LA LUNA DEI POETI

ho la luna dei poeti -pesci sull’ imum coeli-

scivola la barca della passione verso terre di mistero

pesco sogni di ragno nell’ intreccio di parole nate sulla bocca dell’ alba

mentre uno sbuffo di vento porta afflati d’ amore

74

LA MANO DISEGNA NELL'ARIA

la mano disegna nell’aria il suo profilo indugia su bocca naso e occhi

la mano della mente ben conosce quei dettagli come la madre che l’ ha generata – Nina stella del cielo che mi cammina nei sogni

ora sono aghi che trafiggono nell’ accendersi nel sangue la mai sopita passione

mentre la mente disegna dove fermenta il cuore

75

LA MUSA LATITANTE

dalle vene del buio -dove a raccoglierti vuol chinarsi l’amore-

defluisce arido sangue

stai come quel gabbiano dall’ala spezzata

che non sorvolerà il suo mare

76

LA PAROLA NUDA

mi seduce la parola enfatica -sia d’amore o quella che (d) enuncia

che s’attorce al cuore in un nodo di passione

parola nuda come la verità – mio faro

brilla nel buio come stella di fuoco

e non la puoi estinguere

77

LA PASSERA

memore della bella accoglienza me la trovo sul davanzale ogni mattina per “condividere” la colazione

è d’un piumaggio lucido e vellutato l’ho chiamata “nerina”

sempre puntuale precisa come un orologio svizzero

chissà mi chiedo chi troverà ad accoglierla quando anch’io avrò messo “un paio d’ ali”

78

LA PISTA DEL SANGUE

sconvolgere i cieli vorresti? rapportare il mondo con l’ asettico tuo doppio?

chi vuoi che spezzi per te una lancia se vai col lupo seguendo la pista del sangue

in modo sistematico vedrai crescere detrattori a stigmatizzare le tue fisime

uomo di cartone

79

LA STANZA DEL CUORE

custodirvi l’essenza primaria – il suo fiato il suo mistero

è creativa la stanza del cuore: la vedi tappezzata dalla immensa pagina del mare

dove scrivere i sogni con l’inchiostro della notte

vi respirano sinergie d’altre dimensioni

80

LA STANZA VIOLA

la stanza viola della mente veste l’anima del quadro in cui ti perdi

dalla tela vedi crearsi iridescenze -e il sangue si spande nei colori-

presenze daliniane erompono dal sogno

81

LA VERITA' E' UN LUSSO

la verità è un lusso dice quel padre che non ha ottenuto giustizia dopo anni per il figlio falciato in una rapina trovatosi per caso lì in quel frangente

dice -un sasso sul cuore-: forse è di un altro mondo la verità -tutto come sempre insabbiato prescritto

nessuno sa - e sulle coscienze crescono peli

82

LA VITA INFINITA

con l’avvicendarsi degli anni si risvegliava in te il bambino negli ultimi tempi c’era sempre lei a rifarti il letto a tagliarti la carne il tuo angelo premuroso che non ti perdeva di vista un momento

eri un omone- bambinone te ne sei andato troppo presto quel giorno vedevo al tuo capezzale nei tuoi occhi cerulei veleggiare la vita infinita

83

LA VITA INTERIORE

dirla “potenziale” questa mente fin quando non sarà espansa e unificata nella primaria origine

di sogni e di pene -scritte su cieli di carta- e di effimere gioie come la felicità che sempre sfugge

lei si nutre

abbeverando del sangue della passione la vita interiore

84

LACERAZIONE

ragazzi strafatti che han preso la china d’una vita contromano

ragazzi che s’ attraggono e vivono come se non vivessero

invecchiano dentro gli specchi o da hikikomori

abita il loro sangue una notte che si lacera all’ infinito

-le famiglie: da raccoglierne i pezzi

ragazzi che bruciano bruciano come candele

85

LATITANTE LA MUSA

sillabe cadute dagli occhi l’ingoio di stelle a svanire

“credi resistere ai piaceri della tavola ma dai che hai -fidati- il colesterolo buono”:

questo salvi dal tuo dormiveglia – relitti a galleggiare sul mare ipnagogico

tenti trarne una poesia giri in tondo con le parole – latitante la musa

86

LE SFIORITE RIVE DEL CUORE

le sfiorite rive del cuore e la verde età fuggitiva

ahi i segnacci rossi sui quaderni

-simboleggianti nell’inconscio gli errori adulti che ti segnano la vita

e in lampi di ricordi quella corsa dei grembiuli come ali

in voli bianchi verso casa

87

LE VOCI REMOTE

un’accoppiata di parole o una frase sentita o letta risuonano e sono una fitta nella mente che inizia a elaborare

il letto del fiume è un sudario che raccoglie le voci remote delle anime in sogno fermatesi lì sotto la luna menomante

88

LEI DALLE SNELLE CAVIGLIE

avvenne in me un parapiglia si sconcertarono i miei neuroni come lei apparve -il rigoglioso seno e le giunoniche forme- nel suo incedere al Valentino

ogni tanto in sogno rivive evanescente figura

inarrivabile lungo la coda dell’occhio lei dalle snelle caviglie

89

LO SGUARDO VELATO

dò i miei “occhi” a quel che passa in questo scorcio di tempo che mi resta d’intenerimento

la stessa luce la losanga sul letto la goccia pendente dal ciglio lo sguardo velato

ora come allora

quando “morte ti colse fior di giovinezza” scrivevo ventenne o giù di lì

-ah ridicolaggini

90

LUCE COSMICA

il suo sguardo benevolo che abbozza un sorriso lieve dalla vetrata della cattedrale illuminata lassù

mi ricorda l’angelo sulla volta del soffitto quando da bambino ero cagionevole e a letto

oggi mi sorprende un moto di commozione

nel dilatarsi il cuore in una luce cosmica

91

L'ESSERE-PENSIERO

l’ angelo o essenza primeva in veste d’apparire

in amore converte il suo fuoco ancestrale

è ubiquità ed ali l’angelo o essere- pensiero

astronave di luce che circumnaviga cieli interiori

92

L'AFFLATO

si leva da un’ alba rossa di passione l’ afflato del cuore

quasi ad alleviare -volo lieve di farfalla- le brutture del mondo

asimmetriche tracce lascia la poesia ch’ esprime l’ angelo- farfalla

93

L'ALBERO

di Te il dito la saliva il fiato:

ri- fiorire vita in cuore disabitato

e gli esecrandi crimini? non ricordi

dal sacrificio estremo l’Albero di sangue si è ingemmato

sopra uno sconquasso di secoli

94

L'AMORE E' UN VOLO

l’amore è un volo che si stacca dai tuoi tramonti e lascia una mesta dolcezza

come virgola di fuoco quel dolore che si ferma negli occhi

sulle ferite -sai- lavora a tuo favore il tempo

95

L'ANGELO 3

s’inzacchera le ali nella melma del contingente minimo sette volte in un giorno

si prende cura come una seconda madre di chi gli fu affidato alla nascita dalla Misericordia divina

arcobaleni e nubi son la sua dimora transitoria

si piega sul tempo umano – lo senti se ascolti sostare nel buio delle vene

96

L'ANTAGONISTA

aprii la valigia era piena di libri e di sogni di vaghe nuvole e stanche lune

gli chiesi se leggesse poesie arricciò il naso: -non mi nutro di quella “manna” il mio cielo è di pietra e non ne vedi angeli affacciarsi né madonne

-non siamo -noi due- della stessa razza

io da opportunista nello scrigno non porto chimere

97

L'OMBRA (ALTRA VERSIONE)

davanti dietro di lato s’ allunga si spezza se riflessa

in acqua mutilato corpo mi ripete negativo di me profilo esangue

finché vita avrà da estrema obliqua luce

98

L'ORDINE DELLE COSE

nel momento del distacco dirai forse impropriamente “è mancato” – invece d’ un accorato “ci abbracceremo nell’ altra dimensione”

mancato sì alla scena del mondo

com’ è giusto per l’ ordine delle cose ’apparenti’

la stella nana la formica

99

L'ORIGINALE

si perde armonia nel rifare una nuova poesia da una datata: ne risulta un vaso incrinato

allo stesso modo ogni esemplare è intoccabile: è dall’origine

della foglia la foglia- madre come la pensò Iddio - così la parola così la natura

toccare i geni è una bestemmia che sale al Cielo

100

MANIFESTO

ritagliare dai giornali lettere cubitali per farne una poesia- manifesto

già vedi uomini- sandwich popolare le piazze il rosso grido di denuncia abbasso x viva y

-sordi i governanti al lamento dei poveri

vedi: giungerà il momento in cui si abbatterà repentino uno tsunami

a rovesciargli la poltrona

101 MARE D'ERBA

con l’ avanzare degli anni riduci sempre più il percorso delle tue camminate

giungerà il momento di affacciarti solo sull’ uscio o dalla finestra vedere l’ immensa

distesa di verde e nello stravedere la scambierai per quel mare che ti vide nascere

-ti brilleranno gli occhi andando col pensiero alla fanciullezza gaia

ora quella luce è fuggita

lascerai impregnato quel mare d’erba di amori e pene ed eterei voli

102

MARINA

sull’onda bianca della pagina inavvertita la musa come un’ala si posa e si china discreta a ricreare di palpiti un vago sentire di mare

103

MEMORIA DI VOLO

memoria di volo dell’ antenascita – quando l’ angelo benigno si piegò nel vestire la carne

ora nello smarrirsi dei mattini in un’ aria di vetro da memoria si torna a essere sogno

a raccontarci è l’ infinito mare

104

MI STRACCERA' UNA MANO

sto incollato a un muro vi resterò forse fin quando m’imbavaglierà una reclame di nonsoché o forse mi straccerà una mano ignota ma sarò ancora la voce di chi non ha voce sarò il suo sangue che urla attraverso i miei squarci

105

MIMESI 2

mutevolezza come di nuvole

-parabole -alchimie del sangue

mimesi icariana la giovinezza frale

-nei suoi umori intinta

la penna di Goethe

106

MORTE BIANCA

al paese (le donne avvolte in scialli si segnano ai lampi) hanno saputo di Valter volato dal traliccio angelo senz’ali

“non venire a mettere radici -scriveva al fratello- qui anche tu nella città di ciminiere e acciaio: qui dove

mangiamo pane e rabbia

dove si vive in mano a volontà cieche”

107

NEL FIUME DI LUCE

forse veleggiando nel fiume di luce anche loro i morti ci sognano per non annoiarsi

dove cade il giorno come un vibrare in nudità di sguardi piegati sul cuore della terra

il loro bianco respiro

108

NELL'UNO

dal Tutto ritrovarsi nell’uno a vivere il sogno della carne

il sangue che cavalca il vento dove crescono i passi

lacerato dalle lancette d’un orologio interiore un Lazzaro a sollevarsi da cento morti

109

NELL'ANIMA BAMBINA

come non ricordare il rifugio del passerotto intirizzito le mani a giumella e il caldo fiato

o il micino di pochi giorni lucido di saliva portato in bocca da mammagatta

come non riconoscere le tracce lasciate sul sentiero teatro di giochi e l’acuto richiamo della madre la tavola apparecchiata inondata da sciabole di sole

immagini vive custodite nell’anima bambina

che ancora ti chiamano dal buio fondo degli anni

110

NELL'ARIA VEGETALE

si aprì il mattino azzurro nell’aria vegetale come un mare nel seno del cielo e da una costola per lui Egli la plasmò dalle sinuose forme a far tondi gli occhi vogliosi d’un amore tendente alle stelle


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SALMO - 83 (82)


PREGHIERA CONTRO I NEMICI D’ISRAELE1 Canto. Salmo. Di Asaf.

2 Dio, non startene muto, non restare in silenzio e inerte, o Dio.

3 Vedi: i tuoi nemici sono in tumulto e quelli che ti odiano alzano la testa.

4 Contro il tuo popolo tramano congiure e cospirano contro i tuoi protetti.

5 Hanno detto: “Venite, cancelliamoli come popolo e più non si ricordi il nome d'Israele”.

6 Hanno tramato insieme concordi, contro di te hanno concluso un patto:

7 le tende di Edom e gli Ismaeliti, Moab e gli Agareni,

8 Gebal, Ammon e Amalèk, la Filistea con gli abitanti di Tiro.

9 Anche l'Assiria è loro alleata e dà man forte ai figli di Lot.

10 Trattali come Madian, come Sìsara, come Iabin al torrente Kison:

11 essi furono distrutti a Endor, divennero concime dei campi.

12 Rendi i loro prìncipi come Oreb e Zeeb, e come Zebach e come Salmunnà tutti i loro capi;

13 essi dicevano: “I pascoli di Dio conquistiamoli per noi”.

14 Mio Dio, rendili come un vortice, come paglia che il vento disperde.

15 Come fuoco che incendia la macchia e come fiamma che divampa sui monti,

16 così tu incalzali con la tua bufera e sgomentali con il tuo uragano.

17 Copri di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore.

18 Siano svergognati e tremanti per sempre, siano confusi e distrutti;

19 sappiano che il tuo nome è “Signore”: tu solo l'Altissimo su tutta la terra.

_________________Note

83,1 Lamentazione collettiva, aperta da un’accorata supplica a Dio perché esca dal suo silenzio e intervenga in favore d’Israele contro i nemici coalizzati per distruggerlo. Ma su Israele veglia il Signore, il quale, come al tempo dei giudici, non esita a prenderne le difese (vv. 10-13). Così, ora, dal popolo in preghiera sale l’invocazione perché Dio rinnovi i prodigi del passato.

83,7-9 Vengono elencate le popolazioni confinanti con Israele nella zona sud-orientale (Edom, Moab, Agareni) e in quella costiera (Gebal, Filistea, Tiro). I figli di Lot sono gli Ammoniti e i Moabiti.

83,10 Rievocazione dei fatti narrati in Gdc 4-5; 7-8.

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Approfondimenti


Supplica contro i nemici Supplica collettiva

La menzione dell'Assiria (v. 9) fa collocare la datazione del salmo tra i secc. VII e VI a.C., ma non è possibile tuttavia arrivare a conoscere i lineamenti della vicenda storica cui si riferisce. Il salmo ha qualche punto di contatto con il Sal 2, specialmente per quanto riguarda la menzione della coalizione dei popoli nemici contro Israele. A livello strutturale c'è un'inclusione antitetica che racchiude il salmo tra i vv. 2 e 19. Il simbolismo dominante è quello dell'ostilità, ma è presente anche quello antropologico e antropomorfico. Il TM ha il ritmo di 3 + 3 accenti. Il carme per il suo tono fortemente imprecatorio è omesso dalla liturgia.

Divisione:

  • v. 2: appello introduttivo;
  • vv. 3-9: presentazione del caso: complotto dei popoli ostili a Israele;
  • vv. 10-19: supplica imprecatoria contro i nemici.

v. 2. Con un motivo comune nelle “Suppliche” (Sal 28,1; 35,22; 39,13; 109,1) questo appello provocatorio è un invito a Dio a cambiare i suoi progetti, cioè a scuotersi dalla sua apparente inerzia e intervenire nella difficile situazione del popolo. L'insistenza dell'appello è sottolineata anche dalla voce «Dio» che apre e chiude in inclusione.

v. 7. «le tende..»: l'espressione designa in poesia la tribù o la nazionalità (Sal 78,51; 120,5). «Edom»: indica gli Edomiti, discendenti di Esaù (cfr. Gn 36,8.43). «gli Ismaeliti»: discendenti di Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar (Gn 16,15), cfr. Gn 25,12-18; 37,25-28; 39,1. «Moab»: insieme con Ammon è figlio di Lot (Gn 19,37-38) e designa i Moabiti. La regione di Moab si estendeva a oriente del Mar Morto e a sud del fiume Arnon. «gli Agareni»: sono popoli seminomadi girovaganti nelle zone desertiche a est di Ammon e di Moab. Non è certa la relazione tra il nome della tribù e Agar, la madre di Ismaele. Si parla di loro anche in 1Cr 5,10.19-20.

v. 8. «Gebal»: designa la tribù araba della regione desertica detta «Gebalene» situata nella zona della città di Petra, capitale dei Nabatei. «Ammon»: figlio di Lot (Gn 19,37-38) ha dato il nome alla tribù aramea stanziatasi presso il fiume Iabbok in Transgiordania circa il 1100 a.C. Degli Ammoniti si parla ancora in 2Sam 10; 2Cr 26,8; 27,5. «Amalek»: cfr. Gn 36,12. Tribù nomade della zona del Negheb e della regione nord-orientale della penisola sinaitica. Spesso in conflitto con Israele, cfr. Es 17,8-16; Nm 24,20; Gdc 3,13; 6,3.33; 1Sam 14,48; 15,2-9; 2Sam 8,12. «Palestina»: è la Filistea, regione costiera bagnata dal Mar Mediterraneo. I Filistei sono i classici nemici d'Israele, specialmente nell'epoca dei giudici e della monarchia. Appartenevano ai «popoli del mare». Erano organizzati in una confederazione di città-stato.

v. 9. «Assur»: è l'Assiria, la superpotenza orientale, dominante dal sec. VII al VI a.C. che causò la caduta del regno del Nord (721 a.C.) e che cadde a sua volta quando la sua capitale Ninive fu distrutta nel 612 a.C. «figli di Lot»: l'espressione è una ripresa conclusiva di Ammon e Moab (Gn 19,36-38; Dt 2,9).

v. 10. «Madian»: si accenna alla campagna del giudice Gedeone (Gdc 7-8). «come Madian e Sisara..»: ci si riferisce alla campagna di Barak (Gdc 4-5).

v. 11. «concime per la terra»: è un'espressione abbastanza forte per indicare i cadaveri insepolti dei campi di battaglia (cfr. 2Re 9,37).

v. 12. «Oreb e Zeb..»: sono i principi e capi militari sconfitti nella campagna di Gedeone contro Madian (Gdc 7,25; 8,21).

v. 13. «I pascoli di Dio...»: la terra promessa appartiene a Dio. Si accenna alle mire dei Madianiti di usurpare il territorio dato a Israele (Sal 28,9; 78,55; 2Cr 20,11).

vv. 14-16. Il salmista continuando le imprecazioni e servendosi di immagini teofaniche riferite a Dio guerriero (cfr. Sal 18,12-15; Gdc 5,20), supplica il Signore di disperdere e di distruggere i nemici.

v. 19. «sappiano»: i nemici di Dio impareranno sulla loro pelle che esiste Dio, che è «Signore» e «Altissimo» e che opera, egli che sembrava muto e inesistente. La traduzione può anche supporre un soggetto impersonale, dando alla frase il valore universale di «si sappia».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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FELICE SERINO

POESIE

TRASPARENZE 2019- '20

1

GIOBBE

Signore liberami da questa gravezza della carne -ora mi pesano gli anni come macigni-

ascoltami – quando il sangue grida le ferite della luce

ed io come giunco mi piego in arida aria

2

MUSICA SACRA

mi attirarono le note dell'organo

il tempo si era fermato e fu come uscire fuori da me uno sconosciuto luogo di pace mi accolse

non era sogno o visione: quella musica sacra era divenuta parte di me del mio spirito

mentre mi avvolgeva una luce noetica in empatia con gli angeli e i morti

3

L'EGO 3

apri il giorno come una scatoletta -usa e getta

ti affidi alle vacuità dell'oroscopo la tua nonchalance dove ti porta il cul-de-sac che imbocchi ti si ritorce in un grido

ti dico svuotati abbandona l'io: fa' che confluisca nell'immenso mare del noi dov' è condivisione

ché svii da quelle insidie dell' abbraccio mortale

la vita ti sia una colomba che si posi sulla mano

4

NECROSI

cos' è che ti cresce? fa senso vedere – cellule morte si autoespellono attraverso il dito in sudorazione

porti con te questa escrescenza pendula a mo' di piccola cresta o mini-veliero se ci lavori di fantasia

infine la bruciatura e te ne liberi

al limite -pensi- eliminare le impurità è forse aspirare all'angelo

5

L'AMORE CHE SAPPIAMO

l'amore dal volto della Bellezza quello che avvicina all'assoluto

non è di qui

l'amore che sappiamo quello che ci lascia un cangiare di nuvole ad adombrare aride spiagge

ci assalirà con un vuoto ad ogni sospiro

dolore d' una perdita dall' origine del mondo

6

IN QUESTO GIORNO STORDITO DI LUCE

in questo giorno stordito di luce il mio lavoro incessante di sole

per gli ultimi i senza voce i perseguitati che Lorca cantava

per i bambini scandalizzati dal prelato

-meglio per lui dice il Vangelo legarsi una pietra al collo

il mio è questo grido che rilancio contro le sbarre dell' indifferenza e la viltà di chi trama nel buio di una notte di pietra

di chi gira sul proprio asse ombra che sanguina nel vento

di chi segue la pista del sangue e ha il passo pesante sopra la tenerezza

canto per la dignità dell'uomo che fa della sua insopprimibile libertà ali di luce

a lambire le fonti del sogno

7

DELL'IMMAGINARIO (DEL SOGNO)

li vedevo salire dal mare dal grande mare aperto i miei morti che dispensavano sorrisi

era esplicito il loro invito lo si leggeva negli occhi forti di luce

ma una vocina dal di dentro mi diceva che non era giunto il tempo

8

BOCCHE DI CHITARRE

alla sua morte per fucilazione anche le chitarre emisero lamenti - a un ordine dei generali dalle loro bocche uscirono insetti bibliofagi a divorare pagine e pagine di versi sparsi per il mondo

ma lo spirito del popolo è vivo la memoria è vasta come il mare - venne ricomposto il poema insanguinato fino all'ultimo rigo-respiro

si può uccidere un poeta non la poesia

(Federico Garcia Lorca, 1898 – 1936)

9

IL CASO E' QUEL PER CENTO

tutto è convenzione e il caso è quel per cento che fa il destino

se ci troviamo nel posto giusto al momento giusto -o al contrario- è quella sincronicità indimostrabile

che fa ruotare i mondi e noi non siamo che mistero a noi stessi

piccoli astri

Sincronicità: concetto di Carl Gustav Jung, 1875-1961

10

TRA LA BESTIA E L'ANGELO

tra la bestia e l' angelo corda tesa sull' abisso

nel divario della mente dove destrieri scalpitano inesausti bivaccano i tuoi fantasmi

o si mimetizzano tra la fantasiosa tappezzeria dei divani

semmai si annoiassero sai dove trovarli: a giocare ore e ore con le nuvole

tenendo al guinzaglio i sogni

11

LE IMPRONTE CHE HAI LASCIATO

fermatosi il giro del tuo sangue non avrai più nome né voce

le impronte che hai lasciato?

impigliati ai rami fra cirri e nembi

l'essenza dei tuoi versi sparsi i ricordi i sogni gli io che fosti

forse dal fondo dello specchio riaffioreranno

-in una luce ferita- quelle immagini a un moto del cuore

12

IN QUESTO MOMENTO SOSPESO

il guanciale intriso di sogni tu languida ti volti per un bacio come calamite i corpi si attraggono lenta c' inonda la luce dell' alba

sembra quasi che la pineta affacciata sul mare ora entri nella nostra camera -noi rami in un ricambio di foglie-

anche in questo momento sospeso si può sentire un assaggio d' eterno

13

NEI CIELI DELL'INCONOSCIBILE

e in quel momento ora x è solo un restituire consegnare le ferite alla terra la luce degli occhi al cielo

e farsi plurale

ponti di luce nella Mente espansa a invadere e aprire varchi

dove ali di un già presentito sogno -aperte per il volo-

si librano nei cieli dell'inconoscibile

14

PICCOLI MONDI

essere in sintonia -cuore e mente- con l'universo

come nel sogno abbandonato il corpo -noi piccoli mondi nell'alto mare aperto:

ulissidi a lambire terre dell'inconoscibile

nella pienezza dei sensi

15

LA POESIA CHE CI SALVA

la poesia è la bellezza che ci salva da questo stare inadeguati nel mondo

vedi con la poesia non si scherza (a parte palazzeschi e qualche altro) essa vuole nascere dal sangue macerarsi nel profondo fino a mettere ali

non lo crederai ma i fonemi aspettano solo d' essere chiamati

la costruzione va da sé dev' essere armonica come un diapason col traboccare delle emozioni

16

NUGOLI D'ANIME

riposano i corpi mentre la notte ha tra le braccia nugoli d' anime rivolte verso la stessa fonte di luce

ondivaghe fuori dal guscio esse aleggiano insinuandosi nei meandri del sogno si trovano a percorrere corridoi interminabili

o tra vertigini di spazi a capriolare si trovano in ambienti familiari rivivono déjà-vu

17

RINASCERE NEGLI OCCHI

all'inizio nel tempo primigenio il primo stupore in un volo

ai piedi dell'angelo sarà poi precipizio della luce

ma si resta nella memoria della rosa che vuole rinascere negli occhi

18

A GUIDARTI LA MANO

vedi un gabbiano planare – tu assiso s’ uno scoglio nella calura di luglio qualche verso abbozzi

sarà tautologico ma è quanto ti sale da dentro:

“siamo di terra ma lo sguardo dice la celeste origine – la sua luce dove l’anima dimora”

è aspirazione alla bellezza a guidarti la mano: non con inchiostro ma col sangue scrivi

19

A PRESCINDERE

questo uscire rientrare nell’alveo celeste è racchiuso in un tempo rallentato un lampo nel cuore dell’ universo

t’ è stato messo nel cuore il senso dell’eterno – a prescindere

ogni giorno ti riscopri vivo come il seme

20

AL PARCO 2

gli prepari il posto a tavola come quando era in vita lo senti vicino gli parli in sussurri e con dolcezza

son passati tre anni da quando lo portavi in carrozzina al parco -nell’incipiente primavera gli alberi mettevano folte chiome- e ogni tanto ti fermavi per asciugargli un filo di bava pendente

ricordi le sue parole: chi non si dona mangia se stesso

21

ALBA

nella luce che sale generosa sei come musa che l’abbrivio dà col primo verso

-aria di vetro – parola sospesa

come andare in mare aperto

sogno o stato di grazia

22

ALLE PORTE DEL MARE

cicatrici di luna il rosso grido delle estati lunghe sulla pelle quando liberavi le ansie inchiodate alle porte del mare di sandokan emulando nelle ore di canicola le scorribande a perdifiato pei vicoli cerbottane e bandane prestandosi al magico rituale con vele e bandiere panni stesi nell’accecante sole

23

ANCHE TU A PRECEDERMI 2

un salto a volo d’angelo a superarti nella luce

una luna assonnata ti sovrasta – ammiccano stelle

anche tu a precedermi -amico di penna- sulla via dell’Inconoscibile – uscito sei dal cerchio d’ombra

dal quadrante dove batte l’ora del mondo

24

ANDANTE

dopo l’ultima pioggerellina i saltabeccanti passeri muovono una piccola danza sul mio davanzale

troveranno le briciole della mia colazione

m’immagino in sottofondo un andante di vivaldi

e nello sdilinquire del cuore mi si apre il cielo

25

ANELITI D'INFINITO

è la vela rossa della Passione a prendere vita nel tuo sangue spanto nella luce

ti dai d’amore in aneliti d’infinito anima persa per rive sfiorite negli occhi

26

ANTINOMIA LA MORTE 2

rinfranca il pensiero d’essere immortale -e già dalla ferita della creazione lo sei-

la morte ti cerca? uscito dal guscio tu sarai altro

l’anima libera sarà dai lacci lo spazio mentale onde di luce e amore

niente d’ imprevisto se la morte non ti sorprenda più della vita

27

ASSONANZE 2

aureolato di fumo vaga il pensiero nei meandri del sogno

s’aggriccia il foglio sotto l’impulso della penna in cerca della giusta assonanza o d’una metafora felice

in enfasi il cuore s’abbevera alla fonte generosa della musa

28

BREVE IL TEMPO

ti ricorderanno un giorno?

ti sorprendi a evocare oggi i tuoi fantasmi

altro tempo

età dell’oro quando il sangue sparpagliato nella luce semidio ti levavi come in volo

ora ingrigisce il giorno

chi a ricordarti?

29

CIELI CAPOVOLTI

nel cavo del grido deflagra rombo di tuono e scalpitano nella testa destrieri impazziti

egli non vede più il corpo della madre solo cieli capovolti e

accovacciato in un angolo della parete che separa vita da vita

trascorre le ore vuote suonando l’ocarina

30

COME INVISIBILE RADICE

ricordi ventenne o giù di lì: pane amaro i primi timidi tentativi ti vedi chino su fogli e fogli fitti i pindarici voli le cadute

come invisibile radice quel virgulto negli anni ha preso vita e sangue

31

COME NELLA PRIMA LUCE

si è legati al cordone del sogno quello viscerale – che ci vede come nella prima luce

destare in noi l’angelo svogliato – lasciare si schiuda il fiore dell’anelito

in un canto – che abbracci la sacralità della vita

32

CONTROSENSO

no non ha senso questo tempo frantumato fra le dita -c’inseguono le lancette di kronos

i bambini giocano all’ikea e non nei prati i genitori hanno tempo solo per loro

cosa pensa -se pensa- quel pesce che agonizza soffocato dalla plastica? che questo è il peggiore dei mondi possibili?

33

COSA DICE IL CUORE

fu il caso o il destino a farli incontrare all’uscita del discount sotto l’ombrello

lei la sua verve lui il suo magnetismo prima che se ne avvedessero erano finiti a letto

quanto durò la storia se storia fu? dalla sera alla mattina – un lampo

cosa dice il cuore dove ti porta non lo sai spiegare

34

COS'E' LA POESIA

la poesia è indefinibile fa tremare i polsi è l’abbraccio di un albero il sorriso di un bambino

la poesia nasce dal sangue e ha dimora celeste

quando si partorisce una poesia ti si aprono i cieli

poesia è dove l’angelo perde una piuma

35

CRUNA DI LUCE

come quel file danneggiato che non si riesce a eliminare: diciamo un po’ simile lo stato d’ animo di chi non si sente realizzato ed è la sua anima un buco nell’immenso

ti sarà capitato un file corrotto: ti sta sui cosiddetti ed è come la vita che gira in tondo -i suoi ingranaggi che non combinano

-ma dopotutto un file è un file -dici

quel suo bel titolo ‘cruna di luce’ “chiave” non ha e nemmeno il cammello ci può passare

36

C'E' DEL BUONO

sempre ci si trova a scalzare la morte noi umani o la foglia la rosa damascena

si riveste ad ogni ciclo la natura – ingiallito grida il cespuglio il verde nuovo

c’è del buono che ci salva: trovi allo sportello chi un sorriso ancora dona

37

DA CHE SEI NELL'OLTRE

corpo -dicevi- di esperienze ricettacolo?

smesso che hai quell’abito -soma- il tuo Sé manifesti che attraversi i mondi

da che sei nell’ Oltre rinato come a primavera l’albero nudo

38

DA UN IMPERSCRUTABILE SENTIRE

ti attraversano come una luce sottile: sono sempre con te i tuoi morti mai andati svaniti -ci crederai?-

saldano le tue radici “vivendo” con te ancora: ubiqui e onnipresenti

da un imperscrutabile sentire puoi percepirne al tuo fianco la presenza

sono essi a suggerirti in un soffio semmai ti giunga una ispirazione

sostano dentro gli specchi

si fanno tuoi consiglieri quando non sai deciderti sul colore di un maglione da indossare

allucinate presenze ti accompagnano in quel mondo parallelo ch’è la regione del sogno

39

DAL MIO POSTO PROTETTO

mi “nascondo” nel corpo

da me emergono alfabeti afflati enunciate sillabe

mentre questo che mi contiene ha un piede nella morte

dal mio posto protetto complice una luna che m’ispira mando messaggi di luce

a volte me li suggerisce un angelo

40

DAL SUO SANGUE SI LEVA ALTO

(ad Aung San Suu Kyi)

non violentate più la primavera del suo giovane sangue non pugnalate la colomba del suo cuore aperto alla compassione

non schernite più la disarmante verità che proclama aizzandole contro i mastini della notte

dal suo sangue si leva alto il grido di fierezza all’ unisono con l’ oppresso popolo

.

[Sul finire degli anni ‘80, Aung San Suu Kyi fonda la Lega Nazionale della Democrazia. Il regime birmano la condanna agli arresti domiciliari per 5 anni, poi per altri 15, e infine a 3 anni di lavori forzati, prima di essere liberata definitivamente. Viene insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1991.]

41

DALL'IMMAGINE SPEZZATA

risalendo dall’immagine spezzata fino all’ultima ferita in un sol grido rivivono squarci d’identità che furono te

li inghiottirà una fuga di luci bava di ragno a tesser latitanze

42

DEGLI ABUSI

strillai come un aquilotto di lacrime inondai il banco:

sollevato da terra per le orecchie dalla capa ‘e pezza Angela (spero oggi un angelo)

per aver iniziato il quaderno di bella con un grossolano errore

-abusi oggi come ieri solo che un tempo erano “sommersi”

.

(capa ‘e pezza: in gergo la suora; Angela, nome fantasia) [il grave errore consisteva nell’aver scritto “geofrafia” invece di “geografia”.]

43

DI FOSFENI E NUBI

a labbra di luce poesia mi desti da assonnate rive

vaghezza vi transita di fosfeni e nubi ove intoccabili sogni dimorano

44

DI LUCE L'ABBAGLIO

colma la bocca di luce l’abbaglio della veste

sentivo nelle ossa un fuoco

come lazzaro mi sono levato e andavo leggero come nell’aria

45

DI PALPITI DI LUCE

bianca colomba si posa su creste di pensieri

invertigina l’essere tra fluttuanti sillabe in un capriolare di palpiti di luce

46

DI QUA DEL VELO 2

(non qui né altrove: semplicemente essere nel Tutto -porta della conoscenza)

di qua del velo di maya trottola del tempo consuma il suo perno

nella palpebra del sole un embolo d’ombra dimora che insanguina il vento

47

DI SGUARDI E' IL SOGNO

di sguardi è il sogno o polvere della creazione noi polvere del sogno noi sogno di Dio

tra intermittenze di fòsfeni veleggia l’ “occhio” per inesplorati lidi

48

DOVE L'ANGELO 3

ti dici quale angelo – quello delle favole? mentre nel cuore ti alberga il grido stridulo del risentimento

-nell’ordine cosmico è il boomerang che non vedi

dov’è l’angelo ti dici semmai salga dal fondo di te a illuminarti?

vieppiù continui a respingere mani tese in un cielo bianco di silenzi

49

D'UN SOGNO

casa sul mare dove vidi la luce sulla porta un ritaglio di cielo a visitarmi i miei morti venuti sembra dal mare sorridermi mentre mi vedono con naturalezza librarmi falena contro il soffitto

50

EMARGINATO

quest’uomo: tristezza d’albero nudo avanzo di vita aperta ferita

-occhi scavati che perdono pezzi di cielo

quest’uomo puntato a dito quest’uomo fatto torcia

per gioco

51

ENERGIA COSMICA

(a Stephen Hawking, in memoria)

ci partorì un oceano di energia noi minuscoli granelli finita infinità

dai buchi neri insondabili forse nuovi mondi nascono – inarrivabili

soli non siamo in questa vertiginosa vastità

in infiniti cerchi spaziamo

[finita infinità: da un verso di Emily Dickinson]

52

FASE REM

aprono il mondo della mente facendosi presenze i dolci animali d’acqua e cielo

nel vortice di luce ti si rapprende negli occhi il volo e l’argenteo guizzo

appena desto -assimilando ancora frammenti di visioni- chiederai all’onda all’uccello al vento

la chiave l’origine che dall’apparire traspare

53

FONEMI

nella bocca della notte -la luna sopra il petto- il letto è un mare dove sillabe perdono sangue

“e il naufragar” non è che di parole- carne slabbrati fonèmi

a far piovere nelle tasche del cuore

54

HIKIKOMORI

un vivere a ritroso le spalle all’oriente dove cresce la luce vuoto delle braccia vite separate tra l’ombra e l’anima

.

Hikikomori: in Giappone sono oltre un milione. E’ il fenomeno di ragazzi che vivono di “rapporti” virtuali chiusi nella loro stanza fuori dal mondo.

55

IL BUIO DEGLI ANNI

(a tutte le vittime per la giustizia)

negli occhi delle primavere violentate il buio degli anni di piombo la pioggia di sangue

la vostra morte luminosa

il sangue delle vostre primavere di là dal buio dell’ora ecco levarsi alto come un urlo al centro della storia


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SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO

FELICE SERINO : “ LA VITA NASCOSTA” – Ed. Il mio libro – 2017- pagg. 368 – € 22,00 —-

Con una propria narrazione pacata e teneramente cucita Felice Serino (1941) riesce a realizzare volumi di poesia concepiti nel ritmo musicale corposo e ricco di sfumature , validamente sostenuto dalla sua intaccabile coagulabilità di autodidatta. Poesie scritte tra il 2014 e il 2017 , e qui sciorinate in capitoli : “trasfigurati aneliti” , “nell'infinito di noi” , “lo sguardo velato”, colmi di partecipazioni oniriche , di illusioni visive , di fragili vertigini, di aneliti di infinito , di vaghe chimere , di indicibili essenze.

“Ha un titolo davvero bello – scrive Giovanni Perri in prefazione – la silloge che il poeta mette in stampa affinché ci colga da subito pienezza e fragilità di un canto da cui discendere , o salire appunto, nel medesimo barbaglio, in un solo grande abbraccio di luce a raccoglierci, a definirci : scintilla interminabile di occhi inconclusi eppure trattenuto nella stessa ferita, nella stessa livida vitalità.”

Un tipo di poesia che fa leva sugli occhi, sulle capacità visive policromatiche degli occhi, questo organo della vista che ci permette di vedere, a volte, cose inaudite se accompagnato e potenziato dalla immaginazione. In questa poesia, da un semplice atto di osservazione, l'autore ricostruisce tutto un universo di sensazioni, di percezioni, di idee che altrimenti sarebbero rimaste nel buio del non-detto. Con la freschezza degli spazi precisi e centrati , con la tensione condivisa e affascinante degli incantamenti, Felice Serino ripropone i suoi esperimenti stilistico formali, ricchi di figure retoriche di armoniose e ampie declinazioni, mostrando le possibilità che la parola , povera e sussurrata , scopre nel fermarsi e fuggire, con levigatezza e nitore. L'alba e il tramonto, la primavera e l'autunno , l'amore e la morte , le vele e i sussulti , le nudità e i tumulti , vanno oltre il ripiegamento solipsistico, ove la superficie della tela ha la ricchezza di sinestesie e di nascondimenti coloristici, quasi a suggerire toni e controcanti in emblemi e stilemi.

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ANTONIO SPAGNUOLO

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