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il problema non è neppure se le la prima o poi saranno in grado di sostituirci in funzioni anche sensibili, ma se noi vogliamo continuare a essere utili e lavorare. perché almeno in italia, l'impressione è quello di un tessuto professionale che ha tirato i remi in barca e sta andando avanti per inerzia. si cerca di fare solo cose ovvie e scontate e manca la volontà di cercare di capire cosa vuole la persona o di essere creativi, complice una disillusione generale. ma la cosa si applica anche a medici che ad esempio nona scontano i pazienti, che smettono di ascoltare al primo sintomo secondo loro fuori posti (pessimi indagatori) e manca la voglia di fare diagnosi e scoprire i problemi. ci si limita a valutare le opzioni ovvie, si evita di indagare su patologie rare e alla fine si manda via il paziente con un cerotto e senza l'interesse per una vera soluzione. un commercialista la cui funzione è quella di fare da intermediario con un'amministrazione finanziaria storicamente assurda, incostante, capricciosa, che fa sgambetti, sono stanchi dei continui cambi di strategia (ma quando è stato diverso da cosaì?). insomma... se neppure noi vogliamo fare le cose che senso ha lamentarsi che inevitabilmente saremo sostituiti? alla fine qualcuno dovrà pur cominciare svolgere davvero questi compiti.