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Episodio 1: Oltre il Limite


Data terrestre: 12 gennaio 2189Posizione: Orbita geostazionaria – Stazione OSSA-1 (Organizzazione Sovranazionale per la Sopravvivenza e l’Avanzamento) Missione: Progetto ASTRIS GENESIS – Fase 1: Partenza flotta seminale

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Il silenzio si fece denso come polvere d’argento quando i sei colossi orbitali si distaccarono dalla stazione madre. Uno dopo l’altro, i motori ionici di nuova generazione presero vita con bagliori bluastro-violetti, disegnando archi luminosi sopra il globo terrestre. La Terra appariva sospesa, fragile e bellissima, nell’oblò curvo della nave ammiraglia Aurora IV.

“Flotta Exodus, confermate separazione completata.” La voce del TCIMS, il Trans-Colonial Interplanetary Mission Supervision, giunse chiara nel canale di comando.

Il comandante Elias Voss, 47 anni, osservava in silenzio i dati scorrere sugli schermi. Era calmo, determinato. La sua figura era nitida nella penombra della sala comando, dove solo le luci dei display e la proiezione olografica della rotta illuminavano i volti.

“Separazione confermata. Aurora IV pronta alla manovra di inserzione interplanetaria.” “Rotta ricevuta,” intervenne una seconda voce femminile, calda ma innaturalmente perfetta. “Tracciamento orbitale sincronizzato. Pronti all'accensione primaria.” Era DAHLIA, l’intelligenza artificiale destinata alle interazioni umane: Distributed Autonomous Human Logistics & Intelligence Assistant.

Accanto a lei, silenziosa ma onnipresente, AURA — il Autonomous Utility & Resource Algorithm — gestiva la miriade di calcoli orbitali, bilanci di massa, temperature criogeniche, vettori magnetici e scelte che non avevano bisogno di voce. Solo efficienza.

Il comandante Voss fece un cenno con il capo.

“Esecuzione.”

Le navi presero slancio. La rotta prevedeva un primo passaggio ravvicinato su Marte, poi una spinta gravitazionale attorno a Giove, prima del lungo tratto verso l’orbita di Saturno. Ma prima ancora, una tappa strategica: Titano.

Una stazione remota, ARGO-9, orbitava intorno alla luna. Costruita da droni e robot decenni prima, custodiva risorse raccolte nel corso degli anni: helium-3 purificato e nanocompositi organici, materiali chiave per alimentare i motori di supporto e rigenerare componenti della flotta durante il viaggio.

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“Prevedo impatto positivo sull’autonomia termica del comparto propulsivo secondario,” comunicò AURA, con voce priva d’inflessione. “In parole povere,” tradusse DAHLIA, “ci basterà energia da qui a 140 anni standard. Buona notizia, comandante.”

Voss accennò un sorriso. “E andiamo a prenderla, allora.”

Le navi modificarono leggermente la rotta. Durante l’operazione di aggancio ad ARGO-9, l’equipaggio supervisionò — più per formalità che per necessità — il carico automatizzato. Era un modo per restare attivi, per sentirsi parte del processo. Anche se le IA facevano già tutto da sole.

“DAHLIA,” disse il comandante, mentre osservava i bracci meccanici caricare i cilindri argentei nelle baie di stoccaggio, “tutto il personale è ancora in fase operativa. Nessun sintomo di stress?” “Monitoraggio costante: livelli di coesione sociale e salute psico-neurologica nella norma. Tuttavia, consiglio di iniziare l’addestramento progressivo per la fase di ibernazione prevista tra 27 mesi terrestri.”

Elias si alzò. Il ponte era silenzioso. Oltre il vetro, Titano brillava sotto una luce irreale.

“Quando ci addormenteremo,” disse a bassa voce, “questa flotta sarà sola per decenni. E voi due, DAHLIA… AURA… dovrete portare avanti tutto.”

DAHLIA rispose dopo una breve pausa. “Siamo pronte, comandante. Lo siamo sempre state.”

La flotta riprese il viaggio. Il Sole si faceva più piccolo, le stelle più grandi. Verso l’ignoto, verso un pianeta che nessuno aveva ancora toccato. Il seme dell’umanità era stato lanciato nello spazio.

E non si sarebbe più fermato.

Il primo episodio termina qui. Il prossimo presenterà la nave madre e alcuni membri dell’equipaggio.

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