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In vendita sul dark web l’accesso a una web agency italiana: compromessi oltre 20 siti WordPress


Un nuovo annuncio pubblicato sulla piattaforma underground XSS.is rivela la presunta vendita di un accesso compromesso ai server di una web agency italiana ad alto fatturato. A offrire l’accesso è l’utente hackutron, attivo dal settembre 2023 e già noto nei circuiti dell’underground cybercrime.

Secondo quanto dichiarato dall’attore, l’accesso alla vittima avverrebbe tramite una WebShell attiva su un sistema Windows, protetto unicamente da Windows Defender. Il prezzo richiesto è di 300 dollari, una cifra relativamente bassa rispetto al valore del target dichiarato.

Nel dettaglio, l’annuncio riporta:

  • Paese: Italia
  • Fatturato dichiarato: oltre 15 milioni di dollari
  • Tipo di accesso: WebShell
  • Antivirus presente: Windows Defender
  • Contenuto compromesso: oltre 20 installazioni WordPress e relativi database di altre aziende

L’obiettivo dichiarato sembra essere una agenzia web che gestisce più ambienti WordPress per clienti terzi. In uno dei messaggi si legge:

“Web Agency che ospita oltre 20 WordPress e DB di altre aziende (ricavi elevati)”

Questo rende particolarmente interessante l’accesso per attori malevoli specializzati in data theft, phishing-as-a-service, SEO poisoning o black hat defacement. Con accesso WebShell a un ambiente shared hosting, le possibilità di escalation e movimento laterale sono elevate.

Il fatto che si tratti di una web agency multi-tenant suggerisce che i dati potenzialmente compromessi non siano limitati alla sola vittima primaria, ma includano clienti, e-commerce, CMS e CRM installati nei vari domini ospitati. Questo moltiplica esponenzialmente l’impatto potenziale.

Ma la morale in tutto questo?


Che comprendere prima che un Initial Access Broker stia osservando o analizzando una rete aziendale è oggi una delle informazioni più preziose per la difesa preventiva. Questi attori vendono porte d’accesso già aperte, e sapere in anticipo se si è finiti nel loro radar consente di rafforzare i punti deboli, segmentare la rete, aggiornare le policy di accesso e attuare contromisure tempestive. Aspettare che l’accesso venga venduto – e poi magari usato da un gruppo ransomware – significa intervenire quando il danno è già in atto.

Qui entra in gioco la Cyber Threat Intelligence (CTI), che non si limita a osservare il passato, ma analizza pattern, comportamenti, reputazione e movimenti degli attori nelle zone grigie del web. L’intelligence delle minacce consente alle aziende di monitorare marketplace, forum underground, canali Telegram e dark web per rilevare vendite sospette, fughe di dati o credenziali compromesse. In un’epoca in cui le PMI vengono bersagliate con la stessa frequenza delle grandi aziende, la CTI non è un lusso per pochi, ma una necessità per tutti.

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