GPU sotto sorveglianza! l’America vuole sapere dove finiscono le sue GPU e soprattutto se sono in Cina
Le autorità statunitensi continuano a cercare soluzioni per fermare la fuga di chip avanzati verso la Cina, nonostante le rigide restrizioni all’esportazione in vigore. Il senatore Tom Cotton ha proposto una soluzione piuttosto semplice: integrare nei chip in questione un sistema di tracciamento in grado di segnalare se il dispositivo si trova nel posto sbagliato. Secondo il suo piano, ciò contribuirà a contrastare il mercato grigio delle GPU ad alte prestazioni, che continuano a entrare in Cina aggirando i divieti.
Il disegno di legge di Cotton, denominato Chip Security Act, obbligherebbe il Dipartimento del Commercio a richiedere che tutti i chip avanzati esportati, o i dispositivi che li contengono, siano dotati di un meccanismo di “verifica della posizione” entro sei mesi dalla sua approvazione. Sebbene il disegno di legge sia stato solo proposto e non ancora adottato, l’idea ha già suscitato interesse e interrogativi.
Secondo il documento, il meccanismo può essere implementato sia tramite software e firmware, sia a livello di hardware fisico. Gli esportatori saranno tenuti a segnalare alle autorità qualsiasi tentativo di disattivare o manomettere il sistema di tracciamento, nonché casi di riassegnazione o uso improprio dei chip. Allo stesso tempo, la legge non fornisce ancora una definizione chiara di come verrà implementato esattamente il controllo: ci sono formulazioni abbastanza vaghe, secondo le quali, in teoria, anche un semplice tag come AirTag potrebbe essere considerato conforme ai requisiti. La protezione non è un’opzione. È una necessità.
Gli autori prevedono che il tracciamento potrebbe essere integrato nei chip stessi o in assemblaggi più grandi come i moduli di elaborazione HGX e OAM. Allo stesso tempo, il Ministero del Commercio avrà il diritto di scegliere i metodi di attuazione più “appropriati e realistici” del momento. Nel lungo termine, si propone di elaborare requisiti obbligatori per tali meccanismi, congiuntamente al Pentagono, e di aggiornarli regolarmente.
Tuttavia, i critici stanno già evidenziando una potenziale vulnerabilità: se il sistema viene facilmente aggirato o contraffatto, l’intera idea sarà inutile. E dato che molti chip moderni contengono già firme digitali univoche, la verifica periodica degli identificatori crittografici nei data center potrebbe essere molto più efficace, un po’ come avvenne con gli ispettori che un tempo monitorarono il disarmo dell’ex Unione Sovietica.
È interessante notare che il disegno di legge non fa alcun accenno alla possibilità di “kill switch” integrati, meccanismi che consentirebbero di disattivare o distruggere a distanza i chip se cadono nelle mani sbagliate. Sebbene l’idea di tali fondi sia già stata sollevata in passato, la sua attuazione comporta seri rischi ed è controversa all’interno del settore.
Infine, la proposta di Cotton arriva nel bel mezzo delle discussioni sulla revisione di alcune norme dell’era Biden volte a limitare l’esportazione della tecnologia di intelligenza artificiale. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha già annunciato l’intenzione di abbandonare alcune delle restrizioni precedenti. In questo contesto, il disegno di legge sul tracciamento potrebbe diventare un nuovo strumento nella lotta per la superiorità tecnologica e il controllo del mercato globale dei semiconduttori.
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