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IL CONFINE


Dalla finestra del trentesimo piano il panorama era magnifico. Terry ammirava i monti che da lontano facevano trapelare la tenue luce del crepuscolo, digradante verso le valli incastonate sui pendii addormentati. Donna vivace, dinamica, naturalmente estroversa e dal fascino intrigante, alternava periodi di gioia ed euforia ad altri di cupo sconforto. Era sabato, l’attendeva come sempre il suo accompagnatore Tom, un androide che aveva acquistato per precauzione, per non affrontare da sola un ambiente decisamente rischioso ed ambiguo: dopo la seconda rivoluzione robotica, avvenuta qualche decennio prima, risultava difficile distinguere tra un essere umano ed un dispositivo evoluto come Tom. “Dove ti porto?” La domanda retorica di cui conosceva già la risposta, non scompose di un millimetro Terry. “Vorrei raggiungere la periferia.” “Lo sai che è molto pericoloso allontanarsi dal centro città.” “Me lo dici ogni volta che te lo chiedo, ma io non ho paura e poi ci sei tu.” “Vorrei ricordarti gli episodi di violenza che lo scorso mese hanno travolto e ucciso una ragazza di vent’anni.” Sara era stata uccisa in un locale come ce ne sono tanti nel buio incantato della trasgressione e sotto luci soffuse e sfumate da una nebbia di odorosi effluvi che stordivano i sensi. Questo era il fascino di quel luogo denominato Campo 2, fondato dagli androidi che si erano ribellati al potere costituito e si erano barricati lì in nome della libertà e dell’autodeterminazione. Solo cittadini scortati potevano accedere e i controlli delle sentinelle erano rigorosi. “Sara non poteva immaginare che il suo androide non avrebbe fatto niente per salvarla. Forse non era di buona qualità o forse voleva unirsi ai suoi simili. Vi sono troppi improvvisati nel settore della biorobotica. Tu sei costoso, ma sei stato un buon investimento.” Già, Tom per lei era solo questo: un buon investimento. Quando varcarono la frontiera furono abbagliati da proiettori fotonici che chiaramente intimavano di fermarsi. Controllati minuziosamente i documenti, furono autorizzati ad entrare. “Ora comincia il divertimento.” “Terry non esagerare, non metterti nei pasticci.” “Quali pasticci? Io desidero solo divertirmi un po’, fare qualche nuova conoscenza. Non ti preoccupare non mi apparterò, sarò costantemente sotto il tuo sguardo vigile.” Tom fremeva, si era invaghito di lei ed era geloso. Quella sera nella piccola Repubblica i festeggiamenti per l’Indipendenza erano stati organizzati affinché ogni angolo offrisse motivo di svago. C’era tanta confusione ed era complicato non farsi trascinare dalla bolgia. Fiumi di alcolici venivano offerti ai visitatori. Terry era felice e come non esserlo: era circondata da corteggiatori che, ammaliati dal suo fascino, le facevano provare il piacere dell’eccesso provocatorio. “Tom non starmi addosso.” “Sei una contraddizione, non sei più una ragazzina. Il tuo temperamento è troppo esuberante.” L’aveva offesa, lui sapeva cosa le era capitato. Terry scappò. Corse all’impazzata fino a che ebbe fiato. Si accasciò davanti ad un locale la cui insegna colorata e attraente la catturò. Circondata da una nuvola di profumo intenso ed esaltante, percepì uno strano disagio, un intreccio di pensieri a maglie fitte cominciavano a schiacciarla contro la sua storia. Il trattamento che aveva subito non avrebbe dovuto lasciare nessun segno nella sua memoria. Invece la casuale vista del corpo insanguinato di una donna trafitta da un raggio di Sole ed incapace di chiedere aiuto, le fece rivivere alcuni dei momenti più bui del sospetto e della condanna. Per non morire in un manicomio criminale, aveva accettato di fare un intervento di biogenetica al fine di cancellare ogni traccia del delitto e delle motivazioni che lo avevano reso possibile. Era una cura sperimentale volta alla manipolazione delle reti neurali alla quale sarebbe seguito un periodo di rieducazione. I medici controllavano regolarmente i suoi progressi e la sottoponevano ad estenuanti colloqui. L’unico, tuttavia, ad aver penetrato la sua anima era stato Tom, il buon Tom, l’innamorato Tom, il testardo Tom che quella notte, in ansia per averla persa di vista, la cercava affannosamente. Quando la ritrovò Terry aveva un volto spettrale, era caduta ed era stata calpestata da un manipolo di goliardi che nel trambusto generale non si erano accorti di lei. La prese in braccio e la riportò in città nel suo appartamento, piccolo ma ben arredato. Terry sprofondò nella quiete della sua dimora. Il sonno le regalò un po’ di pace fino a che l’aurora si insinuò curiosa nella camera e la risvegliò accarezzandola. Ancora in vestaglia si avvicinò alla portafinestra della terrazza e la spalancò per godersi il tepore primaverile. Fece colazione, indossò un abito blu ed un cappello a tese larghe della stessa tinta, scese, attraversò il viale e si sedette su una panchina sotto un cipresso ripercorrendo la stanca storia di un libro in cui mancavano delle pagine. L’assenza di un ricordo chiaro del passato la spingevano a cogliere nelle cose e nelle persone il senso allusivo che le imponeva bruschi salti indietro. Chiuse gli occhi un attimo per frugare nel suo profondo e ricomporre il quadro della sua esistenza. Avvertiva il richiamo prepotente del nulla, del buio in cui stava vivendo, o meglio in cui l’avevano costretta a vivere. Le pareva di essere in una trappola senza fine, in bilico su un precipizio che portava ad un altro precipizio. Era una brutale assassina o una vittima degli eventi? Il presagio di un destino già segnato aleggiava e più tentava di distrarre la mente dalla prigione del suo delitto, più le bruciava dentro la fastidiosa e pungente ebbrezza della dissoluzione. Aveva bisogno del sostegno di Tom, della sua costanza nel proteggerla dalle lusinghe e dalle insidie. Riprese la strada di casa, disorientata e avvilita. Quando Tom la vide, le fece un cenno di saluto. Terry era pallida e camminava con il capo chino. Appena le fu accanto, le cinse le affettuosamente le spalle. “Tom, e se fosse solo un sogno? Se fossimo all’interno del sogno di qualcun altro?” “Mi rattristano queste parole. Sei una donna forte, coraggiosa. Quanti avrebbero scelto la strada della genetica per riconquistare la libertà a testa alta? Che cosa ti sta succedendo?” “E’ come se una qualcosa di me non ci fosse più, forse non c’è mai stata, forse sono semplicemente un esperimento mal riuscito, oppure il mio destino è già stato scritto ed io sono l’interprete di un ruolo che mi è stato assegnato da un autore sconosciuto.” “Il vortice che ti sta risucchiando rischia di annullare la tua lucidità e di tenerti incollata ai dubbi. Fermati per un istante, concentrati, ascolta la tua voce e la mia. Noi ci siamo, c’è il mare, c’è il cielo, c’è la città... e c’è il Campo 2.” “Forse hai ragione tu, ma se questa non fosse che una delle possibilità? Se fossimo dalla parte sbagliata?” La condusse per mano fino alla camera da letto. Un lieve tremore delle sue dita incrociate con quelle di Terry, rivelava tutto il suo amore. Lei se ne accorse, il suo volto cambiò espressione, era felice di avere accanto a sé Tom, ma non glielo disse. “Tom, perché non proviamo a valicare le montagne? Solo per capire cosa c’è al di là?” “Come ti è venuta questa idea bizzarra?” “Quando mi risvegliai, ad intervento concluso, le mie palpebre facevano fatica ad aprirsi. Rimasi così per un po’. I medici, nel frattempo, si scambiavano battute. Uno di loro, ridendo, fece accenno ad un muro costruito là dove lo spazio tocca l’orizzonte.” “Vuoi superare la misteriosa Terra del Fuoco. Un mondo di cui abbiamo notizie vaghe e che potrebbe riservare spiacevoli sorprese.” “Lo so e so anche che la mia potrebbe apparire come una fuga e forse lo è.” Terry sperava di eliminare dalla propria vita lo scomodo bagaglio di accadimenti senza senso, schegge da riordinare, come si fa quando fotogramma dopo fotogramma si crea una storia che è una serie di fatti concatenati. “Va bene, se è questo che vuoi.” Rispose con un tono rassegnato, poco convinto. L’ubbidienza, rafforzata da una sconsolata pazienza, lo portò a seguire Terry in questa avventura.

Valicate le montagne, li accolse il deserto. Man mano che si addentravano il caldo rallentava la loro marcia. Erano particolarmente silenziosi, non osavano quasi incrociare gli occhi. In quella landa desolata Tom non si sentiva a suo agio. Gli sembrava di andare verso l’infinito, di muoversi su un sentiero sospeso e senza uscita. Terry era impolverata e mostrava i segni dello sforzo. “Sono stanca. Facciamo una sosta. Chissà quanto dovremo...” Si interruppe quando udì un vociare sommesso. “Da dove proviene questo suono?” Si accorsero che altri marciavano, come loro, nel tentativo di scovare il mitico confine. Decisero di proseguire insieme per sconfiggere la fatica ed il tempo che pareva dilatarsi a dismisura. Ciò che li univa era l’obiettivo comune ed erano felici di poter condividere quell’esperienza. Presto l’eccitazione per quello che avrebbero trovato si tramutò in timore. Una struggente malinconia ebbe il sopravvento. Avanzavano con lentezza estenuante. Le loro ombre tagliavano il terreno e si insinuavano nell’arida sabbia. Stavano finendo le scorte di acqua e cibo. La situazione era critica. Tom rincuorò Terry e gli altri compagni d’avventura, mentre l’orizzonte assumeva una connotazione angosciante, il cielo, coperto di un velo grigio, divenne scuro come la pece. Il fruscio di un pianoforte, che scandiva note tristi dal sapore acre, avvolse i loro corpi stremati. Si bloccarono. La musica aumentò il ritmo, rimbombando con una intensità ed un timbro cui non erano abituati. Giunsero, alfine, davanti ad una grande vetrata. “E’ questo il muro?” Si chiesero scuotendo la testa intimiditi. Dietro le loro schiene un rumore sordo e metallico li spaventò. Dei fari enormi e scintillanti si accesero. Erano intrappolati davanti ad una barriera trasparente, simile ad una bolla. Scoppiò un applauso: “Bene... Bravi... Bis...” Terry e Tom avrebbero voluto riportare indietro le ore, i minuti. Erano imprigionati davanti a gruppi di esseri squamati e dai volti soddisfatti, arrivati sulla Terra proprio per osservare la specie Umana, ormai in via di estinzione, rinchiusa in un’area protetta dalla Confederazione. “Mamma sono orribili! E quello è ancora più schifoso.” Mormorò un piccolo esserino indicando Tom. “Abbiamo speso molto per questa gita al Parco Naturale più famoso dell’intera Galassia. Goditi lo spettacolo”.

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