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Etiopia, legittimata da USA ed Europa, ostacola la giustizia per le vittime di guerra in Tigray


Dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ancora oggi, dopo quasi 9 mesi dalla firma dell’ accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, continuano abusi, violenze e violazioni

Dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ancora oggi, dopo quasi 9 mesi dalla firma dell’ accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, continuano abusi, violenze e violazioni.

Continuano le morti per fame di adulti e bambini.

Da marzo 2023 in Tigray e da giugno 2023 nel resto d’Etiopia, le agenzie umanitarie WFP e USAID hanno fatto la scelta politicizzata di bloccare la fornitura alimentare per 20 milioni di persone bisognose di supporto alimentare.


Approfondimenti:


Diversi punti dell’accordo di Pretoria (CoHA) ancora oggi sono disattesi.

Il ritiro dell’occupazione amhara dall’area aoccidentale del Tigray: le forze amhara hanno perpetrato, anche dopo l’accordo di tregua, attività di pulizia etnica verso i civili etiopi di etnia tigrina.

Il ritiro delle forze eritree, che anche durante e dopo i tavoli di negoziato del 2 novembre 2022, hanno continuato con abusi, saccheggi e repressione, uccisioni di civili tigrini. Oggi i soldati dell’esercito eritreo risultano parzialmente ritirati, perché nelle zone del Tigray dell’estremo nord est, nella woreda (distretto) di Irob sono ancora presenti.

L’accesso incondizionato al supporto umanitario come vuole l’accordo di Pretoria, proprio per la presenza di queste “forze esterne” (come sono state implicitamente nominate nel “contratto di tregua” le forze amhara ed eritree) hanno condizionato i movimenti umanitari nella regione del Tigray.

Il sistema sanitario distrutto per il 90% durante 2 anni di guerra genocida combattuta in totale blackout comunicativo ed elettrico, ha tenuto in scacco quasi 7 milioni di civili. Ancora oggi molte zone rurali, la maggior parte dello staot regionale, sono in balia degli eventi, come le loro comunità. Ancora oggi anche grossi centri sanitari, ospedali come ad Adwa, a Mekelle, nonostante siano passati quasi 8 mesi dall’accordo che ha impartito dei punti fondamentali per la ricostruzione e la rinascita di una popolazione distrutta, massacrata e martoriata da una guerra non loro, non arrivano a risollevarsi, non hanno il giusto supporto di materiale per poter curare vecchi e nuovi pazienti. Gli aiuti che arrivano oggi sono doverosi, ma ancora unagoccia di acqua in mezzo al deserto.

L’accordo però è una raccolta di linee guida che non può essere fine a se stesso, ma deve considerarsi strumentale a salvare milioni di persone e tutelarne i diritti come individui e parte della società.


Quelle persone in Tigray che oggi continuano a soffrire per il mancato rispetto di vari punti di quel stesso accordo che invece dovrebbe tutelarle.

La catastrofe umanitaria continua in Tigray


In data di scrittura di questo articolo (19 luglio 2023) sono passati 112 giorni dall’inizio della sospensione di materiale umanitario da parte del WFP e USAID rivolto a milioni di persone in Tigray.
Grazie a Duke Burbridge per la condivisione di questo grafico.Grazie a Duke Burbridge per la condivisione di questo grafico.
La fame artificiosamente indotta dal’uomo e da scelte politiche, porta alla luce atrocemente casi come quello di Tsige Shishay.

Il maglione rosa che indossa riporta tragicamente la scritta “bello” sul davanti.

Tsige Shishay ha 10 anni, ma pesa appena 10 kg. Il suo medico a Mekelle dice che sta morendo, una nuova vittima di una grave carenza di cibo in una regione devastata da due anni di guerra e lotta contro gli stenti: siccità e cambiamenti climatici sono solo fattori complementari che aggravano la vita di milioni di persone oggi.

Il personale dell’Ayder Hospital a Mekelle ha detto che otto bambini sono morti lo scorso maggio.
Tsige Shishay, il cui maglione rosa dice "bello" sul davanti, ha 10 anni ma pesa appena 10 kg - Ayder hospital Mekelle - TigrayTsige Shishay, il cui maglione rosa dice “bello” sul davanti, ha 10 anni ma pesa appena 10 kg – Ayder hospital Mekelle – Tigray

Anche la repressione a sfondo etnico continua: un caso eclatante e recente subìto da Aba Serekebirhan Weldesamuel che una volta atterrato in Etiopia all’areoporto di Bole, Addis Ababa, voleva continuare il viaggio verso Mekelle per rivedere la proria famiglia. E’ stato detenuto al’areoporto dalle forze di polizia per 3 giorni senza motivo ed estradato senza foglio di via verso Nuova Delhi, India come scalo prima di tornare in Australia.

L’Etiopia ostacola la giustizia per le vittime in Tigray


Nell’accordo di tregua un altro punto fondamentale è quello della giustizia di transizione.

In base all’accordo di cessazioni ostilità – CoHA, firmato congiuntamente al TPLF – Tigray People’s Liberation Front, l’Etiopia si è impegnata ad attuare una “politica nazionale di giustizia transitoria globale volta alla responsabilità, all’accertamento della verità, al risarcimento delle vittime, alla riconciliazione e alla guarigione”.

Il processo manca di trasparenza ed è conseguenza di una strategia nota ben prima della stipula dell’accordo negoziato a Pretoria e mediato dall’ African Union.

Un fatto eclatante che conferma tale strategia, sono le parole esclusive dell’ex ministro delle donne e della gioventù Filsan Abdi che al Washington Post aveva denunciato:

“La guerra ha polarizzato il paese così profondamente che so che molte persone mi etichetteranno come bugiarda semplicemente perché dico che anche il governo ha fatto cose dolorose e orribili”, ha detto Filsan. “Non sto dicendo che erano solo loro. Ma io c’ero. Ero alle riunioni di gabinetto e sono andata a incontrare le vittime. Chi può dirmi cosa ho fatto e cosa non ho visto?”


Era stata incaricata dal governo etiope di creare una task force investigativa in Tigray per indagare sulle diffuse denunce di stupro e sul reclutamento di bambini soldato.

“Abbiamo riportato le storie più dolorose e ogni parte era implicata”


Sottolineando:

“Ma quando ho voluto pubblicare le nostre scoperte, mi è stato detto che stavo oltrepassando il limite. “Non puoi farlo”, mi ha chiamato e mi ha detto un funzionario molto in alto nell’ufficio di Abiy. E ho detto: ‘Mi hai chiesto di trovare la verità, non di fare un’operazione di propaganda. Non sto cercando di far cadere il governo: c’è un’enorme crisi di stupri per l’amor di Dio. I bambini soldato vengono reclutati da entrambe le parti. Ho le prove sulla scrivania davanti a me.”


Il governo etiope è anche stato sempre ostile verso l’ingerenza straniera e sulle molteplici richieste ed appelli per indagini indipendenti per la giustizia delle vittime di guerra. Fin dall’inizio ha ostacolato l’accesso al Tigray a media, umanitari e funzionari di diritti umani legittimando la propria posizione con il detto “soluzioni africane ai problemi africani”.

Il governo etiope è implicato, come tutte le altre forze coinvolte nella guerra genocida in Tigray, in crimini di guerra. Nello specifico il governo ha intenzionalmente fatto ostruzionismo bloccando di fatto l’accesso ed il supporto umanitario nello stato regionale del Tigrai verso milioni di civili bisognosi di supporto.

USA ed Europa perseguendo il sistema capitalistico legittimano la strategia dell’Etiopia


I 6 milioni di persone in Tigray che hanno subìto crimini di guerra non vedranno alcuna responsabilità perché in gran parte è consrguenza legittimata da USA ed Europa che continuano a ripristinare e normalizzare le relazioni economiche con il governo etiope.

Una evidente dimostrazione di doppi standard da parte della così detta comunità internazionale se accostata al contesto ucraino. Milioni di rifugiati scappati dalla guerra e dall’invasione russa in patria ed accolti in Italia in pochi mesi. Il governo ha predisposto agevolazioni fiscali per tutti gli italiani che avessero dato disponibilità di accoglienza. Non si può dire che lo stesso furgone (#LoStessoFurgone come hashtag su Twitter) per andare a recuperare gli ucraini su linea di confine per portarli in salvo in Italia sia utilizzato come mezzo (metafora di scelte politiche non discriminanti e in tutela dei diritti universali di ogni individuo, nessuno escluso) anche per tutte quelle persone che scappano dalle guerre come per esempio quella genocida in Tigray.


Approfondimenti:


“In un mondo consumato dal conflitto in Ucraina e intrappolato in un tiro alla fune tra superpotenze, la responsabilità per le atrocità nel Tigray rimane una prospettiva lontana. Considerazioni strategiche si riflettono nei tentativi di rafforzare i legami [economici USA ed Europa] con il governo [etiope] piuttosto che rimproverarlo.

Ma restituire il pieno sostegno all’Etiopia senza passi concreti per porre fine all’impunità destabilizzerà ulteriormente un paese sempre più fragile. I tigrini continuano a essere soggetti a violazioni dei diritti umani mentre il conflitto ribolle in Amhara e Oromia, con il potenziale per inghiottire il paese nella violenza.”

Aaron Maasho & Martin Witteveen


Aaron Maasho ha lavorato come direttore delle comunicazioni dell’EHRC da luglio 2020 a novembre 2021.
Martin Witteveen, un esperto di diritto penale internazionale, ha prestato servizio presso EHRC fino a febbraio 2022 per sviluppare una strategia di risposta rapida per situazioni di emergenza in materia di diritti umani


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