Il femminicida, l'aggravante della crudeltà, il leggere solo i titoli
Certo che anche nel Fediverso la gente che si informa leggendo i titoli e poi posta messaggi indignati non è poi così rara.
Questo è il momento degli indignati perché a Turetta non hanno riconosciuto l'aggravante della crudeltà.
A queste persone, oltre a consigliare di leggere tutto l'articolo, ché molto spesso è migliore del titolo, vorrei segnalare che:
1) lamentarsi dell'eccesso di garantismo di una giuria che ha condannato una persona al massimo della pena prevista dal nostro ordinamento (l'ergastolo) perché pur avendo accettato in toto le richieste dell'accusa non ha riconosciuto l'aggravante della crudeltà secondo me vuol dire avere delle idee un po' discutibili su cosa significhino i termini "eccesso" e "garantismo";
2) il vocabolario giuridico non coincide pari pari con quello della lingua italiana che molti di noi hanno in casa. E' ovvio che ogni assassinio sia una crudeltà, per il senso comune, ma i giudici non applicano quel significato del termine, altrimenti l'aggravante della crudeltà dovrebbero darla a chiunque commetta un reato (a meno di non ipotizzare l'esistenza di persone che rapinino, stuprino, picchino, ecc. mossi da francescana bontà). L'aggravante della crudeltà viene riconosciuta quando il comportamento del condannato evidenzia, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la sua azione non era solo finalizzata ad uccidere una persona ma anche a farlo in modo tale da causare una sofferenza maggiore del necessario. La giuria, nel caso di Turetta, si è limitata a dire che da quanto emerso non è possibile stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le 75 coltellate siano state inferte per causare una sofferenza ulteriore alla vittima ma che potrebbero essere così tante in conseguenza della sua inesperienza nell'uccidere persone.
In quel non riconoscere l'aggravante della crudeltà non c'è nulla che in qualche modo voglia minimizzare la gravità dei fatti (tant'è che, ripeto, la condanna è stata la massima permessa dal nostro ordinamento, neanche il più giustizialista dei leoni da tastiera avrebbe potuto dare una condanna maggiore).
Al contrario, io ci vedo una rassicurazione sul fatto che chi ha emesso la sentenza non si è fatto trascinare per la giacchetta dai seguaci del "buttate la chiave" ma ha lavorato sforzandosi di valutare i fatti con rigore. L'essere stati così precisi nel dire cosa era accettabile e cosa no nella ricostruzione dell'accusa aumenta l'autorevolezza della sentenza emessa, che non è evidentemente figlia di un cieco desiderio di vendetta ma di una valutazione obiettiva dei fatti, che è poi il fondamento della Giustizia.
Sarebbe bello se almeno sui principi di base di uno stato civile (ad esempio la differenza tra fare giustizia e vendicare qualcuno) fossimo tutti d'accordo.
Purtroppo non manca mai l'occasione di registrare come anche questo obiettivo, per quanto minimo, sia estremamente complicato da raggiungere.
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ildave
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