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[robot, Nanaki, Benni, Busi e la schiena che fa malissimo]

Elettra ha comprato questo robot che gira per le stanze e fa da aspirapolvere e lavaggio, scansisce tutto, crea una mappa della casa, parla (anche se non capisco bene quello che dice) quando ha finito va nella sua basetta e si autoricarica e noi – tecnologici ma ormai adulti – la prima volta abbiamo fatto partire il robot e poi siamo usciti per farci un giro e tornare con la casa pulita ah ah ah, certo, credeteci, la verità è che lo abbiamo fatto partire e siamo stati appollaiati come scimmie sui divani, sugli scalini, sul tavolo a vedere robot che per un'ora si è messo lì a pulire tutto, eravamo come sempre curiosissimi e feroci, hai visto amore ora sta lavando, ma è incredibile amore, si è allineato da solo con la basetta di autoricarica, manco Matt Damon in Interstellar ce l'aveva fatta uguale, guarda ora sta facendo la seconda passata, amore qua sul cellulare sta creando la mappa di casa nostra in tempo reale, insomma, meglio del cinema, anche se non avesse pulito niente saremmo stati soddisfatti, specie quando è arrivata la gatta.

La nostra gatta è la gatta di secondogenito, è piccola, fisicamente intendo, si chiama Nanaki e mi è parzialmente simpatica, cioè, mi è simpatica ma mi ha pisciato sulla tastiera meccanica, il che ha creato come una frattura fra di noi, nel mio personale nirvana, anzi nella mia personale cosmologia di dei e esseri immondi il gatto, lovecraftivamente, è piuttosto in alto, ma molto molto più in basso di una tastiera meccanica, anche con meccanica brown che non è la mia preferita, voi dovete sapere che io passo molto del mio tempo libero, preferisco non dirvi quanto, ad ascoltare su youtube ragazze (o ragazzi con unghie molto strane, non si vedono mai in volto) che battono su tastiere meccaniche creamy, creamy significa che hanno un suono molto biscottoso, paffutello e intimo, questo per dire come il solo fatto che un gatto pisci sopra una tastiera meccanica per me fa perdere un sacco di punti karma al gatto in questione che domani – btw – porterò dal meccanico dei gatti.

Il punto è che Nanaki mi è simpatica perché ha carattere, quando le parlo mi risponde con atteggiamento di sfida, quando le dico di fare qualcosa – in genere – mi ringhia contro come se fosse un cane, però poi la fa – molto diverso dai figli che non ringhiano e dicono 'un attimo' e poi non la fanno, che temo sia qualcosa che hanno preso dal padre, lo stronzo – il fatto che ringhi mi fa ridere e anche il fatto che mi risponda quando le parlo, comunque: il primo incontro tra Nanaki e il robot sembrava un film, poteva tranquillamente finire in qualche raccolta di “memes I found on reddit” o “vines I watch when I'm sad”, con tutto il rispetto signore, il gatto seguiva il robot, poi il robot seguiva il gatto, ho avuto più volte il terrore che Nanaki poi pisciasse su Robot mentre questo era in ricarica ma per ora no, solo scarpe, sacche di tela e tastiere meccaniche logitech fanno parte della sua lettiera distribuita.

Tutto questo lo sto scrivendo con il mio portatilino e-ink a colori e la sua tastierina non-meccanica tutta ploccosa che – ok è una merdetta – ma non mi dispiace affatto scriverci, e lo schermo che non manda luce – ragazzi – oggi ho acceso il desktop per cercare un file per il notaio e pensavo ma come ho potuto, ma come ho potuto usare per anni e anni uno schermo che manda luce, è sempre così, quando passi a una tecnologia migliore poi diventi un maledetto estremista della bellezza tecnologica, comunque, sto scrivendo queste cose perché oggi è morto Benni e io sono rimasto un po' così, non lo leggevo da anni, ho un ricordo anche dell'ultimo libro che ho letto di Benni, in pratica ero andato nella casa di uno che conoscevo appena, della Genova bene, per motivi diciamo così, sentimentali, entro in questa casa che puzzava di soldi e il tipo ci fa entrare nella camera dove ci sono già gli altri, gli amici, e in pratica sono tutti sfracellati su sedie e divani che dormono, questo in pieno pomeriggio e io intuisco che sono sfatti di canne e quindi io passo un intero pomeriggio in questa casa piena di figli di papà che dormono e prendo da un tavolinetto La compagnia dei celestini, che tanto volevo leggerlo, e in pratica me ne faccio fuori metà mentre dentro di me ruggisco, non tanto perché non mi hanno offerto la canna, perché l'avrei rifiutata, non perché io sia contro le droghe eh, ma perché sono già fuori di testa standard, sono come Obelix, sono caduto da piccolo nel pentolone dell'irrazionale e quindi la cannabis ha sempre avuto pochissimo appeal nella mia testa, ma perché

Sto divagando. La compagnia dei celestini è l'ultimo romanzo di Benni che ho letto perché ricordo che la prima metà mi era piaciuta tantissimo, dicevo, cazzo come è bravo, cazzo, e la seconda metà mi aveva completamente deluso, dicevo, ma che cazzo, hai rovinato tutto, ma come hai potuto, sono passati tantissimi anni, non so se davvero fosse così male, ma lo è stato per me a quell'epoca che ero un ragazzino che usciva con la ragazzina sbagliata bwt, e poi Benni è invecchiato e le cose che scriveva non le ho lette, entravo da Feltrinelli, sfogliavo il romanzo nuovo e non scattava la scintilla, non si può leggere tutto, Benni è invecchiato ma mi ha lasciato dentro una scheggia della sua scrittura, comunque, scrivere dopo una certa età il problema è la schiena, non dico Benni, ma io qua che sto scrivendo questo post, ho la schiena a pezzi, a pezzi, non avete idea e manco mi pagano per questo post, infatti lo scrivo un po' come mi pare, comunque

comunque la prima cosa che ho pensato quando ho letto che Benni era morto è stata, chissà come sta Busi (toccati Busi) (no, non intendevo lì) perché – sempre nell'adolescenza – che poi, adolescenza, in realtà andavo già all'università, per Busi dico, Benni prima, al liceo, una che conoscevo mi aveva detto, ho letto il tuo racconto, ma sai che scrivi come Benni? e io avevo pensato, ma chi cazzo è questo Benni e quindi mi ero comprato Baol, che mi aveva colpito molto e mi aveva anche rassicurato perché non scrivevo per niente come Benni, per sua fortuna, comunque Busi anche un altro che in un certo momento sembrava essere tutto, come la pietra, c'è stato questo periodo in cui gli scrittori sembravano un po' come delle popstar, si parlavano anche male dietro, Busi diceva cose terribili su Benni e su chiunque non fosse Busi in genere, poi Pennac, la Allende, Garcia Marquez, c'erano questi nomi che sfavillavano sulla patinata e la F di Feltrinelli che era un attimo pensare a Cuore, alle sue pagine verdi, e che avremmo avuto un futuro pieno di sensibilità, romanticismo, comunismo e passione.

Bastardi.

L'enshittification è arrivata prima della tecnologia, prima del digitale, è arrivata nel nostro immaginario. Anni e anni a guardare la sinistra della Dandini per quei programmi scuri e bui dove ti strizzavano l'occhio con la promessa che si stava cambiando il mondo, tutti assieme, si stava facendo resistenza e guarda adesso, girati dai, stacca gli occhi dal quel cellulare, dal portatile, staccati e girati e guardati attorno, li hai visti, sono tutti lì, tutti connessi a muovere le dita come me e te, tutti a fare prodotto, a spingere la pala circolare del consumo, la schiena, che dolore la schiena, ci rammaricheremo, ecco cosa pensavo oggi, ci rammaricheremo della nostra umanità in fondo, di non aver saputo appassionarci, io almeno, voi che ne so in effetti, mi rammaricherò, l'ho già fatto, di essere sempre stato pieno di etichette adesive, sui vestiti sulla faccia sull'addome con tutti i miei bei distinguo, ecco, mi rammaricherò di non aver amato con più passione le cose che avevo attorno, di non aver speso del tempo, di non essermi poi in definitiva mai e mai e mai appassionato a niente, interessato, curioso, anche a livello anatomico, ad aprire le cose per vedere come erano fatte, ma appassionato proprio mai per niente, così, mi rammaricherò per quanto? – facciamo due minuti, due minuti e mezzo – poi spegnerò la mia sigaretta (è solo un cliché, non fumo), guarderò la skyline della città, la notte che ha preso spazio nell'atmosfera e osserverò l'enorme ologramma azzurro della Meloni che mi dice, amami ma prima versa il tuo otto per mille a questo partito che ci ho pure messo sei/sette secondo a ricordarmi come si chiamava.


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