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La gravidanza per altri a un anno dall’entrata in vigore del reato universale


Sono passati dodici mesi dall’entrata in vigore della legge n. 169 del 2024, la cosiddetta “legge Varchi”, che ha esteso il reato di surrogazione di maternità anche quando compiuto all’estero da cittadini italiani. Una norma formalmente efficace da dicembre 2024, ma che nella realtà ha iniziato a produrre effetti solo nove mesi dopo: lo stesso tempo di una gravidanza. Eppure, alcune Procure hanno provato a forzarne un’applicazione immediata, fingendo di non sapere ciò che tutta la dottrina penalistica ripete da anni: il reato non “nasce” con il bambino, ma con il trasferimento dell’embrione — o, al limite, con la sua formazione.

Proprio ora, dunque, stanno arrivando i primi casi concreti, con famiglie che rischiano fino a due anni di reclusione e un milione di euro di multa per essersi rivolte alla gravidanza per altri per ragioni mediche o sociali. L’Italia si propone così come esportatrice di un “reato universale”, calpestando i principi fondamentali del nostro ordinamento, come fatto in fondo molteplici volte con la legge 40. Non a caso: la legge 40 è stata dichiarata incostituzionale almeno quattro volte. Eppure eccoci qui, a ripetere gli stessi errori, tentando addirittura di imporli al resto del mondo. Una vera universalizzazione dell’assurdo.

Non sorprende, quindi, che la ministra Roccella abbia sfruttato la presentazione alle Nazioni Unite del rapporto della Special Rapporteur Reem Alsalem per rilanciare una narrazione priva di basi solide. Il rapporto parla di gravidanza per altri mescolando luoghi comuni e timori astratti; interrogata sui dati, la stessa Alsalem ha ammesso che non ce ne sono. E certo che mancano: il proibizionismo crea clandestinità, e dunque procedure sommerse che spesso determinano abusi. Inoltre il rapporto afferma che molto spesso il consenso delle donne gestanti non c’è, e se c’è, non è valido, perché viziato dal solo fatto di essere una gestante. Un corto circuito di cui sarebbe interessante sapere cosa pensa anche Giorgia Meloni a seguito della riforma del reato di violenza sessuale che introduce il consenso come elemento per il quale “se non c’è consenso è violenza sessuale.” Secondo quanto afferma il rapporto di Reem Alsalem, nonché tutti i sostenitori del reato universale, il reato di surrogazione di maternità, a tutela della dignità della gestante, si applica anche quanto il consenso c’è. Dunque il consenso assume caratteristiche e valore completamente diverso a seconda dell’uso strumentale e ideologico che la politica ne sta facendo. Sarebbe come dire che in certi casi non graditi al governo, il reato di violenza sessuale che tutela solo ed esclusivamente la libertà personale, si applica anche se c’è il pieno consenso della donna.

In Europa, la direttiva anti-tratta condanna solo la surrogazione che comporta sfruttamento, lasciando agli Stati la possibilità di regolare la GPA. La recente risoluzione del Parlamento europeo, nell’ambito della Gender Equality Strategy (Strategia per l’eguaglianza di genere) però, ha aggiunto ambiguità: il passaggio secondo cui “la maternità surrogata, che comporta sfruttamento, deve essere condannata” può essere interpretato in modi diversi. La lettura più coerente è quella che distingue chiaramente tra pratiche sfruttative — da condannare — e percorsi autodeterminati e tutelati. Ma resta urgente una chiarezza normativa e linguistica che oggi manca.

Ecco perché, su un tema tanto delicato, dovremmo tornare alla realtà, ai dati, ai diritti. Oggi si respira una profonda preoccupazione nell’affrontare i temi legati alla surrogazione di maternità, è difficile trovare o promuovere dibattiti pubblici perché la formulazione del reato, che estende la perseguibilità anche a varie e ambigue forme di pubblicizzazione, di fatto spaventa con effetti deterrenti. Occorre quindi riportare il tema tra le persone, non per promuovere una procedura di fecondazione assistita che sicuramente coinvolge molti aspetti personali e delicati, ma per informare correttamente le persone che esistono forme regolamentate e rispettose dei diritti e le volontà di tutte le persone coinvolte.

L'articolo La gravidanza per altri a un anno dall’entrata in vigore del reato universale proviene da Associazione Luca Coscioni.