Marco Perduca al Teatro Off/Off per “Diritto a stare bene”
Marco Perduca al Teatro Off/Off per “Diritto a stare bene”
Marco Perduca, coordinatore delle iniziative dell’Associazione Luca Coscioni sulla ricerca e l’uso terapeutico delle sostanze psichedeliche parteciperà alla celebrazione del raggiungimento delle 72.000 firme raccolte a sostegno della campagna nazionale “Diritto a Stare Bene”
Teatro Off/Off, Via Giulia 20 – Roma
Sabato 13 dicembre 2025
Ore 16:00 – 19:00
La proposta di legge di iniziativa popolare mira all’istituzione di un servizio nazionale pubblico di psicologia, accessibile, gratuito e integrato nel Servizio Sanitario Nazionale.
Insieme a lui interverranno Maria Teresa Bellucci (viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali), Maura Latini (Presidente Coop Italia), Francesco Maesano (coordinatore nazionale Diritto a stare bene), Michela Marzano (filosofa e docente universitaria),Linda Laura Sabbadini (statistica e pioniera negli studi di genere),Maria Antonietta Gulino (Presidente CNOP) e Parlamentari di diversi schieramenti.
A seguire, dalle ore 20:00, la festa continuerà al Campomagnetico (Vicolo delle Grotte 3) con un talk show targato Mentifricio e DJ set.
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Le prestazioni sociosanitarie e le liste d’attesa: l’assenza ingiustificabile dal PNGLA
Il nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa viene presentato come la risposta sistemica ai ritardi nell’erogazione di visite ed esami, con l’obiettivo dichiarato di garantire maggiore trasparenza, tempi certi e tutele per gli utenti. Tuttavia, dentro questo impianto che ambisce alla modernizzazione del sistema, continua a persistere un vuoto enorme: quello dei servizi sociosanitari. RSA, interventi per la disabilità, residenzialità psichiatrica, centri diurni e assistenza domiciliare integrata restano completamente fuori dal perimetro del Piano, nonostante siano prestazioni riconosciute come Livelli Essenziali di Assistenza e finanziate dal Fondo sanitario nazionale. Non compaiono nelle tabelle dei tempi massimi, non sono associate a percorsi di tutela, e non esistono per esse standard nazionali di pubblicità delle graduatorie o di presa in carico entro tempi determinati. L’effetto è immediato: per migliaia di persone, l’attesa non ha limiti né garanzie.
Ne deriva un Paese a due velocità. Per una prestazione diagnostica, il cittadino può invocare tempi precisi e un quadro normativo che ne tutela il diritto; per un posto in RSA, per l’ingresso in una struttura per persone con disabilità grave o per avviare un percorso di cura residenziale in ambito psichiatrico, la stessa persona si ritrova relegata in un limbo amministrativo senza scadenze. Accade così che individui che hanno già superato la valutazione UVM/UVG, ai quali è stato riconosciuto un bisogno sanitario e approvato un progetto assistenziale personalizzato, rimangano per mesi – spesso anni – con la sola etichetta di “collocato in graduatoria”, espressione che nasconde la totale assenza di un termine entro cui la prestazione deve essere garantita. È una distorsione che amplifica le differenze territoriali e che si pone in evidente contrasto con il principio di uguaglianza e con il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. È incomprensibile che una prestazione sanitaria tradizionale debba essere erogata entro limiti certi, mentre una prestazione sociosanitaria, pur definita essenziale, sia lasciata oscillare tra disponibilità di posti, bilanci regionali e scelte amministrative mutevoli. Un’anomalia normativa e culturale che ricade proprio su chi è più fragile e sulle famiglie già gravate da responsabilità di cura.
In un contesto così carente, il cittadino è costretto a farsi carico di azioni di tutela. La prima è l’accesso agli atti: chiedere formalmente contezza della propria posizione, dei punteggi utilizzati per la valutazione, delle regole di priorità e dello storico degli scorrimenti. Obbligare l’amministrazione a mostrare i dati riduce lo spazio per arbitri e inerzie. Fondamentale anche richiedere aggiornamenti periodici, sempre per iscritto, sulla situazione della graduatoria e sui posti effettivamente disponibili. Quando l’attesa supera ogni ragionevolezza o il bisogno è particolarmente urgente, diventa necessario presentare una diffida formalizzata, richiamando il carattere essenziale delle prestazioni sociosanitarie, l’obbligo di assicurare i LEA e la giurisprudenza che tutela il nucleo incomprimibile del diritto alla salute. Nei casi più gravi, soprattutto quando la mancata presa in carico produce un danno diretto alla persona o alla famiglia, è possibile valutare il ricorso al giudice amministrativo o civile per ottenere l’attuazione del progetto individuale o la prestazione in deroga*. Non si tratta della via preferibile, ma spesso è l’unica che interrompe lo stallo istituzionale.
Non dovrebbe essere così. Un sistema sanitario “ambulatorialecentrico” che ignora le persone con bisogni complessi e di lunga durata rinuncia alla propria funzione pubblica più fondamentale. Finché il PNGLA continuerà a lasciare fuori l’integrazione sociosanitaria, il diritto alla salute resterà solido solo per le esigenze “semplici”, mentre diventerà incerto e contrattabile per chi necessita di percorsi assistenziali continuativi. Portare i servizi sociosanitari dentro il PNGLA non è mero tecnicismo amministrativo: è una scelta politica, culturale e civile. È il passo che ancora manca per superare la distanza storica tra sanità e sociale, per realizzare davvero l’integrazione sociosanitaria e per ridurre diseguaglianze che oggi gravano soprattutto sulle persone con cronicità, disabilità e non autosufficienza. Un sistema moderno non può più permettersi di relegare il bisogno più fragile ai margini della programmazione nazionale.
*Consiglio di Stato nella sent. n. 1 del 2020:
“[…] Ritiene il Collegio che una volta individuate le necessità dei disabili tramite il Piano individualizzato, l’attuazione del dovere di rendere il servizio comporti l’attivazione dei poteri -doveri di elaborare tempestivamente le proposte relative all’individuazione delle risorse necessarie a coprire il fabbisogno e, comunque, l’attivazione di ogni possibile soluzione organizzativa. […]…”
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Gabriella Dodero e Jennifer Tocci all’incontro “Donare è vivere” a Genova
Gabriella Dodero, attivista della Cellula Coscioni di Genova e del Numero Bianco e Jennifer Tocci, coordinatrice della Cellula Coscioni di Genova, interverranno in occasione dell’incontro pubblico “Donare è vivere”, dove si parlerà di donazione di organi, tessuti e testamento biologico come espressione concreta del diritto all’autodeterminazione
Centro Civico Buranello – Sala Blu, Via G. Buranello 1, (Genova)
Martedì 16 dicembre 2025
Ore 17:45
L’incontro vedrà inoltre gli interventi di:
- Dr. Enzo Andorno, Direttore U.O. di Chirurgia epatobiliare e trapianti d’organo, Policlinico San Martino
- Dr. Emanuele Angelucci, Direttore Ematologia e Centro Trapianti Cellule Staminali e Terapie Cellulari, Policlinico San Martino
Modera Gianni Pastorino, consigliere regionale.
Un momento di approfondimento e dialogo aperto a tutta la cittadinanza, per promuovere consapevolezza e scelte informate su temi fondamentali per la vita e la libertà di ciascuno.
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Diego Silvestri modera “Mi accompagni davvero a sopportare il dolore dall’inizio alla fine?” a Vicenza
Diego Silvestri, psichiatra e attivista dell’Associazione Luca Coscioni modererà l incontro informativo promosso da Faiberica Cooperativa Sociale, dedicato a familiari, professionisti e cittadinanza interessata ad approfondire uno degli aspetti più delicati della cura e del fine vita dal nome “Mi accompagni davvero a sopportare il dolore dall’inizio alla fine?”
Venerdì 12 dicembre 2025
Ore 18:30
Casa Provvidenza, Stradella delle Cappuccine 5, Vicenza
Interverranno:
Dott.ssa Angela Toffolatti, Medica di medicina generale – Palliativista, Dott.ssa Stefania Groppo, Referente infermieristica di Casa Provvidenza, componente del Comitato di Etica per la Pratica Clinica, Dott.ssa Anna Lanaro, Assistente sociale, responsabile dello sportello DAT ULSS 8 Vicenza, Dott.ssa Laura Ceriotti, Terapista occupazionale e coordinatrice di struttura, Rossella Menegato, familiare e scrittrice
L’incontro rappresenta un’occasione importante per confrontarsi sui diritti delle persone nelle fasi più critiche della vita, sulla possibilità di scegliere consapevolmente il proprio percorso terapeutico e sul ruolo delle strutture socio-sanitarie.
Per informazioni: eventi@faiberica.it
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“Riflessioni sul fine vita – Aspetti etici e giuridici” a Pontinia con la Cellula Coscioni di Latina
Aula Consiliare, Comune di Pontinia
Giovedì 11 dicembre 2025
Ore 18:00
La Cellula Coscioni di Latina promuove un momento di confronto aperto sul tema del fine vita, con particolare attenzione agli aspetti etici, giuridici e sanitari.
L’incontro sarà introdotto da Matteo Lovato, Consigliere Comunale del Comune di Pontinia e Maria Grazia Boaretto, Coordinatrice della Cellula Coscioni di Latina
Seguiranno gli interventi di Eligio Tombolillo, Sindaco del Comune di Pontinia, Michela Guarda, Dirigente infermieristico Hospice San Marco, Massimo Frisetti, Avvocato penalista del Foro di Latina, Luca Palombo, Infermiere e Coordinatore Cellula Coscioni Latina, Ferdinando Tucci, Psicoterapeuta
Una preziosa occasione per approfondire diritti e strumenti a tutela dell’autodeterminazione nel fine vita, tra cui le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT).
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Filomena Gallo interviene al convegno “Dignità, Cure Palliative e la sua dimensione sociale”
Filomena Gallo interviene al convegno “Dignità, Cure Palliative e la sua dimensione sociale”
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, interverrà in collegamento nella sessione di sabato 13 dicembre dedicata ai dilemmi medici, giuridici ed etici legati al fine vita del convegno “Dignità, Cure Palliative e la sua dimensione sociale”, promosso da ARNAS Garibaldi Nesima con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Catania e dell’Associazione Azione Forense.
13 dicembre 2025 ore 10:30 -12:00
Aula Magna Endocrinologia – ARNAS Garibaldi Nesima, Via Palermo 636, Catania
Il suo intervento sarà in dialogo con Cesare Mirabelli, già presidente della Corte Costituzionale, per affrontare con approccio giuridico e bioetico le sfide ancora aperte in materia di autodeterminazione e diritti civili nelle fasi terminali della vita.
Il Convegno avrà luogo nelle giornate del 12 e 13 dicembre e sarà accreditato con 10 crediti ECM
La partecipazione è riservata a personale sanitario e avvocati. Iscrizione tramite Intranet aziendale ARNAS Garibaldi entro l’8 dicembre.
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associazionelucacoscioni.it/la…
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Le sperimentazioni sulle terapie avanzate sono ferme da due anni: pazienti in attesa e ricercatori esclusi
Nella Giornata Mondiale dei diritti umani, l’Associazione Luca Coscioni presenta un appello al Ministro Urso: “La ricerca è un diritto umano, e salva vite”
Bloccata anche una terapia cellulare che rigenera la cornea, consentendo il recupero della vista
In Italia esistono sperimentazioni e terapie avanzate sviluppate grazie a oltre trent’anni di ricerca pubblica che hanno già dimostrato di poter arrivare a salvare la vita e ridare la vista a persone senza alternative terapeutiche. Si tratta delle sperimentazioni per la terapia genica per l’Epidermolisi Bollosa – malattia rara nota come “sindrome dei bambini farfalla” – che ha già salvato la vita a un bambino altrimenti destinato a morte certa, e della terapia cellulare di Holoclar, che rigenera l’epitelio corneale e ha già permesso a centinaia di pazienti europei di recuperare la vista.
Queste tecnologie sono state sviluppate dai professori Michele De Luca, anche co presidente dell’Associazione Luca Coscioni e Graziella Pellegrini, entrambi dell’Università di Modena e Reggio Emilia e portate ai pazienti attraverso Holostem, azienda fondata nel 2008 come eccellenza italiana nel campo delle terapie cellulari e geniche. Nel 2023, a seguito della decisione del socio privato di liquidare la società, il Governo autorizzò l’acquisizione da parte della Fondazione Enea Tech & Biomedical con l’obiettivo di garantire continuità alle attività.
A due anni dall’acquisizione, però, le sperimentazioni cliniche sull’Epidermolisi bollosa non sono ancora partite e la produzione di Holoclar è quasi ferma. Inoltre, inspiegabilmente i ricercatori che hanno sviluppato le terapie non risultano più coinvolti nei processi scientifici, nonostante la natura altamente specialistica delle tecnologie basate su cellule staminali epiteliali.
Questa situazione sta lasciando senza risposta sia i pazienti affetti da una malattia terribile, in alcune forme anche letale, sia coloro che potrebbero recuperare la vista grazie a un trattamento già approvato e utilizzato con successo per anni.
“Noi, persone con malattie rare, siamo chiamate ‘pazienti’ – racconta Alessandro Barneschi, 40 enne affetto da Epidermolisi bollosa sin dalla nascita e volto della campagna. “Ma l’Epidermolisi Bollosa non ha pazienza: non aspetta. Per noi, il tempo è fondamentale, perché il tempo della malattia non è quello della burocrazia. La malattia non è paziente: agisce, avanza, e non si ferma”.
Di fronte alla paralisi delle attività, l’Associazione Luca Coscioni, nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani lancia un appello rivolto al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per chiedere un intervento immediato che ristabilisca le condizioni necessarie alla ripresa delle terapie e delle sperimentazioni, garantendo l’utilizzo delle competenze scientifiche che hanno reso possibile lo sviluppo di queste terapie.
L’appello richiama anche una dichiarazione resa dal Ministro in Parlamento il 29 novembre 2023, quando sottolineò l’importanza di assicurare continuità a queste attività e di non lasciare senza risposte i pazienti coinvolti.
Il documento – che sarà da oggi sottoposto a ricercatori, pazienti, sostenitori della ricerca pubblica e a tutti i cittadini – chiede un’intervento urgente del Ministro Urso e del Governo, affinché terapie italiane già dimostrate efficaci possano tornare a essere disponibili.
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Elena Brescacin reshared this.
La persona disabile – Dalla fragilità alla proabilità: nascono nuove opportunità
Palazzo della Cultura – Sala della Notte, Via Vittorio Emanuele 119, Catania
Sabato 13 dicembre 2025
Ore 16:00 – 18:30
Sabato 13 dicembre, presso il Palazzo della Cultura di Catania, si terrà l’incontro “La persona disabile – Dalla fragilità alla proabilità: nascono nuove opportunità”, promosso dalla Cellula Coscioni di Catania con la partecipazione di diverse realtà associative del territorio.
L’appuntamento si inserisce nel percorso avviato lo scorso anno dal Comune di Catania per la realizzazione del PEBA – Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Alla luce delle recenti novità, tra cui la sentenza del TAR Catania che ha nominato un Commissario ad Acta, l’incontro vuole essere un momento di informazione, confronto e ascolto aperto alla cittadinanza per contribuire alla costruzione di una città più accessibile, inclusiva e rispettosa dei diritti di tutte e tutti.
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Progressi psichedelici sulla depressione resistente al trattamento
Testo preparato con Peppe Brescia
Una delle molecole psichedeliche che ha suscitato il maggior interesse della comunità scientifica è senza dubbio la psilocibina, il principio attivo naturalmente contenuto in alcune varietà di funghi. Tra le aziende leader nella ricerca sulle applicazioni mediche della psilocibina figura la Compass Pathways, fondata nel 2016 negli Stati Uniti.
Nel corso di un’intervista recentemente rilasciata a Psychedelic Health, il CEO di Compass Pathways Kabir Nath ha delineato le prospettive riguardo il percorso di possibile approvazione degli usi medici della psilocibina per la depressione resistente al trattamento da parte della Food and Drug Administration (FDA).
Il COMP360, la formulazione sintetica a base di psilocibina che costituisce il prodotto di punta della ricerca Compass, è in attesa dell’avvio di una seconda sperimentazione di fase 3 finalizzata a testare gli effetti sulla depressione resistente al trattamento (TRD). Nath ha sottolineato che, in virtù del successo della precedente sperimentazione, sarebbe la prima volta che una molecola psichedelica di origine naturale raggiungerebbe una fase così avanzata nell’ambito di uno studio sulla TRD.
L’arruolamento della coorte è già stato completato, mentre la divulgazione dei primi risultati è attesa entro il prossimo mese di Marzo. Qualora le scadenze venissero rispettate, la ricerca di Compass potrebbe assistere a una rilevante accelerazione, in grado di anticipare di un anno il lancio in commercio di COMP360, inizialmente previsto per il 2028.
A integrazione del piano di commercializzazione, il progetto di Compass comprende lo sviluppo della formazione dei fornitori e l’implementazione di partnership in collaborazione con professionisti del settore clinico, misure mirate ad agevolare l’iter di richiesta delle autorizzazioni necessarie, tagliando così le tempistiche che dividono ricerca sperimentale e potenziale ingresso sul mercato. L’obiettivo è infine quello di attivare la procedura di approvazione della FDA in maniera più rapida.
“Abbiamo avuto una discussione approfondita con la FDA sulla possibilità di una presentazione e una revisione continue, cosa che per la divisione psichiatrica sarebbe sicuramente qualcosa che non hanno mai fatto in passato”, ha affermato Nath.
L’anno scorso la FDA ha respinto la possibilità di ricorrere alla terapia assistita da MDMA per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico, contestando sia la mancanza di prove a supporto di efficacia e sicurezza del trattamento che le metodologie utilizzate nello sviluppo dello studio dalla società Lykos Therapeutics.
Compass sottolinea le differenze strutturali tra molecole psichedeliche capaci di generare significative variabili a seconda della sostanza presa in analisi.
“L’MDMA non è uno psichedelico classico, è più un agente patogeno, e quindi la componente terapeutica è davvero importante per l’MDMA – il dialogo vero e proprio, l’interazione con un terapeuta. Per gli psichedelici classici come la psilocibina o l’LSD, questo non è il caso”, ha affermato Nath, evidenziando le differenze riferibili al modello terapeutico proposto alla FDA: se Lykos struttura le proprie ricerche in base a una combinazione farmaco/terapia, Compass ha incentrato il proprio schema di sperimentazione su monitoraggio e supporto.
Qualora il processo di approvazione a seguito della seconda fase 3 si concludesse con un responso positivo da parte della FDA, il trattamento con COMP360 potrebbe dunque essere fornito anche dalle cliniche che attualmente forniscono il trattamento con ketamina: per la commercializzazione di COMP360 si potrebbe infatti ipotizzare un collegamento con la rete di distribuzione di Spravato, lo spray nasale a base di esketamina utilizzato nel trattamento della TRD.
In questa prospettiva, Compass si troverebbe alle prese con un’operazione di distribuzione in grado di coinvolgere potenzialmente migliaia di cliniche tra Stati Uniti ed Europa.
È per queste ragioni che la società sta portando avanti analisi di mercato in merito al mercato europeo, sebbene gli iter di domanda e approvazione seguano le norme di altri sistemi burocratici rispetto a quello statunitense.
La ricerca sugli effetti della psilocibina come possibile terapia per la TRD appaiono dunque a un fondamentale crocevia: il fatto che lo studio su una molecola psichedelica naturale sia per la prima volta giunto a uno stadio così avanzato rende Nath convinto che “ciò che faremo e il modo in cui ci impegneremo a commercializzare e ad avere successo influenzeranno il comportamento degli altri”.
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Le discussioni sulla morte volontaria medicalmente assistita Regione per Regione
Oggi, anche in assenza di una legge nazionale, chi vive in condizioni di sofferenza fisica o psicologica insopportabile ha già diritto a ottenere aiuto medico alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito”: per garantire tempi certi per la procedura di verifica e attuazione previsti dalla Corte costituzionale può bastare una legge regionale. Questo il punto sulle discussioni nelle varie Regioni.
TOSCANA
In Toscana, l’11 febbraio 2025, dopo due giornate di intensa discussione in Aula, la Regione ha approvato la proposta di legge “Liberi Subito”, depositata 11 mesi prima con 10.700 sottoscrizioni di cittadini toscani. La nuova norma stabilisce che chiunque richieda una valutazione delle proprie condizioni di salute per accedere al suicidio medicalmente assistito debba ricevere una risposta entro un massimo di 30 giorni; in caso di esito positivo e conferma della scelta, l’assistenza deve essere erogata entro ulteriori 7 giorni.
Il 14 marzo 2025 il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha promulgato ufficialmente la legge. Il 17 marzo la norma è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana con il numero 16/2025. Con questa approvazione, la Toscana è diventata la prima Regione italiana a dotarsi di una legge che garantisce un iter chiaro, uniforme e regolamentato per l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita. Qui è possibile visionare il testo della legge.
Dopo il fallimento di un ricorso al Collegio di Garanzia Statutaria da parte dei capigruppo del centrodestra, il 9 maggio 2025 il Governo Meloni ha deciso di impugnare la legge toscana davanti alla Corte costituzionale. Il 22 maggio la Regione ha comunicato ufficialmente la propria costituzione in giudizio. Giani si è detto fiducioso nel respingimento del ricorso, affermando che “le nostre motivazioni sono talmente forti che sono convinto verranno accolte” e ricordando che, in assenza di una legge nazionale, le Regioni hanno piena competenza in materia di organizzazione sanitaria, come previsto dalla Costituzione.
Il 4 novembre 2025 si è tenuta l’udienza pubblica davanti alla Corte costituzionale. L’Avvocatura dello Stato, rappresentando la Presidenza del Consiglio, ha sostenuto che la legge toscana violerebbe l’articolo 117 della Costituzione, invadendo la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile e penale e incidendo su diritti personalissimi, come quello alla vita e all’integrità. Secondo l’Avvocatura, l’intera legge sarebbe da annullare perché disciplina un ambito che deve essere regolato unicamente dallo Stato.
La Regione Toscana ha respinto le accuse, sostenendo che la legge non introduce nuovi diritti ma si limita a disciplinare, sul piano organizzativo, le modalità con cui le ASL devono dare attuazione alle sentenze della Corte costituzionale (in particolare la n. 242/2019). Gli avvocati Fabio Ciari e Barbara Mancino, in rappresentanza della Regione, hanno ribadito che la normativa si muove nel solco della giurisprudenza costituzionale e rientra pienamente nella competenza regionale in materia di tutela della salute.
Anche l’Associazione Luca Coscioni ha preso parte al procedimento come amicus curiae, depositando un’opinione scritta in cui ha evidenziato che la legge toscana garantisce diritti fondamentali, tutelando l’autodeterminazione delle persone e colmando un vuoto normativo, nel pieno rispetto della cornice costituzionale.
La decisione della Corte è attesa nei prossimi mesi e rappresenterà un passaggio cruciale non solo per la Toscana, ma per tutte le Regioni che intendono esercitare le proprie competenze per garantire diritti e tempi certi a chi chiede, in condizioni definite dalla Consulta, di accedere al suicidio medicalmente assistito.
SARDEGNA
Il 17 settembre 2025, la Sardegna è diventata la seconda Regione italiana ad approvare una legge sul fine vita, dopo la Toscana. Il Consiglio Regionale ha votato la proposta con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, al termine di un dibattito che ha evidenziato divisioni tra e dentro gli schieramenti.
Il 20 novembre 2025, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge sarda n. 26/2025 sostenendo che essa «esula dalle competenze regionali» e viola l’art. 117 della Costituzione su ordinamento civile e penale, LEP e riparto in materia di tutela della salute. Il Governo richiama inoltre l’esistenza in Senato di un testo base nazionale sulla morte medicalmente assistita, affermando che la disciplina non può essere dettata a livello regionale.
Di segno opposto il commento dell’Associazione Luca Coscioni, che definisce l’impugnazione una scelta ideologica: «La legge sarda è pienamente in linea con la sentenza 242/2019 e garantisce tempi certi alle persone malate. Nel frattempo, troppe persone continuano a soffrire o a emigrare per morire con dignità», hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato.
MOLISE
Il 1° aprile 2025 è stata depositata in Consiglio regionale del Molise la proposta di legge sul fine vita, sottoscritta da 10 consiglieri appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione. La norma definisce tempi e procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito coinvolgendo l’Azienda sanitaria regionale (Asrem), senza impatti sul bilancio né sul Piano di rientro sanitario.
Il 14 aprile 2025 la proposta è stata presentata pubblicamente come un’iniziativa bipartisan, ma solo il 9 dicembre 2025, la proposta è stata inserita ufficialmente all’ordine del giorno del Consiglio regionale, segnando così l’inizio della fase di discussione in Aula.
UMBRIA
Il 12 maggio 2025 è partita ufficialmente la campagna Liberi Subito in Umbria, promossa dall’Associazione Luca Coscioni per una legge regionale che definisca tempi certi e procedure chiare per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Coordinatrice della campagna è stata Laura Santi, giornalista malata di sclerosi multipla progressiva, la prima in Umbria ad aver ottenuto l’autorizzazione dalla propria ASL. Dopo oltre tre anni di attesa, Laura è infine ricorsa al suicidio assistito, diventando simbolo nazionale della battaglia per i diritti di fine vita.
Il 17 settembre 2025, con 4.801 firme raccolte, la proposta di legge è stata depositata presso l’Assemblea legislativa, facendo dell’Umbria la 19ª Regione ad avviare un’iniziativa di questo tipo. Durante la cerimonia di deposito, la Presidente dell’Assemblea Sarah Bistocchi ha parlato di un “momento di svolta”, sottolineando la necessità di una risposta istituzionale “alla dignità fino alla fine”.
Il 27 novembre 2025, l’Ufficio di Presidenza ha dichiarato ammissibile la proposta di legge Liberi Subito, che potrà ora avviare formalmente il proprio iter in commissione consiliare. I promotori saranno convocati per illustrarne contenuti e motivazioni. Se il Consiglio regionale non si pronuncerà entro sei mesi, il testo verrà automaticamente calendarizzato come primo punto all’ordine del giorno della prima seduta utile, entro marzo 2026.
«Il pensiero va a Laura Santi – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato – e al marito Stefano Massoli, che ne ha raccolto il testimone. Questa legge non introduce nuovi diritti, ma permette di esercitare quelli già riconosciuti dalla Corte costituzionale, senza costringere chi soffre ad attese estenuanti».
Toscana e Sardegna hanno già approvato leggi analoghe. Ora l’Umbria ha l’occasione storica di diventare la terza Regione italiana a garantire finalmente un percorso normato e umano per chi chiede di porre fine alla propria sofferenza.
LOMBARDIA
Il 18 gennaio 2024 sono state depositate 8.000 firme per una proposta di legge regionale di iniziativa popolare, superando ampiamente la soglia minima prevista di 5.000 sottoscrizioni. Il 7 febbraio, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha dichiarato all’unanimità l’ammissibilità della proposta. Tuttavia, il 19 novembre 2024, la proposta è stata bloccata in Aula, con l’approvazione di una questione pregiudiziale di costituzionalità sollevata dalla maggioranza, che ha ritenuto il tema di competenza esclusiva statale.
Nel frattempo, il tema ha continuato ad alimentare il dibattito in Regione Lombardia, anche a seguito del primo caso lombardo di suicidio medicalmente assistito, che ha suscitato forti tensioni nella maggioranza. L’11 marzo 2025, durante un’informativa in Aula, il presidente della Regione Attilio Fontana ha dichiarato che la Regione si è attenuta alle indicazioni della Corte costituzionale, in particolare alle sentenze n. 242/2019 e n. 135/2024, ma ha ribadito che un intervento normativo deve arrivare a livello nazionale, annunciando che la questione sarebbe stata affrontata nella Conferenza Stato-Regioni per cercare modalità attuative uniformi.
Il confronto è proseguito anche sul piano giudiziario. Il 30 ottobre 2025, il TAR della Lombardia ha respinto il ricorso presentato dall’Associazione Luca Coscioni, dichiarandolo inammissibile per difetto assoluto di giurisdizione. Il ricorso contestava la deliberazione con cui il Consiglio aveva approvato la pregiudiziale di costituzionalità.
L’Associazione Luca Coscioni ha definito la sentenza “una ferita alla democrazia partecipativa. L’iniziativa popolare non può ridursi a un atto simbolico: va garantita la discussione pubblica nelle sedi istituzionali”. In una nota congiunta, Filomena Gallo e Marco Cappato hanno annunciato l’intenzione di valutare nuove iniziative legali e politiche per difendere l’effettività dello strumento della proposta di legge popolare, previsto dallo Statuto regionale e dalla Costituzione.
Il caso Lombardia si configura dunque come uno dei più emblematici per l’Italia: da una parte, la spinta dal basso di migliaia di cittadini per ottenere tempi certi e regole chiare nell’accesso al suicidio assistito; dall’altra, un’istituzione che, pur ammettendo formalmente la proposta, nega la possibilità di discuterla nel merito. Il conflitto tra competenze legislative e partecipazione democratica resta al centro della battaglia politica e giuridica.
TRENTINO
Il 3 ottobre 2025, presso la Presidenza del Consiglio provinciale di Trento, sono state depositate 7.800 firme a sostegno della proposta di legge provinciale di iniziativa popolare “Liberi Subito”. L’iniziativa, avviata il 14 luglio, ha superato ampiamente l’obiettivo iniziale di 2.500 firme in meno della metà del tempo a disposizione.
I prossimi passaggi istituzionali previsti sono:
- Entro 15 giorni dalla consegna, verifica della proponibilità del testo (conformità a Costituzione, Statuto di autonomia e legge provinciale);
- Entro 45 giorni, se ammissibile, deve iniziare la trattazione in Consiglio;
- Se non esaminata entro 24 mesi, la proposta sarà automaticamente sottoposta a referendum, senza necessità di nuove firme.
LIGURIA
Dopo che nel febbraio 2024 un gruppo trasversale di consiglieri regionali aveva depositato e discusso una proposta di legge sul fine vita, le dimissioni del Presidente Giovanni Toti e la conseguente convocazione di nuove elezioni hanno reso necessario un nuovo deposito del testo nella legislatura successiva.
Il 14 luglio 2025, Gianni Pastorino, capogruppo della lista Andrea Orlando Presidente, ha annunciato la ripresentazione della proposta di legge regionale per l’attuazione della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Redatta in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni, la proposta è stata nuovamente depositata presso la II Commissione consiliare. La proposta attende ora di essere calendarizzata per la discussione.
Nel frattempo, un nuovo caso ha riportato l’urgenza del tema al centro del dibattito: il 20 settembre 2025 l’Associazione Soccorso Civile ha reso noto che un anziano ligure di 79 anni, affetto da una patologia neurodegenerativa irreversibile, si recherà in Svizzera per accedere al suicidio assistito dopo aver ricevuto un diniego dalla ASL ligure, che ha escluso il requisito del trattamento di sostegno vitale. Nonostante un’opposizione presentata con l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni, la richiesta di rivalutazione non ha mai ricevuto risposta. Di fronte al silenzio istituzionale e alle sofferenze divenute insopportabili, l’uomo ha deciso di procedere all’estero, accompagnato da due volontari, in un gesto di disobbedienza civile che punta a denunciare l’inadempienza della Regione Liguria nell’applicare le sentenze della Corte costituzionale.
PIEMONTE
In Piemonte, la proposta di legge sul fine vita è stata depositata per via popolare con oltre 11.000 firme, superando ampiamente la soglia richiesta di 8.000. Dopo un ciclo di audizioni degli esperti, il testo è arrivato in Aula il 22 marzo 2024. Tuttavia, in quella data il Consiglio Regionale – con 35 votanti: 22 favorevoli, 12 contrari e 1 astenuto – ha approvato una questione pregiudiziale di costituzionalità, sollevata dalla maggioranza che sostiene il presidente Alberto Cirio. Si è trattato di un tecnicismo, seppur previsto dal regolamento, utilizzato in modo strumentale per impedire la discussione nel merito della proposta, già ritenuta ammissibile dalla Commissione di garanzia e ratificata dall’Assemblea nel novembre 2023. In questo modo, le firme di migliaia di cittadini sono state ignorate e il confronto pubblico sul tema è stato bloccato.
Il 16 settembre 2025, l’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha annunciato in Consiglio regionale che la Giunta sta lavorando a linee guida regionali sul fine vita per le aziende sanitarie, in risposta alle recenti sentenze della Corte costituzionale. Riboldi ha dichiarato che, data la perdurante assenza di una legge nazionale, l’amministrazione intende garantire un testo conforme alla giurisprudenza costituzionale e alle normative vigenti, e che sarà pubblicato non appena finalizzato e approvato ufficialmente.
CAMPANIA
Nel marzo 2024, i consiglieri regionali Luigi Abbate e Maria Muscarà hanno depositato la proposta di legge regionale sul fine vita, poi incardinata l’11 aprile dalla Commissione Sanità e Sicurezza Sociale, che ha avviato un tavolo tecnico di approfondimento. Il 25 marzo 2025, la proposta è arrivata in Aula, ma la discussione è stata rinviata per un cavillo tecnico sollevato dal presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero. Il governatore De Luca ha successivamente richiesto l’avvio di consultazioni con vari soggetti, inclusa la Conferenza Episcopale della Campania, nonostante la fase di audizioni fosse già stata conclusa, rallentando ulteriormente l’iter.
A oltre un anno dal deposito, la proposta di legge “Liberi Subito” continua a subire rinvii. Nonostante fosse all’ordine del giorno per la seduta del 28 maggio 2025, la discussione è stata nuovamente rimandata per l’assenza del parere della Commissione Bilancio – lo stesso pretesto tecnico già usato il 25 marzo. L’Associazione Luca Coscioni, con un presidio davanti al Consiglio Regionale e l’adesione di oltre 115 persone a uno sciopero della fame a staffetta, ha denunciato la paralisi istituzionale e chiesto di votare la legge, nel rispetto del diritto già sancito dalla Corte costituzionale.
Il 5 agosto 2025 la vicenda di Coletta – nome di fantasia scelto da una 44enne campana affetta da SLA – ha riacceso il dibattito: dopo tre richieste respinte, ha deciso di ricorrere d’urgenza al Tribunale di Napoli contro la propria ASL, che si è rifiutata di rivalutare il caso e di trasmettere il parere del comitato etico. Coletta ha dichiarato di non poter più accettare che la sua volontà venga ignorata, annunciando di stare valutando l’espatrio in Svizzera. L’Associazione Luca Coscioni ha definito “inumano” il comportamento della ASL e ha denunciato l’inazione politica della Regione, che da oltre un anno evita la discussione della legge. Anche in Campania, i diritti riconosciuti dalla Corte costituzionale restano bloccati da ostacoli burocratici e responsabilità eluse.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Ad agosto 2023, con oltre 8.000 firme raccolte (a fronte delle 5.000 richieste), in Friuli Venezia Giulia è stata presentata una proposta di legge per definire tempi e procedure per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria. Tuttavia, il percorso legislativo ha subito gravi ostacoli: il 10 aprile 2024 la terza commissione regionale ha respinto il testo con motivazioni estranee al merito e, il 20 giugno, il Consiglio regionale ne ha bloccato la discussione attraverso una votazione pregiudiziale.
Nel frattempo, la Regione è stata già condannata per ritardi nell’applicazione della sentenza 242/2019, come nei casi di “Anna” e Martina Oppelli. Quest’ultima, affetta da sclerosi multipla, ha visto negato l’accesso alla procedura per tre volte ed è infine ricorsa al suicidio assistito in Svizzera. Prima di partire, ha sporto denuncia contro l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina per rifiuto di atti d’ufficio e tortura, accusandola di non aver riconosciuto la sua dipendenza da trattamenti vitali e di averle inflitto sofferenze fisiche e psicologiche in violazione della Costituzione.
Di fronte a questo contesto, il presidente Fedriga – anche in qualità di presidente della Conferenza delle Regioni – ha ribadito il proprio rifiuto di affrontare il tema sul piano dei diritti individuali, affermando che “le norme non si fanno sull’emotività” e richiamando presunti abusi avvenuti all’estero. Ha inoltre sostenuto che l’Asugi avrebbe “applicato correttamente” la sentenza della Corte costituzionale, nonostante i dinieghi e i procedimenti giudiziari. Una posizione che, al di là della retorica, si traduce in un rifiuto di garantire tempi certi e diritti effettivi alle persone che chiedono di poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita.
VALLE D'AOSTA
Ad inizio febbraio 2024, le consigliere regionali di opposizione Erika Guichardaz e Chiara Minelli (Progetto Civico Progressista) hanno depositato una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito in Valle d’Aosta, ispirata al modello elaborato dall’Associazione Luca Coscioni. Il 22 luglio 2025, nella sua ultima seduta prima della fine della legislatura, il Consiglio regionale ha discusso la proposta, che mirava a regolamentare tempi, ruoli e procedure del Servizio sanitario regionale per l’accesso al suicidio assistito, secondo quanto stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Alla vigilia della seduta, Marco Cappato aveva lanciato un appello alla responsabilità dei consiglieri, chiedendo che non si continuasse a lasciare malati e medici senza riferimenti certi.
Il 24 luglio 2025 la proposta è stata bocciata. L’Associazione Luca Coscioni ha definito la decisione “un atto di irresponsabilità verso le persone malate e verso i medici”, sottolineando che la competenza regionale sulla materia esiste ed è già stata esercitata, come dimostra il caso della Toscana. “Quando si vuole, si può”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, criticando il paradosso di una Regione che rivendica maggiore autonomia ma rinuncia a esercitare quella che già possiede.
ALTO ADIGE
In Alto Adige, il disegno di legge “Liberi Subito” sul suicidio medicalmente assistito, presentato da Partito Democratico, Verdi e Team K il 28 febbraio 2025, è stato discusso il 26 giugno 2025 in commissione legislativa del Consiglio provinciale. Il testo è stato bocciato con 3 voti favorevoli (Verdi, Team K e Süd-Tiroler Freiheit, tutti all’opposizione) e 3 contrari (2 della SVP e 1 di Fratelli d’Italia, espressione della maggioranza).
La motivazione del voto contrario, tuttavia, non è stata di merito. Tutti i gruppi hanno infatti espresso condivisione sui contenuti della proposta, ritenendo importante garantire diritti e chiarezza sul fine vita. Le riserve sollevate dalla maggioranza sono state di natura giuridica: si teme che un intervento legislativo provinciale possa essere impugnato, come già accaduto alla legge toscana o alla delibera dell’Emilia-Romagna. Per questo, si è preferito attendere l’evoluzione dei ricorsi in corso e auspicare un intervento chiaro del legislatore nazionale.
Nonostante la bocciatura, il confronto ha mostrato una significativa apertura trasversale sul tema, anche in un territorio tradizionalmente conservatore come l’Alto Adige. L’attenzione resta alta in attesa degli sviluppi a livello statale e delle pronunce della Corte costituzionale.
ABRUZZO
In Abruzzo, la proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito rappresenta la prima iniziativa popolare nella storia della Regione. Depositata il 19 giugno 2023, sono state raccolte 8.000 firme, superando di 3.000 il minimo richiesto. Dopo l’audizione dell’Associazione Luca Coscioni in Commissione Sanità il 18 febbraio 2025, si era auspicata un’accelerazione dell’iter, con decisione prevista entro il 26 giugno 2025.
Il 19 giugno 2025, a un anno esatto dal primo approdo in Aula, il Consiglio regionale ha finalmente discusso la proposta, inserita con procedura d’urgenza all’ordine del giorno. Tuttavia, la legge è stata bocciata dalla maggioranza di centrodestra, che ha ritenuto la materia di esclusiva competenza nazionale. Il centrosinistra ha votato a favore. La scelta della maggioranza è stata duramente criticata dall’Associazione Luca Coscioni, che ha parlato di “atto di irresponsabilità” verso malati e medici.
La bocciatura ha suscitato reazioni contrastanti: il Partito Democratico ha denunciato una “resa morale” e “una brutta pagina per la politica abruzzese”, mentre Fratelli d’Italia ha accolto con soddisfazione il voto, ribadendo che la vita è un diritto inalienabile da difendere a livello statale. Nonostante la sconfitta legislativa, l’Associazione Luca Coscioni ha assicurato che continuerà a sostenere legalmente e materialmente le persone che intendono far valere il proprio diritto all’autodeterminazione anche in Abruzzo.
VENETO
Il Veneto è stata la prima Regione a discutere la proposta di legge sul fine vita, depositata con 9.000 firme (superando il minimo richiesto di 7.000). La discussione in Aula è avvenuta il 16 gennaio 2024. Con 25 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astenuti, il Veneto non ha approvato la legge. Per l’approvazione era necessaria la maggioranza assoluta: su 50 presenti, servivano 26 sì.
Il governatore Luca Zaia, deluso dall’esito della votazione, ha commentato ribadendo che il tema del fine vita non può essere oggetto di ipocrisia politica, richiede regole chiare e condivise, e ricordando come il diritto all’assistenza medica alla morte volontaria sia già riconosciuto dalle sentenze della Corte costituzionale. Il 7 maggio 2025 Zaia ha annunciato di aver “pronto un decreto per stabilire di rispondere entro dieci giorni” alle richieste dei pazienti.
EMILIA ROMAGNA
In Emilia-Romagna, la proposta di legge popolare sul suicidio medicalmente assistito è stata depositata nel luglio 2023 con 7.300 firme. Nonostante il parere favorevole della Commissione Statuto, la Giunta Bonaccini scelse di non discuterla, emanando invece delibere per regolare l’accesso alla procedura attraverso le ASL. Su queste delibere è ora pendente un ricorso al TAR promosso dalla consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini. Anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Salute hanno impugnato le delibere regionali.
Il Presidente della Regione Michele De Pascale ha ribadito la preferenza per una norma nazionale, pur affermando che la Regione garantirà i diritti sanciti dalla Corte costituzionale. L’Associazione Luca Coscioni ha nuovamente sollecitato il Consiglio regionale a discutere e approvare la proposta di legge, evidenziando che il ricorso al TAR non può vanificare quanto previsto dalla sentenza 242/2019, ma elimina solo i tempi certi previsti dalle delibere, esponendo i malati a nuovi ritardi e contenziosi.
LAZIO
Nel Lazio, i consiglieri Marotta e Tidei, rispettivamente di Sinistra Civica Ecologista e Italia Viva, sono i primi firmatari della proposta che ha raccolto le sottoscrizioni di un gruppo trasversale di consiglieri, sia della maggioranza che dell’opposizione. Nonostante il “caso” di Sibilla Barbieri, non è previsto l’avvio della discussione in Aula. In questo contesto, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello per porre fine alla censura esercitata dalla maggioranza del Consiglio regionale, invitando a discutere urgentemente la legge “Liberi Subito”.
PUGLIA
La prima Regione a mettere parzialmente ordine alle procedure di fine vita così come individuate dalla sentenza 242/2019 è stata la Puglia a gennaio 2023 attraverso una delibera di Giunta che rappresenta sicuramente un primo passo in avanti, ma presenta problematiche. La prima di metodo: si tratta di una Delibera di Giunta e non di una legge. Al primo cambio di Giunta si potrà quindi facilmente ritirare o modificare, senza i passaggi in Consiglio regionale, e quindi senza dibattito davanti l’opinione pubblica che richiederebbe invece la modifica di una legge regionale. La seconda problematica riguarda il merito della delibera: risulta assente la previsione del termine massimo di 20 giorni per il completamento della procedura di verifica delle condizioni della persona malata e l’emissione del relativo parere; mancano le indicazioni precise alle Asl affinché all’interno della propria azienda istituiscano una commissione medica multidisciplinare per la verifica delle condizioni della persona che avanza questo tipo di richieste.
Mancano quindi le due previsioni principali contenute nella pdl “Liberi Subito”.
Il 6 maggio 2024 il Consiglio Metropolitano di Bari ha approvato una delibera per trasmettere alla Regione la proposta di legge “Liberi Subito” chiedendone la discussione. Siamo ancora in attesa di ulteriori sviluppi da parte della Regione.
BASILICATA
Dopo il deposito nella passata consiliatura lucana della proposta di legge tramite l’iniziativa di 9 Comuni, tra cui quello di Matera, il Consiglio Regionale ha deciso di non decidere. Con le elezioni del 2024 e il rinnovo del Consiglio regionale, la proposta dovrà essere ripresentata.
CALABRIA
In Calabria la proposta di legge, seppur diversa da quella dell’Associazione Luca Coscioni e limitata ai soli “pazienti terminali”, è stata depositata dal PD. Il 9 febbraio 2024 è stata incardinata la discussione, ma ad oggi non sono stati fatti nuovi passi avanti.
MARCHE
Nelle Marche la pdl, seppur con piccole differenze, è stata depositata da un consigliere regionale del PD, Maurizio Mangialardi, già Sindaco di Senigallia, la città di Federico Carboni, la prima persona che in Italia ha avuto accesso legale al suicidio medicalmente assistito nonostante il freno tirato da parte della Regione che non lo ha aiutato nemmeno a trovare un medico e una pompa infusionale necessari per poter procedere. L’Associazione Luca Coscioni ha dovuto avviare una raccolta fondi per aiutare acquistare il macchinario e l’assistenza è dovuta avvenire attraverso il dott. Mario Riccio. Insieme a Mangialardi (PD), il secondo relatore della legge è Giorgio Cancellieri (Lega) e medico di Fabio Ridolfi, il ragazzo di Fermignano che, di fronte ai ritardi del SSN nelle procedure di SA, ha preferito morire come non avrebbe voluto: attraverso l’interruzione di tutte le sue terapie e la sedazione palliativa profonda.
Anche qui la discussione è stata incardinata, si è tenuta una seduta di discussione in Commissione Sanità e poi il dibattito è caduto nel vuoto.
SICILIA
In Sicilia la proposta di legge è stata depositata su iniziativa dei consiglieri regionali nel 2024 ma non è ancora nemmeno stato calendarizzato l’avvio della discussione.
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Rette di ricovero in RSA: Con le richieste del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” si vuol bloccare la Corte di Cassazione sull’accollo dei costi al SSN per i malati di Alzheimer
Qualche mese fa, al Senato si è “sventato” il tentativo di interpretare autenticamente una norma di oltre quaranta anni fa per congelare i contenziosi sull’accollo integrale al SSN*. Allora, notte tempo e alla zitta come piace a volte al legislatore, si proponevano tre righe con le quali spazzare via decenni di tenuta del sistema universalistico e, in particolare il faticoso percorso di integrazione sociosanitaria.
In buona sostanza, a cosa si tentava di opporre rimedio con tale maldestro tentativo?
Ad una lettura dell’ordinamento (peraltro ineccepibile, costituzionalmente orientata e rispettosa degli vincoli internazionali) con la quale Corte di Cassazione, a difesa dei principi istitutivi del nostro SSN e delle persone affette da Alzheimer grave e per i loro caregiver, con più sentenze, (dal 2012 ad oggi se ne contano decine e univocamente orientate), ha affermato la copertura economica in struttura ritenendola sostanzialmente un’attività sanitaria, in cui è impossibile separare ciò che è “cura medica” da ciò che è “assistenza”.
Non ci sono riusciti, perché ci fu chi se ne accorse e pose in luce l’arretramento dei diritti di una simile operazione retroattiva.
Oggi con questo documento con cui si invocano i diritti (!) ci si riprova. Il tentativo è ben più articolato e subdolo: in primis lo si fa assertivamente “a nome della società civile” e dell’”equità”, facendolo firmare un po’ trasversalmente, come se le associazioni dei pazienti e dei pensionati avessero interesse ad affermare di dover pagare loro la retta di ricovero, anziché difendere l’orientamento della Suprema Corte. Poi lo si fa passare attraverso lo strumento della delega in modo tale che non vi sia di fatto alcun passaggio parlamentare, ma che proceda “babbo Governo” a salvare i conti al più presto affinché non si rompano gli argini.
La discussione sulle rette in struttura per le persone anziane non autosufficienti e/o con disabilità grave da molti anni e non si affronta così.
Oggi si mistifica presentandola come una questione di “equità” quando invece ha una sola e chiara matrice: la questione dei denari e della “sostenibilità”. Dell’assistenza ad una Italia anziana e sempre più con problemi di salute cronici ad alto impegno sanitario. Ma dietro le formule apparentemente neutre si gioca una partita che riguarda la vita quotidiana di migliaia di famiglie che, non potendo né sapendo assistere in modo qualificato e complesso il proprio caro, si trova a dover pagare per molti anni fino a 4000,00 euro il mese.
Dunque ci riprovano di nuovo: la proposta di emendamento, promossa dal “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, chiede di intervenire sul DPCM LEA per chiarire che le prestazioni per anziani con diagnosi di demenza rientrano comunque nel regime ordinario di compartecipazione 50% SSN e 50% utente. Formalmente, si tratta di una norma “interpretativa”. In realtà, l’obiettivo esplicito è quello di chiudere il contenzioso e riportare indietro l’orologio, sterilizzando gli effetti favorevoli delle sentenze di Cassazione.
Secondo i promotori, l’azzeramento della retta per tutti i pazienti con Alzheimer – indipendentemente dal reddito – sarebbe “ingiusto”, perché destinerebbe risorse pubbliche anche ai più benestanti, riducendo la sostenibilità del sistema. Da qui la richiesta di tornare al 50% generalizzato, rinviando ad un futuro decreto legislativo la revisione complessiva della compartecipazione per tutti i servizi agli anziani non autosufficienti.
Sul piano del diritto, la proposta rischia di scontrarsi con i principi costituzionali che governano la tutela della salute e la protezione delle persone più vulnerabili. L’articolo 32 della Costituzione qualifica la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, mentre l’articolo 38 riconosce alle persone inabili il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. L’Alzheimer e le forme gravi di demenza non sono semplicemente “costi” da dividere tra pubblico e privato: sono condizioni che annullano l’autonomia, richiedono assistenza continuativa, espongono le famiglie a una pressione economica e psicologica enorme. Trattare questo bisogno come un pacchetto di servizi “per metà sanitari e per metà sociali” significa non coglierne la natura reale.
L’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che impegna gli Stati a garantire un accesso effettivo alla salute, all’assistenza e alla vita indipendente nella comunità, senza discriminazioni. Le persone con demenza e patologie croniche e degenerative rientrano a pieno titolo nella platea delle persone con disabilità: hanno diritto a servizi adeguati, accessibili e sostenibili,
Dire che “non ci sono risorse” senza un dibattito parlamentare adeguato e gettare via con un colpo di spugna decenni di integrazione sociosanitaria, è inaccettabile e, prevedibilmente, non sarà accettata dalle Corti che hanno a che fare con un corpus normativo complesso e stratificato.
Chi ha a cuore la sostenibilità del sistema si occupi di portare in modo aperto e franco il dibattito nella società civile e nelle sedi parlamentari, sottoponendo agli occhi di tutti la difficoltà di una mancanza di accurata programmazione e di scelta politica. Smetta di trincerarsi in cavilli e interpretazioni autentiche sperando di fermare la giustizia. Lo si affronti il tema (ed il tema dell’invecchiamento e della cronicità è un tema di importante impatto economico per tutti i cittadini e per le casse dello Stato) in modo razionale e complessivo, smettendo di aggredire diritti quesiti in vigore dal ’78
E se il problema è che un modello di gratuità universale favorirebbe anche i redditi alti, la risposta non è quella di tornare a caricare tutti al 50%, ma costruire criteri seri di equità e, soprattutto, fare investimenti veri sulla domiciliarità e sulle soluzioni di comunità, non imposte come alternativa punitiva alla residenzialità ma offerte come possibilità reale, sostenuta da servizi territoriali.
L’urgenza oggi non è bloccare le sentenze che riconoscono il carattere sanitario dell’assistenza per l’Alzheimer grave, ma fare un passo lungimirante studiando soluzioni e programmando il futuro.
La non autosufficienza severa è un bisogno sociosanitario di alta intensità affinché nessuna famiglia debba essere costretta a scegliere tra la cura di un genitore e la propria sopravvivenza economica.
Come Associazione Luca Coscioni, crediamo che la discussione sulle rette non possa essere ridotta a un problema contabile. È una questione di dignità, di libertà e di eguaglianza. Per questo continueremo a monitorare il percorso di questa proposta, a denunciarne i rischi e a lavorare perché la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti sia davvero all’altezza delle promesse fatte alle persone più fragili.
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Aperitivo con Marco Cappato – Incontro con la Cellula Coscioni di Verona
Aperitivo con Marco Cappato – Incontro con la nuova Cellula Coscioni di Verona
Osteria Ratafià, Piazza XVI Ottobre 19 – Verona
Martedì 16 dicembre 2025
Dalle ore 18:30
Martedì 16 dicembre, a partire dalle 18:30, l’Osteria Ratafià di Verona ospiterà un aperitivo speciale con la partecipazione di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. L’incontro rappresenterà un’occasione per confrontarsi sui temi della libertà, dei diritti fondamentali e dell’autodeterminazione.
L’evento è organizzato in occasione della nascita della Cellula Coscioni di Verona, che presenterà le proprie iniziative future sul territorio.
L’appuntamento è aperto a tutta la cittadinanza: un momento informale di dialogo, confronto e condivisione, durante il quale sarà possibile approfondire le campagne dell’Associazione e scoprire come partecipare attivamente.
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Roberto, paziente oncologico veneto, riceve il via libera dalla Svizzera dopo il primo diniego dalla sua ASL
Roberto, 67 anni, paziente veneto affetto da un tumore cerebrale diagnosticato nel 2006, dopo il primo diniego da parte della sua ASL, ha attivato il percorso per poter procedere col suicidio assistito in Svizzera e ha ottenuto il semaforo verde per potervi accedere. Roberto, però, vorrebbe poter essere libero di porre fine alle proprie sofferenze in Italia, a casa sua.
Per questo, a seguito di un peggioramento delle sue condizioni, Roberto, assistito dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, ha chiesto e ottenuto una nuova rivalutazione del suo stato di salute ed è ora in attesa della relazione della ASL, che indicherà se può accedere o meno al “suicidio assistito” in Italia come previsto dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale.
Ha dichiarato Roberto: “Si è acceso per me il semaforo verde vicino a Zurigo. Voglio, però, ottenerlo anche qui. Voglio andarmene sereno in casa mia. Per questo ho riaperto la procedura con la Asl e mi batterò in ogni modo per ottenere il via libera. Per me e per tutti quelli che legittimamente vogliono andarsene nel rispetto per sé stessi ponendo fine alla propria sofferenza, senza rinunciare all’autonomia e alla dignità che sono indispensabili per vivere. Far diventare migliore il nostro Paese renderà più gradevole il mio andarmene”.
Roberto è affetto dal 2006 da un glioma diffuso, una forma aggressiva di tumore cerebrale che negli ultimi anni ha comportato crisi epilettiche quotidiane, e nelle ultime settimane ha difficoltà motorie, cade spesso e soffre di un progressivo deterioramento cognitivo. Non ci sono terapie disponibili e la prognosi è infausta. A ottobre 2024 ha presentato la domanda alla sua azienda sanitaria per la verifica dei requisiti richiesti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale per poter accedere al suicidio assistito in Italia. Dopo oltre cinque mesi dalla richiesta, a maggio 2025, ha ricevuto un diniego da parte della ASL perché non sarebbe in possesso di uno dei quattro requisiti indicati dalla Corte: la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.
Dichiara Filomena Gallo, coordinatrice del team legale di Roberto e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni: “Il tumore di Roberto può peggiorare all’improvviso, portando a una rapida perdita delle funzioni cognitive, a uno stato vegetativo, alla morte. Roberto vuole evitare questo scenario, potendo decidere lui stesso tempi e modalità della propria fine attraverso l’autosomministrazione del farmaco per il fine vita, senza rischiare di perdere la capacità di scegliere. L’intervento chirurgico proposto non garantisce né che si risvegli dopo l’operazione né quali condizioni potrebbe avere in caso di risveglio. Per questo ha rifiutato qualsiasi trattamento invasivo e cure dall’esito incerto. Non esistono terapie in grado di garantirgli la sopravvivenza. È quindi necessario che i medici della commissione della ASL valutino la sua particolare situazione anche considerando il rifiuto dell’intervento e la prognosi infausta come requisiti validi per l’accesso alla morte volontaria. In caso di un nuovo diniego, siamo pronti a tornare in tribunale per garantire il rispetto della autodeterminazione terapeutica di Roberto”.
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Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS
Giovedì 18 dicembre 2025, dalle ore 14.15 alle ore 18.00, si svolgerà, presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, in Piazza di Monte Citorio 125, il
Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS
L’Ordine del Giorno verte sui seguenti punti:
- Stato di avanzamento delle iniziative sugli obiettivi dell’Associazione.
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Incontro pubblico in memoria di Piergiorgio Welby “Fine vita in Italia: diritti da difendere, libertà da conquistare”
In occasione del diciannovesimo anniversario della morte di Piergiorgio Welby, l’Associazione Luca Coscioni organizza l’incontro pubblico in sua memoria, intitolato
“Fine vita in Italia: diritti da difendere, libertà da conquistare”
L’appuntamento è per giovedì 18 dicembre 2025, dalle ore 10.00 alle ore 12.45, presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, in piazza di Monte Citorio 125 a Roma.
Diciannove anni dopo la “morte opportuna” di Piergiorgio Welby, ci ritroviamo per fare il punto sul fine vita: la situazione legislativa e le azioni necessarie.
Parleremo dei diritti conquistati da fare rispettare e di quelli che ancora mancano per garantire l’autodeterminazione individuale. Lo faremo insieme a chi ogni giorno affronta le scelte più difficili, perché dietro ogni norma, ogni sentenza e ogni lotta ci sono sempre una persona storia e una vita.
L’incontro del 18 dicembre è dunque un invito a non voltarsi dall’altra parte, e ad attrezzarsi insieme per la conquista di nuove libertà.
— PROGRAMMA —
ore 10.00 – 10.10: Accrediti e ingresso partecipanti
ore 10.10 – 10.30: Apertura dei lavori
Mina WELBY, Co Presidente dell’Associazione Luca Coscioni
ore 10.30 – 10.40: Saluti istituzionali
ore 10.40 – 10.55: Introduzione
Il fine vita da Welby a oggi: questioni irrisolte, casi ancora aperti e la proposta popolare sull’aiuto medico alla morte volontaria – Filomena GALLO, Avvocata e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni
ore 10.55: Inizio delle sessioni
ore 10.55: Sessione 1 – La Giurisprudenza
- La distanza tra il vissuto delle persone, la giurisprudenza e l’inerzia del legislatore – Alessia CICATELLI, Avvocata e membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni
ore 11.o5: Sessione 2 – La Corte costituzionale e il Parlamento
- Cosa la Corte chiede al Parlamento – Giorgio REPETTO, Professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Perugia
ore 10.20 :Sessione 3 – La legge del Governo in discussione sul Fine vita* e la legge popolare “Eutanasia legale”
- “A chi appartiene la tua vita? Il Governo risponde: a noi!” – Paolo FLORES D’ARCAIS, Filosofo
- Profili di incoerenza con la giurisprudenza e rischi di incostituzionalità – Corrado CARUSO, Professore ordinario di Diritto costituzionale e pubblico presso l’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna
- La persona al centro: diritti fondamentali, vulnerabilità e rischi discriminatori nella legge sul fine vita – Benedetta Maria Cosetta LIBERALI, Professoressa associata di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano
- Problematiche clinico-pratiche nell’applicazione delle sentenze della Corte costituzionale e della proposta in discussione – Mario RICCIO, medico (anche di Piergiorgio Welby) e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni
*Testo unificato adottato dalle Commissioni riunite 2a e 10a per i ddl 65, ddl 104, ddl 124, ddl 570, ddl 1083 e ddl 1408 (Disposizioni in materia di morte medicalmente assistita)
Conclusioni
- Marco CAPPATO, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni
PREANNUNCIA LA TUA PARTECIPAZIONE
Partecipazione incontro pubblico 18 dicembre
- Nome*
- Cognome*
- Email*
- Cellulare*
- Sarò presente:*
- mattina - parteciperò all'incontro pubblico
- pomeriggio - parteciperò al consiglio generale
- Consenso trattamento dati*
- Accetto le condizioni della privacy
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Cena di autofinanziamento della Cellula Coscioni di Pavia
Pizzeria D.O.C., Via Gambarana 15 – Pavia
Giovedì 11 dicembre 2025
Ore 20:00
La Cellula Coscioni di Pavia organizza una cena di autofinanziamento aperta a tutte e tutti. Un’occasione per trascorrere una serata conviviale, conoscere da vicino le attività della Cellula e sostenere le iniziative sul territorio.
L’appuntamento è alla Pizzeria D.O.C. di Pavia e ogni partecipante potrà scegliere tra:
Pizza a scelta con bevanda e dolce oppure Piatto vietnamita proposto dallo chef, sempre con bevanda e dolce a 25 euro a persona, di cui 5 euro rappresentano una donazione a sostegno delle attività della Cellula, ogni euro in più permetterà di dare ancora più forza alle campagne dell’Associazione.
Prenotazione tavolo al seguente LinkSe si prenota per più persone, è sufficiente moltiplicare la quota (ad esempio: 2 persone = 50 euro) e indicare nel campo note il numero di partecipanti.
Per maggiori informazioni cellulapavia@associazionelucacoscioni.it
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Giornata internazionale persone con disabilità: l’Associazione Luca Coscioni racconta le battaglie su accessibilità, ausili, assistenza con il Podcast Corpi Politici
In occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità lanciamo il video podcast condotto dalla giornalista Valentina Tomirotti
Nel video podcast si raccontano le storie che cambiano i diritti
In occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle persone con disabilità, l’Associazione lancia il podcast dal titolo “Corpi politici”, condotto dalla giornalista Valentina Tomirotti che ne ha realizzato la la narrazione costruendo un viaggio attraverso le esperienze delle persone con disabilità e le iniziative dell’Associazione Luca Coscioni. Le quattro puntate – dedicate all’accessibilità, agli ausili, all’assistenza e ai caregiver – saranno online sulle principali piattaforme di distribuzione e in video podcast su YouTube.
Podcast su SpotifyViedo Podcast su Youtube: Episodio 1 ; Episodio 2 ; Episodio 3 ; Episodio 4
In tutti questi anni, questo metodo dell’Associazione Luca Coscioni ha portato importanti risultati, tra gli ultimi ricordiamo quello che ha consentito a Christian Durso, giovane con disabilità motoria grave, di diventare il primo studente della Sapienza a frequentare Giurisprudenza ed effettuare esami da remoto, o le recenti conquiste ottenute grazie all’impegno dell’avvocato Alessandro Gerardi sul fronte dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, con cui sta prendendo forma un vero e proprio “diritto ai PEBA”, confermato dalle pronunce dei tribunali per i comuni di Santa Marinella e Catania che impongono l’obbligo di adottare piani di accessibilità completi e vincolanti.
Dichiara Rocco Berardo, coordinatore delle iniziative per i diritti delle persone con disabilità dell’Associazione Luca Coscioni: “Una delle puntate di questo podcast riprende il tema dell’assistenza e del caregiver familiare, tema affrontato nell’ultimo congresso dell’associazione anche attraverso il racconto di Stefano Massoli, marito di Laura Santi, che ha voluto condividere l’altra parte della loro storia. La vita quotidiana, spesso invisibile, di un caregiver familiare, preannunciando su questo il suo impegno personale.
Registriamo proprio su questo tema da parte del Governo, attraverso la Ministra Locatelli, annunci di grandi riforme. Ma la semplice definizione di caregiver familiare non lo è, e peraltro esisteva già: ciò che manca è la “definizione” di risorse adeguate. Se le risorse previste si fermassero a 250 milioni, ci troveremmo davanti a una cifra apparentemente significativa ma del tutto insufficiente a coprire il fabbisogno. Se venissero reperite sottraendole a fondi già destinati in bilancio alle persone con disabilità, sarebbe un paradosso ancora più grave, perché finirebbe per penalizzare proprio le persone che si dichiara di voler tutelare.
A questo si sommano criteri di accesso che chiamare restrittivi è dir poco, come il limite ISEE di 15.000 euro, l’obbligo di almeno 91 ore settimanali di assistenza e un reddito da lavoro non superiore a 3.000 euro annui. Peraltro con stanziamenti così esigui, i beneficiari si ridurrebbero comunque a circa 52.000 persone, a fronte dei 2,2 milioni di caregiver stimati nel nostro Paese.
Subordinare un diritto fondamentale alla scarsità delle risorse, invece di adeguare le risorse ai bisogni reali, significa capovolgere la logica espressa dalle sentenze della Corte costituzionale sul tema. E alla fine, far finta di risolvere un problema è il modo peggiore per affrontarlo”
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Roberto D’Andrea, interverrà al convegno “Profili dilemmatici della maternità surrogata” al Tribunale di Napoli
Tribunale di Napoli, Aula Girardi – Piazza Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 1, Napoli
Venerdì 5 dicembre 2025
Ore 11:00
Venerdì 5 dicembre, presso l’Aula Girardi del Tribunale di Napoli, si terrà il convegno “Profili dilemmatici della maternità surrogata”, promosso da AIGA Napoli, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e dal Comitato Pari Opportunità COA Napoli.
Tra i relatori, interverrà anche l’Avv. Roberto D’Andrea, dottore di ricerca in diritto penale presso la Scuola Superiore Sant’Anna e referente dell’Associazione Luca Coscioni, che porterà il punto di vista dell’associazione sui profili penali, etici e di tutela dei diritti fondamentali legati al tema.
Per l’elenco completo dei relatori consultare il sito
Sono previsti 3 crediti formativi.
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Mina Welby tra i volti della mostra “Marianne d’Italia” a Montecitorio
Palazzo Montecitorio, P.zza Montecitorio 1 – Roma
Domenica 7 dicembre 2025
dalle 10 alle 13:30
Mina Welby Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, sarà tra i volti immortalati della mostra “Marianne d’Italia”, nuovo progetto artistico del fotografo Riccardo Bagnoli, a cura di Paola Severini Melograni.
L’esposizione propone una riflessione visiva sul tema della rappresentazione femminile nell’Italia contemporanea, ispirandosi alla figura simbolica di “Marianne”, emblema universale di libertà, impegno civico e identità repubblicana, mostrando attraverso il linguaggio della fotografia, il ruolo delle donne nella società odierna e la loro centralità nei processi culturali e civili del Paese.
La mostra sarà aperta al pubblico in occasione di Montecitorio a porte aperte previa registrazione sul sito ufficiale della Camera dei deputati.
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“Lasciatemi morire ridendo” arriva a Prato – Proiezione del documentario e dibattito post-film
Cinema Garibaldi, Via Giuseppe Garibaldi 6 – Prato
Lunedì 8 dicembre 2025
Ore 20:30
Nell’ambito della campagna nazionale di presentazione del documentario Lasciatemi morire ridendo, la Cellula Coscioni di Prato invita alla proiezione del film dedicato alla storia di Stefano Gheller, primo cittadino veneto a ottenere il via libera per l’aiuto medico alla morte volontaria.
A seguire, dibattito post-proiezione con:
- Marco Perduca, Senatore, Coordinatore attività internazionali Associazione Luca Coscioni
- Bernard Dika, Sottosegretario alla Presidenza Regione Toscana
- Erica Mazzetti, Deputata della Repubblica
- Sabrina Pientini, Coordinamento Cure Palliative ASL Toscana
Modera: Matteo Giusti, Coordinatore Cellula Coscioni Prato.
L’appuntamento sarà un’occasione per riflettere sui diritti ancora negati nel fine vita e sull’urgenza di garantire piena libertà di scelta alle persone in condizioni di sofferenza estrema.
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Marco Perduca alla Camera dei Deputati per la presentazione “Il bosco fiorito, Psichedelia: orizzonti di cura”
Camera dei Deputati- Piazza Del Parlamento 24, Roma
Martedì 2 dicembre 2025
Ore 17:30
Marco Perduca, Coordinatore delle attività internazionali dell’Associazione Luca Coscioni, interverrà presso la Camera dei Deputati a Roma, durante la presentazione del libro Il bosco fiorito, Psichedelia: orizzonti di cura.
L’evento l’ospitato dall’On. Riccardo Magi è introdotto dalla curatrice del volume Letizia Renzini di MAPS Italia.
Il dibattito vedrà inoltre i contributi di Rick Doblin di MAPS , Tommaso Barba neuroscienziato dell’Imperial College e Antonella Soldo vicesegretaria +Europa e Meglio Legale
Sarà un momento per approfondire come la ricerca scientifica in continua evoluzione stia svelando costantemente nuovi ambiti di applicazione e utilizzo.
Per partecipare scrivere a magi_r@camera.it
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“Lasciatemi morire ridendo” a Roma – Proiezione al Cinema Barberini
Cinema Barberini, Piazza Barberini 25 –Roma
Martedì 2 dicembre 2025
Ore 21:30
Una nuova proiezione del docufilm “Lasciatemi morire ridendo”, diretto da Massimiliano Fumagalli, che racconta la storia di Stefano Gheller, primo in Veneto e secondo in Italia ad ottenere l’autorizzazione alla morte volontaria medicalmente assistita, secondo i criteri fissati dalla Corte costituzionale.
Una storia personale che diventa universale, un viaggio lucido e struggente nel cuore del dibattito dei diritti civili.
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Verona – Incontro informativo sul Testamento Biologico
Giovedì 11 dicembre 2025
Ore 20:30
Sede AVIS Comunale di Verona – Via Ponte Aleardi 1
La Cellula Coscioni Vicenza Padova in collaborazione con l’AVIS Comunale di Verona, e l’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica – Verona, promuove un incontro pubblico dal titolo: “Informarsi per scegliere – Incontro informativo sul Testamento Biologico e le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT)”
Un’occasione per approfondire diritti e strumenti previsti dalla legge, comprendere meglio il contenuto delle DAT, la pianificazione condivisa delle cure e le possibilità di autodeterminazione in ambito sanitario.
Interverranno:
- Dott. Diego Silvestri, medico, coordinatore Cellula Vicenza Padova
- Domenico Farano, coordinatore Cellula Vicenza Padova
Ingresso gratuito – Posti limitati (30 partecipanti)
Iscrizione obbligatoria: chiamare il numero 335.7505780 oppure scrivere a asfsrlverona1@gmail.com
Al termine seguirà un momento conviviale.
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La Gallery di Novembre
Ecco un po’ di foto dalle nostre Cellule Coscioni in giro per l’Italia: dalle proiezioni del film Lasciatemi morire ridendo, alla nascita della nuova Cellula Coscioni dell’Altomilanese, passando per l’incontro di Roma con Filomena Gallo e Marco Cappato, gli eventi informativi su Dat e di raccolta firme sull’Aborto senza ricovero. Clicca sull’icona della macchina fotografica per scorrere le foto!
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Radical Lab 2025 – Disobbedienza: istruzioni per l’uso
Bologna
28–30 novembre 2025
Dal 28 al 30 novembre si tiene Radical Lab 2025, il laboratorio di Radicali Italiani, intitolato “Disobbedienza: istruzioni per l’uso”
Venerdì 28 novembre Mirella Parachini, ginecologa, vicepresidente dell’Associazione Luca Coscioni, offrirà la sua testimonianza su aborto, obiezione di coscienza e accesso ai diritti riproduttivi alla sessione “Disobbedire in sanità”, mentre sabato 29 novembre Marco Perduca, già senatore e responsabile delle attività internazionali dell’ Associazione Luca Coscioni interverrà nel panel “I Radicali nelle istituzioni europee e italiane”, con una riflessione sul contributo delle battaglie radicali a livello nazionale ed internazionale.
L’evento è chiuso al pubblico
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L’Assemblea legislativa dell’Umbria dichiara “Liberi subito” ammissibile
Si avvia formalmente l’iter in Commissione
Mai più casi Laura Santi: la legge prevede tempi certi per un diritto già stabilito dalla Corte Costituzionale
L’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria ha deliberato l’ammissibilità del progetto di legge regionale di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e depositata grazie a 4.801 firmatari umbri.
Il testo può ora avviare formalmente l’iter in Commissione consiliare, dove i delegati promotori saranno convocati e potranno intervenire in presenza per illustrare il progetto e presentare documenti e relazioni. La Commissione redigerà poi una relazione finale da trasmettere al Consiglio regionale. Se entro sei mesi dalla presentazione il Consiglio non si sarà pronunciato, il progetto sarà automaticamente iscritto come primo punto all’ordine del giorno della prima seduta utile, con priorità su altri temi, e per rispettare i termini il testo dovrà approdare in Aula entro la seconda metà di marzo 2026.
La proposta umbra fa parte della campagna nazionale “Liberi Subito” promossa dall’Associazione Luca Coscioni per garantire tempi certi e procedure definite per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, nel rispetto della sentenza 242/2019 sul caso Cappato/Antoniani, che ha riconosciuto il diritto a ricevere aiuto a morire in determinate condizioni cliniche verificate dal Servizio Sanitario Nazionale. Toscana e Sardegna hanno già approvato il medesimo progetto di legge.
Filomena Gallo e Marco Cappato dichiarano: “Questa è una battaglia iniziata con Laura Santi, quindi il pensiero va a lei e al marito Stefano Massoli, che ne ha raccolto il testimone. In Italia esiste già, grazie alla Corte Costituzionale, il diritto a essere aiutati a morire quando ricorrono determinate condizioni. Questa legge regionale non aggiunge nuovi diritti, ma definisce tempi certi per esercitare un diritto già riconosciuto, affinché le persone che soffrono non siano costrette ad attendere mesi o anni senza una risposta, come accaduto a Laura Santi per 2 anni e 8 mesi. Si tratta di una competenza del servizio sanitario, e quindi della Regione. Salutiamo positivamente la decisione di ammissibilità dell’Ufficio di Presidenza di Regione Umbria e attendiamo l’avvio a breve della discussione”.
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Il Risarcimento per Danno Biologico non è Reddito! Il TAR Napoli dà ragione ai cittadini disabili.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, Sezione Nona, con la recente Sentenza N. 06288/2025, ha stabilito un principio fondamentale a tutela delle persone con disabilità, accogliendo il ricorso di un cittadino che si è visto revocare l’assegno di cura a causa di un ISEE gonfiato.
La Controversia: Assegno di Cura Revocato per ISEE “Falsato”
Il caso ha origine dalla revoca dell’assegno di cura da parte del Comune di Teano (Comune capofila dell’Ambito territoriale dei servizi sociali C03) nei confronti del coniuge del ricorrente. La misura era stata revocata a seguito di un’attestazione ISEE rilasciata dall’INPS ritenuta errata.
L’errore risiedeva nell’aver incluso nel calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) le somme percepite a titolo di risarcimento per danno biologico. Secondo l’INPS, tale risarcimento avrebbe dovuto figurare come componente reddituale o patrimoniale mobiliare.
I ricorrenti hanno impugnato tale decisione, lamentando la violazione dell’art. 4 del DPCM 159/2013. La loro tesi era chiara: le somme risarcitorie non sono tassabili e non sono reddito. In ricorso, si è dedotto che la dicitura “ogni altro componente reddituale esente da imposta” si riferisce ad un reddito e non già ad un risarcimento per perdite “non reddituali”.
Il Principio Giuridico: Funzione Compensativa, Non di Arricchimento
Il TAR della Campania ha dato pieno accoglimento al ricorso, aderendo all’orientamento consolidato del Consiglio di Stato (sentenza n. 838/2016).
Il Collegio ha ribadito che il regolamento ISEE (D.P.C.M. 5 dicembre 2013 n. 159) è illegittimo nella parte in cui include, tra i trattamenti fiscalmente esenti ma rilevanti, l’indennità o il risarcimento a favore delle situazioni di « disabilità ». Tali somme, inclusi gli indennizzi da danno biologico invalidante, devono essere considerate per ciò che essi sono, perché poste a fronte di una condizione di disabilità grave e già in sé non altrimenti rimediabile.
Il TAR ha respinto la tesi dell’INPS secondo cui il risarcimento del danno costituirebbe comunque componente patrimoniale mobiliare nell’ambito dell’attestazione ISEE.
Il ragionamento seguito dal Giudice di appello e fatto proprio dal TAR è il seguente:
- Le forme risarcitorie e l’indennità di accompagnamento non servono a remunerare alcunché, né all’accumulo del patrimonio personale.
- La loro funzione è compensare un’oggettiva ed ontologica situazione d’inabilità che provoca in sé e per sé disagi e diminuzione di capacità reddituale.
- Il risarcimento viene accordato per pervenire in una posizione uguale rispetto a chi non soffre di quest’ultimo ed a ristabilire una parità morale e competitiva.
Di conseguenza, lo strumento ISEE, che misura il livello economico del nucleo familiare, non può definire reddito ma neppure patrimonio un’indennità o un risarcimento.
Ripercussioni e Normativa Successiva
L’accoglimento del ricorso comporta che il coniuge dei ricorrenti ha diritto ad essere reinserito nell’elenco degli ammessi alla erogazione dell’assegno di cura. Il Collegio ha altresì condannato l’INPS e il Comune di Teano al pagamento delle spese di lite.
È importante sottolineare, come rilevato nella sentenza, che l’orientamento giurisprudenziale è stato recepito anche a livello normativo dal d.P.C.M n. 13 del 14 gennaio 2025. Tale decreto ha modificato l’art. 4 del D.P.C.M. 159/2013, escludendo esplicitamente dal calcolo dell’ISEE i trattamenti percepiti in condizione di disabilità laddove non rientranti nel reddito complessivo ai fini IRPEF.
In sintesi: La sentenza del TAR conferma che i risarcimenti per danno biologico e le indennità di disabilità non sono strumenti di arricchimento, ma di ristoro, e pertanto la loro inclusione nell’ISEE penalizza ingiustamente le famiglie che già vivono una condizione di svantaggio, distorcendo l’accesso alle prestazioni sociali agevolate.
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Vivere la fine: psicologia e diritti
Barco Teatro, Via Orto Botanico 12 – Padova
10 dicembre 2025
Ore 20:00 aperitivo | Ore 21:00 inizio evento
Tania Re, psicoterapeuta, antropologa, terapista complementare e consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni, parteciperà al dialogo aperto sul tema del fine vita tra etica, psicologia e diritti, organizzato dall’Università degli Studi di Padova nell’ambito del Progetto Terza Missione 2024.
Insieme a lei interverranno: Ines Testoni, psicologa e docente Università di Padova Edoardo Camurri, giornalista e scrittore e Daniele Costa, autore e regista.
Durante la serata sarà proiettato materiale video tratto dal documentario Seeing beyond fading di Daniele Costa.
Prenotazione tramite il sito Eventbride.
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La gravidanza per altri a un anno dall’entrata in vigore del reato universale
Sono passati dodici mesi dall’entrata in vigore della legge n. 169 del 2024, la cosiddetta “legge Varchi”, che ha esteso il reato di surrogazione di maternità anche quando compiuto all’estero da cittadini italiani. Una norma formalmente efficace da dicembre 2024, ma che nella realtà ha iniziato a produrre effetti solo nove mesi dopo: lo stesso tempo di una gravidanza. Eppure, alcune Procure hanno provato a forzarne un’applicazione immediata, fingendo di non sapere ciò che tutta la dottrina penalistica ripete da anni: il reato non “nasce” con il bambino, ma con il trasferimento dell’embrione — o, al limite, con la sua formazione.
Proprio ora, dunque, stanno arrivando i primi casi concreti, con famiglie che rischiano fino a due anni di reclusione e un milione di euro di multa per essersi rivolte alla gravidanza per altri per ragioni mediche o sociali. L’Italia si propone così come esportatrice di un “reato universale”, calpestando i principi fondamentali del nostro ordinamento, come fatto in fondo molteplici volte con la legge 40. Non a caso: la legge 40 è stata dichiarata incostituzionale almeno quattro volte. Eppure eccoci qui, a ripetere gli stessi errori, tentando addirittura di imporli al resto del mondo. Una vera universalizzazione dell’assurdo.
Non sorprende, quindi, che la ministra Roccella abbia sfruttato la presentazione alle Nazioni Unite del rapporto della Special Rapporteur Reem Alsalem per rilanciare una narrazione priva di basi solide. Il rapporto parla di gravidanza per altri mescolando luoghi comuni e timori astratti; interrogata sui dati, la stessa Alsalem ha ammesso che non ce ne sono. E certo che mancano: il proibizionismo crea clandestinità, e dunque procedure sommerse che spesso determinano abusi. Inoltre il rapporto afferma che molto spesso il consenso delle donne gestanti non c’è, e se c’è, non è valido, perché viziato dal solo fatto di essere una gestante. Un corto circuito di cui sarebbe interessante sapere cosa pensa anche Giorgia Meloni a seguito della riforma del reato di violenza sessuale che introduce il consenso come elemento per il quale “se non c’è consenso è violenza sessuale.” Secondo quanto afferma il rapporto di Reem Alsalem, nonché tutti i sostenitori del reato universale, il reato di surrogazione di maternità, a tutela della dignità della gestante, si applica anche quanto il consenso c’è. Dunque il consenso assume caratteristiche e valore completamente diverso a seconda dell’uso strumentale e ideologico che la politica ne sta facendo. Sarebbe come dire che in certi casi non graditi al governo, il reato di violenza sessuale che tutela solo ed esclusivamente la libertà personale, si applica anche se c’è il pieno consenso della donna.
In Europa, la direttiva anti-tratta condanna solo la surrogazione che comporta sfruttamento, lasciando agli Stati la possibilità di regolare la GPA. La recente risoluzione del Parlamento europeo, nell’ambito della Gender Equality Strategy (Strategia per l’eguaglianza di genere) però, ha aggiunto ambiguità: il passaggio secondo cui “la maternità surrogata, che comporta sfruttamento, deve essere condannata” può essere interpretato in modi diversi. La lettura più coerente è quella che distingue chiaramente tra pratiche sfruttative — da condannare — e percorsi autodeterminati e tutelati. Ma resta urgente una chiarezza normativa e linguistica che oggi manca.
Ecco perché, su un tema tanto delicato, dovremmo tornare alla realtà, ai dati, ai diritti. Oggi si respira una profonda preoccupazione nell’affrontare i temi legati alla surrogazione di maternità, è difficile trovare o promuovere dibattiti pubblici perché la formulazione del reato, che estende la perseguibilità anche a varie e ambigue forme di pubblicizzazione, di fatto spaventa con effetti deterrenti. Occorre quindi riportare il tema tra le persone, non per promuovere una procedura di fecondazione assistita che sicuramente coinvolge molti aspetti personali e delicati, ma per informare correttamente le persone che esistono forme regolamentate e rispettose dei diritti e le volontà di tutte le persone coinvolte.
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Risposta immediata alla campagna “Oggi scegli tu”, scaricati in un mese oltre 16mila moduli DAT
La campagna Oggi scegli tu, lanciata lo scorso ottobre grazie alla disponibilità di Cristiano a raccontare la storia della compagna Patrizia, nasce da una constatazione semplice e drammatica allo stesso tempo: in Italia il diritto di decidere sulle proprie cure e sulla fase finale della propria vita, previsto dalla legge 219/2017, sembra ancora troppo spesso esistere solo sulla carta. La distanza tra la norma e la sua reale applicazione è dimostrato dalle decine di segnalazioni che ogni settimana l’Associazione Luca Coscioni riceve attraverso il Numero Bianco per i diritti alla fine della vita.
I cittadini che desiderano depositare le proprie Disposizioni Anticipate di Trattamento a volte si trovavano di fronte a informazioni incerte, Comuni che aggiungono burocrazia e in molti casi di fronte a una totale assenza di consapevolezza dei cittadini sul ruolo del fiduciario o sulle modalità di consultazione delle DAT da parte delle strutture sanitarie.Il risultato è una disuguaglianza strutturale: a seconda del Comune di residenza e delle informazioni in possesso della persona, i diritti previsti dalla legge possono quindi essere garantiti o ostacolati.
Per questo la campagna di sensibilizzazione Oggi Scegli Tu è intervenuta simultaneamente su più fronti, unendo informazione, supporto diretto ai cittadini e pressione istituzionale. In poche settimane siamo riusciti a far sapere agli italiani tramite cinema, radio, quotidiani e tv cosa prevede la legge e che sì, oggi abbiamo uno strumento per decidere sui nostri corpi.
La risposta dei cittadini è stata immediata. In un solo mese dal sito dell’Associazione sono stati scaricati oltre 16mila moduli DAT: un numero straordinario se confrontato con gli 11mila download dell’intero 2024. Già questo dato, da solo, mostra quanto fosse necessaria una campagna di questo tipo. Ma allo stesso tempo, da tutta Italia sono arrivate segnalazioni di incrementi significativi negli appuntamenti presso gli uffici comunali per il deposito delle DAT, così come gli sportelli informativi allestiti dall’Associazione e dalla rete di attivisti hanno registrato un’affluenza sorprendente, mentre il Numero Bianco ha visto aumentare in modo sensibile le chiamate: domande, dubbi, richieste di chiarimento, necessità di orientamento.
Anche sul piano istituzionale gli effetti sono stati visibili. Decine di Comuni hanno aggiornato o pubblicato sui loro siti istituzionali le informazioni circa le procedure per depositare le DAT, alcune amministrazioni locali hanno chiesto supporto all’Associazione per adeguarsi alla legge.
La campagna ha anche rivelato altro: l’autodeterminazione non può essere un privilegio legato al Comune in cui si è residenti. Se il deposito delle DAT è semplice in un Comune e quasi impossibile in un altro, si crea una disuguaglianza inaccettabile tra cittadini che hanno stessi diritti. Ridurre questa asimmetria significa intervenire su un aspetto cruciale della giustizia sociale.
Nonostante i risultati ottenuti, resta ancora molta strada da fare. È necessario completare l’attuazione della legge 219/2017 attraverso formazione adeguata per gli operatori degli uffici pubblici, per i notai e per i sanitari che quelle DAT devono attuare. Per questo continuiamo a chiedere al Ministero della Salute una campagna informativa istituzionale ad oggi mai realizzata.
Se Oggi Scegli Tu ha fatto conoscere lo strumento delle DAT a tantissimi italiani, occorre ancora un impegno costante delle istituzioni. Come Associazione Luca Coscioni sicuramente continueremo il nostro impegno per raggiungere questo obiettivo.
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“Sul matrimonio egualitario, dall’UE un richiamo potente anche per l’Italia”
Dichiarazione di Filomena Gallo
“La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea rappresenta un principio fondamentale di civiltà giuridica e un messaggio politico inequivocabile: in Europa i diritti non sono opzionali. Quando un matrimonio tra persone dello stesso sesso è legalmente contratto in uno Stato membro, ogni altro Stato ha il dovere di riconoscerlo. Non è una concessione, non è un favore. È un obbligo giuridico derivante dalla cittadinanza europea.
La Corte afferma con nettezza che la libertà di circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione non può essere limitata dall’orientamento sessuale né da leggi nazionali che cancellano diritti già acquisiti altrove. Il mancato riconoscimento di un matrimonio validamente contratto in un altro Stato membro viola non solo questa libertà, ma anche il diritto al rispetto della vita privata e familiare, uno dei pilastri dei diritti fondamentali europei.
La Corte ricorda inoltre che, pur restando il matrimonio materia di competenza degli Stati, tale competenza non può essere esercitata in contrasto con il diritto dell’Unione. Nessun governo può invocare le proprie leggi interne per comprimere diritti europei consolidati.
Il caso dei due cittadini polacchi sposati in Germania è emblematico della deriva che è in atto in diversi Paesi europei: tentativi di creare zone franche dove le famiglie LGBTQ+ vengono discriminate e rese invisibili. La Corte oggi dice chiaramente che queste strategie non sono compatibili con l’ordinamento dell’Unione.
Questa decisione costituisce un precedente giuridico di enorme rilievo per l’Italia: un richiamo vincolante ogni volta che nel nostro Paese vengono compressi o negati diritti della persona che invece sono pienamente riconosciuti a livello europeo. È un monito alle istituzioni italiane: quando il diritto dell’Unione garantisce libertà e tutele, nessuna legislazione interna può legittimamente ridurle o eludere.
È anche un richiamo politico potente per l’Italia. Il nostro Paese resta infatti tra gli ultimi in Europa a non riconoscere il matrimonio egualitario, e questa è una scelta politica che produce disuguaglianze e limita la piena cittadinanza di migliaia di coppie e di famiglie. L’Italia non può continuare a voltarsi dall’altra parte mentre l’Europa avanza sul terreno dei diritti.
L’Europa oggi ci ricorda che i diritti fondamentali non possono essere cancellati per il solo fatto di attraversare un confine. Ora tocca alla politica italiana dimostrare di essere all’altezza di questo principio e di voler garantire davvero pari diritti a tutte le persone”.
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Oggi è la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne
Dichiarazione di Filomena Gallo, Chiara Lalli e Francesca Re
La violenza sulle donne e sulle bambine è una violazione dei diritti fondamentali e può avere moltissime forme. Dalla violenza fisica a quella psicologica, dal mancato accesso all’educazione alla parità di diritti e alla libertà.
Anche decidere se e come avere un figlio è un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a tutte le donne.
La legge 40 ancora vieta l’accesso alle tecniche riproduttive alle donne singole e alle coppie di donne. Questo è un divieto che non ha alcuna ragione se non una convinzione ideologica e discriminatoria (è per questo che abbiamo avviato la campagna PMA per tutte). E la gravidanza per altri, già vietata dal 2004, è dallo scorso anno perseguibile anche se delle cittadine italiane accedono a questa pratica in un paese in cui è legale.
Così come la garanzia dell’accesso alla interruzione volontaria della gravidanza fa parte dell’autodeterminazione delle donne.
Vietare o rendere difficile l’accesso all’aborto è una violazione dei diritti fondamentali delle donne. Se nel mondo ancora in molti paesi abortire è illegale – e questo costituisce un grave pericolo per la salute e per la vita delle donne – in Italia, nonostante la legge 194 si basi su un diritto fondamentale come quello alla salute, questo servizio medico non è garantito in modo uniforme e le informazioni sono incomplete e insoddisfacenti (vedi Mai Dati). Inoltre, sebbene le linee di indirizzo ministeriali nel 2022 abbiamo stabilito che è possibile ricorrere all’aborto farmacologico deospedalizzato, questa modalità è davvero garantita in pochissime Regioni, limitando la scelta. La campagna Aborto senza ricovero vuole garantire a tutte le donne la possibilità di scegliere.
Che si tratti di avere un figlio da sole o con un’altra donna, di portare avanti una gravidanza per qualcun altro o di interrompere una gravidanza le decisioni delle donne vengono sistematicamente considerate incomplete, sospette, bisognose di una validazione esterna. È come se il loro consenso fosse, per definizione, “viziato” e la loro autodeterminazione un diritto sempre negoziabile.
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Felicetta Maltese e Leonardo Pinzi a “Il coraggio di Pietro Leopoldo e della Toscana”
Complesso di San Micheletto, Via S. Micheletto 3 – Lucca
Mercoledì 10 dicembre 2025
Ore 16:00
In occasione dell’anniversario dell’abolizione della pena di morte da parte del Granducato di Toscana, e dell’adozione della prima legge regionale sul fine vita, Felicetta Maltese, consigliera nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Leonardo Pinzi, attivista dell’Associazione Luca Coscioni interverranno a Lucca presso l’evento pubblico “Il coraggio di Pietro Leopoldo e della Toscana”.
Con loro: Luciano Luciani, storico e docente, Mons. Riccardo Mensuali, della Pontificia Accademia della Vita,Carmela Piemontese, avvocata e docente universitaria,Gilberto Martinelli, medico, cofondatore di STML,Antonio Salvati, insegnante, scrittore, membro della Comunità Sant’Egidio,Federica Guerra, attrice, lettura dei testi poetici
Con la partecipazione dell’Ensemble vocale diretto dalla Prof.ssa Ausilia Cristofaro.
L’evento è accreditato per la formazione forense: la partecipazione dà diritto a 3 crediti formativi, di cui 2 in materia obbligatoria. Iscrizioni tramite piattaforma Sfera.
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Sportello Testamento Biologico – TREVISO
Libreria San Leonardo, Piazza Santa Maria dei Battuti 16 – Treviso
Sabato 13 Dicembre 2025
Dalle 10:00 alle 12:00 (4 appuntamenti individuali di circa 30 minuti)
Una mattinata di colloqui individuali e riservati su temi fondamentali di fine vita, organizzati dalla Cellula Coscioni di Treviso presso la Libreria San Leonardo.
Lo sportello è coordinato da un volontario esperto e si svolgerà con la presenza del Dott. Antonio Orlando, oncologo palliativista, già responsabile sanitario dell’Hospice Casa dei Gelsi.
Durante gli incontri si potranno ricevere informazioni e chiarimenti su:
- D.A.T. (Disposizioni Anticipate di Trattamento – Testamento Biologico)
- Pianificazione condivisa delle cure
- Consenso informato
- Rifiuto di trattamenti sanitari
- Cure palliative e sedazione palliativa profonda
- Morte volontaria medicalmente assistita
La partecipazione è gratuita ma su prenotazione, fino a esaurimento disponibilità al
+39 328 69 66 553
cellulatreviso@associazionelucacoscioni.it
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++ Corte Ue, 'matrimonio gay in altro Paese va riconosciuto' ++
La costruzione dell’Europa anche come spazio di diritti è lenta e faticosa, ma ogni tanto si fa un passo nella direzione giusta. Succede quando la Ue risponde alle urgenze di persone in carne ed ossa.
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Libertà di scegliere: Dialogo sulle Disposizioni anticipate di trattamento a Costabissara
Centro Culturale E. Conte – Sala delle Rose, Via Mazzini 36, Costabissara (VI)
Mercoledì 3 dicembre 2025, ore 20:45
In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, la Cellula Vicenza Padova in collaborazione con il Comune di Costabissara, promuove un confronto aperto a tutta la cittadinanza per conoscere meglio le Disposizioni Anticipate di Trattamento, uno strumento che consente ad ogni persona di indicare preventivamente le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari.
Interverranno:
- Dott. Diego Silvestri, medico, Cellula Vicenza Padova
- Dott. Domenico Farano, attivista Cellula Vicenza Padova
L’iniziativa è parte delle attività dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Costabissara, rappresentato dall’Avv. Ilaria Dal Santo.
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Menomanels: strumenti e linee guida per non sbagliare panel – Con Marco Perduca
Lunedì 24 novembre 2025 – ore 18:30-19:30
Online – In occasione de L’Eredità delle Donne 2025
Marco Perduca, ex senatore, co-fondatore di Science for Democracy e responsabile delle attività internazionali di Associazione Luca Coscioni, interverrà nel laboratorio “Prospettive e strumenti per una rappresentanza equa”, offrendo una riflessione sul ruolo della parità di genere nei processi decisionali e nel dibattito pubblico.
Il laboratorio moderato da Giorgia Ortu La Barbera, psicologa e consulente DE&I vedrà la partecipazione anche di Luciana De Laurentiis (EquALL) Anna Doro (ADvisory e #nonsitornaindietro) Monia Azzalini (Osservatorio di Pavia, 100esperte.it)e sarà facilitato da Lucrezia Fortuna, Virginia Fiume e Simone Sapienza (Associazione Fondamenta)
Le conclusioni saranno a cura di Miriam Mastria (Semia – Fondo delle Donne)
Evento gratuito – Registrazione obbligatoria su Eventbrite
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Nuova svolta nel caso di “Libera”: il Tribunale di Firenze ordina al CNR la realizzazione e la fornitura della tecnologia per l’autosomministrazione del farmaco entro 90 giorni
“Libera”: sono grata al giudice di Firenze, ma la stanchezza e la sofferenza hanno superato ogni limite umano. Pronta a ricevere aiuto a morire tramite un’azione di disobbedienza civile”
Filomena Gallo: “è una corsa contro il tempo”
La vicenda di “Libera” è tornata davanti al Tribunale di Firenze. Con un’ordinanza del 16 ottobre, il giudice aveva fissato, entro 15 giorni e quindi per la fine del mese, il termine entro cui fornire la strumentazione necessaria a consentire, tramite comando oculare, l’infusione endovenosa del farmaco per il fine vita. Nessuna delle aziende inizialmente disponibili ha però prodotto il dispositivo richiesto.
Di fronte all’impossibilità di reperire la tecnologia, la USL Toscana nord-ovest ha presentato ricorso al Tribunale chiedendo indicazioni sui provvedimenti idonei a superare l’impasse. I legali* di “Libera”, coordinati dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, dopo ulteriori verifiche tra enti pubblici e privati, hanno individuato da settembre nel Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) l’ente pubblico competente e dotato delle tecnologie necessarie.
All’udienza del 19 novembre, il CNR ha confermato la possibilità di realizzare un macchinario che permetta a “Libera” di attivare autonomamente l’autosomministrazione del farmaco letale, precisando che saranno necessari circa 90 giorni per la sua progettazione e la messa a punto.
Con il provvedimento emesso successivamente all’udienza, il giudice ha ordinato alla USL Toscana nord-ovest di avviare immediatamente la procedura con il CNR e di sostenerne tutti i costi. Contestualmente, il CNR è stato nominato ausiliario dell’autorità giudiziaria, ricevendo mandato diretto a predisporre e fornire la tecnologia all’azienda sanitaria entro 90 giorni.
Una volta ricevuto il dispositivo, la USL dovrà consegnarlo a “Libera” insieme al farmaco, affinché la paziente possa finalmente decidere in autonomia se e quando procedere con il suicidio medicalmente assistito.
Dichiara “Libera”:
Ho vissuto una vita ricca di amore, relazioni e significato, ma oggi sono imprigionata in un corpo che non risponde più, completamente paralizzata con sofferenza, e privata di ogni autonomia. Grazie alla “sentenza Cappato” posso accedere all’aiuto medico alla morte volontaria, ma poiché non posso farlo da sola devo attendere altri. Eppure chi chiede la sedazione palliativa profonda ottiene che un medico somministri un farmaco, perché per me non può essere attivato dallo stesso medico invece il farmaco che mi fa morire subito? Avevo chiesto solo che la mia volontà fosse rispettata e che un medico potesse essere autorizzato a intervenire su mia richiesta. Invece, la Consulta ha rimandato la decisione al giudice di Firenze, costringendo a ripetere indagini già svolte e imponendo nuovi passaggi burocratici su dispositivi che esistono, ma che le aziende non adattano per la mia situazione. Ogni rinvio è un tempo che io passo nella sofferenza, nella paura concreta di una fine dolorosa che non ho scelto. Sono grata al giudice di Firenze, ai miei legali, che hanno agito con serietà e rispetto, ma la stanchezza e la sofferenza hanno superato ogni limite umano.Per questo oggi dichiaro che se in tempi brevissimi non riceverò la strumentazione necessaria sono pronta a ricevere l’aiuto a morire sotto forma di azioni di disobbedienza civile: un atto pubblico, nonviolento e trasparente, per porre fine alla violenza che sto vivendo.
Non voglio vie oscure, non cerco scorciatoie pericolose. Chiedo che venga finalmente riconosciuto il mio diritto a una scelta libera e umana con l’aiuto di strumentazioni o di una persona che mi somministri il farmaco letale.
Commenta Filomena Gallo: “’Libera’ oggi è stanca, sofferente e in reale pericolo: potrebbe andare incontro a una morte improvvisa e atroce, come accaduto pochi giorni fa ad Ancona a una persona malata, morta soffocata mentre attendeva il pieno riconoscimento della sua condizione per accedere alla morte assistita. Per evitare che si ripeta una simile tragedia, stiamo valutando tutte le soluzioni nel pieno rispetto della legge. È una corsa contro il tempo”.
* Collegio legale di studio e difesa di “Libera” coordinato dall’avvocata Filomena Gallo e composto dagli avvocati Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli
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Proiezione “Lasciatemi morire ridendo” a Rho
Cin&Città – Auditorium Comunale di Rho, Viale Filippo Meda
Lunedì 1 dicembre 2025
Ore 21:00
Nell’ambito della campagna nazionale di presentazione del documentario Lasciatemi morire ridendo, la Cellula Coscioni di Lainate in collaborazione con UAAR MILANO invita alla proiezione del film dedicato alla storia di Stefano Gheller, primo cittadino veneto a ottenere il via libera per l’aiuto medico alla morte volontaria..
In sala durante la proiezione saranno presenti il regista Massimo Fumagalli e la produttrice Virginia Rosaschino.
L’appuntamento è un’occasione per riflettere sui diritti ancora negati nel fine vita e sull’urgenza di garantire piena libertà di scelta alle persone in condizioni di sofferenza estrema.
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Otttoz
in reply to Marco Cappato • • •ha altro da pensare
google.com/url?sa=t&source=web…
Indagati, audio e consulenze: ecco l’inchiesta che agita Urso
Enrica Riera (Domani)