Abbiamo fatto ricorso all’Onu contro tabellazione della Ayahuasca
A fine novembre, l’Associazione Luca Coscioni, grazie a Science for Democracy, suo partner internazionale, ha promosso un ricorso – tecnicamente chiamato comunicazione – al Comitato Onu sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, contro la tabellazione del decotto psicoattivo dell’ayahuasca e delle piante necessarie per produrla. La procedura è stata attivata entro i termini previsti dai meccanismi internazionali a seguito delle decisioni del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato che hanno rigettato i ricorsi della Chiesa la Chiesa Italiana ICEFLU afferente al Santo Daime.
La vittima ha la cittadinanza italiana e in passato ha avuto accesso all’ayahuasca. La comunicazione accusa l’Italia di aver violato l’Articolo 15.1.a (diritto a partecipare alle attività culturali) e 15.1.b (diritto a politiche basate sulla scienza e obbligo di permettere la partecipazione del pubblico a decisioni scientifiche) del Patto sui Diritti Economici, Sociali e Culturali.
Il documento è stato predisposto dai Professori Cesare Romano, docente di diritto internazionale alla Loyola Law School di Los Angeles e Andrea Boggio, docente di diritto presso la Bryant University del Rhode Island.
“Si tratta di un’opportunità unica per le Nazioni Unite” ha dichiarato Cesare Romano “che spero sapranno cogliere. È la prima volta che un caso riguardante sostanze psicoattive viene incardinato sul diritto a beneficiare del progresso scientifico e delle sue applicazioni (diritto alla scienza), aprendo interessanti prospettive sia giurisprudenziali che politiche.
!Questo ricorso solleva importanti questioni sul metodo che il Governo ha usato nel tabellare il decotto sotto il profilo della adeguatezza delle evidence scientifiche necessarie per proibire la sostanza e dell’assenza di partecipazione della società civile nella decisione di tabellizare” ha aggiunto Andrea Boggio.
Il 5 Dicembre alle ore 18 si terrà un episodio speciale del podcast illuminismo psichedelico, prodotto dall’Associazione Luca Coscioni, in cui si ricorderà cos’è l’ayahuasca, i termini dei ricorsi nazionali e il merito della comunicazione all’Onu, ivi comprese le richieste di provvedimenti temporanei. Al dibattito moderato dal giornalista Federico Di Vita, curatore di Illuminismo Psichedelico, parteciperanno l’antropologa e psicoterapeuta Tania Re, l’avvocata Claudia Moretti, del consiglio generale dell’Associazione, il Prof Cesare Romano e Marco Perduca, ideatore del ricorso. Nella discussione prenderà la parola anche la vittima in modo anonimo.
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L’appello di Carlo Gentili alla Consulta: “Rimuova il divieto a firmare le liste elettorali con la firma digitale”
Il 10 dicembre la Corte costituzionale deciderà sulla discriminazione contro i cittadini con disabilità grave derivante dal divieto di sottoscrivere la presentazione di liste elettorali attraverso la firma digitale
Oltre 56.000 firme all’appello dell’Associazione Luca Coscioni al Governo per estendere la piattaforma online, già attiva per i referendum, anche alla sottoscrizione di liste
Lo scorso aprile è stata sollevata davanti alla Corte Costituzionale, tramite un’ordinanza emessa dal Tribunale di Civitavecchia, la questione della preclusione per le persone con disabilità di sottoscrivere con firma digitale le liste elettorali in occasione delle elezioni regionali. Il caso è quello di Carlo Gentili, – fratello del Co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni Marco anche lui affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica di tipo II, che, completamente paralizzato, non può, tra le altre cose, apporre una firma autografa.
Gentili, in occasione delle elezioni della scorsa primavera, avrebbe voluto utilizzare la firma digitale per poter presentare la lista elettorale Referendum e Democrazia. Una volontà che si è scontrata con la norma che non prevede la firma online per quel motivo. Assistito dall’avvocato Giuliano Fonderico, con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni, Gentili ha fatto ricorso e il Tribunale di Civitavecchia ha deciso di sospendere il giudizio in corso e trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale.
La questione riguarda la possibile violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (principio di uguaglianza), 48 (diritto di voto) e 49 (diritto all’associazionismo politico) della Costituzione, derivante dalla preclusione della firma digitale nelle procedure elettorali. Il 10 dicembre si terrà l’udienza in Corte costituzionale.
Se la Consulta riconoscesse la discriminazione, potrebbe superare il divieto di sottoscrizione delle liste elettorali con firma digitale, almeno pre le persone con disabilità grave. La questione assume ulteriore importanza in ragione del fatto che da luglio 2024 è entrata in funzione la piattaforma pubblica per le sottoscrizioni digitali di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, e che potrebbe agevolmente essere utilizzata anche per la raccolta delle firme per la presentazione di liste e candidature alle elezioni.
↓ IL VIDEO MESSAGGIO DI CARLO GENTILI ↓
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Il 10 dicembre si terrà udienza in Corte costituzionale l’avvocato Giuliano Fonderico interverrà per Carlo Gentili, l’avvocata Filomena Gallo e la professoressa avvocata Marilisa D’Amico discuteranno la difesa Lista politica Referendum e Democrazia. L’Associazione Luca Coscioni ha depositato un amicus curiae per evidenziare quante altre persone che non possono firmare ma che utilizzano la firma qualificata per tutto sono escluse dalla possibilità di partecipare alla vita politica del Paese, tra loro anche Sabrina Di Giulio consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni ex insegnante di educazione fisica oggi completamente immobile a causa della SLA.
“A causa della mia malattia sono completamente paralizzato e non posso firmare alcun tipo di documento. L’anno scorso avrei voluto sottoscrivere una lista per le elezioni regionali del Lazio ma non mi è stato consentito. Con l’avvocato Giuliano Fonderico e grazie e il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni ho fatto ricorso contro questa impossibilità e il tribunale di Civitavecchia ha inviato alla Corte costituzionale la questione. Il mio ricorso vuole dare la possibilità a persone malate e con disabilità di poter partecipare alla vita pubblica in Italia ma è anche una richiesta di poter utilizzare la tecnologia a nostra disposizione per far vivere la democrazia per chiunque abbia la cittadinanza italiana”, ha dichiarato Carlo Gentili.
“Il ricorso di Carlo Gentili offre alle istituzioni italiane un’occasione splendida per eliminare una discriminazione odiosa contro le persone con disabilità e per rafforzare la partecipazione democratica di tutti i cittadini. Ci auguriamo che la Corte costituzionale vorrà coglierla”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Dopo l’attivazione della piattaforma per la sottoscrizione telematiche di referendum e leggi d’iniziativa popolare, non esiste alcun motivo -né giuridico, né politico, né tecnico- per non consentire di firmare anche liste elettorali e candidature, partendo da proprio da quelle persone, come Carlo Gentili, che altrimenti restano estromesse dalla vita democratica”
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Abbiamo scritto alla Ministra Bernini per chiedere l’abolizione della procedura MePA
La procedura è obbligatoria per l’acquisto dei materiali di Ricerca
QUI il testo della lettera inviato alla Ministra Bernini.
L’Associazione Luca Coscioni ha inviato ieri una lettera appello alla Ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini perché abolisca l’obbligatorietà della procedura MePA applicata dall’inizio di quest’anno a Università e altri Enti pubblici di Ricerca per ordini di materiali e servizi inferiori a 5.000 euro.
“Tale piattaforma è già applicata in funzione antimafia e anticorruzione negli altri Enti pubblici che hanno routine di acquisto e spendono cifre molto più alte di quelle della ricerca, ed era comunque applicata alla ricerca pubblica per ordini di importo superiore ai 5.000 euro” hanno dichiarato in una nota Valeria Poli, Anna Rubartelli e Federico Binda, dirigenti dell’Associazione Luca Coscioni.
“Le procedure lunghe e complicate per gli acquisti tramite la piattaforma MePA hanno aumentato drammaticamente i tempi per ottenere beni e servizi causando un irragionevole e inaccettabile ritardo nello svolgimento dei progetti di ricerca”.
“Ringraziamo docenti, scienziati e ricercatori membri di prestigiose Associazioni, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei e l’European Molecular Biology Organization, i vertici delle maggiori società scientifiche italiane e le oltre 3000 persone impegnate in Università o strutture di ricerca pubbliche che immediatamente hanno dato il loro sostegno affinché la Ministra Bernini intervenga con l’esenzione dalla procedura MePA per la ricerca pubblica” concludono Poli, Rubartelli e Binda “perché le lungaggini legate alla procedura ci impediscono di mantenerci competitivi negli ambiti in cui agiamo”.
Il testo dell’appello che è possibile firmare QUI
Dal 1 gennaio 2024 Università e Enti pubblici di ricerca sono obbligati a utilizzare per acquisti di ogni importo la procedura MePA, dalla quale erano precedentemente esentati, con esiti disastrosi.Il MePA (una piattaforma elaborata per ridurre la corruzione negli enti pubblici) funziona bene per acquisti di routine ma non si adatta alle esigenze della ricerca, in continua evoluzione. Le procedure sono lunghe e complicate e sovraccaricano i comparti amministrativi allungando drammaticamente i tempi per ottenere beni e servizi.
La rapidità di acquisto è fondamentale per mantenersi competitivi. Negli altri Paesi avanzati infatti, i prodotti per la ricerca vengono ottenuti in pochi giorni, senza rallentamenti nel lavoro dettati da esigenze burocratiche.
Ci appelliamo quindi alla Ministra Bernini e al Governo affinché intervenga rinnovando per acquisti inferiori ai 5000 Euro l’esenzione dalla procedura MePA per la ricerca pubblica, oggi penalizzata da regole studiate in funzione antimafia e anticorruzione e per cifre ben diverse.
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Marco Cappato, Mario Riccio e Cristiana Zerosi alla proiezione de “La stanza Accanto” al Plinius di Milano.
Marco Cappato, Tesoriere di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, Mario Riccio e Cristiana Zerosi, Consiglieri Generali, terranno un dibattito sul tema del fine vita dopo la proiezione del film La Stanza Accantodi Pedro Almòdovar.
La proiezione sarà giovedì 5 dicembre alle ore 20.30 al Cinema Plinius di Milano, in Viale Abruzzi, 28, 20131 Milano MI.Questo il link per acquistare i biglietti online.
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Applicazione della legge 194: la Lombardia oscura alcuni dati
Le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, autrici dell’indagine “Mai Dati” resa nota con l’Associazione Luca Coscioni, sono tornate a chiedere i dati alle Regioni: la Lombardia ha fornito dati parziali, oscurandone alcuni, incompleti e difficilmente interpretabili, impedendo un’analisi della situazione
QUI i dati parziali sugli obiettori. QUI la mappa del 2022
A tre anni dalle prime richieste di Chiara Lalli e Sonia Montegiove di avere dati aperti e per singola struttura per capire se e come è applicata la legge 194 in Italia, la situazione rimane incerta. Dato che l’ultima relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della legge risale a ottobre 2023, con i dati definitivi del 2021, Lalli e Montegiove hanno scritto, alcuni mesi fa, alle Regioni chiedendo i dati per struttura e più aggiornati. I dati inviati sono incompleti e a volte difficilmente consultabili.
In particolare, la Lombardia ha inviato dati parziali, non leggibili, non interpretabili dall’intelligenza artificiale e non comparabili con i dati degli anni precedenti, impedendo di fatto un’analisi della situazione.I dati richiesti riguardavano il numero di operatori sanitari obiettori di coscienza (rispetto al totale degli operatori del reparto di riferimento) per singolo ospedaliero e non aggregati per Regione e suddivisi per categoria professionale (ginecologi, anestesisti, personale non medico), l’elenco completo di tutti i punti IVG e dei punti non IVG, numero IVG e aborti spontanei precedenti, IVG e settimana di gestazione, tempi di attesa tra certificazione e intervento, IVG e tipo di intervento, giorni di ricovero – se previsti – e divisione chirurgico e farmacologico.
La Regione Lombardia, a questa richiesta, ha risposto con due tabelle in pdf, quindi con dati chiusi e non lavorabili, parziali e risalenti al 2022. In particolare, alcuni dati sul personale non obiettore sono stati oscurati con la seguente motivazione: “in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati”.
Quindi in 28 strutture non sappiamo il numero di ginecologi non obiettori (6 non sono punti IVG), in 25 strutture non sappiamo il numero di anestesisti non obiettori (5 non sono punti IVG), in 5 strutture non sappiamo il numero di professioni non mediche non obiettori (4 non sono punti IVG).
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“Per esercitare un diritto ci serve l’informazione e quindi ci servono i dati. Questi dati devono essere aggiornati e dettagliati, leggibili e uniformi. Altrimenti è come invitare a cena qualcuno e dargli una vecchia mappa del quartiere. Come arriva a casa vostra o all’indirizzo dell’appuntamento?”, hanno dichiarato Chiara Lalli e Sonia Montegiove. “In Lombardia non abbiamo dati di qualità e utilizzabili. Perché i dati sono illeggibili, contenuti in pdf, gli # oscurano alcuni numeri di non obiettori e le righe accorpate non sono interpretabili. E su questo la stessa Regione Lombardia sembra d’accordo, visto che nel Piano Sociosanitario integrato Lombardo 2024 – 2028 (ODG 656) sottolinea che ‘i dati istituzionali a disposizione sono quelli raccolti annualmente dal Ministero della Salute e si tratta di dati in formato chiuso, quindi poco utili per analisi sistematiche e consultazioni specifiche. Inoltre si tratta di dati aggregati che non consentono di effettuare valutazioni per singola struttura in merito alle tempistiche e alle modalità con le quali vengono resi i servizi. Risulta quindi indispensabile avviare una raccolta sistematica dei dati e una altrettanto sistematica pubblicazione degli stessi al fine di garantire la tutela di un diritto fondamentale e l’erogazione di servizi efficienti’. Dunque, cosa aspettiamo?”
“La mancanza di dati aggiornati e per singola struttura non ci permette di capire com’è davvero applicata la legge sulla interruzione volontaria della gravidanza – aggiunge la Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo – ed eventualmente di migliorare questo servizio. L’accesso alle informazioni è un diritto fondamentale ed è una condizione necessaria della garanzia di ogni diritto. Dati vecchi e per media regionale possono dirci davvero poco. Chiediamo alle istituzioni di garantire l’accesso ai dati disaggregati e di permetterci di sapere che cosa succede nelle singole strutture. Solo così possiamo sapere se e come è applicata la 194 e se l’esercizio di un diritto tanto importante, com’è quello alla salute, è garantito a tutte le donne”.
Per chi volesse raccontare o segnalare casi di cattiva applicazione della 194 c’è Freedomleaks, promossa dall’Associazione Soccorso Civile con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni. Freedomleaks permette di trasferire informazioni e segnalazioni in merito al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata, anonima.
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Il TAR del Lazio ordina al comune di Santa Marinella a completare il PEBA
Si tratta di un nuovo importante successo dell’Associazione Luca Coscioni nel contrasto alle barriere architettoniche
Intanto ci prepariamo per il diritto di firma digitale nella sottoscrizione liste elettorali
In occasione della Giornata Internazionale per i Diritti delle Persone con Disabilità, che si celebrerà domani 3 dicembre, l’Associazione Luca Coscioni raggiunge un nuovo importante successo ottenuto in ambito di barriere architettoniche.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha, infatti, accolto il ricorso presentato dall’Associazione Luca Coscioni e da Daniele Renda contro il Comune di Santa Marinella, ordinando all’amministrazione di completare il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) entro 180 giorni.
“Si tratta di una sentenza molto importante”, commenta l’avvocato Alessandro Gerardi, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni: “Il Tribunale amministrativo ha riconosciuto che il Peba approvato dal Comune è lacunoso e incompleto e quindi ha ordinato all’amministrazione di completare il PEBA entro 180 giorni, in difetto verrà nominato un commissario ad acta. È la prima pronuncia in assoluto dei giudici amministrativi sui PEBA e, oltre a rappresentare il coronamento di decenni di battaglie politiche della nostra Associazione su questo tema, apre prospettive interessanti: adesso possiamo percorrere questa strada per costringere tutti gli enti comunali a dotarsi del Peba, visto e considerato che ora anche la giurisprudenza amministrativa ha riconosciuto che questa è un’attività obbligatoria e non discrezionale e che pertanto i comuni non possono nascondersi dietro l’alibi della mancanza delle risorse finanziarie per giustificare la mancata o incompleta adozione del Peba.”
“Questa vittoria, alla vigilia della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, è un ulteriore traguardo raggiunto dall’Associazione Luca Coscioni che suggella l’impegno di questi anni nell’ambito dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche”, dichiara Rocco Berardo, coordinatore delle iniziative sulla disabilità.
“Mentre diffondiamo questa importante notizia, siamo già al lavoro su altre questioni per far vivere e dare piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità”. “Siamo impegnati, infatti, nella preparazione di un’udienza presso la Corte Costituzionale il 10 dicembre prossimo, sul diritto di firma digitale nella partecipazione politica, a partire dal caso di Carlo Gentili, persona con disabilità che non potendo sottoscrivere con firma autografa una lista elettorale, viene di fatto discriminato per l’accesso a un diritto fondamentale”. “Ci auguriamo che le istituzioni – conclude Rocco Berardo – colgano questa giornata per una seria riflessione sulle azioni da compiere per dare risposte concrete alle tante questioni che si affacciano con sempre maggiore gravità nell’ambito dell’assistenza e cura per tutte le persone non autosufficienti, malate e/o con disabilità grave o gravissima, e che si compiano passi in avanti anche per il riconoscimento della figura del Caregiver familiare”.
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A Roma, Filomena Gallo partecipa alla maratona oratoria in sostegno di My Voice My Choice “PassAborto”
A Roma, Filomena Gallo, Segretaria di Associazione Luca Coscioni, partecipa alla maratona oratoria in sostegno di My Voice My Choice PassAborto-Diritto di scelta oltre i Confini
L’appuntamento è per domenica 1 dicembre dalle ore 15.30 in Piazza Santi Apostoli, a Roma.
L’incontro sarà dedicato all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) My Voice My Choice, una campagna europea
supportata da oltre 40 organizzazioni italiane, che punta a raccogliere 1 milione di firme entro la fine dell’anno per chiedere all’Unione Europea di istituire un meccanismo finanziario per garantire e tutelare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sicura e accessibile in tutta Europa.
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Presentata oggi al Consiglio regionale della Sardegna la proposta di legge “Liberi Subito”
La proposta è stata sottoscritta da tutti i gruppi regionali di maggioranza
Nel 2025, la Sardegna potrebbe essere la prima regione in Italia ad approvare una legge che disciplini l’accesso al suicidio assistito
La proposta di legge regionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta oggi da consiglieri di tutti i gruppi di maggioranza della Sardegna, è stata presentata ufficialmente al Consiglio Regionale nel corso di una conferenza stampa. Tra i partecipanti, Marco Cappato e rappresentanti istituzionali di spicco: Piero Comandini (Presidente del Consiglio Regionale), i presidenti dei gruppi di maggioranza Roberto Deriu (PD), Alessandro Solinas (M5S), Luca Pizzuto (Sinistra Futura), Francesco Agus (Progressisti), Sebastian Cocco (Uniti per Todde), Sandro Porcu (Orizzonte Comune), oltre alle presidenti delle commissioni competenti Carla Fundoni (Sanità) e Camilla Soru (Seconda Commissione) e la consigliera comunale di Cagliari Francesca Mulas (Alleanza Verdi e Sinistra).
Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato:
“Già oggi una persona può chiedere di essere aiutata a morire se è un paziente affetto da patologia irreversibile che provoca sofferenze insopportabili e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Quello che manca sono regole e tempi certi per il servizio sanitario dare risposta a queste domande. Oggi è un giorno importante perché in Sardegna i consiglieri regionali di tutti i gruppi di maggioranza hanno sottoscritto la proposta di legge ‘Liberi Subito’. È stato preso un impegno significativo: all’inizio del prossimo anno, la Sardegna potrebbe diventare la prima regione ad approvare questa legge.”
La proposta mira a garantire procedure chiare e tempi definiti per rispondere alle richieste di chi vuole accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, rispettando le condizioni stabilite dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019. Questo progetto rappresenta un passo concreto per colmare le lacune legislative e organizzative che ancora ostacolano il pieno esercizio di un diritto già riconosciuto.
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Approfondimenti
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Morte in carcere, l’emergenza si aggrava ma è calato il silenzio
Dopo l’82 esimo suicidio in carcere, l’Associazione Luca Coscioni, che ad agosto scorso ha diffidato le 102 ASL competenti per la salute dei 189 istituti di pena italiani, torna ad appellarsi alle istituzioni perché si assumano le responsabilità di rispettare i diritti umani degli oltre 62.000 ristretti in Italia.
“Malgrado l’aggravarsi della situazione” ha dichiarato Marco Perduca che per l’Associazione Luca Coscioni coordinate le attività per la salute in carcere “l’attenzione di Governo e Parlamento alla cosiddetta emergenza sovraffollamento è scomparsa. Neanche la metà delle 102 ASL che abbiamo diffidato ci ha risposto e nessuna ci ha fatto sapere cosa abbia rilevato nelle visite di controllo in carcere.
“Per questi motivi” prosegue Perduca “sono in corso altrettante richieste di accesso agli atti per capire come siano state fatte le visite e cosa abbiamo registrato. Tra l’altro lo scorso 27 novembre è stato divulgato il rapporto dell’Osservatorio penitenziario adulti e minori elaborato su statistiche del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità aggiornate al 25 novembre 2024 che conferma il cronico sovraffollamento, disomogeneità regionali e inagibilità strutturali.
Ma non si ha notizia di dibattiti o “indignazione” istituzionale”.
“L’aspetto della relazione che desta maggior preoccupazione” denuncia Perduca “è l’assenza di informazioni relative ai servizi socio-sanitari all’interno degli istituti penitenziari, pilastro della tutela della salute di chi è privato della libertà. I pochi dati, presentati peraltro in maniera discontinua, possono forse delineare il contesto nella sua globalità ma non consentono di comprenderne a fondo le dinamiche e le specificità istituto per istituto. Possibile che il Ministro Nordio continui a disinteressarsene? Cos’ha da dire il DAP? Che fine ha fatto l’indagine conoscitiva della Commissione giustizia della Camera?”
Non appena arriveranno i documenti richiesti l’Associazione Luca Coscioni avvierà ulteriori iniziative di messa in mora della violazione dei diritti umani in carcere.
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La Cellula Coscioni Orvieto interviene in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità
La Cellula Coscioni Orvieto interviene alla Conferenza organizzata dal Comune di Montecchio in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità, illustrando le nuove attività della cellula e l’importanza di essere sul territorio di Orvieto come Associazione Luca Coscioni.
L’appuntamento è per martedì 3 dicembre alle ore 9.30 presso la Biblioteca di Montecchio, in Piazza Campo della Fiera, a Montecchio (TN).
La giornata sarà dedicata alla promozione del dialogo e alla consapevolezza su tutte le forme di disabilità: fisiche, cognitive, sensoriali e invisibili. Sarà un’occasione per ascoltare testimonianze e confrontarsi su esperienze e progetti.
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In Sardegna è stata depositata la proposta di legge “Liberi Subito”
La proposta sarà presentata venerdì 29 novembre al Consiglio regionale della Sardegna con la partecipazione di Marco Cappato
È stata depositata presso il Consiglio Regionale della Sardegna la proposta di legge regionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, che mira a regolamentare tempi e procedure per garantire il diritto all’aiuto alla morte volontaria, in conformità con le sentenze della Corte costituzionale.
L’accesso alla morte volontaria assistita in Italia è normato dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, pronunciata sul caso Cappato-Dj Fabo. La sentenza ha legalizzato l’accesso alla procedura, a precise condizioni: la persona richiedente deve essere capace di autodeterminarsi, essere affetta da una patologia irreversibile, soffrire di dolori fisici o psicologici ritenuti intollerabili e dipendere da trattamenti di sostegno vitale.
La Corte ha individuato la responsabilità del Sistema sanitario – e quindi delle Regioni – nel verificare le condizioni della persona richiedente e nell’individuare le modalità di attuazione. In assenza di una norma nazionale si rende essenziale un intervento legislativo regionale per garantire tempi e modalità certe nell’attuazione del diritto.
Già nella precedente legislatura regionale, un gruppo trasversale di consiglieri aveva presentato la proposta di legge “Liberi subito”. Ora la Sardegna, 17esima regione a depositare la Pdl Liberi Subito, può diventare la prima Regione a dotarsi di una legge sul tema.
La proposta sarà illustrata nel corso di una conferenza stampa il 29 novembre alle ore 10:00 presso la Sala Conferenze del Consiglio regionale della Sardegna (ingresso lato Via Cavour, Cagliari).
Parteciperanno Marco Cappato e diversi rappresentanti istituzionali: Piero Comandini (Presidente del Consiglio Regionale), i presidenti dei gruppi di maggioranza , Roberto Deriu (PD), Alessandro Solinas (M5S), Luca Pizzuto (Sinistra Futura), Francesco Agus (Progressisti), Sebastian Cocco (Uniti per Todde), Sandro Porcu (Orizzonte Comune), le presidenti delle commissioni competenti Carla Fundoni (Sanità) e Camilla Soru (Seconda Commissione), e la consigliera comunale di Cagliari Francesca Mulas, in rappresentanza del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra
Marco Cappato sarà a Cagliari anche per altri tre eventi
Il 28 e 29 novembre, Marco Cappato sarà a Cagliari per ulteriori occasioni per approfondire i temi legati al diritto di scegliere sul fine vita e alle iniziative dell’Associazione Luca Coscioni:
- Il Convegno giuridico “Il riconoscimento giurisprudenziale di nuovi diritti” all’Università di Cagliari, organizzato dall’Ordine degli avvocati di Cagliari, che si svolgerà in due sessioni giovedì 28 novembre dalle ore 15.00 alle ore 19.00 e venerdì 29 novembre dalle 15.30 alle 19.30 presso la sala “Aldo Marongiu”, Biblioteca C.O.A., Palazzo di Giustizia, Piazza Repubblica.
- Apericena con Marco Cappato e le Cellule Coscioni di Cagliari e Sardegna, che si svolgerà giovedì 28 novembre dalle ore 19.45 presso “Grotta Marcello” in Piazza Yenne 26 a Cagliari.
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A Roma lo spettacolo di Valentina Petrini su Sibilla Barbieri “Chi decide sui nostri corpi?”
Chi decide sui nostri corpi?, spettacolo teatrale sulla vita di Sibilla Barbieri, di e con Valentina Petrini musiche originali di Pasquale Filastò e con Stefano Indino fisarmonica, Pasquale Filastò violoncello, Paola Bivona voce.
L’appuntamento è per venerdì 6 dicembre alle ore 21.00 a Roma, presso il Teatro di Villa Lazzaroni, in Via Appia Nuova 522, a Roma.
Il biglietto costa 22 euro ed è acquistabile a questo link.
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L’Associazione Luca Coscioni denuncia il mancato accesso alle informazioni sulla legge 194 come violenza istituzionale
Le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove hanno appena concluso l’indagine Mai Dati 2, chiedendo alle Regioni i dati aperti sull’applicazione della legge 194 e declinati per singola struttura
Gli ultimi dati definitivi pubblicati dal Ministero nel 2023 risalgono al 2021. Sono, inoltre, aggregati per medie regionali, il che non consente di comprendere come la legge sul territorio
A tre anni dalle prime richieste di Chiara Lalli e Sonia Montegiove di avere dati aperti e per singola struttura per capire se e come è applicata la legge 194, la situazione rimane critica. La mancanza di dati per singola struttura, completi e aggiornati, continua a rappresentare una violazione dei diritti delle donne. I dati ufficiali sono vecchi e aggregati per medie regionali. L’ultima relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della legge 194 è stata infatti pubblicata a ottobre 2023 con i dati definitivi del 2021, nonostante secondo la legge dovrebbe essere presentata al parlamento ogni anno “entro il mese di febbraio”. Lalli e Montegiove hanno scritto, alcuni mesi fa, alle Regioni chiedendo i dati per struttura e più aggiornati rispetto a quelli pubblicati dal Ministero. I dati inviati sono incompleti e a volte difficilmente consultabili. Non tutte le Regioni hanno risposto inviando i dati ma di alcune “Mai Dati 2” ha i dati del 2022 e del 2023.
Chiara Lalli e Sonia Montegiove: “La nostra richiesta è sempre la stessa: pubblicare i dati aggiornati e per singola struttura. Per sapere com’è applicata la 194 e per poter davvero scegliere di andare in un ospedale o in un altro, dobbiamo avere delle informazioni aggiornate e non vecchie di 3 anni e che riguardano le strutture e non le ASL o le regioni. A cosa ci serve sapere cosa succede in Umbria o nel Lazio? A niente. Ci serve sapere che cosa succede nella specifica struttura. E non basta sapere la percentuale degli obiettori di coscienza, perché la valutazione deve considerare molte altre variabili (l’accessibilità delle informazioni, i tempi di attesa, i numeri di richieste, la mobilità, la garanzia del farmacologico e il regime ambulatoriale, come da disposizioni dello stesso Ministero della salute, l’IVG dopo i primi 90 giorni). Infine, sarebbe augurabile non ricevere più risposte che rimandano a siti dove i dati non vengono pubblicati come dovrebbero”.
“Questo ritardo e la mancanza di dati per singola struttura sono una vera e propria violenza istituzionale – aggiunge la Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo – che ostacola l’esercizio di un diritto fondamentale delle donne. La carenza di dati aggiornati e dettagliati ha conseguenze sulla qualità del servizio di interruzione volontaria della gravidanza e sull’applicazione della legge. Il diritto delle donne all’aborto è un diritto fondamentale. Chiediamo alle istituzioni di garantire l’accesso ai dati disaggregati e di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’esercizio di un diritto tanto importante com’è quello alla salute”.
Risorse utili
→ Approfondimenti su Mai dati 2024 ←
Alcune risposte da parte delle Regioni
- Sicilia, Calabria e Abruzzo non hanno mai mandato i dati nonostante il sollecito e i vari numeri di protocollo.
- L’Emilia Romagna e il Lazio non hanno mandato i dati per struttura ma per azienda.
- Il Veneto ha rimandato al sito che pubblica grafici per struttura, ma non consente di scaricare i dati in formato aperto.
- La Campania ha mandato solo l’elenco per punti IVG e le medie regionali.
- La Toscana ha invitato a consultare il sito Ars Toscana ma i dati, seppur aperti, sono descritti in modo non chiaro per cui non è possibile interpretarli in modo corretto e rielaborarli.
- Il Molise ha mandato dei dati dettagliatissimi, ma manca quello degli obiettori di coscienza.
- La Lombardia ha spiegato che ‘nelle celle valorizzate con # sono stati oscurati i dati di dettaglio in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati’. Cioè usa un # in alcune righe nella colonna (ginecologi, anestesisti e professioni sanitarie non mediche in organico, di cui non obiettori) per oscurare forse uno zero o un numero troppo basso che è meglio metterci l’hashtag?”
Mappe tematiche
↓ Mappe Mai Dati 2021 (su dati ministeriali) ↓
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L'articolo L’Associazione Luca Coscioni denuncia il mancato accesso alle informazioni sulla legge 194 come violenza istituzionale proviene da Associazione Luca Coscioni.
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Michele De Luca al Festival dei diritti umani a Bologna relaziona sulla libertà di ricerca scientifica
Michele De Luca, co-presidente di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, partecipa come relatore al festival dei diritti a Bologna.
L’appuntamento è per domenica 1 dicembre alle ore 17.30 presso la Sala Biagi, in Via Santo Stefano, 19, a Bologna.
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Marco Cappato incontra gli studenti del Politecnico di Milano
Marco Cappato, tesoriere di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, incontra gli studenti del Politecnico di Milano.
L’appuntamento è per mercoledì 27 novembre alle ore 17:30 presso l’Aula T.1.1, edificio 13 – Campus Leonardo, in Piazza Leonardo da Vinci 32, a Milano. L’evento è libero e gratuito.
Durante l’incontro verranno affrontati diversi temi e iniziative promosse dall’Associazione Luca Coscioni e da Eumans. Si partirà dal tema della disobbedienza civile, per poi approfondire la situazione legislativa del Fine Vita in Italia e in Lombardia, soffermandosi sulla recente proposta di legge “Liberi Subito” e sulle disposizioni anticipate di trattamento (DAT).
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Francesca Re a Bari per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Francesca Re, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, partecipa insieme alla Cellula di Bari a un’iniziativa in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
L’appuntamento è per lunedì 25 novembre alle ore 17.00 presso Piazza Carabellese, a Bari (BA).
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In Toscana, una 70enne riceve il via libera per il suicidio assistito, ma la ASL le nega il farmaco. Ieri la prima udienza
Stesso impasse anche per la 54enne toscana affetta da sclerosi multipla che aveva ottenuto il parere favorevole a luglio 2024
Filomena Gallo commenta: “Palese violazione della sentenza della Corte costituzionale. Nei tribunali per difendere i diritti delle due donne. La Regione Toscana approvi la legge popolare “Liberi Subito”
Possiedono tutti e 4 i requisiti previsti dalla sentenza “Cappato-DJ Fabo” della Corte costituzionale per poter accedere legalmente al “suicidio assistito” in Italia ma non possono completare l’iter perché le aziende sanitarie si rifiutano di fornire il farmaco e la strumentazione necessaria all’autosomministrazione, lasciando come unica possibilità quella di rivolgersi alla sanità privata ove sarà possibile.
È la storia di due donne toscane, affette da malattie irreversibili, fonti di sofferenze insopportabili, che nei mesi scorsi hanno fatto richiesta alle aziende sanitarie di riferimento) per poter accedere al “suicidio assistito”.
La donna 70enne, affetta da BPCO, una malattia polmonare causata dal restringimento persistente delle vie aeree, ha ricevuto risposta dalla USL Toscana Centro dopo 1 mese dalla sua richiesta, risposta priva però dell’indicazione del farmaco e delle modalità di autosomministrazione. Per questa parte di verifica è stata richiesta la relazione del medico di fiducia che è stata poi approvata dall’azienda sanitaria.
La paziente 54enne affetta da sclerosi multipla, invece, dopo 2 mesi da parte della USL Toscana nord-ovest, con un primo parere negativo della commissione perché non ritenevano soddisfatto il requisito del trattamento di sostegno vitale e un successivo parere positivo a seguito dell’ultimo intervento della Consulta, ma anche in questo caso farmaco e modalità sono state individuate dal medico di fiducia e approvate dall’azienda sanitaria. Pertanto, in entrambi i casi la sentenza della Consulta è stata violata, perché prevede che sia il Sistema sanitario nazionale a verificare anche le modalità di esecuzione dell’intento della persona e i tribunali hanno in questi anni, in applicazione del giudicato costituzionale, ordinato alle aziende sanitarie anche la verifica del farmaco e delle modalità.
Le stesse aziende sanitarie che hanno espresso parere favorevole, a seguito delle dovute visite mediche che hanno confermato la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta, ora stanno di fatto bloccando l’iter di entrambe le donne, rifiutandosi di erogare il farmaco a carico del SSN, nonostante le diffide del collegio legale di studio e difesa, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, fondate su quanto previsto dalla Consulta. Ieri si è tenuta a Firenze la prima udienza relativa al procedimento avviato per la donna 70enne affetta da BPCO. Ora saranno nuovamente i giudici ad esprimersi.
“Mentre in altre Regioni, come il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, sono state le aziende sanitarie del SSN a completare tutto l’iter con la verifica della condizione della persona e delle modalità di attuazione dell’intento della persona malata e la fornitura di tutto quanto necessario, la Toscana ha deciso di procedere in violazione della sentenza della Corte, che prevede che sia il SSN a identificare le modalità di attuazione dell’aiuto alla morte volontaria e nel contempo prevede che l’assistenza da parte del medico su base volontaria, senza alcuna discriminazione nell’accesso all’erogazione, non solo nel privato ma anche carico del SSN, del farmaco e della strumentazione necessaria, così come anche confermato dal Ministro Speranza con una lettera ai Presidenti delle Regioni del 20.06.22, tra cui il Presidente Eugenio Giani”, ha dichiarato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale delle due donne.
“Le due donne hanno intrapreso le vie legali; saremo al loro fianco nei tribunali per ottenere la fornitura del farmaco e della strumentazione necessaria all’autosomministrazione. Per evitare il ripetersi di situazioni come queste, è fondamentale che il Consiglio regionale della Toscana approvi la legge di iniziativa popolare ‘Liberi Subito’, sottoscritta da oltre 10.000 persone, che chiede siano garantiti i tempi di risposta e l’erogazione di servizi sanitari previsti dalla sentenza di incostituzionalità Cappato della Corte costituzionale sull’aiuto al suicidio assistito”.
In Toscana la Regione si è già espressa sull’ammissibilità della proposta. Il 30 luglio 2024 sono iniziate le audizioni degli esperti in Commissione Salute e ancora non sono giunte al termine.
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“Le donne italiane non possono davvero scegliere per colpa della politica”
“Oggi, più che mai, è fondamentale chiedere con forza l’aggiornamento delle leggi italiane che riguardano la libera scelta, il diritto alla salute e i diritti riproduttivi – dichiara Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni. Le donne non possono più subire una discriminazione che ne limita la libertà di scelta in ogni fase della vita. L’Italia deve rispettare le donne nelle loro scelte, non poggiarsi sul loro tempo e sul loro lavoro di cura a causa di politiche inadeguate di welfare, garantire l’accesso alla contraccezione gratuita, eliminare gli ultimi divieti sulla PMA (legge 40) e regolare la gravidanza per altri in una forma solidale. È tempo di un cambiamento che rispetti pienamente i diritti fondamentali di tutte le donne”.
Accanto alla violenza fisica, c’è una violenza silenziosa e meno visibile che si manifesta nella negazione e nella limitazione dei diritti fondamentali delle donne: dalla libertà di scegliere sul proprio corpo alla possibilità di costruire una famiglia. La condizione delle donne in Italia è segnata da leggi inadeguate, restrizioni arbitrarie e divieti ideologici, che impediscono loro di esercitare pienamente la propria autodeterminazione.
Aborto: un diritto negato dalle strutture
Nonostante la legge 194 sia in vigore da oltre 40 anni, l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) non è garantito in modo uniforme. Dati vecchi (gli ultimi definitivi sono del 2021) e per media regionale non permettono di capire davvero com’è applicata la 194 e dove sarebbe necessario intervenire per migliorare il servizio di IVG.
Le ultime risposte (Mai Dati 2 saranno pubblicati lunedì 25 novembre) alla richiesta di dati per struttura evidenzia, ancora una volta, che: non è chiara l’importanza dei dati dettagliati, quello che sarebbe un diritto (cioè l’accesso alla informazione) è garantito in modo non uniforme, manca la volontà politica di rendere più facile un diritto e per evitare che rimanga solo sulla carta.
Stando a un’indagine commissionata da Associazione Luca Coscioni a SWG il 55% degli italiani chiede di aggiornare la legge, agevolando l’aborto farmacologico e consentendo l’autosomministrazione dei farmaci a domicilio, una prassi già adottata in molti Paesi avanzati. L’accesso alla contraccezione gratuita, fondamentale per prevenire gravidanze indesiderate, è sostenuto dal 35% della popolazione, ma resta ancora largamente inattuato.
Fecondazione assistita: persone singole e coppie discriminate
La legge 40 continua a escludere le donne singole e le coppie dello stesso sesso dall’accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA), un divieto ingiusto e discriminatorio. Un divieto che è anche impopolare, visto che solo il 16% degli italiani (dati SWG 2024) si oppone a questa possibilità. Il tema sarà affrontato presto dalla Corte costituzionale, che deciderà sul ricorso presentato da Evita, donna singola che a causa del divieto della legge 40 non può accedere alla PMA.
Gravidanza per altri: cittadini italiani a rischio
Sono già oltre 50 le coppie italiane che si sono rivolte al team legale dell’Associazione Luca Coscioni preoccupate per le conseguenze della nuova legge che estende la punibilità anche per i cittadini italiani che vanno in un altro paese e rispettano le leggi di quel paese. Coppie eterosessuali con donne che non possono portare avanti una gravidanza per gravi motivi di salute e che verranno trattate come criminali, coinvolte in procedimenti penali che metteranno a rischio soprattutto il futuro dei bambini, allontanati dalle proprie famiglie. Coppie di uomini o persone singole che vogliono un figlio.
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Roma, A Più Libri Più Libri Filomena Gallo parla di Procreazione Medicalmente Assistita
Filomena Gallo, Segretaria di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, interviene alla presentazione del libro Come nascono davvero i bambini oggi di Raffaella Serini, sul tema della PMA. Insieme a lei e all’autrice interviene anche Alessia Arcolaci
L’appuntamento è per giovedì 5 dicembre alle ore 17.00 presso la Sala Elettra, nel corso di Più Libri Più Liberi, Presso La Nuvola, in Viale Asia 40/44.
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In Lombardia, il Consiglio regionale ha affossato Liberi Subito
Marco Cappato e Cristiana Zerosi commentano: “Un atto di irresponsabilità. Aiuteremo chi ne ha diritto ad ottenere il suicidio assistito”
Il Consiglio regionale della Lombardia si è dichiarato incompetente a normare ciò che il Servizio sanitario regionale già è obbligato a fare: dare risposta a chi chiede di essere aiutato a morire.
La decisione presa dalla maggioranza di Attilio Fontana (eccetto il Consigliere Giulio Gallera) è un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici, privati di ogni garanzia sui tempi e sulle modalità per chiedere e ottenere l’aiuto alla morte volontaria.
La questione che Fontana e i suoi si illudono di scaricare su altri continuerà a gravare sul Servizio sanitario lombardo, che ha comunque il dovere di rispettare la sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Corte costituzionale intervenendo “prontamente” come stabilito dalla stessa Corte nel 2024. Un “dovere” dimostrato anche dalle numerose condanne subite dalle Asl che si sono rifiutate di farlo.
L’assenza di scadenze definite per legge determina lunghi tempi di attesa, come i 2 anni attesi da Federico Carboni e Laura Santi, e come sta accadendo anche in Lombardia con il recente caso di una persona malata che ha atteso 6 mesi prima di avere la conferma di possedere tutti i requisiti, senza avere ottenuto alcuna garanzia ora sulle modalità dell’autosomministrazione.
Come Associazione Luca Coscioni continueremo ad aiutare le persone che lo chiederanno a far valere i loro diritti, a denunciare nei tribunali i ritardi nelle risposte del Servizio sanitario e ad aiutare anche materialmente chi ne ha diritto a ottenere l’autosomministrazione del farmaco per il “suicidio assistito” in Lombardia.
Ringraziamo le 8.181 persone che hanno reso possibile, con la loro firma, il dibattito sulla legge regionale “Liberi Subito” e tutte le Consigliere e Consiglieri regionali che non hanno nascosto la testa sotto la sabbia e che erano pronti a esprimersi nel merito.
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È un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici.
Come Associazione Luca Coscioni continueremo ad aiutare anche materialmente chi ne ha diritto a ottenere l’autosomministrazione del farmaco per il “suicidio assistito”, anche in Lombardia.
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Mirella Parachini alla presentazione del libro su Piergiorgio Welby “Ocean Terminal”, a Roma
Mirella Parachini, Vicesegretaria ALC, partecipa alla presentazione del libro su Piergiorgio Welby Ocean Terminal, dialogando con l’autore Francesco Lioce e altri importanti ospiti.
L’appuntamento è per mercoledì 27 Novembre, alle ore 17:30 presso il Teatro Porta Portese, in Via Portuense 102, a Roma, con ingresso libero.
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Chiara Lalli e Antonia Faustini a Roma, sulla GPA reato universale: “Sul nostro corpo decidiamo noi”
Chiara Lalli, Consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Antonia Fiore Faustini, coordinatrice della Cellula Coscioni di Roma, parteciperanno all’iniziativa organizzata dal circolo Mario Mieli contro la GPA reato universale Sul nostro corpo decidiamo noi.
L’appuntamento è per giovedì 28 novembre alle ore 18.30 presso il Circolo Mario Mieli, in Via Efeso 2A, a Roma.
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Mentre la Regione affossa “Liberi Subito”, la sanità lombarda dà il via a una persona malata, in assenza di regole
Filomena Gallo e Marco Cappato spiegano perché la pregiudiziale sollevata dal Consiglio regionale è illegittima
In Lombardia una persona malata dopo ben 6 mesi dalla richiesta di verifica delle condizioni ha ottenuto conferma di possedere le condizioni previste dalla sentenza Cappato, ora si sta procedendo con l’individuazione del farmaco e con le modalità di autosomministrazione. Non esistono però ancora regole che garantiscano tempi certi di risposta per la conclusione delle verifiche su condizioni e modalità per procedere.
Il Consiglio regionale potrebbe rimediare tra pochi giorni approvando la proposta di legge popolare “Liberi Subito”. Stando alle dichiarazioni, invece, buona parte della maggioranza si prepara a affossare la legge senza neanche discuterla nel merito, sollevando una pretestuosa e infondata pregiudiziale di costituzionalità su una materia che è piena competenza della Sanità regionale, come questa ulteriore richiesta ad una azienda sanitaria lo dimostra.
Secondo i legali dell’ Associazione Luca Coscioni l’uso della pregiudiziale in questo caso sarebbe inoltre illegittimo, per tre ragioni:
Violazione delle regole sull’iniziativa popolare
Lo Statuto regionale stabilisce che l’Ufficio di Presidenza è l’unico organo competente a verificare l’ammissibilità delle proposte di legge popolari. Questo controllo è già stato effettuato a febbraio, con esito positivo. Cambiare ora questa valutazione senza una nuova analisi completa e motivata significa violare le regole previste dalla legge e dallo Statuto.
Conflitto tra regolamento e fonti superiori
Lo Statuto regionale e le leggi regionali che disciplinano l’iniziativa popolare hanno un valore superiore rispetto al regolamento interno del Consiglio. Consentire al Consiglio di bocciare una proposta già ammessa significherebbe ignorare la gerarchia delle norme, creando un pericoloso precedente che potrebbe compromettere i diritti di partecipazione dei cittadini.
Principio del legittimo affidamento
Gli oltre 8.000 firmatari lombardi e i promotori della legge hanno diritto a un processo trasparente. La Regione, avendo già approvato la proposta nella fase iniziale, non può ora contraddirsi senza violare la fiducia e le legittime aspettative di chi ha sostenuto l’iniziativa.
Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato
Il suicidio assistito in Italia è già possibile grazie alla sentenza della Corte Costituzionale 242/2019, ma la mancanza di regole chiare e tempi certi continua a costringere le persone a combattere per anni.Il caso della giornalista Laura Santi ne è un esempio: due anni di battaglie legali per ottenere il diritto a scegliere la propria morte volontaria. Ora, la Lombardia ha risposto a una nuova richiesta di suicidio assistito, ma alcuni consiglieri regionali parlano di ‘incompetenza regionale’. La competenza regionale nell’ organizzare erogazione di servizi e prestazioni c’è tutta.
L’ex Ministro della Salute Roberto Speranza, durante il suo mandato due anni fa precisava a tutti i Presidenti delle Regioni che le strutture del servizio sanitario nazionale sono chiamate a dare attuazione in tutti i suoi punti alla richiamata sentenza della Consulta aggiungendo che è da garantire che siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale le spese mediche necessarie per consentire il ricorso al suicidio medicalmente assistito ai pazienti che ne facciano richiesta.
Il Presidente Attilio Fontana non ha mai invocato incompetenza regionale. La proposta di legge ‘Liberi Subito’vuole solo definire regole certe per ciò che già avviene, ma la politica regionale sta tentando di evitarne il dibattito. Non possiamo permettere che il diritto di scegliere venga ancora ostacolato.
Approfondimento: Sintesi giuridica sulla questione pregiudiziale di legittimità costituzionale in Regione Lombardia
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Mina Welby e Mirella Parachini alla presentazione del libro “L’ultima estate canara”, di Fernanda Gigliotti
Mina Welby, co-presidente di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS e Mirella Parachini, socia fondatrice ALC e Vicesegretaria, dialogano con l’autrice Fernanda Gigliotti alla presentazione del suo libro L’ultima estate canara.
L’appuntamento è per sabato 23 novembre alle ore 18.30 presso Via dei Quintili 219/221, a Roma.
Adriana e Giannina sono due amiche di vecchia data, due amiche del cuore, le cui vite vengono improvvisamente sconvolte da una grave malattia. Nei due mesi che separano la diagnosi dal decesso, si ritrovano a rivivere di tutta fretta la loro esistenza in comune e a mettere in discussione gran parte delle loro certezze; tutto si tinge in maniera differente e i confini diventano sfumati.
L'articolo Mina Welby e Mirella Parachini alla presentazione del libro “L’ultima estate canara”, di Fernanda Gigliotti proviene da Associazione Luca Coscioni.
Marco Cappato a Palermo “Intelligenza Artificiale e partecipazione politica”
Marco Cappato, tesoriere di Associazione Luca Coscioni e presidente di EUMANS, partecipa al Festival delle Filosofie di Palermo, in un panel dal titolo Intelligenza Artificiale e partecipazione politica. Ne discuterà insieme a Marco Carapezza (Direttore Scientifico del Festival delle Filosofie, Università degli Studi di Palermo).
L’appuntamento è per domenica 24 novembre dalle ore 11.15 alle ore 12.45, presso il Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas”, in via Bara dell’Olivella, 24, a Palermo.
L’Intelligenza Artificiale viene raccontata o come il sogno per cui non dovremo più faticare, o come un grande incubo di robot che si rivolteranno contro di noi per ammazzarci, magari di noia. Nulla si dice o si fa su come invece l’intelligenza artificiale potrebbe essere usata per la democrazia. C’è una grande opportunità da cogliere per creare sistemi di Intelligenza Artificiale Civica, cioè usata non per controllarci meglio, sul modello cinese, o venderci meglio le cose, sul modello Silicon Valley, ma anche per aiutarci a esercitare i nostri diritti facilitando la partecipazione popolare per tornare a far essere la politica divertente e utile. E’ quello che Eumans, movimento paneuropeo di iniziativa popolare, ha chiesto al Parlamento europeo: la creazione di sistemi di IA civica progettata per promuovere attivamente i diritti fondamentali dei cittadini e rivitalizzare la democrazia.
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Oltre 50 coppie sono preoccupati per gli effetti della Legge Varchi
Filomena Gallo e Marco Cappato commentano: “Siamo pronti a difendere chi inizierà il percorso dopo l’entrata in vigore della legge”
“La firma di Mattarella sulla legge Varchi è un atto dovuto, che non sorprende, vista la linea del Presidente di firmare anche atti in palese contrasto con la normativa europea, come nel caso della legge sulla carne coltivata poi annullata dall’UE”, hanno dichiarato Marco Cappato e l’avvocata Filomena Gallo, rispettivamente Tesoriere e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, “Siamo pronti a difendere tutte le coppie danneggiate da questa legge ingiusta e irragionevole. Porteremo la nostra e la loro battaglia nei tribunali e in ogni sede adeguata, con l’obiettivo di ristabilire un’opportunità offerta dalla scienza, che una normativa cieca e brutale pretende di condannare come reato universale.
Sono già oltre 50 le coppie che, da tutta Italia, si sono rivolte al team legale dell’Associazione Luca Coscioni preoccupate per le conseguenze che questa legge potrà avere sul loro progetto di famiglia. Coppie che hanno appena intrapreso il percorso, che hanno solo firmato il consenso in un centro estero o che hanno già fatto il prelievo di gameti. Coppie che stanno attendendo il parto.
Oppure che stanno per iniziare il percorso dopo aver scelto il paese con leggi più chiare. Sono per lo più ragazzi e ragazze giovani, coppie eterosessuali, con donne affette da gravi patologie che rendono impossibile portare avanti una gravidanza. Oppure coppie dello stesso sesso che che vogliono fare famiglia con dei figli. Precisiamo che se la procedura di gravidanza per altri all’estero prende il via dopo l’entrata in vigore della legge, la coppia o la persona coinvolta sarebbe perseguibile penalmente, ma sarà necessario capire come lo Stato intenderà agire.
Se la procedura, invece, fosse già stata avviata, la legge non sarebbe applicabile, in base al principio di irretroattività del diritto penale. Sarà comunque importante analizzare ogni caso specifico. C’è da chiedersi come faranno ad individuare le coppie. Faranno delle indagini? Chiederanno un certificato di parto? In ben 66 paesi la Gpa è regolamentata e questo renderà difficile l’applicazione in particolare nelle fase di cooperazione di polizia per l’acquisizione di fonti di prova. Subito dopo l’entrata in vigore, potrebbe esserci già il primo caso da portare in Tribunale”.
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L’aggiornamento del Nomenclatore tariffario è finalmente completo, ma occorre un Piano sanitario nazionale
La segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, e il consigliere generale Marcello Crivellini intervengono sull’approvazione del decreto che sblocca l’aggiornamento annuale dei LEA
L’approvazione del Decreto che stabilisce le nuove tariffe delle prestazioni sanitarie chiude una questione risalente agli anni ’90. Con questo passo, si sblocca anche l’aggiornamento annuale dei LEA, che ha accumulato un ritardo di ben 7 anni.
Fu Luca Coscioni a lanciare la battaglia per il rinnovo del “Nomenclatore Tariffario”, in particolare per l’inserimento dei nuovi dispositivi medici resi disponibili dalla tecnologia, come i comunicatori a comando oculare, che avrebbero dovuto essere previsti già dai primi anni 2000.
Una lunga battaglia politica e giuridica, che oggi trova finalmente un completamento formale dopo oltre vent’anni di attesa. Al di là degli aspetti tecnici (tra cui dispositivi di nuova generazione e procreazione medicalmente assistita), per i quali l’Associazione Coscioni ha lottato a lungo e che ora saluta con soddisfazione, non si può non sottolineare l’assurdità di un processo che ha richiesto tanto tempo. L’aggiornamento delle prestazioni sanitarie è durato addirittura più di un ventennio, un periodo che evoca il fascismo.
Questo ritardo evidenzia una grave carenza di governo nel Servizio Sanitario Nazionale, che procede a colpi di mediazioni continue tra i diversi portatori di interessi interni alla sanità, mentre le esigenze di salute degli utenti sono troppo spesso ignorate. Il ruolo del governo e del Ministero della Salute appare ormai limitato a quello di meri “osservatori”, privi di una forte propensione al controllo, all’indirizzo e alla gestione del sistema sanitario.
Questa preoccupante situazione trova conferma in un’altra annosa vicenda: il Piano Sanitario Nazionale, strumento fondamentale per la programmazione, l’indirizzo e lo sviluppo della sanità, è scaduto da oltre 16 anni. Come si può parlare di sanità e salute senza un piano che definisca le linee guida e gli obiettivi per i prossimi anni?
L’Associazione Luca Coscioni da tempo sollecita, con iniziative politiche e istituzionali, l’approvazione del nuovo Piano Sanitario Nazionale. È necessario che non si debba aspettare un altro ventennio per vedere un rinnovamento che il Paese attende con urgenza?
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A tre mesi dalle diffide alle ASL cosa è accaduto e come continuare per la salute in carcere
Anche nel 2024 l’Italia si è confermata un paese dove il sistema penitenziario è al di fuori della legalità costituzionale. Una sovrappopolazione del 130% registrata prima dell’estate è andata aumentando nelle settimane scorse facendo superare il numero di 62.000 ristretti in un circuito detentivo che prevede una “capienza regolamentare” di 45.000 persone; quasi un terzo di questi è senza una sentenza definitiva e nella stragrande maggioranza dei casi le persone sono rinchiuse in strutture fatiscenti e in una generale mancanza di adeguate offerte socio-sanitari e carenza del personale della polizia penitenziaria.
Non si tratta di un’emergenza, come spesso si legge, ma di una caratteristica strutturale della Repubblica italiana che continua a non voler assumersi la responsabilità delle proprie condotte contro la legalità internazionale e il rispetto dei diritti umani.
Nell’Agosto scorso l’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le 102 Asl competenti per la salute in carcere ad adempiere al proprio ruolo di fornitrici di servizi sanitari e di monitoraggio delle condizioni degli istituti penitenziari. Come previsto per legge, sta infatti alle aziende sanitarie il garantire il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie all’interno delle case di detenzione, sia tramite la presenza di personale specializzato, sia mediante lo svolgimento di sopralluoghi finalizzati a segnalare le eventuali carenze di igiene e profilassi ravvisate nelle strutture.
Le diffide inviate il 9 agosto scorso, ricordano, tra le altre cose, che “la responsabilità per la mancata applicazione e/o i ritardi nell’attuazione delle misure previste per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria sono imputabile al Direttore Generale della Asl”.
Da alcune delle risposte ottenute e da notizie di stampa, l’azione dell’Associazione Luca Coscioni dell’estate scorsa ha concorso a rilanciare il tema del sovraffollamento, denunciato in diverse occasioni da altre figure istituzionali di riferimento, come i garanti dei detenuti o le visite ispettive degli eletti, e fatto effettuare una decina di visite delle Asl..
Già nel 1993 le presenze in carcere erano stimate in oltre 50.000 unità, numero mai sceso al di sotto della cosiddetta capienza regolamentare (che oggi è di circa 43.000 posti), ottenuta nel 2007 a seguito dell’ultimo indulto della storia italiana adottato l’anno precedente.
Nel 2013, la Corte europea per i diritti umani ha adottato una sentenza pilota, passata alla storia come “Torreggiani” (uno dei ricorrenti), che ha condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti (condotte definite anche come tortura) – nel 2009 i reclusi erano 66.000, neanche 4.000 in più di quelli presenti al 31 Ottobre 2024! Da allora, malgrado si siano avvicendati governi di ogni orientamento e colore politico nessuna misura strutturale, o di “clemenza”, è stata mai adottata.
Secondo le statistiche del Ministero della Giustizia, ad Agosto scorso solo Val d’Aosta, Sardegna e Toscana presentavano un tasso di presenze inferiore al 100%, seppur con percentuali ampiamente maggiori all’80% e, malgrado ciò, si sono registrati sovrappopolazioni in alcuni istituti e suicidi.
A distanza di tre mesi dalla lettera di messa in mora inviate dall’Associazione Luca Coscioni, meno della metà delle Asl contattate hanno fornito risposta, nonostante il termine previsto per l’evasione della richiesta sia fissato a 30 giorni e all’inizio di settembre fosse stato fatto un sollecito. In molti casi le Asl si sono limitate a presentare la carta dei servizi offerti, redatti in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria: documenti le cui informazioni contenute non risultano sufficienti a stabilire la qualità delle azioni effettivamente realizzate nonché le condizioni di vita negli istituti.
Nei casi in cui le risposte sono state esaustive, l’Associazione invierà una formale richiesta di accesso agli atti per poter verificare non solo quanto rilevato ma anche le modalità delle ispezioni (se a campione o approfondite).
Alla diffusa genericità delle risposte ottenute si sommano i ritardi burocratici frutto di una scarsa efficienza amministrativa che hanno comportato ulteriori dilatazione dei tempi nella corrispondenza e la frammentarietà dei dati forniti. Nelle ultime settimane è stato avviato un lavoro di contatto telefonico con le direzioni delle Asl che si è tradotto in un rimbalzo di pec non rintracciabili, protocolli mancanti, pratiche smarrite, anche il semplice contatto con un dirigente responsabile è risultato difficoltoso, disegnando un apparato burocratico che pare essere lontano dall’attuazione di un’efficace ed efficiente transizione digitale. Figuriamoci del godimento dei diritti delle persone detenute.
Malgrado tutto ciò, l’iniziativa ha comunque avuto il merito di far effettuare una decina di visite negli ultimi due mesi e di tornare a poter denunciare lo stato di abbandono istituzionale che caratterizza le carceri italiane con particolare attenzione a ciò che attiene al diritto alla salute.
In attesa di riscontri ufficiali sempre possibili, o di risposte ai solleciti pubblici effettuati anche a mezzo stampa, l’iniziativa continua con la richiesta di poter visionare le relazioni stilate a seguito delle visite effettuate negli ultimi 18 mesi da parte delle Asl.
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Voci dal XV Libro Bianco sulle Droghe: ecco cosa si è detto nel podcast
A quasi trentacinque anni dalla sua adozione il Testo Unico sugli stupefacenti 309/90 costituisce il principale strumento di carcerazione in Italia. Il controllo di un fenomeno sociale e culturale dalle proporzioni così estese, circa 8 milioni di persone, è affidato alla criminalizzazione di chi usa, oltre che di chi compra o vende piccole quantità, minando la tutela del diritto alla salute dei coinvolti.
Nel 2024, oltre un detenuto su tre è condannato per reati previsti dal testo unico sulle droghe per condotte che vengono ritenute una minaccia per la salute e la sicurezza pubbliche.
Il Podcast “Voci del XV Libro Bianco sulle Droghe”, ideato da Marco Perduca e curato da Peppe “Coffee” Brescia, ha coinvolto gli autori della quindicesima edizione di una vera e propria “contro-relazione” di quanto prodotto annualmente dal Dipartimento per le politiche sulle droghe.
L’intento è stato quello di offrire una lettura critica della situazione italiana grazie all’analisi delle varie dinamiche istituzionali, politiche e civiche, dalle rilevazioni statistiche presentando una rassegna degli interventi di riduzione del danno, e soffermandosi sul contesto penitenziario avanzando proposte di legge alternative alla War on Drugs.
Questo il sommario dei temi affrontati:
9 agosto: Le conseguenze penali e sanzionatorie della 309/90
Fin dalla sua entrata in vigore, la legge 309/90, il testo unico sulle droghe, si è tradotta in eccesso di criminalizzazione, congestionamento del sistema giudiziario e diritti interrotti. Le evidenze statistiche mostrano in maniera inoppugnabile come la violazione del testo unico sulle droghe rappresenti la prima e fondamentale causa di crescita della popolazione penitenziaria italiana, mediante un’azione repressiva che si è progressivamente rivolta dalle sostanze ai consumatori. L’analisi dei dati disponibili diviene allora un utile strumento tramite cui fornire una globale istantanea del fenomeno. In quale modo i numeri restituiscono la complessità della materia, e come essi andrebbero letti?
Con: Maurizio Cianchella, dottorando all’università di Perugia e responsabile delle rilevazioni statistiche circa le conseguenze penali e sanzionatorie della legge 309/90.
9 agosto: L’attacco alla filiera della canapa industriale
Con le sue 800 aziende dedite alla produzione, le 1.500 occupate nella trasformazione, i circa 11mila posti di lavoro creati e i 500 milioni annui di fatturato, la Cannabis a uso industriale rappresenta una delle eccellenze dell’imprenditoria italiana, nella gran parte dei casi gestita da operatori under 35. Il successo commerciale non ha tuttavia agevolato il settore, in passato osteggiato a più riprese e regolato da una legge senza dubbio passibile di miglioramenti. L’attacco istituzionale alla Cannabis a uso industriale sembra oggi essersi di nuovo concretizzato: alcune delle misure contenute nel ddl sicurezza contengono infatti misure che preannunciano una stretta normativa. Cosa sta avvenendo, e quali i rischi per gli imprenditori del settore?
Con: Mattia Cusani, presidente Associazione Canapa Sativa Italia.
13 agosto: Le carceri scoppiano, il dossier dell’Associazione Antigone
Sovraffollamento al 130% con 14mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Un incremento di 4mila detenuti in dodici mesi.
Istituti Penali per Minorenni oltre la capienza prevista per la prima volta negli ultimi anni. Il tasso spropositato di suicidi, l’eccessivo ricorso alla detenzione per violazione del testo unico sulle droghe, l’inadeguatezza dell’offerta rieducativa. Sono questi alcuni degli aspetti che emergono dal dossier pubblicato lo scorso Luglio da Associazione Antigone, che torna a richiamare l’attenzione sullo stato emergenziale degli istituti penitenziari. Quali sono le riflessioni su cui diviene opportuno soffermarsi?
Con: Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà personale della regione Lazio.
16 agosto: Il diritto all’affettività in carcere
Quanto mai al centro del dibattito politico e civile, negli ultimi mesi l’istituzione penitenziaria è stata a più riprese oggetto dei lavori dell’esecutivo.
La focalizzazione su aspetti come la fatiscenza delle strutture o gli episodi di violenza e autolesionismo spesso allontanano l’obiettivo da questioni altrettanto dirimenti, come nel caso del diritto all’affettività dei detenuti o della quotidianità vissuta da questi ultimi, tra permanenza obbligata nelle celle e assenza di attività culturali. A seguito degli interventi della Corte Costituzionale, quali riflessioni si impongono riguardo la tematica?
Con: Sarah Grieco, avvocata, membro de La Società della Ragione, assegnista di ricerca presso la Scuola Superiore Meridionale di Napoli e docente di esecuzione penale.
20 agosto: Trattamenti alternativi e diritti umani
La detenzione arbitraria rappresenta uno dei maggiori rischi per i consumatori di droghe illecite. Come ribadito da diversi anni da varie agenzie dell’Onu, la reclusione per reati legati alle droghe dovrebbe costituire l’ultima risorsa e, in linea di principio, dovrebbe essere utilizzata solo per reati gravi. In realtà, circa un quinto della popolazione detenuta a livello mondiale sta scontando condanne per possesso di droga per uso personale. La questione dell’esigibilità del diritto alla salute dei detenuti alle prese con uso problematico di sostanze continua a essere marginalizzata o, come avviene in Italia, pretestuosamente reindirizzata. Quali alternative a criminalizzazione o patologizzazione di queste persone? Quali sono le tutele cui esse avrebbero diritto? E in quale ottica si stanno muovendo le nostre istituzioni?
Con: Susanna Ronconi, membro del comitato scientifico di Forum Droghe.
23 agosto: Le nuove sfide per le comunità terapeutiche
Gli interventi di riduzione del danno rappresentano la testimonianza più evidente del ruolo giocato dalla società civile nell’ambito delle politiche sulle droghe. Introdotti nel corso degli anni ‘80 a seguito della diffusione del virus dell’HIV, sono stati uno dei più significativi risultati del lavoro di associazioni e organizzazioni del terzo settore i quali, con l’avvento del nuovo millennio, in molti casi hanno fornito la spinta decisiva per giungere a un approccio di depenalizzazione e regolamentazione. A sette anni dall’introduzione delle pratiche di riduzione del danno all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza, i servizi in Italia rimangono tuttavia discontinui, non omogenei a livello nazionale e scarsamente promossi e finanziati. La fluidità del fenomeno legato al consumo di sostanze interviene a complicare tale quadro. Quali le sfide che le comunità terapeutiche sono chiamate ad affrontare?
Con: Caterina Pozzi, presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità Accoglienti.
27 agosto: L’Allargamento delle maglie penali
La cultura penalistica italiana ha prodotto negli anni un netto allargamento delle maglie detentive. Al ricorso alle misure alternative non ha fatto seguito una diminuzione del numero dei ristretti, quanto piuttosto una esternalizzazione dello spazio detentivo. Le misure adottate per fronteggiare l’emergenza hanno in diversi casi fatto base su un impianto ancor più repressivo, mediante la creazione di nuove fattispecie di reato, spesso indirizzate alla criminalizzazione della popolazione giovanile. La detenzione diviene così non più l’extrema ratio, ma un mero strumento contenitivo a scapito di individui ritenuti problematici. In tale scenario, il testo unico sulle droghe continua a influire per oltre un terzo delle presenze in carcere. Quali gli strumenti a disposizione in modo da attenuare lo stato di crisi?
Con: Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale.
30 agosto: Rispondere all’emergenza
L’indirizzo penale italiano sembra quanto mai volto all’inasprimento di leggi e condanne, definendo un’impostazione sempre più punitiva.
La definizione di “discarica sociale”, spesso applicata al sistema penitenziario italiano, sottintende un dato di fatto: oggi, al carcere non si chiede più di rieducare e reinserire, ma di punire e isolare. È in questo quadro che si inserisce il consumo di droghe: stando ai dati ministeriali, circa il 40% dei detenuti italiani è indicato tossicodipendente, sebbene si tratti di una definizione dai labili contorni. Il basso ricorso ai percorsi terapeutici, previsti per legge, aggrava le condizioni patogene del carcere. In che modo la dinamica del sovraffollamento penitenziario incontra quello dell’utilizzo problematico di sostanze, e quali sono gli strumenti a disposizione per affrontare la questione?
Con: Denise Amerini, responsabile CGIL nazionale per le dipendenze e carcere.
3 settembre: Da #IoColtivo alla Petizione in Europa
Tra gli Stati che hanno finora realizzato provvedimenti di totale regolamentazione della Cannabis, nessuno di essi è un paese europeo.
La War on Drugs, concepita negli Stati Uniti, ha da sempre trovato terreno fertile nel Vecchio Continente. La media della popolazione europea detenuta a causa di reati connessi a droghe illegali si aggira infatti attorno al 18%. Le parziali riforme recentemente avvenute in Stati come Germania, Svizzera e Malta hanno tuttavia richiamato l’attenzione su un argomento solitamente estromesso dalle agende politiche nazionali. In Italia, le istituzioni non sembrano ancora intenzionate ad accogliere l’istanza antiproibizionista, nonostante si tratti di un argomento dal grande eco presso l’opinione pubblica. Quali sono proposte e modalità per portare avanti l’azione riformista a livello nazionale ed europeo?
Con: Antonella Soldo, presidente di Meglio Legale, e Lorenzo Mineo, coordinatore delle attività di EUmans a Bruxelles.
6 settembre: Le droghe e il diritto internazionale
Le convenzioni delle Nazioni Unite poste alla base del controllo sulle sostanze illecite hanno plasmato gli interventi normativi portati avanti dalle entità statali. In un’ottica di tutela della salute pubblica e di diritto alla scienza, i divieti internazionali hanno conseguito esiti di fatto fallimentari. Da qualche anno, sulla scorta di ripetute sollecitazioni giunte dalla società civile, le Nazioni Unite sembrano tuttavia aver avviato un processo di rimeditazione del sistema proibizionista, espressa in una serie di documenti che denunciano le violazioni dei diritti umani causati dalla War on Drugs. Si tratta a tutti gli effetti di un atto di autocritica da parte dell’Onu?
Con: Giulia Perrone, assegnista di ricerca in diritto internazionale presso l’università degli studi di Napoli Federico II, e membro di giunta di Science for Democracy e Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.
10 settembre: War on drugs, le crepe si allargano
A sei anni dalla sua introduzione, la legge che regolamenta la Cannabis in Canada ha appena concluso la sua prima revisione.
Il Sudafrica approva una riforma per decriminalizzare coltivazione e possesso di Cannabis, l’Uruguay celebra i primi dieci anni di legalizzazione.
Metà della popolazione statunitense vive in un regime di regolamentazione legale della Cannabis. A ciò si aggiungono la parziale legalizzazione avvenuta in Germania, le sperimentazioni in atto in Svizzera, le riforme avvenute a Malta e Lussemburgo. In quale modo la comunità internazionale è ora chiamata ad agire in maniera coordinata a salvaguardia dei diritti umani?
Con: Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe e direttore di Fuoriluogo.
13 settembre: 2024, L’anno del ritorno delle terapie psichedeliche?
L’etimologia del termine psichedelico rimanda direttamente al concetto di svelamento della psiche.
Nonostante la parola abbia derivazione greca, la sua formulazione risale a meno di 70 anni fa, quando il termine venne coniato dallo psichiatra canadese Humphry Osmond nell’ambito di uno scambio epistolare con Aldous Huxley. Da allora, le sostanze psichedeliche sono divenute tanto un simbolo della controcultura quanto della repressione generata dalla War on Drugs, generando alternativamente fascinazione o rimozione culturale. Sebbene non si sia trattato di un percorso lineare, negli ultimi anni gli psichedelici hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’ambito del dibattito accademico. Le sperimentazioni più recenti, condotte negli Stati Uniti, hanno contribuito a rinnovare l’interesse nei confronti di queste molecole, gettando nuova luce sulla questione. Quali i possibili sviluppi?
Con: Marco Perduca, membro di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.
17 settembre: Speciale DDL Sicurezza – Il carcere e le detenute madri
Con la ripresa dei lavori parlamentari avanza anche la discussione sul DDL sicurezza, al centro del dibattito politico degli ultimi giorni.
Tra le varie misure contenute nel provvedimento, un emendamento mira a far decadere l’obbligo di rinvio dell’esecuzione della pena per le detenute incinte o le madri fino ai tre anni di vita dei figli. Le modifiche legislative occorse negli anni, dalla riforma penitenziaria del 1975 alla legge 62 del 2011, non sono state in grado di farsi carico della questione in maniera dirimente. Al 12 Settembre 2024, data di registrazione di questa puntata, il decreto risulta ancora in attesa di approvazione definitiva, pur avendo già ottenuto il via libera da parte della Camera. Stando ai dati divulgati dal Ministero della Giustizia, al 31 Agosto 2024 risultano recluse 18 madri con 21 figli al seguito. Che tipo di giustizia è quella che condanna alla reclusione persone incolpevoli in così tenera età?
Con: Sofia Ciuffoletti, filosofa del diritto e direttrice de L’altro Diritto.
24 settembre: Speciale DDL Sicurezza – CBD E Canapa a fine industriale
Secondo speciale di Voci del XV Libro Bianco sulle Droghe dedicato al DDL sicurezza, al fine di commentare gli ultimi aggiornamenti riguardo la Cannabis a basso tenore di THC. Come avvenuto in passato, in assenza di leggi chiare, spetta a tribunali e sentenze il compito di fare giurisprudenza, alimentando confusione e complessità legislative. A distanza di otto anni dalla legge 242, perché persistono tutte queste difficoltà nel normare il comparto della Cannabis a uso industriale?
Con: Mattia Cusani, presidente Associazione Canapa Sativa Italia.
1 ottobre: Speciale Summer school di Forum Droghe
Continuano gli approfondimenti di Voci del XV Libro Bianco sulle Droghe.
Ospite della puntata, Stefano Vecchio, presidente di Forum Droghe, con cui si avrà l’occasione di entrare nel merito dell’articolo redatto per l’ultima edizione del Libro Bianco, intitolato Dal penale al sociale, in direzione ostinata e contraria. Nel corso della chiacchierata si discuterà inoltre della recente edizione della Summer School di Forum Droghe, organizzata in collaborazione con il Coordinamento Nazionale della Comunità Accoglienti.
Con: Stefano Vecchio, presidente di Forum Droghe.
10 ottobre: I servizi socio-sanitari in carcere
“Considerato che al direttore generale dell’azienda sanitaria spetta il compito di riferire al Ministero della salute e quello della giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare, l’Associazione Luca Coscioni ha predisposto delle diffide per tutte le ASL d’Italia ad adempiere al proprio compito stabilito dalla Legge, e quindi procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza con il fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari a esse imputati, e di agire di conseguenza qualora esse non siano a norma.”
È questo uno dei passaggi del comunicato stampa mediante il quale lo scorso 8 Agosto Associazione Luca Coscioni ha diffidato le ASL italiane dallo svolgere il proprio servizio all’interno delle strutture penitenziarie. Nel corso dell’approfondimento, si discuterà delle motivazioni alla base dell’iniziativa e dei possibili sviluppi.
Con: Marco Perduca, membro di Associazione Luca Coscioni e coordinatore dell’iniziativa.
5 novembre: Speciale molecole psichedeliche
Con l’approfondimento dedicato alle sostanze psichedeliche si chiude Voci del XV Libro Bianco sulle Droghe.
Sulla scia dell’appello L’Italia apra alle terapie psichedeliche, lanciato da Associazione Luca Coscioni, l’episodio fornirà lo spunto per affrontare tematiche come il meeting sugli utilizzi medici della psilocibina organizzato nell’ambito del XII Congresso Internazionale sui Funghi Medicinali tenutosi lo scorso Settembre, approfondire la storia di queste molecole e proporne una lettura antropologica.
Con: Tania Re, psicologa clinica, antropologa specializzata in antropologia della salute, consigliera di Associazione Luca Coscioni e socia fondatrice della cattedrale UNESCO Salute antropologia, biosfera e sistemi di cura dell’Università di Genova.
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A Legnaro (PD) un evento sul fine vita con la Cellula Vicenza-Padova
lista civica Legnaro Bene Comune, in collaborazione con la Cellula Coscioni Vicenza-Padova, organizza un’iniziativa dal titolo Libertà di scegliere: dialogo aperto sulle disposizioni di fine vita.
L’appuntamento è per lunedì 25 novembre alle ore 21 presso la Sala Lavanda – Palazzo Gemma – Legnaro (Pd), in Via San Giovanni Bosco, a Legnaro (PD).
Per la Cellula interverrano Diego Silvestri e Domenico Farano.
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La Cellula Coscioni di Brescia partecipa a un’iniziativa sul fine vita a Casnigo (BG)
Marzio Remus, della Cellula Coscioni di Brescia partecipa a un’iniziativa sul fine vita a Casnigo (BG), dal titolo L[strong]a vita senza limiti: il diritto di scegliere.[/strong]
L’appuntamento è per sabato 30 novembre alle ore 20.45 presso il Teatro Circolo Fratellanza di Casnigo, in Via Trento 10, a Casnigo (BG).
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A Cagliari un comizio e apericena con Marco Cappato
La Cellula Coscioni Sardegna e La Cellula Coscioni Cagliari organizzano un’apericena con Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS.
L’appuntamento è per giovedì 28 novembre dalle ore 19:45, presso la Grotta Marcello, in Piazza Yenne 26, a Cagliari.
Il comizio è libero e aperto mentre l’apericena avrà il costo di 25€ a persona, parte dei quali saranno devoluti ad Associazione Luca Coscioni; è possibile prenotare un posto o un tavolo al numero 070 094 9981, oppure su www.grottamarcello.it specificando “Evento ALC”.
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L’Azienda sanitaria ha accolto la richiesta di accesso al suicidio assistito di Laura Santi
Laura Santi, 50enne di Perugia, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, è ora libera di scegliere: dopo due anni dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo per ottenere una risposta da parte della azienda sanitaria umbra. Era arrivato un primo diniego per assenza del requisito di sostegno vitale. A seguito di richiesta di riesame a causa di un ulteriore peggioramento delle condizioni, Laura Santi è stata sottoposta a una nuova verifica il 10 maggio 2024. Dopo 6 mesi è ora arrivata la relazione della commissione medica che attesta il possesso da parte di Laura Santi di tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza 242 del 2019 sul caso Cappato\DJ Fabo per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita in Italia.
Per individuare il farmaco e le modalità per procedere, dalla Direzione Sanitaria con una rappresentanza della Commissione medica è stato richiesto un incontro che avverrà nelle prossime settimane.
La relazione medica ha riconosciuto, dunque, che Laura Santi è:
- capace di autodeterminarsi;
- affetta da una patologia irreversibile;
- che provoca sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili;
- dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
In particolare, la commissione medica ha confermato la presenza di questo ultimo requisito, inizialmente non riconosciutole, anche sulla base dell’ultima sentenza della Corte costituzionale (135/2024) – dove la stessa Laura Santi era intervenuta nel giudizio in Corte costituzionale ed era stata ammessa – secondo cui alcune procedure che “si rivelino in concreto necessarie ad assicurare l’espletamento di funzioni vitali del paziente, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo, dovranno certamente essere considerate quali trattamenti di sostegno vitale”.
Laura Santi è dunque la prima cittadina umbra, e la nona persona in Italia, a ottenere il via libera per l’accesso alla morte volontaria assistita. Prima di lei avevano ricevuto il via libera Federico Carboni (nelle Marche), la signora “Gloria”(in Veneto) e “Anna” (in Friuli Venezia Giulia) che in seguito hanno proceduto con l’autosomministrazione del farmaco letale. Mentre Stefano Gheller (in Veneto), dopo aver ricevuto la relazione finale con la conferma dei requisiti previsti dalla Consulta, scelse di non procedere con l’aiuto alla morte volontaria, è successivamente deceduto a causa della malattia, e “Antonio” (sempre nelle Marche) che ha ottenuto il “semaforo verde” e ha poi deciso di voler continuare a vivere.
Laura Santi per ottenere il rispetto della sua volontà e l’applicazione delle due sentenze della Consulta ha dovuto rivolgersi alla giustizia civile e penale, depositando le denunce contro la USL Umbria e partecipando sempre alle udienze in Tribunale.
Laura Santi ha dichiarato:
Sono anni che lotto per difendere la libertà di scelta alla fine della vita. Una battaglia che porto avanti per me e per tutte le persone che si trovano e si troveranno in situazioni simili, da molto prima che la mia malattia si aggravasse e mi rendesse completamente tetraplegica, preda di dolori, spasmi e sofferenze quotidiane. Ora sono felice di essere veramente libera di scegliere.I tempi di risposta del Servizio Sanitario Regionale, così come sono ora, sono intollerabili perché aggiungono sofferenza a sofferenza. Per questo, se ci fosse stata una legge regionale che stabilisce tempi certi di verifica, avrei evitato circa due anni di attesa. Mi auguro che il prossimo Consiglio regionale voglia finalmente discutere e approvare la legge Liberi Subito, come chiediamo insieme all’Associazione Luca Coscioni da 2 anni.
Dichiarazione del Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato e della Segretaria Filomena Gallo, avvocata che coordina il team legale che assiste Laura Santi: “la tenacia con la quale Laura ha resistito e persistito nell’agire alla luce del sole per l’affermazione dei propri diritti è un atto di amore e di fiducia – nonostante tutto – nei confronti della legge, e persino della sua Regione. I due anni di attesa ai quali è stata costretta sono invece il risultato di un accanimento burocratico e di una ostilità ideologica da parte del potere regionale che gestisce la Sanità. Speriamo che ora Laura, anche grazie alla risposta finalmente ottenuta, riesca a conquistare nuovo tempo ed energie per proseguire la nostra comune lotta di libertà. Noi resteremo al suo fianco qualunque sarà la sua scelta”.
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Serve una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali per garantire sicurezza e giustizia ai figli
Dichiarazione di Filomena Gallo in merito all’adozione di una bambina a Venezia da parte di due donne
La notizia dell’adozione da parte di due donne di una bambina a Venezia mette in evidenza ancora una volta la discriminazione e le difficoltà che le coppie di genitori dello stesso sesso devono affrontare in Italia, a causa della mancata volontà politica di riconoscere ufficialmente le famiglie omogenitoriali.
Le due donne erano già madri della bambina nata grazie alle tecniche riproduttive ma, come spesso accade nelle coppie formate da due donne o da due uomini, solo una delle due aveva partorito e quindi era anche la sola madre legale nel nostro paese. Questo vuoto normativo costringe le coppie, come quella di Venezia, a percorrere lunghe e complicate strade burocratiche per vedersi riconosciuti i propri diritti.
Il caso descritto, dove le due madri devono affrontare la difficoltà di ottenere un riconoscimento giuridico come genitori, è un chiaro esempio di come l’assenza di una legge che tuteli adeguatamente le famiglie con genitori dello stesso sesso crei un contesto di ingiustizia e di incertezza per i minori. Ricordiamo che la stessa Corte costituzionale ha evidenziato che l’adozione come in questo caso non elimina le discriminazioni tra nati e che solo una legge adeguata può intervenire per il pieno riconoscimento dei rapporti di filiazione che oggi nel nostro ordinamento non sono riconosciuti.
Una coppia formata da un uomo e da una donna non si troverebbe in questa situazione perché la legge 40 vieta il disconoscimento della paternità e l’anonimato della madre (articolo 9), e lo vietava anche quando la cosiddetta eterologa era proibita. Anche in questo caso, con il ricorso a un gamete di un donatore, solo uno dei due genitori è anche quello biologico ma a stabilire i diritti e i doveri parentali sono la decisione e il consenso alle tecniche, e quindi alla riproduzione, e non il legame biologico tra i genitori e il nato.
Anche a Roma, il tribunale dei minorenni fin dalla prima decisione nel 2014 del Presidente Melita Cavallo ha sempre confermato la possibilità delle cosiddette adozioni in casi particolari per le coppie di madri che sono già di fatto genitori del bambino. Le adozioni in casi particolari rappresentano una parziale e insoddisfacente risposta a un problema che riguarda moltissime persone in Italia. Se la politica avesse agito per garantire il pieno riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, questi passaggi burocratici e le conseguenti difficoltà legali non sarebbero necessari.
La battaglia delle madri di Venezia, e di tutte le famiglie come la loro, non è solo una lotta per il riconoscimento dei propri diritti, ma è soprattutto a protezione dei propri figli. Questo è il momento per il legislatore di agire concretamente per garantire riconoscimento giuridico a tutte le famiglie e i diritti che meritano, senza dover ricorrere a soluzioni insoddisfacenti, lunghe e costose, il cui esito non è mai garantito né scontato.
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“Dichiararsi incompetenti sarebbe da Don Abbondio delle istituzioni”
Ieri, sotto Palazzo Lombardia, c’è stata una manifestazione promossa dall’Associazione Luca Coscioni
Ieri mattina sotto Palazzo Lombardia si è tenuta la manifestazione promossa dall’Associazione Luca Coscioni per esortare il Consiglio Regionale a discutere la proposta di legge regionale Liberi Subito sul fine vita, attualmente a rischio di essere affossata. Con le firme di oltre 8.000 persone e il parere favorevole di più di 50 giuristi tra i più autorevoli, come Vladimiro Zagrebelsky, Tullio Padovani, Roberto Bin e Massimo Rossi, la proposta chiede di garantire i tempi di risposta e l’erogazione di servizi sanitari previsti dalla sentenza “Cappato/Dj Fabo” della Corte costituzionale sul suicidio assistito.
Durante l’ultima seduta della Commissione Affari Istituzionali e Sanità, la maggioranza ha dichiarato “incompetenza” in materia, evitando un dibattito aperto. Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha denunciato questa scelta intervenendo così alla manifestazione: “Si stanno preparando a nascondersi dietro a un dito. I Consiglieri della maggioranza (con l’eccezione di Gallera), ma in controtendenza con le precedenti dichiarazioni anche il Presidente Fontana, comportandosi alla don Abbondio invocano una inesistente ‘incompetenza’ del Consiglio regionale, cercando così di sottrarsi alle proprie responsabilità nei confronti di malati e medici. La Lombardia ha il diritto e il dovere di stabilire procedure sanitarie adeguate, come fanno altre Regioni. La legge ‘Liberi Subito’ garantisce le modalità di attuazione di un diritto fondamentale per i malati lombardi e indica una responsabilità istituzionale che non può essere ignorata. In Lombardia, almeno dieci persone hanno già richiesto il suicidio assistito, ma mercoledì 19 si voterà per confermare un’“incompetenza” della Regione che, secondo Cappato e numerosi esperti, è del tutto infondata, in quanto già oggi la Regione deve rispondere alle richieste dei malati pur in assenza di procedure precise. Anche i medici hanno diritto di lavorare in un quadro normativo chiaro,” ha dichiarato Cappato, affiancato da esponenti del Pd, M5S e del Patto Civico, tra cui Pierfrancesco Majorino, Carmela Rozza, Nicola Di Marco, Michela Palestra e Luca Paladini.
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Anche Massimo Rossi, giurista e membro del collegio di difesa di Cappato nella storica sentenza Cappato/Dj Fabo, ha espresso il proprio dissenso: “Le affermazioni secondo cui la Regione Lombardia non avrebbe competenza in materia non sono condivisibili. Al contrario, giuristi di rilievo come il professor Zagrebelsky hanno ribadito che la competenza regionale in ambito sanitario include la regolamentazione dell’accesso al suicidio assistito. La sentenza Cappato/Antoniani ha delineato un quadro giuridico chiaro che conferma il ruolo delle ASL regionali nel fornire prestazioni per il fine vita”.
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Chiara Lalli, “Affittasi Utero” al Festival dell’Ascolto a Roma
Chiara Lalli, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS e autrice del podcast Affittasi Utero, parteciperà a un talk sul suo podcast al Festival dell’Ascolto a Roma.
L’appuntamento è per venerdì 29 novembre alle ore 19.00 presso la Biblioteca Goffredo Mameli, in Via del pignetto 22, a Roma.L’ingresso è gratuito.
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Al Palazzo di Giustizia di Cagliari un evento giuridico con Marco Cappato
L’Ordine degli avvocati di Cagliari organizza la seconda sessione dell’evento giuridico IL RICONOSCIMENTO GIURISPRUDENZIALE DI NUOVI DIRITTI – I diritti civili tra Corte costituzionale e silenzio del legislatore.
L’appuntamento è per venerdì 29 novembre dalle ore 15:30 alle ore 19:30 presso SALA “ALDO MARONGIU” Biblioteca C.O.A., al Palazzo di Giustizia in Piazza Repubblica, a Cagliari.
Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, parteciperà come relatore.
La locandina completa dell’iniziativa è disponibile a questo link.
L'articolo Al Palazzo di Giustizia di Cagliari un evento giuridico con Marco Cappato proviene da Associazione Luca Coscioni.
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