Un Sogno d’oro
La vittoria alle Olimpiadi di Parigi 2024 della nazionale italiana di pallavolo femminile fa da cornice a questa autobiografia di Anna Danesi, giocatrice e capitana della nazionale, intitolata Un sogno d’oro. Con uno stile immediato e coinvolgente, adatto soprattutto a un pubblico giovanile, l’A. ripercorre le tappe della sua carriera, che inizia a Orago, appena quattordicenne, per poi mollare gli ormeggi e trasformare la passione per la pallavolo in un’attività professionale.
Il racconto è un insieme di flashback che vanno dall’ultima fatica azzurra, ossia la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024, sotto la guida del c.t. Julio Velasco, alla conquista della medaglia d’oro, ambita, ricercata e attesa. Il tempo olimpionico, fatto di training e tattica, sotto la pressione di una stampa spesso troppo critica rispetto alla squadra che era stata eliminata alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, spinge l’atleta a ripercorrere il suo passato, tra i tanti trasferimenti scolastici per i cambi di squadra, i sacrifici per gli intensi allenamenti, le vittorie, ma, soprattutto, le sconfitte, che spesso diventano più importanti degli obiettivi raggiunti.
Quando si osservano i gesti atletici, i salti plastici che si librano nell’aria, quasi a rimanere sospesi per infiniti secondi tra cielo e terra, alla ricerca di una schiacciata o di un muro difensivo, non si pensa che essi sono il risultato di una lunga preparazione, atletica e mentale, fatta di ripetizioni, tentativi, intuito, senso del tempo – timing –, costruiti con dedizione, attenzione e pazienza.
Non solo. L’autobiografia si sofferma spesso – e questo forse è il vero volto del libro – sull’interiorità di Danesi: le insicurezze, le ansie che sono sempre dietro l’angolo, il dover riuscire sempre a sostenere le critiche, che «per me, erano sempre più rilevanti rispetto ai complimenti e alle parole d’incoraggiamento» (p. 31), e che inducono a diventare spesso i peggiori giudici di sé stessi: «Tu non vali niente, non hai fatto nulla e non sei nessuno» (ivi). Sono aspetti psicologici che possono divenire pesanti fardelli soprattutto per chi, in fin dei conti, ha dovuto allontanarsi dall’ambito familiare molto presto, vivendo amicizie temporanee e dovendo confrontarsi con un mondo agonistico che spesso richiede una maturità che si deve acquisire troppo velocemente. E così la pallavolista dedica un intero capitolo all’equilibrio tra corpo e mente, raccontando il percorso di accompagnamento psicologico, facendo anche tesoro di alcuni pensieri dell’allenatore Velasco, che sono validi non solo per le sfide sportive, proprio per il fatto che «le tue insicurezze si fanno sentire sempre di più, il pallone in mano scotta e nella testa si forma una matassa di pensieri impossibile da sbrogliare» (p. 164).
Pagina dopo pagina, si arriva alla finale contro gli Stati Uniti, dopo aver sconfitto squadre come la Serbia ai quarti di finale, la Turchia nelle semifinali. In un racconto che è una cronaca vista in soggettiva da chi è in campo, si narrano i punti fondamentali, uno dopo l’altro, tra pensieri che portano gradualmente alla realizzazione del sogno dell’oro olimpico: una vittoria che è individuale, di squadra, ma anche di nazione.
Nella sua semplicità e immediatezza Un sogno d’oro è adatto a trasmettere, soprattutto agli adolescenti e ai giovani, quanto le proprie passioni e desideri siano da tenere in considerazione e come, per alimentarli costantemente, siano necessarie tenacia, convinzione, ma anche una sana capacità di comprendersi a fondo, custodendo il proprio corpo e ascoltando il proprio animo. L’essere umano non è solamente un fascio di muscoli e nervi che sprigiona forza e agonismo, ma un insieme di anima e corpo, che devono crescere all’unisono, in armonia e integralmente, per riuscire non solo a vincere, ma a saper affrontare le tante sfide che la vita pone davanti.
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